Cultura & Attualità

CHE SCHIFO! l'avete vista la mappa?
Messaggio del 17-04-2009 alle ore 15:56:45
comunque il costo in più per rendere un fabbricato antisismico della fascia 1 rispetto ad uno della fascia 2 è irrisorio
tant'è che io a volte progetto fabbricati di fascia 2 come se fossero di fascia 1, o di fascia 3 come se fossero di fascia 2, e nessuno se ne accorge.
Messaggio del 17-04-2009 alle ore 13:13:33
Ed infatti da una veloce ricerca su internet ecco cosa ho trovato:

Ormai è una notizia già vecchia, ma purtroppo i media della tv sembrano non prestarci troppa attenzione. Molti, molti morti di questo terremoto hanno già un responsabile: il potere politico che ha falsato il rating sismico della regione Abruzzo, cioè il rischio sismico del territorio ovvero la pericolosità del territorio rispetto alla probabilità del verificarsi di un terremoto.

La storia parte quando l’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) nel 1998, dopo un lavoro mastodontico e molto impegnativo, termina la mappatura della pericolosità del rischio sismico in Italia.
Il lavoro viene consegnato al Ministero dei Lavori Pubblici. La cartina dell’Italia si colora di verde, giallo, arancione e rosso. La zona rossa è quella di massimo rischio. Il Ministero dei Lavori pubblici lascia in un cassetto il lavoro, nè tantomeno nessuno al Governo se ne preoccupa.

Tutto tace fino al 2002 quando con il terremoto di San Giuliano di Puglia, muiono 26 bambini sotto le macerie della locale scuola elementare.
L’anno successivo arriva il provvedimento nr. 3274/2003 firmato da Silvio Berlusconi che classifica L’Aquila come comune con “rischio 2″ colore arancione. Alle regioni il compito di recepire il provvedimento e le relative mappe. La regione Abruzzo è una delle pochissime che non fa modifiche al testo dell’ordinanza 3274/2003 del Governo Berlusconi. La stessa classificazione è quella che adotterà anche la Protezione Civile (clicca sulla cartina di seguito):

Ovvero quella postata da Crasso (n.d. Animamundi)

Qualche anno dopo il Governo emana una nuova ordinanza nr. 3519 del 28 aprile 2006 che recepisce una nuova mappatura del rischio sismico dell’Ingv del 2004 dove stavolta viene ricompresa la totalità della provincia de L’Aquila, in una’area di colore viola con un grado di “rischio 1″. L’ordinanza del Governo indica, ma non impone alle regioni di modificare la precedente mappatura del rischio sismico del 2003. La regione Abruzzo non ci pensa proprio a recepirla e mantiene quella prevista dall’ordinanza 3274/2003 del Governo.

Modificare il grado di rischio sismico avrebbe comportato più costi per l’edilizia, più spese di costruzione, più ferro, più cemento. Criteri per costruire edifici e palazzi con maggiore rigore tecnico edilizio e con vincoli più restrittivi.
Vi basti pensare che nelle zone con “rischio 1″, i palazzi non possono superare il primo piano di altezza. Se a questo si abbina il costo dell’illegalità diffusa e della ricerca dell’interesse personale sempre e comunque, l’aver risparmiato sul cemento e il ferro da parte di molti costruttori ha fatto il resto. Aumentare il rischio sismico vuol dire anche per il settore immobiliare dover abbassare i prezzi per metro quadro degli appartamenti che non sono costruiti a norma. L’intera zona si sarebbe deprezzata. Nel 2006 chi era il Presidente della Regione Abruzzo?

Che la magistratura indaghi.

http://italianspot.wordpress.com/2009/04/16/terremoto-laquila-falsato-il-rischio-sismico-del-ingv-dalla-regione-abruzzo-nel-2006/
Messaggio del 17-04-2009 alle ore 13:04:49
Cmq ad osservare bene la mappa, le pinte speculative di sottovalutazione del rischio mi sembrano evidenti.

Fateci caso TUTTI I COMUNI con un minimo di interesse economico (per turismo, o per altro) sono declassati a zona gialla.

Roccaraso, i Comuni del Parco Nazionale (colpiti da un violento terremoto negli anni '80 !), Ovindoli, e i comuni che hanno impianti sciistici etc etc...

Questa piu' che una carta del rischio sismico mi sembra un carta del...compromesso speculativo
Messaggio del 17-04-2009 alle ore 12:58:02
Animanera

guarda che non ho mai detto che sei un cazzaro, ci mancherebbe chiedevo semplicemente fino a che punto eri arrivato con i tuoi studi. Se ricordo bene, oramai sono passati dieci anni, i principi della zonazione di un area si fa nei primi anni.
Cmq tranquillo non avevo nessuna intenzione polemica e mi scusa se ti ho dato questa impressione.


Crasso

che io sappia la carta valida del Riscio sismico e' quella ufficiale di cui ho postato il link. con la direttiva del 2006.
E' quella che dovrebbe essere recepita da TUTTI GI ENTI LOCALI e su cui dovrebbe basarsi la zonazione locale.

Probabilmente la Regione Abruzzo non ha ancora provveduto all'aggiornamento.
Non saprei dirti dato che non mi occupo esattamente del campo (purtroppo )

Di sicuro so che c'e' una iniziativa di rimappare sismicamente la Regione Abruzzo basandosi sulla carta naionale, ma a scala regionale.

Non so pero' quanto il progetto sia andato avanti e SE e' andato avanti
Messaggio del 17-04-2009 alle ore 11:20:30
non sono un cazzaro caro Animamundi ho studiato per davvero tre anni geologia. la mia era una smplice domanda anche perchè se mi parli di tettonica delle placche qualcosa so ma di zonazione per aree comunali mi trovi non preparato.
Crasso ti ha risposto enunciando quello che in mente pensavo anche io a rigor di logica
insomma era un intervento per cercare di capire.
cmq avezzano e il fucino sono luoghi potenzialmente più esplosivi della zona aquilana
Messaggio del 17-04-2009 alle ore 10:52:06
la mappa deve per forza essere divisa per comuni per il semplice motivo che le pratiche edilizie sono presentate nei comuni, il problema è che certi comuni sono gialli invece che rossi, verdi invece che gialli.

vi faccio l'esempio di roccaraso, come si può vedere è giallo ma circondato da comuni di colore rosso, perché?


anima, conosci una mappa neno obsoleta che sia in vigore?
quella che ho messo io è quella in vigore, tratta dal sito della regione abruzzo.



questa è una intervista interessante:
16/04/2009 – All’indomani del violento terremoto che ha colpito l’Abruzzo, è lecito domandarsi il perché di una tragedia di tali proporzioni. Quanto ha contribuito l’errore umano? Sarebbe stato possibile evitare il peggio potendo contare su costruzioni a prova di sisma? Che responsabilità attribuire al clima di incertezza normativa in materia antisismica che in Italia regna dal 2003?
Per iniziare a rispondere a tali domande, la redazione di Edilportale ha intervistato l’ing. Alessandro Martelli – responsabile della Sezione Prevenzione Rischi Naturali e Mitigazione Effetti (PREV) dell’ENEA e docente di Scienza delle costruzioni in zona sismica all’Università di Ferrara – con l’obiettivo di ascoltare il parere di un tecnico che, tra l’altro, si è occupato del collaudo della nuova struttura realizzata per la scuola Francesco Jovine, crollata a causa del sisma che il 31 ottobre 2002 colpì il Molise e la Puglia.

La redazione:
Evento terremoto. Quale idea si è fatto del danno a carico dell’Aquila e dei paesi limitrofi? Come risaputo, si tratta di zone soggette a rischio sismico. Ma avremmo potuto realmente aspettarci una tragedia di tale entità?


Martelli:
Dal punto di vista di quello che descrive la normativa, ovvero della classificazione sismica, in teoria non avremmo dovuto aspettarci un danno di tale entità, almeno per quanto riguarda gli edifici di recente costruzione. La pericolosità sismica di questa zona è nota già da tempo, anche prima del 2003, e non c’è stata una recente classificazione.
C’era invece da aspettarselo per quanto riguarda il costruito italiano. Al di là di tutto, il terremoto resta ancora un evento sottovalutato. Ma questo non giustifica i danni. Nonostante la consapevolezza del massimo rischio sismico della zona, è stato purtroppo fatto poco per migliorare il comportamento sismico degli edifici.


Red.:Come si sta muovendo a suo avviso la macchina organizzativa della ricostruzione? Il Presidente del Consiglio Berlusconi ha annunciato che l’inventario delle zone colpite dal sisma sarà pronto entro due mesi. Si tratta secondo lei di una previsione attendibile? Diversamente, quali ritiene siano i necessari tempi per completare la fase di censimento? Quali invece quelli di ricostruzione?

M.: L’intervento della Protezione Civile sta procedendo in maniera ottimale. È ancora presto per dare un giudizio complessivo sulla macchina organizzativa della ricostruzione. I risultati vanno letti e interpretati alla luce di diversi elementi.
Se Berlusconi ha parlato di due mesi per l’ultimazione della fase di censimento, si tratta di un dato verosimile che sicuramente gli sarà stato comunicato da Bertolaso.
Per quanto riguarda i tempi di ricostruzione, le tecnologie che consentano tempi relativamente brevi ci sono, almeno per quanto riguarda il nuovo. Bisogna vedere quale sarà la volontà politica. Potrebbero invece essere più lunghi gli interventi su edifici antichi. Si potrebbero magari utilizzare i piani regolatori esistenti, in modo tale che gli edifici di nuova costruzione possano essere abitazioni provvisorie per poi essere destinati ad altre attività. Non è tuttavia utile auspicare tempi di ricostruzione troppo stretti, perché potrebbe essere controproducente. Bisogna piuttosto costruire bene. I “comparti 219” dell’Irpinia, ad esempio, non vanno affatto bene in quanto il provvisorio rischia di diventare definitivo. I comprensori urbani che furono realizzati in Irpinia negli anni successivi al terremoto del 1980 come soluzione provvisoria per i terremotati sono ancora oggi abitati, e si trovano in uno stato di profondo degrado.


Red.: Mentre i tecnici della Protezione Civile effettuano i primi sopralluoghi, la Procura dell’Aquila ha aperto un’indagine contro ignoti per disastro e omicidio colposo plurimo per i cedimenti strutturali dell’ospedale San Salvatore, evacuato poche ore dopo il terremoto. Considerato che si tratta di una zona ad altissimo rischio sismico, qual è la sua opinione in tema di qualità delle costruzioni del luogo, sia pubbliche che residenziali?


M.: Si deve prima di tutto premettere che si tratta di impressioni che vanno ancora confermate. Si vedono situazioni diversificate. La sede ANAS, ad esempio, una struttura costruita negli anni ’50, ha reagito bene presentando sì dei danni, ma non strutturali.
Un esempio invece di struttura realmente mal costruita è l’ospedale. La Repubblica ha riportato a tal proposito una mia battuta sulla improbabilità di una costruzione simile persino nel 700. Non si tratta in questo caso dell’utilizzo di una normativa antecedente al 2003, poiché ci sono errori vergognosi dal punto di vista ingegneristico. Cattiva esecuzione dei getti di calcestruzzo con granulometria non corretta e scarsità di inerti che in travi e pilastri risultano maggiormente presenti nelle parti basse, mentre il cemento risulta concentrato in alto; ferracci del diametro 26-28 mm con staffe molto rade e non adeguate in termini di diametro (6-8 mm, quando sarebbero state necessarie staffe con un diametro di almeno 10-12 mm). Sarebbe stato certamente preferibile un sistema di ferri più fitti.
Il problema dei ferri non staffati adeguatamente è evidente anche all’interno della Farmacia (il magazzino di medicinali cui attingevano sale operatorie e corsie) , dove si possono facilmente vedere i cordoli appesi. Una costruzione davvero vergognosa.


Red.: Si è parlato dell’utilizzo di sabbia di mare piuttosto che di fiume per il cemento armato delle costruzioni in Abruzzo, e di ferri lisci piuttosto che ad aderenza migliorata. Ritiene davvero possibile attribuire la fragilità del cemento delle costruzioni crollate ad un così grave atto di irresponsabilità?


M.: Io escluderei l’ipotesi dell’utilizzo di sabbia di mare. Ho portato personalmente esempi di cattiva costruzione in Sicilia, dove probabilmente è successo perché i ferri erano corrosi, reazione che può essere causata dalla sabbia di mare. Ma nel caso dell’Abruzzo lo escluderei.
Confermo invece che in molti edifici sono stati trovati ferri lisci. All’interno dell’ospedale erano ad aderenza migliorata, mentre all’esterno era grossi ma lisci, e mancavano staffe in prossimità dei nodi di trave-pilastro. Lo stesso vale per la Casa dello studente e la Farmacia, dove sono stati utilizzati solo ferri lisci.


Red.: Tornando al tema ricostruzione, alla luce delle sue conoscenze tecniche nonché della sua esperienza in Molise, quali sono secondo lei le migliori tecniche costruttive antisismiche? Che ne pensa, in particolare, della casa in legno Sofie costruita con il sistema X-Lam – Cross Laminated Timber, nata nei laboratori dell’Istituto Ivalsa-Cnr e testata nei laboratori dell’Istituto nazionale di ricerca sulla prevenzione disastri (Nied) in Giappone?


M.: Ci sono vari metodi di costruzione antisismica. A parte le casette in legno, ritengo che il metodo più adeguato sia l’isolamento sismico, ammesso che il terremoto non trasmetta troppa energia a bassa frequenza.
In particolare, un ottimale isolamento sismico può essere garantito costruendo edifici sorretti da grandi piastre in cemento armato supportate da isolatori sismici. Tali piattaforme costituiscono di fatto nuovi “terreni artificiali” asismici (i cosiddetti “artificial grounds”). È possibile costruire anche più edifici sorretti da un’unica piastra, sebbene non un paese intero come ha dichiarato qualche giorno fa Berlusconi. Si tratta di una tecnologia in linea con le più avanzate soluzioni architettonico-ingegneristiche adottate nel mondo, in particolare in Giappone.
Tengo infine a precisare che si tratta di un metodo che non comporta necessariamente costi eccessivi. Al contrario, con la nuova normativa, si può addirittura risparmiare.


Red.: Vorrei ora invitarla ad una riflessione sulla normativa antisismica italiana, un capitolo che il nostro paese rinvia dal 2003 con conseguenti disagi e incertezze fra gli operatori delle costruzioni e le amministrazioni pubbliche. Qual è la sua posizione sull’argomento? Crede che la possibilità esistente tutt’oggi di applicare norme vecchie di 16 anni possa avere qualche responsabilità nella tragedia che ha colpito l’Abruzzo, in merito soprattutto al crollo di edifici di costruzione relativamente recente? Ci risulta che nel mese di febbraio lei abbia scritto al ministro delle Infrastrutture Matteoli chiedendo proprio di sbloccare una lunga storia di proroghe, ultima tra queste lo slittamento dell’entrata in vigore delle nuove norme antisismiche al 30 giugno 2010. Può darci conferma di ciò? Qual è stato, in particolare, l’appello che ha rivolto al ministro? E tale appello ha avuto risposta?


M.: La vecchia normativa ha influito direttamente poco. È stata piuttosto la mentalità comune alla base della quale c’è la richiesta di proroga a determinare i danni maggiori. Una mentalità che rivela la grave mancanza consistita nella sottovalutazione del problema. La tragedia che ha colpito l’Abruzzo e la proroga dal 2003 sono entrambe figlie di questa mentalità.
In merito alla lettera cui fa riferimento, le do conferma precisando che non solo io, ma tutte le associazioni del settore hanno scritto al ministro, il quale non mi ha dato una risposta per iscritto, ma mi ha riferito verbalmente che, benché avesse cercato di convincere Tremonti a cancellare la proroga, il decreto era oramai passato con la fiducia e quindi non più modificabile.
Successivamente i deputati Dussin della Lega Nord e Realacci del PD hanno presentato alla Commissione Ambiente e Lavori pubblici della Camera una risoluzione che chiedeva la revisione della proroga al 30 giugno 2010, introducendo inoltre la necessità di una relazione tecnica che accertasse un livello di sicurezza pari a quello ottenibile con la nuova normativa.
La risoluzione è passata all’unanimità. Il sottosegretario Mantovani si è impegnato ad annullare la proroga. Tale disposizione dovrebbe essere inserita tra le misure previste dal Piano Casa.
Intanto le anticipo che sono in fase di preprarazione delle iniziative parlamentari per la ricostruzione da proporre al Governo. Nei prossimi giorni si saprà di più.
Messaggio del 16-04-2009 alle ore 14:05:16
Animanera

semplicemente ti stai sbagliando.

Dalla carta di Crasso si evince CHIARAMENTE che la zonazione e' stata fatta per comuni e non per reali caratteristiche geofisiche del territorio.

Ora ad una faglia sismogenica (ovvero in grado di provocare terremoti), diciamo cosi', non gliene frega nulla dei territori comunali e non si interrompe mica al confine tra un comune ed un altro

La Mappa Ufficiale del Rischio sismico del territorio italiano e' questa:

http://zonesismiche.mi.ingv.it/documenti/mappa_opcm3519.pdf

e si basa, come si puo' ben vedere, sull'accellerazione prevista del suolo (dell'intero suol e non solo di quella comunale) in caso di evento sismico.

Come si evince altrettanto chiaramente, sempre dalla Mappa ufficiale, L'Aquila ed il suo comprensorio sorgono su una delle zone a piu' alto rischio, ovvero dove si prevede una maggiore accellerazione del suolo in caso di terremoto.

Se per davvero hai studiato geologia a suo tempo come mi e' sembrato di aver capito, dovresti ben conoscere la differenza tra una zonazione per areee comunali di competenza da una fatta invece con criteri scientifici.

In ogni caso, tra l'altro, la carta di Crasso fa riferimento ad un apparato legislativo obsoleto (Ordinanza PCM 3274 del 2003) quando invece la NUOVA NORMATIVA attualmente in vigore e' la PCM 3519 del 2006.




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Editato da Animamundi il 16/04/2009 alle 14:07:26
Messaggio del 15-04-2009 alle ore 21:09:41
ma la mappa indica la pericolosità di una zona in base agli edifici che la occupano o la reale sismicità di una determinata zona? ossia, la scossa aquilana è stata di media intensità e la città è giustamente inserita in zona arancione a prescindere dai morti che la sciagurata scossa ha provocato ma che dipendono da atteggiamenti e modi di agire che esulano dalla intensità della scossa stessa, avezzano è giustamente inserita insieme a buona parte del fucino in zona rossa. il rapporto confrontando le varie zone mi sembra tutto sommato giusto.
Messaggio del 15-04-2009 alle ore 19:10:06
E purtroppo non solo a L'Aquila c'è stata una declassazione ingiustificata ..
Messaggio del 15-04-2009 alle ore 17:26:55
appunto

hai colto nel segno
Messaggio del 15-04-2009 alle ore 17:19:03
nel 1983 l'Aquila è stata declassata da rosso a arancione
Messaggio del 15-04-2009 alle ore 17:18:05
Eh caro!
Tu lo sai che per i comuni rossi ci sono dei vincoli di altazza e quindi niente businiss!!!
Messaggio del 15-04-2009 alle ore 17:05:10



l'ho già messa in un altro post e ho chiesto ad autorevoli professori ma ...

L'Aquila e i comuni più colpiti sono di colore giallo e non rosso (lo vedete?)

questa mappa (ufficiale) presa dal sito della regione abruzzo dice bugie ma è legge

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