Cultura & Attualità

il destino “naturale” della donna?
Messaggio del 18-10-2011 alle ore 20:29:49
Messaggio del 18-10-2011 alle ore 20:04:54
Adonai, ha ragione Monk, ci vogliono anche le leggi, e un certo rincoglionimento generale
Messaggio del 17-10-2011 alle ore 23:35:19

Credo che ognuno di noi debba essere libero di fare le sue scelte ma purtroppo per le donne spesso scegliere di avere un bambino significa, oltre ovviamente alla gioia infinita, un sacco di lavoro in più.
E a questo lavoro, la maggior parte delle volte, devono provvedere da sole.
Vogliamo anche parlare di come, in alcuni casi, e anche abbastanza frequenti, si è obbligati a fare una scelta tra carriera e figlio? Anche se attualmente forse chi può permettersi di valutare le 2 opzioni è da ritenersi fortunato perché credo che molte donne, me inclusa, pur avendo il desiderio di avere un bambino, sono costrette ad aspettare tempi migliori...se mai verranno...
Cmq ciò che mi premeva esprimere è che non credo che si possa essere tanto categorici e che a seconda dei casi ognuno debba imboccare la strada che ritiene più giusta



Non mi interessa più se troverò o non troverò la persona adatta, se avrà 32 anni o 50, se sarà vedova o se avrà fatto le sue esperienze... Se prima mi affannavo a cercare la donna adatta, adesso dico: che sia fatta la volontà di Dio e mi affido nelle sue mani, senza dare nessuna importanza alla mia volontà. A che giova affannarmi nella ricerca di una brava ragazza da sposare, se non è ancora arrivato il mio momento o se non sono adatto alla vita matrimoniale? Che cosa ne so? Non conosco i piani di Dio, ma ho la coscienza pulita e sto in pace con me stesso! Mi potrò sposare tra 20 anni o non mi potrò sposare per niente, ma voglio realizzare la volontà del mio Dio e gli chiedo: che cosa vuoi da me? Certo con i tempi che corrono mettere su una famiglia potrebbe essere da incoscienti, se Dio non ci fosse... Nessuno si affida nelle sue mani, nessuno fa affidamento alla sua volontà: pensano tutti ai soldi, al benessere dei figli, alla casa, allo studio, ai libri e alla scuola elementare dalle suore, perché anche se non credono in Dio, mandare il bambino alle suore fa tanto fico! La crisi c'è, la crisi continuerà e andrà di male in peggio! Anche se non ne parliamo esplicitamente, quasi a voler esorcizzare il problema, corriamo il rischio di essere licenziati! Lavoro in Sangritana, ho un bel posto sicuro, ma non è detto che lo conserverò al 100%. Se la regione decidesse di fare una legge per mandare via gli uscieri, mi licenzieranno e allora addio famiglia, addio sogni, addio brava ragazza, addio tutto! Non lo perdo, perché non lo perdo, ma se perderò il mio lavoro, che cosa farò? Su chi farò affidamento, se non sul mio Dio?

E se mi facessi prete?

Sapete quanta gente mi ha detto: guarda che hai la stoffa da prete!

Mai perdere la speranza, mai!!!

don Leo...
Messaggio del 17-10-2011 alle ore 17:14:23
Credo che ognuno di noi debba essere libero di fare le sue scelte ma purtroppo per le donne spesso scegliere di avere un bambino significa, oltre ovviamente alla gioia infinita, un sacco di lavoro in più.
E a questo lavoro, la maggior parte delle volte, devono provvedere da sole.
Vogliamo anche parlare di come, in alcuni casi, e anche abbastanza frequenti, si è obbligati a fare una scelta tra carriera e figlio? Anche se attualmente forse chi può permettersi di valutare le 2 opzioni è da ritenersi fortunato perché credo che molte donne, me inclusa, pur avendo il desiderio di avere un bambino, sono costrette ad aspettare tempi migliori...se mai verranno...
Cmq ciò che mi premeva esprimere è che non credo che si possa essere tanto categorici e che a seconda dei casi ognuno debba imboccare la strada che ritiene più giusta
Messaggio del 17-10-2011 alle ore 11:34:01
Speriamo che il genere umano si estingua presto e per sempre. Almeno, la natura e gli animali, ne riprenderanno pieno possesso.
Messaggio del 17-10-2011 alle ore 00:04:30

L'Amore non si può comprare... Ma se hai un appartamento al centro storico ben ristrutturato, ti è sufficiente invitare tre amici a cena e troverai sempre una ragazza anche bella, anche ricca, che avverte i genitori per passare la notte con te per lavare, stirare e cucinare per te, come se ti amasse veramente...

Per tutto il resto c'è mastercard...

Messaggio del 16-10-2011 alle ore 09:37:48

il destino naturale della donna è la cavizett






Messaggio del 16-10-2011 alle ore 02:48:03
non so se cerchi di fare dello spirito, ma cmq non ci sei riuscito.
Messaggio del 15-10-2011 alle ore 20:36:38
Mi fa piacere che tu abbia riconosciuto il tuo errore
Messaggio del 15-10-2011 alle ore 20:17:00
illazioni. Fatte senza la minima cognizione.
Messaggio del 15-10-2011 alle ore 20:03:31
Sì adottato regolarmente, quanto è vero che Elton John fa concerti di beneficenza senza nessunissimo guadagno...
Messaggio del 15-10-2011 alle ore 20:00:25
comprato ed a suon di soldoni???? no, adottato regolarmente, secondo tutti i crismi di legge. Il resto solo chiacchiere.
Messaggio del 15-10-2011 alle ore 15:56:22
Le classificazioni sono tante, ma in linea di massima ci sono tre tipi di lussuria...

1. c'è la lussuria del dominio
2. c'è la lussuria del denaro
3. c'è la lussuria dell'amante

La lussuria dell'amante è la così detta: storia sentimentale, che molto spesso viene chiamata anche: bella storia. E' la storia coinvolgente, è la storia passionale, sembra amore, ma non lo è. Non è amore, è solo sesso, altrimenti non sarebbe lussuria e non sarebbe neanche peccato. Solo che le persone che non conoscono l'Amore lo chiamano amore, senza sapere che non lo è... Dire che quello è Amore, è come se mia nonna preparasse il sushi giapponese seguendo le indicazioni di Antonella Clerici... Che cosa ne sa mia nonna di sushi giapponese? Una persona che abita a Villa Iconicella, e che non conosce altro, può dire che tutto il mondo è come Villa Iconicella?
Messaggio del 15-10-2011 alle ore 15:40:31
L'Amore non si può comprare... Ma se hai un appartamento al centro storico ben ristrutturato, ti è sufficiente invitare tre amici a cena e troverai sempre una ragazza anche bella, anche ricca, che avverte i genitori per passare la notte con te per lavare, stirare e cucinare per te, come se ti amasse veramente...

Per tutto il resto c'è mastercard...
Messaggio del 15-10-2011 alle ore 14:09:03
E a suon di soldoni
Messaggio del 15-10-2011 alle ore 14:08:47
Comprato
Messaggio del 15-10-2011 alle ore 13:08:15
no, non è un fatto obiettivo, conosco gente che non si è fatta comprare (di me non saprei dire, non mi sono mai trovato in questa situazione), sarebbe il caso che ognuno parlasse per se....e l'immagine sopra non dimostra nulla, l'immagine sopra è semplicemente la foto di una famiglia con un bambino adottato, non comprato.
Messaggio del 15-10-2011 alle ore 12:20:42
È un fatto obiettivo che l'immagine qui sopra dimostra appieno
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Editato da Adonai il 15/10/2011 alle 12:21:11
Messaggio del 15-10-2011 alle ore 12:13:41

El Treble, chi ha i soldi può comprarsi anche le persone

.........................CAZZATE!!!!
Messaggio del 15-10-2011 alle ore 12:10:04
El Treble, chi ha i soldi può comprarsi anche le persone
Messaggio del 15-10-2011 alle ore 12:07:01
Messaggio del 13-10-2011 alle ore 15:39:16

Chi non è adeguato a vivere e riprodursi è destinato ad estinguersi



e che cruccio ne deriverebbe? inoltre (ammesso che questo destino si compia), le estinzioni saranno di gran lunga compensate, viste le previsioni della crescita demografica mondiale...
Messaggio del 13-10-2011 alle ore 01:29:39
"La donna madre è la donna completa: la donna giovane, bella, ricca non è né può essere felice se in lei non palpita la maternità"

esattamente
Messaggio del 13-10-2011 alle ore 00:24:10
il destino naturale della donna è la cavizett
Messaggio del 12-10-2011 alle ore 17:34:17
Chi non è adeguato a vivere e riprodursi è destinato ad estinguersi
Messaggio del 12-10-2011 alle ore 16:39:52



Se la cura di un figlio non fosse più
il destino “naturale” della donna?
di Lea Melandri

mi auguro che l’ uscita in Italia del libro di Elisabeth Badinter, più volte richiamato nei commenti al tuo post, susciti un dibattito altrettanto vivace di quello che ne ha accompagnato la pubblicazione sui giornali francesi. Ma è meglio non contarci troppo. Eppure il problema, che oggi si impone a partire dalla persistente marginalità che le donne incontrano nel mondo del lavoro, e dalla fatica di dover essere al medesimo tempo brave madri e brave professioniste, non è nuovo per la coscienza femminile e tanto meno per la retorica maternalista che ha fatto della capacità biologica di generare il destino storico della donna.


Nel 1906 fu il libro autobiografico di Sibilla Aleramo, Una donna, a dar voce al conflitto che l’avrebbe portata alla scelta ‘scandalosa’ di lasciare il marito e il figlio:

“In verità, al di fuori della somma di energie ch’io spendevo attorno al bambino, era in me un’incapacità sempre maggiore di vedere, di volere, di vivere: come una stanchezza morale si sovrapponeva a quella fisica, lo scontento di me stessa, il rimprovero della parte migliore di me che avevo trascurata…in me la madre non s’integrava nella donna”.
Che la donna non dovesse mai aver bisogno di affermare la sua individualità, che fosse destinata a “vivere per gli altri”, “amare e partorire”, e che questo sacrificio di sé facesse di lei una “religione”, era stato il massimo tributo che pensatori del secolo precedente, come Michelet, Bachofen, Mantegazza, avevano creduto di fare alla “differenza” femminile.

La donna madre è la donna completa: la donna giovane, bella, ricca non è né può essere felice se in lei non palpita la maternità. La donna che non è madre è l’eunuco del proprio sesso, e l’intricato meccanismo della nostra società civile fabbrica purtroppo ogni giorno a mille di queste mutilate”.
Evidentemente, separare la sessualità dalla procreazione, legittimare l’aborto, scrollarsi di dosso le tante illibertà di cui hanno sofferto le donne, a partire dalla cancellazione di esistenza propria, non è bastato a scalfire il carattere fondativo dell’identità femminile, che ancora viene attribuito all’essere madre.
A una logica contrappositiva resta legata in qualche modo anche Badinter, quando afferma che per sfuggire a quella che è stata finora l’essenza della femminilità c’è un’unica scappatoia: non fare figli.

Ma le va riconosciuto sicuramente il merito di aver riportato ancora una volta l’attenzione sull’ “ambito domestico”, su quel nodo cruciale della vicenda dei sessi che è stata all’origine e che continua ad essere la maternità, un potere che l’uomo ha invidiato e sottomesso, confinandolo nella natura, nel privato, nell’interno delle case, e che le donne sono oggi tentate di rivendicare come “un vero e proprio gesto di libertà”, un potere e un valore da far riconoscere.

Non c’è da stupirsi se nella nuova generazione alcune vedono la loro sfida nel “doppio sì”, e altre, al contrario, nel dire “no, non madri a queste condizioni”. Stretta tra il sacro e il naturale, la madre è il primo e l’ultimo tabù della cultura maschile dominante, e, per le donne, l’esperienza che rischia di vederle divise. Oppure – perché no?- l’inizio di un movimento capace di spingersi più a fondo nell’analisi del rapporto tra i sessi e, soprattutto, di incontrare il cambiamento che sta avvenendo, sia pure ancora per una piccola minoranza, anche da parte maschile.

Se dunque si trattasse di ammettere che la cura, la crescita e l’educazione di un figlio non è più il destino “naturale” femminile, ma la responsabilità collettiva di uomini e donne, genitori biologici e non biologici?
Se le donne, che hanno visto nella loro indispensabilità all’altro -figlio, padre marito, ecc.- la possibilità di dare un senso alla loro vita, un potere sostitutivo di tutto ciò di cui la storia finora l’ha privata, cominciassero a guardare con meno sospetto, sfiducia o incredulità al nuovo modo di alcuni uomini di essere padri?

Nel suo “diario di bordo” , tenuto fino al compimento dei cinque anni di età del figlio, e pubblicato col titolo Compagno di viaggio. Appunti sulla paternità (Edizioni Libreria Croce di Fabio Croce, Roma 2010), Gian Carlo Marchesini scrive:

“Un padre realmente disponibile contribuisce a far sì che la madre verso i figli sia, in quanto sola, sempre meno castrante. E la madre può, finalmente, non essere più così angosciata da sensi di colpa per il tempo sottratto ai figli dall’impegno nel lavoro. E che cosa c’è di meglio, per le cartilagini emotive di un uomo adulto, per la sua capacità di ascolto e accoglienza, di un attivo, quotidiano esercizio di paternità capace di evitargli la sola stereotipa maschera del ‘rimprovero e cipiglio’?

Certo, la carriera professionale e le attività ricreative possono parzialmente risentirne. Ma se ne valesse la pena?”.
corriere.it

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