degli aiuti ancora più concreti, degli strumenti culturali sui media ancora più espliciti per far vincere la vita e la libertà delle donne (e dei lori figli).
Messaggio del 30-11-2009 alle ore 17:50:19
Abortirai con dolore! viene sarcasticamente scritto in diverse parti per contestare la decisione di mettere dei limiti all’uso della pillola RU486.
In realtà, almeno a sentire le donne che l’hanno usata, il dolore è maggiore se si usa l’aborto-pillola farmacologico piuttosto che se si abortisce chirurgicamente. Lo afferma uno studio pubblicato sulla rivista Health TECHNOLOGY Assessment, rivista incaricata proprio di valutare le qualità degli strumenti per la salute.
In uno studio su 1877 donne, queste riferivano, di aver provato più dolore del gruppo di donne che invece avevano abortito chirurgicamente. Non vogliamo tessere le lodi dell’aborto chirurgico, ma ci domandiamo allora che vantaggio abbiano le donne dall’introduzione di un metodo doloroso. Anche sull’accettabilità della procedura farmacologica, tempo addietro un precedente studio sul British Journal of Obstetrics and Gynecology aveva mostrato che la percentuale di donne che ripeterebbe l’aborto con metodo farmacologico (53%) è minore di quella che, avendo abortito con metodo chirurgico se dovesse abortire di nuovo ripeterebbe l’azione con lo stesso metodo (77%).
Ma se le donne l’accettano di meno, perché allora introdurlo? Certo, si può pensare che qualcuno voglia un aborto completamente fatto a casa, ma il pensiero corre ad una parola: “libertà”:
Si è più liberi quando una scelta si fa nella solitudine senza che lo Stato ti dia alternative, o quando delle serie alternative vengono presentate? La libertà non si coniuga con la parola disperazione: chi è solo non è libero, ma impaurito. C’è un’obiezione a tutto questo ragionamento: davvero sempre si propongono alle donne delle alternative serie e valide quando si presentano a chiedere alla struttura pubblica di voler abortire? Davvero a chi vuole abortire per problemi economici viene presentata la possibilità di sovvenzioni, aiuti ecc.?
Questa domanda ci dovrebbe far alzare la guardia e creare strutture ancora più diffuse, capillari, degli aiuti ancora più concreti, degli strumenti culturali sui media ancora più espliciti per far vincere la vita e la libertà delle donne (e dei lori figli).