Cinema, Teatro, Arte, Spettacolo
l'isola di Peter Pan
Messaggio del 10-08-2004 alle ore 11:25:35
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Messaggio del 27-11-2003 alle ore 09:47:48
Capitano si lu meje
Adesso che basso sull'orizzonte è apparso il Jolly Roger del terrore dei sette mari giustizia è fatta!
Come al solito le scorribande della tua crepuscolare ciurma, allegra e nostalgica come una buona bossanova, non passano inosservate.
Ed eccoci riproiettati sull'isola della Tortuga con le sue locande dove Sir Drake studia una vecchia mappa spagnola pronto a far rullare il suo tamburo e la ciurma affoga la noia in boccali di Krog, impazienti di riprendere il mare ed avvistare le bianche vele di un galeone spagnolo, concupiscendo più il sole, la salsedine, l'adrenalina, la libertà, dei dobloni di sua maestà cattolicissima. In un angolo una bella piretessa con una benda su un occhio macera la sua vendetta, pronta a far causa con quegli allegri disperati, pronta a tradire il sangre espanol, propria quello stesso sangue che le sconquassa di passione il florido il petto.
Ma questo è un sogno, magari di mezza estate, oppure, un film, un buon film, dove tutto può succedere e come il Helzapoppin ecco entrare Toro Seduto a bracceto con Custer, che ha la faccia di Jhon Wayne sedersi ed ordinare una bistecca alta 3 dita, con un mare di patatine fritte ed affogarla in una buona birra gelata, mentre all'esterno un buffo tipetto con bombetta e bastone si allontana struggente verso il sole che tramonta, con il suo buffo andare e già di lontano arrivano le note di un Samba.
E la Tortuga è diventata Salvador de Bahia, la Roma Negra, con le sue mille chiese malate d'oro che si frammistano a quartieri derelitti dove Negri giganteschi, vestiti di pellicce dai colori sgargianti , ballano al suo gracchiante di stereo di auto enormi e cadenti, mentri controllano l'allegro lavoro di prostitute bambine.
Grazie Capitano!
Capitano si lu meje
Adesso che basso sull'orizzonte è apparso il Jolly Roger del terrore dei sette mari giustizia è fatta!
Come al solito le scorribande della tua crepuscolare ciurma, allegra e nostalgica come una buona bossanova, non passano inosservate.
Ed eccoci riproiettati sull'isola della Tortuga con le sue locande dove Sir Drake studia una vecchia mappa spagnola pronto a far rullare il suo tamburo e la ciurma affoga la noia in boccali di Krog, impazienti di riprendere il mare ed avvistare le bianche vele di un galeone spagnolo, concupiscendo più il sole, la salsedine, l'adrenalina, la libertà, dei dobloni di sua maestà cattolicissima. In un angolo una bella piretessa con una benda su un occhio macera la sua vendetta, pronta a far causa con quegli allegri disperati, pronta a tradire il sangre espanol, propria quello stesso sangue che le sconquassa di passione il florido il petto.
Ma questo è un sogno, magari di mezza estate, oppure, un film, un buon film, dove tutto può succedere e come il Helzapoppin ecco entrare Toro Seduto a bracceto con Custer, che ha la faccia di Jhon Wayne sedersi ed ordinare una bistecca alta 3 dita, con un mare di patatine fritte ed affogarla in una buona birra gelata, mentre all'esterno un buffo tipetto con bombetta e bastone si allontana struggente verso il sole che tramonta, con il suo buffo andare e già di lontano arrivano le note di un Samba.
E la Tortuga è diventata Salvador de Bahia, la Roma Negra, con le sue mille chiese malate d'oro che si frammistano a quartieri derelitti dove Negri giganteschi, vestiti di pellicce dai colori sgargianti , ballano al suo gracchiante di stereo di auto enormi e cadenti, mentri controllano l'allegro lavoro di prostitute bambine.
Grazie Capitano!
Messaggio del 26-11-2003 alle ore 23:44:38
“Alla fine ne ebbi le tasche piene di guidare come un qualsiasi cittadino rispettoso della legge e mi concessi una sosta lungo l’argine. Mi attardai a osservare i balenii dei riflettori di Westwood Village che bucavano il cielo proprio sopra di me ravvivando la bassa nuvolaglia. Mi abbandonai all’effetto ipnotico dei guizzi luminosi fino a restarne istupidito.”
Da buon Peter Pan prossimo alla crisi dei trent’anni, eccomi pronto per un nuovo tuffo tra le pagine sfogliate dall’infanzia, per un nuovo volo tra le immagini di film che allietavano quel piccolo mondo antico. Sempre, quando arresto un attimo la corsa e mi ritrovo a ciondolare tra le fragranze che credevo perdute, è come scandagliare tra i sedimenti accumulati, alla ricerca della patina luccicante che un tempo avvolgeva i miei occhi. A dire il vero certi film non riesco più a vederli…vuoi perché non possiedo più quel meccanismo, quella molla che allora scattava rendendomi così scalpitante d’impazienza nell’attesa di assorbirne finalmente la visione…vuoi perché ormai qualcosa ne ho perso e l’esperienza m’insegna come sia vano ricercarne coscientemente le sensazioni. Ma a volte, all’improvviso, mi è capitato di ritrovarmi di nuovo catapultato accanto a Jerry Lewis su una chevrolet rossa decappottabile a cantare a squarciagola mentre si sfrecciava coast to coast sulle strade di un’America ancora sorridente e spensierata, oppure a sentire di nuovo quell’antica stretta al cuore nel vedere Buster Keaton, allontanato dalla sua donna, completamente perso nei suoi pensieri, seduto, ricolmo di malinconia, sulla biella di una ruota di una locomotiva in partenza. E poi…sfogliare fogli zeppi di colori, scie di pastelli impazziti, pagine illustrate di un giro del mondo in 80 giorni o di trepidanti avventure innescate dalla folle idea di penetrare tra i meandri di un vulcano islandese, è come nuotare tra i sapori incrostati nel chiuso di un album di foto da spulciare. E come una istantanea ha il potere di riportare in vita un momento, così una pagina da decifrare o un fotogramma da riscoprire possono nascondere un dono, il dono di rendere meno evanescente la vista sull’isola che non c’è.
“Alla fine ne ebbi le tasche piene di guidare come un qualsiasi cittadino rispettoso della legge e mi concessi una sosta lungo l’argine. Mi attardai a osservare i balenii dei riflettori di Westwood Village che bucavano il cielo proprio sopra di me ravvivando la bassa nuvolaglia. Mi abbandonai all’effetto ipnotico dei guizzi luminosi fino a restarne istupidito.”
Da buon Peter Pan prossimo alla crisi dei trent’anni, eccomi pronto per un nuovo tuffo tra le pagine sfogliate dall’infanzia, per un nuovo volo tra le immagini di film che allietavano quel piccolo mondo antico. Sempre, quando arresto un attimo la corsa e mi ritrovo a ciondolare tra le fragranze che credevo perdute, è come scandagliare tra i sedimenti accumulati, alla ricerca della patina luccicante che un tempo avvolgeva i miei occhi. A dire il vero certi film non riesco più a vederli…vuoi perché non possiedo più quel meccanismo, quella molla che allora scattava rendendomi così scalpitante d’impazienza nell’attesa di assorbirne finalmente la visione…vuoi perché ormai qualcosa ne ho perso e l’esperienza m’insegna come sia vano ricercarne coscientemente le sensazioni. Ma a volte, all’improvviso, mi è capitato di ritrovarmi di nuovo catapultato accanto a Jerry Lewis su una chevrolet rossa decappottabile a cantare a squarciagola mentre si sfrecciava coast to coast sulle strade di un’America ancora sorridente e spensierata, oppure a sentire di nuovo quell’antica stretta al cuore nel vedere Buster Keaton, allontanato dalla sua donna, completamente perso nei suoi pensieri, seduto, ricolmo di malinconia, sulla biella di una ruota di una locomotiva in partenza. E poi…sfogliare fogli zeppi di colori, scie di pastelli impazziti, pagine illustrate di un giro del mondo in 80 giorni o di trepidanti avventure innescate dalla folle idea di penetrare tra i meandri di un vulcano islandese, è come nuotare tra i sapori incrostati nel chiuso di un album di foto da spulciare. E come una istantanea ha il potere di riportare in vita un momento, così una pagina da decifrare o un fotogramma da riscoprire possono nascondere un dono, il dono di rendere meno evanescente la vista sull’isola che non c’è.
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