Cultura & Attualità
"Che senso ha...
Messaggio del 30-03-2011 alle ore 12:25:26
“Che senso ha continuare a snobbare il nucleare? Alla fine lo importiamo dalla Francia, tanto vale portarcelo in casa”.
Lo sentiamo ripetere come un mantra ogni volta che si tocca la questione dell’atomo.
Ma è veramente così? E se lo è, quanto pesa effettivamente l’energia atomica francese sul totale del nostro fabbisogno energetico? Per capirlo basta armarsi di pazienza e fare due calcoli.
Partiamo dal “fabbisogno nazionale lordo” e cioè dalla richiesta totale di energia elettrica in Italia. Nel 2009, secondo i dati pubblicati da Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, è stato pari a circa 317.602 Gwh (Gigawatt/ora all’anno).
Di questi, circa 278.880 Gwh (87,81%) sono stati prodotti internamente, in buona parte da centrali termoelettriche (77,4% delle produzione nazionale) che funzionano principalmente a gas (65,1% del totale termoelettrico), carbone (17,6%) e derivati petroliferi (7,1%): combustibili fossili, in larga parte importati.
Il gas, che è la fonte più rilevante nel mix energetico italiano, arriva per il 90% dall’estero, soprattutto da Algeria (34,44% del totale importato), Russia (29,85%) e Libia (12,49%).
La parte di fabbisogno non coperta dalla produzione nazionale viene importata, tramite elettrodotti, dai paesi confinanti.
In tutto, nel 2009, sempre secondo i dati di Terna, abbiamo acquistato dall’estero circa 44.000 Gwh di energia, al netto dei 2.100 circa che abbiamo esportato. 10.701 Gwh ce li ha ceduti la Francia, 24.473 la Svizzera e 6.712 la Slovenia.
Tre paesi ai nostri confini che producono elettricità anche con centrali nucleari. In base ai dati pubblicati dalla Iaea (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica), la Francia produce il 75,17% dell’elettricità con il nucleare, la Svizzera il 39,50% e la Slovenia circa il 38%.
In termini di Gwh questo significa che importiamo circa 8.000 Gwh di energia elettrica prodotta dalle centrali nucleari francesi, 9.700 Gwh dalle centrali svizzere e 2.550 Gwh dall’unica centrale slovena.
Quanto pesa quindi il nucleare estero sul fabbisogno italiano? Il conto è presto fatto. Basta dividere i Gwh nucleari importati mettendo a denominatore il fabbisogno nazionale lordo.
Si scopre così che solo il 2,5% del fabbisogno nazionale è coperto dal nucleare francese, il 3,05% dal nucleare svizzero e lo 0,8% da quello sloveno.
In realtà, se si considera il mix medio energetico nazionale calcolato dal Gestore servizi energetici (GSE) in collaborazione con Terna, la percentuale di energia nucleare effettivamente utilizzata in Italia è pari ad appena l’1,5% del totale. Se si scompone il dato, si scopre che il nucleare francese pesa per circa lo 0,6% sul mix energetico nazionale. Ma c’è un’altro dato da considerare.
Consultando i dati pubblicati da Terna si scopre infatti che l’Italia dal punto di vista energetico è tecnicamente autosufficiente. Le nostre centrali (termoelettriche, idroelettriche, solari, eoliche, geotermiche) sono in grado di sviluppare una potenza totale di 101,45 GW, contro una richiesta massima storica di circa 56,8 GW (picco dell’estate 2007). Perché allora importiamo energia dall’estero? Perché conviene. Soprattutto di notte, quando l’elettricità prodotta dalle centrali nucleari, che strutturalmente non riescono a modulare la potenza prodotta, costa molto meno, perché l’offerta (che più o meno rimane costante) supera la domanda (che di notte scende). E quindi in Italia le centrali meno efficienti vengono spente di notte proprio perché diventa più conveniente comprare elettricità dall’estero.
“E se dovesse succedere un incidente in una delle centrali dei paesi confinanti?”. Beh, non ci sarebbe da rallegrarsi, ma ancora una volta i dati possono esserci (un po’) di conforto.
Le tre centrali nucleari più vicine all’Italia sono in Francia a Creys-Malville (regione dell’Isère), in Svizzera a Mühleberg (vicino a Berna) e in Slovenia a Krško, verso il confine con la Croazia.
Creys-Malville è a circa 100 Km in linea d’aria dalla Valle d’Aosta, a 250 Km da Torino e a 350 Km da Milano. Mühleberg dista circa 100 Km dal confine piemontese e 220 Km da Milano. Krško è a 140 Km da Trieste. Ammesso che si possa usare come riferimento il disastro di Černobyl‘, in caso di incidente sembra che la più alta esposizione alle radiazioni si verifichi nel raggio di 30-35 chilometri dal reattore. Quindi nelle nostre valli alpine e nelle grandi città del nord si possono dormire ancora sonni abbastanza tranquilli rispetto all’eventualità che si costruisca un reattore dentro i confini nazionali.
“Che senso ha continuare a snobbare il nucleare? Alla fine lo importiamo dalla Francia, tanto vale portarcelo in casa”.
Lo sentiamo ripetere come un mantra ogni volta che si tocca la questione dell’atomo.
Ma è veramente così? E se lo è, quanto pesa effettivamente l’energia atomica francese sul totale del nostro fabbisogno energetico? Per capirlo basta armarsi di pazienza e fare due calcoli.
Partiamo dal “fabbisogno nazionale lordo” e cioè dalla richiesta totale di energia elettrica in Italia. Nel 2009, secondo i dati pubblicati da Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, è stato pari a circa 317.602 Gwh (Gigawatt/ora all’anno).
Di questi, circa 278.880 Gwh (87,81%) sono stati prodotti internamente, in buona parte da centrali termoelettriche (77,4% delle produzione nazionale) che funzionano principalmente a gas (65,1% del totale termoelettrico), carbone (17,6%) e derivati petroliferi (7,1%): combustibili fossili, in larga parte importati.
Il gas, che è la fonte più rilevante nel mix energetico italiano, arriva per il 90% dall’estero, soprattutto da Algeria (34,44% del totale importato), Russia (29,85%) e Libia (12,49%).
La parte di fabbisogno non coperta dalla produzione nazionale viene importata, tramite elettrodotti, dai paesi confinanti.
In tutto, nel 2009, sempre secondo i dati di Terna, abbiamo acquistato dall’estero circa 44.000 Gwh di energia, al netto dei 2.100 circa che abbiamo esportato. 10.701 Gwh ce li ha ceduti la Francia, 24.473 la Svizzera e 6.712 la Slovenia.
Tre paesi ai nostri confini che producono elettricità anche con centrali nucleari. In base ai dati pubblicati dalla Iaea (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica), la Francia produce il 75,17% dell’elettricità con il nucleare, la Svizzera il 39,50% e la Slovenia circa il 38%.
In termini di Gwh questo significa che importiamo circa 8.000 Gwh di energia elettrica prodotta dalle centrali nucleari francesi, 9.700 Gwh dalle centrali svizzere e 2.550 Gwh dall’unica centrale slovena.
Quanto pesa quindi il nucleare estero sul fabbisogno italiano? Il conto è presto fatto. Basta dividere i Gwh nucleari importati mettendo a denominatore il fabbisogno nazionale lordo.
Si scopre così che solo il 2,5% del fabbisogno nazionale è coperto dal nucleare francese, il 3,05% dal nucleare svizzero e lo 0,8% da quello sloveno.
In realtà, se si considera il mix medio energetico nazionale calcolato dal Gestore servizi energetici (GSE) in collaborazione con Terna, la percentuale di energia nucleare effettivamente utilizzata in Italia è pari ad appena l’1,5% del totale. Se si scompone il dato, si scopre che il nucleare francese pesa per circa lo 0,6% sul mix energetico nazionale. Ma c’è un’altro dato da considerare.
Consultando i dati pubblicati da Terna si scopre infatti che l’Italia dal punto di vista energetico è tecnicamente autosufficiente. Le nostre centrali (termoelettriche, idroelettriche, solari, eoliche, geotermiche) sono in grado di sviluppare una potenza totale di 101,45 GW, contro una richiesta massima storica di circa 56,8 GW (picco dell’estate 2007). Perché allora importiamo energia dall’estero? Perché conviene. Soprattutto di notte, quando l’elettricità prodotta dalle centrali nucleari, che strutturalmente non riescono a modulare la potenza prodotta, costa molto meno, perché l’offerta (che più o meno rimane costante) supera la domanda (che di notte scende). E quindi in Italia le centrali meno efficienti vengono spente di notte proprio perché diventa più conveniente comprare elettricità dall’estero.
“E se dovesse succedere un incidente in una delle centrali dei paesi confinanti?”. Beh, non ci sarebbe da rallegrarsi, ma ancora una volta i dati possono esserci (un po’) di conforto.
Le tre centrali nucleari più vicine all’Italia sono in Francia a Creys-Malville (regione dell’Isère), in Svizzera a Mühleberg (vicino a Berna) e in Slovenia a Krško, verso il confine con la Croazia.
Creys-Malville è a circa 100 Km in linea d’aria dalla Valle d’Aosta, a 250 Km da Torino e a 350 Km da Milano. Mühleberg dista circa 100 Km dal confine piemontese e 220 Km da Milano. Krško è a 140 Km da Trieste. Ammesso che si possa usare come riferimento il disastro di Černobyl‘, in caso di incidente sembra che la più alta esposizione alle radiazioni si verifichi nel raggio di 30-35 chilometri dal reattore. Quindi nelle nostre valli alpine e nelle grandi città del nord si possono dormire ancora sonni abbastanza tranquilli rispetto all’eventualità che si costruisca un reattore dentro i confini nazionali.
Messaggio del 30-03-2011 alle ore 12:42:03
Considerazioni interessanti.
Ne faccio io un'altra, piu' terra terra.
La Francia, dalla quale acquistiamo questa energia prodotta col nucleare e che viene presa a modello dal nostro nano-governo per quanto riguarda la sua produzione di energia, ha appena scatenato una guerra alla la Libia il cui fine ultimo e' accaparrarsi il petrolio. Mi pare questo sia piuttosto evidente ed e' difficile nascondersi dietro l'intervento umanitario.
Ora, mi chiedo, perche' una nazione cosi' all'avanguardia nelle tecnologie nucleari deve ricorrere ad un intervento militare per il petrolio?
Non e' che il loro nucleare, una volta valutati tutti i pro ed i contro, non e' cosi' poi tanto conveniente?
Considerazioni interessanti.
Ne faccio io un'altra, piu' terra terra.
La Francia, dalla quale acquistiamo questa energia prodotta col nucleare e che viene presa a modello dal nostro nano-governo per quanto riguarda la sua produzione di energia, ha appena scatenato una guerra alla la Libia il cui fine ultimo e' accaparrarsi il petrolio. Mi pare questo sia piuttosto evidente ed e' difficile nascondersi dietro l'intervento umanitario.
Ora, mi chiedo, perche' una nazione cosi' all'avanguardia nelle tecnologie nucleari deve ricorrere ad un intervento militare per il petrolio?
Non e' che il loro nucleare, una volta valutati tutti i pro ed i contro, non e' cosi' poi tanto conveniente?
Messaggio del 30-03-2011 alle ore 12:49:58
Grandissimo Anima .. l'unica cosa, potresti citare la fonte?
Grandissimo Anima .. l'unica cosa, potresti citare la fonte?
Messaggio del 30-03-2011 alle ore 12:54:40
Certamente Mat
http://www.cometa-online.it/
Certamente Mat
http://www.cometa-online.it/
Messaggio del 30-03-2011 alle ore 12:56:08
comunque, non è che se la francia prende il posto dell'italia nei contratti libici regala il petrolio o il gas ai propri cittadini! non è che l'eni ci regala/regalava il petrolio a noi!
al massimo ci guadagnano gli azionisti. insomma, dire che la francia fa la guerra a gheddafi non significa che la francia voglia abbandonare il nucleare!
comunque, non è che se la francia prende il posto dell'italia nei contratti libici regala il petrolio o il gas ai propri cittadini! non è che l'eni ci regala/regalava il petrolio a noi!
al massimo ci guadagnano gli azionisti. insomma, dire che la francia fa la guerra a gheddafi non significa che la francia voglia abbandonare il nucleare!
Messaggio del 30-03-2011 alle ore 12:57:49
da Creys-Malville con una perturbazione atlantica di esigua portata, in due giorni le radiazioni in piemonte se le ritrovano nella cassetta della posta! altro che valli alpine e nelle grandi città del nord si possono dormire ancora sonni abbastanza tranquilli...
E comunuqe, se importiamo energia prodotta dal nucleare, 30% come dice la Hack (che è favorevole al nucleare) o meno del 10 come dice Animamundi, alimentiamo la domanda e "giustifichiamo" l'offerta.
da Creys-Malville con una perturbazione atlantica di esigua portata, in due giorni le radiazioni in piemonte se le ritrovano nella cassetta della posta! altro che valli alpine e nelle grandi città del nord si possono dormire ancora sonni abbastanza tranquilli...
E comunuqe, se importiamo energia prodotta dal nucleare, 30% come dice la Hack (che è favorevole al nucleare) o meno del 10 come dice Animamundi, alimentiamo la domanda e "giustifichiamo" l'offerta.
Messaggio del 30-03-2011 alle ore 13:05:55
Uhm se abbiamo una domanda .. facciamo di 60, un'offerta facciamo di 100 abbiamo un bel 40 di possibilità di miglioramento. Considerando poi che:
- l'efficienza energetica delle "macchine" (qualunque esse siano) e degli edifici si spera migliori ed il trend è quello
- la ricerca sulle rinnovabili fa passi da gigante (e basti pensare alla possibilità di installazione ad ex. di pannelli sopra i capannoni industriali, oltre che nelle case)
- anche l'uranio è un materiale ad esaurimento (rapido, per altro), molto costoso da reperire e lavorare
- realizzare e rendere operativa una centrale costerebbe molto e ci vorrebbe molto tempo
Mi viene proprio difficile capire il perchè del nucleare..
Uhm se abbiamo una domanda .. facciamo di 60, un'offerta facciamo di 100 abbiamo un bel 40 di possibilità di miglioramento. Considerando poi che:
- l'efficienza energetica delle "macchine" (qualunque esse siano) e degli edifici si spera migliori ed il trend è quello
- la ricerca sulle rinnovabili fa passi da gigante (e basti pensare alla possibilità di installazione ad ex. di pannelli sopra i capannoni industriali, oltre che nelle case)
- anche l'uranio è un materiale ad esaurimento (rapido, per altro), molto costoso da reperire e lavorare
- realizzare e rendere operativa una centrale costerebbe molto e ci vorrebbe molto tempo
Mi viene proprio difficile capire il perchè del nucleare..
Messaggio del 30-03-2011 alle ore 13:30:10
E' proprio questo il punto !
Il nucleare in Italia al di là di tutto NON CONVIENE proprio perchè incredibilmente costoso, e in grado di dare "benefici" in termini di fabbisogno energetico solo a lunghissimo tempo.
E la cosa assurda è che anche ammesso che le centrali nucleari italiane fossero costruite e pienamente operative diciamo nel giro di...10/15 anni (tempo decisamente ottimistico) NON SERVIREBBERO A NULLA lo stesso poichè produrrebbero SOLO UNA MINIMA PARTE (circa il 20% anche in questo caso dato estremamente ottimistico) del nostro fabbisogno energetico.
Che senso ha spendere DECINE DI MILIARDI di euro in una cosa che
-non gi garantisce risultati concreti
-ci vorranno decenni per vederne i benefici
-non garantirebbe all'Italia l'autosufficenza energetica
?
Non ha senso.
E' proprio questo il punto !
Il nucleare in Italia al di là di tutto NON CONVIENE proprio perchè incredibilmente costoso, e in grado di dare "benefici" in termini di fabbisogno energetico solo a lunghissimo tempo.
E la cosa assurda è che anche ammesso che le centrali nucleari italiane fossero costruite e pienamente operative diciamo nel giro di...10/15 anni (tempo decisamente ottimistico) NON SERVIREBBERO A NULLA lo stesso poichè produrrebbero SOLO UNA MINIMA PARTE (circa il 20% anche in questo caso dato estremamente ottimistico) del nostro fabbisogno energetico.
Che senso ha spendere DECINE DI MILIARDI di euro in una cosa che
-non gi garantisce risultati concreti
-ci vorranno decenni per vederne i benefici
-non garantirebbe all'Italia l'autosufficenza energetica
?
Non ha senso.
Messaggio del 30-03-2011 alle ore 13:41:44
..e ignorando il rischio più grande di un'esplosione in casa, con contaminazione di terreno e falda. Un conto è ciò che arriva da una nube che viaggia, un conto è avere la sorgente direttamente da noi.
Va considerato pure il discorso della sismica in Italia, della "capacità" realizzativa (d'altronde, se costruiamo opere risparmiando su tutto..se inquiniamo da noi le falde con la munnezza perchè tanto "ci bevem l'acqua mineràl", perchè non si dovrebbe fare lo stesso con le centrali), dell'inevitabile dipendenza energetica: in pratica pur producendo in house, dovremo importare tutto ciò che ci serve dall'estero in un mercato tutt'altro che libero, attualmente regolamentato da cartelli francesi e americani.
Ancora non riesco a trovare lati positivi al nucleare oggi in Italia.
..e ignorando il rischio più grande di un'esplosione in casa, con contaminazione di terreno e falda. Un conto è ciò che arriva da una nube che viaggia, un conto è avere la sorgente direttamente da noi.
Va considerato pure il discorso della sismica in Italia, della "capacità" realizzativa (d'altronde, se costruiamo opere risparmiando su tutto..se inquiniamo da noi le falde con la munnezza perchè tanto "ci bevem l'acqua mineràl", perchè non si dovrebbe fare lo stesso con le centrali), dell'inevitabile dipendenza energetica: in pratica pur producendo in house, dovremo importare tutto ciò che ci serve dall'estero in un mercato tutt'altro che libero, attualmente regolamentato da cartelli francesi e americani.
Ancora non riesco a trovare lati positivi al nucleare oggi in Italia.
Messaggio del 30-03-2011 alle ore 13:48:36
(Altra chicca: noi compriamo energia dalla Francia a basso costo appunto di notte e...gliela RIVENDIAMO in piccola parte di giorno nei picchi di consumo grazie alla variabilità del contributo delle nostre idroelettriche .. con quella comprata di notte ripompiamo l'acqua a monte per poi svuotarla quando richiesto )
(Altra chicca: noi compriamo energia dalla Francia a basso costo appunto di notte e...gliela RIVENDIAMO in piccola parte di giorno nei picchi di consumo grazie alla variabilità del contributo delle nostre idroelettriche .. con quella comprata di notte ripompiamo l'acqua a monte per poi svuotarla quando richiesto )
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