Cinema, Teatro, Arte, Spettacolo

Barrico Alessandro: Regista
Messaggio del 19-06-2008 alle ore 14:46:00
Baricco, per dirla alla Berselli, è passato dall'essere "giovane promessa" a "solito stronzo".
Messaggio del 18-06-2008 alle ore 21:26:02
Io posso essere invidioso di RIchler, di Reyes, di perez reverte ma di baricco proprio no, anzi si sono invidioso del suo conto in banca
Messaggio del 18-06-2008 alle ore 18:08:04
cara zia mida
a me baricco è piaciuto da morire, l'ho letto e interpretato (male). mi ha dato, anni e anni fa, una delle scosse alla lettura che aspettavo da sempre.
quello che ho detto è che con senza sangue è finito, facendo una porcata di libro, e con questa storia s'è confermato.
da quando ha messo su la scolaresca torinese poi, è pieno di sè: ricordi la figura di merda che ha fatto due anni fa sulle colonne di tutti i quotidiani per il discorso della recensione? ennesima dimostrazione ora con ste pretese da regista e ste critiche campate in aria.
mah.

poi è vero, dodò è geloso
Messaggio del 18-06-2008 alle ore 13:19:47

e cmq: almeno noi sbaveremmo dietro a uno che scrive libri....sempre meglio che sbavare dietro a un culo e a due tette senza cervello nè anima!



Premetto che non ho nulla ne' pro ne' contro Baricco, visto che non l'ho mai letto e non so neanche che faccia abbia.

Ma detto questo, il fatto che scriva libri non significa che abbia cervello o anima.
Pure Bruno Vespa scrive dei libri... o meglio scrive qualcosa che suppongo siano libri, visto che non ho mai incontrato qualcuno che abbia mai letto un libro di Vespa
Messaggio del 18-06-2008 alle ore 12:28:55
Roscia ora leggi questi brani presi da "Oceano Mare".. splendidi

"...Ancora adesso nelle terre di Carewall, tutti raccontano quel viaggio. Ognuno a modo suo. Tutti senza averlo mai visto. Ma non importa. Non smetteranno mai di raccontarlo. Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi. E qualcuno - un padre, un amore, qualcuno- capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume - immaginarlo, inventarlo - e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio.
Questo, davvero sarebbe meraviglioso. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita. E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare. Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente, umano. Basterebbe la fantasia di qualcuno - un padre, un amore, qualcuno. Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio, in questa terra che non vuole parlare. Strada clemente, e bella. Una strada da qui al mare."

oppure

"..Come glielo dici, a un uomo cosi', che adesso sono io che voglio insegnargli una cosa e tra le carezze voglio fargli capire che il destino non é una catena ma un volo, e se solo ancora avesse voglia davvero di vivere lo potrebbe fare, e se solo avesse voglia davvero di me potrebbe riavere mille notti come questa invece di quell'unica, orribile, a cui va incontro, solo perché lei lo aspetta, la notte orrenda, e da anni lo chiama.Come glielo dici, a un uomo cosi', che ti sta perdendo?.."

E aggiungo solo una cosa la prima volta che ho scoperto Alessandro Baricco avevo 17 anni circa..ho comprato per caso "Oceano Mare" e da li mi sono innamorata..poco tempo dopo, in tv, Alessandro Baricco ha condotto un programma di libri, "Piquick", naturalmente l' ho visto..e vi dirò di più..tutti i libri di cui lui ha raccontato e letto degli estratti..io li ho letti (alcuni ahimè nn sono riuscita a trovarli) perchè lui era bravissimo..è stato capace di farmi amare ancora di più la lettura e la voglia nn solo di "leggere" ma di "vivere" il libro che ho davanti.. e questa secondo me è una cosa bellissima
Di lui mi ha deluso la fondazione della scuola "Holden" a torino (xchè secondo me nn si insegna a nessuno a "scrivere".. e poi quando, qualche hanno dopo, addirittura ha fatto un corso x "imparare a scrivere" che si vendeva in edicola
va bè..tutti possono sbagliare!!

Messaggio del 18-06-2008 alle ore 10:49:08
oh, ma questo accanimento contro baricco non lo capisco...soprattutto da un cerchiobbbbottista come dean corso!!! .asd: non dici male così manco a polpot!!!!
non capisco come questo scrittore possa suscitare in atelkin e dean sensazioni così negative!!! nemmeno quando parlate di berlusconi o di ferrara ( ) usate questi termini.....!!!!
dovrei forse pensare che siete invidiosi????

"Ma quanto sono fico, lettrice cretina scopami".


questo è puro e assoluto LIVORE!!!!!
e cmq: almeno noi sbaveremmo dietro a uno che scrive libri....sempre meglio che sbavare dietro a un culo e a due tette senza cervello nè anima!

Messaggio del 15-06-2008 alle ore 17:42:23
Un esteta del cazzo che non ha nulla da dire al mondo, ma che si affanna come un roditore per farsi ascoltare
Messaggio del 15-06-2008 alle ore 17:00:08
Tutta quella città...non se ne vedeva la fine...
La fine,per cortesia,si potrebbe vedere la fine?
E il rumore
Su quella maledetissima scaletta...era molto bello,tutto...e io ero grande con quel cappotto,e non avevo dubbi,era garantito che sarei sceso,non c'era problema
Col mio cappello blu
Primo gradino,secondo gradino,terzo gradino
Primo gradino,secondo gradino,terzo gradino
Primo gradino,secondo
Non è quel che vidi che mi fermò
é quel che non vidi
Puoi capirlo,fratello?,è quel che non vidi...lo cercai ma non c'era,in tutta quella sterminata città c'era tutto tranne
C'era tutto
Ma non c'era una fine.Quel che non vidi è dove finiva tutto quello.La fine del mondo.
Ora tu pensa:un pianoforte.I tasti iniziano.I tasti finiscono.Tu sai che sono88,su questo nessuno può fregarti.Non sono infiniti,loro.Tu,sei infinito,e dentro i tasti,infinita è la musica che puoi fare.Loro sono 88.Tusei infinito.Questo a me piace.Questo lo si può vivere.Ma se tu
Ma se io salgo su quella scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti,milioni e miliardi
Milioni e miliardi di tasti,che non finiscono mai
e questa è la vera verità,che non finiscono mai e quella tastiera è infinita,allora
Su quella tastiera non c'è musica che puoi suonare.Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato:quello è il pianoforte su cui suona Dio
Cristo,ma le vedevi le strade?
Anche solo le strade,ce n'era a migliaia,come fate voi laggiù a sceglierne una
A scegliere una donna
Una casa,una terra che sia la vostra,un paesaggio da guardare,un modo di morire
Tutto quel mondo
Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce
E quanto ce n'è
Non avete mai paura,voi,di finire in mille pezzi solo a pensarla,quell'enormità,solo a pensarla?A viverla.....

NOVECENTO
Messaggio del 15-06-2008 alle ore 16:54:51
bellissimo oceano mare
Messaggio del 15-06-2008 alle ore 14:24:21
Quoto Mara!




Messaggio del 14-06-2008 alle ore 09:10:52
Quoto Dean e Atelkin.
Il nulla del nulla.
Messaggio del 14-06-2008 alle ore 01:01:05
concordo con dodò, ma da senza sangue in poi.
Messaggio del 13-06-2008 alle ore 21:13:34
Un uomo inutile, arrogante presuntuoso
Uno scrittorucolo da 4 soldi che gioca a fare Hamingway.
Ogni inutile parola, di ogni inutile frase, di ogni inutile pagina, di ogni inutile capitolo di ogni inutile romanzo di questa piattola di uomo dice una sola cosa:
"Ma quanto sono fico, lettrice cretina scopami".
Messaggio del 13-06-2008 alle ore 17:16:41
Dico........."NOVECENTO" è UN CAPOLAVORO! Serio, un libro meraviglioso ,originale la storia,intenso,profondo......."Oceano Mare" bellissimo come può non piacere! Uno tra i pochissimi scrittori italiani contemporanei che si fanno leggere e apprezzare.
Messaggio del 13-06-2008 alle ore 10:23:49
io, non ho letto molto di lui ma quel poco mi è piaciuto molto: Seta e Novecento ma è anche vero che ho sul comodino un altro suo libro che piano piano è scivolato sotto una pila di libri di altri scrittori

Per me Gomorra è il miglior libro italiano di questi ultimi anni, l'ho scritto su altri post e non ho rinenuto necessario ripeterlo ma rileggendo questo post ritengo ora di ribadirlo

Purtroppo, causa figli piccoli , sto disertando il cinema e quindi non ho visto il film di Garrone, aspettero l'uscita del DVD per dare giudizi.

Ritengo, infine, troppo facile contestare il libro di Saviano che ha rubato un poco la scena a tutti gli altri scrittori italiani.
Messaggio del 13-06-2008 alle ore 10:15:55
Io invece lo amo è meravigliosamente poetico..quando parla, quando scrive..e sto aspettando il suo film con ansia!

Messaggio del 12-06-2008 alle ore 20:58:30
oceano mare e novecento sono i miei preferiti
Messaggio del 12-06-2008 alle ore 19:48:34
Quoto in toto Atelkin.

Forse anche prima di City. E' un manierista senza sentimento.
Messaggio del 12-06-2008 alle ore 18:01:07
Baricco Alessandro: sparati, arrogante e presuntuoso di merda.
per me lui come scrittore è morto prima di senza sangue, e come regista non è stato mai partorito, nè lo sarà mai.
Messaggio del 12-06-2008 alle ore 10:03:14
La metto tutta l'intervista, perché mi piace:

In Garrone c'è intuito, Saviano è meno interessante
Gomorra, che storia: il film meglio del libro
Parla Alessandro Baricco autore di «Castelli di rabbia» che dopo l'estate arriverà nelle sale con «Lezione 21»

Sono passati vent'anni da quando, leggendo Sandro Veronesi, Alessandro Baricco ha pensato: «Finalmente c'è aria nuova nella letteratura italiana». Oggi quell'aria è diventata un vento e raccontare delle storie, pratica una volta demonizzata, è tornato ad essere centrale, in letteratura, ma non solo. Baricco a gennaio ha compiuto cinquant'anni. Dal '91, quando esordì con Castelli di rabbia, ha fatto molte cose. L'ultima è un film: Lezione 21.

«È finito, montato, doppiato. A settembre-ottobre sarà nella sale» racconta alla scrivania nel suo ufficio romano alla Fandango. «È stata un'esperienza molto bella, anche se faticosa. Ho dovuto imparare il mestiere facendolo». Il nucleo del film è la serata in cui Beethoven suonò per la prima volta la Nona Sinfonia. «Quella sera successe una cosa molto curiosa, bella, ma anche istruttiva sulle dinamiche della storia della cultura. Poi da lì nasce tutto un altro mondo: Beethoven nel film si vede solo per sei secondi. C'è una parte contemporanea, chi racconta la storia è il professor Mondrian Kilroy, un personaggio preso dal mio romanzo City, interpretato da John Hurt. Nel film c'è tutto un universo fantastico, molte scene in montagna, nella neve. Lo schema narrativo è strano, costruito con una libertà più vicina alla scrittura che alla grammatica del cinema».

Anche per questo nuovo lavoro la parola chiave è racconto. Le tecniche della narrazione per Baricco si possono anche insegnare, tanto che nel '94 ha fondato la scuola Holden al cui centro c'è proprio lo storytelling. «Negli anni '70-80 raccontare storie era considerato svilente. Il primo De Carlo, il primo Veronesi avevano un tratto narrativo che li rendeva inconsueti per quei tempi. Fino a Del Giudice c'è un equilibrio, poi la narrazione accelera». Anche perché compare Baricco. «Il mio istinto per la narrazione debordava in tutto ciò che facevo, la televisione, il teatro, il giornalismo, la critica musicale. Oggi questa tecnica è molto diffusa, forse troppo. In quindici anni ha invaso il campo con una tale forza che gli usi negativi sono moltissimi. Adesso tutto è narrativo: vai in una macelleria e il modo di esporre le carni è narrativo. Ormai è impossibile sentir parlare uno scienziato normalmente: anche lui narra. Lo stesso vale per i giornali, che hanno sostituito al 70 per cento l'informazione con la narrazione».

E poi c'è la contaminazione con il marketing. «Lì comincia il pericolo, così come quando lo storytelling entra nella comunicazione politica. Adesso sono diventati così bravi da riuscire a vendere quello che vogliono se riescono ad azzeccare la storia giusta: questo a me non piace. Ci vuole consapevolezza e spirito critico perché, altrimenti, l'autenticità finisce per perdersi». In tv il pericolo è ancora più grande, per questo Baricco ha smesso di farla: «La ripetizione è la morte. Continuare a fare Pickwick o Totem significava ridursi a una macchietta, diventare un personaggio da fiction. Quelle cose funzionavano perché allora erano originali e perché sono durate poco. Ho smesso quando mi sono accorto che qualunque cosa avessi fatto il pubblico sarebbe rimasto ad ascoltare. Quando tu sai come fare a strappare un applauso o una risata, che cosa mai ti potrebbe indurre a dire la cosa giusta invece di quella che funziona?».

Oggi la migliore interpretazione dello storytelling è, secondo Baricco, Gomorra: «Il film, non il libro. Il romanzo di Saviano, aldilà del suo valore civile altissimo, mi sembra un tipico frutto del trionfo di questa categoria di narrazione che prevale sull'informazione, la metamorfosi ultima del giornalismo. È un genere che ho visto crescere e di cui conosco i limiti e i pericoli, per cui mi sembra interessante fino a un certo punto. Invece se dovessi dire che cosa dovrebbe essere la narrazione oggi, mi viene in mente il modo di lavorare di Matteo Garrone. Difficilmente credo si possa fare meglio. In lui è molto chiara l'intuizione del raccontare in modo critico, c'è un controllo che evita ogni equivoco. Non ho ancora visto Il Divo di Sorrentino, spero che sia di quel genere».

Nel romanzo, invece, la narrazione non ha ancora trovato il suo Garrone. «È quello che sta per accadere, ma mi pare che non ci siamo ancora. Accadrà nei prossimi anni, quando ci saranno libri molto narrativi, ma con un controllo alto sull'aspetto ideologico della narrazione. La generazione che va dai 35 ai 50 anni ha prodotto soprattutto libri imprecisi. La forma è già definitiva, ma sono libri di passaggio, di ricerca. Penso ad Ammaniti, Lucarelli, Scurati, scrittori tra i più bravi. Li leggo e ho l'impressione che siamo vicini ma non siamo ancora arrivati al punto». Sul fatto che la capacità di vedere una storia e quindi di raccontarla abbia a che fare con la creatività e quindi sia difficilmente insegnabile, Baricco è d'accordo, tuttavia non crede, come ha sostenuto Hanif Kureishi, che le scuole di scrittura siano fabbriche di illusioni. «Il mondo è pieno di aspiranti medici, di bancari che non sono riusciti a diventare bancari, di aspiranti padri che non sono padri. Ovunque ci sono persone che non riescono a realizzare i loro sogni e che li inseguono comunque. Non è che le scuole di scrittura promettono più delle altre. Molti talenti sono innati come l'abilità del diagnosta, del matematico, o anche la capacità di fare soldi. Eppure si insegnano.

L'unica contestazione vera potrebbe essere che ci sono molti scrittori che non hanno frequentato scuole di scrittura, mentre in altri campi una formazione è necessaria. Anche questo però è vero solo in Italia. Nel mondo anglosassone sono pochissimi gli scrittori che non abbiano fatto scuole di creative writing, e sono i più vecchi». Come preside della Holden, la soddisfazione maggiore di Baricco è «vedere persone di talento non eccelso che vivono del mestiere che hanno imparato, o che fanno lavori che nemmeno conosco, come l'headliner di serie tv. Come insegnante il momento più bello è quando gli studenti pubblicano i loro libri. Sono ormai una trentina quelli che hanno esordito. Cavina, Longo, Varvello, Bonatti, Grossi: avrei potuto leggere con soddisfazione i loro libri, anche se non avessero fatto la scuola, però mi piace pensare che un po' sia merito dell'insegnamento ». Paolo Giordano non ha fatto il biennio ma alla Holden ha frequentato alcuni corsi. «Giordano è un bell'esempio perché viene dal mondo scientifico: lì non c'è tanta poesia, sono pragmatici, non hanno paura della tecnica.

Nella scrittura c'è un tratto costruttivo che è pura tecnica. Certo, è una parte piccola, ma se hai voglia di affrontarla puoi imparare moltissimo. Mi sembra che sia quello che lui ha fatto. Ho letto La solitudine dei numeri primi solo per metà, perché l'ho dimenticato in aereo e non sono ancora riuscito a ricomprarlo. È un libro scritto bene, c'è consapevolezza, maturità. E c'è questa cosa che a me piace: la serietà dello stile. Anche perché questo, a differenza di quanto si pensa, non è un lavoro per creativi un po' fuori di testa. Conosco pochi mestieri più rigorosi di quello dello scrittore. A volte chi fa i bilanci delle aziende è più elastico: tira di qui, tira di là, aggiusta». Archiviato il film, il prossimo progetto di Baricco è un ritorno al romanzo. «Ci sono libri che io aspetto e corteggio, magari ci vorrà qualche anno, ma ci arriverò ». E pazienza se non piaceranno ai critici. Baricco archivia anche le polemiche: «Non credo che mi stronchino perché ho successo. Semplicemente il loro mondo, la loro visione della letteratura è diversa dalla mia. Ma in fondo non mi dispiace. Mi piace fare qualcosa che va contro. Lo sdegno è alla base della scrittura, fa bene a tutti».

Cristina Taglietti
12 giugno 2008

Messaggio del 12-06-2008 alle ore 09:58:05
Dopo tanti successi letterari lo scrittore passa dietro la macchina da presa è realizza un film.

In una intervista recente critica il libro Gomorra e fa le lodi del film di Garrone: Meglio il film del libro.

Vedremo presto cosa riuscirà a fare lui.

Il suo film narra della serata in cui Beethoven suonò per la prima volta la Nona Sinfonia.

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Barrico Alessandro: Regista

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