Cinema, Teatro, Arte, Spettacolo
NANGA PARBAT
Messaggio del 10-01-2010 alle ore 23:14:45
Quarant'anni dopo la fatidica spedizione del 1970 sul Nanga Parbat (8.127 metri), la «montagna nud», in Pakistan, che costò la vita a Guenther Messner, il fratello Reinhold racconta la tragedia di quella scalata in un film che uscirà nel gennaio del 2010.
Si tratta di «Nanga Parbat», una produzione tedesca per la regia di Joseph Vilsmaier, a cui Messner partecipa con una joint-venture nella sua veste di «consulente»: non tanto per spiegare come «impugnare una piccozza» agli attori che vestiranno sul grande schermo i panni suoi e del fratello, bensì per far «vedere le emozioni» di quella scalata. E il film, assicura Messner, non sarà un pretesto per dire al mondo intero come sono andate le cose. Anche se ancora oggi, ammette, qualcuno nutre dubbi.
«Io non sono un regista, un cameraman o un attore e non partecipo finanziariamente» alla produzione.Io ho portato l'idea e controllo l'artigianato del film: non solo come si tiene la piccozza, ma curo anche l'aspetto psicologico, perchè secondo me il film è il medium per raccontare con emozioni una storia, perchè sullo schermo dobbiamo vedere le emozioni».
Sarà Messener, quindi, da dietro le quinte, a suggerire ai protagonisti - Florian Stetter nella parte di Reinhold e Volker Bruch nella parte di Guenther - «come funziona la psicologia fra due fratelli, fra un capo-spedizione ed i giovani alpinisti».
Sarà «la storia vera di quello che è successo, ma racconterà anche una parte della mia vita, non solo la scalata», ha proseguito l'ex alpinista, spiegando che «il film inizia molto prima della spedizione, dalla nostra infanzia, a casa, per dire come nasce» l'idea. «All'inizio, mio fratello non doveva andare, i nostri genitori non volevano - ha ricordato Messner -, poi il capo-spedizione, all'ultimo momento, lo ha invitato. Il capo-spedizione non voleva che noi fossimo assieme nella cordata, ma noi non accettammo. È una storia molto complessa, che però alla fine porta a questa tragedia».
E il film, ha sottolineato Messner, non è stato ideato per «difendersi» contro tutti coloro che per anni hanno dubitato della versione dei fatti, poi confermata - nel 2005 - dal «ritrovamento del corpo di mio fratello». Qualcuno dubita ancora di come siano andate veramente le cose, ha ammesso Messner, che ha definito «pura invenzione» le ipotesi circolate in passato sulla morte del fratello. «Non si possono querelare tutti, ma neanche adesso nessuno ha la forza di dire "abbiamo sbagliato": Non devono neanche scusarsi, ma dire "abbiamo sbagliato"».
Quarant'anni dopo la fatidica spedizione del 1970 sul Nanga Parbat (8.127 metri), la «montagna nud», in Pakistan, che costò la vita a Guenther Messner, il fratello Reinhold racconta la tragedia di quella scalata in un film che uscirà nel gennaio del 2010.
Si tratta di «Nanga Parbat», una produzione tedesca per la regia di Joseph Vilsmaier, a cui Messner partecipa con una joint-venture nella sua veste di «consulente»: non tanto per spiegare come «impugnare una piccozza» agli attori che vestiranno sul grande schermo i panni suoi e del fratello, bensì per far «vedere le emozioni» di quella scalata. E il film, assicura Messner, non sarà un pretesto per dire al mondo intero come sono andate le cose. Anche se ancora oggi, ammette, qualcuno nutre dubbi.
«Io non sono un regista, un cameraman o un attore e non partecipo finanziariamente» alla produzione.Io ho portato l'idea e controllo l'artigianato del film: non solo come si tiene la piccozza, ma curo anche l'aspetto psicologico, perchè secondo me il film è il medium per raccontare con emozioni una storia, perchè sullo schermo dobbiamo vedere le emozioni».
Sarà Messener, quindi, da dietro le quinte, a suggerire ai protagonisti - Florian Stetter nella parte di Reinhold e Volker Bruch nella parte di Guenther - «come funziona la psicologia fra due fratelli, fra un capo-spedizione ed i giovani alpinisti».
Sarà «la storia vera di quello che è successo, ma racconterà anche una parte della mia vita, non solo la scalata», ha proseguito l'ex alpinista, spiegando che «il film inizia molto prima della spedizione, dalla nostra infanzia, a casa, per dire come nasce» l'idea. «All'inizio, mio fratello non doveva andare, i nostri genitori non volevano - ha ricordato Messner -, poi il capo-spedizione, all'ultimo momento, lo ha invitato. Il capo-spedizione non voleva che noi fossimo assieme nella cordata, ma noi non accettammo. È una storia molto complessa, che però alla fine porta a questa tragedia».
E il film, ha sottolineato Messner, non è stato ideato per «difendersi» contro tutti coloro che per anni hanno dubitato della versione dei fatti, poi confermata - nel 2005 - dal «ritrovamento del corpo di mio fratello». Qualcuno dubita ancora di come siano andate veramente le cose, ha ammesso Messner, che ha definito «pura invenzione» le ipotesi circolate in passato sulla morte del fratello. «Non si possono querelare tutti, ma neanche adesso nessuno ha la forza di dire "abbiamo sbagliato": Non devono neanche scusarsi, ma dire "abbiamo sbagliato"».
Messaggio del 07-01-2010 alle ore 16:43:54
Nuova reply all'argomento:
NANGA PARBAT
Registrati
Mi so scurdate la password
Hai problemi ad effettuare il login?
segui le istruzioni qui