Cinema, Teatro, Arte, Spettacolo

da vedere?
Messaggio del 27-10-2008 alle ore 17:07:54
mi incuriosisce perché è tratto da un libro di lui



poi perché ce lei



e lei




e poi perché c'è l'ennesimo discendente della famiglia Huston, Jack Huston. E poi c'è la regia di John Irvin.
Messaggio del 27-10-2008 alle ore 16:54:30
Quel gioco erotico tra vizi e capricci
Mena Suvari nel giardino dell'Eden
Il film, diretto da John Irvin, tratto dal romanzo di Ernest Hemingway
"Sono una grande fan delle storie di inizio Novecento, mi vesto anche così..."

di SILVIA BIZIO

LOS ANGELES - Mena Suvari aveva poco meno di vent'anni quando girò il film premio Oscar di Sam Mendes American Beauty. Da allora la giovane attrice di Rhode Island non ha mai smesso di lavorare, passando da commedie popolari come American Pie (1 e 2) al biobic drammatico Factory Girl al ruolo di un'eccentrica artista lesbica nella serie televisiva Six Feet Under.

Fidanzata con un italiano di origini calabresi (la loro idea è quella di sposarsi e tirare su i figli nel nostro paese, quando arriverà il momento) è felicissima di accompagnare al festival di Roma il suo nuovo film, Garden of Eden (Il giardino dell'eden) in cui lavora accanto all'attrice italiana Caterina Murino. Il film, diretto da John Irvin, è tratto dal romanzo di Ernest Hemingway pubblicato, dopo la morte dell'autore, nel 1986. Ambientato nell'era del jazz, prima della depressione, racconta la storia di un giovane scrittore di successo, David Bourne (Jack Huston), e della sua volubile moglie Catherine (Suvari).

LA SCHEDA DI TROVACINEMA

Durante la loro prolungata luna di miele in Europa. Catherine, viziata e capricciosa, inizia a mettere alla prova la devozione del marito, spingendolo ai limiti della sua immaginazione fino a presentargli una sensuale ragazza italiana, Marita (Murino), per rendere più piccante il loro rapporto. Il gioco erotico raggiunge nuovi livelli mentre David, divenuto una pedina in mano alle due donne manipolatrici, si ritrae nella scrittura, ricreando la storia del suo rapporto con suo padre, un uomo carismatico, amante della caccia grossa (Matthew Modine).

Abbiamo incontrato Mena Suvari in uno dei caffè della zona di Los Feliz di Los Angeles, uno dei quartieri meno turistici ma più amati da artisti e vip (da Madonna a Leonardo di Caprio, tutti hanno avuto una casa da queste parti): è vestita di nero, con pantaloni di pelle attillati e maglione a collo alto nonostante il tipico caldo di un pomeriggio los Angelino; i capelli, che aveva rasato a zero per le scene finali del film (poi finite sul pavimento della sala montaggio) ricresciuti e tornati biondi dopo essere stati di color platino per gran parte del film. "Quello di Catherine è un ruolo cui ho dato moltissimo di me stessa," esordisce bevendo un cappuccino. "Ma ho voluto fare questo film perché sono sempre stata una grande appassionata di Hemingway e Il giardino dell'Eden è un libro meraviglioso. Sono sempre stata interessata al comportamento umano e questo è un vero studio di personalita', la lotta che Catherine ha con se stessa. Il libro in sè ha avuto un viaggio interessante, Hemingway ci ha messo vent'anni per scriverlo e dopo la sua morte la moglie Mary ha raccolto due borsoni di pagine sparse e li ha portati al suo editore che li ha messi insieme, quindi io mi sono sempre domandata se quella sarebbe stata la stessa Catherine di Hemingway. Ma amo questo tipo di storie che mi permetta di affondare i denti in un personaggio femminile che sia una sfida per me come attrice."

C'è molto sesso e intimità nel film. E' stato difficile?
"No, perché avevo una grande fiducia nel regista e in tutta la troupe che ci circondava. Sono quasi 16 anni che faccio questo lavoro, ho cominciato a 14 anni, tanti film mi hanno aiutato a conoscermi nel passato, ma sento che a questo film in particolare ho dato tanto di me, emotivamente, più di qualunque altro. Mi ha sfidata in ogni modo, avevo quasi paura di dar via una parte della mia anima per farlo, ma ho amato il processo, non volevo che finisse".

Ci spieghi meglio...
"Per esempio nel manoscritto originale Catherine finisce in un manicomio, e io avevo già tagliato i capelli e li avevo tinti di platino per quello che avrebbe dovuto essere il look finale del personaggio, coprendoli poi con tre diverse parrucche per le prime fasi del film. Già quello è stata una gran cosa, non tante attrici lo avrebbero fatto, ma a me piace lavorare cosi'. Poi, anche se John ha deciso di non inserire le scene del manicomio alla fine del film, ho accettato di radermi completamente, e lì mi sono davvero sentita come Catherine nel giardino dell'Eden. E' stata un'esperienza molto forte. Non solo, ma giravamo in Spagna, ero lontana da tutti, e quando sono tornata a Hollywood la gente pensava fossi uscita da un centro di rehab: come potevo essermi tagliata i capelli? Mi chiedevano, farmi così brutta? E invece l'esperienza mi ha insegnato molto a capire il mondo in cui vivo e cosa amo del mio lavoro, e come la maggior parte delle volte ho una diversa prospettiva sulla vita rispetto alla gente che mi circonda. Interpretare Catherine è stato per me come un momento di rinascita".

Come è stato lavorare con Caterina Murino?
"Caterina è meravigliosa, anche lei si è tagliata tutti i capelli, ricordo come piangeva quel giorno, ma questo è un inno al suo impegno nei confronti del film e del ruolo. A volte i nostri personaggi devono essere sospettosi una dell'altra, ma noi abbiamo lavorato veramente bene insieme. Caterina mi ha parlato molto della charity per cui lavora, l'Amraf, African Medical Research Foundation, di cui lei è testimone per la Francia da quando faceva Casino Royale, e sul set parlavamo sempre di beneficienza. Così dopo il film ho cominciato a parlare con il l'ufficio di New York di Amraf e sono diventata loro ambasciatrice per gli Stati Uniti. Lo scorso febbraio io e mio fratello siamo andati in Etipioa e Uganda ed è stata un'esperienza interessantissima. Ha ragione Bill Clinton in quello che scrive nel suo libro Giving, che quando dai qualcosa, che sia tempo, energia o soldi, puoi fare una differenza".

Quando sceglie un film pensa all'impatto che può avere sul pubblico?
"No, perché ci sono tante cose che non puoi controllare. Per esempi quest'anno avevo fatto un film intitolato Stuck, una storia molto strana e intrigante che nessuno ha visto, eppure ha avuto incredibili recensioni. E credo che Garden of Eden possa portare la gente a pensare a se stessi e al mondo".

Le piacevano quegli anni di inizio Novecento?
"Si', molto, sono una grande fan e vittima della moda allo stesso tempo... disegno foulard apprezzo il lavoro che certi abiti richiedevano all'epoca, quando disegnavano vestiti e cappelli apposta per una persona. Oggi solo pochi se lo possono permettere, tutto è uso e getta!"

(19 ottobre 2008)
Messaggio del 15-10-2008 alle ore 15:43:15
NO
Messaggio del 15-10-2008 alle ore 09:21:25

Nuova reply all'argomento:

da vedere?

Login




Registrati
Mi so scurdate la password
 
Hai problemi ad effettuare il login?
segui le istruzioni qui

© 2024 Lanciano.it network (Beta - Privacy & Cookies)