Cinema, Teatro, Arte, Spettacolo
Mostra a Castelfranco su Giorgione
Messaggio del 28-12-2009 alle ore 19:46:00
Non sarà solo la Strada della Valdobbiadene - prima via del vino inaugurata nel 1966 e oggi candidata a diventare Patrimonio dell’Umanità Unesco -, a dirottare nelle terre del Prosecco cultori di etichette e bon vivant. C’è anche la Marca Trevigiana a suggerire un altro itinerario, nella natura, a tratti morbida, a tratti autenticamente selvaggia, di quest'angolo di Nordest. Una provincia dalle atmosfere rarefatte, ancora pacifica nelle piazze di paese, attorno ad antiche barchesse, lungo il fiume Sile, silenzioso e docile.
Scenari d’emozione quelli del cosiddetto Triangolo d’Oro – un concentrato di capolavori di Palladio, Canova e Giorgione – fonti di ispirazione di quella pittura tonale che nel Cinquecento scosse l’arte. E proprio al celeberrimo Giorgione Castelfranco Veneto dedica, fino all’11 aprile 2010, una grande mostranel quinto centenario della scomparsa. A Castelfranco non si parla d’altro e, in effetti, è impossibile non restarne affascinati dai quadri esposti nel Museo Casa Giorgione: un percorso iniziatico nel mondo del pittore veneto tra i suoi dipinti-capolavoro (La tempesta, Il tramonto) e quelli dei suoi compagni, da Tiziano a Sebastiano del Piombo.
Ma a Castelfranco non bisogna perdersi le delizie dello chef Beppe Agostini, patron del Teatro dei Sapori. Il primo ristorante a chilometro zero del Veneto ha, tra le specialità, i piatti rinascimentali degli scalchi della corte estense. Piccolo e defilato, invece, l’Hotel alla Torre è una residenza d’epoca un po’ fané. Ma se si sceglie una delle tre suite storiche si condivide una parete medievale di mattoni a vista con la storica Torre dell’Orologio.
L’armonia di certi paesaggi, la luce crepuscolare che avvolge colline e borghi si ritrovano nelle tele di Giorgione. Un esempio è la cosiddetta motta, un tronco a cono, artificiale, visibile a Treville. È ciò che resta del castello medievale dei Camposampiero, uno dei tanti che punteggiavano la campagna intorno alla città murata e che costituirono un orizzonte imprescindibile per il Maestro. A pochi metri da questa piramide spuntata coperta dal verde, all’Osteria con Cucina Pironetomosca, allestita in una vecchia cascina, si assaggiano i piatti della tradizione veneta con prodotti biologici e stagionali.
Case-torri, torrazzi, cinte murate, popolavano la pianura e in particolare il dolce profilo dei colli asolani, avanguardia del severo massiccio del Grappa. Dal colle di Monfumo, sulla cui sommità dominava uno dei tanti manieri pedemontani, lo sguardo si perde verso l’antica rocca sopra Asolo, esilio amaro di Caterina Cornaro, regina senza regno, e città amata da Eleonora Duse, Freya Stark e Robert Browning. Sullo sfondo, verso occidente, il colle di San Zenone e la medievale Torre Ezzeliniana. Da Gerry, ristorante con locanda (hanno cinque camere), è un indirizzo per palati fini.
Si prosegue verso nord, direzione Valdobbiadene. La fama del suo Prosecco precede la cittadina, dove vale la pena cenare e dormire alla Locanda Sandi. Sei camere di charme e un ottimo ristorante ricavato nella stalla e nel fienile. Il paesaggio qui cambia, le strade si snodano come serpenti lungo declivi e pendii coltivati a vigneti. Per apprezzare il territorio bisogna cedere al turismo lento: San Vito, Santo Stefano di Valdobbiadene e poi giù fino a Follo.
A Col San Martino si prende per San Vigilio; sorpassata la chiesetta in pietra si continua tra i filari e le colline per risalire a Guia. Un andare zigzagando per vivere il territorio. Campanili, filari e casette di contadini. Un paesaggio bucolico. In località Cartizze, una delle Doc del Prosecco più pregiato, per caso quattro anni fa Cesare De Stefani ha avuto l’idea di aprire un’Osteria Senz’Oste in un’abitazione contadina affacciata sui filari. Nella sala sono appesi i salumi (preparati nella salumeria di famiglia a Guia di Valdobbiadene, tel. 0423.90.10.65); nella credenza ci sono il pane fresco, i formaggi delle malghe e Prosecco a volontà di varie aziende del territorio.
Verso Combai il panorama cambia ancora: cominciano i castagneti. Poco lontano, a Follina, si dorme al nuovissimo Hotel dei Chiostri, 15 camere in un ex convento, poi filanda. Altra curiosità del territorio è la Locanda al Monastero di Rolle. Qui il menu è fisso, ma cambia ogni giorno della settimana: mercoledì carni alla griglia, giovedì pesce, venerdì ossocollo di maiale, sabato a pranzo la tagliata.
Non sarà solo la Strada della Valdobbiadene - prima via del vino inaugurata nel 1966 e oggi candidata a diventare Patrimonio dell’Umanità Unesco -, a dirottare nelle terre del Prosecco cultori di etichette e bon vivant. C’è anche la Marca Trevigiana a suggerire un altro itinerario, nella natura, a tratti morbida, a tratti autenticamente selvaggia, di quest'angolo di Nordest. Una provincia dalle atmosfere rarefatte, ancora pacifica nelle piazze di paese, attorno ad antiche barchesse, lungo il fiume Sile, silenzioso e docile.
Scenari d’emozione quelli del cosiddetto Triangolo d’Oro – un concentrato di capolavori di Palladio, Canova e Giorgione – fonti di ispirazione di quella pittura tonale che nel Cinquecento scosse l’arte. E proprio al celeberrimo Giorgione Castelfranco Veneto dedica, fino all’11 aprile 2010, una grande mostranel quinto centenario della scomparsa. A Castelfranco non si parla d’altro e, in effetti, è impossibile non restarne affascinati dai quadri esposti nel Museo Casa Giorgione: un percorso iniziatico nel mondo del pittore veneto tra i suoi dipinti-capolavoro (La tempesta, Il tramonto) e quelli dei suoi compagni, da Tiziano a Sebastiano del Piombo.
Ma a Castelfranco non bisogna perdersi le delizie dello chef Beppe Agostini, patron del Teatro dei Sapori. Il primo ristorante a chilometro zero del Veneto ha, tra le specialità, i piatti rinascimentali degli scalchi della corte estense. Piccolo e defilato, invece, l’Hotel alla Torre è una residenza d’epoca un po’ fané. Ma se si sceglie una delle tre suite storiche si condivide una parete medievale di mattoni a vista con la storica Torre dell’Orologio.
L’armonia di certi paesaggi, la luce crepuscolare che avvolge colline e borghi si ritrovano nelle tele di Giorgione. Un esempio è la cosiddetta motta, un tronco a cono, artificiale, visibile a Treville. È ciò che resta del castello medievale dei Camposampiero, uno dei tanti che punteggiavano la campagna intorno alla città murata e che costituirono un orizzonte imprescindibile per il Maestro. A pochi metri da questa piramide spuntata coperta dal verde, all’Osteria con Cucina Pironetomosca, allestita in una vecchia cascina, si assaggiano i piatti della tradizione veneta con prodotti biologici e stagionali.
Case-torri, torrazzi, cinte murate, popolavano la pianura e in particolare il dolce profilo dei colli asolani, avanguardia del severo massiccio del Grappa. Dal colle di Monfumo, sulla cui sommità dominava uno dei tanti manieri pedemontani, lo sguardo si perde verso l’antica rocca sopra Asolo, esilio amaro di Caterina Cornaro, regina senza regno, e città amata da Eleonora Duse, Freya Stark e Robert Browning. Sullo sfondo, verso occidente, il colle di San Zenone e la medievale Torre Ezzeliniana. Da Gerry, ristorante con locanda (hanno cinque camere), è un indirizzo per palati fini.
Si prosegue verso nord, direzione Valdobbiadene. La fama del suo Prosecco precede la cittadina, dove vale la pena cenare e dormire alla Locanda Sandi. Sei camere di charme e un ottimo ristorante ricavato nella stalla e nel fienile. Il paesaggio qui cambia, le strade si snodano come serpenti lungo declivi e pendii coltivati a vigneti. Per apprezzare il territorio bisogna cedere al turismo lento: San Vito, Santo Stefano di Valdobbiadene e poi giù fino a Follo.
A Col San Martino si prende per San Vigilio; sorpassata la chiesetta in pietra si continua tra i filari e le colline per risalire a Guia. Un andare zigzagando per vivere il territorio. Campanili, filari e casette di contadini. Un paesaggio bucolico. In località Cartizze, una delle Doc del Prosecco più pregiato, per caso quattro anni fa Cesare De Stefani ha avuto l’idea di aprire un’Osteria Senz’Oste in un’abitazione contadina affacciata sui filari. Nella sala sono appesi i salumi (preparati nella salumeria di famiglia a Guia di Valdobbiadene, tel. 0423.90.10.65); nella credenza ci sono il pane fresco, i formaggi delle malghe e Prosecco a volontà di varie aziende del territorio.
Verso Combai il panorama cambia ancora: cominciano i castagneti. Poco lontano, a Follina, si dorme al nuovissimo Hotel dei Chiostri, 15 camere in un ex convento, poi filanda. Altra curiosità del territorio è la Locanda al Monastero di Rolle. Qui il menu è fisso, ma cambia ogni giorno della settimana: mercoledì carni alla griglia, giovedì pesce, venerdì ossocollo di maiale, sabato a pranzo la tagliata.
Messaggio del 11-12-2009 alle ore 12:29:32
Giorgione, l’emozione del colore
nella mostra delle sfide
A Castelfranco apre l’esposizione sul grande artista e il suo tempo
Aperta al pubblico l'esposizione del grande artista castellano
Pittura senza disegno, così cambio la storia dell'arte moderna
Cinque grandi chef portano a tavola i misteri del maestro
Cosa fa di una mostra un evento? Il numero delle opere esposte, la dimensione mediatica, la spettacolarità, l'eccellenza dei curatori? Sì, tutto questo, può fare di una mostra una grande kermesse culturale, ma c'è qualcosa di più che spesso viene trascurato nel nostro tempo di primati (non nel senso di quadrumani, o forse sì talvolta!) di mostre gridate: la qualità della ricerca scientifica che necessariamente sottende una esposizione che si vuol definire grande. Giorgione al Museo-Casa Giorgione di Castelfranco è senza ombra di dubbio un evento che lascerà traccia nella storia dell'arte. I curatori, Lionello Puppi, Antonio Paolucci e Enrico Maria dal Pozzolo hanno saputo conferire alla esposizione che si snoda nelle piccole sale della Casa Barbarella (già nota come Marta-Pellizzari), la famiglia da cui, ora è confermato, Giorgione proveniva, una carica emozionale perfettamente calibrata, modulando l'effetto dello stupore e la tonalità didattica in parti eguali.
Il Cristo Portacroce di San Rocco (Tiziano o Giorgione?), «la Madonna con bambino e santi Caterina e Battista» (Sebastiano del Piombo?), un «Guerriero» in tutto simile al San Nicasio della Pala, il «Cantore appassionato » da Roma, il «Concerto», opere che oggi possono essere attribuite verosimilmente a Giorgione; questa la sfida! Infine, al secondo piano una magnifica sezione di dipinti e incisioni tra cui Cima da Conegliano, Giovanni Bellini, Perugino, Sebastiano Dal Piombo a corredo di una esposizione che fornisce elementi di stupore e conoscenza, conferme e sorprese, intorno alla figura di uno dei più grandi maestri della pittura di tutti i tempi. Diciotto opere di Giorgione, centoventisei opere esposte in totale, un catalogo edito da Skirà di eccellente qualità e di imponente mole, duecentosettantasette milioni di euro di valore assicurativo. Ma non sono i numeri che danno il capogiro!
che ne dite di organizzare una visita?
Giorgione, l’emozione del colore
nella mostra delle sfide
A Castelfranco apre l’esposizione sul grande artista e il suo tempo
Aperta al pubblico l'esposizione del grande artista castellano
Pittura senza disegno, così cambio la storia dell'arte moderna
Cinque grandi chef portano a tavola i misteri del maestro
Cosa fa di una mostra un evento? Il numero delle opere esposte, la dimensione mediatica, la spettacolarità, l'eccellenza dei curatori? Sì, tutto questo, può fare di una mostra una grande kermesse culturale, ma c'è qualcosa di più che spesso viene trascurato nel nostro tempo di primati (non nel senso di quadrumani, o forse sì talvolta!) di mostre gridate: la qualità della ricerca scientifica che necessariamente sottende una esposizione che si vuol definire grande. Giorgione al Museo-Casa Giorgione di Castelfranco è senza ombra di dubbio un evento che lascerà traccia nella storia dell'arte. I curatori, Lionello Puppi, Antonio Paolucci e Enrico Maria dal Pozzolo hanno saputo conferire alla esposizione che si snoda nelle piccole sale della Casa Barbarella (già nota come Marta-Pellizzari), la famiglia da cui, ora è confermato, Giorgione proveniva, una carica emozionale perfettamente calibrata, modulando l'effetto dello stupore e la tonalità didattica in parti eguali.
Il Cristo Portacroce di San Rocco (Tiziano o Giorgione?), «la Madonna con bambino e santi Caterina e Battista» (Sebastiano del Piombo?), un «Guerriero» in tutto simile al San Nicasio della Pala, il «Cantore appassionato » da Roma, il «Concerto», opere che oggi possono essere attribuite verosimilmente a Giorgione; questa la sfida! Infine, al secondo piano una magnifica sezione di dipinti e incisioni tra cui Cima da Conegliano, Giovanni Bellini, Perugino, Sebastiano Dal Piombo a corredo di una esposizione che fornisce elementi di stupore e conoscenza, conferme e sorprese, intorno alla figura di uno dei più grandi maestri della pittura di tutti i tempi. Diciotto opere di Giorgione, centoventisei opere esposte in totale, un catalogo edito da Skirà di eccellente qualità e di imponente mole, duecentosettantasette milioni di euro di valore assicurativo. Ma non sono i numeri che danno il capogiro!
che ne dite di organizzare una visita?
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