Cultura & Attualità

L'indotto SEVEL all'estero
Messaggio del 14-07-2009 alle ore 18:38:35
e ti pur arraggion
Messaggio del 14-07-2009 alle ore 15:08:23

in giro ho visto giù al mare gente in vacanza che non rinuncia a niente, gente che la macchina l'ha cambiata ugualmente.......tutta questa gente, non è figlia e parente di berlusconi, e neanche figli di chissà quale nobile discendenza......



Visto che gli altri non hanno capito il "senso" del post...dato che politicizzano tutto....cerco di risponderti visto che mi sono fatto la stessa domanda.
La nostra è stata una zona "ricca" e contadina per molti anni.
Questo che significa?....significa che la popolazione svernè e mettè alu pizz da buoni risparmiatori.
Quando aprì la SEVEL l'80% degli operai erano contadini espropiati delle terre con in cambio il posto in fabbrica per se e i suoi figli!
Quindi la fabbrica era ,diciamo il "secondo" lavoro.....,da accompagnare al lavoro di campagna.
Aggiungendoci una forte mentalità contadina sullo "SPARAGNO"....si son venute a creare sacche di "microricchezze" benestanti!...infatti se vai giù in Val di Sangro li lancianise le chiamane li "sciampagniune"...perchè da noi la mentalità "sparagnina" è stata meno forte.....da quì il detto "ragne ragne tant m'abbusce e tant me magne"
Allora lu finale qual'è?.....ora ca finisce tutt si quatrine...di nonnò...papà....ecc. ce ne vuole di tempo!!
Poi le macchine?....che probblem ci stà....fai la finanziaria....la garanzia la mette papà......e stapposte
Io conosco famiglie che con il solo padre operaio......hanno fatto case per se e per i figli.....pagate in "contanti"......come?......nghe li buoni postali di nonnò
Nonnò....facè lu pezzent......e li nipute mo fanne li signiure..........do you understand?
Arrivederci.............
Messaggio del 14-07-2009 alle ore 14:59:20
Atelkin,
la Metalmeccanica Val di Sangro non era un'azienda qualsiasi ma quella che era cresciuta di più nell'indotto della Val di Sangro e quella che aveva vinto i premi a livello nazionale come migliore azienda per la crescita...
Messaggio del 14-07-2009 alle ore 13:51:35

parliamo di gente che a malapena riesce a pagare gli stipendi, anche 10 anni fa, quando c'era chi faceva utili a rotta di collo


sempre dati alla mano (ti invio il pdf via email se vuoi), a me risultava esattamente il contrario, cioè che ci fosse una buona liquidità anni fa compromessa - non in tutti i casi, per carità - da una visione un po' miope dell'investimento, decisamente a breve raggio a causa delle facilitazione del limitarsi all'indotto.
Messaggio del 14-07-2009 alle ore 13:48:30

uelle che oggi sono in crisi sono proprio quelle che hanno investito, ed hanno investito per divesificare ed innovare


da quello che vedo io, dati alla mano eh, mi sembra il contrario, a meno che la val di sangro sia l'unico caso italiano di cluster/distretto che si comporta in maniera diversa. ma ripeto, dati alla mano, mi sembra il contrario.


in Val di Sangro c'è stata un'azienda dell'indotto Honda che ha cercato di diversificare e di produrre per altre aziende, chiedi a Miccoli che fine abbia fatto la Metalmeccanica Val di Sangro.


oggi ho visto un cigno nero: che tutti i cigni del mondo siano neri?
Messaggio del 14-07-2009 alle ore 12:43:49
Atelkin,
in Val di Sangro c'è stata un'azienda dell'indotto Honda che ha cercato di diversificare e di produrre per altre aziende, chiedi a Miccoli che fine abbia fatto la Metalmeccanica Val di Sangro.
Messaggio del 14-07-2009 alle ore 12:26:30

gli stessi titolari che si sono impigriti nel realizzare la mera commessa del grande padrone sevel-honda-ecc. e non hanno avuto non il coraggio, ma lo spirito imprenditoriale per diversificare, ampliare, modernizzare, ecc. la propria PM



quel tipo di impresa ha già chiuso i cancelli, quelle che oggi sono in crisi sono proprio quelle che hanno investito, ed hanno investito per divesificare ed innovare......e stanno pagando la crisi......ma il senso del post è
solo queste imprese stanno pagando la crisi? e come la stanno subendo?ma questa crisi com'è?
ci sono realtà imprenditoriali inspiegabilmente ferme!!!!! e si parla di crisi, ma questa crisi realmente chi stà colpendo???
possono sembrare quesiti buttati a casaccio e sparati nel mucchio.....in giro ho visto giù al mare gente in vacanza che non rinuncia a niente, gente che la macchina l'ha cambiata ugualmente.......tutta questa gente, non è figlia e parente di berlusconi, e neanche figli di chissà quale nobile discendenza......

ma picchè quà non si occupano le fabbriche per la crisi??? c'è solo una risposta, forse...
Messaggio del 14-07-2009 alle ore 09:50:48
parliamo di gente che a malapena riesce a pagare gli stipendi, anche 10 anni fa, quando c'era chi faceva utili a rotta di collo
Messaggio del 14-07-2009 alle ore 09:35:02

diversificare costa


magari chiedendo un prestito in banca che non vada oltre l'anticipo di cassa?
non dico ora, in questa fase, ma in tempi diversi come due estati or sono quando l'accesso al credito era immediato e decisamente ampio.
Messaggio del 14-07-2009 alle ore 09:32:51
diversificare costa, mica se lo possono permettere tutti
Messaggio del 14-07-2009 alle ore 08:37:05

a pagare dazio sono solo i titolari


gli stessi titolari che si sono impigriti nel realizzare la mera commessa del grande padrone sevel-honda-ecc. e non hanno avuto non il coraggio, ma lo spirito imprenditoriale per diversificare, ampliare, modernizzare, ecc. la propria PMI, come hanno fatto tanti altri colleghi di altre regioni italiane salvando il tessuto industriale locale dagli aspetti (occidentalmente) negativi della globalizzazione?
mi spiace, ma così non fa avanti un cluster industriale, e se ne pagheranno le conseguenze - amarissime - nel giro di pochi anni.
Messaggio del 14-07-2009 alle ore 08:09:17
giu tutto scorre tranquillamente....vedremo tra qualche mese che succederà!!!!
Messaggio del 14-07-2009 alle ore 07:43:24
domanda o riflessione spontanea, ma da noi stessa azienda, stesso indotto, stesso circolo viziato, a pagare dazio sono solo i titolari e i dipendenti (pochi) di piccole aziende della "galassia indotto sevel", gli altri vedi gli stessi operai sevel in cassa integrazione da mesi, questa crisi non la sentono?, non la manifestano?, ma quanti che lavorano in sevel hanno bisogno di quello stipendio, non riesco a capire da noi questa crisi quanto è reale?

siamo in cantone svizzero a parte vedi la sigla della nostra provincia.....oppure, bhoòoo!?! non riesco più a capire...stà crisi d'dò cazze stà....e se ci stà chi le tè patì.....
Messaggio del 14-07-2009 alle ore 07:33:45

Gli operai licenziati: «I soldi o salta tutto»
di Alberto Toscano
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ParigiLa minaccia è di quelle che fanno doppiamente paura. I dipendenti di una fabbrica italiana di componenti automobilistici in fallimento, la New Fabris di Chatellerault, nella Francia centrale, si sono asserragliati all'interno dell'azienda, che minacciano di far saltare in aria se non verranno migliorate le condizioni del loro ormai scontato licenziamento. Ovviamente la prima ragione di panico sta nell'ipotesi in sé dell'esplosione di uno stabilimento che i 366 operai in rivolta hanno riempito di bombole di gas e di altro materiale pericoloso. Ma la stampa locale parla anche dell'altro motivo che terrorizza la popolazione della Vienne, il dipartimento transalpino in cui si trova la fabbrica-bomba: «Se tante persone arrivano a minacciare un gesto disperato, vuol dire che ormai il problema della disoccupazione in Francia sta raggiungendo livelli sconosciuti in passato», afferma un sindacalista.
Certo si sta rischiando il peggio. Lo sa bene il ministro dell'Industria Christian Estrosi, un fedelissimo del presidente Nicolas Sarkozy, che sta tentando il dialogo a tutti i costi con i rivoltosi. Questi ultimi hanno una richiesta ben precisa, indirizzata sia ai responsabili della fabbrica sia ai grandi gruppi automobilistici francesi Renault e Psa (Peugeot-Citroën), che tradizionalmente acquistano i pezzi prodotti dall'officina della Vienne. Gli operai vogliono una buonuscita di 30mila euro ciascuno in aggiunta alle indennità maturate nell'azienda. Se le casse della New Fabris sono vuote, gli operai sollecitano l'intervento diretto - già negato - di Renault e Psa, che tradizionalmente hanno, secondo loro, un rapporto privilegiato con il centro produttivo della Vienne.
La mediazione del ministro Estrosi si prospetta come estremamente difficile. Per adesso le maestranze che occupano lo stabilimento dicono di non voler mettere in atto la propria minaccia, ma c'è chi parla di un ultimatum di pochi giorni. Altrimenti le bombole di gas si trasformeranno in altrettanti ordigni della nuova guerra sociale transalpina. Una guerra già molto intensa, visto che gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da una raffica di aspre polemiche e anche di aperte violenze.
Il caso più clamoroso è stato quello dei sequestri di dirigenti aziendali ad opera delle maestranze. Ufficialmente i dipendenti delle fabbriche a rischio di chiusura sono stati «trattenuti» e non «sequestrati» da operai e sindacalisti. In realtà la confederazione sindacale filocomunista Cgt ha orchestrato una vera e propria campagna di minacce ai dirigenti delle aziende costrette a ridurre il personale a seguito della gravissima crisi economica.
Adesso la minaccia di fare esplodere la fabbrica di componentistica auto potrebbe rappresentare un nuovo passo nella drammatica escalation sociale francese. Oggi, in coincidenza con la festa nazionale del 14 luglio, l'opinione pubblica guarderà all'Eliseo nella speranza che il presidente Sarkozy annunci nuove misure economiche e sociali per favorire l'uscita dalla crisi. I margini di manovra sono tuttavia assai ristretti e il deficit della finanza pubblica sta già aumentando a dismisura. Sarkozy si appresta comunque a parlare della sua volontà di sconfiggere la disoccupazione, che oggi in Francia viaggia intorno all'inquietante livello del 9 per cento della popolazione attiva.
Il ministro dell'Industria Estrosi cercherà, forse già nella giornata di oggi, di spegnere l'incendio sociale della fabbrica di componentistica auto, magari promettendo un sussidio pubblico sotto forma di incentivo alla riconversione professionale dei 366 dipendenti destinati a rimanere sul lastrico. Ma il governo condanna con molta fermezza la minaccia del ricorso all'esplosione di una fabbrica, che potrebbe causare la morte di molte persone, tra cui gli stessi operai che occupano lo stabilimento. Secondo alcune fonti, un gruppo di operai oltranzisti avrebbe assunto il controllo della situazione dentro la fabbrica della Vienne, in cui sarebbero state ammassate, oltre alle bombole di gas liquido, altre macchine e altri serbatoi altamente pericolosi. Un cocktail esplosivo che fa pensare più a una battaglia in piena regola che a uno scontro sociale. Niente a che vedere col dialogo sociale di cui l'Eliseo e il governo parlano spesso e volentieri.

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