Cultura & Attualità
a Ballarò aveva affermato perentoriamente di non aver MAI pagato il sedicente ex ragazzo di Noemi per le confidenze prestate.
Ovviamente e puntualmente viene fuori che la transazione c'è stata (in nero), ben documentata.
Dagli stessi che delegittimano chiunque per il minimo precedente penale che faccia comodo, salvo quando da controllare sia l'unica fonte (prezzolata) a sostegno di una campagna calunniosa e ai limiti del patetico. E allora non conviene rovesciare addosso al mittente il casellario giudiziario.
Questo è il giornalismo Vero, Libero e Indipendente.
Andatevene a fanculo va

Conigliaccio, fai sempre la stessa figura peregrina...
Quote
"Ovviamente e puntualmente viene fuori che la transazione c'è stata (in nero), ben documentata."?????...
E quando cazzo mai una transazione in nero E' DOCUMENTATA!!!!...
Papera mandalo a cuccia!!!!...
ci sta tanto di video Ramblert


asino, documentata nel senso di filmata/fotografata

ehhh no, asino al mio Ramblert non le dici!!!


Behhhh...se lo dice Gasparri....possiamo mettere le palle sul fuoco ch'è così!!!!...
ma di ke vi meravigliate?
Bomberpunk,
sai certa gente crede ancora che esistano i puri di cuore e di penna paladini del "sano giornalismo d'inchiesta", come quello di Facci ad esempio o di Bruno Vespa...


a lavare la testa a l'Asino si spreca acqua tempo e sapone!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ramblert


«Chiedo scusa a Noemi e al presidente»
Riceviamo e pubblichiamo, nella forma originale nella quale ci è stata consegnata, una lettera di Luigi (Gino) Flaminio, ex fidanzato di Noemi Letizia
Dopo essere stato oggetto di discussione e anche di tante accuse ora dico quello che penso. La mia verità e il mio pensiero per quello che può interessare.
Tutto incomincia con un intervista di 2 giornalisti che tengo a precisare, sono stati loro a cercare me. Mi chiedono di Noemi e della nostra storia d’amore, Dicendomi che avrebbero fatto solo alcune domande su di Noi. I Giornalisti di REPUBBLICA mi chiedono di fare un video dove loro mi avrebbero fatto delle domande. Ho detto solo la verita. Da quel video si scatena il putiferio, ce chi dice che sono stato Diffamatorio, Falso e uno che vuole solo apparire per fare soldi. Ora dico io, cosa e chi ho diffamato? Premetto non ho preso né chiesto un centesimo da REPUBBLICA (ma mi sono stati offerti da qualche altro giornale per l’incomodo).
Ma mi sento solo usato e strumentalizzato contro qualcuno o qualcosa. Ora apro gli occhi e riesco a capire tutto mentre me ne dicono e fanno di tutti i colori, che sono un pregiudicato (cosa vera ma è stato un unico episodio dove me ne sono pentito amaramente per il Dolore dato alla mia famiglia e sia per il gesto compiuto, e comunque ho pagato il conto con la giustizia) poi mi dicono che sono un cammorrista, Boss, Bugiardo, Leader di Sinistra, Falso, Diffamatore, insomma una schifezza di uomo. Ma si rendono conto cosa dicono? che centra tutto questo? PURA FALSITA! Vorrei tanto QUERELARE ma purtroppo non posso permettermi un avvocato penalista.
IL MIO PUNTO DI VISTA sono stato usato da qualcuno che non potendo attacare L’uomo del popolo (così io chiamo il PRESIDENTE) Usa un Gossip un Pettegolezzo, la mia storia d’amore con Noemi. Ora stanno insinuando che lui ha avuto rapporti di SESSO cosa che escludo a priori e impossibile! conoscendo Noemi è i suoi valori. Possibile che l’uomo del Popolo non possa avere una sua vita privata? Che male c’e ad essere amico di una famiglia normale? Questa e la cosa bella lui è diverso dai soliti politici lui è amico di tutti degli Chef, Operai, Dipendenti, Mendicanti, Poveri insomma di TUTTI. Sono Dispiaciuto per quello che si è venuto a creare non lo avrei mai immaginato. Chiedo Scusa pubblicamente a Noemi e Tutti per il Clamore che ha suscitato la nostra storia D’amore e le auguro tutto il BENE DI QUESTO MONDO. Questa è la pura verità. per il resto vi prego tutti di lasciarmi in pace.
Luigi (Gino) Flaminio
31 maggio 2009
hai visto che uno dei vostri, vuole tanto bene a Papi!!(il vero, non tu conigliaccio!


come volevasi dimostrare,1 boomerang per i sinistri
Certo, mo è un eroe...

mi dicono che sono un cammorrista, Boss, Bugiardo, Leader di Sinistra, Falso, Diffamatore, insomma una schifezza di uomo.

Ora stanno insinuando che lui ha avuto rapporti di SESSO cosa che escludo a priori e impossibile! conoscendo Noemi è i suoi valori.

1 boomerang per i sinistri


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Editato da Animamundi il 31/05/2009 alle 16:16:03
chissà se preferisce le nordiche , quelle dell'est, le mulatte o le gazzelle nere


ottima scelta

ma voi destri avete anche un cervello personale funzionante vostro oppure vi limitate ad usarlo come lettore per gli Mp3 di Silvio?
meglio che come archivio per la Repubblica


Berlusconi è un po' come moggi, ma con qualche superpotere in più: tutti sanno che è uno zozzone, ma fino a quando non lo si incastra non gli si può fare nulla..
cerco che col il poco panem da dare, di
circenses
a Ballarò aveva affermato perentoriamente di non aver MAI pagato
teoricamente, non l'ha ammesso, ma ha usato un metodo comunicativo (quello del dire - non dire, del gioco di parola, della domanda-altrui-a-cui-rispondo, ecc.) che a te, ad es., piace da morire.
ci vuole coerenza, mister.
Il guaio è che Berlusconi è tutto quello che gli italiani sono e non accettano.
Se eliminassimo Berlusconi, che è uno della fila, sarebbe subito sostituito da un altro: forse proprio uno di voi che lo critica.
io no. tanti altri, sì, verissimo, hai detto una cosa che sostengo da anni.
Escludendoti categoricamente sei già sulla buona strada per prendere il suo posto

non credo fortunatamente, qui ce ne sono che lo sognano e ambiscono, io voglio una vita umile ed onesta, quindi fuori dalla politica e da ogni tipo di palazzo.



Aiii... iaiaaa...iiiaaaiiii... Papi Papi...Papi chulo!!!!...

«Sono spiaciuto che si vengano a portare sulle prime pagine dei giornali situazioni che dovrebbero attenere esclusivamente alla vita di una famiglia »



..cchiù l'avvusceche e cchiù puzze...


Papi Papi.. Papi chulo!!!!...
ma infatti quello è il giornalista che nel video in quesitone si fa rivelare da Gino Flaminio che si sarebbe fatto pagare da altri giornali

Che poi gli abbia allungato un centone per dimostrare in maniera obliqua come questo sia un mariuolo è un altro discorso

non credo fortunatamente, qui ce ne sono che lo sognano e ambiscono, io voglio una vita umile ed onesta, quindi fuori dalla politica e da ogni tipo di palazzo.
Berlusconi è in perfetta buona fede "all'italiana": se Berlusconi ha agito illegalmente, lo ha fatto con la stessa convinzioni di avere delle ottime ragioni, di aver riequilibrato un'ingiustizia. Nello stesso modo in cui è convinto di avere ragionissima uno che supera il limite di velocità perché quello imposto è , secondo lui, oggettivamente assurdo.
In Italia anche i mafiosi come Riina o Provenzano sono assolutamente convinti di essere dalla parte della più cristallina ragione e di agire per riequilibrare e riportare la giustizia.
È la sindrome di Robin Hood. La mafia taglieggia gl'imprenditori e su questo sito tutti condannano la mafia come cosa sporca e cattiva. In Francia vengono sequestrati dai sindacati dei manager che tutto sommato sono dei poveri coglioni che non contano assolutamente niente, e tutti sempre su questo sito plaudono alla giustizia.
Ti piace la vita umile? Provenzano che vita faceva? Viveva in una reggia? Andava a puttane e mangiava ostriche; faceva la vita del pezzente perché molto probabilmente anche a lui piace la vita umile e onesta.
Tu stesso hai confessato che hai cominciato a rispettare i limiti di velocità solo dopo esserti cagato sotto; non perché in coscienza avessi deciso di rispettare una prescrizione, ma perché non rispettandola ti è successa una cosa che ti ha traumatizzato.
Tu dici pubblicamente quello che dici, tu dici "io no". E già in questo sei abbondantemente nella media. Non andrai a puttane, non ruberai a destra e manca; ma questi sono gli accidenti dall'azione berlusconiana, se non ci fossero, Berlusconi non sarebbe migliore di come è; se non li avesse sarebbe come un malato che non presenta i sintomi, ma è malato lo stesso. Berlusconi, anche non rubando e non andando a puttane, conducendo anche una vita umile sarebbe sempre malato, perché lui si ritiene fondamentalmente onesto, come si ritiene onesto chi plaude al lavoratore che ha commesso una violenza su altre persone perché disperato, ma nel bisogno.
Il problema di Berlusconi non è la mancanza di autocritica, ma è il rifiuto di (auto)critica, di qualsiasi dubbio anche solo metodico.
Anche Berlusconi dice: "io no"
belle parole Adonai, per carità, ma il punto è questo:
illegalmente
fino a quando vivrò nella legalità, il paragone tra i tuoi succitati e me (o chi per me), non regge.
Tu stesso hai confessato che hai cominciato a rispettare i limiti di velocità solo dopo esserti cagato sotto; non perché in coscienza avessi deciso di rispettare una prescrizione, ma perché non rispettandola ti è successa una cosa che ti ha traumatizzato.
avevo 19 anni, se lo avessi fatto a 26 sarei un coglione a capire tardi determinate cose, ma l'ho fatto in un periodo in cui prendere coscienza di una prescrizione e rispettarla, è oro colato. pensi il contrario?
Tu dici pubblicamente quello che dici, tu dici "io no". E già in questo sei abbondantemente nella media.
infatti non dico di non esserlo, ma ribadisco con forza il principio che ti ho espresso nel primo punto: fin quando sarò nella legalità, il tuo paragone non regge.
sci, mò facemele sande!

Non mi sono spiegato per nulla bene.
Vivere nell'illegalità è un atteggiamento esterno, è uno dei rapporti che si vengono a instaurare con l'ambiente esterno; è "uno dei", ma non il solo.
Berlusconi è fortemente convinto, ed è la stessa convinzione di quasi tutte le persone che conosco che a) ha le sue buone ragioni, b) è migliore della maggior parte degli altri e c) può fare meglio della maggior parte degli altri. Tutte le sue azioni, esternazioni, qualsiasi sua manifestazione sono perfettamente coerenti con queste convinzioni personali. Il suo atteggiamento esterno è semplicemente il frutto delle sue convinzioni e viene solo modulato, moderato o esaltato dalle condizioni esterne.
È perfettamente inutile avere uno stile di vita umile, onesto e modesto, perché francamente se non è accompagnato dall'autocritica, questo atteggiamento esterno o viene smentito all'occasione o si manifesta in altri modi. Anche perché uno stile di vita (apparentemente) umile, onesto e modesto spesso non dipende nemmeno dalle nostre volontà, ma solo dalle circostanze.
Se noi manteniamo intatto l'atteggiamento interno, alla prova dei fatti, quando ci troveremo alla prova dei fatti, forse non agiremo come Berlusconi, forse agiremo come Berlusconi, è possibile che difficilmente sapremo fare meglio, perché il "poter fare" falsa inevitabilmente le nostre percezioni.
La capacità di aderire alla legalità non è un discrimine, perché la legalità è una convenzione fluttuante; la tua legalità è illegalità altrove; la tua illegalità è legalità altrove.
In cosa ti vuoi distinguere da Berlusconi o altri? Non mi pare che sia nella granitica convinzione di essere dalla parte della ragione, che è poi il cuore del problema.
bene, ora ho capito.
se operi, come credi con questo ragionamento, sulla decostruzione di contesto e co. andando sulla pura forma (il che è auspicabile da un lato ma inaffrontabile nel pratico, andando a morire filosoficamente a mio avviso come puro esercizio e nulla più), posso dirti che il fulcro del tuo discorso resta quindi l'assenza, o la presenza, di un elemento di rottura da quell'"io" che tutti - da berlusconi a me/te, utilizziamo e poniamo centrale, causa e conseguenza (da ciò che scrivi) di quell'io - come
l'autocritica
e a questo punto, anche se teoricamente restando sul tuo piano non potrei perchè andrei a parlare con un io che, evidentemente non "permetti" (passami il termine), dovrei dirti che nel mio piccolo autocritica ne faccio eccome (basta vedere lo storico di questo post).
ma, ragionando sul tuo termine (e qui riprendo appunto la morte filosofica a mio avviso del tuo intervento), anche la stessa autocritica, partendo appunto da un assunto personale, auto-, che è referenziale a cui pronuncia, diventa un atteggiamento esterno, sottoposto alla valutazione del singolo.
no?
Spero di aver capito quanto scrivi e rispondo in base a ciò che ho capito.
Non è che io "decostruisca il contesto", ma credo di seguire un ordine. Per me è poco significante l'atteggiamento che si assume con gli altri e nel contesto sociale se esso è determinato da circostanze non durevoli: poniamo che A discuta con B e sia totalmente convinto della propria opinione; poniamo che A consideri B un deficiente perché B lo ha contraddetto; A può offenderlo convinto in buona fede di avere pienamente ragione o può non offenderlo, pur essendo convinto che B sia un deficiente; in entrambi i casi c'è la stessa disposizione mentale, ma un atteggiamento esterno diverso; scorretto nel primo caso, corretto nel secondo.
Quei due atteggiamenti per me valgono l'uno quanto l'altro, perché per me è un puro caso, una fortunata circostanza che possa verificarsi l'uno piuttosto che l'altro. Se A crede che B sia un deficiente per il semplice fatto che B l'ha contraddetto, A può anche non essere scorretto nei suoi confronti, ma potrebbe diventarlo qualora le circostanze si facessero più pressanti, o qualora fosse investito di una qualche facoltà, perché il potere falsa le percezioni, ubriaca la mente soprattutto contro ogni nostra aspettativa, anche quando è caratterizzato da una disparità non eccezionale rispetto a quello altrui.
Quello che sostengo è che l'unica garanzia che possiamo cercare per i nostri comportamenti sta nel modificare la disposizione mentale nei confronti degli altri, andare alla radice del nostro modo di ragionare, non limitarci a una disciplina poco forgiata e scarsamente provata.
E quando parlo di (auto)critica, parlo di un pregiudizio che ciascuno elabora contro se stesso sulla possibilità di essere in errore; il che non significa che dobbiamo partire dal presupposto che siamo in errore (perché sarebbe assurdo partire da un simile presupposto), ma almeno dobbiamo trovare accettabile che i nostri errori siano plausibili. Per me l'(auto)critica non è altro che una forma di disponibilità nei confronti degli altri e auspico senza ombra di dubbio che possa generare atteggiamenti esterni quali possono essere la correttezza, la legalità, la lealtà; ma per me, se vengono generati da una disposizione mentale più duttile, sono più genuini e meno corruttibili.
Questo è un pensiero che mi sono formato constatando che la maggior parte delle persone afferma sempre di essere dalla parte della ragione, di fare, di pensare, di impegnarsi; ma insomma, se tutti sono nel giusto, da dove viene questa puzza? Forse qualcuno mente sapendo di mentire? E poi ho notato che alcuni fanno le loro affermazioni nella più totale convinzione di dire il vero, anche se poi, fatti alla mano, questo "vero" non sembra molto autentico; però loro sono convintissimi.
Allora, penso io, questi errori derivano da una convinzione mal formata, da una disposizione mentale che non è altro che un inconscio "tirare l'acqua al proprio mulino". Concludo che per me personalmente, un modo efficace e promettente di uscire da questo circolo vizioso consiste nell'accettare come plausibile il fatto che il torto è cosa anche nostra.
Può essere che mi sbagli, ma attualmente mi sembra verosimile e non fallimentare; di difficile realizzazione, sicuramente, ma verosimile. Soprattutto a conti fatti non mi sembra che sia mai esistita un'aetas aurea prima di Berlusconi, magicamente svanita col suo arrivo, quanto piuttosto un coerente passaggio del testimone.
C'è senza dubbio qualche piagnone che parla di un qualche tempo mitico da rimpiangere, ma mi sembra piuttosto il pianto del diseredato a cui hanno soffiato l'eredità, il vecchio oppressore che è stato oppresso a sua volta, e non il sincero democratico.
uscire da questo circolo vizioso consiste nell'accettare come plausibile il fatto che il torto è cosa anche nostra
questo punto ci trova d'accordo, e sapevo saremmo arrivati a ciò.
però quello che mi preme sottolineare è che tu prima non ammettevi, correggimi se sbaglio, la potenzialità espressiva di un "io" che si (auto)sentenzi come o perfetto o fallace o altro, quindi anche la stessa autocritica, con questa impossibilità, nonostante venisse poi giudicata da te come una forma di disponibilità nei confronti degli altri e [...] senza ombra di dubbio che possa generare atteggiamenti esterni quali possono essere la correttezza, la legalità, la lealtà, diventava inapplicabile per, appunto, l'impossibilità espressiva dell'io.
annullando questo presupposto e ponendo come valida invece la tua asserzione che ho corsivato, mi trovi d'accordo: certo è che se da un lato, persone senza cariche istituzionali nè influenza come me e te possiamo trovare una strada autocritica che ci faccia più vicini a quanto hai auspicato te come risultato finale, dall'altro non possiamo non ammettere che ci siano figure istituzionali che, contrariamente, vivono di autoesaltazione espressiva e soprattutto valutativa dell'io e sono quanto più lontane dall'amata autocritica come da te descritta. detto ciò, credo che si possa valutare singolarmente come incentivo alla critica questa presa di posizione istituzionale, portando il nostro semplice e singolo "io" ad un livello espressivo migliore e maggiore, cioè: frutto di autocritica e figlio della sovraesposizione altrui.
no?!
però quello che mi preme sottolineare è che tu prima non ammettevi, correggimi se sbaglio, la potenzialità espressiva di un "io" che si (auto)sentenzi come o perfetto o fallace o altro, quindi anche la stessa autocritica
Sinceramente non era mia intenzione sostenere una cosa del genere. Se tu mi indicassi quale passaggio ti ha suggerito questo pensiero, potrei cercare di correggere il modo in cui mi sono espresso
certo è che se da un lato, persone senza cariche istituzionali nè influenza come me e te possiamo trovare una strada autocritica che ci faccia più vicini a quanto hai auspicato te come risultato finale, dall'altro non possiamo non ammettere che ci siano figure istituzionali che, contrariamente, vivono di autoesaltazione espressiva e soprattutto valutativa dell'io
Questo mi suggerisce almeno tre considerazioni: a) per quel che riguarda me non sono certo di sapermi sottoporre ad autocritica efficace perché purtroppo la verifica non può essere intima; come se volessimo imparare in solitaria una lingua straniera, non sapremmo mai se effettivamente abbiamo ottenuto qualcosa se non quando ci trovassimo nella condizione di dover colloquiare con un madrelingua; b) poniamo che tu, io e qualcun altro fossimo in grado di sottoporci a un'autocritica efficace; ma saremmo comunque un'esigua minoranza, e ciò me lo suggerisce lo stato attuale delle cose, la profonda e radicata diffusione del malcostume, di ogni genere di malcostume e del malpensiero; c) la classe politica è espressione dell'atteggiamento generale, la somma degli atteggiamenti di tutti gl'individui che compongono il tessuto sociale, quale che sia la forma di governo o il tipo di stato, monarchia o repubblica, democrazia o dittatura.
Per quanto riguarda il punto a), mi viene ora da aggiungere che questa autocritica avrebbe anche bisogno di puntelli dei quali uno potrebbe o dovrebbe essere la docilità d'animo, un'ulteriore forma di disponibilità verso gli altri, una ulteriore garanzia di successo nella ricerca e nell'ottenimento di una misurata consapevolezza. Il che è tuttavia forse anche più complicato da realizzare, e ciò lo dico proprio in effettiva considerazione del mio temperamento, e altrui.
Per il punto c) voglio precisare che questa considerazione nasce dalla mia più totale convinzione che se è vero che un individuo può essere inibito nell'agire, non sarà mai possibile obbligarlo ad agire contro la sua volontà; potrà essere minacciato e indotto, le sue scelte potranno essere viziate dal timore di un danno, ma sostanzialmente nessun individuo quando agisce non vuole. Semplicemente sceglie tra varie opzioni e vuole ciò che sceglie, e lo fa in base alla costanza del suo temperamento.
Ciò che voglio dire in somma è che se da una parte mi sento disilluso perché non vedo nella stragrande maggioranza delle persone quell'atteggiamento di cui parlo e che ritengo fondamentale, né dal canto mio mi sento in grado di esperirlo pienamente come ritengo opportuno; dall'altra, tuttavia, mi sento fiducioso perché, seppure ho seri dubbi che tale attegiamento possa essere indotto esternamente, proprio perché in realtà è frutto di una volontà e di una disposizione tutta interiore, conto che in un qualche modo possa, vuoi per selezione naturale, vuoi per qualche evento straordinario, diffondersi beneficamente.
Ma per adesso, ora come ora, vedo solo tanti potenziali individui pronti ad avvicendarsi in una fila piuttosto nutrita; e vedo molte persone, che strepitano per emergere, in un fastidioso arrivismo politico, culturale, sociale, che scalpitano a tutti i costi per dimostrare che sono diversi o alternativi, eppure sono pari agli altri o anche peggiori.
sto scrivendo la risposta caro Adonai, dammi un paio di giorni ancora che sono un po' oberato.
grazie per il piacevole confronto.
eccomi.
quale passaggio
non è un discorso di passaggio o di estrapolare, è il taglio "filosofico-comunicativo" che avevi dato al tuo primo intervento a suggerirmi, correggimi se sbaglio, una tua posizione anti-io quando enunciavi che nel mio dire "io no" compivo un atto da sindrone robinhoddiana. detto questo, hai poi "spostato" giustamente il focus sull'autocritica, ma senza cambiare il presupposto-assunto di base non mi hai dato motivi per credere il contrario. fondamentalmente il punto è: posso, con la giusta e possibile (considerando le tue considerazioni sulla difficoltà se non impossibilità dell'autocritica reale) autocritica, applicare un io a ciò che penso che sia frutto non di convinzioni autocreate ed imposte (una etica personale insomma) ma un "semplice" risultato di rispetto di norme, legalità, vita civile e bene comune. credo che questo io, così commisurato, sia più di un passo in più rispetto a quella sorta di etica personale e robinhoddiana come l'hai definita te.
poi.
la classe politica è espressione dell'atteggiamento generale, la somma degli atteggiamenti di tutti gl'individui che compongono il tessuto sociale, quale che sia la forma di governo o il tipo di stato, monarchia o repubblica, democrazia o dittatura.
la classe politica è l'espressione numerica e quantitativa della popolazione che alla consultazione X ha espresso un voto. il tessuto sociale è composto anche da chi non vota, chi non può votare, ecc. ed è decisamente più complesso, altrimenti riduci la politica partita alla mera statistica senza incrocio di dati, la qual cosa non è (purtroppo o per fortuna?).
detto questo, in quanto espressione delegata, non è detto che poi il singolo debba automaticamente prendere atto ed adeguarsi al modus vivendi et operandi questi "delegati", anche perchè la delega che viene loro data è ben lontana, in termini costituzional-cartacei, da quello che è poi il reale operato della classe politica. inoltre, il fatto che possa appunto rappresentare la maggioranza (cosa che non nego, personalmente sono schifato dal 90% delle persone connazionali che compongono la mia quotidianità, al di fuori della sfera affettivo-familiare-amichevole) del paese, beh non ne fa - permettimi - una "scusa" di accettazione, pur restando poi nella legalità. mi capisci?
poi.
nelle parole dei tuoi ultimi capoversi, posso solo leggere una amarezza ed una constatazione che, sinceramente, non ti allontana (seppur con terminologia diversa) da quello che era il mio pensiero iniziale. certo, la fila è ampia e nutrita, e si scalpita sempre per un arrivismo diversificato in ogni settore operativo della vita, quotidiana e non, che spazia dalla cultura (giusta sottolineatura) alla politica, fino a "banalismi" come l'alimentazione o il vestiario. ma questo ultimo passaggio credo esuli, parzialmente, dal discorso politico, almeno per come lo abbiamo analizzato finora nel nostro "personale" dibattito.
Preciso che sottolineando il tuo «io no», non era mia intenzione puntare su "io", quanto piuttosto sottolinearne il tono perentorio. Circa la "sindrome da Robin Hood", non la attribuivo a te; piuttosto la interpreto come atteggiamento diffuso con cui molti, non solo italiani, si pongono e si giustificano di fronte a certe trasgressioni.
Inoltre l'autocritica di cui parlo (molto probabilmente non si ricava dalla lettura di quanto ho scritto, poiché in effetti mi sono meglio definito questo concetto nel corso della discussione), pur nella difficoltà o talora nel totale insuccesso, può a mio avviso avere un'utilità a prescindere dalla sua bontà se vista non come obiettivo, ma come metodo; ovvero, lo scopo dell'autocritica non è disegnare i contorni certi dei miei errori, scopo per il quale l'autocritica deve essere assolultamente fondata e precisa; piuttosto lo scopo dell'autocritica è quello di pormi in una condizione di dubbio, che non intralci la mia azione, ma che generi riflessione e che mi ponga in uno stato di dialogo con gli altri.
Quando dico che «la classe politica è espressione dell'atteggiamento generale» io non mi riferisco alle elezioni, alle deleghe, perché come dici tu non tutti votano; per me questa affermazione vale anche per i paesi o i regimi in cui non esiste il voto. Io intendo un equilibrio di forze che prescinde totalmente dal voto, che tiene conto di ogni sfumatura, somma tutte le sfumature e ne constata il peso. Il potere politico nasce dall'aggregazione delle forze dei singoli individui e si esercita con la scelta e con l'astensione, l'adeguamento o l'omissione. Quell'espressione è più ricca di qualsiasi statistica perché le statistiche ci mostrano ciò che vediamo o sappiamo vedere, mentre quell'espressione contiene ciò che realmente è, secondo gli effettivi rapporti di forza.
Si è convinti che chi abbia ruoli di responsabilità debba comportarsi meglio ed esemplarmente rispetto a chi è più umile. Per me ciò è falso e impossibile perché l'esercizio del potere non tollera freni quando è in un rapporto di grande disparità con poteri sottoposti. Quando un potere è tanto più grande, realizza la sua giustizia nell'astensione dell'esercizio; ogni deroga è un atto d'ingiustizia, qualsiasi sia l'obiettivo, sia esso nobile o turpe, il risultato sarà sempre un atto ingiusto.
In ogni gruppo è possibile osservare l'emergere di qualcuno rispetto ad altri, o per merito, o per grandezza d'animo, determinazione, considerazione di sé, costanza di volontà e tanto altro ancora. Questo non è realmente tanto migliore degli altri, soprattutto in una democrazia, che si basa sull'apporto di moltissime persone. Ma che sia migliore o peggiore, l'uomo che emerge, dotato di potere, può solo peggiorare in maniera incontrollata, tanto più è il potere che si trova a esercitare, perché dall'esercizio nasce l'automatismo, nell'automatismo viene meno la ragione, e la mancanza di difficoltà nell'ottenere ciò che ci si è proposti elimina tutti i freni.
Siccome l'uomo ha un'enorme facilità ad abituarsi ad avere ciò che può, l'unico modo che può tutelarne l'integrità morale è la limitazione che ogni individuo impone al suo potere, una distanza di comodo congrua e sensibile tra ciò che si ha e ciò che si può, a scapito di ciò che si ha. Si tratta di autocritica, autocontrollo, autolimitazione che devono essere personali, altrimenti sarebbero tirannia; ma devono essere comuni, poiché tutti siamo partecipi della società.
Riguardo il disprezzo verso il "90% di", posso dirti che io sono molto radicale, sono un vero misantropo, tuttavia per quel che mi riguarda lo giudico in me un grave difetto e una grave carenza, dettati dalla mia incapacità, o difficoltà, di concepire il mondo al di fuori del mio personale raziocinio, o dalla mia personale pretesa di comprendere tutto il mondo nella mia mente, cosa peraltro decisamente irrealizzabile, impossibile, non plausibile e non auspicabile.
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