Cultura & Attualità
Giugno 1968 - novembre 2012
Messaggio del 15-11-2012 alle ore 09:09:10
"Avete facce di figli di papà.
Buona razza non mente.
Avete lo stesso occhio cattivo".
Non più. Gli scontri di ieri sono tra stesse sacche di povertà, economica e sociale. Gli studenti del giugno 1968 erano figli di una società che cresceva, erano destinati (pur inconsciamente, chiusi nei loro eskimo) a diventare la classe dirigente: si alzavano capannoni, si costruivano uffici, si trovava lavoro, arrivavano i primi immigrati a dar manforte nei lavori più umili (ed umilianti, il più delle volte). Gli studenti del 2012, e di fianco a loro i lavoratori senza contratto, i cassaintegrati, gli uomini e le donne in mobilità (che peggio del soldo a fine mese temono il tempo vuoto dell'assenza del lavoro), vedono i capannoni svuotarsi, gli uffici con la scritta "affittasi", le agenzie interinali, gli immigrati che tornano indietro. E con loro, le forze dell'ordine. Poveri a confronto, poveri a scontro, entrambi provenienti "da periferie, contadine o urbane che siano", in una Italia che è diventata tutta periferia del mondo. Non si può simpatizzare per coloro messi peggio perchè non c'è più una bilancia che pende: la povertà porta equilibrio tra le parti, ma le rende più distanti. Una contro l'altra, schierata, per due poteri differenti: perchè alla fine le barricate le facciamo per coloro che ci hanno creato "falsi miti di progresso". E in tutto questo, la sola certezza è che tra la polvere e il sangue di chi ieri era in piazza, da ambo i lati, nessun ricco si sia sporcato. Dietro il vetro, venivano infatti attutiti anche i rumori, e non solo lo sporco.
"Avete facce di figli di papà.
Buona razza non mente.
Avete lo stesso occhio cattivo".
Non più. Gli scontri di ieri sono tra stesse sacche di povertà, economica e sociale. Gli studenti del giugno 1968 erano figli di una società che cresceva, erano destinati (pur inconsciamente, chiusi nei loro eskimo) a diventare la classe dirigente: si alzavano capannoni, si costruivano uffici, si trovava lavoro, arrivavano i primi immigrati a dar manforte nei lavori più umili (ed umilianti, il più delle volte). Gli studenti del 2012, e di fianco a loro i lavoratori senza contratto, i cassaintegrati, gli uomini e le donne in mobilità (che peggio del soldo a fine mese temono il tempo vuoto dell'assenza del lavoro), vedono i capannoni svuotarsi, gli uffici con la scritta "affittasi", le agenzie interinali, gli immigrati che tornano indietro. E con loro, le forze dell'ordine. Poveri a confronto, poveri a scontro, entrambi provenienti "da periferie, contadine o urbane che siano", in una Italia che è diventata tutta periferia del mondo. Non si può simpatizzare per coloro messi peggio perchè non c'è più una bilancia che pende: la povertà porta equilibrio tra le parti, ma le rende più distanti. Una contro l'altra, schierata, per due poteri differenti: perchè alla fine le barricate le facciamo per coloro che ci hanno creato "falsi miti di progresso". E in tutto questo, la sola certezza è che tra la polvere e il sangue di chi ieri era in piazza, da ambo i lati, nessun ricco si sia sporcato. Dietro il vetro, venivano infatti attutiti anche i rumori, e non solo lo sporco.
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