Cultura & Attualità

Come FOLGORE dal cielo...
Messaggio del 31-10-2008 alle ore 11:08:49
Messaggio del 31-10-2008 alle ore 10:37:36
L' omosessualità latente tra i militaristi è talmente palese da... non essere latente.

eheheh...


bye
Messaggio del 30-10-2008 alle ore 20:35:35
Messaggio del 30-10-2008 alle ore 19:56:27
C'è solo una cosa più idiota degli uomini in armi..., sono quelli che li festeggiano...
Messaggio del 30-10-2008 alle ore 18:44:43
la folgore fu mandata in africa con le scatolette di sardine a fare da carri armati
CSIR e ARMIR in russia con scarponi di cartone pressato e le mitragliatrici beretta che si inceppavano al primo freddino...il savoia cavalleria caricava (sic) stile balaklava contro i carri russi e gli alpini invece che i camion avevano i muli
dovevamo spezzare le reni alla grecia e ci hanno spazzato via usando solo lo tzatziki

mancò la fortuna non il valore , hanno scritto...invece mancavano proprio le armi, e solo dalla russia 100000 non tornarono più

e come al solito di fronte alle tragedie in italia si fa della retorica ... contenti voi
Messaggio del 30-10-2008 alle ore 13:04:29
Messaggio del 30-10-2008 alle ore 13:03:15
Tutta la carne da cannone puzza sempre di pollo alla griglia, alla fine... :0)

Reparti, battaglioni, divisioni, squadre speciali, corpi scelti...

...Un secondo prima di vomitare l' anima fanno tutti la stessa cosa: liberano le viscere e schiattano colle mutande sporche. :0)

Riuscire a morire senza puzzare di merda mi sembra più eroico di qualunque conquista di trincea o difesa di forte.



Saluti
Messaggio del 30-10-2008 alle ore 12:10:02
Quando ero "sotto le armi" ogni tanto venivano dei "rappresentanti" della Folgore per l'arruolamento...i più candidi andavano.

Per me il più grande esempio di amore per la Patria è stato quello dato dai soldati della Divisione Acqui a Cefalonia.


Messaggio del 30-10-2008 alle ore 12:09:01
io ho fatto :rulez : per l'evento descritto sopra ma sui paracadutisti potrei raccontarne tante

ce ne era uno nel mio reparto che era tosto ed icazzato, si vantava di essere in grado di fare non so quante centinaia di flessioni, di aver menato a non so quante persone, ecc... allora io gli ho preso il suo prezioso berretto dalla testa e l'ho buttato a terra, e lui come era consuetudine e regola ha raccolto il berretto con i denti e ha dovuto fare cento flessioni per pagare l'affronto subito ma poi la storia è finita lì.
Messaggio del 30-10-2008 alle ore 11:56:23
Messaggio del 30-10-2008 alle ore 10:51:45
ho dimenticato di mettere prima il saluto:

Presentààtt Hharmm

FFFFOLGOOREEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
Messaggio del 30-10-2008 alle ore 10:47:45
FOLGORE
Ki chi te le raccontava se favolette Tito??

Messaggio del 30-10-2008 alle ore 10:43:24
Perchè non scrivi degli innumerevoli stupri e crimini di guerra contro popolazioni inermi e donne e bambini commessi dalle "eroiche" camicie nere e dalla folgore in Africa, Jugoslavia e Grecia?




Messaggio del 30-10-2008 alle ore 10:06:03
Messaggio del 30-10-2008 alle ore 09:52:06
Messaggio del 30-10-2008 alle ore 07:55:54
"ONORE ALLA FOLGORE"...........in questi giorni di sinistri, comincio a riscoprir il mio destro amor........


Il ruolo della Folgore: consumata, MA NON VINTA
La sera del 23 ottobre, come descritto, cominciò l'improvvisa azione di preparazione dell'artiglieria avversaria che preannunciava l'imminenza dell'attacco. Gli inglesi disponevano di 2.000 nuovi carri armati dei tipi più moderni, (oltre 1.300 impiegati nella battaglia) in prevalenza americani,di una fortissima aviazione che dominava incontrastata il cielo, di circa 3.000 cannoni di ogni calibro e di elevata potenza, con una scorta di munizioni che permetteva loro di rovesciare sulle nostre linee migliaia di tonnellate di proiettili per settimane consecutive.
Dai margini della depressione di El Qattara fino al mare si accese, improvviso, un gigantesco lampegiare che si fondeva in un'unica vampata vulcanica, accompagnata da migliaia di scoppi che sommergevano completamente il nostro schieramento, dalla linea dei capisaldi alle postazioni d'artiglieria ed oltre, per sconvolgere e distruggere tutto ciò che potesse potenziare la nostra resistenza. L' uso di cortine fumogene paralizzava l' osservazione, ostacolava il tiro dei cannoni ed impediva di scorgere le mosse del nemico che si apprestava a serrare sotto le nostre difese per attaccarle. La "Folgore" attendeva l'imminente urto con la ferma volontà di opporsi all'avversario col massimo impegno e far pagare, agli inglesi, a caro prezzo, il loro ambizioso progetto.
I nostri ragazzi sembravano elettrizzati da quell'atmosfera di battaglia e dall'eccezionale spettacolo che si svolgeva intorno a loro, ed attendevano senza timori lo sviluppo degli avvenimenti per incontrarsi con i Inglesi e dare loro il "benvenuto".
Alle ore 20,40 del 23 ottobre l'avversario iniziava un fuoco di artiglieria di violenza e proporzioni inusitate che si protraeva ininterrottamente per tutta la notte sul 24 ed investiva in pieno l'intero fronte presidiato dalla Divisione "Folgore".
Dal rilevamento delle vampe si potè calcolare che contro il solo fronte del 187° reggimento agivano non meno di 150 pezzi (confermati poi in 200). Malgrado il massiccio tiro d'artiglieria, si poteva udire ogni tanto lo sferragliamento di cospicue masse di carri armati serranti sotto le posizioni dei paracadutisti.
Quando, fra gli scoppi e le vampe che illuminavano a giorno le postazioni si udì l'ordine dei comandanti «ai posti di combattimento» un grido solo rispose, altissimo ed unanime «Folgore!». Subito dopo numerose pattuglie nemiche, protette da nebbiogeni, tentavano di raggiungere i campi minati per aprirvi dei varchi, ma venivano inesorabilmente respinte.
Nel settore centrale la compagnia avanzata, la 6° comandata dal Capitano Marenco, si fece sterminare dopo un violento corpo a corpo; dei 90 paracadutisti che componevano la compagnia, solo una ventina rìuscirono a ripiegare verso la nostra linea principale di difesa. Avevano distrutto 30 carri armati ed ucciso circa 150 inglesi. Nel pomeriggio del 24, in un tentativo di contrattacco, cadeva il comandante dei raggruppamento Tenente Colonnello Marescotti Ruspoli a cui veniva concessa la medaglia d'oro alla memoria.

Verso le ore 14 del 25 ottobre una colonna di una quarantina di carri (4° Brigata corazzata leggera della 7° Divisione corazzata britannica) e due battaglioni di fanteria attaccavano il caposaldo della 12° compagnia deil IV/187° comandata dal Capitano Cristofori. Dopo lotta violentissima, che condusse a fasi di corpo a corpo, il nemico veniva respinto con perdite particolarmente sanguinose, lasciando sul terreno 22 carri armati immobilizzati.
Nella notte sul 26 l'avversario compiva l'ultimo tentativo di rompere il fronte della "Folgore". Avendo constatato la saldezza della nostra linea, decise di far massa contro il saliente di Deir el Munassib, allo scopo di impadronirsene e di irrompere quindi lungo un allineamento vallivo (Deir el Munassib-Deir Alinda), che da quelle posizioni si diparte.
Dopo la consueta preparazione di artiglieria e nebbiogeni, al sorgere della luna (ore 22) la 69° Brigata di fanteria (50° Divisione britannica) e reparti della Brigata "Francia Libera" mossero su tre colonne all'attacco contro le posizioni dei IV/187° reggimento. Una colonna, composta di due battaglioni dei reggimento "Green Howards" e di una compagnia autoblindo, riprendeva il fallito attacco del pomeriggio contro il caposaldo della 12° compagnia; un'altra colonna formata di elementi d'assalto degaullisti, impegnava la 10° compagnia; una terza colonna costituita dai battaglioni del reggimento "Royal West Kent" (44° Divisione britannica) e dal battaglione carri IV/8° Hussars (7° Divisione corazzata), investiva da ogni lato il caposaldo presidiato dalla 11° compagnia. Contemporaneamente venivano impegnate da altre unità le postazioni del II battaglione. Alle ore 23 l'intero fronte dei 187° reggimento era così premuto da ogni parte...

Aliquote del IX battaglione in secondo scaglione, venivano spostate nella notte per rafforzare le ali dello schieramento, particolarmente minacciate. Verso le ore 01,00 gli attacchi diretti contro le postazioni della 10° e 12° compagnia potevano considerarsi stroncati. Le colonne avversarie in seguito alle gravi perdite subite, desistevano da ogni tentativo di progresso e si accontentavano di mantenere impegnata la difesa.
Grave si manifestava invece la situazione della 11° compagnia. I vari centri di fuoco della compagnia attaccati su ogni lato e premuti da presso dai carri armati si difesero disperatamente. La lotta durò violentissima per un paio d'ore; poi, uno alla volta, i pezzi controcarro esaurirono le munizioni e non potendo esserne riforniti perché rimasti isolati, furono costretti al silenzio. Le armi automatiche venivano soverchiate dai carri. Alle ore 04,00 solo un paio di centri di fuoco resistevano ancora; la quasi totalità degli uomini della compagnia era caduta sulle posizioni.
In questa azione cadeva eroicamente, guidando un ultimo disperato tentativo di contrassalto, il Comandante della compagnia Capitano Costantino Ruspoli alla cui memoria fu conferita la medaglia d'oro.
Alle prime luci del giorno 27 il Comandante dei IV/187° (Capitano Valletti) quattro volte ferito, ma rimasto volontariamente sul posto, ordinava un contrassalto che veniva eseguito da un plotone al Comando del Tenente Raffaele Trotta, Comandante della compagnia cannoni da 47/32 assegnata in rinforzo al IV battaglione.
Ad azione ultimata, le posizioni perdute venivano riconquistate e saldamente tenute, successivamente il tenente Trotta veniva sostituito dal Tenente Gallo, il quale a sua volta ferito, cedeva il comando del battaglione al Maggiore Vagliasindi.
Nel corso del giorno 27 il nemico, efficacemente contrastato, tentava un ulteriore attacco, contro le posizioni della 10°/IV con elementi degaullisti rinforzati da un battaglione del Queen's Royal Regiment (44° Divisione inglese). La immediata, decisa reazione del presidio, il tempestivo intervento delle artiglierie stroncavano l'attacco ed il nemico veniva rigettato con gravi perdite.
Durante il contrassalto cadeva eroicamente alla testa dei suoi uomini il comandante della compagnia, Tenente Gastone Simoni alla cui memoria veniva conferita la medaglia d'oro.
Il Maggiore d'artiglieria Francesco Vagliasindi del 185° reggimento, il cui gruppo a seguito delle perdite subite era stato sciolto, e che aveva chiesto l'onore di assumere il comando di un reparto di fanteria, cadeva alla testa del IV/187° reggimento.
Il giorno 28 il nemico, esausto, non rinnovava i suoi attacchi limitandosi a battere le nostre posizioni con violenti tiri di artiglieria e mortai.
Nei giorni successivi, dopo qualche scontro di carattere locale, gli opposti fronti andavano stabilizzandosi. L'offensiva tentata dal nemico contro la "Folgore" era sanguinosamente fallita dopo sei giorni di accaniti combattimenti ed inutili attacchi. L'avversario era solo riuscito ad occupare parzialmente un caposaldo avanzato senza però infirmare la solidità delle posizioni, nè intaccare minimamente la linea di resistenza. Il nemico aveva lasciato sul terreno alcune centinaia di caduti; 52 carri furono da esso perduti; 164 uomini tra cui 12 ufficiali, venivano catturati.
Particolarmente significativo il tributo di sangue offerto dai comandanti di battaglione e di gruppo della "Folgore": su 16 ufficiali succedutisi al comando di 9 unità, si ebbero ben 15 perdite (10 caduti e 5 feriti).
Il Generale Alexander, a proposito dei combattimenti di quei giorni, scrisse: «Si trovò che il nemico era in forze e bene appostato, pertanto non si insistette nell'attacco».

Per quanto riguarda i due raggruppamenti nei quali era articolato il 186° si è detto che l'attacco si attuò in due direzioni: da est verso ovest, prevalentemente sul fronte del settimo battaglione (raggruppamento Tantillo) ed essenzialmente condotto da fanterie.
Sul fronte dei VII battaglione l'attacco si protrasse fino al 31 ottobre, con alterne vicende, per l'intervento di nostri contrattacchi condotti con l'appoggio di carri armati. Iniziatosi con la distruzione dei nostri centri in fascia di osservazione, sovrumanamente difesisi con bombe a mano e bottiglie molotov; culminato il 26 ottobre con la costituzione da parte del nemico di una sacca al centro della posizione di resistenza del battaglione; ed infine respinto dal nostro contrattacco il 27 ottobre, con la eliminazione di tale sacca e la cattura di un maggiore, 3 capitani, 4 tenenti, 207 militari, armi e munizioni: davanti alle nostre posizioni, si contano semidistrutti, 67 mezzi corazzati nemici. Il 28 ottobre, un "parlamentario" inglese si presentava per chiedere una tregua d'armi, allo scopo di dare sepoltura ai caduti d'ambo le parti. La tregua, concessa, ha la durata di tre ore; al termine vengono scambiati i recuperati piastrini dei caduti: 50 paracadutisti, circa 150 inglesi.

Il nemico si riordina e si sistema a circa 600 metri dalle nostre linee per riprendere fra il 29 ottobre e la notte del 1 novembre i suoi sforzi condotti però, a quello che sembrava, con scarsa decisione e forse a solo scopo dimostrativo: lasciò in seguito alla nostra reazione, nelle nostre mani un'altra cinquantina di prigionieri.
Sul fronte del V battaglione il vero e proprio contatto con il nemico avvenne verso le ore 3 antimeridiane dei giorno 24 ottobre. Anche qui esso non avvenne di sorpresa, perché fin dalla mezzanotte il posto avanzato di Qaret el Himeimat aveva dato notizia che si udiva sfilare da sud-est verso nord-ovest una forte massa di mezzi meccanizzati nemici: indubbio preludio ad un attacco avvolgente contro l'ala esposta del nostro schieramento generale.

Per detta eventualità, data la natura e data anche l'esiguità delle forze disponibili, il comandante del battaglione, con il pieno consenso del comandante del reggimento, si era orientato al seguente concetto: ridurre all'estremo uomini e mezzi dislocati ai piedi delle propaggini sud del ciglione di Munaquir el Daba, sovrastante la depressione salata, a sorveglianza del campo minato ivi esistente e col compito preciso di disorientare con la loro azione il nemico dando nel contempo un sicuro allarme al comando; di reagire in alto con l'immediato contrattacco contro le fanterie nemiche che si fossero affacciate da sud sull'altopiano (prive ormai dell'appoggio dei mezzi corazzati, necessariamente attardati dalla natura impervia degli accessi) cogliendole così di sorpresa, quando avrebbero creduto di aver raggiunto con estrema facilità il successo. A tale scopo il Comandante di battaglione, dopo aver sottratto e riunito tutti gli uomini non strettamente necessari al servizio delle armi, disponeva di circa 3 plotoni appoggiati da alcuni mortai. Da parte sua il comando di reggimento dislocato come detto poche centinaia di metri a nord di Naqb Rala, armando con personale di fortuna alcuni pezzi anticarro da 47/32 (giunti senza personale nella giornata del 23) aveva disposto uno sbarramento prudenziale, fronte a sud della gola di Naqb Rala; aveva un pugno di uomini composto dagli elementi del plotone collegamenti e del comando; aveva predisposto per l'afflusso (qualora le vicende dell'azione l'avessero reso necessario e possibile) degli uomini dei centri arretrati viciniori del VI battaglione dislocati nella piana: perché, ove si fosse giunti a quegli estremi, egli giudicava di dovere giocare tutto per tutto.

L'azione nemica contro il fianco destro del battaglione si risolse rapidamente e nella maniera più brillante per noi: gli scoppi di alcune mine e il divampare improvviso breve ed intenso del fuoco delle mitragliatrici, il lancio delle bombe a mano da parte degli elementi di osservazione in basso, avverte che il contatto era avvenuto ai piedi del Ciglione Sud di Munaquir el Daba e che sarebbe stato imminente l'affacciarsi sull'Altopiano di Naqb Rala delle fanterie nemiche. Il Comandante di battaglione articolò il rincalzo in due aliquote per l'azione sul fianco destro e nel fronte degli attaccanti; il comandante di reggimento con il modestissimo reparto di formazione si avviò verso il comando del Quinto battaglione. Ma il suo intervento non fu necessario; il V battaglione risolse coi suoi mezzi la situazione. Non appena, nell'incerto chiarore antelucano vede dilagare in silenzio sul pianoro le fanterie nemiche, riconoscibili per il caratteristico elmetto, il Comandante del battaglione fa scatenare su di esse alcune celerissime salve di mortai e raffiche di mitragliatrici pesanti ed al grido di Savoia, Viva l'Italia, "Folgore", dà il segnale del contrassalto: si gettano nella mischia anche i serventi della compagnia mortai. Il nemico si arresta, tenta di resistere ma viene travolto ed incalzato, fino a che l'ultimo uomo non ha sgombrato il pianoro, ridiscendendo le pendici sud di Munaquir el Daba. Il Comandante del battaglione, il suo Vice Comandante, il Comandante della compagnia mortai, ed altri ufficiali sono feriti, sensibili sono nel complesso le perdite che hanno costituito il prezzo del successo. Ma sul fronte del V battaglione il nemico non compie nessun altro attacco.

Fra il VII e il V è schierato il VI; questo non subisce alcun serio tentativo di rottura, ma sopporta notevoli perdite per le azioni di bombardamento e nelle azioni di pattuglia che si sviluppano, particolarmente attive, verso il tratto tenuto dal VII, a protezione del proprio fianco sinistro.

Con la fine di ottobre (per quanto riguarda il 186° reggimento) tutto sembra avviarsi ad una relativa calma. Il nemico è stato respinto, ma le perdite complessive subite specie nei quadri, sono state gravissime: sono caduti il Vice Comandante del reggimento (Tenente Colonnello Ruspoli), il comandante del VI battaglione (Maggiore Bergonzi) ed alcuni comandanti di compagnia; sono rimasti feriti fra gli altri il comandante del V battaglione (Maggiore Izzo), l'aiutante maggiore in 1° del reggimento (Capitano Maggiulli), il Capitano medico Guberti. I comandi dei battaglioni V e VI sono tenuti da capitani appena promossi, le compagnie in gran prevalenza sono comandate da sottotenenti di complemento o da sottufficiali; la forza dei reparti è ridotta a pochi uomini. Ma il rimpianto per la perdita di tanti e tanti compagni d'arma è virile; lungi dal reprimere gli animi, esalta in tutti l'orgogliosa fierezza di avere ovunque respinto il nemico combattendo strenuamente. La situazione generale impose al comando di Armata di ordinare l'arretramento di tutto il fronte: l'ordine al 186° fu portato dal Vice Comandante della Divisione Generale Bignami alle ore 21,30 del 1 novembre: esecuzione immediata; nuova linea di schieramento da assumersi per l'alba del 2 novembre: Rain Pool-Karet el Kadim; divieto di operare distruzioni che comunque potessero svelare il movimento al nemico; mezzi di trasporto a disposizione per il traino dei pezzi e per il carico di almeno parte delle riserve di munizioni; viveri ed acqua (che erano state accumulate in vista di strenua resistenza in posto) nessuno...
Tutti si resero conto che cominciava, per il reggimento e per la divisione la più dolorosa vicenda; ma tutti erano decisi a far si che questa diventasse anche la più gloriosa e restasse leggendaria. La ritirata nel deserto...
La BBC inglese a battaglia conclusa, l'11 novembre così commenta: "I resti della divisione Folgore hanno resistito oltre ogni limite delle possibilità umane".


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