Cultura & Attualità

COMPAGNI UNITEVI
Messaggio del 03-03-2012 alle ore 16:41:13


Messaggio del 01-03-2012 alle ore 10:06:26
Come non portare in auge le sacre parole del compagno Palmiro.
Grazie compagna Monique!
Messaggio del 27-02-2012 alle ore 21:43:22
XVI Congresso del PCUS.

26 giugno 1930 - 13 luglio 1930

Pare che in quegli anni ci fosse un sacco di gente che non si sentiva italiana....
Messaggio del 27-02-2012 alle ore 09:55:17
COMPAGNI UNITEVI...e andatevene in Korea del Nord una volta per tutte. C'e' l'amatissimo leader che vi aspetta e vi accogliera' a braccia aperte.

Cosi' forse capirete davvero cos'e' quel comunismo che vi piace tanto, ipocriti che non siete altro.
Messaggio del 27-02-2012 alle ore 01:43:52
Forse vi siete persi questo filmato....to' vedetevelo,era il 1991 ora siamo al 2012
Messaggio del 26-02-2012 alle ore 23:06:30
IL DISCORSO DELLA 'DISCESA IN CAMPO' - 26 gennaio 1994

"L'Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei
orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di
imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà.
Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non
voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini
legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare.
Per poter compiere questa nuova scelta di vita, ho rassegnato oggi stesso le mie
dimissioni da ogni carica sociale nel gruppo che ho fondato. Rinuncio dunque
al mio ruolo di editore e di imprenditore per mettere la mia esperienza e tutto il
mio impegno a disposizione di una battaglia in cui credo con assoluta
convinzione e con la più grande fermezza.

So quel che non voglio e, insieme con i molti italiani che mi hanno dato la loro
fiducia in tutti questi anni, so anche quel che voglio. E ho anche la ragionevole
speranza di riuscire a realizzarlo, in sincera e leale alleanza con tutte le forze
liberali e democratiche che sentono il dovere civile di offrire al Paese una
alternativa credibile al governo delle sinistre e dei comunisti.

La vecchia classe politica italiana è stata travolta dai fatti e superata dai tempi.
L'autoaffondamento dei vecchi governanti, schiacciati dal peso del debito
pubblico e dal sistema di finanziamento illegale dei partiti, lascia il Paese
impreparato e incerto nel momento difficile del rinnovamento e del passaggio a
una nuova Repubblica. Mai come in questo momento l'Italia, che giustamente
diffida di profeti e salvatori, ha bisogno di persone con la testa sulle spalle e di
esperienza consolidata, creative ed innovative, capaci di darle una mano, di far
funzionare lo Stato.

Il movimento referendario ha condotto alla scelta popolare di un nuovo sistema
di elezione del Parlamento. Ma affinché il nuovo sistema funzioni, è
indispensabile che al cartello delle sinistre si opponga, un polo delle libertà che
sia capace di attrarre a sé il meglio di un Paese pulito, ragionevole, moderno.

Di questo polo delle libertà dovranno far parte tutte le forze che si richiamano ai
principi fondamentali delle democrazie occidentali, a partire da quel mondo
cattolico che ha generosamente contribuito all'ultimo cinquantennio della nostra
storia unitaria. L'importante è saper proporre anche ai cittadini italiani gli stessi
obiettivi e gli stessi valori che hanno fin qui consentito lo sviluppo delle libertà
in tutte le grandi democrazie occidentali.
Quegli obiettivi e quei valori che invece non hanno mai trovato piena
cittadinanza in nessuno dei Paesi governati dai vecchi apparati comunisti, per
quanto riverniciati e riciclati. Né si vede come a questa regola elementare
potrebbe fare eccezione proprio l'Italia. Gli orfani i e i nostalgici del
comunismo, infatti, non sono soltanto impreparati al governo del Paese. Portano
con sé anche un retaggio ideologico che stride e fa a pugni con le esigenze di
una amministrazione pubblica che voglia essere liberale in politica e liberista in
economia.
Le nostre sinistre pretendono di essere cambiate. Dicono di essere diventate
liberaldemocratiche. Ma non è vero. I loro uomini sono sempre gli stessi, la loro
mentalità, la loro cultura, i loro più profondi convincimenti, i loro
comportamenti sono rimasti gli stessi. Non credono nel mercato, non credono
nell'iniziativa privata, non credono nel profitto, non credono nell'individuo. Non
credono che il mondo possa migliorare attraverso l'apporto libero di tante
persone tutte diverse l'una dall'altra. Non sono cambiati. Ascoltateli parlare,
guardate i loro telegiornali pagati dallo Stato, leggete la loro stampa. Non
credono più in niente. Vorrebbero trasformare il Paese in una piazza urlante,
che grida, che inveisce, che condanna.
Per questo siamo costretti a contrapporci a loro. Perché noi crediamo
nell'individuo, nella famiglia, nell'impresa, nella competizione, nello sviluppo,
nell'efficienza, nel mercato libero e nella solidarietà, figlia della giustizia e della
libertà.

Se ho deciso di scendere in campo con un nuovo movimento, e se ora chiedo di
scendere in campo anche a voi, a tutti voi - ora, subito, prima che sia troppo
tardi - è perché sogno, a occhi bene aperti, una società libera, di donne e di
uomini, dove non ci sia la paura, dove al posto dell'invidia sociale e dell'odio di
classe stiano la generosità, la dedizione, la solidarietà, l'amore per il lavoro, la
tolleranza e il rispetto per la vita.
I1 movimento politico che vi propongo si chiama, non a caso, Forza Italia. Ciò
che vogliamo farne è una libera organizzazione di elettrici e di elettori di tipo
totalmente nuovo: non l'ennesimo partito o l'ennesima fazione che nascono per
dividere, ma una forza che nasce invece con l'obiettivo opposto; quello di unire,
per dare finalmente all'Italia una maggioranza e un governo all'altezza delle
esigenze più profondamente sentite dalla gente comune.
Ciò che vogliamo offrire agli italiani è una forza politica fatta di uomini
totalmente nuovi. Ciò che vogliamo offrire alla nazione è un programma di
governo fatto solo di impegni concreti e comprensibili. Noi vogliamo rinnovare
la società italiana, noi vogliamo dare sostegno e fiducia a chi crea occupazione
e benessere, noi vogliamo accettare e vincere le grandi sfide produttive e
tecnologiche dell'Europa e del mondo moderno.

Noi vogliamo offrire spazio a chiunque ha voglia di fare e di costruire il proprio futuro, al Nord come al Sud
vogliamo un governo e una maggioranza parlamentare che sappiano dare
adeguata dignità al nucleo originario di ogni società, alla famiglia, che sappiano
rispettare ogni fede e che suscitino ragionevoli speranze per chi è più debole,
per chi cerca lavoro, per chi ha bisogno di cure, per chi, dopo una vita operosa,
ha diritto di vivere in serenità.
Un governo e una maggioranza che portino più
attenzione e rispetto all'ambiente, che sappiano opporsi con la massima
determinazione alla criminalità, alla corruzione, alla droga. Che sappiano
garantire ai cittadini più sicurezza, più ordine e più efficienza.

La storia d'Italia è ad una svolta. Da imprenditore, da cittadino e ora da
cittadino che scende in campo, senza nessuna timidezza ma con la
determinazione e la serenità che la vita mi ha insegnato, vi dico che è possibile
farla finita con una politica di chiacchiere incomprensibili, di stupide baruffe e
di politica senza mestiere. Vi dico che è possibile realizzare insieme un grande
sogno: quello di un'Italia più giusta, più generosa verso chi ha bisogno più
prospera e serena più moderna ed efficiente protagonista in Europa e nel
mondo.

Vi dico che possiamo, vi dico che dobbiamo costruire insieme per noi e per i
nostri figli, un nuovo miracolo italiano."

Silvio Berlusconi


Ciao Bananas.
Messaggio del 26-02-2012 alle ore 22:18:43
«È motivo di particolare orgoglio per me l’aver abbandonato la cittadinanza italiana per quella sovietica. Io non mi sento legato all’Italia come alla mia Patria, mi considero cittadino del mondo, di quel mondo che noi vogliamo vedere unito attorno a Mosca agli ordini del compagno Stalin. È motivo di particolare orgoglio aver rinunciato alla cittadinanza italiana perché come italiano mi sentivo un miserabile mandolinista e nulla più. Come cittadino sovietico sento di valere diecimila volte più del migliore cittadino italiano».
(Intervento di Palmiro Togliatti al XVI Congresso del PCUS).

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