Cultura & Attualità
Il nuovo(vecchio)PD...
Messaggio del 19-08-2009 alle ore 19:53:05
Da passaparola di Marco Travaglio:
Il macigno morale di Fassino, D'Alema e Latorre
Sapete che i politici coinvolti in quella scalata erano almeno tre: erano Piero Fassino, segretario dei DS, Massimo D’Alema, sostegno forte a Giovanni Consorte e poi Nicola Latorre, l’uomo di mano di D’Alema per queste e altre vicende, quello del pizzino, quello che è solito passare pizzini a esponenti del centrodestra in televisione per suggerire loro che cosa dire, quando manca loro la parola. Bene, questo terzetto di dirigenti dei DS fu beccato al telefono con Giovanni Consorte nei giorni caldi della scalata, a scambiare informazioni anche riservate, illegali secondo i Pubblici Ministeri, almeno nel caso di D’Alema e di Latorre. Fassino ha una posizione diversa, perché Fassino fu avvertito a cose fatte, era un po’ l’ultimo a sapere poveretto, era il segretario del partito e non gli dicevano mai niente. Quindi, secondo la Procura, non solo Fassino non ha commesso reati, ma anche nelle telefonate con Fassino Giovanni Consorte non ha commesso reati e conseguentemente, per quelle telefonate, va prosciolto, perché inizialmente quelle telefonate erano state ipotizzate come prove di insider trading, ossia di informazioni privilegiate che venivano date a qualcuno rispetto a qualcun altro prima che queste informazioni venissero comunicate al mercato. Bene, scrivono i giudici che il tenore delle telefonate di Consorte a Fassino o tra Consorte e Fassino ha un contenuto informativo assai povero, al di sotto di quanto Fassino stesso avrebbe potuto leggere sui giornali: non gli dicevano niente, gli dicevano poco e glielo dicevano anche tardi, dopo che era uscito sui giornali e quindi Fassino ce lo dimentichiamo. Invece ci sono le telefonate di Consorte con Latorre e con D’Alema e spesso era Latorre a passare il telefono a D’Alema, che parlava con Consorte sul cellulare di Latorre. Qui le cose cambiano: scrivono i magistrati, proponendo che Consorte venga processato anche per insider trading, sulla base di quello che aveva confidato nelle telefonate sul telefono di Latorre, quando parlava con Latorre e con D’Alema, beh, qui le informazioni invece erano piuttosto sostanziose, qui si entra nel vivo. Scrivono i magistrati “ Consorte in quelle telefonate non è così vago: anzi, il 6 e 7 luglio offre a Latorre informazioni che non stanno sui giornali e il 15 luglio - siamo nel 2005 - ribadisce di avere già il 51, 5% della Banca Nazionale Del Lavoro”, notizia che effettivamente non era pubblica, anche perché sopra il 30% avrebbe dovuto lanciare l’Opa e qui aveva già il 51% e l’Opa pare che non l’avesse ancora lanciata. Conseguentemente la notizia non solo non era pubblica, ma era la notizia di un reato che si stava commettendo. Consorte ha chiesto di essere interrogato di nuovo, perché sostiene che il quadro accusatorio è stato ridimensionato, perché non ci sono, insieme a Consorte, gli ipotetici concorrenti nel reato di insider trading? Cioè perché non ci sono Latorre e D’Alema? Ricorderete che la Procura di Milano aveva intenzione di indagare anche loro per concorso nel reato commesso da Consorte: aveva chiesto alla Forleo, la quale aveva inoltrato al Parlamento quelle telefonate, per avere l’autorizzazione a utilizzarle in base alla legge Boato. Il Parlamento aveva fatto il pesce in barile per un bel po’, aveva massacrato di botte la Forleo, la quale è stata poi cacciata da Milano da un Consiglio Superiore supino e obbediente agli ordini politici, l’inchiesta però è andata avanti comunque: la Procura di Milano ha reiterato, attraverso un altro G.I.P., al Parlamento la richiesta dell’utilizzo delle telefonate di Latorre e il Senato ha risposto picche per la seconda volta. Intanto D’Alema se l’era svignata, sostenendo che all’epoca delle telefonate lui non era parlamentare italiano, ma era parlamentare europeo e che quindi la richiesta di autorizzazione all’utilizzo delle telefonate andasse inoltrata al Parlamento europeo. Anche lì il Parlamento europeo, con il contributo fattivo dei Deputati italiani di centrodestra e di centrosinistra, compreso Bonsignore, che ha votato per salvare D’Alema, il Parlamento europeo ha deciso che non bisognava autorizzare l’utilizzo di quelle telefonate e conseguentemente, senza la prova contenuta in quelle telefonate, non si possono processare, ovviamente, i due politici. Questo per quanto riguarda l’aspetto penale dovrebbe metterli al riparo da qualunque conseguenza di quelle telefonate intercettate: rimane l’aspetto politico, ovvero rimane l’aspetto di una scalata bancaria per la quale stanno per essere rinviate a giudizio una ventina di persone, banche, banchieri, dirigenti, affaristi, finanzieri etc. etc., ritenuta illegale, ritenuta viziata da reati di aggiotaggio e insider trading, alla quale contribuivano addirittura, in telefonate che costituiscono reato a carico di Consorte, perché nei suoi confronti quelle telefonate possono essere utilizzate, due dirigenti dell’attuale Partito Democratico, che praticamente se, come pare, Bersani vincerà il congresso, saranno i veri azionisti di maggioranza del Partito Democratico, visto che Bersani è uomo di D’Alema, appoggiato ventre a terra da Massimo D’Alema e dal suo entourage, Latorre in primis.
Ecco: chi rinfaccia le questioni morali e le questioni politiche, le questioni di correttezza, giustamente, a Berlusconi, dovrebbe ricordarsi anche delle proprie e il caso Unipol è un macigno che può anche essere rimosso, con le immunità italiane e europee, dal punto di vista penale, ma dal punto di vista morale questo è macigno che il signor D’Alema e il signor Latorre si porteranno finché campano sulle spalle. Passate parola."
Il nuovo PD che avanza...
Da passaparola di Marco Travaglio:
Il macigno morale di Fassino, D'Alema e Latorre
Sapete che i politici coinvolti in quella scalata erano almeno tre: erano Piero Fassino, segretario dei DS, Massimo D’Alema, sostegno forte a Giovanni Consorte e poi Nicola Latorre, l’uomo di mano di D’Alema per queste e altre vicende, quello del pizzino, quello che è solito passare pizzini a esponenti del centrodestra in televisione per suggerire loro che cosa dire, quando manca loro la parola. Bene, questo terzetto di dirigenti dei DS fu beccato al telefono con Giovanni Consorte nei giorni caldi della scalata, a scambiare informazioni anche riservate, illegali secondo i Pubblici Ministeri, almeno nel caso di D’Alema e di Latorre. Fassino ha una posizione diversa, perché Fassino fu avvertito a cose fatte, era un po’ l’ultimo a sapere poveretto, era il segretario del partito e non gli dicevano mai niente. Quindi, secondo la Procura, non solo Fassino non ha commesso reati, ma anche nelle telefonate con Fassino Giovanni Consorte non ha commesso reati e conseguentemente, per quelle telefonate, va prosciolto, perché inizialmente quelle telefonate erano state ipotizzate come prove di insider trading, ossia di informazioni privilegiate che venivano date a qualcuno rispetto a qualcun altro prima che queste informazioni venissero comunicate al mercato. Bene, scrivono i giudici che il tenore delle telefonate di Consorte a Fassino o tra Consorte e Fassino ha un contenuto informativo assai povero, al di sotto di quanto Fassino stesso avrebbe potuto leggere sui giornali: non gli dicevano niente, gli dicevano poco e glielo dicevano anche tardi, dopo che era uscito sui giornali e quindi Fassino ce lo dimentichiamo. Invece ci sono le telefonate di Consorte con Latorre e con D’Alema e spesso era Latorre a passare il telefono a D’Alema, che parlava con Consorte sul cellulare di Latorre. Qui le cose cambiano: scrivono i magistrati, proponendo che Consorte venga processato anche per insider trading, sulla base di quello che aveva confidato nelle telefonate sul telefono di Latorre, quando parlava con Latorre e con D’Alema, beh, qui le informazioni invece erano piuttosto sostanziose, qui si entra nel vivo. Scrivono i magistrati “ Consorte in quelle telefonate non è così vago: anzi, il 6 e 7 luglio offre a Latorre informazioni che non stanno sui giornali e il 15 luglio - siamo nel 2005 - ribadisce di avere già il 51, 5% della Banca Nazionale Del Lavoro”, notizia che effettivamente non era pubblica, anche perché sopra il 30% avrebbe dovuto lanciare l’Opa e qui aveva già il 51% e l’Opa pare che non l’avesse ancora lanciata. Conseguentemente la notizia non solo non era pubblica, ma era la notizia di un reato che si stava commettendo. Consorte ha chiesto di essere interrogato di nuovo, perché sostiene che il quadro accusatorio è stato ridimensionato, perché non ci sono, insieme a Consorte, gli ipotetici concorrenti nel reato di insider trading? Cioè perché non ci sono Latorre e D’Alema? Ricorderete che la Procura di Milano aveva intenzione di indagare anche loro per concorso nel reato commesso da Consorte: aveva chiesto alla Forleo, la quale aveva inoltrato al Parlamento quelle telefonate, per avere l’autorizzazione a utilizzarle in base alla legge Boato. Il Parlamento aveva fatto il pesce in barile per un bel po’, aveva massacrato di botte la Forleo, la quale è stata poi cacciata da Milano da un Consiglio Superiore supino e obbediente agli ordini politici, l’inchiesta però è andata avanti comunque: la Procura di Milano ha reiterato, attraverso un altro G.I.P., al Parlamento la richiesta dell’utilizzo delle telefonate di Latorre e il Senato ha risposto picche per la seconda volta. Intanto D’Alema se l’era svignata, sostenendo che all’epoca delle telefonate lui non era parlamentare italiano, ma era parlamentare europeo e che quindi la richiesta di autorizzazione all’utilizzo delle telefonate andasse inoltrata al Parlamento europeo. Anche lì il Parlamento europeo, con il contributo fattivo dei Deputati italiani di centrodestra e di centrosinistra, compreso Bonsignore, che ha votato per salvare D’Alema, il Parlamento europeo ha deciso che non bisognava autorizzare l’utilizzo di quelle telefonate e conseguentemente, senza la prova contenuta in quelle telefonate, non si possono processare, ovviamente, i due politici. Questo per quanto riguarda l’aspetto penale dovrebbe metterli al riparo da qualunque conseguenza di quelle telefonate intercettate: rimane l’aspetto politico, ovvero rimane l’aspetto di una scalata bancaria per la quale stanno per essere rinviate a giudizio una ventina di persone, banche, banchieri, dirigenti, affaristi, finanzieri etc. etc., ritenuta illegale, ritenuta viziata da reati di aggiotaggio e insider trading, alla quale contribuivano addirittura, in telefonate che costituiscono reato a carico di Consorte, perché nei suoi confronti quelle telefonate possono essere utilizzate, due dirigenti dell’attuale Partito Democratico, che praticamente se, come pare, Bersani vincerà il congresso, saranno i veri azionisti di maggioranza del Partito Democratico, visto che Bersani è uomo di D’Alema, appoggiato ventre a terra da Massimo D’Alema e dal suo entourage, Latorre in primis.
Ecco: chi rinfaccia le questioni morali e le questioni politiche, le questioni di correttezza, giustamente, a Berlusconi, dovrebbe ricordarsi anche delle proprie e il caso Unipol è un macigno che può anche essere rimosso, con le immunità italiane e europee, dal punto di vista penale, ma dal punto di vista morale questo è macigno che il signor D’Alema e il signor Latorre si porteranno finché campano sulle spalle. Passate parola."
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