Cinema, Teatro, Arte, Spettacolo

Il bel cinema italiano
Messaggio del 07-06-2005 alle ore 22:19:00
Siccome ho deciso di vedere e rivedere un po' di bei film italiani (e aggiungerei vecchi film), mi pare utile aprire un post su questa esperienza, con qualche commento
Messaggio del 07-06-2005 alle ore 22:19:47
Il mattatore con Vittorio Gassman e Peppino De Filippo

Uno dei film che ci dà la misura di quanto la commedia all'italiana abbia perso in questi anni, e con essa il cinema italiano in generale. Un vortice di situazioni e trovate comiche, una diversa dall'altra che tengono compagnia allo spettatore per circa un'ora e mezza. Non possiamo che stupirci di fronte alla genialità di questo modo di fare cinema che è grandioso pur nella sua semplicità, privo di pretensione. La recitazione, così realistica nella caricatura, è semplicemente meravigliosa e disinvolta.
Pensiamo alla gag del bimbetto figlio di Chinotto che dice sempre a chi gli chieda del padre: "papà nun c'è, nun so ndo' sta, nun torna oggi né domani", battuta ripetuta in modo da diventare prevedibile (la prevedibilità di certe scene è uno dei fondamenti della comicità).
Ma io aggiungerei una scena sublime, la parodia del discorso di Ottaviano sulle spoglie di Cesare: secondo me un'interpretazione che è indice del pieno possesso del mezzo espressivo recitativo.

Non è semplicemente, infine, una splendida commedia che intrattiene piacevolmente lo spettatore (i tempi raremente scadono, anzi, proprio quando pare che ci sia un cedimento, preparano meglio il colpo finale), ma è un meraviglioso spaccato di costume: "l'amnistia periodica" è stato uno dei grandissimi temi comici dell'Italia del dopoguerra, non solo un fatto giudiziario, ma veramente un evento caratterizzante di una larga fetta della società che attendeva l'edizione dei quotidiani per sapere quali "amnistie hanne ricacciate", per dirlo alla napoletana; tema comico non solo dei film, ma anche di altre forme di intrattenimento comico come scenette dialogate incise su 45 giri e simili.

Davvero un film imperituro che non mancherà e non dovrà mai mancare nei ricordi cinematografici di nessuno.
Messaggio del 07-06-2005 alle ore 22:20:48
"I mostri" di Dino Risi con Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman

Se Tarantino ci ha reso familiari i film a storie parallele e incrociate, nella cinematografia italiana hanno fatto la storia tra gli anni 50 e 60 i film ad episodi.
"I mostri" di Risi è uno di questi film la cui cornice è semplicemente il titolo. I mostri che ci raccontano Risi, Tognazzi e Gassman sono i mostri di tutti i giorni, mostri di cinismo e ipocrisia, di malcelato egoismo e cattiveria, mostri che, ne deriva il sapore o retrogusto amaro della commedia, non sono altro dalla società, ma "sono" la società, senza distinzione di classe, condizione sociale od origine geografica.
Il ritratto che se ne ricava è impietoso nei confronti di tutti.

Riconosciamo tra gli attori un giovanissimo, ma individuabilissimo, Lando Buzzanca, o un non attore come Riccardo Paladino (nell'episodio "il testamente di Francesco"), una voce, e un volto, che solo i più anziani potranno riconoscere.
Straordinario Gassman nel passare dal ruolo abile e infingardo avvocato (e mi viene in mente un altro "principe del foro" quale Vittorio De Sica) a quello di pugile suonato.
Proprio nel "Testimone volontario" trovo uno degli episodi più interessanti, in cui l'onesto cittadino presentatosi spontaneamente per testimoniare contro un assassino, finisce per diventare "un delinquente" spregevole che per poco non rischia la galera per falsa testimonianza.
Nello stesso episodio al fianco dei due "mattatori" del cinema italiano un volto nobile, personaggio femminile, del cinema italiano, ovvero la "levatrice" del cinema italiano (ruolo che ricoprì diverse volte) cioè la grande Marisa Merlini, donna ancor oggi, anzi forse di più, affascinante e di grande personalità.
Piccola curiosità del primo episodio "l'educazione sentimentale", tra l'altro da rammentare per il messaggio d'esordio in cui Tognazzi, piccolo imbroglioncello, se la prende coi grandi della politica a quali, infine, è accomunato dagli stessi inemendabili difetti (grande ipocrisia dell'italiano); accanto ad Ugo recita un giovane e simpatico Ricky Tognazzi, figlio nell'episodio, ma anche nella vita.
Definirei spassosissima la scena de "il povero soldato" in cui un impacciato Tognazzi cerca di rivendere lo scottante diario della sorella morta ammazzata.
Segnalo "la giornata dell'onorevole" con un distintissimo Ugo Attanasio.

Da non lasciare scorrere senza un poco di attenzione l'episodio "La Musa", in cui uno splendido Gassman in versione femminile favorisce un giovane interepretato da uno che il mio amico Travis chiamerebbe "Faccia da film", il mitico Salvatore Borgese.
Messaggio del 07-06-2005 alle ore 22:24:00
IL MARCHESE DEL GRILLO!!!
Messaggio del 13-06-2005 alle ore 14:04:46
Il sorpasso di Dino Risi con Vittorio Gassman e Jean Louis Trintignant

Un sottile filo d'amarazza scorre per tutta la durata di questa pellicola che potrebbe non difficilmente essere confusa per una commedia se non fosse per il tragico e inopinato finale.
Il finale lascia perplessi nella sua apparente estemporaneità, ma in realtà non fa che chiudere il cerchio che si era aperto con la scena iniziale, in maniera del tutto coerente.
Gassman, casualmente, conosce un giovanotto interpretato da Trintignant. Nulla li accomuna, i due non potrebbero essere più diversi: caciarone, sfaticato, faccia tosta e invadente Gassman, timido, quasi timoroso, riservato e a tratti insignificante Trintignant. Nulla se non un particolare: una profonda e triste solitudine unita all'inadeguatezza all'interno della società, in entrambi mascherata, in modi diversi, Gassman apparendo disinvolto e conoscitore della vita, studiando e facendo il bravo ragazzo Trintignant.
Il fatto che lo spettatore possa sentire i pensieri di Trintignant dà l'impressione che sia lui il protagonista e, non contraddicendo questa impressione, pare che in un qualche modo il film proceda come formazione e maturazione dello studentello.
La storia si svolge in due giorni, Trintignant li definisce verso la fine come i due più bei giorni della sua vita, ma parrebbero di più, tanto sono colmi di avvenimenti e avventure.
Solo quando ho visto scritto "Fine" ho cominciato a sospettare che in realtà tutto il film non fosse incentrato sulla maturazione del ragazzo, che effettivamente scopre un mondo diverso da quello che aveva immaginato fin da bambino, ma punta alla scoperta del personaggio interpretato da Gassman e che il ragazzo non sia se non un episodio, l'ennesimo, della vita di un uomo che, fatti i conti, non può che trovare piacere in soddisfazioni meschine, le uniche che sono alla sua portata.
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Editato da Adonai il 13/06/2005 alle 14:06:17

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