Cinema, Teatro, Arte, Spettacolo

Il caso Mattei
Messaggio del 27-12-2004 alle ore 02:52:08
Grazie a "Fuori Orario", ho potuto programmare la registrazione di questo grande film italiano, che ha per protagonista 1 dei personaggi più importanti della storia italiana: Enrico Mattei. Ex comandante partigiano, Mattei fu nominato commissario straordinario dell'agip(eredità fascista) col compito di svenderla alle grandi compagnie. Dopo aver scoperto 1 notevole giacimento di metano nascosto dagli stessi fascisti, Mattei sviluppò ricerche di idrocarburi nella pianura padana, con la ferma volontà di assicurare indipendenza energetica al paese e rivitalizzare l'economia, soprattutto nelle zone più depresse. Fondatore e primo presidente dell'ENI, Mattei avviò accordi con i paesi arabi e con l'URSS per la fornitura diretta di greggio. Questi erano i suoi propositi: sganciare l'europa dagli americani e dalle 7 sorelle, sostituire il sistema colonialista con la cooperazione tra stati produttori e consumatori. Nel 1962 morì in un incidente aereo, in circostanze mai chiarite.

Il film è notevole nel ripercorrere la storia del personaggio dal dopoguerra fino alla sua controversa morte(attentato?) e magistrale è soprattutto (oltre all'interpretazione di Gian Maria Volontè) la sceneggiatura, ricca di momenti indimenticabili, tra i quali la metafora del gattino, ke ho da poco ritrovato in rete:

Era una zuppa che bastava per cinque cani, non per due ad un tratto udii un miagolio mi voltai a guardare e vidi arrivare un gattino, grande così, uno di quei gattini, magri, affamati, deboli, aveva una grande paura ed una grande fame. Si avvicinò pian piano, sempre miagolando, guardando i cani che per fortuna in quel momento avevano la testa immersa nel catino e così arrivò fin sotto il catino, fece un miagolio e con uno zampino si appoggiò sull’orlo del catino.

Il bracco tedesco gli diede un colpo, lanciando questo gattino a tre quattro metri di distanza con la spina dorsale rotta. Il gattino visse qualche minuto e morì! Quest’episodio mi fece una grande impressione e l’ho sempre ricordato, specialmente in questi anni.

Ecco! Noi siamo stati gattini per tutti questi anni, avendo contro una massa di interessi paurosi. Contro di noi si è sollevata una polemica terribile, abbiamo seguitato a lavorare a rafforzarci, cercando di non farci colpire, il tentativo era o di soffocarci o di lasciarci, deboli.



Messaggio del 27-12-2004 alle ore 12:46:07
non è intorno allo stesso caso che pasolini gettò le basi per il suo romanzo,incompiuto,"petrolio" o mi sbaglio?
Messaggio del 27-12-2004 alle ore 23:16:53
Vedendolo adesso, nell'attuale contesto politico-economico, la figura di mattei diventa ancora più notevole.
Messaggio del 28-12-2004 alle ore 01:44:04
Mattei è stato ucciso dagli americani
Messaggio del 28-12-2004 alle ore 01:45:06
e c'è da ridere?
Messaggio del 28-12-2004 alle ore 09:02:53
e ti pareva che non fossero stati i perfidi americani
Visto che facciamo fantapolitica di bassa lega perchè non coinvolgiamo l'OAS, per gli accordi dell'Eni con l'Algeria? almeno così accostiamo il film ad un altro capolavoro "Il giorno dello sciacallo"
Messaggio del 28-12-2004 alle ore 12:48:25
Mattei aveva parekki nemici, la cosa sicura è ke l'aereo è esploso in aria.
Messaggio del 28-12-2004 alle ore 13:16:48
Il presidente dell'ENI Enrico Mattei, il più potente manager di stato italiano, muore la sera del 27 ottobre 1962 quando l'aereo sul quale viaggiava, un Morane Saulnier 760, precipita a Bascapè (Pavia), poco prima di atterrare a Linate. Insieme a Mattei perdono la vita il pilota Irnerio Bertuzzi e il giornalista americano William Mc Hale. Incidente o sabotaggio?
Parallelamente all'inchiesta ammini- strativa condotta dall'Aeronautica Militare, la Procura di Pavia apre un'inchiesta per i reati di omicidio pluriaggravato e disastro aviatorio.
Mentre l'inchiesta militare si chiude rapidamente, già nel marzo 1963, senza avere sostanzialmente accertato la causa dell'incidente, il giudice istruttore pone fine alle indagini penali il 7 febbraio 1966, accogliendo le richieste della Procura e pronunciando sentenza "di non luogo a procedere perché i fatti non sussistono".
A ridare fiato alla vicenda sul finire degli anni Settanta sono un libro e un film. Il libro, scritto da Fulvio Bellini e Alessandro Previdi, è intitolato "L'assassinio di Enrico Mattei". Il film è "il caso Mattei" di Francesco Rosi. Contemporaneamente Italo Mattei, fratello di Enrico, chiede che venga istituita una commissione parlamentare di inchiesta. Sono troppi i dubbi sull'incidente e inoltre la scomparsa di Mattei ha fatto comodo a troppe persone, in Italia e all'estero, dal momento che la sua spregiudicatezza, la sua aggressività, i suoi rapporti con i paesi del terzo mondo produttori di petrolio avevano urtato il cartello petrolifero delle sette sorelle. La riapertura delle indagini viene chiesta anche da una campagna stampa del settimanale "Le ore della settimana" e da una serie di interrogazioni parlamentari. L'interesse attorno alla misteriosa fine del "re del petrolio italiano" riceve nuovo impulso dalle indagini sulla scomparsa del giornalista dell'"Ora" di Palermo Mauro De Mauro, il 16 settembre 1970. Una delle piste seguita dall'inchiesta sulla fine di De Mauro ipotizza infatti che il giornalista palermitano sia stato
sequestrato e ucciso per aver scoperto qualcosa di molto importante circa la morte del presidente dell'E.N.I.: De Mauro aveva infatti ricevuto dal regista Rosi l'incarico di collaborare alla preparazione della sceneggiatura del film "Il caso Mattei", ricostruendo gli ultimi due giorni di vita trascorsi dal presidente dell'E.N.I. in Sicilia.
L'indagine sulla scomparsa di De Mauro si conclude in un nulla di fatto, nonostante la richiesta di ulteriori investigazioni formulata dal GIP di Palermo ancora nel 1991. Il procedimento viene archiviato il 18 agosto 1992: De Mauro non poteva aver scoperto nulla di particolare intorno alla morte di Enrico MATTEI, dal momento che la magistratura di Pavia aveva ritenuto del tutto accidentale la natura del disastro di Bascapè. Il 20 settembre 1994 il GIP di Pavia autorizza la riapertura delle indagini nei confronti di i-gnoti. La riapertura era stata chiesta dalla procura pavese che, per competenza, aveva ricevuto dalla procura di Caltanisetta l'estratto delle dichiarazioni rese il 27 luglio 1993 dal "pentito" di mafia Gaetano Iannì. Secondo Iannì per l'eliminazione di Mattei ci fu un accordo tra non meglio identificati "americani" e Cosa nostra siciliana. A mettere una bomba sull'aereo di Mattei fuono alcuni uomni della famiglia mafiosa capeggiata da Giuseppe Di Cristina. Il 5 novembre 1997 il pubblico ministero di Pavia Vincenzo Calia giunge a questa conclusione: "l'aereo, a bordo del quale viaggiavano Enrico Mattei, William Mc Hale e Inrneio Bertuzzi, venne dolosamente abbattuto nel cielo di Bascapè la sera del 27 ottobre 1962. Il mezzo utilizzato fu una limitata carica esplosiva, probabilmente innescata dal comando che abbassava il carrello e apriva i portelloni di chiusura dei loro alloggiamenti". Ma la soluzione dell'enigma Mattei è ancora lontana. Se la tragedia di Bascapè fu in realtà un attentato, chi ha ucciso Mattei, Mc Hale e Bertuzzi? Quale fu il movente del sabotaggio? Finora davanti alla sbarra è finito solo un povero contadino, Mario Ronchi, accusato di "favoreggiamento personale aggravato". Secondo l'accusa vide l'aereo di Mattei esplodere in volo, rilasciò alcune interviste in questo senso a diversi organi di stampa e alla RAI (che ne censurò le affermazioni), poi si rimangiòtutto. Forse qualcuno pagò il suo silenzio.
Messaggio del 30-12-2004 alle ore 02:36:20
Mattei, era nato in una famiglia di modeste condizioni, a 15 anni iniziò a lavorare, a 16 entrò come fattorino in un'industria conciaria, a 19 ne era già il direttore. Il 25 aprile del '45 e sfilo' a Milano in prima fila con Pertini, e Taviani. Già industriale chimico, fu nominato nel '45 Commissario straordinario dell'Agip, che doveva essere liquidata. Con determinazione non solo salvo' l'azienda ma dopo brevissimo tempo nel '53 costituì l'ENI, con lui al vertice come presidente. Dopo dieci anni di spregiudicate intuizioni, era arrivato a farsi tanti nemici, in America, in Francia e in Italia.
La sua fine non sorprese nessuno, tanti erano i nemici. Fu accertato il sabotaggio ma le responsabilità rimasero un mistero.

All'ENI viene nominato presidente BOLDRINI, e vicepresidente compare sulla scena EUGENIO CEFIS, l'uomo che presto diventerà il tipico imprenditore italiano di quella che verra' chiamata la "razza padrona". Quell'avvalersi della politica per fondare sui padrinaggi di partito un immenso potere personale. Lo ritroveremo sullo scenario dell'economia italiana per quindici anni con le sue "costruzioni" e "distruzioni" nei vari settori dell'imprenditoria pubblica e privata. Che non cesseranno con lui, ma avranno sempre il suo marchio, o meglio la sua "scuola", dove sara' la spregiudicata grande finanza a essere la protagonista assoluta dell'Italia dei prossimi anni e non piu' l'industria. La prima costruira' e distruggera' alcuni imperi, la seconda, relegata a comparsa, con le sue aziende piccole o grandi che diventeranno solo dei dadi da mettere dentro dei bussolotti e poi giocare con grande cinismo le partite della feudalizzazione dello stato.

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