Cultura & Attualità

ELUANA - IL SEGUITO
Messaggio del 10-02-2010 alle ore 10:32:13

punti di vista
Messaggio del 10-02-2010 alle ore 09:13:28
Messaggio del 10-02-2010 alle ore 09:12:39

sempre se vogliamo chiamarlo miracolo, il farsi vent'anni di coma per poi svegliarsi e poter muovere solo gli occhi...
Messaggio del 10-02-2010 alle ore 09:06:37
se hai voglia di aspettare il miracolo, nessuno te lo nega.
A me invece obbligano ad aspettarlo.
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Editato da Ciuc Ja il 10/02/2010 alle 09:08:35
Messaggio del 10-02-2010 alle ore 09:00:11
Italo Triestino è in coma dal 18 luglio del 1989. Da allora i genitori, Anna e Giuseppe, assieme a tanti amici, non hanno mai smesso di accudirlo. E di sentirsi fortunati.

Fiesco, provincia di Cremona. Anna si è raccomandata di non chiamare nel primo pomeriggio, perché dopo pranzo Italo è impegnato negli esercizi quotidiani di ginnastica che i volontari gli fanno fare, per mantenere la mobilità delle articolazioni e l’esercizio muscolare. Altrimenti rischia la paralisi e il blocco respiratorio. Italo è in un letto, comunica con gli occhi, solo con gli occhi.

Papà Giuseppe e mamma Anna si fanno in quattro. «Quando Italo ha fatto vent’anni di coma, è finito sui giornali. Però non ci interessa comparire - spiega Anna -, ma solo che qualcuno ci aiuti un po’ di più. Lei ci chiede la nostra storia. Tutta la nostra vita è Italo. Non è che ci sia da spiegare granché: basta guardarlo. Noi gli vogliamo bene così».

Un anno fa, in una clinica di Udine, si spegneva Eluana Englaro. Una sentenza autorizzava il tutore a sospendere ogni cura, compresa alimentazione e idratazione, perché il suo stato era giudicato irreversibile e non c’era più alcuna possibilità - questa la tesi dei giudici - che lo stato della ragazza potesse cambiare.

Di Eluana ha parlato per mesi un Paese intero. Già allora però i più accorti facevano notare che dietro la cortina del rumore mediatico migliaia di famiglie, in silenzio, accudivano un loro caro nelle stesse condizioni di Eluana. Senza nessuna battaglia per vedere riconosciuto il diritto a morire. Piuttosto alle prese con i propri cari, amati di un affetto grande e discreto, che non appare. Lo stesso affetto che hanno Anna e Giuseppe Triestino per il figlio Italo.

La sua «storia» è molto semplice, un fatto di quelli che dividono la vita in un prima e in un dopo. «Il 18 luglio 1989 - racconta il padre Giuseppe - Italo è rimasto vittima di una disgrazia. Era in macchina con un amico, una semplice serata tra amici. Chi guidava ha avuto un colpo di sonno e sono andati fuori strada. I suoi amici se la cavano ma Italo sbatte violentemente la testa. Lì è cominciato tutto. È stato un po’ in coma profondo, poi è entrato in coma vigile. Mano a mano ha aperto gli occhi, si è ripreso. Fino ad essere com’è ora».

«Italo è tutta la nostra vita - dice Anna -. Dobbiamo ringraziare Dio, che vuol tanto bene a Italo. E anche a noi, perché altrimenti non ci avrebbe mandato così tanta brava gente ad aiutarci. Parlo di tutti i volontari che gli fanno fare le quatto-cinque ore di riabilitazione di cui ha bisogno ogni giorno. E che gli vogliono bene. Non come a un corpo immobile, ma come ad una persona viva». Lei quindi parla con lui? «Sì, tutti parliamo con Italo. Lui ci risponde con gli occhi. Io sto parlando con lei al telefono, lui è qui dietro di me e ci guarda, ha appena girato gli occhi».

Sembra che le persone come Italo, che giacciono immobili in un letto, non dicono niente e muovono, quando va bene, solo con gli occhi, valgano meno degli altri. Che la loro vita abbia meno senso della nostra. «No, chi lo pensa è un criminale. Io - dice Giuseppe - curo Italo da vent’anni come fosse un angelo, e siamo contenti così. Anzi ho detto male: Italo è il nostro angelo. Perché ci si scandalizza di fronte alla debolezza umana? È come ritornare bambini. Un bambino non ha bisogno di tutto? Lo chieda ai volontari che tutti giorni vengono ad aiutarci, cosa pensano. Certo bisogna vedere se uno è pregiudizialmente per la vita o per la morte».

Sergio frequenta casa Triestino da due anni, come volontario. «Italo fa tutto con gli occhi. Se gli fai male ti fa capire che gli stai facendo male - racconta - se gli dai da mangiare qualcosa che non gli piace, lo manifesta. Deglutisce, è alimentato per bocca, va aiutato e tenuto sott’occhio perché non si faccia male alla lingua. Risponde al gusto, al tatto. Io mi sono affezionato. Italo è diventato parte della mia vita».

«Giuseppe e Anna? Lasci dire a me quello che loro non possono dire. Vivono per lui. Proprio perché è debole e ha bisogno degli altri, gli vogliono ancor più bene. Vieni qui e rispetto all’egoismo che c’è in giro hai la sensazione di un abisso. Non mi era mai accaduto prima di vedere un amore più grande tra un padre e e una madre e il loro figlio. Non è il sacrificio di un istante, ma del giorno per giorno».

Anna e Giuseppe non hanno mai abbandonato la speranza che il loro figlio un giorno possa risvegliarsi. Per questo lo hanno portato a casa, sfidando i medici. «Non volevano lasciarcelo portare via - racconta la mamma - perché pensavano che non ce l’avremmo fatta. Invece siamo ancora qui».

«Staccare la spina? Ci siamo scontrati con i medici di Bergamo, là uno di loro voleva farlo davvero. Perché studiano una vita per salvare le persone e poi all’ultimo vogliono farle fuori? Lo abbiamo portato via. È il mio cuore a dirmi che Italo non muore. Persone così vanno curate; quando Dio le vorrà, le prenderà; se no, sta a noi occuparci di loro».


adesso ci sarà chi dirà che vuole essere libero di non vivere in quello stato. Ma io non sto parlando di quella libertà... sto parlando dell'amore di chi vive con queste persone, del mio specchiarmi verso la loro totale passione verso i deboli, i sofferenti, i "nulla" della società. Spero di essere compresa almeno in ciò.
Messaggio del 10-02-2010 alle ore 08:57:18
tanto per capire:

Due vite parallele, quelle di Eluana e Massimiliano, alme­no per un lungo tratto: han­no entrambi 21 anni quan­do un incidente d’auto, a pochi mesi l’uno dall’altro, interrompe il corso norma­le della vita e spazza via pensieri, azioni, speranze. Per entrambi è l’inizio del lungo sonno, chiusi in un corpo che sembra non co­municare più nulla a nes­suno. Poi nella vita di Max succede qualcosa e tra i due giovani è il bivio: «Dopo quasi 10 anni di stato vege­tativo, la sera di Natale del 2000 Max ha sollevato la mano e ha fatto da solo il gesto che gli avevo sempre fatto fare io, il segno della Croce. Credevo di essere impazzita» . Così Lucrezia Tresoldi, la mamma che, con il marito Ernesto, ave­va passato giorni e notti at­torno a quel figlio, parlan­dogli, muovendogli braccia e gambe, stimolandolo sen­za sosta.

Qual era stata la diagnosi?
Il cervello era così lesiona­to che i medici escludevano nel modo più assoluto qual­siasi ripresa anche parzia­le. Un neurologo fece un paragone: Max era come u­na centralina elettrica, se tagli i fili non ci sarà mai più alcun contatto. Sulla cartel­la clinica scrivevano ogni giorno non collabora. Non vedevano segni di ri­sposta, loro.
Perché, voi li vedevate?
Io un giorno colsi il movi­mento di un mignolo. Ma i neurologi dissero che era un riflesso condizionato, che mi illudevo. Negli anni quante volte ci hanno dato degli illusi o dei visionari...

Oggi i fatti vi danno ragio­ne, ma in effetti non era fa­cile credervi, allora.
Il fatto incredibile è che quelle lesioni cerebrali Max le ha ancora, come rileva la risonanza magnetica, il che prova quanto poco si sap­pia del cervello umano. Per tanti anni nessun se­gno di coscienza. Poi? Dopo nove anni di stato ve­getativo abbiamo visto un sorriso. I neurologi soste­nevano che era uno spasmo involontario, ma la cosa si ripeté e mai per caso, sem­pre quando gli amici di Max lo venivano a trovare. Un anno dopo, quando nostro figlio si è risvegliato, ci ha spiegato quei sorrisi... Du­rante quei lunghi dieci an­ni Massimiliano era sempre stato qui, con noi, solo che non poteva comuni­carlo. Al risveglio ricordava perfettamente chi in passa­to era venuto a trovarlo, rac­contava episodi avvenuti in camera sua...

Quanto conta che lo ab­biate portato a casa e la fa­miglia gli sia sempre stata accanto?
Gli studi dimostrano che lo stimolo maggiore per que­sti casi è proprio il contatto con i genitori. Anche l’in­fermiere più bravo non po­trà mai trasmettere le sen­sazioni, i rumori, gli odori della famiglia, soprat­tutto l’amore, che sul cer­vello ha effetti molto forti. Quando lo abbiamo porta­to a casa, dopo 8 mesi di o­spedali e di sondino, aveva già ricevuto l’estrema un­zione, non poteva più de­glutire, pesava 39 chili, era tutto piagato, aveva 40 di febbre. Noi a casa gli abbia­mo tolto il sondino e, cuc­chiaino per cucchiaino, lo abbiamo imboccato con i frullati, a ogni sorso gli muovevamo il collo perché imparasse il movimento giusto. Ci sono voluti mesi.

Il giorno prima della mor­te, l’équipe di Udine ha provato a far bere acqua a Eluana per dimostrarne l’incapacità.
Una follia: a una persona in agonia? E con i liquidi Max si strozza anche oggi che mangia spaghetti e cotolet­te. Comunque ci vogliono mesi e mesi di esercizio co­stante, dopo anni di sondi­no.
Max accetta la sua disabi­lità?
È un ragazzo felice e rin­grazia Dio se tre medici su cinque si opposero al di­stacco dalle macchine. Da un mese a questa parte sta pronunciando sempre nuove parole e ora ha il so­gno di camminare, grazie a uno speciale ausilio che però aspettiamo dall’Asl... Lo vedremo mai?
Che aiuti ricevete dalla Asl?
Tre ore a settimana di fisio­terapia, cioè zero. Ci siamo comprati il letto antidecu­bito, l’aspiratore per il ca­tarro, la palestra. Solo da un anno ci possiamo permet­tere il logopedista, ma quanti anni fa Max avrebbe parlato, se le sedute fosse­ro iniziate prima? Perché nessun genitore in questo anno ha seguito la via aperta da Englaro? Tutti combattono per otte­nere gli aiuti e garantire a questi figli le cure cui han­no diritto, non per farli mo­rire. Magari avessimo tutti le suore Misericordine.

un'altra storia di amore, di speranza, di passione per la vita, di altruismo. Anche loro si specchiano dinanzi all'amore delle suore misericordine (per inciso, loro sono solo indicaytive, tantissime persone, anonime fanno lo stesso).
Messaggio del 10-02-2010 alle ore 08:56:23
Se un corpo è tormentato senza speranza, se i pensieri svaniscono nella veglia acquosa di un addio lento e sofferente, se scivola intorpidito, irrimediabile e senza controllo ogni istante di consapevolezza, allora si può decidere di andare via per sempre affidando il proprio destino ad un ultimo libero atto di volontà. Lo chiamano testamento biologico. E questo è stato il caso, solo l’ultimo dopo tanti, della donna ammalata di SLA che senza alcuna possibilità di guarigione ha potuto sottrarsi all’inutile accanimento terapeutico che l’avrebbe attesa avvalendosi della legge Cendon che, grazie alla figura dell’amministratore di sostegno, ha consentito a suo marito, dopo un sollecito decreto del giudice, di poter rispettare la sua volontà di morire.

Così, rifiutando la tracheotomia e la ventilazione forzata, un uomo ha cura di sua moglie, accoglie il suo testamento, e staccando l’ultimo sterile filo con una vita ormai comunque perduta, impedisce che la vana attesa del miracolo diventi la fine di una storia che comunque si spegne piano, derubata di dignità, mentre la comunità delle coscienze si compiace del proprio buon cuore.
Una via di fuga, una speranza tra le pagine del diritto per la storia di Welby, Terry Schiavo, forse per quella di Eluana Englaro, per Vincenza Santoro, per i genitori del neonato di Catania affetto dalla sindrome di Potter. Diversi destini, finali da cronaca che taglia, che arriva dritta al cuore nelle serate calme delle famiglie italiane davanti al tg, storie molto diverse tra loro per caratteristiche cliniche e legali.

Ma destini tutti inchiodati sullo stesso confine, sulla stessa linea dove si respira l’idea che la vita sia ormai trascorsa, dove ogni istante è già memoria; lì dove oltre confine c’è la sola speranza, testarda e amara insieme, di decidere come voler morire. Il più grande dei testamenti, la più preziosa delle eredità affidata all’amore dei propri cari. Quello che Eluana aveva dichiarato mille volte quando ancora poteva parlare, sorridere e muovere il volto per consapevole spinta dei pensieri e delle emozioni, e non per elettrica reazione. Quello che suo padre scrive e ripete da anni, non creduto e umiliato da chi scomoda il giudizio di dio per coprire l’assenza di pietà degli uomini.

Non è neppure eutanasia, impossibile anche solo parlarne nel nostro Paese senza incorrere nell’onta della disumanità, dell’abuso, dello spettro dei dottor morte alla Jack Kevorkian. Dalla teoria degli anziani circuìti e plagiati, a quella della discriminazione sociale di chi vive in condizioni di disabilità. La consueta teoria dell’apocalisse per stordire le menti con la paura e addormentarle contro ogni tentativo di capire che le cure inutili non sono cure e che, soprattutto, ciascuno ha pieno potere su se stesso e sulla propria vita.

Perché basta tornare alle radici della libertà individuale per ritrovare se non tutto quello che serve al diritto per risolvere questi casi, senz’altro tutto quello che basta alla morale per capirli, ed è la sostanza dell’Habeas Corpus. Quello che con sublime poesia ci ha lasciato la letteratura moderna attraverso le parole di Plotinio e Porfirio. E’ da qui che può nascere la giurisprudenza di cui c’è urgente bisogno per tutelare chi sarà deputato ad accompagnare o a somministrare la dolce morte.

Quanti versano in uno stato irreversibile che viene definito vegetativo persistente cronico, quanti sanno di non avere altro che un esito disperante e doloroso di malattia terminale hanno il diritto di decidere per se. Urgente perché la veloce corsa della medicina e delle terapie oggi consente di morire mentre le funzioni vitali sono mantenute artificialmente. E allora, semplicemente, se la scienza corre, la politica, la legge e l’etica non possono essere sedate dalla tradizione. Il testamento è la strada per salvaguardare la volontà di ogni cittadino secondo la legge e davanti allo Stato. È la difesa della libertà di ogni uomo e di ogni donna. Fa meno male staccare il sondino dell’alimentazione a Terry Schiavo piuttosto che decidere di interromperne l’agonia. Fa meno male nell’ipocrisia collettiva.

Quasi inutile commentare la follia del Vaticano che parla di omicidio per il caso di Vincenza Santoro e per tutti gli altri. Nessuno stupore, sono gli stessi che non celebravano esequie per i suicidi, partendo dall’assunto che la vita è dono di dio. Un assunto in cui si è liberi di credere e in virtù del quale si può sempre praticare obiezione di coscienza, (magari non negli ospedali pubblici) ma che non serve e non può nemmeno lontanamente ispirare la politica e la cultura politica di uno Stato laico. E’ la solita opinione inutile che fa tanto rumore, senza ragione. Si autoassegnano la rappresentanza in terra di un dio che è padrone di ogni cosa, e per la transitiva trasformano le tuniche e le tonache in toghe impietose quanto ipocrite.

Lascia amarezza e sconforto che qualcuno non voglia comprendere l’anima di queste scelte, che qualcuno osi scomodare una condanna per non voler vedere quello che arriva prima della religione e di dio. La storia di tanti che sul quel confine stanno da troppo tempo, costretti a un dolore silenzioso. E’ la storia di Ramón Sampedro, presentata anni fa alla 61° Mostra Cinematrografica di Venezia, che chiede di essere addormentato dolcemente.

Perché dopo quel tuffo spensierato di quando era soltanto un ragazzo, tutto il mare era diventato troppo grande, troppo pieno di colori e troppo urlante di vita per rimanere paralizzato in un letto o dietro a una finestra. Dal suicidio assistito all’eutanasia, una serie di argomenti e di ragioni che non possiamo più nascondere e tacere se vogliamo diventare grandi e avere il coraggio di guardare tutto e di pensare a tutti. Ai cittadini che chiedono risposte e supplicano clemenza per il loro dolore che ci fa guadagnare posti nel paradiso della chiesa, ma che li castiga senza giustizia. E’ il senso di una battaglia difficile che va combattuta con coraggio e cautela per onorare tutta la dignità della vita fino alla fine e fino alla fine tutto il senso della libertà, per tutti coloro che hanno diritto di scegliere come sarà l’ultimo volo con il mare dentro.
Messaggio del 10-02-2010 alle ore 08:47:28

dici? io invece penso che scegliersi la propria morte possa essere la massima espressione di libertà possibile.
Messaggio del 10-02-2010 alle ore 08:19:05
L'esercizio di una libertà che si esplica con la morte è la negazioen della stessa libertà, è un NON SENSO, solo apparentemente si tratta di libertà di decidere. E' un po' difficile da capire? La libertà è espressione di vita. Senza aggettivazioni. Aridaje.

Messaggio del 09-02-2010 alle ore 19:21:43


Il discorso viene puntualmente spostato su altro


c'è chi sente solo ciò che vuole e risponde di conseguenza
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 19:12:51
Scusami ma perchè Eluana Englaro era la tua vicina di casa?

Eppure ti stai danto tanto da fare...

Fai qualcosa anche per questo signore, si chiama Francesco Zanardi e anche lui sta rischiando di morire di fame e di sete.
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 19:06:57
Il discorso viene puntualmente spostato su altro: qui non si discute sul fatto di uccidere delle persone che non si ritengono qualitativamente degne di vivere (chiamasi nazismo ed è tutta un'altra cosa);
qui si tratta di rispettare e attuare le volontà della persona che quando era pefettamente in grado di intendere e volere, ha scelto di non vivere piuttosto che vivere in determinate situazioni.
Libertà è anche libertà di morire...quando e come si vuole...senza danno provocare invece a chi alla vita vuole restarci attaccato sempre e comunque: stessa libertà di scelta, stesso rispetto.
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 19:03:40
Monique,
nel diritto e nella storia lo Stato etico è altro. Lo Stato laico non è mai uno Stato etico. A prescindere dal fatto che ponga a fondamento delle proprie leggi la libertà e la responsabilità individuale.
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 18:54:23
x il piccioso:
guarda che anche le tue idee manifestano uno stato etico, non essite uno stato neutrale. Ogni tipo di legislazione porta in sé valori, visioni morali. Non esiste quello che dici tu.
Uno Stato laico esprime sempre valori, idee, visioni di vita. Che sono sempre opinabili. Con il dovuto rispetto della legge.
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 18:51:41
x Bruce:
volevo dirti che se mi giri una foto io vorrei aiutarlo, ma non posso fisicamente. Sto qua in Abruzzo, il dono dell'ubiquità non ce l'ho. Pensiamo a fare qualcosa di concreto per quelli che abbiamo accanto. Io ci provo, non ci riesco? riprovo... cosa potrei fare per uno che vive in Alaska? niente, ma qui tanto.
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 18:51:37
Monique,
noi siamo in tutte le situazioni da te indicate per la libertà dell'individuo di fronte allo Stato etico. Ci sono campi dove lo Stato non deve entrare nella decisione ma solo mettere a disposizione i mezzi migliori per rendere effettiva la volontà individuale. Uno Stato laico non decide in nome e per conto degli individui nel campo dei diritti civili e non ha una sua etica recepita da un altro ordinamento.
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 18:49:14
x il Piccioso:
non si sta parlando del mio amore ma del loro amore e di quello che potrebbe nella sofferenza far l'amore.

x Bambi:
se leggi bene sopra gho scritto che probabilmente lo stesso Beppino è rimasto vittima del proprio dolore e della sofferenza.. l'ho scritto sopra e il pensiero non è neanche mio, l'ho scritto pure. Massimo rispetto per Beppino.

x Deleuze:
la volontà di Eluana è stata ricava in modo abbastanza dubbio, basta leggere le carte dei 15 anni. Per tanti anni Beppino non ne ha parlato poi gli è stato suggerito di utilizzare questa strada e volendo porre fine alla sua sofferenza ha percorso quella strada.
Eppoi in un occasione Eluana avrebbe parlato della morte a 16 anni e dell'eventuale stadio di incapacità di vita "normale" (pasami il termine). Ma a16 anni quante cose si dicono e poi si cambia idea? Forse, Dele, forse la volontà di Beppino si è sovrapposta a quella di Eluana.
Ma al di là di questo ( siamo nel campo delle libere opinione e vorrei che consideraste sempre le mie idee opinioni) torno a scrivere che ho postato la notizia perchè ammirato da quell'amore spinto così in là verso una persona sofferente, fragile, debole. E' per me come uno specchio nel quale vedo il mio egosimo, la mia povertà. Io vorrei amare così.
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 18:46:08
Intanto a me ancora nessuna risposta eh!

Messaggio del 09-02-2010 alle ore 18:35:06
ma scusa non fu la stessa eluana a dire che non avrebbe voluto vivere in stato vegetativo???

e poi secondo te esiste un punto dove l`amore diventa egoismo???

chieditelo
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 18:27:12
..Monique il fatto che a prendersi cura di lei fossero delle suore la dice lunga sul loro modo di vedere le cose.....molto toccante l'intervista, ma la sostanza è un altra.

Tu pensi che a quel papà nn sia costata nè sacrificio nè sudore nè fatica prendere quel tipo di decisione???...Era sua figlia, l'ha vista crescere, aveva l'amore che un padre puo' avere nei confronti dei propri figli....la sua decisione è stata presa x amore......
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 18:25:22
Eluana Englaro ci ha lasciato una straordinaria eredità: difendere la vita e il suo intrinseco valore soprattutto nelle condizioni di massima fragilità. I fragili, i deboli non possono essere considerati indegni di vivere. E’ una questione di giustizia, che investe il diritto alla vita e che non può legittimare un inesistente e improponibile diritto di morire (oltretutto l amorte non è un diritto ma UN FATTO), che affonda le sue radici in una concezione distorta e distruttiva della libertà individuale.

lo riscrivo così mi capisci meglio: l'esercizio di una libertà che si esplica nella morte è LA NEGAZIONE DELLA LIBERTA' STESSA (scusa per il minuscolo).

il ridicolo è che gli stessi propugnatori del diritto di morire sono i primi negatori del diritto alla vita di ogni uomo nel grembo materno, (pardon di ogni uomo in età gestionale, ci sono uomini in età adolescenziale, in età adulta e cosi via). Gli uomini, almeno per ora, sono tali al di là delle funzioni che esplicano. Un malato di Alzheimer è sempre uomo, anche se ha il cervello bruciato (altirmenti i cocainomani...)

Messaggio del 09-02-2010 alle ore 18:10:43
Monique,
nel mio caso chiamalo anche suicidio, però dammi la possibilità di farlo in coscienza e liberamente perchè io dell'amore come lo intendi tu non so che farmene.
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 17:57:39
quando uno ama, ama tutta la persona a prescindere, è un amore gratuito, faticoso, pieno di sudore e sacrificio... forse neanche Eluana avvertiva tutto ciò non lo sappiamo, la scorsa settimana in Belgio unos tudio ha confermato che quelli in stato vegetativo "avvertono" sensazioni, siamo ancora all'inizio di queste scoperte... lo so per la modernità un amore come quello delle misericordine è un'inguria ai diritti civili, quelli che danno la morte perché l'autodeterminazione che si chiede è il testamento di morte, chiamiamolo con il suo nome. Liberi di farlo.
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 17:51:32
Monique,
l'unica persona che poteva porsi il problema morale di porre termine alle sofferenze del corpo di Eluana era il padre. E lui ha posto fine a quell'inutile sofferenza. Anche questa è morale. Una morale che tu non condividi ma che altri hanno compreso molto bene.
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 17:48:07
non hanno chiesto suor gertrude se la ragazza provasse alcun tipo di dolore?
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 17:46:01
io mi specchio di fronte a questo amore, è come uno stimolo ad amare la vita in ogni sua fase, non scrivo a x perché y intenda.
Ho molto rispetto pur criticando duramente Beppino Englaro: ma tra chi amorevolmente l'ama e chi vuole la fine della sua vita non può esserci indifferenza morale, siamo su piani diversi. lo so qui adesso si aprono orizzonti troppo ampi ma tra chi l'ha curata per 15 anni e chi ha desiderato porre fine alla sua vita non può esserci, alemno per me, la stessa valutazione, ripeto pur accettando di fatto che papà Beppino soffrisse tanto. C'è chi non ricordo dove ha scritto o detto, forse in tv, che il vero sofferente era il papà, probabilmente era lui a soffrire tanto (e ci mancherebbe).
l'esercizio della libertà, tanto sbandierata da chi propugna l'eutanasia o l'omicidio assistito, che sfocia nella morte è la negazioen della libertà stessa. la libertà stessa prevede la vita. Purr vedendo nel mio ambito persone in uno stato pietoso non mi sono mai sognata di valutarle qualitativamente, significherebbe tornare indietro di millenni, giudicati in base alle qualità.
Mi ha sempre interrogato il fatto che Beppino non volesse lascarla a chi l'amava, le suore ripetutamente gliel'hanno chiesto di lasciarla lì ma Beppino aveva anche consiglieri un po' troopo affacendati per l'eutanasia. Oh, la sera della morte hanno organizzato un servizio di catering per festeggiare, mica uno scherzo
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 17:20:58
monique come e`? se il figlio e` tuo allora e` una santa alleanza, invece nel caso del padre della englaro trattasi di carnefice???

non capisco il perche` della differenziazione...cortesemente spiegamela

poi

mi fai capire esattamente a cosa vuoi arrivare con il tuo discorso? no perche` parli di amore e affini, ma non si capisce esattamente DOVE vuoi arrivare...cortesemente spiega pure cio`...

e lascia perdere le cocce di pezza che il loro discorso e` interessatissimo...
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 16:58:14
magari facciamoci raccontare un po' di storia anche da quelle che l'hanno accudita per 15 anni no? e che l'hanno amorevolmente aiutata... magari la conoscono più dello stesso padre, poi perché magari, la conoscono SICURAMENTE più del papà... ma il papà è un erore dei diritti civili perché ha posto fine alla sua esistenza.

Suor Rosangela, quella che era accanto a Eluana ogni giorno, non partecipa a que­sto colloquio, non interrompe il suo silenzio. Ma anche nei tratti forti di suor Albina, in quel dire ' era viva', compare un’incrina­tura, l’affiorare di una sofferenza profonda.

Madre, «se per qualcuno è mor­ta, lasciatela a noi che la sentia­mo viva» : furono le vostre sole parole un anno fa. Per molti E­luana era solo un corpo vegetan­te. In quale modo voi la sentiva­te viva? «Che fosse viva – risponde la suo­ra – era un’evidenza, e non solo perché respirava naturalmente, senza alcuna macchina. Pensi a un bambino neonato: non capi­sce, non parla, non risponde, ma forse non è una evidenza che è u­na persona? E quel solo suo esse­re vivo, non dà gioia?»

Le risponderebbero in molti: un bambino cresce e va verso la vi­ta, Eluana era lì da tanti anni im­mobile, assente…
« Non era così totalmente inerte e assente. Quando la si chiamava per nome reagiva con una quasi impercettibile agitazione che però noi, abituate a starle accan­to, coglievamo. E la sua pelle, sembrava assaporare le carezze. Certo sperare in un migliora­mento non era immaginabile, a meno di chiamare questo miglio­ramento ' miracolo'. Però Eluana era viva. Quando l’altro giorno ho sentito delle ricerche riportate dal New England Journal of Medicine su quei pazienti in stato vegetati­vo in cui alcune aree cerebrali rea­giscono agli stimoli, mi sono chie­sta se anche lei non poteva esse­re in simili condizioni» .

Com’era concretamente la gior­nata di Eluana, come viveva in quella stanza al secondo piano?
«Molti si immaginano una came­ra di rianimazione, un corpo at­taccato a una macchina. Qui non c’era nessuna macchina. Eluana respirava naturalmente. Al matti­no veniva lavata, e per tagliarle i capelli ogni tanto veniva un par­rucchiere. Era una donna fisica­mente sana, bella, non magra, mai ammalata, con una pelle ro­sea da bambino. Dopo l’igiene c’era la fisioterapia, poi veniva messa in carrozzella, se c’era bel tempo si andava in giardino. A Natale, l’avevamo portata in chie­sa con noi» .
Madre, lei cosa risponderebbe a quelli, e sono tanti, che dicono: se toccasse a me d’essere immo­bile e incosciente in un letto, fa­temi morire? «Direi di pensarci davvero. Senza fermarsi a immaginare astratta­mente ciò che non sanno. Perché organizzano una vita da malati di cui non hanno alcuna esperienza. E una morte, di cui sanno ancor meno» .
Una pausa. « Perché, vede – e qui la suora sembra riprendere ener­gia e speranza – certi pazienti co­me Eluana bisogna vederli con i propri occhi. Non immaginarli soltanto: perché allora prevale la paura. Vederli come sono, vivi, in una stanza piena delle loro cose, come una stanza di casa nostra; vivi e così indifesi, così inermi. Proprio come bambini neonati. Come si può non amare chi è co­sì inerme e bisognoso di noi, an­che se non capisce e non rispon­de? Come si può non amare un bambino?» . E c’è in questa domanda la chia­ve della dedizione delle Miseri­cordine a Eluana, e di tanti altri, a tanti altri sconosciuti malati. Un amore per la vita non astratto, ma che attinge alla sorgente di una maternità profonda, e più gran­de di quella carnale. Dove un pa­dre ha giudicato che quel modo di vita era intollerabile, non degno, delle madri per quindici anni hanno abbracciato: grate di un fremito della pelle, grate comun­que di quel respiro. Come due di­versi sguardi sul mondo si sono incrociati sopra a questa tran­quilla clinica di Lecco. Poi, quel­la notte, l’ambulanza è partita e E­luana se ne è andata. Altri come lei, forse, arriveranno. E suor Al­bina e le sue sorelle e le infermie­re li cureranno. Serene, certe. Co­me dicendo, nella forza pacata delle loro facce: «Non vedete? È un’evidenza, che sono vivi».

che ipocrisia: su wikipedia c'è scritto che Eluana dopo 17 anni è arrivata "fino alla morte naturale sopraggiunta a seguito dell'interruzione della nutrizione artificiale" (testuale).
Le hanno tolto acqua e cibo (nutrizioneartificiale? hanno spostato l'attenzione sul mezzo di alimentazione ma l'oggetto è sempre cibo e acqua, i soliti furboni) e lei è morta naturalmente... pensavano sopravvivesse?
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 16:28:49

caro ciuc ja,
il fatto è che il padre di eluana, da solo, non può cambiare niente...
chi potrebbe regolamentare la questione, a chiacchiere fa tanto ma poi preferisce coca mignotte e trans piuttosto che lambiccarsi a creare una legge che, in un modo o nell'altro, lascerebbe scontento qualcuno...
io dico che tra 5 anni saremo allo stesso punto di adesso...
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 15:36:24
Eh Divo, certe volte per cambiare qualcosa in meglio ci vuole più di un anno, ma per fortuna persone come il padre di Eluana, non si arrendono facilmente.
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 12:44:38

come ho già detto nell'altro post: è passato un anno... cosa è cambiato?? nulla...
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 12:30:41
boh...magari facciamo parlare pure il padre

LA LETTERA. Il 9 febbraio 2009 la "fine di un incubo"
Oggi il padre chiede una legge che regoli il fine-vita
Un anno dopo mi batto ancora
in nome di Eluana
di BEPPIN0 ENGLARO

Un anno dopo mi batto ancora in nome di Eluana

Beppino Englaro
CARO direttore, un anno è passato dalla "fine di un incubo". Era un incubo nostro, degli Englaro, perché avevamo un componente della famiglia in balìa di mani altrui, contro la sua volontà. Ma credo che questo incubo familiare sia entrato in molte case. Incontro sempre più persone che vogliono stringermi la mano, salutarmi e dirmi grazie. Penso che questa gente abbia capito il senso dei diritti individuali di libertà delle persone. Sono convinto che molti si siano resi conto del prezzo che abbiamo pagato.

C'è una questione che viene sempre capovolta. Mi sento dire: "Mai più Eluane". E cioè, mai più contro la sacralità della vita e la sua indisponibilità. Ma, secondo me, è l'esatto contrario. E cioè, nessuno deve avere il potere di disporre di un'altra vita com'è avvenuto per Eluana. Il miglior modo di tutelare la vita in tutte le situazioni è affidarne le decisioni a chi la vive. Sia a chi è in condizioni di intendere e volere, sia a chi non è più capace, ma ha spiegato che cosa avrebbe voluto per sé. Che cosa mi diceva Eluana? "La morte l'accetto, fa parte della vita, ma che altri mi possano ridurre a una condizione di non-morte e di non-vita, no, questo non l'accetto". C'è chi la pensa in maniera diversa, e lo so bene. Ma so bene anche che mentre Eluana moriva, il Parlamento aveva organizzato una corsa per approvare una norma che annullasse quello che aveva stabilito la corte di Cassazione.

C'era un giudicato e c'erano dei politici che volevano sovvertirlo. C'era una nostra lunga e dolorosa battaglia, e c'era chi voleva farne carta straccia. Sembrava che quella legge fosse indispensabile per gli italiani. Che fosse fondamentale per la salvaguardia ideologica di alcuni partiti. Adesso io vorrei dire: è passato un anno, e la legge non c'è. Come mai? A che punto è? Tutta quella forza d'urto lanciata mentre una ragazza moriva dov'è finita?

Vedo che non hanno capito niente: i politici ne fanno una questione di conflitto di poteri, di chi decide che cosa. Dimenticano che la corte costituzionale s'è già espressa, avallando l'operato della magistratura di fronte a un cittadino che s'era rivolto a loro per il riconoscimento di un suo diritto. E se questi politici leggono bene la sentenza del 16 ottobre 2007, capiscono che è perfettamente allineata ai principi della nostra Costituzione.
Se i politici vogliono riappropriarsi, come del resto a loro spetta, del diritto "dell'ultima parola" su temi eticamente controversi, devono tenere conto di quello che è accaduto sinora. E come diceva Pulitzer, "un'opinione pubblica bene informata è la nostra corte suprema". I sondaggi ci sono, dicono che il mio è il sentire comune. E invece questa legge, così come viene formulata, non tiene e non terrà. E poi come non considerare che anche la terza carica dello Stato si è espressa sul tema, mettendo in guardia il legislatore da autoritarismi da stato etico?

I cittadini, come era esasperatamente cittadina Eluana, vogliono essere messi in condizione di assumersi le loro responsabilità. E non essere trattati come se non fossero responsabili delle loro scelte di coscienza. Un anno dopo la morte di Eluana, io voglio semplicemente separare la tragedia privata di aver perso una figlia dalla violenza terapeutica. Non credo che la medicina giusta sia quella che offre una "vita senza limiti". Eluana un anno dopo è come un anno fa, o diciotto anni fa: un simbolo pulito della libertà individuale. Ed è nel mio cuore costantemente.


repubblica di oggi
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 11:19:51

bambi ti straquoto
Messaggio del 09-02-2010 alle ore 10:51:28
"Tutto il resto è noia, come l'enorme blà blà montato ad arte attraverso qeusti post per discutere del nulla (fa eccezione Ciusi, che pur non condividendo le sue idee stimo, e Deleuze altro simpaticone che finge nichilismo ma dentro ha un gran cuore)."


...SECONDO ME L'ENORME BLA' BLA' MONTATO AD ARTE LO FAI TU CREANDO QS TIPI DI POST.
Messaggio del 06-02-2010 alle ore 19:43:29

fa eccezione Ciusi, che pur non condividendo le sue idee stimo, e Deleuze altro simpaticone che finge nichilismo ma dentro ha un gran cuore



esselè...le sapè...so fatte sbandà a monique
Messaggio del 06-02-2010 alle ore 13:15:07

io per la tua foto non posso far nulla né credo tu (per fare qualcosa bisognerebbe essere in due posti contemporaneamente)



E cosa vorrebbe dire?

A parte che io intendevo fare qualcosa per la persona ritratta nella foto e non per la foto ma mi spieghi cosa sarebbe questa storia del dover essere in due posti diversi?
Non faccio il furbo, se si parla di "Amore" il discorso mi sembra assolutamente correlato.

Davvero non ho capito...

P. S. Vada per l'emminenza illustrissima.... ma non sono dottore.
Messaggio del 06-02-2010 alle ore 12:23:46
ho la stessa finezza tua quando hai detto, che è meglio una scopata che una fecondazione assistita.
Messaggio del 06-02-2010 alle ore 12:21:33
grazie Luzy per la tua invidiabile finezza di donna. non preoccuparti, sul mio percorso non ci sarai mai, è un percorso di vita, tu preferisci altro
Messaggio del 06-02-2010 alle ore 12:15:58
e dopo in quanti reparti lavori dell'ospedale? già che dice che sai qui fa un aborto, fecondazioni assistita, mo persone in coma...per me sei una che va rompendo in giro le palle alla gente!
Messaggio del 06-02-2010 alle ore 12:06:06
Monique,quanto mi piacerebbe saper come sei come madre, come figlia, come moglie e sopratutto come operatrice sanitaria! già che di continuo spari sentenze, le cose, le situazioni si devono vivere e non è bello entrare nella vita delle persone già che non tutti hanno lo stesso concetto su quello che è vita, come è meglio viverla e morte.
Comunque non vorrei mai trovarti nel mio cammino.
Messaggio del 06-02-2010 alle ore 12:03:15
Messaggio del 06-02-2010 alle ore 11:56:04
Eminenza illustrissima, dottor Bruce Wayne,

io per la tua foto non posso far nulla né credo tu (per fare qualcosa bisognerebbe essere in due posti contemporaneamente). Il problema sollevato è un altro (non fare il solito furbo anche tu).
E cioé: è encomiabile l'amore di queste famiglie verso i propri cari, amore nel quale mi specchio come donna, come madre, come operatrice sanitaria. Nessuno ha tirato in ballo la tua vita. E' stata tirata in ballo la vita di 2.700 famiglie anonime che danno la vita a pulire il culo a chi magari non può darti neanche un sorriso ma al quale tu puoi ancora dare tanto. Ma per "uscire da Sè" occorre mettere l'altro al centro della propria vita.

Tutto il resto è noia, come l'enorme blà blà montato ad arte attraverso qeusti post per discutere del nulla (fa eccezione Ciusi, che pur non condividendo le sue idee stimo, e Deleuze altro simpaticone che finge nichilismo ma dentro ha un gran cuore).
Messaggio del 05-02-2010 alle ore 17:25:36
come non detto.
------------
Editato da Il Piccioso il 05/02/2010 alle 17:26:05
Messaggio del 05-02-2010 alle ore 17:15:23
Monique trovi il tempo per tutti ma non per me!! Uffa!
Non mi hai ancora risposto!


Si sta parlando dell'amore (ecco quello che si fa finta di non capire) amore encomiabile che 2.700 famiglie manifestano verso i loro cari.



Ecco mi piace parlare d'amore....

Sai pure la persona di cui ho postato al foto è in quelle condizioni per amore!

Ti prego! Fammi sapere cosa stai facendo per salvarla!
Messaggio del 05-02-2010 alle ore 16:29:20

monique sei stata contagiata da berlusconi? ti sei iscritta pure tu al partito dell'emore??

e cmq se un malato, in certe situazioni, decidesse di farsi staccare la spina ma qualcuno glielo impedisse, io credo che il malato lo odierebbe a morte quel qualcuno, quindi il discorso tuo dell'amore è valido solo in parte

cmq secondo me fai finta di non capire visto che in tanti abbiamo provato a spiegarti che una legge che legalizzasse l'eutanasia non significherebbe che l'eutanasia dovrebbe diventare obbligatoria, e fatta anche contro la volontà del malato ma se nin li sì capite fino a mò...
Messaggio del 05-02-2010 alle ore 13:57:30
L'amore fa schifo!
se tutti ci odiassimo a vicenda come sto cercando di fare io con il prossimo saremmo tutti + felici!
Messaggio del 05-02-2010 alle ore 12:32:42
Monique, invece è proprio di diritto e di rispetto che si parla. Prendo anche atto dell'amore encomiabile che tanti hanno verso i loro cari, ma non puoi far passare il messaggio che chi stacca la spina di un paziente che ha espresso la volontà di non vivere in coma/stato vegetativo sia uno che non ama o che lo faccia per avere il sabato sera libero e andare a ballare. Non si butta in politica, per me si tratta di pure e semplice rispetto della libertà e della autodeterminazione di ognuno...purtroppo però, le leggi che mi e ci tutelino è il parlamento a farle; poi se vogliamo parlare in maniera astratta, fosse per me io vorrei la pace nel mondo...
ma anche su questo, non sono io a decidere
Messaggio del 05-02-2010 alle ore 12:31:38
che poi cazzo monique...credi che cio` che stai facendo tu non sia politica?

con amore

a proposito si sfurnate il pargolo oppure sti angore a panza piena ???
Messaggio del 05-02-2010 alle ore 12:30:23
scusa monique, senza polemica. ma la mia domanda e` la seguente: ma l`amore che cos`e`?
e` solo l`amore che dici tu?
e qui cmq non si parla di politica...si parla di liberta` di autodeterminazione del singolo

hai mai avuto una persona in coma in famiglia? sai come si sta??? l`impotenza e la frustrazione? il dolore che ti lacera dentro?

dove e cosa e` l`amore???

e l`amore per la memoria dei morti??? questo dove lo mettiamo???

davvero monique...i morti, almeno quelli, lasciamoli in pace...
Messaggio del 05-02-2010 alle ore 12:30:18
ma picché, a ste 2.700 famiglie qualcuno gli sta a dire "devi far morire di fame e di sete il malato"
non mi risulta
semplicemente IO chiedo, in quelle condizioni, di POTER SCEGLIERE di non rimanere in vita perché attaccato a una macchina
semplicemente IO chiedo che, in quelle condizioni, mi sia concesso di spegnermi rapidamente dopo il distacco dalle macchine, senza farmi morire di fame e di sete come tanto ti piace dire
non augurandotelo mai, in quelle condizioni tu fai quello che cazzo ti pare

concludo dicendo che se INIZI con, quoto te:

Un anno fa, il 9 febbraio, Eluana Englaro fu fatta morire di fame e di sete


non te ne uscire replicando, sempre quotando te

Prima di sparare ca...te (come vostro solito) studiate e magari cercate di comprendere bene (BENE non significa col pene) il messaggio di apertura del post... la sbandierata eutanasia con Eluana apripista non c'è e non ci sarà


perdi di credibilità ancor prima di iniziare
Messaggio del 05-02-2010 alle ore 12:08:42
Ciusi ma non si sta parlando né del mio del tuo amore, né dei tuoi né dei miei diritti! Si sta parlando dell'amore (ecco quello che si fa finta di non capire) amore encomiabile che 2.700 famiglie manifestano verso i loro cari. E di cui nessuno vuole che si parli.
Il resto è paccottaglia radicale, buttarla solo e sempre in politica, diritti, autodeterminazione. L'amore non è un diritto, è un moto dell'anima e credo che tu nel tuo lavoro ne abbia veramente tanto... almeno per quel che credo di capire. Non buttarla in politica (poi scusa politica di che?) è uno sperco di intelligenza.
Messaggio del 05-02-2010 alle ore 12:02:38
oh cioe` avete fatto rompere negroni...ma tipo vivi e lascia morire per voi non significa nulla???
Messaggio del 05-02-2010 alle ore 11:57:46
Io credo nell'amore in ogni sua forma, ognuno di noi manifesta qs tipo di sentimento in modo diverso, x qs dico che nn si puo' pensare che chi decide di staccare un filo nn lo faccia anche x amore, ....amare significa anche alleviare le sofferenze altrui, nn ama solo chi accudisce l'altro, ma anche chi aiuta a nn soffrire piu'...


....Fosse x me farei in modo che ognuno di noi potesse decidere x se stesso, cosi' come era nata la legge x la donazione degli organi, ognuno di noi decide cosa fare del proprio corpo, e lo fa oggi che è in grado di intendere e di volere, oggi che ha la possibilità di far sapere ai suoi cari che cosa vorrebbe nel caso di....
Messaggio del 05-02-2010 alle ore 11:47:42
Monique, chi è che fa finta di non capire?
Il punto fondamentale del discorso è solo uno e guarda caso ti sfugge sempre
Se dovesse succedere a te e tu non esprimi il desiderio di morire, tranquilla, nessuno verrà lì a sottrarti dalle amorevoli cure dei tuoi cari; se dovesse succedere a qualcuno a te vicino, tranquilla lo stesso perchè ti si lascerebbe dedicare tutto l'amore che hai...
ma se dovesse succedere A ME, non voglio nulla di tutto questo. Il tuo diritto all'amore è tutelato, il mio no: è amorevole tutto ciò?
Messaggio del 05-02-2010 alle ore 11:27:13
ma perchè fate finta di non capire e invece siete solo incapaci di vedere che l'amore è più grande del diritto, della morte, della sofferenza, possibile che l'amore, la dedizione verso gli ultimi, i sofferenti fa così schifo e non interroga le coscienze? possibile che progettare la vita nella morte è nichilismo puro?

possibile che neanche il grido di dolore di queste persone riesce a sopperire alla soporifera mancanza di amore?




Messaggio del 05-02-2010 alle ore 11:06:04
Monique, favorevoli all'eutanasia non vuol dire andare in giro ad andare a staccare le macchine alle quali sono attaccati i pazienti in coma irreversibile/stato vegetativo: vuol semplicemente dire che se dovesse capitare a me, preferirei che venissero sospesi i trattamenti e che mi si lasci morire e non che vengano obbligati a farlo tutti quelli che si trovano nella mia condizione. (Così come spiegavo in un altro post, essere favorevoli ad una legge sull'aborto non vuol dire che vado in giro a far abortire le donne incinte).
Il punto è sempre lo stesso: una legge che permetta e regolamenti l'eutanasia non obbliga nessuno a ricorrervi e quindi il tuo "diritto alla vita senza se e senza ma" viene comunque rispettato...è il mio diritto di morire che attualmente non trova voce.
Messaggio del 05-02-2010 alle ore 08:52:45
Prima di sparare ca...te (come vostro solito) studiate e magari cercate di comprendere bene (BENE non significa col pene) il messaggio di apertura del post... la sbandierata eutanasia con Eluana apripista non c'è e non ci sarà perché c'è gente che ama i propri cari, i propri ammalati. Ed anche perché la sicumera con la quale si trattano queste persone in stato vegetativo dalla vostra stessa scienza viene smentita giorno dopo giorno... la vostra stessa scienza. E voi parlate di diritti, di diritti omicidi.

Leggasi, non ho tempo per la traduzione... ah, mi scusi Il Piccioso, la fonte e a fondo post... ma questa notizia oggi la riportano anche i quotidiani italiani.

Patients in 'vegetative' state can think and communicate

Experts using brain scans have discovered for the first time that the victims, who show no outward signs of awareness, can not only comprehend what people are saying to them but also answer simple questions.
They were able to give yes or no responses to simple biographical questions.

The unlocking of this “inner voice” has astounded doctors and has dramatic implications for thousands of life and death decisions over patients trapped in what is known as a persistent vegetative state (PVS).

It means around one in five PVS patients may be able to communicate.

It will raise questions about when doctors should switch off life support machines. It is likely to add to the debate on assisted suicide as the patient could potentially decide and communicate if they wish to carry on living. It comes just weeks after Kay Gilderdale was acquitted of assisting the suicide of her daughter Lynn who the jury accepted had lived a “twilight life” for more than 17 years.

Up to a thousand PVS patients in Britain are kept alive by doctors in the hope they may one day regain consciousness.

But in some cases, like Hillsborough victim Tony Bland, relatives have won the right to withdraw treatment to allow them to die.

Dr Adrian Owen, co-author at the Brain Sciences Unit in Cambridge who carried out the latest research on one patient, said the findings have enormous philosophical and ethical implications.

He said: “We were astonished when we saw the results of the patient’s scan and that he was able to correctly answer the questions that were asked by simply changing his thoughts.

“Not only did these scans tell us that the patient was not in a vegetative state but, more importantly, for the first time in five years it provided the patient with a way of communicating his thoughts to the outside world.

“We can be pretty confident that he is entirely conscious. He has to understand the instructions, comprehend speech, and then make a decision.”

He added: “Obviously this fits into the issue of when patients should be allowed to die.”

While pointing out that it could help doctors discover if a patient is in pain, he admitted it was quite a leap to say 'let this patient decide whether he lives or dies’.”

The British and Belgian researchers made their discovery, published in the New England Journal of Medicine, after studying a 29-year-old man brain damaged in a car crash in 2003.

The man was in a coma for two years before slipping into a persistent vegetative state. He was seemingly awake, occasionally blinked, but showed no other sign of being aware of the outside world.

But the team, led by Dr Owen, whose work was funded by the Medical Research Council, and Steven Laureys of the University of Liege, discovered it was possible to talk to him by tapping into his brain activity.

They used a hi-tech functional magnetic resonance scanner (fMRI) to measure brain response while the patient was asked questions.

The scan uses magnetic fields and radio waves to detect electrical pulses.

Because the actual brain signals associated with “yes” and “no” are complicated and too similar to distinguish, they came up with a code they could understand.

The team asked the patient to think of playing tennis for “yes” and moving around their home for “no”.

While the movement in tennis sparks 'spacial’ areas at the top of the brain, the “navigational task” of moving around your home sparks the 'motion’ areas at the base of the brain.

The patient was then asked six simple biographical questions including what was the name of his father and whether he had any sisters. In each case, his thoughts were picked up by the scans within five minutes. In each case he was 100 per cent accurate.

The team then tested 22 PVS patients for similar brain activity and, while they did not ask them the questions, believe 17 per cent will be able to communicate with doctors.

It comes just two months after Rom Houben, a Belgian man, presumed to be in PVS for 23 years after a car crash “woke up” and told how he was conscious throughout his ordeal.

Researchers using new diagnostic techniques discovered that his brain was still active and trained him to use his right forefinger to express himself on an adapted keyboard.

Jacob Appel, an expert in medical ethics at the Mount Sinai Hospital in New York, said that doctors should help end the lives of people trapped in their bodies, if they think that is what they want.

“This will indeed be a clear-cut case where a patient can express a desire to end his or her life, but has no physical means of doing so. I see no reason why, if we are truly convinced such patients are communicating, society should not honour their wishes. In fact, as a physician, I think a compelling case can be made that doctors have an ethical obligation to assist such patients by removing treatment. I suspect that, if such individuals are indeed trapped in their bodies, they may be living in great torment and will request to have their care terminated or even active euthanasia.”

But sources at the British Medical Association, the doctors’ union, said it is unlikely that many medics would consider the results of a brain scan experiment as sufficient evidence of mental capacity.

Professor Geraint Rees, Director of the Institute of Cognitive Neuroscience at University College London, said: “As a clinician, it would be important to satisfy oneself that the individual that you are communicating with is competent to make those decisions.

“At the moment it is premature to conclude that the individual able to answer 5 out of 6 yes/no questions is fully conscious like you or I.”

Dr Peter Saunders, Director of the Care Not Killing Alliance which opposes euthanasia, claimed the breakthrough would be unlikely to alter contentious guidelines on assisted suicide, as patients in vegetative states are not likely to be considered to have sufficient mental capacity to make life-or-death decisions.

It comes a day after the Roman Catholic Church in England and Wales published guidance on the spiritual care of the dying, which said that food or nutrition should never be removed in order to shorten a person’s life.

Its document quotes the late Pope, John Paul II, who said it is “morally obligatory” to provide nutrition and hydration to patients in a vegetative state.

It is doubtful that the so-called “mercy killing” of Mr Bland in 1993 could have been affected by the new breakthrough as he was thought to be in an extreme form of the “persistent vegetative state”.

By Richard Alleyne and Martin Beckford

Source > Telegraph | 03 feb
Messaggio del 05-02-2010 alle ore 00:28:43


Monique mi auguro di vero cuore che tu metta tutto il tuo impegno affinchè anche lui non muoia di fame e di sete!


Messaggio del 05-02-2010 alle ore 00:02:54
Beh...almeno ci hai risparmiato qualcosa...
Messaggio del 04-02-2010 alle ore 22:54:55
che non riesco a mettere neppure le faccine
Messaggio del 04-02-2010 alle ore 22:54:20
l-amore vero si evidenzia nel momento del bisogno e del dolore, quandoo siamo belli giovani e sani e_ facile...




*scrivo da una tastiera polacca quindi non fate caso a accenti virgole e altri segni strani...}
Messaggio del 04-02-2010 alle ore 21:24:49
Spero tu sia un clone




Messaggio del 04-02-2010 alle ore 20:44:36
dal profondo del cuore, ma andate a fanculo!!!!
Messaggio del 04-02-2010 alle ore 20:38:10
Monique,
non esistendo una legge sul diritto alla fine dignitosa di una vita, da decenni ci si regola negli ospedali italiani, compresi quelli cattolici come ci raccontò qualche anno fa l'allora direttore del San Raffaele di Milano, in silenzio, senza clamore. Beppino Englaro ha avuto solo il torto di chiedere alla luce del sole che finisse la tortura nei confronti del corpo di sua figlia. Englaro l'ha fatto nel rispetto delle leggi italiane, come hanno stabilito i giudici, tanti altri genitori, figli o medici lo fanno senza dire niente ai giornali o all'opinione pubblica. Nessuna statistica ufficiale ma lo stesso centinaia di casi ogni anno di eutanasia negli ospedali italiani. Ai farisei e puritani va bene così.

P.S.: il servizio pubblico che svolge Radio Radicale riguarda solo le dirette dal Parlamento e non il resto della programmazione.
Messaggio del 04-02-2010 alle ore 19:56:50
eja negraun t'hann fatt romp ti quoto in pieno comunque
Messaggio del 04-02-2010 alle ore 18:24:33

Monique, lasciala riposare in pace, finalmente...
Messaggio del 04-02-2010 alle ore 17:51:38
radio radicale, radio di regime
Messaggio del 04-02-2010 alle ore 17:45:30
ci manca solo il post inneggiante a povia che ha "scritto" una "canzone" su sta povera famiglia
fino a mo ho cercato di contenermi, ma mo proprio non ci riesco
monique, scusa, ma mi fate pena
tu e tutta sa gente che approfitta di un dramma familiare per combattere non si sa cosa contro non si sa chi
dal profondo del cuore, ma andate a fanculo
------------
Editato da Negroni il 04/02/2010 alle 17:47:39
Messaggio del 04-02-2010 alle ore 17:25:28
sarebbe bello anche che le persone riscoprissero la bellezza della morte.

sarebbe bello anche che potessi decidere liberamente se passare una vita paralizzato in una stanza di ospedale, oppure passare a nuova (e chissà, magari molto migliore) vita.

sarebbe bello ricordarsi che lo stesso figlio del vostro dio, tra lo scappare e la morte, ha scelto la morte.

sarebbe bello vivere in un mondo senza estremisti.
Messaggio del 04-02-2010 alle ore 17:21:01
oje ha cumiat la campagna elettorale nel lazio della chiesa contro la bonino che fa ti prendi la residenza a velletri per votarle contro?
Messaggio del 04-02-2010 alle ore 17:18:02
Un anno fa, il 9 febbraio, Eluana Englaro fu fatta morire di fame e di sete. Carnefici-medici le tolsero l’essenziale per vivere.
Ci dissero (in pompa magna la squadriglia radicale composta da Bonino-Pannella-Beltrandi-Cappato-Bernardini e a seguire Manconi e i socialisti di ritorno, insieme ad alcuni medici che spergiurarono su Ippocrate) che Beppino Englaro aveva aperto la strada a centinaia di altri genitori straziati dal dolore.
Ebbene dei 2.700 casi di stato vegetativo in Italia nessun padre, nessuna madre, nessun fratello o sorella ha imboccato il percorso di morte stracciato culturalmente dalla combriccola radical-socialista.
Il primo anno è trascorso senza vittime. SENZA VITTIME.
I papà, le mamme, i fratelli e le sorelle di 2.700 persone (PERSONE!!!) hanno lavato, cambiato i pannoloni, hanno preparato passati di verdure e di carne, hanno imboccato i loro figlio o fratelli, hanno pulito cateteri, girato e sollevato persone nella sofferenza… parenti, amici hanno continuato ad AMARE i loro cari. AMARE. AMARE è la vera trasgressione del XXI secolo.
Nonostante uno sparuto gruppo di gente, rappresentanti di sé stessi, predichi l’omicidio di Stato perché incapaci di amare rivendicando, al posto dell’amore, la negazione della libertà (l’eutanasia è la negazione della libertà perché dà la morte e la morte è la negazione della vita/libertà), ebbene nonostante queste persone, tanti italiani continuano ad amare i loro cari nel dolore, nel sacrificio di vita.
Eluana ha insegnato ancor di più ad amare la vita. Tanti genitori a distanza di una anno hanno smentito nei fatti la squadra di morte in stanza in Via di Torre Argentina.

Continueranno a mentire, a diffondere una cultura di morte mentre nel silenzio di ogni giorno, senza le Tv di Stato o la radio di regime (RADIO RADICALE), pagata profumatamente dai contribuenti italiani per un fittizio servizio pubblico (non c'è infatti nessun bando pubblico per offrire quel che offre Radio Bordin-Pannella), mentre accadrà tutto questo, dunque, migliaia di genitori continueranno ad amare, ad uscire dalle proprie certezze, dai propri egoismi e tergeranno ogni lacrima, ogni dolore dei loro figli.

Nuova reply all'argomento:

ELUANA - IL SEGUITO

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