Tutta la vita dell’aspirante collaboratore viene analizzata nei minimi dettagli: si chiedono notizie sulla famiglia e sulla situazione sanitaria, si deve segnalare se in casa si possiede una pistola e si devono fornire indirizzi e-mail per verificare se possono essere di imbarazzo per il presidente eletto. I candidati devono indicare blog e link sulle pagine di Facebook o MySpace insieme a eventuali nickname utilizzati per comunicare su internet. La “maratona” di domande a cui è sottoposto l’aspirante collaboratore è infinita: vengono richiesti chiarimenti sulle attività svolte negli ultimi dieci anni e l’eventuale appartenenza a organizzazioni che si sono rese colpevoli di discriminazioni per razza, etnie, religione e orientamenti sessuali. Gli interessati sono tenuti addirittura a rivelare eventuali rapporti con i due giganti del credito in estrema difficoltà, Fannie Mae e Freddy Mac. Se un candidato ha scritto libri, tenuto discorsi in pubblico o pubblicato articoli, il percorso si complica. Bisognerà infatti fornire allo staff di Barack le registrazioni dei discorsi o le copie delle pubblicazioni. “Il processo di selezione delle candidature riflette l'impegno del presidente Obama di cambiare il sistema utilizzato da Washington per attribuire gli incarichi di lavoro” spiega Stephanie Cutter, portavoce dell’ufficio per la transizione del potere. Siete arrivati alla 63esima domanda a furia di tazzine di caffé e siete sfiniti? Incrociate le dite e non fatevi illusioni. Si tratta solamente del primo gradino. Ora vi aspetta l’interrogatorio, quello vero, dell’FBI e dell’Office of Government Ethics.