Messaggio del 15-10-2009 alle ore 12:18:41
«Ho partecipato alla manifestazione perché era politica, contro Berlusconi. Ed essendo io un antiberlusconiano convinto, dovevo esserci. Ma non mi si venga a dire che essa era in difesa della libertà di stampa in Italia»
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 12:29:24
E quindi?
Questo non toglie che in Italia la stampa scomoda viene continuamente attaccata e vilipesa dal capo del governo. C'e' in Italia - fortunatamente - ancora liberta' di stampa ma ogni giorno, un poco alla volta, questa liberta' fondamentale viene erosa. Questo e' un fatto incontrovertibile.
Sarebbe opportuno che, come Sansonetti (che non riveste alcun ruolo istituzionale), anche Silvietto dichiarasse:
"Si, ho partecipato al Family Day per aggraziarmi i voti cattolici e le simpatie delle gerarchie vaticane. E non mi si venga a dire che con il Family Day io volessi celebrare i valori della famiglia tradizionale, perche' in realta' sono un puttaniere nato e la fica e' sempre in cima ai miei pensieri"
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 13:12:58
Sansonetti l'ha detto perché è consapevole che a sinistra la libertà di stampa è sempre stata molto sgradita, ed è una conquista degli ultimi anni.
Il buon Piero Ottone, ex direttore rosso del Corriere della Sera, recentemente ha tessuto gli elogi di Montanelli, grande giornalista.
Peccato che non solo a suo tempo censurò e licenziò Montanelli, ma addirittura proibì che sul Corriere venisse data la notizia che Montanelli era stato vittima di una gambizzazione da parte dei terroristi rossi.
L'atteggiamento di Ottone è il tipico atteggiamento degli uomini di sinistra, nei confronti di Montanelli e nei confronti di chiunque e qualunque cosa.
La riprova che la libertà di stampa in Italia è stata conseguita con l'abbattimento della cappa comunista.
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 13:39:12
Ci vuole davvero il coraggio a citare Montanelli, il primo che si scagliò contro il dittator banana ------------ Editato da Jena Plissken il 15/10/2009 alle 13:39:31
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 13:46:09
Montanelli diceva anche che gli italiani devono essere fieri della loro superiorità razziale e che non devono mescolarsi con le razze inferiori.
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 13:51:33
Cmq, per misurare quanto è libera la stampa italiana a sinistra, basterebbe ricordare quanto affermato da Pansa, il quale ricorda che per chi scrive su Repubblica non seguire pedissequamente la linea editoriale significa essere censurati, perché - si vede a occhio nudo - quel giornale è un monolito ideologico in cui anche le previsioni del tempo sono strumentali alla lotta politica e finanziaria del gruppo di potere cui appartiene.
Quindi dice bene Sansonetti, quando nota quale genere di personaggi "vuole difendere" la libertà di stampa in Italia. Piuttosto si doveva parlare di difesa dell'arbitrio & del predominio di una certa fazione giornalistica.
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 13:58:38
Ma che discorso è? Si sa che repubblica è la voce del PD... e quindi? Ha forse chiesto la chiusura dei quotidiani di fazione opposta?
Se poi ti riferisci alla contesa scalfari-de bortoli, io sto più dalla parte di de bortoli, anche perchè fu lui ad essere silurato quando osava contestare le leggi ad personam
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 14:02:16
Il solito giochino di adonai: fornire risposte non pertinenti.
Cmq Montanelli diventò antifascista proprio dopo l'emanazione delle leggi razziali.
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 16:21:39
tuttobene, tutti i quotidiani hanno sponsor politici, che servono proprio ad ottenere il finanziamento pubblico. Quanti di voi hanno firmato per abolire il finanziamento pubblico ai giornali?
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 16:25:44
quess è natru discors e vale per i giornali appena usciti e che non sanno campare da soli, non per questi a tiratura fortema che mo de benedetti e gli agnelli so diventati di sinistra caccoma sa pens il berlusca quess proprie ni li capisc
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 16:31:18
ma che sei scemO?
ci manca solo che levano l finanziamento publlico ( che non è ottenuto grazie a sponsor politici) e addaver stem alla frutta
perche' il problema carissimo jena e' proprio questo....
tutti che parlano di giornali e giornalisti, ma li comprate i giornali?
la riflessione che facevamo io e un mio amico alla manifestazione, ma pensa tu se tutta questa gente ogni giorno cacciasse... 2 euro
perche il problema è questo : non ci sono soldi.
tu che scrivi su un giornale sai bene che il contenuto del giornale non e' l'articolo che stai scrivendo ( nemmeno se lecchi il culo)
il contenuto è sull'altra facciata della pagina, la pubblicita' della punto, di tecnocasa, di mediolanum ehehe
che poi sono anche i tuoi datori di lavoro e quasi sempre hanno un piede nella politica .
se la gente comprasse il giornale , il mio datore di lavoro sarebbe il pubblico che mi legge, che se scrivo sstronzate mi caccia.
Ci vuole davvero il coraggio a citare Montanelli, il primo che si scagliò contro il dittator banana
Ci stavo ripensando e mi stavano girando le palline. Io parlo col coraggio di uno che 20 giorni su 30 acquistava e leggeva la Voce. Tu, che Montanelli non l'hai mai visto nemmeno col binocolo, non mi puoi dire assolutamente niente.
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 17:17:02
Avevo sentito anche io questa dichiarazione di Sansonetti e, a mio parere, è ineccepibile.
Sansonetti aggiunge di più (anche in riferimento a quello che più sopra diceva Jena), ovvero che la questione non è che ad es. Repubblica possa o meno essere il megafono del PD, la questione sollevata riguarda i potentati economici che ci sono dietro le scelte editoriali di alcune testate.
In pratica a De Benedetti non frega una mazza del PD, lui si serve del PD come scudo politico, ma il suo vero obiettivo è l'annientamento del nemico "imprenditore". Sono ben sicuro che se il Cavaliere non avesse interessi confliggenti con De Benedetti, tutta sta caciara non ci sarebbe.
E' solo na questione di soldi. Ma, a quanto pare, solo Eugenio Scalfari sembra non accorgersene......invero se n'è accorto benissimo
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 17:34:35
Anche noi abbiamo manifestato sia contro Berlusconi che Repubblica, entrambi negatori della libertà di informazione e dell'accesso all'informazione.
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 17:44:19
ha detto una cazzata o meglio vorrebbe "impossessarsi" di 200.000 persone che stavano li a protestare non contro berlusconi!
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 18:55:43
Noi stavamo manifestando per la libertà di informazione e la libertà di accesso all'informazione, quindi contro Berlusconi e De Benedetti, gli altri non so per cosa stessero manifestando...
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 19:02:50
In Italia non c'è libertà di stampa, ovviamente non per colpa di Berlusconi, come scrivono le pecore (che ovviamente sono liberissime di addebitargli questo e altro). Chiedetelo a Jannuzzi.
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 19:09:56
Che poi il fatto che a sraitare a favore della LIBBERTAAAAA' d'informazione siano gli stessi che sbraitano contro il finanziamento pubblico all'editoria fa capire quanto sia stupida sta gente. A me va bene, poi rimane in edicola solo il Giornale di Berlusconi, e non si lamentassero.
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 19:10:00
Cinghialon, sempre la solita manfrina.
Saresti più sincero se tu usassi l'IO invece del NOI. La si manifestava contro il maiale...punto e basta!!!
Lo ha detto Sansonetti!
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 19:11:35
seci fosse libertà di stampa tutti i giornali e le tv dovrebbero dire che berluskazzo fa un uso criminoso della topa pagata con i soldi degli italiani
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 19:22:55
Ki,
in questa occasione non ho usato il plurale maiestatis, intendevo che noi socialisti abbiamo manifestato per la libertà di informazione e la libertà di accesso all'informazione, quindi contro Berlusconi e De Benedetti che sono della stessa pasta.
Che poi il fatto che a sraitare a favore della LIBBERTAAAAA' d'informazione siano gli stessi che sbraitano contro il finanziamento pubblico all'editoria fa capire quanto sia stupida sta gente. A me va bene, poi rimane in edicola solo il Giornale di Berlusconi, e non si lamentassero.
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 19:47:02
Le Sette Sorelle della manipolazione
Benchè di recente il governo Berlusconi abbia dato inferto un colpo alla trasparenza
proprietaria delle aziende con una leggina [1] che estende le società “fiduciarie”, cioè
senza obbligo di dichiarare chi sono i possessori di azioni o obbligazioni, anche al settore
dell’editoria,è ancora possibile sapere chi sono i padroni dell’informazione in Italia. I
padroni veri, in senso letterale. Basta una ricerca sul sito web della Consob
(Commissione Nazionale per le Società e la Borsa) e voilà l’azionariato, le partecipazioni
rilevanti e persino i patti parasociali dei colossi che influenzano l’opinione pubblica del
Paese. Esclusi perché marginali o azzoppati gli attori minori [2], a controllare ciò che gli
italiani devono o non devono sapere sono infatti sette grandi gruppi: Rcs Mediagroup,
Mediaset-Mondadori, Gruppo L’Espresso, Gruppo Il Sole 24 Ore, Gruppo Riffeser, Gruppo
Caltagirone, Telecom Italia Media. La Sette Sorelle della (dis)informazione.
«La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire»,
diceva George Orwell, che di Grandi Fratelli, essendone stato il coniatore e
preveggente, se ne intendeva. La gente è imbevuta ogni giorno di notizie ma ignora
completamente, o quasi, a quali poteri economici e finanziari rispondono coloro che le
fabbricano. Gli interessi degli editori italiani non sono “puri”, cioè concentrati
esclusivamente nell’ambito editoriale (come in Germania, ad esempio), ma si estendono
ai campi più disparati. Questo dato basilare, che spiega perchè vengono resi noti certi
fatti e altri no e rende possibile la loro decodificazione, viene scientificamente fatto
rimanere nell’ombra. La notizia delle notizie è una non-notizia. Per questo noi ve ne
diamo conto qui, in un excursus sommario ma che dà un’idea, ci auguriamo,
sufficientemente chiara della cupola che manovra dall’alto il giornalismo tricolore.
RCS. Rcs ha la proprietà del Corriere della Sera, tradizionalmente considerato il più
importante giornale italiano. La holding è molto ramificata e spazia dall’editoria libraria
(Rizzoli) ai quotidiani (oltre al già citato Corsera, la Gazzetta dello Sport e il free press
City), ai periodici (gli allegati al Corriere come Magazine, Io Donna, Style, e poi Il
Mondo, Anna, Amica, Novella 2000, Max, Sportweek, Astra, Brava casa, Casamica), alle
radio (Play Radio, Agr Radio, Crn Radio, Rin Digital Radio). In Spagna fanno capo a Rcs le
testate El Mundo, Expansion (economia) e Marca (sport). Il capitale sociale è in mano ad
un ferreo patto di sindacato che detiene il 60% delle azioni, composto dai più grossi
nomi della finanza e dell’industria italiana (il cosiddetto “salotto buono”): Mediobanca
(banca d’affari), Fiat (auto), Gruppo Pesenti (cemento), Gruppo Ligresti (costruzioni),
Diego Della Valle (abbigliamento), Pirelli (telecomunicazioni), Banca Intesa, Generali
(assicurazioni), Capitalia, Sinpar (acciaio), Merloni Invest (finanziaria), Mittel
(finanziaria), Eridano (finanziaria), Edison (energia), Gemina (finanziaria), Benetton
(abbigliamento, autostrade, autogrill, telecomunicazioni), i costruttori romani Toti. Gli
intrecci fra loro costituiscono un groviglio di potere in cui è ravvisabile tutto lo sfacciato
imperversare dei conflitti d’interesse all’italiana. Qualche esempio. Mediobanca è
partecipata da Mediolanum e dal Gruppo Fininvest, che ha fatto insediare nel board
Marina Berlusconi, primogenita del premier Silvio, patron di Mediaset. Intesa partecipa
alla Generali, in cui c’è anche Unicredit (e le stesse Capitalia e Mediobanca). Il Gruppo
Fiat lo ritroviamo padrone unico dell’altro storico quotidiano nazionale, La Stampa. Del
Gruppo Telecom, azionista del patto, è Telecom Italia Media, a sua volta una delle Sette
Sorelle. Infine, Rcs ha una quota del 7,5% nella Poligrafici Editoriale, società che fa capo
ad un altro gigante “rivale”, il Gruppo Riffeser.
MEDIASET-MONDADORI. Mediaset è l’impero mediatico del Presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi. I suoi tre canali analogici, Canale 5, Italia Uno e Retequattro, formano
l’altra metà del cielo televisivo italiano. Le tre emittenti pubbliche della Rai sono
comunque sottoposte ai desiderata del Cavaliere, in quanto capo del governo: difatti la
scelta dei direttori di rete e dei tg passa per Palazzo Chigi e per le alchimie interne alla
maggioranza del momento, con le conventicole di viale Mazzini col cappello in mano a
reclamare poltrone. Quello berlusconiano è il primo gruppo privato in Italia e uno dei
maggiori in Europa (in Spagna detiene il 20% dello share). La concessionaria di
pubblicità, Publitalia, ha il primato della raccolta pubblicitaria, ed ha fornito i primi
quadri di Forza Italia negli anni ’90.
Attraverso la casa madre Fininvest, la famiglia Berlusconi possiede anche la Mondadori,
principale editrice di libri del Paese, ed è presente in Mediobanca e Capitalia (e quindi
in Rcs). Della galassia Mondadori fanno parte Einaudi, Sperling & Kupfer, Electa, Random
House Mondadori Periodici e radio: Panorama, Tv Sorrisi e canzoni, Chi, Donna moderna,
Grazia, Auto oggi, Cambio, Casaviva, Confidenze, Economy, Flair, Focus, Guida Tv,
Men’s Health, Prometeo, Starbene, Sale & Pepe, Cosmopolitan, Cucina moderna, Nuovi
argomenti, Ciak, Radio 101. Come si vede, la presa sulla costruzione dell’immaginario
collettivo, che passa anche se non soprattutto dai media di intrattenimento, vede una
presenza preponderante del politico-editore Berlusconi. Il fratello del premier, Paolo, è
il titolare del quotidiano Il Giornale. L’abnorme conflitto d’interessi che investe il nostro
premier, unico al mondo (i suoi affari si allargano alla finanza, al business immobiliare,
al cinema, al calcio), è diventato una barzelletta: mai risolto, anzi rivendicato sulla base
del fatto che gli elettori lo votano comunque, è il cavallo di battaglia di un
centrosinistra che non ha mai mosso un dito, neanche quand’era al potere, per porvi la
parola fine.
GRUPPO L'ESPRESSO. Rivale diretto dell’universo Mediaset è il Gruppo Espresso, il cui
padrone è l’ingegner Carlo De Benedetti (il cui figlio Marco è il rappresentante italiano
del fondo Carlyle, potente private equity americano nei settori delle armi, delle
telecomunicazioni e dell’energia). Le testate controllate annoverano al primo posto il
quotidiano fondato da Eugenio Scalfari e dal defunto Carlo Caracciolo, La Repubblica
(con relativi allegati: Il Venerdì, D La repubblica delle donne, Salute, Trova Roma, Trova
Milano, Metropoli, XL, Velvet, Affari&Finanza), e il settimanale L’Espresso.
Inoltre: Micromega, Limes, National Geographic Italia, Le Scienze, Il Tirreno, La Nuova
Sardegna, Messaggero Veneto, Il Piccolo, Gazzetta di Mantova, Il Mattino di Padova, La
Provincia Pavese, Il Centro, La Tribuna di Treviso, Gazzetta di Reggio, La Nuova Ferrara,
Nuova Gazzetta di Modena, La Nuova Venezia, La Città, l'Alto Adige, Radio Dee Jay e
Radio Capital. Il gruppo possiede anche due piccole piattaforme tv che saranno abilitate
a trasmettere su scala nazionale sul digitale terrestre: si tratta di Dee Jay Tv e di All
Music. L'Espresso è anche proprietario del portale elettronico Kataweb nonché di
Manzoni, una delle più importanti società italiane per la distribuzione della pubblicità
sui media. Oltre a De Benedetti, altri soci rilevanti nell’azionariato sono le Generali
(anche in Rcs), la Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste e la “zarina” Giulia Maria
Crespi (protagonista del turbolento periodo anni ’70 del Corriere, oggi a capo del Fondo
per l’Ambiente Italiano).
SOLE 24ORE. Il Sole 24 Ore è il primo quotidiano economico italiano, ed è proprietà
della Confindustria, nella quale ritroviamo, in qualità di imprenditori, molti dei nomi
che popolano i vertici delle Sette Sorelle. Il Gruppo Sole 24 Ore ha anche un’agenzia di
stampa, Radiocor, e un braccio radiofonico, Radio 24, quanto a informazione secondo
solo alla radiofonia Rai. La Confindustria è tradizionalmente filo-governativa,
posizionandosi a seconda di dove tira il vento: con Luca Cordero di Montezemolo vicino a
Prodi, con l’attuale presidentessa Emma Marcegaglia vicina a Berlusconi.
GRUPPO RIFFESER. La famiglia Riffeser, con Maria Luisa Riffeser Monti (57%) e
l’amministratore delegato Andrea Riffeser (7%), ha in mano il gruppo a cui fanno
riferimento il Quotidiano Nazionale, Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino e la
concessionaria pubblicitaria Spe. È da tener presente, però, che i quotidiani sono sotto il
controllo della Poligrafici Editoriale, a sua volta controllata al 60% da Maria Luisa
(assieme, con una quota minoritaria, ad Rcs). Presente anche la Fondazione Cassa di
Risparmio di Trieste (quasi il 3%), che abbiamo già registrato fra gli azionisti del Gruppo
L'Espresso.
GRUPPO CALTAGIRONE. Caltagirone Editore è l’espressione del gruppo del costruttore
(Cementir, Vianini) e finanziere romano Francesco Gaetano Caltagirone (lo troviamo
azionista del Monte dei Paschi di Siena e consigliere di Generali). È suocero di
Pierferdinando Casini, segretario dell’Udc ed ha amicizie trasversali (in particolare con
gli ultimi sindaci romani, Rutelli e Veltroni). Fanno parte del gruppo il Messaggero, il
Mattino, Il Gazzettino, Il Corriere Adriatico e il Nuovo quotidiano di Puglia, il leader
della free press Leggo e il portale Caltanet, le concessionarie Piemme ed Area Nord Spa,
nonché l’emittente regionale Telefriuli.
TELECOM ITALIA. La rete televisiva La7 e l’agenzia di stampa Apcom sono i fiori
all’occhiello di Telecom Italia Media, società della multinazionale di comunicazione
Telecom guidato da Franco Bernabè (e nel cui cda troviamo Tarek Ben Ammar,
finanziere tunisino amico di Berlusconi, gli economisti Jean Paul Fitoussi e Luigi
Zingales, l’ex presidente Fs Elio Catania, l’avvocato Berardino Libonati ex Eni ed ex
Alitalia e nel cda di Mediobanca, Pirelli e Nomisma). La catena di azionisti è folta: il
primo, col 24%, è la cordata italo-spagnola Telco Spa (Mediobanca, Assicurazioni
Generali, Intesa Sanpaolo, Sintonia-Benetton e Telefónica S.A.), poi ci sono la Findim
Group Sa, finanziaria lussemburghese della famiglia Fossati, ed una miriade di investitori
esteri (Brandes Investment Partners Lcc, BNP Paribas SA, Alliance Bernstein LP) e
italiani.
STATO E STATALISMO. La principale agenzia di stampa, l’Ansa, è di proprietà di quasi
tutti i principali quotidiani, mentre l’Adnkronos è della Giuseppe Marra Communications.
L’Agi è dell’Eni, compagnia energetica di Stato. A proposito di Stato: dalle casse
pubbliche piovono ogni anno generose sovvenzioni all’intero sistema delle agenzie, base
informativa di tutti i giornali, radiogiornali e telegiornali, e i contributi pubblici
all’editoria ammontano complessivamente ad un miliardo di euro annui.
Vediamo come. Per la sola carta stampata, dalle nostre tasche arrivano 600 milioni [3]
(fra contributi diretti, credito d’imposta per la carta, agevolazioni postali, credito
agevolato per gli investimenti, credito d’imposta per investimenti, fondo mobilità e
rimborsi per teletrasmissione). Altri 180 milioni tramite provvidenze per radio e tivù
locali e aiuti del Ministero delle Telecomunicazioni. Con le agenzie e con la Rai ci sono
convenzioni equivalenti a 120 milioni, senza contare quelle stipulate dai vari ministeri,
enti e regioni. Infine, 10 milioni per le dirette parlamentari di Radio Radicale. È il
«magna-magna» denunciato da Beppe Grillo col suo secondo V-Day sull’informazione.
Un’abbuffata, è bene sottolinearlo, a cui partecipano non soltanto i fogli di partito, gli
organi dei movimenti, le più o meno finte cooperative editoriali, le testate della Chiesa
Cattolica, i giornali italiani diffusi all’estero, ma soprattutto gli stessi giganti che si
spartiscono la torta pubblicitaria. E che magari predicano le virtù salvifiche del libero
mercato e montano campagne moralizzatrici contro la Casta arraffona [4]. Il Sole 24 Ore
si becca quasi 20 milioni di euro. Idem al Gruppo Espresso. Rcs si accaparra 23 milioni di
euro. La Stampa 7 milioni. Il Gruppo Riffeser più di 3 milioni. L’Avvenire, voce della
Conferenza Episcopale Italiana, oltre 10 milioni. Libero, Il Foglio e Il Riformista, tutti e
tre in trincea contro l’assistenzialismo e gli sprechi della politica, insieme portano a
casa 11 milioni di euro circa.
PRIMUS INTER PARES. Secondo gli ultimi dati forniti dall’Autorità per le Comunicazioni,
la carta stampata non arriva a racimolare il 30% della pubblicità, mentre la televisione
supera il 55% (con Mediaset che resta a far la parte del leone, e Sky della News Corp di
Rupert Murdoch ferma ad un misero 6%, pur avendo superato quest’anno i ricavi
pubblicitari di Mediaset) [5]. Rai e Mediaset, dominate da un sol uomo, stanno
allestendo con La7 una piattaforma satellitare comune, in modo da sottrarsi al
monopolio di Murdoch in questa tecnologia. Così facendo, tuttavia, la Rai perderebbe di
colpo 60 milioni di entrate pubblicitarie a tutto vantaggio dell’alleata-aguzzina
Mediaset. Nel frattempo tutti i grandi agglomerati editoriali, per fronteggiare la
riduzione di introiti dovuti alla crisi economica (meno 25% rispetto all’anno scorso),
stanno tagliando personale e programmi d’investimento. E chi ne approfitta, come al
solito, è soltanto il mostro Raiset, con la La 7 e le televisioncine locali a raccogliere le
briciole che avanzano.
Gli italiani leggono poco, preferiscono guardare la televisione. Questa è il regno
pressocchè incontrastato di Silvio Berlusconi, che è anche a capo del governo. Il caso di
Europa 7, in questo senso, è emblematico: la tv generalista di Francesco Di Stefano,
bloccata per anni per comune accordo bipartisan in aperta violazione della legge che gli
conferiva di diritto l’accesso alle frequenze di Retequattro, ha dovuto subire l’ennesima
beffa di vedersene assegnate in quantità tale da non coprire l’intero territorio
nazionale, restando ancora una volta fuori mercato.
Ciliegina finale, il socio occulto dell’intero sistema, la pubblicità, vede in posizione
predominante sempre Lui. Che assieme all’affollata brigata di protagonisti col sedere
ubiquo in quel consiglio d’amministrazione e in quell’altra società a sua volta incastrata
nella concorrente e così via, rappresenta, primus inter pares col suo famoso sorriso a 24
denti, lo sfregio più sfacciato a ciò che viene ipocritamente chiamata “informazione”.
Sarebbe meglio ribattezzarla manipolazione. Col fondamentale corollario
dell’occultamento dei suoi mandanti e beneficiari.
Alessio Mannino
per gentile concessione del mensile “Il Ribelle” – www.ilribelle.com; anno 2, numero 11-12 (agostosettembre).
Pagina 59
Note bibliografiche, riferimenti e puntualizzazioni
1. Decreto 207/2008 “Milleproroghe”, art. 41., comma 2.
2. Fra i marginali intendiamo in realtà gruppi di primo piano nelle realtà regionali,
come quello di Mario Ciancio Sanfilippo nel Mezzogiorno (La Sicilia, Gazzetta del
Mezzogiorno, Gazzetta del Sud, Antenna Sicilia, Telecolor, Radio Sis e Radio Telecolor) o
quello Mediapason (Telelombardia, Antenna 3, Videogruppo, Canale 6) dell’editore Sandro
Parenzo, che è anche titolare di una società di produzione, la Videa, ed è stato di
recente assessore alla cultura nella giunta veneziana di Massimo Cacciari. Fra gli
azzoppati, invece, Europa 7 di Francesco Di Stefano, di cui accenniamo alla fine di
questo articolo. Sky Italia, ramificazione del gruppo planetario di Rupert Murdoch, sta
avanzando ma non ha raggiunto livelli davvero concorrenziali col duopolio Rai-Mediaset.
3. Tutti i dati di questo paragrafo sono tratti da Beppe Lopez, La Casta dei giornali,
ed. Nuovi Equilibri.
4. «In questo quadro è consentita persino la rappresentazione ripetitiva e scandalizzata
di una situazione istituzionale sgangherata e di una corruzione diffusa, ma a patto di
non illuminare adeguatamente vie d’uscita che siano estranee al gioco degli interessi in
concorrenza all’interno dello stesso sistema, o comunque capaci di far saltare il tappo
del senso d’impotenza e dell’assuefazione di massa»: ibidem, pag. 24.
5. http://www.giornalismoedemocrazia.it, 24 luglio 2009.
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 19:57:32
Che spero Berlusconi sbatta la testa scivolando mentre fotte da dietro una puttana nel bagno di Palazzo Grazioli, così che abbia l'illuminazione di cancellare il contributo pubblico all'editoria. Così vi vedrò esultare come gli allocchi mentre vi metteranno definitivamente il bavaglio, sotterrati dagli editoriali di Feltri, Paragone, Farina e Veneziani, questo vi meritate. Altro che le cazzate per cui vi lamentate.
Vi devono dare un articolo di Baget Bozzo da imparare a memoria al giorno, pena 20 frustate sulla schiena.
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 20:31:06
a me come cittadino non me ne fregherebbe un cazzo di sapere come berlusconi risponde alle dieci domande, o delle rivelazioni di na puttana io sarei molto piu preoccupato del fatto che non riesco a sapere, dopo anni, chi ha buttato gù le twin towers, o chi ha sparato il missile a ustica, o chi ha ammazzato kennedy! e allora nn ci stava berlusconi al governo
è qua che sansonetti e chi ha creduto di andare a protestare contro berlusconi, dimostra di essere un poveretto obsoleto. allora murdock? berlusconi, de benedetti sono delle una pippe al confronto.
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 20:33:47
jena, se elimini i contributi pubblici e gli scemi come me che lavorano semigratis gli dai il 100% dell'informazione
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 20:39:13
Non dicevo a te... tu pensa alle barzellette zozze ------------ Editato da Jena Plissken il 15/10/2009 alle 20:40:05
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 21:29:43
Feltri è uno dei tanti... solo che era tra i primi a sguazzarci con un giornale che vendeva pochissime copie. E cmq il sevizio era ben documentato, quindi nn c'è bisogno di credere alla befana come fanno tanti
Messaggio del 15-10-2009 alle ore 22:19:27
Tuttobè; un'altra volta!!!!, MUrdoch non fa il CAPO DEL GOVERNO!!!! da nessuna parte di questo pianeta!!!!...
Conigliaccio, tu si... che vivi in un mondo tutto tuo...