Cultura & Attualità

Arbeit macht frei
Messaggio del 18-12-2009 alle ore 20:35:20






Messaggio del 18-12-2009 alle ore 22:13:38
ma davvero si so fregati la targa davanti ad auschwitz?
Messaggio del 18-12-2009 alle ore 22:24:59
pare di si. l'avevo sentito alla radio, ma una cosa fugace, mi sembrava di essermelo immaginato...



mi domando che senso abbia rubare un oggetto del genere
Messaggio del 19-12-2009 alle ore 02:44:11
forse se te la rivendi in nero ad un collezionista ti danno un botto di soldi? in effetti strano che non c'abbia pensato nessuno prima.
Messaggio del 19-12-2009 alle ore 03:42:47
"non ricordo dove lessi questa frase..."
Messaggio del 19-12-2009 alle ore 07:25:52


UN CAPOLAVORO!!!!!!!!!






Messaggio del 19-12-2009 alle ore 11:29:00
e tu ti fideresti a venderla a uno che ti dice di essere un collezionista e poi magari ti fa arrestare?
Messaggio del 19-12-2009 alle ore 22:37:16







Messaggio del 19-12-2009 alle ore 23:16:36
Beh...io non mi meraviglio...col bel governo chi si ritrovano in Polonia..., che i figli di puttana nazisti non l'avessero fatto prima, un po di più....
Messaggio del 20-12-2009 alle ore 14:12:08
furto su commissione al 100%
Messaggio del 21-12-2009 alle ore 19:02:36
forse l'aveva rubata Coletti
Messaggio del 21-12-2009 alle ore 20:16:15





Messaggio del 22-12-2009 alle ore 09:37:16

"Il lavoro rende liberi", in tedesco "Arbeit macht frei". Era la frase scritta all'ingresso dei campi nazisti dove furono sterminati milioni di uomini, donne e bambini. E' lo slogan scelto da Tommaso Coletti, presidente della Provincia di Chieti, per i dépliant e le inserzioni pubblicitarie della Provincia che promuovono i Centri per l'impiego. Una decisione che ha scatenato naturalmente molte polemiche.
"Il lavoro rende liberi - scrive Coletti nella pubblicità - Non ricordo dove lessi questa frase ma fu una di quelle citazioni che ti fulminano all'istante perché raccontano un'immensa verità". Secondo il presidente, senatore della Margherita nella scorsa legislatura, il messaggio non è di cattivo gusto perché "le parole hanno un significato in senso assoluto e non in relazione a chi le adopera".

Letta questa notizia su La Repubblica, la vicepresidente dell'ANED di Pisa Laura Geloni ha inviato questa lettera al direttore del giornale:

Colpisce il candore del presidente Coletti nell’ammettere di essere stato “fulminato” da una citazione come “Arbeit macht frei” tanto da trovarvici un’immensa verità….
Colpisce altrettanto che di questa verità non abbia ricordi: tanto da non sapere chi siano i suoi “illustri predecessori”.
Viene spontaneo chiedersi se la Provincia da lui amministrata, il 27 gennaio di ogni anno organizzi le iniziative di riflessione su Olocausto, Shoa e Deportazione …. come richiede la Legge.
La sfrontatezza di questo Signore offende la Dignità degli Uomini. Ciò riguarda ognuno di noi, non storicamente … ma ora … in ogni momento …
Non ci si può indignare di fronte alle terribili parole negazioniste del Presidente iraniano e citare Primo Levi a comodo: come se le sue memorie fossero un talismano da tirare fuori a comando e poi restare indifferenti, insensibili di fronte a un tale ardire.
Forse anche le parole: “Kz, Gaskammer, Krematorium, Juden …” sono sconosciute al Presidente Coletti.
Perciò lo invito a prendere contatto con l’A.N.E.D. (Associazione Nazionale ex Deportati Politici nei Campi nazisti).
Lo stesso invito, Sig. Direttore, lo rivolgo a Lei, così potrà documentarsi sul fatto che la scritta “Arbeit macht frei” non si trovava solo sul cancello del Campo di Sterminio di Auschwitz ma anche negli altri, oltre 1.000, Campi di Sterminio dove hanno perso la vita più di 12 milioni di persone: 6 ilioni di ebrei e 6 milioni tra oppositori politici (triangoli rossi), zingari, testimoni di Jeova, omosessuali, oltre ad altre “categorie” non tollerate dal regime nazifascista - fra cui 40.000 italiani.
Magari la prima domenica del prossimo mese di maggio potreste venire a Mauthausen - non è poi così lontano - per vedere che ogni anno oltre 10.000 persone vi si riuniscono per ricordare la vittoria della Democrazia sul nazifascismo … per rinnovare quell’impegno Morale che fa sì che ci si possa chiamare UOMINI, quell’impegno che è la base della Coscienza e l’unica garanzia per la costruzione di un futuro di rispetto e tolleranza. 10.000 persone che conoscono il significato di certe parole …. che sanno che l’ignoranza non può essere permessa … e tanto meno l’indifferenza.

Messaggio del 22-12-2009 alle ore 09:39:52
Chieti, la gaffe della Provincia
Usa come slogan "Il lavoro rende liberi"
Pacifici: "Il presidente abbia l'umiltà di fare un passo indietro"


Il presidente della Provincia di Chieti Tommaso Coletti
CHIETI - "Il lavoro rende liberi", in tedesco "Arbeit macht frei". Era la frase scritta all'ingresso del campo di sterminio nazista di Auschwitz. E' lo slogan scelto da Tommaso Coletti, presidente della Provincia di Chieti, per i depliant e le inserzioni pubblicitarie della Provincia che promuovono i Centri per l'impiego. Una decisione originale, che ha scatenato molte polemiche.

"Il lavoro rende liberi - scrive Coletti nella pubblicità - Non ricordo dove lessi questa frase ma fu una di quelle citazioni che ti fulminano all'istante perché raccontano un'immensa verità". Secondo il presidente, senatore della Margherita nella scorsa legislatura, il messaggio non è di cattivo gusto perché "le parole hanno un significato in senso assoluto e non in relazione a chi le adopera".

Quel che è certo, però, è che a molti, leggendo la frase, è tornata in mente la tragedia dell'Olocausto e la drammatica sorte toccata a milioni di persone. La scritta, che campeggiava all'ingresso di Auschwitz, era un'enorme presa in giro che, secondo gli storici, serviva a illudere i deportati lasciando loro la speranza che, lavorando, sarebbero usciti liberi dal campo di concentramento.

"Tutto questo - si difende il presidente - non può però mettere in dubbio il fatto che il lavoro rende liberi: questa frase racconta un'immensa verità. L'ho pensata e pronunciata per il suo significato e per il grande valore che racchiude in sé".

Lui, in ogni caso, a Hitler dice di non aver proprio pensato. "Chi ritiene che mi sia riferito allo slogan nazista si sbaglia - spiega - Non sono mai andato ad Auschwitz o a visitare altri lager. Quella frase l'ho letta tempo fa su un manifesto elettorale".

Insomma, secondo Coletti la polemica sarebbe del tutto strumentale. "Io stesso - continua - ho adoperato usualmente quella frase nei miei comizi così come hanno fatto autorevoli esponenti di altre forze politiche senza suscitare reazioni da parte di alcuno. Qualcuno davvero pensa che il lavoro non liberi l'uomo dal bisogno?"

Discussioni a parte, sembra discutibile anche la campagna pubblicitaria, che comunque non sarà interotta. Non è infatti scontato che la citazione di uno slogan che nell'immaginario collettivo è legato a lavori forzati, violenza e crimini contro l'umanità possa spingere i cittadini ad avvicinarsi ai servizi forniti dai Centri per l'impiego.

Durissima invece la reazione di Riccardo Pacifici, vicepresidente della Comunità ebraica di Roma: "E' incredibile che un esponente politico il cui schieramento ha l'antifascismo nel dna non si renda conto della gravità dell'utilizzo di frasi che ormai oggi sono legate fortemente a fatti tragici come quello dei campi di sterminio. Frasi che - ha aggiunto Pacifici - non possono oggi avere valenza istituzionale per promuovere il lavoro".

Secondo Pacifici "il presidente della Provincia di Chieti dovrebbe avere l'umiltà di fare un passo indietro e rendersi conto dell'errore".

(29 agosto 2006)

Chieti, la gaffe della Provincia
Usa come slogan "Il lavoro rende liberi"



Fai di Repubblica la tua homepage
Messaggio del 22-12-2009 alle ore 09:42:58















non ricordo dove lessi questa frase, ma mi piace

COLETTI TOMMASO [/B]
Messaggio del 22-12-2009 alle ore 11:33:04
IL LAVORO RENDE LIBERI

questa frase, in quel contesto, era solo derisoria e di scherno. umiliante benvenuto.
Messaggio del 22-12-2009 alle ore 15:37:04
per non dimenticare
Messaggio del 22-12-2009 alle ore 15:59:53
Sul portone della ADECCO





Messaggio del 22-12-2009 alle ore 16:01:19
è una questione di cultura




(ma la cultura non era prerogativa della sinistra? )
Messaggio del 22-12-2009 alle ore 16:31:52
uppe
Messaggio del 22-12-2009 alle ore 17:10:43
Sul portone della ADECCO





Messaggio del 22-12-2009 alle ore 17:18:07
natra vote
Messaggio del 22-12-2009 alle ore 22:26:19
sul portone della adecco è peggio che sul cancello di auschwitz

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