Cinema, Teatro, Arte, Spettacolo

dalla carta allo schermo: Factotum
Messaggio del 10-04-2006 alle ore 12:38:26
hai detto bene, un bellissimo acquerello.
sarà stata la buona compagnia (bianco valdadige, due lettine di bionda e del fernet), sarà stata la fresca rilettura del libro, sarà stato l'amore incondizionato per un uomo, prima che scrittore, che ammiro e che non avrò mai le palle per imitare; sarà stata la voglia che avevo di vederlo, sarà stata la soddisfazione di anticipare le parole che uscivano dallo schermo, non so. saranno state tante cose insieme, ma mi sono davvero entusiasmato per questo film. l'andamento perfettamente narrativo, il ritratto impeccabile di chinaski-bukowski (soprattutto tutta la leggere ironia di fondo), gli ambienti così nebbiosi ma allo stesso tempo autoillumina(n)ti, la fantastica caratterizzazione dell'insieme dei personaggi,...tutto praticamente perfetto. preferisco non aggiungere altro per non banalizzare oltremodo le emozioni che mi ha dato questa pellicola.
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Editato da Atelkin33 il 10/04/2006 alle 12:40:12
Messaggio del 08-04-2006 alle ore 14:28:07
non posso esimermi dal dire, come già ho detto sul blog e a tutti quelli che me lo chiedono, che la mia opinione sul film è ottenebrata dalla bava versata su Matt Dillon che ripulito non m'ha mai detto niente, ma barbuto
peloso
con la pancia
alcolizzato
disoccupato
e poeta
è assurto di ruolo alla cattedra di Uomo Della Vita Di Jun

detto questo, il film più che avere un andamento narrativo, è un insieme di episodi, un ritratto di quel personaggio straordinariamente profondo nonostante (o a causa di) la sua vita disordinata che gli dava l'apparenza di un inetto.

Dura poco, il film, leggero leggero, a tratti divertente, poetico e dolce invece che squallido. Un bellissimo acquerello di una vita di donne alcool corse di cavalli e sacro fuoco dell'arte.
Messaggio del 08-04-2006 alle ore 12:13:56
stasera andrò a vederlo, non vedo l'ora.
chi l'ha visto già? giudizi?
Messaggio del 11-01-2006 alle ore 13:26:28
MAD è un FUCKtotum
Messaggio del 11-01-2006 alle ore 13:23:08

(in uscita il 27 gennaio )

“Henry Chinaski accetta ogni genere di lavoro, basta che gli dia i soldi necessari per dedicarsi alle uniche tre cose che considera importanti nella vita e che ha eletto a sue personali divinità: l'alcol, le donne e la scrittura. Henry usa l'arma affilata dell'ironia per mettere in luce le contraddizioni della vita e del sistema lavorativo nell'America contemporanea, con relazioni nate nei bar, le chiacchiere, le interminabili ore in fabbrica...” ( da http://it.movies.yahoo.com/4/4/45354.html ).
Può essere una buona sintesi quella proposta dalla divisione movies di yahoo. Factotum, osceno, divertente, sboccato ma allo stesso tempo carico di lirica, è il romanzo che ha presentato con forza il buon Charles Bukowski al pubblico italiano. È una letteratura del vagabondaggio, nata dalle “ceneri di fenice” di Kerouac e London, ma che presenta le necessarie soste esistenziali di un uomo forte e decadente allo stesso tempo. Il protagonista è Chinaski, alter ego quasi perfetto del Buk, che nel pieno rispetto del titolo è un vero factotum, passa da un lavoro ad un altro attraversando tutti gli States e facendosi forse primo realizzatore, oltre che promotore, del carpe diem moderno, più sfacciato, disinibito, volgare e trasandato di quello di latina memoria. Cambiano col tempo i lavori, i rapporti con le donne ( brutali, sfrontati e con erotismo da film porno ); restano la sbornia e la miseria, fedele compagne di una quotidianità che nel suo cambiare luogo resta uguale nella sostanza e nello sviluppo. È una vita che sembra sgradevole, aspra e rarefatta, condita da un realismo letterario puro che dà legittimità al racconto, senza sporcarlo. E la poesia lessicale e semantica che accompagna tutto il testo, non infastidiscono questo filo rosso duraturo e costante che è la realtà.
Questo romanzo è diventato ora un film, per la regia di Bent Hamer ( autore, tra l’altro, di Kitchen Stories ). Il difficile ruolo di Chinaski è stato affidato a Matt Dillon, quella di Jan, compagna di sbronza e sesso preferita a Lili Taylor, mentre Marisa Tomei dà vita a Laura, altra figura che occupa la parte centrale del romanzo e che si trova in più di una situazione con Henry.
Non è la prima volta che si cerca di portare Bukowski sul grande schermo: come non ricordare Barfly, per la regia di Barbet Schroeder ( 1987 ) con il grande Mickey Rourke nei panni di Buk e una bellissima ( e chilometrica nelle gambe ) Faye Dunaway. Ad arricchire quel film a suo tempo ci fu il fatto che non veniva da un libro di Bukowski, bensì era una sceneggiatura ideata e realizzata dallo stesso Charles ( quest’avventura letteraria diventerà a sua volta un libro, Hollywood, Hollywood!, in cui Bukowski narrerà tutte le avventure e il disagio provato nell’entrare in quel “nuovo mondo” e fare i conti con fama, ricchezza e superficialità ).
Si rilancia così di prepotenza il connubio ( è fattibile!? è fedele!? ) tra cinema e letteratura, che negli ultimi anni vede sfornare sempre più spesso pellicole dai grandi successi letterari ( lasciando stare le centinaia di pellicole sui mostri sacri come Romeo & Giulietta, Amleto, Anna Karenina, La Bibbia, Il Bell’Antonio, Il Decamerone, … e concentrandoti magari su testi recenti e di grande successo come Alta Fedeltà, Melissa P, Mystic River, Da Vinci Code, … ).

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