"Se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia”
A Vicenza da oltre un anno, c’è una comunità in lotta, donne e uomini di tutte le età e provenienti da diverse esperienze cercano ogni giorno, tenacemente, di impedire la devastazione della propria città.
Vicenza città dichiarata patrimonio dell’Unesco, è già altamente militarizzata: le nostre colline sono usate come depositi bellici, un intero quartiere è già occupato da migliaia di soldati Americani pronti a partire per vecchi e futuri teatri di guerra. E ancora non gli basta.
A poche centinaia di metri dal centro cittadino, nell’area dell’aeroporto Dal Molin vogliono costruire la più grande base Americana d’Europa.
Vicenza rifiuta di essere complice alla guerra globale; in questa lotta i Vicentini, cercando di resistere all’ipocrisia e all’arroganza di tutti governi, assieme alle altre realtà che si battono per la difesa dei beni comuni, si sono scoperti comunità e sono sempre più determinati a difendere la terra per un futuro senza basi di guerra.
Per questo motivo dal 6 al 16 settembre il Presidio Permanente ha organizzato un Festival per ribadire attraverso azioni dirette, dibattiti, conferenze, concerti e spettacoli teatrali il No al Dal Molin e la nostra determinazione a bloccare le ruspe e fermare i lavori quando inizieranno.
Ci appelliamo quindi a voi, artisti e musicisti, che condividono il nostro netto rifiuto alla guerra e alla militarizzazione dei territori, di essere con noi in questo grande laboratorio sociale come il 17 febbraio scorso in occasione dell’oceanica manifestazione per le vie della nostra città.
Uniamoci per far sentire forte la voce di chi vuole fermare la guerra e il Dal Molin.
Il sì definitivo alla "fase attuativa del progetto" della nuova base USA di Vicenza presso l’aeroporto Dal Molin, comunicato alla stampa dall’Ambasciatore americano in Italia Ronald Spogli il 18 giugno scorso, segna l’avvio di una nuova fase per il movimento vicentino che si batte da mesi contro la base, un movimento che ha saputo unire il rifiuto della guerra alla difesa del territorio e dei beni comuni.
Questa fase apre un dibattito interessante e complesso che pone il problema di come una comunità locale può bloccare la costruzione della più grande base americana in Europa, sulle forme della resistenza ai lavori e sulle prospettive future di questa lotta.
In questi mesi la mobilitazione vicentina ha attraversato, non solo il dato locale, ma ha conosciuto e si è messa in relazione con altre comunità in resistenza come quelle della Val di Susa, con il Patto del Mutuo Soccorso, con i comitati contro le servitù militari dalla Sardegna ad Aviano e con tantissime altre realtà italiane, europee e statunitensi.
Dall’incontro nazionale sulla questione Dal Molin che si è svolto il 14 luglio al Presidio permanente è stata fissata una settimana dal 6 al 16 settembre di incontro, discussione e azione per costruire un percorso condiviso su come continuare la mobilitazione.
GIOVEDI’ 6 SETTEMBRE
ore 21 Palco Centrale: LUCA BASSANESE (folk da Vicenza)
ore 22 Palco Centrale: BRACCO E I GIAGUARI (folk da Vicenza)
VENERDI’ 7 SETTEMBRE
ore 17.30 Tendone dibattiti: "Impatto delle strutture militari sul territorio e sui beni comuni" con:
Guglielmo Vernau (gruppo tecnici Presidio No Dal Molin)
Mariano Arcaro (geologo)
Anna Marson (docente di urbanistica Università di Venezia)
Cesare Sildi (ingegniere esperto in energie rinnovabili)
DOMENICA 9 SETTEMBRE
dalla mattina ASSEMBLEA NAZIONALE DEL PATTO DI MUTUO SOCCORSO
ore 21 Palco centrale: Presentazione "THE WANDERING CEMETERY" - installazione permanente al campeggio - by Fattoria Artistica antersass
ore 22 Palco centrale: EAST RODEO (psicadelie balcaniche da Padova)
LUNEDI’ 10 SETTEMBRE
ore 17.30 Tendone dibattiti: "Europa a mano armata" con:
Don Albino Bizzotto (Beati Costruttori di Pace)
Jakub Hornacek (Iniziativa contro le basi, Rep. Ceca)
rappresentanti del movimento olandese contro le basi
videointervento di Malio Dinucci(giornalista)
ore 21 Palco centrale: "SALUD" di Beppe Casales (teatro)
MARTEDI’ 11 SETTEMBRE
ore 17.30 Tendone dibattiti: Tavola rotonda delle donne"Costruire la Pace" con:
Luisa Muraro (filosofa)
Donne in Nero
ore 21 Palco centrale: Teatro con PATRIZIA ZANCO
MERCOLEDI’ 12 SETTEMBRE
ore 18.30 Tendone dibattiti: Incontro con BEPI DE MARZI
ore 20.30 Tendone dibattiti: Presentazione Album ZeroZerouno: Istantanee di un movimento con:
Tano D’Amico, G. Mercandini, M. Zorzanello
ore 22 Palco centrale: MERCANTI DI LIQUORE
GIOVEDI’ 13 SETTEMBRE
ore 17.30 Tendone dibattiti: "Crisi della rappresentanza e movimenti" con:
Cinzia Bottene (Presidio No Dal Molin)
Don Gallo
Alberto perino (Movimento No Tav)
P. Sullo (Carta)
Luca Casarini (Centri Sociali del NordEst)
C. Gasparetto (No Mose)
Moustafà Wagne (Iww Veneto)
ore 22.00 Palco centrale: ASSALTI FRONTALI (hip hop da Roma)
VENERDI’ 14 SETTEMBRE
ore 17.30 Tendone dibattiti: Discussione con ALEX ZANOTELLI
ore 21 Palco centrale: PORTO FLAMINGO
ore 22 Palco centrale: FOLKABBESTIA
DOMENICA 16 SETTEMBRE
ore 17.30 Tendone dibattiti: Teatro di Mario Pirovano "FRANCESCO GIULLARE DI DIO"
Cinema di Mezzanotte
ogni sera dalle 24 al Tendone dibattiti
Giovedì 6 settembre: The agronomist
Venerdì 7 settembre: La seconda guerra civile americana di Joe Dante Usa (1997)
Sabato 8 settembre: The yes man di Dan Ollman, Sarah Price, Chris Smith
Domenica 9 settembre: Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni Italia Usa (1970)
Lunedì 10 settembre: Piccola Pesca di Enrico Pitzianti Italia (2004)
Martedì 11 settembre: Frances di Graeme Clifford USA (1983)
Mercoledì 12 settembre: I ragazzi di Salvemini di Emilio Guizzeti Italia (2007)
Giovedì 13 settembre: Leningrad Cowboys Go America di Aki Kaurismäki Finlandia-Svezia (1989)
Venerdì 14 settembre: Sir no sir! Di David Zeiger USA (2005)
Sabato 15 settembre: Impostor di Gary Fleder usa (2002)
Domenica 16 settembre: La dignità degli ultimi di Fernando E. Solanas argentina (2005)
Messaggio del 04-09-2007 alle ore 12:31:49
SONDAGGIO RIVELATORE. ESPOSTI I RISULTATI DELLA RICERCA PROMOSSA DA ILVO DIAMANTI
I vicentini dicono no agli Usa e chiedono subito il referendum
Intervistato un campione di 1500 cittadini del capoluogo e di Caldogno. Favorevoli e contrari hanno comunque un desiderio comune: recarsi alle urne.
FAVOREVOLI E CONTRARI ALLA NUOVA BASE
VICENZA 39%SI ==== 61%NO
CALDOGNO 35%SI ==== 65% NO
Gli studentisono in gran parte per il no; tra i favorevoli alla base, invece, professionisti e molti imprenditori
La città vuole scegliere
Secondo il sondaggio promosso da Ilvo Diamanti oltre l´84% dei cittadini, tra favorevoli e contari, vogliono il referendum per decidere sull´aeroporto
Messaggio del 04-09-2007 alle ore 13:07:38
solo se insieme alla base ci fanno pure una bella funivia, sennò gli ammerigani non si divertono.
Così la utilizziamo al posto delle giostre a settembre.
Messaggio del 04-09-2007 alle ore 14:27:54
OCCHIO NON VEDE, CUORE NON DUOLE..
L'acqua che sgorga dai nostri rubinetti è in pericolo
La nuova base militare che verrà costruita presso l'aeroporto "Dal Molin" a Vicenza prevede la costruzione di 450.000 m³ di edifici militari con camere blindate e dispositivi biochimici per un totale di 76.000 mq di cemento.
Questo significa:
Sotto il suolo interessato dalla costruzione della caserma si trovano, infatti, le falde acquifere che danno da bere a tutta Vicenza e a Padova (compresa la zona del comune di Saccolongo).
Non solo la base militare si comporterà come una spugna (ha già fatto richiesta di poter utilizzare fino a 250 litri al secondo, consumo che coprirebbe il fabbisogno di acqua di 30.000 abitanti) ma, per scopi militari, potrebbe anche inquinarla, come è già successo ad Aviano.
Perché dovremmo consentire che la nostra preziosissima ma non illimitata risorsa idrica venga sprecata, o, ancora peggio, venga irrimediabilmente danneggiata?
Ricordiamo che stiamo parlando dell'acqua che beviamo, con cui ci laviamo, che usiamo per cucinare e con la quale irrighiamo le nostre coltivazioni.
Gli eserciti dei paesi occidentali si stanno man mano adeguando a svolgere tempestivamente il loro compito. La tecnologia rende superflue le sterminate folle di armati per certi versi incontrollabili,e fa preferire i professionisti, magari più esperti nell'uso di sofisticati strumenti computerizzati che nel tirare col fucile.
Recente è la riproposta, anche in Italia, dell'esercito volontario, professionista ed aperto alle donne, che provocherebbe un'impennata notevole alle spese militari, per la gioia dell'apparato e soprattutto degli industriali del settore. Per chi lo avesse dimenticato, l'Italia occupa il 4° posto nel mondo come produzione e commercializzazione di armamenti: possiamo affermare che non c'è teatro di guerra ove non ci siano armamenti "made in Italy", tangibile contributo alla Pace ed al Benessere da parte dello stato democratico italiano.
I politici con le loro chiacchiere possono arrivare a giustificare tutte le posizioni, ma sono i fatti nella loro essenza a determinare gli effetti pratici.
Riflettiamo ad esempio su tutto il rumore che fanno i partiti, partitini e movimenti vari sulla necessità della pace e del rispetto per la vita, l'indignazione per gli eccidi e gli stupri... dove si nascondono quando gli obiettori totali vengono processati e incarcerati? Nella realtà costoro non sono affatto contro l'esercito, ma ne vorrebbero semplicemente un altro, magari rosso ...o bianco ...o a pallini, a seconda dei casi, ma con le stesse metodiche di autoritarismo e gerarchia contro cui da sempre gli anarchici si sono schierati: sosteniamo l'obiezione totale quindi, ma ciò nonostante esprimiamo solidarietà a forme di lotta compatibili con le esigenze e convinzioni di ciascuno: come l'obiezione di coscienza (servizio civile sostitutivo), l'obiezione fiscale alle spese militari, l'organizzazione dell'opposizione dentro e fuori delle caserme ......ogni compagno/a sceglie la forma a lui/lei più congeniale per manifestare il suo dissenso.
Certo, l'esercito composto da volontari/e metterebbe fine alla pratica dell'obiezione, per cui la lotta al militarismo dovrà dispiegarsi in altre forme affinché le persone capiscano la necessità di non delegare la propria difesa e la propria esistenza ai signori della violenza istituzionalizzata, nè impegnare le risorse del proprio lavoro per finanziare queste istituzioni di morte.
Riteniamo importante sviluppare quindi i temi antimilitaristi e antigerarchici in tutte le occasioni del vivere sociale.
Messaggio del 04-09-2007 alle ore 14:49:03
Documento programmatico Coord. Contro gli F35
Contro i cacciabombardieri F35 e per la costruzione di un movimento antimilitarista di massa.
Gli F35 sono cacciabombardieri di quinta generazione. Sono uno dei gioielli più brillanti della moderna tecnologia militare. Sono perfette macchine d’attacco al suolo. Se è necessario, possono pure trasportare armi nucleari.
Gli F35 saranno prodotti “in serie” dalla multinazionale statunitense Lockheed Martin, alla quale si affiancheranno molte altre imprese per la costruzione delle diverse componenti e per l’assemblaggio finale.
La costruzione di questi cacciabombardieri è stata definita da qualcuno come la più grande impresa di ingegneria aeronautica di tutti i tempi. Non si tratta solo di una questione relativa all’innovazione tecnologica. C’è pure di mezzo la gestione di un’organizzazione complessa di una rete di numerose imprese.
Per gestire la produzione e la commercializzazione degli F35, gli USA hanno cercato la “collaborazione” di alcuni altri paesi, loro fidi alleati: Regno Unito, Australia, Canada, Danimarca, Italia, Olanda, Norvegia, Turchia.
Gli F35 sono cacciabombardieri multiruolo, che richiedono un solo uomo di equipaggio. Sono aerei stealth, cioè invisibili ai radar, grazie alla conformazione della loro struttura ed alle vernici che li ricoprono.
Il progetto per la loro costruzione è stato avviato nel 1996 e completato nel 2004. La prova di volo dei prototipi è cominciata nel dicembre 2006. C’è chi prevede che l’entrata in servizio in USA dei primi esemplari possa verificarsi già dal 2008.
I promotori del programma di produzione di questo nuovo cacciabombardiere sono stati US Force, US Navy, US Marine Corps, UK Royal Navy.
Gli F35, a quanto si sa per ora, possono essere costruiti in tre varianti: una a decollo ed atterraggio convenzionale (CTOL – conventional take-off and landing), una versione da imbarcare sulle portaerei (CV – carrier variant), una versione a decollo corto e atterraggio verticale (STOVL – short take-off and vertical landing).
L’assemblaggio finale negli USA si svolge presso l’impianto Lockheed Martin di Forth Worth in Texas (dove si prevede la produzione di più di duemila velivoli).
In Italia è stato scelto come sito per l’assemblaggio finale (che fornirà la maggior parte degli F35 che saranno venduti in Europa) l’aeroporto militare di Cameri, che si trova a pochissimi chilometri da Novara.
Qui già si cura la manutenzione di F16 Falcon, Tornado, AM-X, e, da poco, pure degli Eurofighters.
E proprio qui verrà costruito, a partire dalla fine del 2008, un nuovo stabilimento che sarà gestito da Lockheed Martin e da Alenia Aeronautica.
Ma in Italia questo non sarà il solo luogo coinvolto nel progetto Joint Strike Fighter (così si chiama appunto il progetto di costruzione dei cacciabombardieri F35). Infatti si prevede il coinvolgimento di 40 siti industriali che si trovano in 12 regioni italiane: siti nei quali si costruiranno diverse componenti del nuovo velivolo da guerra.
Gli stabilimenti che si trovano sul nostro territorio nazionale coinvolti in tale opera appartengono alle seguenti imprese: Alenia Aeronautica, Avio, Piaggio, Aerea, Datamat, Galileo Avionica, Gemelli, Logic, Selex Communication, Selex-Marconi Sirio Panel, Mecaer, Moog, Oma, OtoMelara, Secondo Mona, Sicamb, S3Log, Aermacchi, Vitrociset.
L’aeroporto militare di Cameri come sede dell’assemblaggio finale degli F35 prodotti per l’Europa è stato scelto con oculatezza.
L’aeroporto militare di Cameri esiste da quasi cent’anni ed è inserito in una comunità che non ne ha mai messo seriamente in discussione l’esistenza (almeno fino ad oggi).
L’aeroporto militare di Cameri ha ospitato, nei tempi in cui era pienamente operativo, F104 e Tornado. Oggi che la sua operatività si è attenuata, contribuisce comunque a diverse imprese militaresche con la manutenzione sopra ricordata e con l’offrire le sue piste, di tanto in tanto, per la partenza di eroici militi italici verso le zone di guerra, per esempio verso l’Afghanistan.
Vicinissima all’aeroporto di Cameri, a Bellinzago Novarese, c’è la base guidata dalla Caserma Babini. Si tratta della seconda base terrestre italiana, per estensione di superficie, nella quale si effettuano esercitazioni di diversi tipi. La Caserma Babini offre inoltre i suoi soldati per la gestione della logistica in diverse operazioni militari all’estero ed in appoggio alle truppe di pronto intervento NATO di stanza a Solbiate Olona. Si preparano, in definitiva, mezzi di trasporto e munizionamenti destinati ad alcuni dei teatri di guerra che vedono protagonisti pure i soldati italiani.
È in questo contesto di militarizzazione ambientale che si inserisce il progetto di assemblaggio degli F35. Insomma, si è scelto un posticino tranquillo ed accogliente situato nella ricca pianura del Piemonte Orientale.
I governi italiani hanno deciso di partecipare al progetto di costruzione dei nuovi cacciabombardieri americani fin dal 1996, quando era ministro della difesa Andreatta e presidente del consiglio Prodi.
I passaggi parlamentari che hanno confermato l’impegno si sono verificati nel 1998 (governo D’Alema) e nel 2002 (governo Berlusconi).
La firma definitiva dell’accordo è del febbraio 2007, quando il sottosegretario alla difesa Forcieri (diessino) ha incontrato a Washington il suo collega statunitense Gordon England. Si tratta della decisione di partecipare alle diverse fasi di costruzione degli F35.
Il governo italiano afferma inoltre che, in futuro, sarà necessario acquistare questi nuovi cacciabombardieri perché bisogna sostituire altri velivoli obsoleti: gli AM-X, i Tornado, gli AV8-B.
Ovviamente nessuno dei partiti istituzionali si pone seriamente la domanda se l’Italia debba essere dotata necessariamente di cacciabombardieri ultramoderni. Questo è scontato, dal momento che quasi tutto lo schieramento politico istituzionale sostiene, pur con diverse motivazioni, l’impegno italiano in missioni di guerra, che possono quindi esigere pure l’impiego di aerei come gli F35.
Fino ad oggi l’impegno finanziario italiano per lo sviluppo del progetto è stato di 1028 milioni di dollari. Tra breve (e per altri anni che verranno) saranno impegnati altri 903 milioni di dollari. Tutti soldi prelevati dalle tasche dei contribuenti, ovviamente.
In queste cifre appena indicate non sono comprese le spese per l’acquisto dei velivoli.
Secondo quanto riferito dal sottosegretario Forcieri, ogni F35 costerà tra 45 e 55 milioni di euro. Secondo altre fonti si potrà arrivare, tenendo conto di aggiornamenti di prezzi e di allestimenti di armamenti probabili, anche oltre i 100 milioni di euro ciascuno.
Anche se la decisione definitiva di acquisto per l’Italia dovrà essere presa solo a partire dal 2013 (anno dell’uscita dalla fabbrica di Cameri dei primi F35), si ritiene già che il nostro paese acquisterà circa cento velivoli. I conti sono presto fatti: un carico per i contribuenti di almeno dieci miliardi di euro.
Tutti soldi che saranno sottratti ad altri impieghi sicuramente preferibili: investimenti industriali sostenibili, innovazioni nel campo energetico, spesa sociale, ricerca per la protezione dell’ambiente.
Ma di cose del genere poco ci si cura, di fronte all’opportunità di partecipare all’ennesima impresa militarista.
Né si fa troppo caso al fatto che l’aeroporto di Cameri confina con il parco regionale del Ticino, un sito che ha già subito, negli ultimi anni, attacchi d’ogni genere. Non è difficile immaginare che cosa potrebbe significare, quanto ad impatto ambientale, il volo di centinaia di aerei che partiranno da Cameri per i collaudi ed i primi voli di prova.
Ogni inconveniente derivante dalla produzione bellica viene fatto digerire alle popolazioni dei territori dove si vogliono installare gli stabilimenti per la produzione di armi promettendo la creazione di nuovi posti di lavoro.
Anche in quest’occasione si è recitata la solita tiritera, prospettando, in un primo momento, addirittura diecimila nuovi posti di lavoro, presto ridottisi ad un migliaio scarsi (duecento per la produzione degli F35, ottocento nell’indotto).
Si tratta del solito ricatto occupazionale: come se solo le fabbriche di armi possano generare nuova occupazione.
In realtà, restando pure all’interno di una logica produttivistica, con lo stesso capitale fisso che viene impiegato per la produzione di cacciabombardieri come gli F35 si potrebbero creare molti più posti di lavoro di quel misero migliaio al quale si fa riferimento ultimamente.
L’impiego di nuove tecnologie in campo civile, la distribuzione di finanziamenti e sostegni alle piccole imprese, la stessa vecchia politica keynesiana di sostegno alla domanda interna, le ipotesi di istituzione di un reddito sociale minimo, veri investimenti nei servizi sociali (sanità, asili nido, assistenza per gli anziani, eccetera) potrebbero generare, a parità di investimenti, molto di più di un migliaio di posti di lavoro. Per non menzionare quanto sarebbe auspicabile la strutturazione di una capitale sociale arricchito in tal modo ed utile, di conseguenza, per una migliore efficienza del nostro sistema economico nazionale.
Ma le nostre considerazioni non si soffermano affatto su ragionamenti utilitaristici del genere di quello appena sopra enunciato.
La nostra opposizione alla costruzione degli F35 (a Cameri come pure in ogni altro luogo) è politica e morale. Non è accettabile che i lavoratori vengano resi complici di una politica militarista di aggressione e di asservimento.
I nuovi cacciabombardieri verranno adoperati, prima o poi, in qualche teatro di guerra, così da sostenere le spinte imperiali degli USA e dei paesi europei che, in una singolare mistura di collaborazione e di concorrenza, operano insieme agli stessi Stati Uniti d’America allo scopo di assicurarsi il dominio di interi territori ed il controllo di risorse energetiche e naturali di vario genere.
In questo quadro si comprende agevolmente la politica generale di rinnovo degli armamenti in atto pure in Italia. Tanto per restare al campo aeronautico, si può comprendere in tal senso la copresenza del progetto Joint Strike Fighter (gli F35, appunto) e del progetto di costruzione e di acquisto degli Eurofighter, i cacciabombardieri di concezione e di fabbricazione europea. In definitiva si tratta di costituire una forza aeronautica polivalente ed adatta al controllo dei cieli ed all’attacco dall’alto di obiettivi situati in territori “nemici”.
Bombardare da più di cinquemila metri di quota, con velivoli invisibili ai radar e con una copertura formidabile fornita da un sistema tecnologico integrato, è la degna fine di ogni concetto di onore militare. Uccidere senza quasi correre il rischio di una reazione efficace del nemico, bombardare dall’alto popolazioni quasi inermi o malamente armate con strumenti arcaici ed inefficaci: questo è il vero onore militare che pervade l’azione delle forze armate ipertecnologiche di cui si servono i paesi imperialisti dei nostri tempi.
Ma noi non possiamo restare in silenzio di fronte a queste politiche di dominio e di morte.
Opporsi alla costruzione di strumenti di sterminio di massa come gli F35 è dunque un dovere assoluto.
Non si tratta di un sogno vissuto da anime belle. Si tratta dell’unica reazione razionale possibile. Si tratta di aver chiara la natura dei rapporti di forza esistenti e di agire di conseguenza, costruendo le condizioni di una lotta efficace che abbia come scopo una vera trasformazione sociale.
La lotta contro gli F35, contro i loro gemellini (gli Eurofighter) e contro tutti gli armamenti, è l’espressione compiuta del nostro antimilitarismo.
Il successo della manifestazione contro gli F35 e contro tutte le guerre, che si è svolta a Novara il 19 maggio, dimostra la praticabilità di un’opzione radicale e netta. Nonostante la blindatura della città ed il terrorismo mediatico dei giorni che hanno preceduto il corteo, molto più di un migliaio di persone ha sfilato pacificamente per le vie del centro cittadino per rendere pubblico il dissenso contro ogni politica di riarmo e contro tutte le guerre alle quali il nostro paese partecipa.
Ma la lotta ovviamente non si ferma qui.
A molti piacerebbe forse che tutto si concludesse con lo spettacolo offerto ai novaresi nel corso della manifestazione del 19 maggio.
Piacerebbe soprattutto ai governi di centro-sinistra nazionale, della regione Piemonte, della provincia di Novara e del comune di Cameri, che sostengono a spada tratta il progetto di assemblaggio degli F35. Pure ai partiti della cosiddetta sinistra radicale forse piacerebbe che la lotta si esaurisse senza ulteriori iniziative. Il PRC e il PdCI hanno da far dimenticare le loro contraddizioni: da un lato si dichiarano contrari al progetto di costruzione e di acquisto dei nuovi cacciabombardieri, dall’altro lato nulla fanno di concreto nelle istituzioni di cui fanno parte per operare davvero nella direzione di un ripensamento riguardo al progetto in questione.
Ma noi non ci fermiamo e restiamo ben convinti della necessità di una vera indipendenza da ogni quadro istituzionale.
Nei prossimi giorni organizzeremo presidi informativi per le strade del centro di Novara.
Per metà settembre è previsto un campo di studio e convivialità di un paio di giorni: nei pressi di Novara, si monterà un tendone e si allestirà un campeggio dove si svolgerà un convegno di approfondimento sulla questione degli F35 e, più in generale, sulle politiche militariste delle forze imperiali che vogliono dominare il mondo.
E poi si arriverà alla grande marcia della pace sull’aeroporto militare di Cameri. In occasione della festa militarista del 4 novembre, in migliaia scenderemo per le strade del Novarese per raggiungere il luogo dove vogliono assemblare gli F35: in questa occasione ripeteremo ancora, forte e chiaro, che non vogliamo avere fabbriche di morte sul nostro territorio.
Messaggio del 04-09-2007 alle ore 16:49:18
Gli F 35 sono cacciabombardieri stealth (cioè invisibili) di quinta generazione. Sono uno dei gioielli più brillanti della moderna tecnologia militare. Sono perfette macchine d'attacco al suolo, che, se necessario, possono pure trasportare armi nucleari.
Tra qualche anno entreranno in produzione ad opera della statunitense Lockheed Martin. Saranno prodotti in migliaia di esemplari per le forze armate statunitensi (aviazione, marina e marines) e di altri paesi alleati. Si tratterà, a detta di politici ed esperti, della più grande impresa di costruzioni aeronautiche di tutti i tempi.
Anche l'Italia ha aderito al progetto. Lo ha fatto fin dal 1996 (primo governo Prodi). Lo ha poi confermato nel 1998 (governo D'Alema) e nel 2002 (governo Berlusconi).
Il 7 febbraio di quest'anno (governo Prodi) è stato firmato il testo dell'accordo definitivo, che prevede l'assemblaggio in Italia di centinaia di F 35 destinati al mercato europeo (e quindi anche all'Italia).
L'azienda capofila in questa alleanza con la Lockheed Martin è, nel nostro paese, l'Alenia Aeronautica, che guida nell'impresa decine di aziende italiane che si sono gettate a capofitto nell'affare
Il sito per l'assemblaggio è stato individuato nell'aeroporto militare di Cameri, che si trova a pochissimi chilometri da Novara.
Il sito è stato scelto con oculatezza: si tratta di un territorio da sempre avvezzo alla frequentazione di militari d'ogni risma.
L'aeroporto militare di Cameri ha ospitato F 104 e Tornado. Da quando non è più un sito strettamente operativo ha comunque continuato a contribuire a diverse imprese militaresche dando, per esempio, ospitalità alle linee di manutenzione dei Tornado. Accade inoltre che dal medesimo aeroporto partano alcuni reparti di eroici militi utilizzati per le imprese estere, per esempio in Afghanistan.
Vicinissima all'aeroporto di Cameri, a Bellinzago Novarese, c'è la base guidata dalla Caserma Babini. Si tratta della seconda base terrestre italiana, per estensione di superficie, nella quale si effettuano esercitazioni di diversi tipi. Inoltre la medesima Caserma Babini offre i suoi militi per la logistica in diverse operazioni militari all'estero e in appoggio alle truppe di pronto intervento NATO di stanza a Solbiate Olona. Si preparano, in definitiva, mezzi di trasporto e munizionamenti destinati ad alcuni dei teatri di guerra che vedono protagonisti, qua e là nel mondo, i soldati italiani.
È in questo contesto consolidato che si inserisce la decisione dei vertici militari, industriali e politici italiani di collocare le linee di montaggio degli F 35.
L'Italia spenderà quasi due miliardi di euro per lo sviluppo di questo progetto. Poi, a partire dal 2013, quando si tratterà di acquistare un centinaio di cacciabombardieri freschi di fabbrica, si dovranno spendere almeno altri 15 miliardi di euro: tutti soldi prelevati dalle tasche dei contribuenti e sottratti ad altri impieghi di maggior rilevanza sociale.
Non è stato inoltre ancora valutato con precisione l'impatto ambientale di questa produzione: gli aerei, una volta assemblati, devono essere fatti volare a lungo per i collaudi necessari. E al limite dell'aeroporto militare di Cameri c'è il parco del Ticino: un sito naturale che ha già subito tanti attacchi negli ultimi decenni.
Eppure i politici di destra o di sinistra che siano, si trovano quasi tutti concordi nel sostenere un'impresa, che essi definiscono come imprescindibile per gli interessi industriali e nazionali italiani.
Si prepara dunque l'ennesima devastazione ambientale. Ci si prepara inoltre a sperperare miliardi di euro per costruire una perfetta macchina di morte. La scusa è la solita: creare migliaia di posti di lavoro.
Si vogliono trascinare i lavoratori ad essere complici di futuri stermini resi possibili dall'utilizzo degli F 35. Bombardare da quote elevate e pressoché irraggiungibili da forze contraeree è, evidentemente, il sogno di ogni stratega e la degna fine di ogni concetto d'onore militaresco.
Ma a noi interessa ben poco dei posti di lavoro che si verrebbero a creare a spese della vita di migliaia e migliaia di persone, che, qua e là sulla superficie del nostro pianeta, avrebbero, prima o poi, l'onore di saggiare l'efficacia sterminatrice di questa nuova arma di distruzione di massa.
Insomma: gli F 35 bombardano, magari pure servendosi di testate nucleari, gli Eurofighter, di completa produzione europea, forniscono la copertura dei cieli ed il contrasto per intercettazione.
In definitiva: gli USA e l'Europa a collaborare fervidamente nella conduzione della solita politica imperiale utile ad asservire le regioni più deboli del nostro pianeta per spogliarle delle loro risorse.
Opporsi alla costruzione di questi strumenti di sterminio di massa è dunque un dovere assoluto. Non si tratta di un sogno vissuto da anime belle. Si tratta dell'unica reazione razionale possibile. Si tratta di aver chiara la natura dei rapporti di forza esistenti e di agire di conseguenza in direzione di una lotta efficace che abbia come scopo una vera trasformazione sociale.
Non vogliamo che il nostro territorio, non vogliamo che il nostro pianeta siano per sempre asserviti alle logiche del profitto e del dominio.
La lotta contro gli F 35 (e pure contro i loro gemellini, gli Eurofighter) è l'espressione compiuta del nostro antimilitarismo.
Messaggio del 04-09-2007 alle ore 18:20:49
La giornata di sabato 17 febbraio sarà straordinaria per la nostra città, invasa pacificamente e rumorosamente da migliaia di donne e uomini, di giovani e meno giovani, uniti dal No al Dal Molin. Una giornata che riproporrà, con le forme e i metodi che questo movimento ha scelto per costruire partecipazione e consenso, il dissenso contro la decisione di imporre scelte sulle teste dei cittadini; determinare a tavolino il futuro di un’intera comunità è una violenza inaccettabile.
In questi giorni assistiamo al tentativo di delegittimare il movimento di cittadini di Vicenza che da mesi si sta mobilitando contro la nuova base Usa al Dal Molin, ed era ampiamente prevedibile.
Questo movimento, per la sua stessa esistenza, apre delle contraddizioni ineludibili alla politica e alle sue forme di rappresentanza. Un movimento nato dal riscoperto interesse della comunità locale per la gestione della res pubblica, capace di bypassare i confini delle appartenenze, per mettere al centro il bene comune.
Un movimento che ha sempre giocato a carte scoperte, alla luce del sole, suscitando la passione di moltissimi uomini e donne, di giovani che, insieme, si sono ritrovati per salvare la città da un progetto folle, da un futuro compromesso. Siè ritenuta illegittima una decisione presa da pochi a danno di molti.
Una città che si è riscoperta tradita, e che ha deciso di mobilitarsi, per resistere un minuto di più di coloro che la base la vorrebbero; un movimento plurale e composito che deciso che lottare collettivamente era legittimo e necessario, in forma pacifica ma determinata, gioiosa ma consapevole.
Questo evidentemente ha dato fastidio a molti. Si vorrebbe soffocare questa straordinaria mobilitazione, seppellendola sotto ridicole allusioni, tentando di limitarne l’agibilità e il consenso diffuso. Si vorrebbe indurre i cittadini ad avere paura, ad allontanarsi, a non partecipare. La forza di questo movimento è invece nella partecipazione della comunità locale, nella forma aperta di relazione tra uomini e donne di questa città.
Altre cose non ci appartengono, non ci interessano; allo stesso tempo non vogliamo essere tirati dentro un meccanismo politico e mediatico che con noi non c’entra assolutamente nulla.
Questo è un movimento maturo, con gli anticorpi per respingere l’incunearsi di virus dannosi.
Quindi ribadiamo a tutti coloro che vorrebbero delegittimare o cavalcare questa comunità straordinaria che ci stiano lontani. Noi vogliamo continuare a lottare, a mobilitarci, a metterci pacificamente in gioco, perchè farlo è legittimo; non accetteremo nessuna delegittimazione e criminalizzazione della partecipazione e della mobilitazione, delle lotte condivise e legittime di una comunità.
Stateci lontani tutti!
Il futuro è nelle nostre mani!
Messaggio del 04-09-2007 alle ore 18:22:56
17 Febbraio No Dal Molin ! Nè basi nè guerra sulla nostra terra!
Giunta Hullweck - Governo Prodi : Resisteremo un minuto in più di voi!
Vicenza : 200 mila manifestanti dicono NO al Dal Molin di guerra!
Messaggio del 04-09-2007 alle ore 18:24:03
Questione di pacifismo, di democrazia e di uso del territorio: queste le parole chiave della contestazione contro il Dal Molin di Vicenza. Dopo la manifestazione dei duecentomila di sabato scorso, la mobilitazione di vicenza riparte più forte e più determinata. Anche dopo l’ennesimo "schiffo", questo il termine utilizzato da più parti per definire quanto dichiarato dal premier Prodi nel post-Vicenza: "la piazza non cambierà le nostre scelte" - dimostrando ancora una volta la sordità di questo governo rispetto alle parole e alla volontà dei cittadini e della comunità locali. 200.000 no alla base usa di Vicenza. 200.000 no alle basi di guerra, alla militarizzazione dei territori, 200.000 no alla guerra, alle decisioni che non ripettano la volontà dei cittadini. Gli slogan di sabato scorso, lo hanno espresso in modo inequivocabile.
Nessuna base di guerra solo basi del comune: una straordinaria lezione quella di Vicenza sabato scorso che non si ferma ma riparte più forte. Oggi i quotidiani riportano la possibile apertura da parte degli Stati Uniti sulla base vicentina: chiusura ermetica del gioverno prodi e spiragli di dialogo da parte degli Usa: quando risulta evidente che non si tratta di angoli da smussare: ma di un no netto e defnitivo alla base di che si tradurrà, nel caso inizino davvero i lavori, nella occupazione dei cantieri. "Di fronte alla illegalità della base - dicono dal presidio permanente no dal molin - occuperemo i cantieri". Mentre è già iniziata l’azione di boicottaggio delle imprese e cooperative che vorrebberio appaltarsi i lavori di costruzione, in primis, ancora una volta le solite note: le cooperative rosse Cmc di Ravenna e Cmr di Ferrara.
Messaggio del 04-09-2007 alle ore 19:12:07
La storia che voglio raccontarvi parla di grandi capitali e di piccoli uomini, di treni che correranno vuoti a 300 km/h dentro a gallerie scavate nell’uranio, di società private costituite con il denaro pubblico, piramidi di Cheope fatte di smarino e grattacieli di fibre d’amianto, di cittadini che difendono i propri diritti additati come canaglie e di canaglie senza scrupoli che si fingevano persone attente all’ambiente e ai diritti dei propri cittadini, di sindaci bastonati dalla polizia in una Valle decisa a resistere all’ennesimo stupro del proprio territorio, di come un grande investimento non produrrà altro che impoverimento, di quando le parole degli esperti vengono trasformate in sussurri ed il biascicare incompetente dei politici assurge a realtà incontrovertibile.
La storia inizia il 7 agosto 1991 con la nascita di Tav spa, la società a capitale misto pubblico e privato deputata a costruire in Italia quasi 900 km di linee ferroviarie per i treni ad alta velocità. In realtà dopo il disastroso risultato economico del tunnel sotto la Manica non si riscontrava assolutamente traccia di privati disposti a rischiare il proprio capitale nella costruzione di grandi infrastrutture e quello di presentare Tav spa come una società a capitale misto era un mero artificio volto a far si che l’Italia potesse rispettare i parametri di Maastricht che imponevano il rapporto deficit-pil al 3%. Lo Stato garantì il finanziamento del 40% in conto capitale, mentre finanziò il restante 60% (quello di appannaggio dei privati) attraverso prestiti bancari, accollandosi gli interessi degli stessi fino al completamento dell’opera. Il 10 marzo 1998 le Ferrovie di Stato che detenevano la maggioranza del capitale pubblico acquisirono il 100% di Tav spa e dal primo gennaio del 2003, ormai nell’ambito della “legge obiettivo” Tav spa è entrata nell’orbita di Infrastrutture spa, il cui azionista unico è la Cassa Depositi e Prestiti. Tutto questo gioco di scatole cinesi, nato una quindicina di anni fa dalla fervida fantasia dell’allora ministro del Bilancio Cirino Pomicino e perfezionato poi dal governo Berlusconi sotto il nome di “project financing” ha come unico scopo quello di permettere allo Stato di contrarre enormi debiti, senza però doverli iscrivere nel proprio Bilancio, evitando così che essi incidano nei parametri del Patto Europeo di stabilità. I privati esistono veramente ma rivestono il ruolo di General Contractor grazie al perfezionamento di un’altra “intuizione” del buon Cirino Pomicino. Fiat IRI ed ENI (i General Contractor) sono concessionari con l’esclusione della gestione, hanno cioè tutti i poteri del committente pubblico nella gestione dei subappalti, nella direzione dei lavori, negli espropri, ma non hanno poi la gestione diretta dell’opera, (caso unico in Europa) per cui il loro solo interesse, essendo disancorati dalla successiva gestione, sarà quello di fare durare i lavori il più a lungo possibile al fine di fare levitare al massimo la spesa. Inoltre il General Contractor a differenza del concessionario tradizionale di lavori o servizi pubblici potrà affidare i lavori a chi vuole anche con trattativa privata ed essendo un privato non sarà mai perseguibile per corruzione, in quanto eventuali tangenti potranno essere giustificate sotto forma di “provvigioni”. Un’architettura senza dubbio ingegnosa attraverso la quale si trasferisce tutto il rischio d’impresa dal privato allo Stato che alla fine dei lavori sarà però costretto a restituire i prestiti delle banche, aprendo così una voragine senza fondo nella quale precipiterà giocoforza la nostra già fragile economia. La conseguenza di tutto ciò è che il progetto dell’Alta Velocità, presentato nel 1991 con un costo previsto di 26.180 miliardi di lire, rischierà invece di costare, una volta terminato in un lontano futuro, circa 80 miliardi di euro e gli italiani ne pagheranno i debiti fino al 2040 ad un ritmo di 2 miliardi e 300 milioni di euro l’anno.
Ci sarebbero molte altre cose da raccontare concernenti questi 14 anni nei quali il progetto Alta Velocità ha preso forma e mosso i suoi primi passi, anni nei quali la zona del Mugello è stata devastata dalle gallerie con conseguenze idrogeologiche irreversibili, anni nei quali personaggi legati a doppio filo alla politica e all’imprenditoria come Necci Lorenzo, Pacini Battaglia, Icalza Ercole e molti altri si sono spartiti tangenti miliardarie, sono stati indagati, hanno corrotto giudici, vinto e perso processi, il tutto continuando a mantenere sempre posizioni preminenti all’interno delle istituzioni. Anni di grossi guadagni per chi come l’attuale ministro delle infrastrutture Pietro Lunardi, attraverso la Roksoil azienda di famiglia si è aggiudicato un numero infinito di opere e consulenze o chi come Romano Prodi fondò la Nomisma, società bolognese indagata nel 1992 nell’ambito di una consulenza miliardaria sull’Alta Velocità, le cui conclusioni a fronte di un’analisi quanto mai approfondita e retribuita si manifestavano nell’enunciato che “la velocità fa risparmiare tempo”. Anni nei quali 13.779 lavoratori impegnati nel progetto Tav hanno lavorato a ciclo continuo con turni che potevano impegnarli anche per 48 ore di seguito, in gallerie dove l’aria era inquinata, la luce poca ed i rischi molti, come molti sono stati fra loro gli operai deceduti in incidenti sul lavoro. Basti pensare che nei soli primi 6 mesi di lavori sulla tratta Torino - Novara si sono annoverati 350 infortuni dei quali 2 mortali.
Ma la storia che voglio raccontarvi è una storia ad Alta Velocità, dove non esiste tempo per soffermarsi a riflettere, valutare i giudizi degli esperti, confrontarsi con le istituzioni locali. Esiste solamente una montagna di denaro senza fine sulla quale gettarsi con voracità assassina ed una montagna di roccia da sventrare al più presto per garantire la sopravvivenza del bengodi. Il progetto per la costruzione della Linea ferroviaria Alta Velocità - Alta Capacità Torino - Lione si è evidenziato fin da subito come il più scellerato ed economicamente dispendioso dell’intero programma Tav e la nostra storia vuole entrare nel merito delle motivazioni che hanno spinto decine di migliaia di persone ad osteggiarlo con veemenza fin dalla sua nascita.
L’intenzione dei progettisti è quella di costruire un tracciato che partendo da Settimo Torinese (periferia nord est di Torino) attraversi buona parte della Valle di Susa per poi sbucare in Francia attraverso un tunnel di 52 km sotto il massiccio dell’Ambin. Tale tracciato accreditato come parte integrante di un fantomatico “Corridoio 5 Lisbona - Kiev” viene definito indispensabile ed irrinunciabile dalla maggior parte degli uomini politici di ogni razza e colore, nonché dalla Confindustria e da tutti i poteri forti che attendono di spartirsi le enormi somme di denaro garantite dall’opera per almeno i prossimi 15 anni. Le ragioni addotte per suffragare la necessità assoluta del progetto si sono sempre limitate a demagogiche affermazioni secondo le quali la Torino - Lione sarebbe indispensabile al rilancio del Piemonte che senza di essa resterebbe isolato dall’Europa, oppure a proclami privi di fondamento secondo i quali l’opera risulta indispensabile per l’innovazione del sistema dei trasporti italiano e garantirà un enorme ritorno sia dal punto di vista economico che da quello occupazionale. E’ stata anche ventilata, in realtà senza troppa convinzione, la necessità di garantire attraverso l’opera la gestione del supposto futuro incremento dei flussi passeggeri e commerciali, nonché ipotizzato un futuro trasferimento alla rotaia del traffico su gomma tramite le navette in grado di trasportare i Tir, con conseguenze positive in termini d’inquinamento ambientale.
Quando le commissioni tecniche, scientifiche e gli esperti hanno iniziato nel corso degli anni ad analizzare il progetto nelle sue varie sfaccettature è però emersa una realtà in profonda distonia con le roboanti dichiarazioni della folta schiera di politici, pennivendoli e mestieranti vari che si sono prodigati e si prodigano nel tentativo di dare alla Torino - Lione una patente di “opera necessaria” che non ha assolutamente ragione di esistere. Quella di un Piemonte isolato dal resto d’Europa è un’affermazione talmente assurda da meritare di albergare solo nella fantasia di una mente malata. Lungo la sola la Valle di Susa passano infatti attualmente circa il 35% delle merci che valicano le Alpi, troppe veramente per una regione in stato d’isolamento. La Valle di Susa è una valle alpina larga in media solamente 1,5 km con abbondanza d’insediamenti abitativi ed industriali. Attraverso di essa già oggi passano un’autostrada, due strade statali, una linea ferroviaria passeggeri e merci a doppio binario, un fiume, molteplici strade provinciali, acquedotti, condutture del gas, linee elettriche aeree ed interrate. Dovrebbe essere evidente per chiunque come una realtà naturale già così fortemente violentata non sia assolutamente in grado di sostenere il peso di nuove pesanti infrastrutture, se non al prezzo di conseguenze disastrose sia per il territorio che per la qualità di vita di coloro che lo abitano. La costruzione della Torino - Lione comporterà nella sola parte italiana l’estrazione dalle gallerie di 16 milioni di metri cubi di smarino (almeno 6 volte il volume della piramide di Cheope) per i quali occorreranno 2.500.000 passaggi di camion solo per stoccare nelle varie discariche i materiali di risulta. I recenti studi d’ingegneria dei trasporti affermano che quando tra una quindicina di anni l’opera sarà terminata solo l’1% dell’attuale traffico su gomma si trasferirà sulla ferrovia. La contropartita di questo deludente risultato sarà pagata in maniera salatissima dai cittadini della Valle e della cintura di Torino, in quanto si calcola che durante questi 15 anni almeno 500 camion circoleranno giorno e notte per il trasporto dei materiali di scavo dai tunnel ai luoghi di stoccaggio, con il conseguente aumento d’inquinanti, polveri e rumore. Oltre ai grossi rischi di natura idrogeologica focalizzati nella bassa valle, ad elevato rischio alluvionale, le cui conseguenze potrebbero ripercuotersi in maniera drammatica anche sulla città di Torino, gli studi hanno messo in evidenza due punti di estrema criticità del progetto Alta Velocità - Alta Capacità Torino - Lione.
Il primo riguarda la galleria di 23 km Musinè/Gravio che dovrebbe attraversare un terreno caratterizzato da rocce ricche di amianto. Secondo le analisi commissionate dalla Rete Ferroviaria Italiana ai geologi dell’Università di Siena il volume previsto di materiale estratto contenente amianto dovrebbe essere di almeno 1.150.000 metri cubi. Non risulta sia stato previsto alcun piano di sicurezza volto ad impedire la dispersione delle fibre d’amianto durante le fasi di lavorazione e di stoccaggio. La metà del materiale estratto contenente amianto (paragonabile per volume ad un grattacielo alto 400 metri) è previsto sia stoccata in un sito a cielo aperto nei pressi del comune di Almese, senza nessuna protezione e giocoforza esposto ai forti venti di fhon che spesso soffiano nella valle (mediamente per 40 giorni all’anno) in direzione Torino. In un dossier curato dal dottor Edoardo Gays, oncologo dell’ospedale San Luigi di Orbassano viene sottolineato come l’amianto, riguardo al quale non esiste per l’uomo una soglia minima di tollerabilità, causa oltre ad altre affezioni il mesotelioma pleurico, un tumore maligno che si manifesta anche dopo 15, 20 anni dall’inalazione delle particelle, esso porta al decesso in media entro 9 mesi dal momento della diagnosi ed ha un tasso di mortalità nell’ordine del 100%. Sempre il dottor Gays nel suo studio esprime grossa preoccupazione per le conseguenze degli scavi e dello stoccaggio dei materiali contenenti amianto sulla salute dei cittadini ed afferma che alla luce di queste condizioni le morti per mesotelioma rischieranno di aumentare di oltre 100 volte su scala regionale.
Il secondo punto critico è costituito dal tunnel di 52 km che dovrà correre sotto il massiccio dell’Ambin, preceduto da una galleria di prospezione lunga oltre 7 km e del diametro di 6 metri. All’interno del massiccio dell’Ambin sono infatti presenti numerosi giacimenti di uranio, come documentato dal CNR fin dal 1965. Per maggior precisione il materiale presente è pechblenda, una forma particolarmente radioattiva. Una parte dello smarino estratto sarà perciò con tutta probabilità carica di radioattività ed estremamente pericolosa sia in fase di scavo che di stoccaggio. L’uranio si disperde nell’aria e può essere inalato, inoltre contamina le falde acquifere e va ad inquinare i corsi d’acqua che possono essere utilizzati per l’irrigazione. L’uranio se inalato o ingerito provoca contaminazione interna e può essere causa di linfomi e leucemie. Occorre anche sottolineare che la distribuzione delle falde acquifere all’interno del massiccio dell’Ambin è estremamente complessa e le conseguenze degli scavi rischiano di compromettere gravemente il sistema idrografico dell’area, come già avvenuto nel corso degli scavi delle gallerie per la linea Alta Velocità Firenze - Bologna nella zona del Mugello.
Se alla luce delle analisi fin qui esposte il progetto della linea ferroviaria Alta Velocità - Alta Capacità Torino - Lione si dimostra in maniera incontrovertibile un’opera altamente pericolosa per la salute e l’incolumità dei cittadini, non solo della Valle di Susa ma anche della cintura torinese e del capoluogo stesso, anche gli studi inerenti all’utilità ed al ritorno economico del tracciato mostrano imbarazzanti incongruenze nel merito delle quali non si può evitare di entrare. I traffici di lunga distanza sull’asse Lisbona - Kiev, che motiverebbero il concetto di “Corridoio 5” sono ad oggi irrilevanti. Il traffico passeggeri di lunga distanza si muove e si muoverà in aereo, poiché risulta ampiamente dimostrato come le ferrovie ad Alta Velocità non siano assolutamente competitive nelle distanze superiori ai 500 km. I traffici merci di lunga distanza sono estremamente esigui, la velocità non è un requisito fondamentale (basta osservare il successo delle ferrovie statunitensi con velocità commerciali nell’ordine dei 30 km/h.) anzi contribuisce ad aumentare i costi a dismisura, favorendo sull’asse in oggetto l’alternativa marittima.
L’attuale linea ferroviaria Torino - Modane è oggi utilizzata solamente al 38% della sua capacità. Le navette predisposte per il caricamento dei Tir sono state usate solo durante il breve periodo di chiusura del Frejus, altrimenti partono ogni giorno vuote. Gli unici due treni giornalieri del collegamento ferroviario diretto Torino - Lione sono stati soppressi per mancanza di passeggeri. Una scarsità di traffico davvero disarmante per una direttrice così importante da giustificare l’investimento di 21 miliardi di euro (la metà dei quali di competenza italiana) al fine di dotarla di una linea ad Alta Velocità. Negli anni passati, quando ancora la pesante crisi economica europea non si era manifestata in tutta la sua interezza, il governo aveva affidato ad una società molto quotata, la Setec Economie il compito di valutare i benefici dell’opera. Tale società aveva analizzato i volumi tendenziali di traffico per gli anni a venire, stimando con un ottimismo che alla luce della contrazione odierna del mercato non può che far sorridere, un volume di traffico che avrebbe dovuto attestarsi nel 2015 intorno ai 174 treni/giorno. La linea esistente, una volta effettuati gli interventi di potenziamento previsti, molti dei quali già in corso dovrebbe consentire già nel 2008 una capacità di circa 220 treni/giorno, un valore ampiamente compatibile con qualsiasi ottimistica previsione. Alla luce di questi dati si stenta veramente a comprendere, se non nell’ottica della spartizione mafiosa dei finanziamenti pubblici, per quale arcana ragione anziché perseguire lo sfruttamento della linea attuale ottimizzandone le potenzialità, s’intenda invece portare a termine un progetto totalmente inutile come quello della linea ferroviaria Alta Velocità - Alta Capacità Torino - Lione, finalizzata ad una capacità di trasporto superiore di oltre 5 volte agli attuali livelli di traffico, oltretutto alla luce del fatto che detti livelli anziché in crescita esponenziale come si prevedeva nel passato sono scesi del 9% solamente nell’ultimo anno. Appare inoltre lapalissiano come il costo esorbitante di un’opera di queste dimensioni, stimato in circa 11 miliardi di euro per la sola competenza italiana e passibile (come l’esperienza ci insegna) di ulteriori notevoli incrementi durante i 15 anni di lavori, non potrà assolutamente essere ammortizzato attraverso i ricavi derivanti da un traffico composto da elementi di sola fantasia. Tale costo ricadrà per forza di cose sulle spalle di tutta la collettività con effetti a dir poco disastrosi.
La storia che ho voluto raccontarvi si è ormai trasformata in pura cronaca di attualità, una cronaca che vede riproporsi la biblica lotta di Davide contro Golia. Da un lato i cittadini della Valle di Susa e tutti gli abitanti dell’area torinese che hanno avuto la sensibilità e la capacità di riuscire a comprendere i termini del problema pur attraverso la disinformazione messa in atto dai grandi media asserviti alle ragioni della politica. Insieme a loro i sindaci dei comuni della Valle, alcuni studiosi, medici ed esperti che si manifestano quali spiriti liberi non aggiogati al carro dei potenti, nonché esigue frange della politica appartenenti ai Verdi ed a Rifondazione Comunista.
Dall’altro le arroganti falangi del potere, i ministri del governo insieme agli onorevoli dell’opposizione, fino ad arrivare al Presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso (donna che per l’occasione è giunta al punto di abiurare ogni parola esperita in tanti anni di militanza ambientalista) ed al sindaco di Torino Sergio Chiamparino. Tutti uniti, coesi, forti di quella protervia che deriva loro dalla consapevolezza di poter gestire l’opinione pubblica attraverso le televisioni, i giornali e gli esperti compiacenti, convinti di potere reprimere ogni forma di protesta con la furia belluina della polizia e la militarizzazione del territorio.
Il primo scontro si è già svolto il 31 ottobre, quando il potere ha usato i manganelli della polizia per bastonare i tanti, tantissimi cittadini, nonché alcuni sindaci che si erano inerpicati sulla montagna sopra Monpantero nel tentativo d’impedire la conquista del primo lembo della loro terra, sul quale sarebbe stata installata la prima trivella a sancire di fatto l’inizio dell’opera. Il lembo di terra è stato conquistato solo con l’ausilio dell’inganno, in maniera probabilmente illegale ed è ora presidiato dalla polizia. Le trivelle non hanno ancora potuto mettersi in moto ma la Presidente della regione Piemonte Mercedes Bresso ed il sindaco di Torino Sergio Chiamparino si sono già espressi con durezza, affermando che la ferrovia Alta Velocità - Alta Capacità Torino - Lione si farà in ogni caso, poiché si tratta di un progetto irrinunciabile e nessun tipo di protesta riuscirà ad impedirne la realizzazione. In risposta al rifiuto di ogni dialogo che non passi attraverso l’uso dei manganelli da parte delle istituzioni, il 16 novembre tutta la Valle di Susa si è fermata, unita in uno sciopero generale contro l’ennesima violenza perpetrata nei confronti del territorio e dei suoi abitanti. Almeno 80.000 persone di tutte le età e di tutti i ceti sociali hanno ribadito pacificamente ma con estrema fermezza il proprio no alle trivellazioni e alla militarizzazione della loro terra. Martedì 6 dicembre con il favore delle tenebre, poliziotti e carabinieri in assetto da guerra hanno massacrato a bastonate le 40 persone inoffensive che occupavano il presidio di Venaus, per protesta contro l’apertura di un secondo cantiere. Giovedì 8 dicembre, sotto alla luce del sole, la gente della Valsusa, come una marea umana si è riversata a Venaus, ha ripreso possesso della propria terra e ricostruito il presidio.
La storia ovviamente non finisce qui e come tutte le storie potrà riservare infinite sorprese anche a coloro che si sentono onnipotenti quando tengono in mano il bastone del potere. I contestatori NO TAV della Valle di Susa potrebbero un giorno di questi apparire al resto d’Italia nella loro veste reale, non uno sparuto gruppo di estremisti ecologisti, no global, luddisti, nemici del progresso, bensì semplicemente tanti cittadini coraggiosi disposti a mettersi in gioco e lottare per difendere i loro diritti, la propria salute e la propria terra. Quel giorno potrebbero diventare tantissimi e poi ancora di più, così tanti da uscire dall’invisibilità nella quale si è cercato per lungo tempo di nasconderli, troppi perché i poliziotti possano bastonarli tutti, ed allora forse inizierà una storia diversa che parlerà di treni costruiti per essere utili alla qualità di vita dell’uomo e non di uomini sacrificati nel nome dei treni e della velocità.
Messaggio del 04-09-2007 alle ore 19:21:02
NO DAL MOLIN
Adesso il caso Dal Molin scotta. Per questo ieri al convegno del coordinamento per il No all’Istituto missioni estere a Monte Berico su “Vicenza: quale futuro per la città?” c’era un vero schieramento di onorevoli (vedi Fincato, Trupia e Galante) e consiglieri locali del centrosinistra (a parte la ex Lega Franca Equizi). In una sala stracolma con la gente in piedi tutti ad ascoltare il presidente del Centro universitario di studi e ricerca per la pace di Trieste Andrea Licata su come riconvertire con profitto le basi americane dismesse. E la relazione “contabile” dell’ingegnere vicentino Eugenio Vivian. Che ha fatto i conti su costi e ricavi del nuovo insediamento Usa.
Intanto Licata: «Le basi militari Usa oramai non le vuole più nessuno, negli ultimi anni nel mondo sono stati chiusi 8 mila siti e riconvertiti ad uso civile. Con benefici economici per le comunità. Dalle Filippine alla Germania sono stati riassorbiti migliaia di lavoratori. E cerchiamo di ricordare che i militari Usa non pagano l’energia e ne consumano moltissima. Senza contare la manutenzione delle strade, lo smaltimento dei rifiuti, la vigilanza, il consumo di acqua e le bonifiche dei siti inquinati. Promettono grandi investimenti, ma ad Aviano alla fine il 70 per cento delle spese le ha pagate l’Europa. Insomma quello del Dal Molin è un progetto fallimentare».
Poi la relazione di Vivian: «Ho fatto il manager per anni, di conti me ne intendo. Comunque per fare l’analisi economica della nuova base dal 2007 al 2019 ho usato solo fonti Usa. Certo dati parziali, frammentari e con tempi poco chiari». Cosa emerge dallo studio dei comitati? «Che la perdita complessiva per la collettività di Vicenza è di 364 milioni di euro, nei 13 anni ipotizzati». Perché da un investimento di 1 miliardo e 212 milioni di dollari (costruzione Dal Molin, villaggio a Quinto, albergo, ospedale, scuole, ristrutturazione Ederle) e 226 milioni di dollari spesi dalla caserma (affitti, fornitura beni, stipendi, infrastrutture), si arriva al rosso? «Perché le nuove villette di Quinto azzereranno gli affitti delle 1500 case oggi abitate dagli americani - dice Vivian -. Oltre all’albergo interno alla Ederle e al rifacimento dell’80 per cento degli edifici di viale della Pace. Tutti soldi da sottrarre all’investimento iniziale». Poi non bisogna sperare che vengano affidati appalti a ditte vicentine. «Forse qualcuna, ma l’interesse di pochi privati non giustifica un progetto simile».
E ancora tutte quelle spese che i militari Usa non pagano all’Italia: c’è un contributo statale che Vivian calcola per la Ederle in circa 41 milioni di euro l’anno; il numero di nuovi posti di lavoro non è indicato; i soldi persi affittando l’area del Dal Molin rispetto alla edificabilità della zona. Poi le spese che si dovrà accollare la collettività: i servizi sono al costo, gli Usa non pagano Iva su energia e carburanti, nè accise. In realtà i calcoli e le cifre sono più complessi, ma il senso è: altro che guadagno, la città perderà soldi. Esatti o meno, il segretario della Cgil Oscar Mancini è convinto: «Questi conti li doveva fare l’amministrazione locale». Laura Fincato e Lalla Trupia sfidano Hüllweck «a convocare il consiglio comunale e votare». Giovanni Rolando e Ciro Asproso chiedono l’intervento di Provincia, Regione e dei parlamentari. Ma ce n’è anche per Rutelli, Prodi e il ministro Parisi, parola di Sandro Guaiti (Margherita): «Quattro mesi fa io e Rolando abbiamo spedito a Rutelli l’intero dossier sul Dal Molin. Risposte? Zero. Il sindaco ha le sue colpe, ma onestamente il governo non si è dimostrato all’altezza».
Messaggio del 04-09-2007 alle ore 21:08:26
è arrivata heidi giuliani?? ma non avrebbe fatto meglio ad impiegnare il suo tempo per crescere meglio il figlio??
comunque NO DAL MOLIN!! ma non certo per tutte le cazzate postate da libertad. semplicemente per ragioni di sovranità nazionale. semplicemente perchè l'europa dave liberarsi di chi la occupa dal 1945. semplicemente perchè YANKEE IN MARE!!
Messaggio del 04-09-2007 alle ore 21:37:25
NO A TUTTE LE BASI DI MORTE
NO A TUTTE LE GUERRE!
COMUNICATO STAMPA
NO DAL MOLIN: CORTEO ARRIVATO IN PIAZZA DEI SIGNORI
OCCUPAZIONE CONCLUSA TRA GLI APPLAUSI
L'occupazione della Basilica Palladiana da parte di un gruppo di
cittadini del Presidio Permanente No Dal Molin si è conclusa pochi minuti dopo le 19.00, con l'arrivo in Piazza dei Signori del corteo che era partito da Piazza Matteotti.
Il corteo, che man mano si è gonfiato fino a superare le mille persone, è giunto sotto le finestre del Consiglio comunale e sotto la loggia della Basilica Palladiana (che in questa giornata ha rappresentato l'altro comune) al ritmo delle pentole e dei tamburi. All'arrivo un applauso spontaneo ha salutato gli occupanti; quindi, sotto un enorme bandiera arcobaleno lunga
10 metri, gli occupanti hanno lasciato la basilica circondati da decine di vicentini.
L'occupazione della basilica palladiana e il corteo in difesa del
presidio sono dunque diventati un'unica manifestazione. La spentolata sotto le finestre di Palazzo Trissino è tutt'ora in corso e in piazza continuano ad affluire cittadini.
Le ultime 24 ore hanno dunque dimostrato ancora una volta la forza e la determinazione del movimento vicentino.
Il futuro è nelle nostre mani: difenderemo la terra per un domani senza basi di guerra.
Presidio Permanente NO Dal Molin
Via Ponte Marchese - Vicenza
Messaggio del 05-09-2007 alle ore 01:07:09
in una puntata dei simpson, dopo aver ottenuto da una mano di scimmia la pace nel mondo, gli alieni invasori conquistano la terra armati di fionda
Messaggio del 05-09-2007 alle ore 01:40:30
ma se , come in val di susa il manganello di un celerino dovesse disgraziatamente aprire la testa di qualche deputato verde o di rifondazione ,
poi prodi zompa o no?
Messaggio del 05-09-2007 alle ore 11:06:22
Luglio
Mercoledì 18 Luglio
Contestata la presentazione della gara d’appalto
Sabato 14 Luglio
Vicenza chiama
Incontro nazionale al Presidio Permanente ore 14
Mercoledì 4 Luglio
Prima festa d’indipendenza di Vicenza dalle servitù militari
ore 19.30 Piazza dei Signori
Giugno
Giovedì 14 Giugno
Invasione dell’aereoporto Dal Molin
Sabato 9 Giugno
Tutti a Roma al No Bush No War Day!
Ritrovo in Stazione FS a Vicenza alle 7.15 sabato 9 giugno.
Giovedì 7 Giugno
La Verità sul progetto Dal Molin
Convegno al Teatro Astra, Contrà Barche, a Vicenza alle 20.30
Mercoledì 6 Giugno
Stop ai lavori alla Pluto!
ore 16 davanti al Sito Pluto a Longare(Vi)
Domenica 3 Giugno
Trento, contestiamo Prodi
ore 11 Auditorium Santa Chiara
Maggio
Domenica 6 Maggio
No al concerto della banda dell’aeronautica militare americana
ore 19 inizio salita di Monte Berico
Aprile
Giovedì 19 aprile
Vicenza: Pentolata sotto il Consiglio Comunale
ore 17.30 Piazza Matteotti
Mercoledì 18 aprile
Occupazione Basilica Palladiana
Giovedì 12 aprile
Vicenza: Pentolata davanti alla Ederle in difesa del presidio
ore 20.30 Viale della Pace
Marzo
Sabato 24 Marzo
Vicenza: Tagliati i cavidotti delle fibre ottiche
Sabato 17 Marzo
Vicenza: Sciopero studentesco contro la guerra
ore 9.00 Piazza Matteotti
Venerdì 16 Marzo
Schio (Vi): Fiaccolata contro il Dal Molin e le denunce
ore 20.00 Stazione Fs
Giovedì 8 Marzo
Mobilitazione delle donne vicentine
Lunedì 5 Marzo
Schio(Vi): Presenza in Consiglio Comunale
Giovedì 1 Marzo
Vicenza: Presidio rumoroso fuori dalla Ederle dalle ore 21
Febbraio
Giovedì 22 Febbraio
Presidio rumoroso fuori dalla Ederle
Oltre 300 persone per circa 3 ore bloccano la strada davanti alla Ederle con un continuo battere di pentole, tamburi e sventolio di bandiere No Dal Molin.
Sabato 17 Febbraio
Manifestazione Nazionale a Vicenza
Appuntamento ore 14.30 p.le Stazione FS di Vicenza
Percorso e info qui+ | (((CicloparadE)))
Diretta Radio 17 No Dal Molin
Radio No dal Molin - ascolta lo streaming
Radio Sherwood->www.radiosherwood.org - ascolta lo streaming
Global Radio - ascolta lo streaming
Diretta news
In real time dalla mattina del 17 : News e audio in diretta dai treni speciali e dal corteo
Venerdì 16 febbraio
Roma - No Dal Molin! Treno speciale verso Vicenza ore 22 staz. Tiburtina
Napoli - No Dal Molin! Autobus verso Vicenza
Milano - No War Education! mobilitazioni No Dal Molin nelle scuole
Giovedì 15 febbraio
Schio (Vi) - Assemblea pubblica informativa
Milano - No War Education! mobilitazioni No Dal Molin nelle scuole
Mercoledì 14 febbraio
Milano - No War Education! mobilitazioni No Dal Molin nelle scuole
Martedì 13 febbraio
Bologna - Presidio davanti alla Prefettura, Piazza della Costituzione ore 18.30.
Bologna - Università - Assemblea pubblica: Resistere per i Beni Comuni
Milano - No War Education! mobilitazioni No Dal Molin nelle scuole
Lunedì 12 febbraio
Chiuppano (Vi) - No al Dal Molin, Le ragioni di una protesta civile
Venezia - Università - Assemblea pubblica: Resistenze territorio democrazia: il caso dal Molin
Milano - No War Education! mobilitazioni No Dal Molin nelle scuole
Sabato 10 febbraio
Milano - Presidio vs il consolato USA. Operazione basi? Cancelliamole!!
Milano - Assemblea pubblica / cittadina: "No al Dal Molin! No ai Cpt! Diritto di fuga dalla guerra!"
Parma - Presidio in P.za Garibaldi
Venerdì 9 febbraio
nasce Radio No Dal Molin Alessandria - Vicenza chiama, Alessandria risponde
Giovedi 8 febbraio
Milano - Laboratorio coreografico creAttivo verso l’operazione "Basi? Cancelliamole!"... Crea anche te il tuo metro di cancellata!
Sabato 3 Febbraio
Vicenza - Dibattito: "Comunità in lotta: la difesa dei beni comuni e la guerra"
Trento - Al Cermis per non dimenticare. No alle servitù militari
Milano - Anniversario del Cermis: presidio al consolato USA
Rimini - Rimini chiama Vicenza! No al Dal Molin. Presidio pubblico davanti alla Prefettura
Alessandria - Vicenza chiama, Alessandria risponde
Venerdì 2 Febbraio
Reggio Emilia - Presidio pubblico contro l’allargamento della base Usa di Vicenza
Gennaio
Sabato 27 Gennaio
Marche - Presidio No Dal Molin! alla Prefettura di Ancona
Venerdì 26 Gennaio
Parma - Gli invisibili contro il "Dal Molin" bloccano incontro con Viceministro
Giovedì 25 Gennaio
Visita conoscitiva a Vicenza della Commissione Difesa del Senato
Mercoledì 24 Gennaio
Milano - Contro il Dal Molin striscioni calati nelle scuole
Trento - Presidio: No basi, né a Vicenza né altrove
Napoli - No Basi, no guerra, ne’ qui ne’ altrove. In movimento verso Vicenza
Martedì 23 Gennaio
Assemblea al Presidio Permanente
Il Presidio Permanente si trova a Rettergole, a Nord di Vicenza: seguire Via Sant’Antonino, superare l’Aereoporto Dal Molin, superare Ponte Marchese, il Presidio è sulla Sinistra alla rotatoria con via Aereoporti.
Venerdì 19 Gennaio
Vicenza - Presidio sotto la Prefettura ore 18.30
in appoggio alla delegazione scesa a Roma
In molti hanno risposto all’appello lanciato ieri dal presidio permanente contro il dal Molin. Sono iniziate questa mattina le mobilitazioni davanti alle prefetture in diverse città a sostegno della delegazione vicentina partita per Roma.
Venezia - Davanti alla prefettura
Trieste - Presidio davanti al Comune
Pordenone - Il presidio del Comitato No alle Bombe
Giovedì 18 Gennaio
Vicenza - Sciopero Studentesco ore 9.30 Piazzale Stazione FS
Vicenza - Blocco del Consiglio Comunale
ore 16.30 Piazza dei Signori
Martedì 16 Gennaio
Vicenza - Sì del governo Prodi al Dal Molin. I cittadini si mobilitano Vicenza - Fiaccolata "No Dal Molin" ore 20.30 da Piazza Castello
Vicenza - Migliaia di persone occupano la stazione
Inaugurazione del Presidio Permanente nei pressi del Dal Molin
Domenica 14 Gennaio
Corteo verso la Fiera dell’Oro
Ritrovo ore 9.00 Via della Meccanica
Martedì 9 Gennaio 2007
Visita dell’ambasciatore americano a Vicenza
Dicembre 2006
Giovedì 14 dicembre
Presidio in Consiglio Comunale ore 18
Hullweck devi dimetterti!
Martedì 12 dicembre
Contestazione in Consiglio Comunale
Una settantina di persone dell’Assemblea Permanente in consiglio comunale per chiedere le dimissioni di Hullweck
Sabato 2 Dicembre
Manifestazione nazionale a Vicenza
Novembre 2006
Mercoledì 29 Novembre
ore 21 Incontro Pubblico a Valdagno(Vi) presso il Bar BUKOWSKI in Corso Italia
ore 21 Assemblea cittadina al TPO di BOLOGNA
ore 21 Assemblea a Rimini - "Difendere la terra per un futuro senza guerra”
Martedì 28 Novembre
ore 20.30 Assemblea Pubblica a Schio(Vi) scuole Marconi
"Non toccateci la terra per fare la guerra"
intervengono Martina Vultaggio (Assemblea Permanente Cittadina contro la nuova base militare), Olol Jackson (Verdi del Veneto), Cristian Moresco (Coordinamento LiberaZone)
ore 21 Assemblea a Monticello Conte Otto(Vi)
ore 21 Incontro pubblico a Trento La guerra continua ad esserci. E il movimento pacifista?
Lunedì 27 Novembre
ore 21 Incontro a Dueville(Vi) centro Larix (di fronte alle scuole medie)
intervengono Cinzia Bottene (portavoce del comitato No Dal Molin di Caldogno), Eugenio Vivian (coredattore di uno studio sui costi del progetto) e Giuseppe Bertinazzi (Sindaco di Dueville)
ore 21 "Le Servitù militari, basi della guerra infinita"
presso il centro sociale "Catomes Tot", via Panciroli 12, Reggio Emilia
Domenica 26 Novembre
ore 16 Assemblea pubblica a Quinto Vicentino, Centro Parocchiale
Venerdì 24 Novembre
PRESIDIO SOTTO LA PREFETTURA a VICENZA ore 18.00
Annullata manifestazione a Roma, perchè il ministro Parisi ha deciso di ricevere una delegazione dell’assemblea permanente giovedì 23 alle 19.
Mercoledì 22 Novembre
ore 21 assemble pubblica sul Dal Molin a Montecchio Maggiore (Vi)
presso il Circolo Culturale Cantieri
via L. Da Vinci 50 angolo via Puccini ad Alte Ceccato
ore 17.30 "Difendere la terra per un futuro senza guerra"
presso il nuovo spazio occupato in Via Gradenigo 8 (quartiere Portello) - Padova
Lunedì 20 Novembre
ore 21 Assemblea pubblica a Costabissara (Vi)
Giovedì 16 Novembre
ore 21 assemblea permanente cittadina
presso la sede della Cooperativa Insieme in via della Scola a S. Pio X a Vicenza
Mercoledì 15 Novembre
dalle ore 19 tutti in consiglio comunale a Caldogno (Vi)
muniti di fischietti e pentole
Giovedì 2 Novembre
ore 21 assemblea permanente cittadina a Caldogno(VI)
Centro Comunitario
Ottobre 2006
Giovedì 26 Ottobre
ore 17.00 presidio rumoroso sotto il consiglio comunale monotematico sul Dal Molin
in Piazza dei Signori
Mercoledì 25 Ottobre
ore 17.30 presidio davanti alla Prefettura
Martedì 24 Ottobre
ore 21.00 riunione dell’assemblea permanente cittadina contro la nuova base militare
presso la sede della circoscrizione 2 in Riviera Berica
Lunedì 23 Ottobre
ore 20.30 partecipazione al consiglio di circoscrizione 5 di Laghetto.
Via Lago di Fogliano 5.
Aggiornamenti:Il Consiglio di Circoscrizione non si è svolto, perchè la maggioranza di Centrodestra ha fatto saltare il numero legale non presentandosi in aula. Il mancato consiglio si è trasformato in una partecipata assemblea di circa 100 persone sulla questione Dal Molin.
Assemblea permanente cittadina contro la nuova base militare
Messaggio del 05-09-2007 alle ore 16:10:43
Le accuse rivolte da Silvio Berlusconi, secondo cui nella politica del governo Prodi "prevale la logica irresponsabile della sinistra che è sempre e comunque antiamericana e antioccidentale", e la conseguente risposta ("Non siamo antiamericani") del ministro degli esteri D'Alema, non sarebbero comprensibili, se non si tenesse conto che queste hanno aperto la settimana cruciale in cui il governo italiano dovrà rispondere alla richiesta statunitense riguardante la concessione dell'aeroporto civile Dal Molin di Vicenza, per la sua trasformazione in una grande base per le truppe aviotrasportate Usa, destinate agli interventi in Medio Oriente e in Africa, e in particolare della 173ª Brigade Combat Team con destinazione Iraq.
Secondo varie fonti, infatti, l'ultimatum che il governo statunitense avrebbe imposto avrebbe come scadenza il 19 gennaio, data in cui scadranno i finanziamenti Usa per la base. In caso contrario il senato americano dovrebbe stanziare nuovamente i fondi necessari per l'ampliamento. La tensione in città è di conseguenza ulteriormente salita; da parte dei comitati popolari contrari alla nuova base di guerra, il 9 gennaio c'è stata la contestazione della visita dell'ambasciatore Usa Ronald Spogli e il 14 gennaio si è svolta una nuova manifestazione davanti alla fiera, superblindata, dove si svolgeva Vicenza-Oro. Dalla parte dei padroni a stelle e strisce, si è registrato invece il pressing ricattatorio del generale Frank Helmick, comandante della Setaf, sui dipendenti civili della caserma Ederle, minacciati di licenziamento nel caso che il progetto per il Dal Molin naufragasse, in quanto tutta l'attuale presenza militare Usa traslocherebbe. Stando all'ambasciatore Spogli, gli Stati Uniti sarebbero disposti ad attendere non più di due mesi, salvo quindi trasferirsi in blocco in Germania. Helmick avrebbe anche prospettato l'eventualità che, in caso di chiusura della Ederle, pure la base toscana di Camp Darby correrebbe il medesimo rischio, in quanto tra le altre cose supporta logisticamente la caserma operativa Ederle.
D'altra parte la presa di posizione di Berlusconi appare del tutto in linea con le decisioni prese dal suo governo quando, in collaborazione col sindaco Hullweck (Forza Italia) e dall'assessore Cicero (A.N.), venne segretamente dato avvio al progetto riguardante questa nuova e pesante servitù militare sulla testa dei cittadini di Vicenza e Caldogno, mentre da parte sua il governo Prodi ha sinora escluso la fattibilità di un referendum tra gli abitanti dei territori coinvolti.
In queste ultime settimane era circolata la voce che il governo di centro-sinistra era orientato per un No ai voleri di Washington, ma molte ombre s'addensano tra ricatti, pressioni e complicità. Difficile credere che quel potere politico dimostratosi incapace di rivendicare verità e giustizia per la strage di Ustica, sia in grado di opporsi realmente al militarismo e alle logiche coloniali Usa.
Questo silenzio non promette niente di buono: a Vicenza, i tempi si vanno stringendo attorno al Dal Molin e sono in molti a temere una prova di forza da parte del governo nel mese di agosto, approfittando delle vacanze della politica e degli attivisti, al fine di dare inizio ai lavori per la costruzione della Ederle 2. Secondo il calendario dei comandi Usa, questi dovevano essere avviati già nel mese di giugno e, d'altra parte, il governo italiano ha ormai firmato e controfirmato l'accordo per la nuova base.
Evidentemente, la forza dell'opposizione popolare al progetto e la debolezza del governo Prodi stanno causando dei ritardi imprevisti; ma i margini si stanno restringendo per tutte le parti in causa, a Vicenza ma non solo.
Lo scorso 4 luglio, il giorno della festa dell'indipendenza americana, è stato occasione di nuove iniziative, tra cui quella promossa dal Comitato Vicenza Est davanti alla Caserma Ederle, con la diffusione di una lettera ai militari Usa firmata dal reduce Chris Capps che, dopo l'esperienza della guerra in Iraq, ha scelto la diserzione per evitare di essere inviato in Afganistan.
Intanto il governo ha nominato un commissario straordinario per la realizzazione della base, la cui identità è tutto un programma: si tratta infatti di Paolo Costa, parlamentare europeo della Margherita, già sindaco di Venezia, attualmente consigliere del premier per le Grandi Opere dato che è stato uno dei principali padrini del devastante progetto Mose nella laguna veneziana. Certa stampa lo ha presentato paradossalmente come un "mediatore", ma in realtà lui stesso ha escluso ogni possibile ripensamento sulla decisione da tempo presa.
Per resistere alla fase esecutiva della costruzione della contestata base militare Usa, il Presidio permanente ha stretto rapporti di attiva solidarietà col Patto di Mutuo Soccorso e con altre analoghe esperienze contro le servitù militari. Al fine quindi di fare collettivamente e pubblicamente il punto della situazione, sabato 14 luglio si è svolto a Vicenza un incontro nazionale "di movimento" a cui hanno partecipato alcune centinaia di persone provenienti anche da altre parti d'Italia, ma anche dall'estero, ed appartenenti ad esperienze assai diverse (comitati popolari, notav, pacifismo cattolico, sinistra politica, sindacalismo di base, centri sociali, area non-violenta, donne in nero, etc).
In tutti gli interventi è stato ribadito che la questione di Vicenza è una questione che riguarda tutti e che l'inizio dei lavori dovrà vedere una risposta immediata e radicale non solo a Vicenza ma in tutta Italia. La parola d'ordine è bloccare tutto. Si è respirata una buona aria all'assemblea e di sicuro il tratto unificante è stata la volontà di solidarietà concreta, di mutuo appoggio fra tutte le realtà che si oppongono alle basi di morte e alle grandi opere. La partita che si pone davanti ai movimenti nei prossimi mesi a Vicenza e non solo è dura e difficile ma l'assemblea di sabato ha ribadito la consapevolezza che opporsi è possibile. Come prima scadenza di lotta è stato proposto dal presidio permanente e fatto proprio da tutta l'assemblea un campeggio di lotta per bloccare l'eventuale inizio dei lavori, che si terrà a Vicenza tra l '8 e il 15 settembre; fermo restando che, se in agosto, ci sarà qualche colpo di mano da parte del governo, ovunque si promettono, riprendendo le parole della rappresentante valsusina dei comitati No Tav,"disordini".
Messaggio del 05-09-2007 alle ore 16:20:44
Nel corso delle lotte contro la militarizzazione del territorio e l'invadente presenza di basi Nato e Usa, da Vicenza a Camp Darby, da Aviano a La Maddalena, la prima rete protettiva da rompere è quella del segreto militare su accordi, modalità, utilizzi, armamenti presenti e comandi competenti riguardo tali strutture. Non solo nessun privato cittadino può conoscere ed accedere a tali decisioni politiche, ma neppure lo stesso parlamento italiano che, secondo la retorica democratica, dovrebbe poter vigilare su quanto risulta essere di interesse nazionale, è in grado di penetrare la cortina del segreto militare.
Nulla, nella sostanza e anche formalmente, è mutato da almeno un quarantennio, tanto che rimane ancora attuale quanto scritto dal tenente colonnello Gentile in uno studio pubblicato, nel lontano 1967, su una rivista militare. Tale colonnello era giunto alla conclusione che, in base alla prassi corrente, costituivano segreto militare: le pubblicazioni e i documenti aventi classifica o di segretezza o di riservatezza in campo nazionale e Nato; qualunque notizia concernente le suddette pubblicazioni o documenti, riprodotte sia parzialmente che integralmente; le notizie segrete o riservate riferibili a materiale o avvenimenti interessanti l'efficienza bellica, ovvero le operazioni militari in progetto o in atto della nazione; le notizie riferibili alle materie di carattere militare o concernenti l'efficienza bellica del Paese elencate nell'allegato al Regio decreto n. 1161 dell'11 luglio 1941 (recante le firme del re e di Mussolini!); nonché tutte quelle informazioni di carattere militare, diplomatico, economico, industriale e scientifico, classificate come non divulgabili nell'interesse dello Stato, della sua sicurezza, della sua politica interna o internazionale.
Un esempio storico di tale segretezza ci riporta agli anni Ottanta, ai tempi del governo presieduto da Bettino Craxi che, nella politica italiana, è rimasto immeritatamente simbolo di una presunta indipendenza nazionale nei confronti degli Stati Uniti, per il noto episodio di Sigonella nel 1985; tanto che nello scorso dicembre, su richiesta del Psi, il presidente del consiglio, Romano Prodi, nel corso della conferenza stampa di fine anno, ha prospettato la possibilità di intitolare una strada a Craxi proprio a Sigonella.
Ritorniamo comunque a quei tempi. Pochi mesi dopo la tanto sbandierata dimostrazione di orgoglio nazionale che ebbe come teatro la base aerea di Sigonella in Sicilia (dove i militari italiani, armi alla mano e su diretto ordine del governo Craxi, si erano rifiutati di consegnare agli agenti Usa alcuni palestinesi coinvolti nel dirottamento della nave Achille Lauro e nell'uccisione di un cittadino statunitense), nel marzo 1986 lo stesso Bettino Craxi concesse in gran segreto la base di Sigonella agli Stati Uniti, usata per una provocatoria esercitazione nel golfo della Sirte che si concluse con alcune azioni di bombardamento da parte degli F111 statunitensi contro la Libia di Gheddafi. Tale aggressione venne attuata al di fuori della Nato e Craxi ne prese pubblicamente le distanze, eppure la sua vera posizione è stata ben descritta dall'allora segretario alla difesa Usa, Caspar Weinberger: "Craxi fu sempre molto collaborativo e disponibile, e può darsi che per ragioni di politica interna e di relazioni con la Libia abbia dovuto prendere le distanze dall'operazione".
Questa collaborazione atlantica è rimasta coperta dal segreto militare per quasi venticinque anni e, paradossalmente, l'omertà politico-militare è stata infranta da rivelazioni ufficiali uscite dagli archivi segreti del Dipartimento di stato americano e non certo da fonti italiane. D'altra parte, a indiretta conferma di ciò, proprio recentemente è emerso che fin dal 1961 il console generale statunitense a Milano, aveva segnalato a Washington l'ancor giovane socialista Craxi, allora assessore all'Economato della giunta di centrosinistra, per l'intelligenza e lo spiccato anticomunismo.
Chissà, forse tra un altro quarto di secolo, sapremo qualcosa anche su D'Alema... segreto militare permettendo.
Messaggio del 05-09-2007 alle ore 16:33:21
Nella prima versione del progetto per la nuova caserma Ederle-2 era prevista anche la costruzione di un reparto ostetricia, in modo che i nascituri della 173a Brigata aviotrasportata potessero nascere in terra statunitense. Pare che tale possibilità sia stata successivamente accantonata, ma sulla carta per gli Sky Soldiers ci sarebbe tutto: otto palazzine per ospitare sino a 1.300 persone, due autopark di sei piani, depositi, negozi, due ristoranti, fast food, centro fitness, barbiere, scuola elementare, distributore di benzina...
Adesso però si vanno scoprendo altri particolari: secondo talune attendibili indiscrezioni riguardo il progetto di base militare, al Dal Molin si prevede persino un allungamento della pista per i voli, nonché un tunnel sotterraneo (un poligono di tiro?) e una prigione con chissà quale bieco utilizzo.
Si sta delineando quindi la realtà di una vera e propria base operativa strategica, assai diversa dalle rassicuranti comunicazioni fornite dagli uffici di public relations del Pentagono, più simili alla pubblicità di un'amena località di soggiorno per pensionati. La pista dell'ex aeroporto civile Dal Molin - come era evidente fin dall'inizio - è destinata ad essere utilizzata per il trasporto delle truppe (fin ad oggi imbarcate sugli aerei dalla base di Aviano, con destinazione le guerre in Iraq e Afganistan) direttamente nelle aree d'intervento. E dalla stessa pista, potrebbe "decollare" anche la Gendarmeria Europea, anch'essa basata a Vicenza, presso l'ex-caserma Chinotto.
Inoltre a confermare tale evidenza, vi è la vicinanza all'aeroporto (appena 2 chilometri) dell'oleodotto sotterraneo Nato per kerosene additivato che collega La Spezia ad Aviano, di cui a Polegge vi è una stazione di pompaggio.
La storia della 173ma Brigata non lascia d'altronde margini di dubbio: sciolta dopo le gravissime perdite riportate in Vietnam, è stata fatta rinascere nel 2000, proprio a Vicenza, per tenere sotto controllo i Balcani. Ma l'esordio bellico è stato in Iraq, nel Kurdistan; quindi da poco è stata destinata all'Afganistan.
Col suo completo ridislocamento a Vicenza, 173a Brigata aviotrasportata prevede organici e mezzi triplicati, rispetto a quella ora divisa tra l'attuale caserma Ederle e le basi tedesche di Bamberga e Schweinfurt, divenendo una Brigade Combat Team. Il suo rafforzamento organico prevede 5000-6000 militari e come dotazioni: 55 carri armati M1 Abrams, 85 veicoli corazzati da combattimento, 14 mortai pesanti semoventi, 40 gipponi Humvee, due nuclei di aerei telecomandati Predator, una sezione di intelligence e due batterie di artiglieria pesante.
L'investimento Usa è pari a 306 milioni di dollari per la sola prima fase da chiudere entro il 2007, mentre l'intero complesso dovrebbe operare a pieno regime nel 2010, con una spesa finale sul miliardo di dollari. In attesa dell'avvio dei lavori attorno al Dal Molin, intanto, tutti possono vedere il gran daffare in atto nelle strutture Usa limitrofe (Longare, Tormeno, Torri di Quartesolo...) che comprendono grandi depositi per ogni genere di munizionamento, stazioni di telecomunicazioni, centri di riparazioni per veicoli e campi di addestramento.
L'opposizione popolare contro questo progetto militarista, la cui rilevanza è tale da non ammettere ripensamenti governativi, si trova quindi ad affrontare una partita che certo, per non perderla, i registi della guerra permanente sono disposti ad ogni inganno e mezzo, mentre il tempo delle scelte si riduce rapidamente per tutti.
Messaggio del 05-09-2007 alle ore 16:54:45
Queste sono le coperture legali e diplomatiche che impediscono di conoscere la verità sulla presenza militare straniera sul territorio italiano.
Il segreto militare è regolamentato dal Regio decreto n. 1161 del 1941;
Clausole segrete della "Convenzione d'armistizio" del 3 settembre 1943;
Clausole segrete del "Trattato di pace" firmato a Parigi il 10 febbraio 1947;
"Trattato NATO" firmato a Washington DC il 4 aprile 1949 ed in vigore dal 1° agosto 1949;
"L'accordo segreto Usa-Italia" del 20 ottobre 1954 firmato esclusivamente dai rappresentanti del Governo e mai sottoposto a verifica e ratifica del Parlamento italiano;
"Programma di cooperazione" (Program of Cooperation) segreto in cui si stabiliscono le unità speciali del Paese ospitante che si devono addestrare all'uso eventuale delle armi nucleari e i tipi di armi che gli Usa assegnano all'uso delle forze del Paese ospitante;
"Accordo sui depositi nucleari" (Stockpile Agreement) anch'esso segreto. Si conosce soltanto che stabilisce la loro dislocazione, la ripartizione dei costi e che le armi nucleari sono custodite da unità americane, mentre la sicurezza esterna dei depositi è a carico del paese ospitante;
"Memorandum d'intesa Usa-Italia" (Shell Agreement) del 2 febbraio 1995;
"Stone Ax" (Ascia di pietra) siglato l'11 settembre 2001, egualmente segreto. Appare essere un "dispositivo tecnico per il dispiegamento delle armi atomiche in Italia. Risale agli anni '50 ed è stato continuamente aggiornato".
(Informazioni tratte dal dossier "Site Pluto, ieri, oggi, domani", realizzato dalla commissione basi dell'Assemblea permanente "No dal Molin" di Vicenza; dal Comitato "No Dal Molin, Sì alla pace" di Longare; dal Gruppo Presenza di Longare)
Ritorniamo comunque a quei tempi. Pochi mesi dopo la tanto sbandierata dimostrazione di orgoglio nazionale che ebbe come teatro la base aerea di Sigonella in Sicilia (dove i militari italiani, armi alla mano e su diretto ordine del governo Craxi, si erano rifiutati di consegnare agli agenti Usa alcuni palestinesi coinvolti nel dirottamento della nave Achille Lauro e nell'uccisione di un cittadino statunitense), nel marzo 1986 lo stesso Bettino Craxi concesse in gran segreto la base di Sigonella agli Stati Uniti, usata per una provocatoria esercitazione nel golfo della Sirte che si concluse con alcune azioni di bombardamento da parte degli F111 statunitensi contro la Libia di Gheddafi
l'operazione si svolse interamente in acque internazionali,l'italia non ne prese parte ne prestò sue basi in sicilia,
gli aerei partirono tutti dall'inghilterra e da alcune portaerei.questa è la verità.
Messaggio del 07-09-2007 alle ore 18:54:17
COMUNICATO STAMPA
8 SETTEMBRE: IL CENTRO STORICO AI “BARBARI” DELLE PENTOLE
Annullata la cena della Giunta, l’Altrocomune conferma le
sue iniziative
Quel che è giusto è giusto: chi ha svenduto Vicenza non
poteva appropriarsi del centro cittadino per una cena tra
intimi, com’era quella organizzata dalla Giunta comunale
in occasione dell’otto settembre.
Volevano celebrare gli sfarzi di un’Amministrazione che,
ormai, non rappresenta da tempo la maggioranza dei
vicentini; volevano cenare al cospetto dei gioielli
architettonici di Andrea Palladio che loro stessi hanno
messo a rischio favorendo il progetto di militarizzazione
della nostra città.
Era una cena illegittima e, come è giusto che sia, non si
farà. La calata dei “barbari” – termine che Hullweck
usa per indicare i cittadini vicentini – ha infatti fatto
temere al Sindaco l’arrivo di migliaia di pericolosi
manifestanti di professione armati di fischietti, pentole e
tamburi, pronti ad aggredirlo a colpi di baccalà e
polenta.
Hullweck farnetica parlando di aggressioni; dimentica la
libertà di espressione che, fino a prova contraria, è
garantita anche a Vicenza. Questo avevamo annunciato: la
contestazione della giunta che ha svenduto la città berica
per un pugno di dollari.
L’Altrocomune, invece, conferma i propri appuntamenti. A
partire dalle 18.00 saremo in P.za dei Signori per
festeggiare l’otto settembre di quanti continuano a
battersi per difendere il futuro di Vicenza; sarà
un’iniziativa a cui tutti i cittadini potranno
partecipare, senza transenne, biglietti e posti riservati.
Saremo nel centro cittadino perché noi siamo coloro che
difendono i beni artistici e architettonici della nostra
città, a differenza del Sindaco che non ha esitato a
metterli in pericolo per favorire il progetto statunitense
di costruzione della nuova installazione militare.
E’ giunto il momento che Hullweck se ne renda conto: la
sua festa è finita da tempo; gran parte dei vicentini non
lo riconoscono più come proprio rappresentante. La sua
cena si è trasformata nell’ennesimo boccone amaro. Gli
auguriamo buona digestione, in attesa della prossima
contestazione; per conto nostro, sabato sera ci godremo le
bellezze della nostra città che continueremo a difendere
dalla minaccia della militarizzazione.
Messaggio del 08-09-2007 alle ore 12:46:48
Assemblea cittadina
con le/i compagne/i del Presidio Permanente No Dal Molin
DISTRUGGERE LA GUERRA! BLOCCARNE LE BASI!
La guerra nelle sue diverse forme e tonalità da alcuni anni è diventata pratica comune di dominio qui, altrove, ovunque.
La vediamo in Iraq, Afghanistan, Libano, Palestina certamente, ma anche nei nostri confini che divengono saracinesche mobili gestite da reparti militari in ragione degli interessi variabili del capitale locale e nazionale, all'interno dei quali diritti e statuti di cittadinanza si assotigliano sempre più fino all'inconsistenza.
Se questo è diventato il lessico del comando, ritroviamo però gli embrioni di un ciclo di nuova resistenza che attraversano l'Europa dei movimenti - da Trento a Rostock, da Heathrow a Roma, dal Bombodrom di Amburgo alla democrazia tumultuosa della val Susa - insieme ad una nuova composizione di classe che va dalle soggettività migranti che questa estate hanno resistito ed attaccato chi li voleva espellere dallo spazio pubblico metropolitano o tenere confinati all'interno di un CPT fino alle molteplici lotte contro la precarietà del lavoro e la distruzione dei diritti. Allo stesso modo si è delineato un nuovo rapporto di lotta e di insorgenza contro lo sfruttamento del territorio fino alla sua valorizzazione bellica, come mostrano i comitati contro il business dei rifiuti e il presidio permanente No Dal Molin.
Questi movimenti e la loro capacità di fare ciclo ci paiono indicare tracce di un percorso da fare insieme a tutti coloro che pensano che il nostro tempo è qui e adesso
Messaggio del 08-09-2007 alle ore 16:38:24
libertad, ma hai tutta questa pazienza per leggere tutto o prendi la prima cosa chilometrica che ti capita davanti e fai copia e incolla? volevo leggere sto post, mi sono scoraggiato
"Se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia”
Il festival entra nel vivo: 700 persone in piazza sabato per la cena dell'altro comune. Respinta una provocazione fascista con spray al peperoncino. Naomi Klein presenta il suo nuovo corto-metraggio. Domenica in centinaia per la riunione del patto di mutuo soccorso e l'incontro con Mustapha Barghouti.
Week-end affollatissimo al No Dal Molin festival organizzato a Vicenza dal Presidio Permanente contro la costruzione di una nuova base militare Usa. Moltissime le delegazioni da fuori e le presenza di diverse realtà di movimento e comitati di lotta territoriali.
Il festival è entrato nel vivo sabato pomeriggio con l'annunciata "cena dell'altro comune" poi trasformatasi in mini-corteo per le vie tangenti il centro storico della città. Nonostante l'annullamento della cena di gala del sindaco Hullweck, il movimento No Dal Molin ha popolato il centro cittadino con un'iniziativa pubblica di risposta alle pesanti accuse del sindaco e dei media locali. 700 persone hanno ribadito il NO deeciso di un'intero territorio ad un progetto di morte e distruzione. Alcuni fascisti hanno tentato di rovinare la giornata con un'aggressione premeditata spruzzando uno spray al peperoncino negli occhi di 2 compagni del Presidio Permanente per i quali è stata necessaria una visita al pronto soccorso. I fascisti sono stati immediatamente allontanati ma hanno trovato protezione tra le "forze dell'ordine". Un mini-corteo ha quindi attraversato alcune strade della città, aperto dalle donne del presidio in costumi tradizionali accompagnate da tutto il repertorio delle canzoni di lotta del movimento.
LA sera di sabato è stata invece caratterizzata dalla presentazione dell'ultimo lavoro in video di Naomi Klein dallo stesso titolo del suo nuovo libro: "La dottrina dell shock: l'ascesa del capitalismo del disatro" (The Shock Doctrine: The Rise of Disaster Capitalism). In questo nuovo lavoro la Klein analizza il ruolo giocato dai grossi traumi collettivi come guerre e calamità naturali nel diffondere sentimenti generalizzati di paura e insicurezza al fine di facilitare la penetrazione globale di un'economia di mercato sfrenata tutta volta alla privatizzazione di ogni apetto del comune.
La domenica è stata invece carratterizzata dall'assemblea nazionale del patto di mutuo soccorso che ha vito la partecipazione di decine e decine di realtà territoriali in lotta per la difesa dei beni comuni. Il Patto ha assunto come prossime scadenze una mobilitazione nazionale da tenersi a Napoli nella prima metà di settembre contro il piano rifiuti e la costruzione di una 3 giorni europea dei movimenti contro la guerra e le basi militari. Appuntamento questo, previsto per gli inizi di dicembre.
Nel tardo pomeriggio si è invece tenuto un incontro con l'ex ministro palestinese dell'informazione Mustapha Barghouti che ha illustrato, con una serie di cartine proiettate e filmati inediti, la quotidianità di una realtà sotto occupazione, rendendo concreto e percepibile le conseguenze delle politiche di guerra di Usa e Israele.
Appuntamenti importanti dei prossimi giorni saranno la presenza del movimento che si auto-inviterà giovedi prossimo al consiglio comunale di Vicenza e le due giornate di corteo e azioni dirette previste per venerdì e sabato prossimo.
Il festival continua però tutti i giorni fino a domenica 16 settembre con dibattiti, concerti, spettacoli e iniziative varie
Messaggio del 10-09-2007 alle ore 15:56:20
No Dal Molin - 13, 14 e 15 sett: 3 giorni di azioni dirette
Domenica 9 settembre 2007
[ versione per la stampa ]
Comunicato stampa
13, 14 e 15 Settembre: Tre giorni di azioni dirette Municipio, Caserma Ederle e Dal Molin gli obiettivi
Presentate all’Assemblea del Patto di Mutuo Soccorso le iniziative del prossimo fine settimana Sono state presentate durante l’Assemblea nazionale del Patto di Mutuo Soccorso le tre manifest/azioni che concluderanno la settimana di mobilitazione contro la costruzione della nuova base Usa a Vicenza.
Tre sono gli obiettivi individuati dai cittadini del Presidio Permanente: il Consiglio Comunale, come luogo in cui è stata tradita la volontà di gran parte della comunità locale; la caserma Ederle, come simbolo delle politiche di guerra che, tra gli “effetti collaterali”, hanno i lutti e le distruzioni nei teatri di guerra e la militarizzazione e la devastazione dei territori che vengono utilizzati come avamposti d’attacco; l’aeroporto Dal Molin, in quanto luogo all’interno del quale si vuole realizzare il progetto contrastato nell’ultimo anno da tantissimi cittadini, vicentini e non.
Sarà, ancora una volta, la creatività il filo conduttore delle mobilitazioni del Presidio Permanente. Come è avvenuto in questi mesi, le iniziative organizzate saranno pubbliche e partecipate. Del resto il Festival No Dal Molin, che ha aperto i battenti il 6 settembre, ha dimostrato ancora una volta quanto ampio e trasversale è il movimento che si batte contro la costruzione della nuova base Usa.
Il 13 settembre sarà il giorno in cui sarà contestato, ancora una volta, il Sindaco di Vicenza; un Sindaco che non ha esitato e definire “barbari” i cittadini vicentini contrari alla realizzazione della base e che ha favorito in tutti i modi i progetti statunitensi, ignorando la volontà della comunità locale. Dimostreremo che la Giunta vicentina è ormai isolata dalla città che non si riconosce più in quanti hanno trattato segretamente la realizzazione della nuova installazione militare.
L’appuntamento è fissato alle 16.30 di fronte a Palazzo Trissino, in C.so Palladio
Venerdì 14, invece, bloccheremo la caserma Ederle, centro logistico e gestionale delle forze statunitensi nei teatri di guerra. Loro vogliono militarizzare e devastare la nostra terra, noi vogliamo dimostrargli quanto difficile sarà operare nella nostra città, per rivendicare il diritto di poter destinare ad uso civile, per la collettività, spazi fisici importanti del nostro territorio oggi occupati da servitù militari.
Sabato 15 settembre sarà la volta dell’ultima, ma non meno importante, iniziativa. Inizieranno, infatti, i lavori per la realizzazione del nuovo parco pubblico all’interno dell’area del Dal Molin.
Partiremo in corteo dall’area del Festival alle 9.30 per andare a piantare decine di pini all’interno del Dal Molin dove l’Altrocomune intende realizzare la più grande area verde della città.
Alla manifestazione si congiungerà anche il corteo studentesco che partirà dal P.le della Stazione alle 9.30.
Messaggio del 10-09-2007 alle ore 19:45:50
Comunicato stampa
Assemblea nazionale del Patto di mutuo soccorso: No Dal Molin, a dicembre una tre giorni europea
Si è svolta in mattinata l’assemblea nazionale della realtà aderenti al Patto di Mutuo Soccorso; un incontro a cui hanno partecipato comitati provenienti da tutta Italia.
L’assemblea ha avuto decine di interventi durante i quali sono state esposte le lotte locali dei cittadini per la difesa dei beni comuni, ma si è anche discusso delle prossime iniziative.
Per quel che riguarda Vicenza, quel che emerge è che la mobilitazione per impedire la costruzione della nuova base Usa non si ferma, bensì si allarga con l’obiettivo di espandersi anche su scala europea.
Sono tanti, infatti, i contatti nati in questi mesi con movimenti cechi, polacchi, olandesi ed inglesi che costruiscono partecipazione intorno al ripudio della guerra ed al rifiuto delle basi di guerra.
E’ per questa ragione che il Presidio Permanente vicentino ha proposto alle altre realtà una tre giorni di mobilitazione europea da tenersi il prossimo dicembre. Un momento di confronto, di azione e di manifestazione; è intorno a queste tre caratteristiche, infatti, che verrà caratterizzata la mobilitazione di inizio inverno: confronto e discussione sulle politiche di militarizzazione del territorio e sulle forme di difesa dei beni comuni; azione diretta, per dimostrare la capacità di impedire i lavori di realizzazione del progetto Dal Molin che, verosimilmente, a dicembre saranno già iniziati; manifestazione, perché l’obiettivo è quello di dimostrare ancora una volta quando grande è il dissenso in merito alla costruzione della nuova base.
I primi tre giorni di Festival hanno dimostrato quanto ampia è la rete di solidarietà tra i cittadini che si battono contro la costruzione della nuova base al Dal Molin: il Festival, infatti, nonostante le invettive di Hullweck e soci, è stato attraversato da migliaia di persone; l’assemblea nazionale del Patto ha sancito, ancora una volta, che la vicenda vicentina è irrimediabilmente nazionale e che tantissimi sono coloro che vogliono continuare a sostenere Vicenza nella sua mobilitazione. Il Governo Prodi è avvertito: se inizieranno i lavori per la realizzazione della nuova base, si troverà a fare i conti con mobilitazioni e blocchi in ogni parte d’Italia.
Presidio Permanente, Vicenza, 9 settembre 2007
Messaggio del 12-09-2007 alle ore 12:46:07
Sono passati tre mesi dal 9 giugno scorso, quando oltre 100.000 persone scesero in piazza, a Roma, dando vita ad una straordinaria giornata di opposizione radicale alla guerra globale e alla sua nuova articolazione multilaterale. Una giornata che ha segnato fortemente, soprattutto per chi non lo aveva ben chiaro, la distanza fra chi si oppone alla politiche di guerra e chi continua a barcamenarsi tra le compatibilità di governo.
Una giornata che ha visto, da una parte, un’onda anomala e autonoma attraversare una città blindata come non mai e, dall’altra, la solitudine di una piazza semideserta. E proprio da qui che vogliamo ripartire, dalla gioia dell’autonomia come scelta strategica di affermazione di nuova democrazia.
L’anno che abbiamo lasciato alle spalle ha segnato la fine dell’unilateralismo Usa, mentre nel nostro paese abbiamo assistito ad una sostanziale continuità delle scelte di governo fra destra e sinistra, nella politica economica e militare, nell’attacco ai diritti civili e ai beni comuni, e soprattutto nella costruzione dell’«allarme sicurezza» che ha giustificato la radicalizzazione delle politiche securitarie.
«Punire i poveri» è il nuovo slogan del governo e tende a colpire non solo le domande sociali che nascono dalle forme moderne di precarietà e sfruttamento, ma anche tutto ciò che, in termini di stili di vita, è incompatibile con le città-vetrina dei nuovi sindaci sceriffi.
Il governo Prodi, in piena continutà con la politica della destra e sotto la spinta degli interessi politici e militari, si è fatto garante della costruzione della base “Dal Molin”, contro la volontà e la libera scelta dei cittadini vicentini che, però, hanno risposto con una mobilitazione strordinaria.
A Vicenza, la crisi irreversibile della rappresentanza ha assunto il volto di un vero e proprio esercito d’occupazione. I movimenti, invece, hanno ricostruito dal basso uno spazio pubblico, espressione di democrazia diretta che si batte per la difesa dei beni comuni, del territorio, di una idea diversa di cittadinanza.
È qui che l’autonomia, per i movimenti, si mostra come opzione strategica di resistenza e, soprattutto, come affermazione materiale del comune. Questa è la lezione di Vicenza, questo l’insegnamento di Venaus: il comune non può essere oggetto di rappresentanza, è una costruzione che parte dalle singolarità, che vive di corpi e desideri.
Nei prossimi giorni saremo al Campeggio “No Dal Molin" per partecipare alla settimana di iniziative, dibattiti e azioni, e per toccare con mano quello che è ormai è definito come «laboratorio Vicenza». Un laboratorio di democrazia diretta che si oppone alla «democrazia neoliberista» esportata con cacciabombardieri e thank.
Fermare la costruzione della base significa bloccare un’articolazione materiale della guerra globale permanente. Difendere i beni comuni significa riprenderci un pezzo della nostra vita. Siamo sicuri che resisteremo un minuto più di loro.
Messaggio del 12-09-2007 alle ore 16:25:06
22 Settembre 2007
23 settembre 2007 -Cascina Picchetta di Cameri (Novara) centro turistico Agrifans- Due giorni contro il militarismo e l'industria degli armamenti
"Facciamo la festa agli F35"
Programma:
Sabato 22 settembre alle ore 16.00:
dibattito pubblico
alla sera cena conviviale e musica
Domenica 23 dalle ore 10.00:
assemblea di movimento contro gli F35 a Cameri: prospettive di lotta ed iniziative future a partire dalla grande marcia antimilitarista su Cameri programmata per il 4 novembre
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"L'iniziativa si svolgerà in un agriturismo privato. Ci toccherà affrontare qualche spesa per l'affitto del luogo, la preparazione del cibo e spese organizzative di vario genere. Si ipotizza di spendere all'incirca un migliaio di euro. Saremmo dunque molto soddisfatti se i partecipanti all'incontro riuscissero a condividere con noi le spese da affrontare. E' possibile, per chi lo desidera, pernottare con le proprie tende all'interno dello spazio AGRIFANS nella notte tra sabato 22 e domenica 23 settembre.
Messaggio del 12-09-2007 alle ore 16:28:35
Nelle prime ore dell'11 settembre 2007, un gruppo ha bloccato l'ingresso del parcheggio dello stabilimento BAE di Middleton, in relazione alla giornata di azioni contro la fiera dell'industria delle armi (DSEi) di Londra. Il cancello è stato incatenato; pannelli di legno inchiodati tra di loro sono stati issati sulla strada; olio è stato versato tutto intorno per aumentare il danno. Il luogo e la struttura del blocco sono stati pensati per evitare danni alle persone, con l'intento di danneggiare il normale funzionamento della fabbrica.
[...]
Oltre ad attaccare l'industria d'armi di Manchester, l'azione coincide con la giornata di azioni contro la fiera DSEi di Londra, la più grande esposizione di armamenti del mondo, tenuta all'Excel Centre dall'11 al 14 settembre. Proteste su larga scala e azioni dirette sono state portate avanti contro la DSEi dal 1999, sottolineando la partecipazione sotto invito di paesi carenti in diritti umani e la vendita di equipaggiamenti di tortura.
La polizia si è preparata per mesi in vista della manifestazione prevista a Londra, lasciando ben poco spazio per le azioni. Agendo sul luogo speriamo di decentralizzare la resistenza all'industria del traffico d'armi, informare le persone che abusi di civili e di diritti umani non sono orrori lontani dalla vita quotidiana, bensì hanno radici nelle nostre comunità. Contrastare la legittimità di costruttori di armi come la BAE non è un lavoro da esperti o un compito da politicanti; può e deve essere fatto da tutti noi nei luoghi in cui viviamo.
La nostra protesta non è una richiesta alle autorità di agire secondo la nostra volontà; è un'azione che ci avvicina al mondo che vogliamo vedere. Se per chi gestisce questa industria, arricchendosi con le morti, non nutriamo che disprezzo, non dimostriamo ostilità ai lavoratori della BAE. Siamo contro un sistema che porta gente comune a vendere il proprio tempo e i propri sforzi alla costruzione di armi che uccidono e menomano altra gente comune. Incoraggiamo i dipendenti ad unirsi a noi offrendosi una vacanza estemporanea. Inoltre speriamo che le nostre azioni incoraggino chiunque a lottare adesso contro ciò che rende invivibili le nostre esistenze.
"L'iniziativa si svolgerà in un agriturismo PRIVATO.
BESTEMMIA COMPAGNI!!!
25 Settembre: Dibattito Pubblico "Facciamo la festa alle feste in Cascina Privata"
Con Balli, Musica, Giochi di prestigio e grande cenone, in preparazione della grande marcia sull'agriturismo PRIVATO, dove dei compagni ingrati hanno fatto rivoltare Carlo Marx nella tomba.
Gloria al proletariato. Gloria al bene di tutti. Hasta Comandante.
Messaggio del 12-09-2007 alle ore 16:31:21
avrei voluto leggere almeno uno dei tuoi interventi, ma nn ci sono riuscito!!!!! nn puoi scrivere un po' di meno?!?!?!? o forse le argomentazioni deboli sono le piu' prolisse?!?!?!
e mi spieghi che significa essere contro tutte le guerre a priori?!?!?!?!
Messaggio del 12-09-2007 alle ore 17:02:39
VENERDI’ 14 SETTEMBRE GIORNATA DI LOTTA :
- PER LA RICONVERSIONE DELLA CASERMA EDERLE DA MACCHINA DI GUERRA E DI OPPRESSIONE A STRUTTURA CIVILE CHE GARANTISCA E AMPLI I POSTI DI LAVORO E DIVENTI SPAZIO USUFRUIBILE A TUTTI I CITTADINI,
- PER L´APPROVAZIONE, IL RIFINANZIAMENTO DELLA LEGGE CHE TUTELA I DIPENDENTI DELLE BASI MILITARI STRANIERE E ITALIANE
- PER L’APPLICAZIONE DELLA LEGISLAZIONE ITALIANA IN MATERIA DI LAVORO, ASSUNZIONI DISABILI, ECC…
- PER IL DIRITTO DEI LAVORATORI A ISCRIVERSI AD UN SINDACATO LIBERAMENTE SCELTO. COME PREVISTO DALLA COSTITUZIONE ITALIANA.
Il movimento popolare, i lavoratori, i sindacati di base che si battono contro la costruzione della Base USA al Dal Molin, hanno tra gli obiettivi quello della riconversione delle strutture militari in strutture civili.
La Ederle, come tutte le altre basi militari, è strumento di guerra; da queste base partono i soldati “USA” che vanno ad “esportare” la democrazia, combattere” il terrorismo” in varie nazioni del pianeta.
I risultati sono chiari a tutti; guerra chiama altra guerra, occupazione di territori chiama rivolte armate, a morire sono milioni di cittadini, di lavoratori, donne e bambini, quasi mai i signori della guerra.
Cosa centrano i lavoratori con la guerra? Come lavoratori è chiaro non si può quasi mai scegliere il padrone e si va a lavorare dove si porta a casa lo stipendio a volte decente a volte, purtroppo, misero.
I lavoratori da sempre lottano per ottenere un giusto salario e migliori condizioni di lavoro: per questo bisogna opporsi a chi produce distruzione ambientale e morte e chiedere che questi luoghi di lavoro si riconvertano per usi compatibili e civili: su questi obiettivi è giusto scioperare.
LA GIORNATA DI LOTTA VUOLE COSTRUIRE CONDIVISIONE DI OBIETTIVI;
Tutela dei lavoratori. Lavorare per gli “americani” è sempre stato, per numerosi lavoratori, un segno distintivo da esibire. Fino a non molti anni fa esistevano una serie di benefit che facevano morire d’invidia chi lavorava in altri posti; stipendi molto più alti, possibilità di usare le strutture interne; negozi, ecc.. Da alcuni anni le cose non stanno proprio così. Chi lavora a tempo determinato viene sempre di più lasciato a casa; si allungano i tempi dei contratti di solidarietà con relativa riduzione di stipendio; l’arroganza di alcuni dirigenti ha fatto scattare denunce per mobbing; non vengono applicate tutte le norme di tutela che sono previste dalla legislazione italiana sul lavoro: cassa integrazione, leggi sul collocamento obbligatorio, non ci si può iscrivere ad altri sindacati che non siano quelli voluti dai “padroni” USA (cioè solo UIL e CISL).
Tutela del posto di lavoro. Solo una parte dei dipendenti della Ederle ricade nella legge che li tutela in caso di chiusura o ridimensionamento delle basi. Obbiettivo irrinunciabile è quello di far inserire nella prossima finanziaria il rifinanziamento della legge e la sua estensione a tutti i dipendenti delle basi.
Questo toglierebbe l’odioso ricatto occupazionale sui progetti di riconversione.
Lavoratori degli appalti. All’interno della base lavorano dipendenti di ditte che hanno in appalto i lavori di ristrutturazione degli edifici: molti di questi sono nella precarietà assoluta. E’ a tutti nota l’inchiesta della Magistratura sui lavoratori assunti in nero da questi “padroncini “costretti al massimo ribasso.
Il governo italiano ha dato il via libera alla costruzione della base Usa al Dal Molin
E in molti c’è la convinzione che tutto sia deciso e che non ci si possa opporre.
Se le cose stessero così non saremmo qui a proporre di mobilitarsi e capiremmo, come dice qualcuno che meglio interessarsi presso le ditte che avranno gli appalti e sperare nella nuova base per nuovi posti di lavoro:
Vogliamo ricordare che dalle notizie già circolanti che se ci saranno posti di lavoro saranno nei sub appalti. Lavori precarie mal pagati, e che una volta cessata la costruzione della base cesserà anche il lavoro.
Noi continueremo anche dopo questa giornata con altre mobilitazioni; sciopero nazionale contro la Finaziaria del Governo, una giornata di mobilitazione internazionale, blocco dei lavori al dal Molin.
Iniziative che saranno capaci, di dimostrare come sia ancora possibile impedire la costruzione della nuova base militare “ Dal Molin” e sconfiggere una politica che vede nei lavoratori, le vittime sacrificali: precariato, pensioni, contratti…
Messaggio del 12-09-2007 alle ore 17:13:49
BASE USA A VICENZA:
AL VIA AZIONI CONTRO COSTRUZIONE
Sabato 15 settembre verranno piantati alberi al Dal Molin
Iniziano domani le azioni dirette contro la costruzione
della nuova base Usa a Vicenza: tre giorni di iniziative che
concludono la settimana di mobilitazione No Dal Molin.
Sabato 15 settembre l’ultima iniziativa quando verranno
piantati decine di alberi all’interno dell’aeroporto Dal
Molin. Consiglio comunale ed Ederle gli altri due obiettivi
delle mobilitazioni.
Giovedì 13 settembre l’obiettivo sarà Palazzo
Trissino, sede del Consiglio Comunale. L’Altrocomune –
la comunità in movimento che si batte contro il progetto a
stelle e strisce – sta preparando un’iniziativa teatrale
per difendere i cittadini dai pericoli derivanti dalla
presenza di una Giunta pericolante che, con le proprie
decisioni, ha messo a rischio il futuro della città. Gli
operai dell’Altrocomune – in passato protagonisti del
taglio dei cavidotti in fibre ottiche funzionali alla nuova
installazione militare – allestiranno un vero e proprio
cantiere per mettere in sicurezza l’intera area. Il
Sindaco, che pochi giorni fa ha definito i vicentini
contrari alla base “barbari”, sarà considerato
pubblicamente destituito in quando non capace di intendere e
rappresentare il bene comune, la democrazia e la
partecipazione.
L’appuntamento è fissato per le 17.30 in Corso Palladio,
di fronte alla sede del Municipio.
Venerdì 14 settembre centinaia di persone daranno vita ad
un’iniziativa alla caserma Ederle, comando della 173°
Brigata Aerotrasportata statunitense. L’iniziativa
servirà a denunciare i meccanismi della guerra; il Governo
italiano, con il suo assenso al progetto Usa, rende Vicenza
uno degli avamposti della guerra: una scelta inaccettabile
contro la quale tanti vicentini si battono dallo scorso
gennaio.
L’appuntamento è fissato alle 14.00 alla rotatoria tra
Via A. Moro e Strada Bertesina, a Vicenza.
Sabato 15 settembre il teatro delle iniziative sarà
l’aeroporto Dal Molin, dove gli statunitensi vorrebbero
ospitare il loro combat team. L’Altrocomune ha dichiarato
di voler iniziare i lavori per la realizzazione del nuovo
parco pubblico che sorgerà al posto della base. I
cittadini pianteranno decine di alberi all’interno
dell’area recintata in cui dovrebbe sorgere la nuova
installazione militare.
L’appuntamento è fissato alle 9.30 al Festival No Dal
Molin, da dove partirà il corteo che si congiungerà con
la manifestazione studentesca.
Messaggio del 12-09-2007 alle ore 17:16:00
Libertad e Gentile...
...Dicono la stessa cosa.
E litigano... Perché sostengono la stessa idea... Ma ognuno di loro è convinto di farlo per il motivo giusto, mentre l'altro è un povero mentecatto (nel migliore dei casi)... :0)
Signori... Vi presento gli estremisti politici. :0)
Una sola, grande famiglia. :0)
Ovviamente... L'unica cosa più futile degli sproloqui di un estremista politico sono... Gli sproloqui di un politico moderato. ;0)
Messaggio del 12-09-2007 alle ore 17:17:17
proposta di legge di iniziativa popolare su trattati internazionali e servitu' militari.
L’OBIETTIVO DELLA PRESENTE LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE E’ LA LIBERAZIONE DEI TERRITORI DEL NOSTRO PAESE DALLA PRESENZA DI PESANTI SERVITU’ MILITARI SOTTOFORMA DI BASI MILITARI, CAMPI DI ESERCITAZIONE SIA MARINI CHE TERRESTRI, DEPOSITO E TRANSITO DI ARMAMENTI, USO DI INFRASTRUTTURE CIVILI A SCOPO MILITARE, USO MILITARE DEI PORTI MERCANTILI CON ATTRACCO DI NATANTI NUCLEARI, AEROPORTI E LUOGHI DI STOCCAGGIO DI ARMI DA GUERRA.
La presenza ormai invasiva e intollerabile,per la popolazione civile, di queste installazioni militari, a cui vengono asservite le esigenze vitali della società civile, è collegata, per ragioni materiali e geopolitiche all’uso offensivo degli armamenti contro altri popoli ed alle complicità generali del nostro paese nella guerra globale, come hanno mostrato in questi anni l’uso delle basi del nostro paese per sferrare attacchi di guerra come quelli contro la Serbia, l’Iraq, l’Afghanistan ed ancora l’Iraq, in un quadro di riproposizione della logica neocoloniale e di occupazione militare dei territori. Dunque la battaglia per la smilitarizzazione dei territori è una concreta battaglia contro la guerra e per il disarmo, per rompere le complicità dell’Italia con chi conduce la guerra globale facendo anche uso di armi di distruzione di massa.
Poiché la presenza delle basi militari e tutto il sistema delle servitù militari è regolato da trattati internazionali ma soprattutto da accordi bilaterali secretati oppure mai ratificati dal Parlamento- come quelli facenti riferimento alla NATO, agli USA ed a Israele- la presente legge, intesa come legge-quadro, affronta la questione degli accordi militari stabilendo alcuni punti inderogabili che attuino concretamente l’art. 11 della Costituzione e rendano operativi in Italia i Trattati firmati dalla stessa Italia per la messa al bando delle armi di distruzione di massa ( da quello sulla nonproliferazione nucleare, a quello sulla messa al bando delle armi chimiche e batteriologiche, a quello di Ottawa sulle mine anti-persona).
I punti inderogabili che pone questa legge sono: a) la desecretazione di tutti gli accordi militari e l’obbligo di ratifica parlamentare; b) il divieto di ratifica di ogni accordo militare che preveda sotto varie forme la guerra di aggressione ( dal deposito e installazione di armi di distruzione di massa alle alleanze con paesi che prevedano l’uso di armi di distruzione di massa o missioni militari di aggressione contro paesi terzi, all’acquisto e produzione di armi offensive, alla ricerca nel campo bellico); c)la riconversione delle strutture militari in strutture civili, stabilendo un termine massimo di dieci anni per ogni struttura militare già esistente;d) l’adeguamento delle strutture militari esistenti alla normativa di tutela ambientale, stabilendo nel contempo il parere favorevole vincolante degli enti locali; d) la sospensione dei progetti in corso di nuove installazioni militari o ampliamenti delle basi militari esistenti.
L’entrata in vigore di questa legge segnerebbe una svolta concreta verso il disarmo, la pace e la smilitarizzazione dei territori.
LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE SUI TRATTATI INTERNAZIONALI E SULLE BASI E SERVITÙ MILITARI
TESTO
ARTICOLI
Art.-1 Tutti i trattati ed accordi internazionali di tipo militare, anche se esclusivamente di ricerca, a cui l’Italia partecipa, devono essere necessariamente ratificati dal Parlamento e la ratifica deve essere rinnovata ogni due (2) anni. Non potranno essere stipulati accordi segreti e quelli eventualmente esistenti dovranno essere resi pubblici entro un anno dall’entrata in vigore della presente legge.
In mancanza di ratifica e/o della rinnovazione della ratifica l’Italia deve considerarsi receduta dall’accordo.
Art.-2 non potranno essere stipulati e, anche in caso di rinnovo, essere in nessun caso ratificati trattati ed accordi militari, che prevedano:
la possibilità anche a scopo difensivo dell’ uso di armi nucleari;
la possibilità dell’uso anche a scopo difensivo di armi di distruzione di massa, nel senso della convenzione per la messa al bando delle armi chimiche e biologiche ed in contrasto con la Convenzione di Ginevra e comunque in contrasto con l’obbligo di evitare sofferenze inutili alle popolazioni civili ( cluster bombs, mininukes, al fosforo, ad energia diretta, a laser…);
la possibilità di attacchi e di impegni militari in paesi terzi, salvo che in caso di difesa dall’attacco dal medesimo paese;
la possibilità della permanenza e il transito in Italia di armi nucleari, chimiche, batteriologiche, ed altre armi che sono in contrasto con la Convenzione di Ginevra per la protezione della popolazione civile e comunque in contrasto con l’obbligo di evitare sofferenze inutili alle popolazioni civili ( uranio impoverito, cluster bombs, mininukes, al fosforo, ad energia diretta, a laser…);
lo sviluppo di ricerche nel campo di nuove tecnologie a fini bellici e/o di riarmo;
l’acquisto e produzione di armamenti connessi alla proiezione di potenza ed allo scopo militare offensivo.
g) lo sviluppo di ricerche su armi chimiche e batteriologiche. Laboratori di ricerca su armi nucleari, chimiche e batteriologiche eventualmente presenti sul territorio nazionale dovranno essere chiusi entro tre mesi dall’entrata in vigore della presente legge e ciò sia che siano nella disponibilità italiana che di paesi terzi.
Art. - 3 non potranno essere stipulati e, in caso di rinnovo, non potrà essere concessa la ratifica di trattati ed accordi militari in materia di difesa, sicurezza, spese militari, esercitazioni militari, addestramento del personale militare e ricerca nel campo degli armamenti che prevedano oltre a quanto contenuto nelle lettere a), b) ,c), d), e) ,f) e g) l’accordo con paesi che prevedano la possibilità di utilizzo di armi nucleari e di distruzione di massa (di cui all’elenco in b) e che non hanno sottoscritto trattati internazionali per la messa al bando delle armi di distruzione di massa;
Art. – 4 tutti i trattati ed accordi di tipo militare oggi in essere dovranno essere necessariamente ratificati entro un anno dall’entrata in vigore della presente legge ed in base alle preclusioni e modalità previste dalla legge stessa. Gli accordi ed i trattati non ratificati saranno ritenuti revocati.
Art. -5 tutti i progetti di costruzione e/o ampliamenti di basi, caserme ed istallazioni militari sul territorio nazionale, siano esse di mare o di terra, anche se nella disponibilità di paesi terzi, ed anche se già autorizzati , dovranno garantire il pieno recepimento delle direttive comunitarie in materia di valutazione di impatto ambientale, prevedere un sistema di controlli idoneo ad accertare l’effettivo rispetto delle prescrizioni ambientali e di sicurezza nonchè essere sottoposti alla valutazione di impatto ambientale nelle modalità e forme di cui agli art. 26 e seg. del decreto legislativo n. 152 del 3/4/2006.
Art.- 6 in ogni caso i progetti per la costruzione e/o ampliamento sul territorio nazionale di basi, caserme ed istallazioni militari di qualsivoglia tipologia anche se nella disponibilità di paesi terzi non potranno essere autorizzati senza la preventiva valutazione ambientale strategica come disciplinata dal dgls 3 aprile 2006 n. 152
Art.- 7 tutti i progetti di costruzione e/o ampliamenti di basi, caserme ed istallazioni militari sul territorio nazionale anche se nella disponibilità di paesi terzi, ed anche se già autorizzati dovranno presentare unitamente all’altra documentazione necessaria il progetto di riconversione civile della struttura al termine della sua destinazione militare con garanzie di assorbimento di tutti i lavoratori impegnati nella istallazione militare e dovranno essere appostate le necessarie risorse economiche.
Accordi internazionali che prevedano la messa a disposizione a paesi terzi di parte del territorio nazionale a scopo militare, dovranno necessariamente prevedere l’impegno economico prevalente, in misura non inferiore ai 4/5 della intera somma prevista, di tale paese terzo per le attività di costruzione ed istallazione e della successiva attività di riconversione. La destinazione militare non potrà in nessun caso superare la durata di 5 anni rinnovabile esclusivamente una volta e tutte le basi, poligoni, istallazioni e servitù militari in essere da più di 10 anni dovranno essere chiuse e riconvertite a scopi esclusivamente civile entro un anno dall’entrata in vigore della presente legge.
Art. -8 ogni due (2) anni tutte le basi, caserme ed istallazioni militari dovranno attestare il rispetto delle prescrizioni e la loro regolarità ambientale mediante certificazione rilasciata dall’ARPA competente per territorio.
Art. -9 le autorizzazioni per la costruzione, istallazione, ampliamento di basi, caserme ed istallazioni militari sul territorio nazionale anche se nella disponibilità di paesi terzi, potranno essere concesse esclusivamente con il parere favorevole di un comitato misto composto dal Ministro della difesa o suo delegato, dal Ministro dell’Ambiente o suo delegato, dal Presidente della Regione e dai Sindaci delle zone interessate ed ogni decisione dovrà necessariamente essere presa con il parere favorevole dei rappresentanti degli enti locali interessati.
Art.-10 l’opportunità della permanenza e/o ampliamento di basi, caserme, istallazioni e delle servitù militari già esistenti sul territorio nazionale anche se nella disponibilità di paesi terzi, dovrà, anche in deroga a quanto previsto dalla normativa vigente in materia ed agli accordi internazionali eventualmente in corso, essere valutata entro un anno dall’entrata in vigore della presente legge dalla commissione mista costituita nei modi di cui al precendente art. 9. Tutti i progetti in corso dovranno essere sospesi in attesa dell’adeguamento alla presente normativa.
Art.-11 per tutte le basi, istallazione militari, poligoni e campi di tiro sia marini che terrestri attualmente esistenti, anche se nella disponibilità di paesi terzi, dovrà entro un anno dall’entrata in vigore della presente legge, essere predisposto un piano di riconversione che preveda il completo riassorbimento di tutti i lavoratori civili impiegati.
Art. -12 Nessuna struttura civile – porti, aeroporti, ferrovie, potrà essere usata per scopi militari compreso il passaggio di armamenti e truppe per missioni miliari fuori confine.
Art. -13 Tutti i progetti in corso di istallazione, costruzione di ampliamento di basi militari, dovranno essere sospesi in attesa dell’adeguamento alla presente normativa e, parimenti, devono essere sospese le esercitazioni a fuoco siano esse terrestri, navali e/o aeree.
Relazione
La legge di iniziativa popolare di cui si chiede al Parlamento l’approvazione nasce dall’esigenza di arrivare ad una discussione e definizione pubblica dei principi che ispirano e che dovranno ispirare la politica estera e militare del nostro paese nonchè dalla esigenza che ogni accordo di tipo militare debba necessariamente essere ridiscusso periodicamente e ciò per evitare quell’automatismo che ci vede oggi parti acritiche di accordi che dall’originaria dimensione esclusivamente difensiva hanno progressivamente cambiato la loro portata.
Gli enormi cambiamenti che si sono verificati nel corso degli ultimi cinquanta anni, infatti, hanno fortemente ridimensionato la validità del modello di difesa introdotto con l'approvazione del trattato multilaterale che ha dato vita alla Nato (North Atlantic Treaty Organization Organizzazione del Trattato Nord Atlantico). A questa struttura di difesa multinazionale, creata nel 1949 in supporto al Patto Atlantico, (firmato a Washington il 4 aprile dello stesso anno), ha aderito sin dall'inizio l'Italia, insieme a Gran Bretagna, Canada, Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo e Portogallo. Il trattato costitutivo della Nato ha carattere strettamente difensivo, e si rifà all'art. 51 della Carta Onu, che recita testualmente: “Nessuna disposizione della presente Carta pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale.” Dunque secondo l’art.51, come afferma la dottrina internazionalistica, è previsto l’uso della forza esclusivamente a scopo difensivo, cioè solo nel caso in cui uno Stato debba difendersi da un attacco armato, e non nel caso in cui l'attacco sia imminente ma non attuale. Nel primo mezzo secolo la NATO si attenne a questa dottrina. Infatti, nel mezzo secolo della "guerra fredda", la Nato non intervenne militarmente in alcuna area, anche laddove si determinarono situazioni di crisi, come nel Mediterraneo. Ciononostante, centinaia di basi Usa e Nato furono insediate in Europa e, di queste, quasi 150 nella sola Italia. Oggi le basi militari Usa nel mondo conosciute sono oltre 850, il doppio di quelle dell'impero romano d'occidente nel momento della sua massima espansione - II sec. d.c., quando esso si estese dall'Atlantico al Caucaso, al Sahara, alla Britannia - e un terzo in più di quello vittoriano, sui cui territori, 29 milioni di chilometri quadrati abitati da 390 milioni di persone, agli albori del XX secolo non tramontava mai il sole. Riguardo a questo impressionante dispiegamento bellico, sono sempre più numerosi gli analisti che ritengono che esso comporti un sostanziale depotenziamento dello stesso concetto di sovranità territoriale e, del resto, gli esperti militari, quando si trovano a dover descrivere il segno della supremazia Usa sul pianeta, ricorrono al termine "impronta"-, che evoca le moderne caratteristiche reticolari della presenza globale americana nel mondo, che pare lecito definire neocolonialiste .
Una presenza così massiccia non può non condizionare in maniera rilevante l'economia delle regioni interessate e scadenzare i tempi di vita delle popolazioni, alle quali è progressivamente sottratta la ricchezza derivante dall'utilizzo paesaggistico del proprio territorio e soprattutto la salute
in conseguenza dell'inquinamento ambientale e dell'esproprio di vaste porzioni di esso e, spesso, è concesso usufruire dei beni naturali (il mare, la spiaggia, il verde) solo in subordine ai tempi delle attività belliche (le esercitazioni, le manovre militari, i trasporti di armamenti), o, infine, è concesso esercitare le attività necessarie alla propria sussistenza solo nella misura in cui esse siano compatibili con le esigenze militari. Questo sistema di servitù che pende sul capo della gente minaccia la salute collettiva, specie nei siti dei poligoni di tiro sottoposti all’uso dell’uranio impoverito ed espone le popolazioni al rischio di diffusione della radioattività oppure a incidenti atomici nei siti in cui vengono depositate o transitano ( come negli 11 porti nucleari italiani) le armi atomiche. Inoltre questo sistema di militarizzazione dei territori disegna un concetto di sovranità – di spoliazione di sovranità - molto più complesso della semplice espropriazione di territorio e ha determinato, nel nostro paese, una forte opposizione da parte di moltissime associazioni della società civile, molte delle quali concertano da tempo un'azione diffusa sull'intero territorio nazionale.
Si aggiunga a ciò che la politica militare della Nato, che aveva un compito esclusivamente difensivo, negli anni '70/'80 del secolo scorso, con il progressivo tramontare della potenza sovietica, si è fatta più spiccatamente offensiva. Nel 1978 Brzezinski, National Security Adviser del Presidente americano Carter, elaborò il concetto di "arco di crisi" per il fianco sud della Nato, per applicare il quale, nel 1983, venne costituito il CENTCOM (Central Command), con competenza su circa 40 paesi tra Mediterraneo e Golfo. In quegli stessi anni, l'Amministrazione Usa passò dalla filosofia della deterrenza a quella della "compellenza", criterio che prevedeva l'adozione di "ogni politica che tenda ad agire su un dato scenario in modo da costringere l'avversario ad adottare quelle politiche che meglio si adattano ai propri interessi". Al Consiglio Atlantico di Roma del 1991 venne quindi elaborato il "Nuovo concetto strategico dell'Alleanza atlantica" e istituito il Consiglio di cooperazione del Nord Atlantico (Nacc) che inizierà le sue attività il 20 dicembre 1991. Ma è nel gennaio 1994, al vertice di Bruxelles, che venne elaborata la "nuova" Nato, a partire dal lancio del programma Partnership for peace, volto all'allargamento dell'alleanza a Est e preludio per la radicale trasformazione, avvenuta il 24 aprile del 1999, dello statuto dell'Alleanza che, ampliando aree e motivazioni di intervento, da trattato difensivo si trasformò ufficialmente in trattato di intervento globale in tutto il mondo.
Al centro di questa trasformazione vi è il "Nuovo concetto strategico “, che prevede che la Nato utilizzi ora le sue forze militari in strumento di gestione delle crisi, di intervento e di proiezione della forza, estendendo l'area d'azione alla periferia dei paesi membri, nonché a tutte le aree in cui vi sia il pericolo di interruzione del flusso di risorse vitali cioè energetiche. In seno al Nuovo Concetto Strategico del ’99 si approva la dottrina nucleare della NATO (nuclear sharing)- che prevede la detenzione e l’uso dell’arma atomica a scopo di deterrenza-, sottoscritta anche dall’Italia in violazione del Trattato di non proliferazione nucleare, firmato dalla stessa Italia. In virtù del nuclear sharing l’Italia ospita le bombe atomiche nelle basi di Aviano e Ghedi e in altre basi segrete. Novità degli ultimi anni è l’allargamento ai paesi dell’Est Europeo della alleanza NATO e la scelta di realizzare lo Scudo missilistico per i paesi che stanno sotto l’ombrello della NATO. Una scelta che costituisce la più seria minaccia alla pace mondiale e rischia di riproporre un nuovo conflitto globale tra Ovest ed Est.
Alla luce dei passaggi fin qui sommariamente accennati, appare opportuno valutare sotto una luce radicalmente nuova il ruolo strategico della Nato. Il ruolo offensivo della NATO ha prodotto la “guerra umanitaria” in Jugoslavia del 1999 e l’invasione dell’Afghanistan del 2001, tuttora in corso con la partecipazione dell’Italia. Le ragioni originarie di adesione dell’Italia alla NATO nel ’49 sono oggi venute meno poiché il contesto geopolitico è radicalmente cambiato. Oggi le ragioni difensive e di sicurezza vengono tanto più vanificate dalla intrinseca trasformazione della Nato da struttura difensiva in struttura offensiva e di controllo egemonico, come proiezione, di fatto, dell'egemonia Usa sul pianeta. In una parola, l'interesse della sicurezza nazionale italiana non coincide più con le strategie messe in atto dalla Nato poiché queste si fondano su interventi militari che svincolano la sicurezza dalla pace e producono l’occupazione militare dei territori di altri popoli.
In generale, poi, si rende necessario, per tutti gli accordi di tipo militare, arrivare a prevedere l’obbligo di periodica valutazione prendendo atto degli enormi cambiamenti che si sono verificati a livello geopolitico mondiale, sottraendosi a quella logica della guerra permanente che in buona parte è la semplice applicazione delle teorie keynesiane all'economia militarista con l’aumento delle spese militari.
Non va infine trascurato -come sottolineato dai vari comitati che si battono per la riconversione a usi civili degli insediamenti militari- l'aspetto della difficile coabitazione di quest'ultimi con le comunità locali, che si vedono ingiustamente espropriate di ampie e bellissime zone, che vivono nella preoccupazione delle conseguenze ambientali e sanitarie delle attività militari (responsabili di diversi tipi di inquinamento: dell'aria, dell'acqua e del suolo) e che temono la presenza di armi nucleari a pochi metri dalle proprie abitazioni.
Le lotte delle popolazioni civili ( specie in Sardegna) per la chiusura dei poligoni di tiro e contro le esercitazioni militari della NATO, contro gli ampliamenti delle basi militari e contro la formazione di nuove basi ( ad esempio la lotta di Vicenza contro il DalMolin), contro i siti di stoccaggio di nuovi armamenti ( vedi gli Eurofighter a Grosseto, i cacciabombardieri a Cameri), le lotte contro l’uso dei nostri porti e delle ferrovie per il trasporto di macchine da guerra( trainstopping) devono avere risposta istituzionale attraverso l’approvazione in Parlamento del testo di legge di iniziativa popolare che si presenta e che pone al centro di ogni decisione la tutela della salute e dell’ambiente rovesciando quel principio di priorità militare che sino ad ora ha costretto la popolazione italiana a sopportare e subire limitazioni anche ai propri diritti più basilari.
Messaggio del 12-09-2007 alle ore 17:21:16
La Legge finanziaria 2008 entra in questi giorni nel vivo della sua realizzazione.
Scopriamo così dalla viva voce del Ministro della Difesa Arturo Parisi che il governo italiano“…..ha assicurato alla NATO che avremmo destinato alla Difesa il 2 per cento del PIL, quando oggi siamo solo all’1 per cento. Senza un buon aumento le missioni all’estero si troveranno in gravi difficoltà”
Stando alle richieste del Ministro la spesa militare per il 2008 dovrebbe raddoppiare , portando così i costi della nostra “proiezione bellica” da 18 a 36 miliardi.
Se a questo aggiungiamo il budget del Ministero degli Interni, che stanzia per le forze dell’ordine ben 24 miliardi, il quadro del costo complessivo della nostra “sicurezza” in terra, in mare e nei cieli è presto fatto.
Si conferma così l’orientamento alla progressivamente trasformazione del nostro sistema economico sul modello statunitense. In periodi di crisi profonda del sistema produttivo e finanziario internazionale l’unica industria che tira è quella bellica. Largo spazio quindi a Finmeccanica, Oto Melara, Beretta, Avio elettronica e alle tante industrie belliche tricolori che con tutta probabilità troveranno altri lauti finanziamenti nella Finanziaria 2008.
Mentre gli architetti della politica estera ed interna sono al lavoro per distribuire a guerra e polizie le risorse pubbliche, sul terreno del conflitto sociale il movimento ha ripreso a pieno ritmo la sua attività, a partire dalla mobilitazione vicentina con il campeggio in corso a Caldogno, pochi chilometri di distanza dall’aeroporto Dal Molin.
Il sindaco di Vicenza Enrico Hüllweck, anche in previsione delle prossime elezioni amministrative, risponde alla forza del movimento No Dal Molin cercando di coprirsi le spalle attraverso le massime cariche dello Stato.
Il Presidente della Repubblica Napolitano è stato invitato dal primo cittadino a visitare città berica . Le politiche bipartisan si trasformano così in vere e proprie “chiamate in correo” a sostegno delle scelte più indecenti. L’agenda di Napoletano al momento è piena, ma Hüllweck è riuscito a strappare una disponibilità per i prossimi mesi…..L’accoglienza del movimento è garantita.
La battaglia contro la base USA al Dal Molin è entrata così in una nuova fase, quella delle azioni dirette e della mobilitazione permanente. Tutto il movimento di resistenza politico, sociale e culturale presente nel paese a queste politiche belliciste ed antipopolari è chiamato a rispondere all’appello del Presidio permanente.
Ognuno dai suoi avamposti dovrà nei prossimi giorni sostenere attivamente le azioni pacifiche e di massa del Presidio, determinato a fermare i cantieri ed a contestare la presenza delle basi pre-esistenti sul territorio berico.
Messaggio del 12-09-2007 alle ore 17:21:43
Libertad e Gentile...
...Dicono la stessa cosa.
E litigano... Perché sostengono la stessa idea... Ma ognuno di loro è convinto di farlo per il motivo giusto, mentre l'altro è un povero mentecatto (nel migliore dei casi)... :0)
Signori... Vi presento gli estremisti politici. :0)
Una sola, grande famiglia. :0)
Ovviamente... L'unica cosa più futile degli sproloqui di un estremista politico sono... Gli sproloqui di un politico moderato. ;0)
Messaggio del 12-09-2007 alle ore 17:23:36
CONTRO L’ACCORDO USA/ITALIA CHE PREVEDE
UN NUOVO “SCUDO MISSILISTICO” SUI NOSTRI TERRITORI
PER UN USO SOCIALE E DI PACE DELLE RISORSE PUBBLICHE
AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
AL PRESIDENTE DEL SENATO FRANCO MARINI
AL PRESIDENTE DELLA CAMERA FAUSTO BERTINOTTI
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI ROMANO PRODI
Noi sottoscritti, cittadine e cittadini italiani:
Ritenendo che l’Accordo quadro tra il Governo degli Stati Uniti e il Governo italiano inerente la creazione di uno “scudo antimissilistico”, firmato lo scorso febbraio 2007 al Pentagono, ponga l'Italia in prima linea in un sistema le cui reali finalità non sono difensive ma offensive.
Valutando che questa decisione si inserisce in un già inquietante contesto di militarizzazione dei nostri territori, come si evince dalla volontà di costruire una nuova base militare USA a Vicenza, dal memorandum d'intesa con cui l'Italia si assume ulteriori impegni nel programma del caccia statunitense F-35 Lightning (Joint Strike Fighter), dall’aumento delle spese militari previsto nella Legge Finanziaria del 2007.
Ritenendo che questo processo inserisca ancora di più il nostro paese in una dinamica che ci vede coinvolti direttamente su vari fronti di guerra con le cosiddette “missioni di pace”, e alimenti nella stessa Europa nuove tensioni, esponendo così i nostri territori a possibili ritorsioni.
CHIEDIAMO:
La REVOCA IMMEDIATA dell’Accordo quadro che stabilisce la partecipazione dell’Italia al progetto statunitense di “scudo” antimissilistico.
Lo STORNO dei fondi previsti per missioni militari all’estero, industrie belliche o finalizzati alla produzione di aerei da guerra e altri programmi militari, VERSO FINI SOCIALI, come lo sviluppo della sanità pubblica, del sistema educativo nazionale, il rafforzamento del sistema previdenziale pubblico, la regolarizzazione del lavoro precario, una cooperazione allo sviluppo sulla base di modelli alternativi alle attuali politiche di “peacekeeping”.
NOME COGNOME INDIRIZZO/CITTA’ TEL/MAIL FIRMA
PETIZIONE POPOLARE
ai sensi dell’art. 109 del regolamento della Camera dei Deputati
CONTRO L’ACCORDO USA/ITALIA CHE PREVEDE
UN NUOVO “SCUDO MISSILISTICO” SUI NOSTRI TERRITORI
PER UN USO SOCIALE E DI PACE DELLE RISORSE PUBBLICHE
Messaggio del 12-09-2007 alle ore 17:26:34
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pace e guerra
sono di essenza diversa.
La loro pace e la loro guerra
son come vento e tempesta.
La guerra cresce dalla loro pace
come il figlio dalla madre.
Ha in faccia
i suoi lineamenti orridi.
La loro guerra uccide
quel che alla loro pace
è sopravvissuto.
Messaggio del 12-09-2007 alle ore 17:27:23
Pure io so fare il copia e incolla...
EHEHEHEEHHEEEHEHEH !!!!!!!!!!! :0)
Libertad e Gentile...
...Dicono la stessa cosa.
E litigano... Perché sostengono la stessa idea... Ma ognuno di loro è convinto di farlo per il motivo giusto, mentre l'altro è un povero mentecatto (nel migliore dei casi)... :0)
Signori... Vi presento gli estremisti politici. :0)
Una sola, grande famiglia. :0)
Ovviamente... L'unica cosa più futile degli sproloqui di un estremista politico sono... Gli sproloqui di un politico moderato. ;0)
Messaggio del 12-09-2007 alle ore 18:09:06
Ma si, niente base... dai, tanto abbiamo decine di armi nucleari sparse qua e là sotto il culo a difesa nostra... non abbiamo bisogno di un'altra base.
Però forse gli Americani la vogliono costruire... e forse abbiamo qualche debituccio con gli Americani... e forse sarà molto dura questa lotta... chissà.
Messaggio del 12-09-2007 alle ore 19:02:59
PETIZIONE AL GOVERNO ITALIANO
PER UN'ITALIA LIBERA DALLE ARMI NUCLEARI
Le armi nucleari sono oggi la più grave minaccia alla sopravvivenza della specie umana e del pianeta: nonostante il "Trattato di non proliferazione nucleare" (TNP) punti al disarmo totale, esistono attualmente 30.000 testate nucleari, sufficienti a distruggere il pianeta intero 25 volte.
L'Italia ha firmato il TNP, il cui articolo 2 stabilisce che: ''Ciascuno degli stati militarmente non-nucleari, che sa Parte del Trattato, si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, ne' il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente”.
In aperta violazione di tale articolo, secondo quanto riportato dagli organi di informazione, risulterebbe che l'Italia ospita 90 bombe atomiche statunitensi, 50 nella base militare USA di Aviano (Pordenone), e 40 nella base militare italiana di Ghedi Torre (Brescia), per non parlare delle testate trasportate da sommergibili a capacità nucleare che possono attraccare liberamente in ben 11 porti del nostro paese e delle altre armi atomiche probabilmente custodite nelle innumerevoli basi militari statunitensi sparse per l'Italia. E' difficile fornire un dato esatto, perché la presenza di armi nucleari nel nostro territorio sarebbe regolata dallo ''Stone Ax'', un accordo segreto tra il governo italiano e gli USA, mai sottoposto al Parlamento.
Gli stati che fanno parte della Nato possono decidere autonomamente di non accettare queste armi ed hanno il potere di richiederne la rimozione; Canada, Grecia, Danimarca e Islanda hanno rimosso gli ordigni nucleari USA-NATO dal loro territorio, pur continuando a far parte della Nato.
Possiamo dunque affermare che la presenza di armi nucleari in Italia viola il Trattato di Non proliferazione nucleare e che la loro rimozione non pregiudica in alcun modo quel “rispetto dei nostri impegni internazionali” che viene sempre invocato per bloccare qualsiasi tentativo di opporsi alle pretese degli Stati Uniti .
Chiediamo pertanto al governo italiano di impegnarsi a:
• richiedere alla NATO che gli armamenti atomici presenti nel nostro paese vengano riconsegnati agli Stati Uniti per lo smantellamento.
• avviare un confronto politico all'interno dell'Unione Europea, affinché questa richieda agli Stati Uniti il ritiro di tutti gli ordigni atomici USA-NATO presenti in Europa per il loro smantellamento.
• proporre nell'ambito delle Nazioni Unite la convocazione della Conferenza ONU sul Disarmo per la definizione di un piano con scadenze vincolanti per lo smantellamento e l'affidamento all'ONU della responsabilità di vigilare sul rispetto di tale piano e sulla applicazione di eventuali sanzioni.
Messaggio del 12-09-2007 alle ore 19:31:20
Italia libera da armi nucleari: al via da Ghedi
giovedì, 30 agosto, 2007
Parte il 30 settembre prossimo, a Ghedi (Brescia), la raccolta delle firme per la proposta di legge d'iniziativa popolare perché l'Italia si dichiari "zona libera da armi nucleari". La campagna, "Un futuro senza atomiche", è promossa da 54 associazioni pacifiste che il 25 luglio hanno depositato la proposta di legge in Cassazione: dall'Arci all'Associazione Ong italiane, dall'Acli ad Altreconomia, da Beati i costruttori di pace a Chiama l'Africa, dal Cipsi agli Enti locali per la pace e i diritti umani, da Nigrizia a Pax Christi, dalla Tavola della pace a un Ponte per.... Il primo appuntamento vede il Sindaco di Aviano, Stefano Del Cont, e la Sindaca di Ghedi, Anna Giulia Guarneri, firmare come primi due cittadini italiani la proposta di legge. Tutti e due i sindaci - nei cui territori si trovano armi nucleari italiane - sono membri di "Mayors for Peace", l'associazione presieduta dal Sindaco di Hiroshima.
Si prosegue il 3 ottobre con il lancio della campagna nella Provincia di Monza-Brianza e il 4 in quella di Trento e quindi durante tutta la "Settimana della pace" (1-7 ottobre) promossa dalla Tavola della Pace. Le adesioni sono aperte e l'invito è ora quello di creare comitati locali in più città possibili d'Italia. Tutte le indicazioni - compreso un vademecum con le istruzioni per la raccolta delle firme - sono disponibili sul sito internet di "Un futuro senza atomiche". A Roma, in autunno - la data non è ancora stata fissata - Franca Rame e Dario Fo organizzeranno invece uno spettacolo di sostegno alla campagna, come strumento di informazione e sensibilizzazione, ma anche per raccogliere adesioni, firme e fondi.
Nonostante l’Italia abbia ratificato già nel 1975 il “Trattato di Non Proliferazione nucleare” (TNP), impegnandosi come Stato a non produrre né acquisire in alcun modo armi atomiche, da diversi anni i movimenti pacifisti denunciano la presenza degli ordigni nucleari americani sul territorio italiano tanto da citare in giudizio il governo degli Stati Uniti con la richiesta che vengano rimosse. Lo scorso gennaio anche un giornale di area non certo “pacifista” come Libero, aveva dedicato un'intera pagina ad un'inchiesta nella quale vengono fornite importanti prove a sostegno della tesi della presenza di armi atomiche nella Base Usaf di Aviano.
"Finora, i vari governi che si sono succeduti hanno sempre rifiutato di confermare la presenza di ordigni nucleari sul nostro territorio" – commentava Tiziano Tissino del Comitato ‘Via le Bombe’ da anni impegnato nella sensibilizzazione della cittadinanza. "È tempo invece che i cittadini siano adeguatamente informati e che l'Italia si adoperi affinché tutte le armi nucleari presenti nel nostro paese siano smantellate al più presto, come primo passo verso la completa abolizione delle armi atomiche". “Una richiesta che viene assunta proprio dal Disegno di Legge popolare che abbiamo voluto essenziale e chiaro – spiega don Albino Bizzotto di “Beati i costruttori di pace”, una delle associazioni che da tempo si è fatta promotrice dell’iniziativa della legge popolare per un'Italia libera da armi nucleari.
Messaggio del 13-09-2007 alle ore 02:06:30
@ Libertas: quote:
impara a leggere...
Beh... non posso che risponderti... Impara a scrivere... Magari qualcosa di tuo pugno. :0)
Intanto... copia e incolla...
EHEHEHEEHHEEEHEHEH !!!!!!!!!!! :0)
Libertad e Gentile...
...Dicono la stessa cosa.
E litigano... Perché sostengono la stessa idea... Ma ognuno di loro è convinto di farlo per il motivo giusto, mentre l'altro è un povero mentecatto (nel migliore dei casi)... :0)
Signori... Vi presento gli estremisti politici. :0)
Una sola, grande famiglia. :0)
Ovviamente... L'unica cosa più futile degli sproloqui di un estremista politico sono... Gli sproloqui di un politico moderato. ;0)
Messaggio del 13-09-2007 alle ore 10:24:25
Manifestazione internazionale a Vicenza - Novembre 2007 - per riunire e rafforzare i movimenti
FERMIAMO LA GUERRA ORA ! STOP THE WAR NOW!
Le guerre in Afghanistan e Iraq continuano quotidianamente da anni sotto i nostri occhi, contro la volontà di intere popolazioni. Non solo: i governi preparano nuovi gravi progetti bellici. Dall'Italia già da anni continuano ad avvicendarsi soldati per il fronte.
Controllo dell'informazione, corruzione della politica, militarizzazione, distruzione ambientale, guerra permanente, rischi globali, repressione, impoverimento .
Aumento delle spese militari, truppe d'occupazione, acquisto di aerei da guerra, progetti militari aggressivi, nuove basi d'attacco nelle città che abitiamo.
Per pagare le guerre contro i popoli si tagliano i salari, le pensioni che ci spettano, gli ospedali ai lavoratori.
Basta! Non lo possiamo accettare, è il momento di reagire. Ci rivolgiamo ai milioni di persone che sono scese in piazza nel 2003 contro la guerra: la situazione è peggiorata da allora e siamo di fronte a un pericoloso e rapido processo di riarmo che va contrastato.
Sono morte centinaia di migliaia di persone, quasi tutti civili, molti i bambini, non possiamo stare a guardare. Noi siamo per la solidarietà internazionale e la pace.
Ci rivolgiamo a studenti e lavoratori: siate autonomi dalle vostre organizzazioni se queste non sono conseguenti nei fatti alla politica di pace che affermano a parole di voler perseguire! Osiamo insieme, fermiamo i nuovi progetti di guerra. Non si può arretrare.
Vi invitiamo a partecipare ad una grande manifestazione a Vicenza: la questione della costruzione della nuova base di guerra nell'area Dal Molin ci riguarda tutti. Come è indispensabile pretendere la conversione ad usi civili di tutte le basi militari presenti, che sottraggono spazio e risorse alla vita di tutti noi.
Nessuno sconto, da parte dei movimenti per la pace, alle scelte del governo italiano, ai politici e alle organizzazioni che lo sostengono.
Messaggio del 13-09-2007 alle ore 11:46:12
Non uso le faccine preconfezionate...
Sarebbe come fare sempre e solo...
Copia e incolla. :0)
EHEHEHEHHEHEHH !!!!
@ Libertas:
Quote:
impara a leggere...
Beh... non posso che risponderti... Impara a scrivere... Magari qualcosa di tuo pugno. :0)
Intanto... copia e incolla...
EHEHEHEEHHEEEHEHEH !!!!!!!!!!! :0)
Libertad e Gentile...
...Dicono la stessa cosa.
E litigano... Perché sostengono la stessa idea... Ma ognuno di loro è convinto di farlo per il motivo giusto, mentre l’altro è un povero mentecatto (nel migliore dei casi)... :0)
Signori... Vi presento gli estremisti politici. :0)
Una sola, grande famiglia. :0)
Ovviamente... L’unica cosa più futile degli sproloqui di un estremista politico sono... Gli sproloqui di un politico moderato. ;0)
Messaggio del 13-09-2007 alle ore 11:58:21
Manifestazione internazionale a Vicenza - Novembre 2007 - per riunire e rafforzare i movimenti
FERMIAMO LA GUERRA ORA ! STOP THE WAR NOW!
Le guerre in Afghanistan e Iraq continuano quotidianamente da anni sotto i nostri occhi, contro la volontà di intere popolazioni. Non solo: i governi preparano nuovi gravi progetti bellici. Dall'Italia già da anni continuano ad avvicendarsi soldati per il fronte.
Controllo dell'informazione, corruzione della politica, militarizzazione, distruzione ambientale, guerra permanente, rischi globali, repressione, impoverimento .
Aumento delle spese militari, truppe d'occupazione, acquisto di aerei da guerra, progetti militari aggressivi, nuove basi d'attacco nelle città che abitiamo.
Per pagare le guerre contro i popoli si tagliano i salari, le pensioni che ci spettano, gli ospedali ai lavoratori.
Basta! Non lo possiamo accettare, è il momento di reagire. Ci rivolgiamo ai milioni di persone che sono scese in piazza nel 2003 contro la guerra: la situazione è peggiorata da allora e siamo di fronte a un pericoloso e rapido processo di riarmo che va contrastato.
Sono morte centinaia di migliaia di persone, quasi tutti civili, molti i bambini, non possiamo stare a guardare. Noi siamo per la solidarietà internazionale e la pace.
Ci rivolgiamo a studenti e lavoratori: siate autonomi dalle vostre organizzazioni se queste non sono conseguenti nei fatti alla politica di pace che affermano a parole di voler perseguire! Osiamo insieme, fermiamo i nuovi progetti di guerra. Non si può arretrare.
Vi invitiamo a partecipare ad una grande manifestazione a Vicenza: la questione della costruzione della nuova base di guerra nell'area Dal Molin ci riguarda tutti. Come è indispensabile pretendere la conversione ad usi civili di tutte le basi militari presenti, che sottraggono spazio e risorse alla vita di tutti noi.
Nessuno sconto, da parte dei movimenti per la pace, alle scelte del governo italiano, ai politici e alle organizzazioni che lo sostengono.
Messaggio del 13-09-2007 alle ore 12:00:59
Copia e incolla... :0)
Non uso le faccine preconfezionate...
Sarebbe come fare sempre e solo...
Copia e incolla. :0)
EHEHEHEHHEHEHH !!!!
@ Libertas:
Quote:
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impara a leggere...
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Beh... non posso che risponderti... Impara a scrivere... Magari qualcosa di tuo pugno. :0)
Intanto... copia e incolla...
EHEHEHEEHHEEEHEHEH !!!!!!!!!!! :0)
Libertad e Gentile...
...Dicono la stessa cosa.
E litigano... Perché sostengono la stessa idea... Ma ognuno di loro è convinto di farlo per il motivo giusto, mentre l’altro è un povero mentecatto (nel migliore dei casi)... :0)
Signori... Vi presento gli estremisti politici. :0)
Una sola, grande famiglia. :0)
Ovviamente... L’unica cosa più futile degli sproloqui di un estremista politico sono... Gli sproloqui di un politico moderato. ;0)
Messaggio del 13-09-2007 alle ore 12:19:59
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Manifestazione internazionale a Vicenza - Novembre 2007 - per riunire e rafforzare i movimenti
FERMIAMO LA GUERRA ORA ! STOP THE WAR NOW!
Le guerre in Afghanistan e Iraq continuano quotidianamente da anni sotto i nostri occhi, contro la volontà di intere popolazioni. Non solo: i governi preparano nuovi gravi progetti bellici. Dall'Italia già da anni continuano ad avvicendarsi soldati per il fronte.
Controllo dell'informazione, corruzione della politica, militarizzazione, distruzione ambientale, guerra permanente, rischi globali, repressione, impoverimento .
Aumento delle spese militari, truppe d'occupazione, acquisto di aerei da guerra, progetti militari aggressivi, nuove basi d'attacco nelle città che abitiamo.
Per pagare le guerre contro i popoli si tagliano i salari, le pensioni che ci spettano, gli ospedali ai lavoratori.
Basta! Non lo possiamo accettare, è il momento di reagire. Ci rivolgiamo ai milioni di persone che sono scese in piazza nel 2003 contro la guerra: la situazione è peggiorata da allora e siamo di fronte a un pericoloso e rapido processo di riarmo che va contrastato.
Sono morte centinaia di migliaia di persone, quasi tutti civili, molti i bambini, non possiamo stare a guardare. Noi siamo per la solidarietà internazionale e la pace.
Ci rivolgiamo a studenti e lavoratori: siate autonomi dalle vostre organizzazioni se queste non sono conseguenti nei fatti alla politica di pace che affermano a parole di voler perseguire! Osiamo insieme, fermiamo i nuovi progetti di guerra. Non si può arretrare.
Vi invitiamo a partecipare ad una grande manifestazione a Vicenza: la questione della costruzione della nuova base di guerra nell'area Dal Molin ci riguarda tutti. Come è indispensabile pretendere la conversione ad usi civili di tutte le basi militari presenti, che sottraggono spazio e risorse alla vita di tutti noi.
Nessuno sconto, da parte dei movimenti per la pace, alle scelte del governo italiano, ai politici e alle organizzazioni che lo sostengono.
Messaggio del 15-09-2007 alle ore 15:45:33
Sono stati due giorni intensi e partecipati, questo 13 e 14 settembre, per il movimento No Dal Molin. Il festival contro la costruzione della nuova base Usa di guerra, organizzato dal Presidio Permanente, è entrato nella sua fase finale e culminante, registrando una progressione forte in termini partecipazione e mobilitazione.
Ieri, giovedì 13 settembre, "il popolo delle pignatte" e l'Altro Comune hanno assediato per tre ore la giunta traditrice del sindaco Hullweck, costruendo con una rete di plastica la "messa in sicurezza di una giunta in pericolo di crollo". 700 uomini e donne di Vicenza hanno urlato, cantato, suonato le pentole e gridato la propria rabbia contro una giunta che ha palesemente violato la volontà popolare di un territorio che ha già espresso il proprio No ad un'ennesimo progetto inutile e mortifero. Durante l'assedio una bandiera (dei No Dal Molin è stata issata da uno scalatore sulle finestre del(l'ex) municipio.
La sera un nuovo importante dibattito ha fatto il pieno con centinaia di vicentini e vicentine attenti nell'ascoltare le relazioni dei movimenti su "crisi della rappresentanza e autonomia dei movimenti". Il dato fondamentale che usciva da tutti gli interventi: la consapevolezza di trovarci di fronte allo stadio terminale di una politica di palazzo in forte crisi di legittimità e una convinzione forte, quella della possibilità di vincere.
Oggi, 14 settembre, altri due appuntamenti hanno scandito una nuova giornata di lotta per campeggianti e vicentini. Una manifestazione di più di 1000 persone ha circumnavigato il perimetro della base militare Ederle alla periferia della città. Da questa caserma, dove ha sede la 173a Brigata Aviotrasportata, partono ciclicamente centinaia di soldati statunitensi in direzione Afghanistan e Iraq.
Nel corso della manifestazione sono stati depositati dei cubi cementati per bloccare le tre uscite degli automezzi, scritte "No War" sui cartelli militari e ondate di vernice rosso sangue. Un messaggio chiaro e anticipatore per i soldati a stelle e strisce: "non siete desiderati, dovrete fare i conti con un'opposizione crescente ai vostri progetti di guerra".
Nel tardo pomeriggio i numeri sono ancora cresciuti: 2500 persone - dopo aver ascoltato un intervento di Alex Zanotelli su guerra e globalizzazione - hanno letteralmente assediato il Teatro Olimpico per contestare la serata di gala per l'inaugurazione della nuova stagione teatrale con ospite il ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli. Una folla inferocita di gente comune le ha suonate per ore al ministro del governo nemico: pignatte, cori, canzoni, slogan è una valanga di insulti per cortigiani e dame ingioiellate in vestito da sera. Intervistato, il ministro ha seraficamnte dichiarato che "le decisioni sono già state prese e parlamento e governo hanno già deliberato" (cosa questa assolutamente falsa!)
Domani, il festival toccherà il suo momento clou con un doppio corteo cha dal campeggio e dalla stazione (per quanto riguarda gli studenti medi) convoglierà all'ingresso dell'aereoporto, destinato dai guerrafondai a diventare una nuova - e famigerata - base di guerra, per piantarvi 150 pini.
Messaggio del 18-09-2007 alle ore 00:26:01
Riceviamo dal Comitato Vicenza Est questo documento, che sottoscriviamo, insieme all'appello per una manifestazione internazionale a Vicenza a novembre 2007, per dire ancora e finché ce ne sarà bisogno...
BASTA alle guerre imperialiste!
BASTA alla sudditanza nei confronti degli Stati Uniti!
IL COMITATO DEI CITTADINI E LAVORATORI DI VICENZA EST
SI RIVOLGE AL MOVIMENTO PER LA PACE:
PER UN PRESENTE SENZA BASI DI GUERRA
Una serie di proposte sociali di immediata attuazione rivolte a chi lotta contro la guerra e la militarizzazione: subito una nuova grande manifestazione internazionale dopo l’estate. Blocchiamo il Dal Molin e poi chiudiamo la Caserma Ederle. Assemblee e scioperi dei lavoratori. Rilanciamo la lotta ed esigiamo la fine delle guerre in corso. Creiamo l’inospitalità ai progetti di guerra. Manteniamo alto il profilo politico. Il governo sia inequivocabilmente la nostra controparte.
Manteniamoci coerentemente sempre dalla parte dei deboli.
“Un quartiere di Vicenza non può mettere in discussione il Patto Atlantico”, Un politico della Destra ad una Tv locale il 17 febbraio 2007
Il Comitato Vicenza Est da mesi è molto impegnato nella lotta contro la costruzione di una nuova grande base di guerra e della definitiva trasformazione di Vicenza in città militare. Non abbiamo nessuna intenzione di fermarci. Anzi, siamo molti interessati a rilanciare la mobilitazione come a febbraio 2007.
Il disegno e i promotori della militarizzazione sono a noi noti: il progetto di Vicenza come città militare è un progetto di guerra del Pentagono, che sta avvenendo con il pieno consenso delle massime istituzioni in Italia, a cominciare dal Governo.
Comitato Vicenza Est: una breve presentazione
Abbiamo organizzato per molte settimane le proteste rumorose con le pentole davanti alla Caserma Ederle, i picchetti al mattino, per quindici giorni di seguito, con messaggi in inglese contro la guerra rivolti ai soldati, conferenze informative molto partecipate contro il progetto Dal Molin e a favore della conversione ad usi civili della Caserma Ederle nel quartiere. Abbiamo dato la parola ai disertori americani reduci dall’Iraq e al gruppo Emergency alle nostre iniziative, e invitato a collaborare tutti i gruppi e comitati contro la guerra e per la conversione dei siti militari. Abbiamo partecipato al contro G8 di Rostock 2007 e stretto rapporti internazionali con il movimento contro la guerra (Germania, Slovenia, Stati Uniti, Giappone ...). Abbiamo stretto gemellaggi con analoghi comitati in Italia che lottano contro la guerra e propongono la conversione ad usi civili delle basi militari. A nostro avviso bisogna mobilitarsi affinché le basi militari siano chiuse oggi, non in futuro: sulla Caserma Ederle abbiamo diffuso un questionario nel quartiere. Siamo in contatto con studiosi di fama internazionale (Noam Chomsky, Chalmers Johnson, Luca Mercalli, Philip Rushton e molti altri).
Abbiamo girato l’Italia con i nostri relatori, diffuso articoli, partecipato a trasmissioni radiofoniche e televisive, collaborato e favorito la nascita di comitati affini al nostro, portato la nostra posizione al presidio.
Abbiamo partecipato come Comitato a tutte le manifestazioni contro la nuova base e siamo favorevoli al blocco popolare dei lavori allargato al massimo e ad un fronte unico che si organizzi contro la guerra e contro la nuova base .
Abbiamo appoggiato scioperi e proposto iniziative sul tema dell’economia civile e del lavoro.
Per noi è evidente: il raddoppio della base militare avviene a causa della presenza della Caserma Ederle e della scarsa protesta degli anni passati e vogliamo invertire questa situazione.
Abbiamo sempre lottato per mantenere alto il livello della protesta e non ridurre la questione a un problema tecnico/urbanistico. Siamo consapevoli dell’impatto devastante delle basi militari, ma vi abbiamo sempre collegato la loro finalità, la guerra contro il Sud povero.
Sin dall’inizio abbiamo lavorato non solo contro la base al Dal Molin, ma anche contro tutte le strutture collegate (lavori alla Caserma Ederle, nuovi villaggi militari…)
Trasparenza e democrazia interna hanno sempre regolato i nostri rapporti con tutte le realtà del movimento, abbiamo posto le questioni con forza ma con chiarezza, nella convinzione che paura e ipocrisia rappresentino un grave pericolo per il movimento e la sua unità. Il quartiere è il luogo in cui si svolge la nostra attività a favore della pace, dell’ecologia e della solidarietà internazionale.
Siamo consapevoli che non è abbastanza e che siamo solo all’inizio: dobbiamo intensificare la protesta e potenziare l’attività di studio e ricerca.
Ritenendo urgente entrare nella logica di un movimento popolare che coinvolga ancora grandi numeri e porti avanti proposte avanzate, a pieno titolo nel movimento contro la guerra e nel movimento No Dal Molin proponiamo da oggi che:
1) Si diffonda urgentemente ed ampiamente un appello per una nuova manifestazione internazionale (che abbia più partenze, dalla Caserma Ederle e dagli altri siti ad essa collegati,e finisca al Dal Molin, ) contro la scelta del governo di militarizzare la politica, l’economia e il territorio per i prossimi decenni.
Riteniamo infatti che la scarsa pressione sul governo e le illusioni sui suoi rappresentanti, locali e nazionali, abbia reso facile la sua firma a maggio.
2) Ci rivolgiamo a tutto il movimento contro la guerra affinché la questione della conversione della Caserma Ederle (caserma delle guerre in Iraq e Afghanistan) sia posta in termini concreti: corsi per i lavoratori, progetti, raccolta fondi, assemblee sul tema …
Tutto il movimento “No Dal Molin” si unisca con noi per chiedere la chiusura della Ederle.
3) Invitiamo tutti a unirsi nelle iniziative a favore della diserzione dalla guerra.
Aiutiamo i soldati che si rifiutano di partire in guerra e coraggiosamente decidono di disertare per non commettere altri crimini contro i civili.
Per tutte queste iniziative il Comitato richiede il vostro appoggio, anche economico, e vi invita a visitare il nostro sito.
Diverse iniziative organizzate ultimamente non ci sono apparse sempre chiare, a volte ci sono sembrate troppo deboli e, nei fatti, schiacciate sulla critica al solo Comune, evitando di porre in agenda in modo forte e coerente le gravi responsabilità del governo, che non è rappresentato solo da Prodi, ma anche da ministri e parlamentari che lo sostengono.
Per questo vogliamo porre al tutto il movimento (presidio, comitati, associazioni, sindacati,singoli…) alcune questioni politiche.
1) Siete con noi nell’organizzare una nuova manifestazione internazionale come a febbraio puntando alla massima partecipazione ?
2) Siete disponibili ad impegnarvi con noi, anche nel lungo periodo, nella questione della diserzione creando inospitalità al progetto militare a Vicenza?
3) Qual è la vostra posizione sulle altre basi militari già in guerra, dannose per l’ambiente, e sulla conversione ad usi civili delle stesse? Siete a favore della conversione dei siti militari in città?
4) Qual è la vostra posizione sulla Caserma Ederle, base di guerra? Bloccato il Dal Molin esigerete con noi l’immediata chiusura della base Ederle e la fine della guerra?
5) Verrete a protestare davanti alla Gendarmeria Europea contro la presenza di truppe italiane in Iraq e Afghanistan decisa dal governo?
6) Lavoreremo in autunno alla costruzione di assemblee e scioperi nei luoghi di lavoro facendo pressione sui sindacati che si sono dichiarati contrari alla nuova base?
7) Ricondurremo insieme la questione Dal Molin al progetto di militarizzare politica ed economia in Italia (aumento spese militari, truppe all’estero, nuove basi)?
8) Diffonderete insieme a noi in città e provincia manifesti e volantini,in italiano ed inglese, contro la guerra in corso e ai soldati le informazioni utili a uscire dall’esercito?
Abbiamo già deciso di invitare nuovamente molto presto i reduci contro la guerra in Iraq e di promuovere nel quartiere assemblee informative contro il progetto di Vicenza città militare, diffondendo nuove informazioni.
Vicenza su la testa ! Né qui né altrove!
Tutto il movimento contro la guerra ci aiuti a vincere questa lotta come punto di partenza, non di arrivo.
“ Comitato degli abitanti e dei lavoratori di Vicenza est – Contro la costruzione di una nuova base a Vicenza – Per la conversione della caserma Ederle ad usi civili
Messaggio del 18-09-2007 alle ore 00:30:38
Ma non ti rendi conto che te lo posti e te lo leggi solo tu Libertad? Fare i copia incolla con dei papiri non giova molto alla tua causa, se poi nessuno ti si caca.
Messaggio del 18-09-2007 alle ore 01:17:28
Sigonella come Vicenza
Nuova conferma ufficiale sulla destinazione a Sigonella dei famigerati
velivoli senza pilota Global Hawk. Dal comando dell'aeronautica USA di
Kaiserslauten (Germania), il colonnello Philip McDaniel annuncia la
costituzione di uno squadrone nella base siciliana. 'Attendiamo solo il
permesso del governo italiano'.
US Air Force conferma: 5 velivoli Global Hawk a Sigonella.
Dopo una serie di documenti del Pentagono sul piano di costruzione di un megacomplesso per la manutenzione dei velivoli-spia Global Hawk presso la stazione aeronavale di Sigonella (Sicilia), rivelati da
HYPERLINK Terrelibere.org, giunge una conferma ufficiale direttamente dal comando dell'US Air Force di Kaiserslauten (Germania).
Rispondendo al giornalista Scott Schonauer del quotidiano delle forze
armate USA "Stars and Stripes", il vicedirettore di US Air Force per la
programmazione delle nuove infrastrutture, colonnello Philip McDaniel,
conferma l'intenzione dell'Aeronautica di installare nella base di
Sigonella "un piccolo squadrone di cinque velivoli senza pilota da
riconoscimento Global Hawk".
"Gli aerei - ha aggiunto il generale Tom Hobbins, comandante di US Air
Force in Europa - dovrebbero svolgere missioni identiche a quelle sino
ad oggi effettuate dai velivoli U-2 che presto saranno ritirati
dall'Europa".
Lo stesso Hobbins ha poi aggiunto che il comando europeo
dell'Aeronautica USA "è in attesa dell'approvazione da parte del governo
italiano dell'autorizzazione a stazionare gli aerei in Sicilia". Il
generale non ha però dichiarato quanti saranno i militari che verranno
assegnati a Sigonella per la gestione e la manutenzione dei Global Hawk.
L'intervista del comando USAF in Europa pubblicata su "Stars and
Stripes" è recentissima (si tratta dell'edizione europea del 21 giugno
scorso). Il generale Tom Hobbins ha preannunciato il taglio di
3.000-4.000 militari in forza presso le maggiori basi europee, anche se
ha ammesso che verranno utilizzate piccole infrastrutture nell'est
europeo e in Africa "per l'addestramento e la costruzione di migliori
relazioni con i paesi più orientali e meridionali". L'Aeronautica USA ha
inoltre intenzione di sostituire entro il 2009 i velivoli da trasporto
C-130E Hercules operativi nel teatro europeo con i nuovi modelli "J".
Tra i 12 e i 16 di questi nuovi aerei dovrebbero essere installati nelle
basi del vecchio continente.
"Un consorzio dei paesi alleati NATO - ha concluso il generale Hobbins -
intende acquistare i grandi aerei cargo C-17 Globemaster III che avranno
base presso lo scalo aereo tedesco di Ramstein. I velivoli possono
viaggiare per 2,400 miglia senza bisogno di rifornimenti e sono già
stati utilizzati con successo per il rifornimento dei reaprti operativi
in Afghanistan ed Iraq".
Messaggio del 19-09-2007 alle ore 07:32:06
lunedì 17 settembre 2007
COMUNICATO STAMPA
CONCLUSO FESTIVAL NO DAL MOLIN: 30 MILA PRESENZE
Si è concluso ieri sera il Festival No Dal Molin; una dieci giorni di grande partecipazione, che ha portato nell’area attrezzata di Rettorgole 30 mila persone. Non certo un movimento minoritario, dunque, come dichiara il Commissario Costa che non guarda la realtà per non ammettere di aver ricevuto una missione impossibile, quella di imporre la realizzazione del progetto statunitense. Per quel che riguarda il campeggio, il giorno di massima presenza è stato sabato 15 settembre con circa 300 ospiti.
Grande è stata anche la partecipazione ai dibattiti: dagli incontri con Naomi Klein, Mustafà Barghouti, Bepi De Marzi, Alex Zanotelli, fino alle discussioni su temi come crisi della rappresentanza e militarizzazione del territorio, il tendone dibattiti ha sempre visto il pienone.
La mobilitazione è stata un successo e l’Altrocomune ha raggiunto tutti gli obiettivi che si era prefissato:
dall’annullamento della cena degli Oto, con cui il Sindaco avrebbe voluto celebrare gli sfarzi di un’Amministrazione che ha svenduto la città, fino alla manifestazione di sabato con la quale sono iniziati i lavori per la realizzazione del parco pubblico al Dal Molin. Al programma si è aggiunta la contestazione al vicepremier Rutelli, con una partecipazione inattesa che dà la misura del radicamento territoriale del movimento.
Tutto ciò è stato possibile grazie a centinaia di volontari. La cucina ha distribuito migliaia di pasti mentre la pizzeria ha raggiunto, alcune sere, quota 400 pizze sfornate. Le spese del Festival sono state interamente coperte, grazie al contributo di tanti cittadini che, da nove mesi, sostengono il Presidio con le proprie donazioni ed i propri contributi.
Messaggio del 19-09-2007 alle ore 07:37:44
Il Giornale di Vicenza - 18/09/07
LA EDERLE 2. Il commissario straordinario fa ritorno a Vicenza per riaprire il dialogo con enti e associazioni, lanciando un appello in vista del via ai cantieri
«Dal Molin, no ai blocchi dei lavori»
Costa: «Se verrà impedita la bonifica bellica, sarà una sconfitta per Vicenza. È in gioco la democrazia»
Gian Marco Mancassola
«No ai blocchi delle ruspe. È in gioco la democrazia». Paolo Costa, l’europarlamentare scelto da Romano Prodi per gestire il caso Dal Molin, torna a Vicenza dopo due mesi, da quando cioè aveva dato il via alla pubblicazione del bando, in scadenza a metà ottobre, per il maxi-appalto della Ederle bis da 325 milioni di euro.
Il commissario straordinario racconta di aver lavorato tutta l’estate sul raddoppio della base Usa e di aver assistito da lontano alle proteste e alle manifestazioni. Le dichiarazioni dell’ex sindaco di Venezia giungono alla vigilia del via alla bonifica bellica di tutto l’aeroporto, operazione preliminare al cantiere vero e proprio che scatterà nel 2008. Nel frattempo, è in corso la Valutazione di incidenza ambientale. A giorni, inoltre, si riunirà il comitato regionale mistoparitetico, il Comipar, per esaminare i progetti per il settore est e il settore ovest del Dal Molin.
«Impedire la bonifica - afferma Costa - sarebbe una sconfitta per Vicenza perché significherebbe che non si è in grado di far rispettare decisioni prese da un organo democratico come il governo. Vicenza deve vedere garantito il rispetto delle decisioni che la riguardano: la democrazia si mostra nel rispettare le decisioni, anche quando ci vedono in minoranza». Costa sottoscrive quanto detto dal vicepremier Francesco Rutelli nella sua recente visita vicentina: ci sono decisioni, come quella relativa al Dal Molin, che «spettano al governo nazionale, rispetto alle quali ci si gioca anche la nostra capacità di essere membri attivi di una società democratica. La democrazia, come diceva Gandhi, funziona se ci si tollera tutti. Il governo ha deciso, il parlamento è stato informato. Il parlamento ha diritto di sindacato, cioè può dire “la decisione non mi piace”. Finora non ha esercitato alcun sindacato, quindi per definizione è una decisione che ha l’appoggio del governo e del parlamento».
Il commissario si muove con circospezione. Non ha problemi ad ammetterlo, per due ragioni: da un lato, c’è un bando di gara in corso, che obbliga a dare le medesime informazioni a tutti i concorrenti; dall’altro, «il ricorso del Codacons al Tar ha complicato le cose, ha irrigidito la procedura. Come dire: qualsiasi cosa dirò, potrà essere usata in giudizio». Tuttavia, Costa mostra serenità e sulla trasparenza dell’iter e degli atti afferma: «La decisione c’è e al momento opportuno verrà dimostrata». Poi, risponde ai promotori del referendum comunale: «Il Dal Molin è un’opera di difesa nazionale, perché lo dice la legge. Fare oggi un referendum? E su cosa, se ancora non c’è il progetto finale?».
Infine, l’analisi del movimento del No: «La democrazia - spiega - si gioca sulla capacità di portare eventuali dissensi, che in questo momento sono in minoranza, nelle sedi deputate alle decisioni, che sono il governo e il parlamento. Ma se i dissensi si trasformano in atti non legali, di rifiuto, di insubordinazione, di non rispetto, si rischia la democrazia».
E i preti del No vanno dal commissario: «Noi non possiamo tacere»
I preti del No incontrano il commissario straordinario Paolo Costa. Una delegazione in rappresentanza di una ventina di sacerdoti che si sono mossi «a titolo personale», è stata ricevuta ieri in prefettura dall’europarlamentare, a cui hanno consegnato un documento di due pagine firmato da 21 sacerdoti: Antonio Uderzo, Mariano Piazza, Gaetano Bortoli, Gastone Pettenon, Domenico Piccoli, Luca Trentin, Matteo Menini, Giuseppe Negretto, Mariano Ciesa, Luigi Simioni, Lucio Mozzo, Mario Costalunga, Giuseppe Arcaro, Luigi Maistrello, Antonio Santini, Guido Bottega, Aldo Martin, Luigi Villanova, Dario Vivian, Vincenzo Faresin, Ferdinando Pistore.
«Siamo un gruppo di preti con una storia fatta di nonviolenza - scrivono - di annuncio evangelico in favore della pace e della giustizia: alcuni provenienti dall’esperienza dei preti operai e della pastorale del lavoro, altri dal mondo dell’emarginazione e della missione nel terzo mondo, la maggior parte immersa nella vita quotidiana delle nostre parrocchie».
«In questo momento storico per il futuro della nostra città - proseguono - non possiamo tacere, sia per fedeltà alla nostra fede, ma anche per due pericoli che avvertiamo incombere sulle nostre comunità». Il primo è «l’assenteismo, la sfiducia e la distanza sempre più marcate dalla gente verso le istituzioni politiche; le recenti elezioni provinciali ne sono un esempio evidente». Il secondo è «la divisione all’interno delle stesse comunità, con il rischio dell’uso della violenza come strumento per far sentire le proprie ragioni».
«Al rappresentante del governo chiediamo di farsi portavoce di queste nostre convinzioni, per le quali ci impegniamo, sostenendo tutti coloro che in questo ultimo anno, con metodi democratici, hanno tenuto alto il dibattito, dal componenti del Presidio permanente ai vari coordinamenti e associazioni, che si sono costituiti non solo a difesa del proprio territorio, ma per un nuovo modello di società basato sul dialogo, sulla pace, sull'utilizzo del denaro pubblico per il vero bene dei cittadini».G.M.M.
«Da quelle deputate solo bugie»
«Ci vuole coraggio e faccia tosta a sostenere che il Parlamento non abbia mai assunto alcuna decisione sulla base Usa, come hanno fatto Trupia, Zanella, Deiana e Valpiana». L’affondo arriva dal segretario provinciale della Lega Nord, il sen. Paolo Franco, uno dei firmatari del documento con cui il Senato il 1 febbraio approvò la relazione del ministro Parisi sul Dal Molin. «Negano l’evidenza, con le bugie cercano di difendere una posizione indifendibile».
Il Presidio: «Al festival 30 mila visitatori»
I promotori si dicono soddisfatti: il loro bilancio della settimana dedicata al Festival del No Dal Molin chiuso domenica sera, è positivo. «È stata una dieci giorni di grande partecipazione - si legge in una nota - che ha portato nell'area attrezzata di Rettorgole 30 mila persone. Non certo un movimento minoritario, dunque, come dichiara il commissario Costa che non guarda la realtà per non ammettere di aver ricevuto una missione impossibile, quella di imporre la realizzazione del progetto statunitense».
«Per quel che riguarda il campeggio, il giorno di massima presenza è stato sabato 15 settembre con circa 300 ospiti. Grande è stata anche la partecipazione ai dibattiti: dagli incontri con Naomi Klein, Mustafà Barghouti, Bepi De Marzi, Alex Zanotelli: il tendone dibattiti ha sempre visto il pienone. La mobilitazione è stata un successo e l'Altrocomune ha raggiunto tutti gli obiettivi che si era prefissato: dall'annullamento della cena degli Oto fino alla manifestazione di sabato con la quale sono iniziati i lavori per la realizzazione del parco pubblico al Dal Molin».
Le spese, che alla vigilia ammontavano a circa 50 mila euro, «sono state interamente coperte, grazie al contributo di tanti cittadini».
Proprio sabato, Cinzia Bottene aveva detto “no, grazie” alla ipotesi di un faccia a faccia con l’on. Costa, che replica: «Ribadisco di essere disposto a incontrare tutti».
Il commissario governativo, poi, solleva alcuni dubbi sulla autentica vicentinità del movimento: «Il movimento non mi pare soltanto vicentino. Ci troviamo di fronte persone o movimenti che replicano lo stesso atteggiamento in altre zone, dal Mose alla Tav: mi riferisco a Casarini e no global o come li vogliamo chiamare».G.M.M.
Messaggio del 19-09-2007 alle ore 11:14:50
OoooOoOOOOooOoOOOOOlaaaaaaa !!!!!!!!!!!!!!
Copia e incolla... :0)
Non uso le faccine preconfezionate...
Sarebbe come fare sempre e solo...
Copia e incolla. :0)
EHEHEHEHHEHEHH !!!!
@ Libertas: quote:
impara a leggere...
Beh... non posso che risponderti... Impara a scrivere... Magari qualcosa di tuo pugno. :0)
Intanto... copia e incolla...
EHEHEHEEHHEEEHEHEH !!!!!!!!!!! :0)
Libertad e Gentile...
...Dicono la stessa cosa.
E litigano... Perché sostengono la stessa idea... Ma ognuno di loro è convinto di farlo per il motivo giusto, mentre l’altro è un povero mentecatto (nel migliore dei casi)... :0)
Signori... Vi presento gli estremisti politici. :0)
Una sola, grande famiglia. :0)
Ovviamente... L’unica cosa più futile degli sproloqui di un estremista politico sono... Gli sproloqui di un politico moderato. ;0)
Messaggio del 20-09-2007 alle ore 23:59:53
venerdì 21/09/2007 - ore 18.00: Vicenza - presso la sala Palladio della fiera di Vicenza in via dell´Oreficeria ingresso dalla parte dell´ex albergo Holiday Inn Motel Agip
Tagliare le spese militari, tagliare le basi, tagliare la guerra
Da vicenza all´Europa la sinistra per la pace, l´equità e la giustizia sociale.
Incontro pubblico con gli europarlamentari e i deputati nazionali di PdCi, Rifondazione Comunista, Sinistra Democratica e Verdi
Claudio Fava, Giulietto Chiesa, Acheille Occhetto, Marco Rizzo, Umberto Guidoni, Vittorio Agnoletto, Roberto Musacchio, Luana Zanella, Severino Galante, LAlla Trupia, Gino Sperandio, Paolo Cacciari, Titti Valpiana
organizzatore: PdCi, Rifondazione Comunista, Sinistra Democratica e Verdi
Italia. Presentata alla Corte Suprema di Cassazione, la proposta di legge di iniziativa popolare sui trattati internazionali (Nato), sulle basi e servitù militari:
Una legge di iniziativa popolare per "liberare i territori del nostro Paese dalla presenza di pesanti servitu' militari sottoforma di basi". A presentarla stamattina presso l'ufficio 1* divisione della Cassazione e' stato il comitato promotore composto da diversi rappresentati di reti locali, giunti a Roma, tra l'altro, da Sigonella, Aviano, Camp Derby e Vicenza.
I punti inderogabili della proposta di legge, suddivisa in 12 articoli, sono "la desecretazione di tutti gli accordi militari e l'obbligo di ratifica parlamentare", nonche' "il
divieto di ratifica di ogni accordo militare che preveda sotto varie forme la guerra di aggressione", dal deposito e installazione di armi di distruzione di massa alle alleanze con paesi che prevedano l'uso di tali armi o missioni militari di aggressione contro altri stati, all'acquisto e produzione di armi offensive, alla ricerca nel campo bellico.
Inoltre, nel testo della proposta si prevede la riconversione delle strutture militari in civili, con un termine massimo di 10 anni per ogni struttura militare gia'
esistente e l'adeguamento delle attuali basi militari alla normativa di tutela ambientale, stabilendo anche il parere favorevole vincolante degli enti locali. I progetti in corso di
nuove installazioni militari o ampliamenti delle basi gia' esistenti, e' scritto nella legge di iniziativa popolare, vanno sospesi.
Con il deposito avvenuto oggi in Cassazione, l'iter della proposta di legge e' solo agli inizi: il comitato promotore dovra' ora raccogliere le firme necessarie (minimo 50 mila) per poi presentare il testo ad uno dei presidenti delle Camere.
Messaggio del 24-09-2007 alle ore 12:06:35
Copia...
...poi...
...Incolla.
OoooOoOOOOooOoOOOOOlaaaaaaa !!!!!!!!!!!!!!
Copia e incolla... :0)
Non uso le faccine preconfezionate...
Sarebbe come fare sempre e solo...
Copia e incolla. :0)
EHEHEHEHHEHEHH !!!!
@ Libertas:
Quote:
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impara a leggere...
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Beh... non posso che risponderti... Impara a scrivere... Magari qualcosa di tuo pugno. :0)
Intanto... copia e incolla...
EHEHEHEEHHEEEHEHEH !!!!!!!!!!! :0)
Libertad e Gentile...
...Dicono la stessa cosa.
E litigano... Perché sostengono la stessa idea... Ma ognuno di loro è convinto di farlo per il motivo giusto, mentre l’altro è un povero mentecatto (nel migliore dei casi)... :0)
Signori... Vi presento gli estremisti politici. :0)
Una sola, grande famiglia. :0)
Ovviamente... L’unica cosa più futile degli sproloqui di un estremista politico sono... Gli sproloqui di un politico moderato. ;0)
Italia. Presentata alla Corte Suprema di Cassazione, la proposta di legge di iniziativa popolare sui trattati internazionali (Nato), sulle basi e servitù militari:
Una legge di iniziativa popolare per "liberare i territori del nostro Paese dalla presenza di pesanti servitu' militari sottoforma di basi". A presentarla stamattina presso l'ufficio 1* divisione della Cassazione e' stato il comitato promotore composto da diversi rappresentati di reti locali, giunti a Roma, tra l'altro, da Sigonella, Aviano, Camp Derby e Vicenza.
I punti inderogabili della proposta di legge, suddivisa in 12 articoli, sono "la desecretazione di tutti gli accordi militari e l'obbligo di ratifica parlamentare", nonche' "il divieto di ratifica di ogni accordo militare che preveda sotto varie forme la guerra di aggressione", dal deposito e installazione di armi di distruzione di massa alle alleanze con paesi che prevedano l'uso di tali armi o missioni militari di aggressione contro altri stati, all'acquisto e produzione di armi offensive, alla ricerca nel campo bellico.
Inoltre, nel testo della proposta si prevede la riconversione delle strutture militari in civili, con un termine massimo di 10 anni per ogni struttura militare gia'esistente e l'adeguamento delle attuali basi militari alla normativa di tutela ambientale, stabilendo anche il parere favorevole vincolante degli enti locali. I progetti in corso di
nuove installazioni militari o ampliamenti delle basi gia' esistenti, e' scritto nella legge di iniziativa popolare, vanno sospesi.
Con il deposito avvenuto oggi in Cassazione, l'iter della proposta di legge e' solo agli inizi: il comitato promotore dovra' ora raccogliere le firme necessarie (minimo 50 mila) per poi presentare il testo ad uno dei presidenti delle Camere.
Messaggio del 24-09-2007 alle ore 19:50:37
Lavoriamo uniti perché gli F16 U.S.A. non
si alzino più in volo sui cieli di Aviano.
Un F16 decollato dalla base di Aviano, precipitando, ha sfiorato le abitazioni di Fusine e Soramaè, piccole frazioni di Zoldo Alto, in provincia di Belluno, per poi disintegrarsi, sotto gli occhi sbalorditi dei residenti, in un bosco vicino.
Ancora una volta si è sfiorata una strage, come quella del Cermis che il 3 febbraio 1998 costò la vita a 20 ignari sciatori. Ancora una volta i nostri cieli violati da un sistema bellico infernale, in procinto di scatenare nuove e devastanti guerre contro l’Iran, la Siria, il Libano.
Il movimento italiano contro le basi militari USA/ NATO ha intrapreso in questi anni un percorso di coordinamento nazionale con l’obiettivo di rendere più efficace la sua azione.
La lotta di Vicenza contro la base al Dal Molin, quella di Novara contro la costruzione degli F35, la resistenza dei tanti comitati presenti sui territori occupati dagli insediamenti militari sono il tessuto connettivo di questo coordinamento, intersecatosi naturalmente con il più generale movimento NoWar, espressosi in forme chiare ed indipendenti lo scorso 9 giugno a Roma contro Bush e le politiche belliciste del governo Prodi.
Da questo processo di unificazione sono emerse in questi mesi proposte di mobilitazione costante sui territori, in grado di sostanziare una linea condivisa di resistenza attiva alle basi della guerra.
La Legge di iniziativa popolare su trattati internazionali, basi e servitù militari presentata in Corte di Cassazione il 19 settembre va in questa direzione, indicando un percorso concreto di consultazione di massa su questa oppressiva e pericolosissima presenza, che devasta ampie fette del nostro territorio nazionale.
Chiamiamo tutto il movimento contro la guerra italiano a far proprio questo percorso di consultazione, costruendo in ogni città Comitati Promotori che scendano in piazza, tra la gente, a raccogliere le 50.000 firme necessarie per imporre di nuovo nell’agenda politica nazionale la questione dirimente dell’allontanamento delle basi USA/NATO dai nostri territori.
Messaggio del 25-09-2007 alle ore 12:36:16
Italia, export da record
di Roberta Pizzolante
Chi pensava che sarebbe bastato il cambio di governo per abbattere l’export italiano di armi dovrà ricredersi. Nonostante l’impegno della maggioranza a un controllo più stringente, le aspettative sono state tradite. E non di poco. L’esportazione di bombe, siluri e altri marchingegni militari ha fatto registrare nel 2006 cifre record, come non succedeva da circa vent’anni: più di 2,19 miliardi di euro il valore delle autorizzazioni all’esportazione, con un’impennata del 61 per cento rispetto al 2005 (quando erano ferme a 1,36 miliardi), e quasi un miliardo di euro il valore delle consegne effettuate. Sono i primi dati del preliminare Rapporto della Presidenza del Consiglio reso noto il 4 aprile scorso. Che, oltre a tracciare un quadro inquietante, ha anche suscitato diverse polemiche sulla trasparenza. In base alla legge 185 del 1990, infatti, che più volte in passato ha rischiato di essere modificata (Un solo timbro per l’export), il Governo ha l’obbligo di rendere nota in Parlamento l’intera Relazione sull’export di armi, dalla quale deve possibile desumere in dettaglio i paesi importatori, i valori dei contratti, i tipi di armamenti venduti.
A guidare la frotta delle esportatrici troviamo le solite note: l’Agusta, con 810 milioni di euro, seguita da Alenia, Oto Melara, Avio, Lital, Selex, Aermacchi, Alcatel Alenia e Iveco. Delle prime dieci, sette fanno parte di Finmeccanica, di cui lo Stato è principale azionista. In cima alla classifica degli importatori troviamo gli Stati Uniti, che solo con l’acquisto degli elicotteri presidenziali Agusta copre il 38 per cento delle vendite per un valore di 810 milioni di euro. Seguono gli Emirati Arabi, che sono stati autorizzati ad acquistare dall’Italia caccia, siluri, razzi, missili, navi da guerra, apparecchiature per la direzione del tiro e altri accessori per oltre 338 milioni di euro.
Se da un lato la maggior parte delle autorizzazioni all’esportazione riguardano i paesi dell’Unione Europea e della Nato, è pur vero che le consegne effettuate verso i paesi non membri di queste realtà superano il 44,2 per cento. Più del 20 per cento dei sistemi d’arma finisce in Medio Oriente e in Africa settentrionale, per un valore totale di più di 442 milioni di euro. Ma anche in Nigeria, dove arrivano armi per 74,4 milioni di euro, in India per 66,3 milioni, in Pakistan per oltre 39 milioni.
La forte crescita delle spese militari e la vendita di armamenti e armi di piccolo taglio nei paesi in via di sviluppo ha subito negli ultimi dieci anni un’impennata, destando molte preoccupazioni alla luce dei conflitti interni ai singoli paesi (Piccole armi crescono, Corsa senza fine, Warfare State) e facendo moltiplicare le richieste di un trattato internazionale per una maggiore tracciabilità e trasparenza delle esportazione, come quella della campagna Control Arms promossa da Amnesty, Oxfam e Rete internazionale di azione sulle armi leggere (Fucili sotto controllo, Armi senza confini).
Il ponte di tutte queste operazioni sono ancora gli sportelli bancari. Il Ministero delle Finanze ha rilasciato il 6 per cento in più di autorizzazioni di pagamenti, con un incremento che va dai 1,125 milioni di euro ai quasi 1500, circa il 32 per cento in più rispetto al 2005 (Ecco i conti delle bombe). Se emerge la discesa delle autorizzazioni di Banca di Roma (da 133 a 36 milioni di euro), conferma il suo primato negativo anche quest’anno San Paolo-Imi, che ha visto triplicare il suo volume d’affari passando dai 164 milioni di pagamenti ricevuti nel 2005 a più di 446 milioni nel 2006. Seguono Bnp-Paribas, con un flusso di denaro di oltre 290 milioni di euro, Unicredit, con oltre 86 milioni, Banca nazionale del lavoro (Bnl) a quota 80,3 milioni (33 per cento in più il volume d’affari), Deutsche Bank (78,3 milioni di euro) e Banco di Brescia con incassi per più di 70 milioni. Cresce anche il giro di affari di Banca popolare italiana, che passa da 14 a 60 milioni di euro e quello di Banca Intesa, che dopo la ‘timida’ partecipazione nel 2005 con incassi pari a 163 mila euro, ora sull’onda della fusione sembra mettersi in linea con l’altra big San Paolo, facendo registrare ben 46 milioni di euro.
Messaggio del 25-09-2007 alle ore 16:42:04
A proposito ...
Il sindaco di Vicenza, Enrico Hullweck, ormai sta rasentando la crisi nervosa: i sintomi ci sono tutti, almeno stando alle sue recenti dichiarazioni. Dopo aver definito come "barbari" i suoi concittadini contrari al progetto del Dal Molin, il 12 settembre ha rilasciato ai giornali locali delle dichiarazioni quantomeno stupefacenti. In particolare, riferendosi ai partecipanti alle manifestazioni contrarie alla militarizzazione Usa della città ha sostenuto che "Mettono a ferro e fuoco una città ed è tutto lecito". Quest'affermazione rasenta davvero il ridicolo, considerato il carattere pacifico, seppur beffardo e determinato, mantenuto da oltre un anno dall'opposizione popolare alle servitù militari, esistenti e progettate, che gravano sul territorio berico; ma la cosa appare comunque grave perché invece di cominciare a prendere atto dell'impopolarità delle scelte politiche della sua giunta, Hullweck chiede al governo di intervenire per mantenere l'ordine pubblico, ossia di reprimere proteste e resistenze.
Giovedì 13 settembre, nel pomeriggio, è stata attuata una nuova manifestazione sotto palazzo Trissino, sede dell'amministrazione comunale, alla quale hanno rumorosamente partecipato diverse centinaia di persone e numerosi partecipanti al campeggio contro il Dal Molin in corso da una settimana a Caldogno. L'ormai consueto abnorme schieramento di carabinieri, poliziotti, vigili urbani e digos non ha scoraggiato l'annunciata contestazione, tanto che il previsto consiglio comunale è stato preventivamente rinviato in altra data. A sottolineare ancor di più l'isolamento di una giunta che, assieme al governo Prodi, è corresponsabile della svendita di un pezzo della città ai comandi Usa, davanti agli ingressi del municipio è stata stesa una recinzione arancione del tipo di quelle che vengono poste per delimitare le aeree inagibili, con tanto di sarcastici segnali di pericolo.
Venerdì 14 settembre, seconda giornata di azione diretta: circa un migliaio di persone ha partecipato all'azione di messa in sicurezza della Caserma Ederle di Vicenza, già sede della 173ma brigata aviotrasportata impegnata in Afganistan, come dimostra la recente morte di quattro militari di stanza proprio a Vicenza.
Verso le 15 sono iniziate delle azioni di blocco simbolico degli accessi sul retro della Caserma. Sono stati usati degli stencil per coprire con la scritta "No war", su tutti i cartelli applicati al recinto della caserma, le scritte "Zona militare limite invalicabile" e affini. Quindi, dopo aver circondato il cantiere con una rete arancione e dopo aver apposto la segnalazione "Lavori in corso", sono stati predisposti dei blocchi che sono stati riempiti di cemento a presa rapida per ostacolare l'ingresso ai due accessi da cui solitamente passano camionette di servizio e mezzi militari. Oltre al travisamento dei cartelli militari, è stata avviata l'operazione nuove vie, con applicazione di cartelli preparati ad hoc, come, ad esempio, "Via la Ederle da Vicenza".
Il corteo si è quindi portato verso l'ingresso principale, con blocco della terza entrata, quella principale, in modalità analoga alle precedenti. A conclusione dell'azione sono state gettate a terra delle secchiate di vernice rossa, ad indicare lo spargimento di sangue indissolubile dall'esistenza stessa di una base di guerra.
Verso le 17 il corteo partito dalla caserma Ederle è arrivato in centro città, in Piazza Matteotti. Poco dopo la fine degli interventi di Alex Zanotelli e Haidi Giuliani è iniziato il subbuglio davanti al teatro Olimpico, per l'arrivo di Francesco Rutelli per una cerimonia di premiazione, scortato da un notevole dispiegamento di polizia. Il ministro è entrato attraverso il cancello in auto, mentre tutt'intorno la gente si adoperava per far più rumore possibile, coprendo di insulti il ministro e il mondo scintillante del potere che gli sbatteva, invece, il cancello in faccia.
Sabato 15, ultimo giorno di azioni, la creazione del parco cittadino al Dal Molin. Il corteo partito dal campeggio No Dal Molin ha portato 150 alberelli fra frassini, aceri ed altre piante locali, fino all'aeroporto Dal Molin, dove i 150 addetti, più i loro aiutanti con annaffiatoi, zappe e vanghe sono entrati all'interno, dall'ingresso principale dell'aeroporto civile, dopo trattativa con le autorità di polizia che, evidentemente, aveva avuto ordine dal governo di non far succedere casini. Ragazzi e famiglie hanno così piantato gli alberi, lasciando bigliettini con nomi o poesie,
Va ricordato che tutte le iniziative sono state anticipatamente dichiarate e sono state svolte congiuntamente da tutte le persone che fanno riferimento al Presidio Permanente, a volto scoperto. L'attribuzione di ruoli non è quindi avvenuta in base all'afferenza a determinate appartenenze politiche: accanto ai giovani che solitamente si riconducono a certi tipi di azione diretta si è vista anche la signora che preparava soddisfatta il cemento e i bambini che confrontavano le loro vanghe-giocattolo prima di piantare gli alberi, a dimostrazione che l'utopia di riuscire a fermare la costruzione della base si accompagna all'utopia di riuscire a capirsi fra soggetti politici e sociali diversi.
Messaggio del 26-09-2007 alle ore 11:00:33
martedì 25 settembre 2007
VICENZA FUORI DALL’UNESCO - IL FRONTE DELLA CULTURA ALZA LA TESTA CONTRO IL DAL MOLIN: «NEL CONVENTO ALTRUI NON SI PORTA LA PROPRIA REGOLA»
PARTE DA QUESTA SETTIMANA L’OPERAZIONE CULTURALE LEGATA ALL’ISTANZA “VICENZA FUORI DALL’UNESCO”:
primo firmatario MARIO RIGONI STERN
Dopo mesi di intenso lavoro che ha mosso centinaia di persone da tutta la provincia di Vicenza, e non solo, per realizzare l’opera THE WANDERING CEMETERY, il cimitero itinerante sceso simbolicamente dagli altipiani veneti nel cuore della città per invitare a una ricerca di senso, quasi a indagare come agiscono i vivi, opera d’arte civile presentata con grande successo di critica e di pubblico alla Biennale di Venezia e al No Dal Molin Festival, Alberto Peruffo e il suo gruppo di artisti hanno cominciato a costruire un fronte della cultura che si opponga senza compiacenze alle imposizioni antidemocratiche e antistoriche di chi vuole costruire la nuova base militare a Vicenza.
Primo documento concreto di questo fronte è l’Istanza “Vicenza fuori dall’Unesco”, documento scritto a più mani come estremo tentativo di informare i vicentini sui reali e immediati pericoli che corre la città con la messa in opera della Base Dal Molin. Gli autori dell’Istanza sono convinti che sia un difetto d’informazione e di conoscenza della propria storia che porti a credere che la costruzione di una nuova base militare all’interno del tessuto urbano sia un vantaggio e un fatto irreversibile. Con documenti storici alla mano, l’Istanza dimostra con logicità disarmante l’impossibilità per Vicenza di conservare il Patrimonio Mondiale dell’Unesco e tutti i benefici (economici, sociali, culturali) legati ad essa. I vicentini stanno per buttare nella spazzatura secoli di storia senza rendersene conto e le previste celebrazioni palladiane del 2008 saranno, alla luce dei fatti odierni, solo un’ipocrisia.
Quando non si rispetta la cultura di una città, la sua storia e le sue regole, non si rispetta neppure la libertà dei suoi cittadini, la libertà di una nazione. Questo è ciò che dovrebbero capire i vicentini e tutti gli italiani, ovvero sia “nel convento altrui non si porta la propria regola”, come ha siglato Mario Rigoni Stern, primo firmatario dell’Istanza, il giorno 10 settembre 2007 .
«La nuova base militare sta sconvolgendo non solo il tessuto urbano, ma anche il tessuto umano, tanto per fare un esplicito riferimento al testo della mia opera. E io con il mio gruppo di artisti stiamo facendo tutto il possibile per cambiare faccia alla città, come ha suggerito un acuto giornalista del Gazzettino. Vicenza dovrà rinunciare alla facciata Unesco, altrimenti diventerà celebre al mondo non solo per l’illuminante esempio della perdita di dignità di un’intera nazione, ma anche per la sua ipocrisia, così mi viene da pensare dopo il triste incontro con Mario Rigoni Stern, primo firmatario dell’Istanza. Come si fa a celebrare il cinquecentenario del Palladio costruendo una nuova base militare in città, travalicando ogni regola di ciò che dovrebbe essere la nostra civiltà? Non ho parole, ma solo il silenzio dei morti che ho visto negli occhi di Rigoni Stern. Io coltivo un sogno: che l’arte fermi, o perlomeno argini, le nefandezze della politica» - ha dichiarato Alberto Peruffo durante la chiusura della sua performance a Venezia, sotto lo sguardo indiscreto della Questura che aveva mandato agenti in divisa e in borghese per sorvegliare il gruppo di artisti.
La raccolta firme procederà su più fronti, locali e nazionali, costruendo una rete articolata, una rete di reti, e con diverse modalità. Saranno interpellati direttamente personaggi e autorità morali non solo vicentine, ma da tutta Italia e anche fuori dai confini nazionali, essendo diritto di tutti i cittadini del mondo esprimersi sulla conciliabilità dei valori dell’Unesco con i soggetti sotto il suo patrimonio. Nei prossimi giorni saranno annunciate le importanti firme che via via stanno arrivando.
Messaggio del 26-09-2007 alle ore 15:06:48
3 OTTOBRE: SFIDARE L’IMPERO
Convegno al Teatro Astra
Inizia il tre ottobre il percorso verso la mobilitazione europea di dicembre, con un dibattito pubblico al Teatro Astra dal titolo “Sfidare l’impero. Come i movimenti pacifisti e le popolazioni europee possono influenzare la politica internazionale, estera e militare”.
Il dibattito, che avrà inizio alle 20.30, vedrà la partecipazione di esperti internazionali tra cui Phiyllis Bennis, statunitense attualmente impegnata presso l’Istituto per lo studio delle politica di Washington, e Wilbert van der Zeijden, olandese che lavora per il Transnational Institute con sede ad Amsterdam. Durante la serata interverranno anche Wilma Mazza dell’Associazione Ya Basta! e Pietro Maestri, direttore della rivista Guerra e Pace.
Di seguito, alleghiamo le schede di presentazione di Phiyllis Tennis e Wilbert van der Zeijden.
Presidio Permanente, Vicenza, 25 settembre 2007
SCHEDA DI PRESENTAZIONE DI PHYlLLIS BENNIS
Attualmente Phyllis Bennis è Membro della IPS di Washington (Istituto per lo Studio della Politica – www.ips-dc.org) ed del TNI (Istituto Trans-Nazionale) di Amsterdam e lavora sul Progetto “Medio Oriente e Nuovo Internazionalismo”, che si compone di due parti. L’aspetto che riguarda la questione mediorientale contesta il colonialismo ed imperialismo statunitense in quella regione, focalizzandosi su come porre fine alla guerra ed occupazione dell’Iraq e come sostenere una giusta e comprensiva pace basata sulla fine dell’occupazione della Palestina da parte di Israele. La seconda parte del progetto analizza da un lato il predominio e la forte influenza degli USA sulle Nazioni Unite e dall’altro tenta di rafforzare il potenziale ruolo dell’ONU come parte di un nuovo internazionalismo e di resistenza globale all’impero. Dall’ 11 Settembre 2001 il “New Internationalism Project” è stato particolarmente impegnato nell’analisi delle cause e nella critica alle risposte fornite dall’amministrazione del Presidente Bush a quella tragedia.
Da anni Phyllis Bennis è analista, scrittrice ed attivista su problemi inerenti il Medio Oriente e l’ONU. Mentre lavorava come giornalista presso le ONU durante la preparazione della guerra del golfo del 1990-1991, iniziò a lavorare sul predominio dell’ONU da parte degli USA ed è stata coinvolta in un lavoro sulle sanzioni contro Iraq e il suo disarmo prima e sulla guerra ed occupazione USA poi. Nel 1990 Phyllis accompagnò un gruppo di assistenti del congresso USA in Iraq per esaminare l’impatto delle sanzioni sulle condizioni umanitarie in Iraq. Successivamente ha organizzato una serie di conferenze assieme all’ex-Assistente del Segretario Generale dell’ONU Denis Halliday, che si è dimesso come Coordinatore Umanitario in Iraq per denunciare l’impatto negativo delle sanzioni. Nel 2001 ha partecipato alla fondazione della "U.S. Campaign to End Israeli Occupation" (campagna USA per terminare la occupazione israeliana), che attualmente presiede. Lavora in stretta collaborazione con la coalizione anti-guerra “United for Peace and Justice” (uniti per la pace e la giustizia), e dal 2002 ha un ruolo attivo nel crescente movimento globale per la pace.
PUBBLICAZIONI:
Challenging Empire: How People, Governments, and the UN Defy U.S. Power Understanding the U.S.-Iraq Crisis:A Primer (2007, Interlink Books)
"And the Name for Our Profits is Democracy" in Selling Us Wars Interlink (2007)
Understanding the Palestinian-Israeli Conflict: A Primer, TARI (www.endtheoccupation.org).
How to Stop the Next War Now: Effective Responses to Violence and Terrorism
Before & After: U.S. Foreign Policy and the September 11th Crisis, Interlink Publishing 2002.
Calling the Shots: How Washington Dominates Today's UN, Interlink Publishing, 2000.
Beyond the Storm: A Gulf Crisis Reader, Interlink Publishing, 1991.
Altered States: A Reader in the New World Order, Interlink Publishing, 1994.
From Stones to Statehood: The Palestinian Uprising, Interlink Publishing, 1990.
Articoli ed interviste di Phyllis vengono spesso pubblicati sul Baltimore Sun, Middle East International, Middle East Report (MERIP), TomPaine.com, e su molte alter pubblicazioni. Appare regolarmente sui media statunitensi ed internazionali.
SCHEDA DI PRESENTAZIONE DI: Wilbert van der Zeijden
Wilbert van der Zeijden lavora per il Transnational Institute (www.tni.org), con sede ad Amsterdam (Olanda) ed in particolare segue per loro il progetto “Militarizzazione e globalizzazione” (“Militarism and Globalisation”).
Di recente ha organizzato la Conferenza Internazionale sulle Basi Straniere a Quito (Ecuador) e creato un network internazionale dei movimenti e gruppi che si battono contro le basi straniere sul proprio territorio (www.no-bases.org).
È uno degli autori del libro “Gli avamposti dell’impero” (“Outposts of empire”) che presenta una interessante analisi sia quantitativa che qualitativa dell’innumerevole presenza di basi straniere nel mondo e dei loro impatti sociali ed ambientali, in primis quelle americane e dei paesi UE.
Ha partecipato a molte conferenze internazionali sul tema presentando i suoi studi e le sue ricerche e supportando i movimenti locali.
È laureato in Scienze Politiche alla Vrije Universiteit Amsterdam con una tesi sugli “Approcci teorici alla Difesa Nazionale Missilistica degli Stati Uniti” (“Theoretical Approaches to US National Missile Defence”.
Presidio Permanente contro la costruzione della nuova base Usa a Vicenza
Messaggio del 27-09-2007 alle ore 12:28:35
mercoledì 26 settembre 2007
SUONEREMO LA DEMOCRAZIA A COSTA
Altro che trasparenza. Il commissario Costa sta facendo di tutto per nascondere ai vicentini la verità sul Dal Molin. Tanto che i progetti statunitensi esaminati dal Comipar non sono disponibili ai cittadini; e il commissario comunica soltanto attraverso conferenze stampa ed incontri chiusi, evidentemente impaurito dalla possibilità di ricevere domande scomode.
Il Comipar si riunisce nel chiuso delle proprie stanze, senza far conoscere ai cittadini temi e atti delle proprie discussioni. Nel frattempo Costa tenta di nascondere la data di inizio della bonifica dell’area del Dal Molin, così come ha nascosto per mesi che l’appalto era già stato affidato, senza alcuna gara. Non si smentisce, il commissario: dopo Venezia e dopo la Val Susa, anche Vicenza diventa terreno nel quale favorire le lobby economiche contro i bisogni delle comunità locali.
Venerdì ci saremo anche noi, a partire dalle 12.00 sotto la Prefettura. Il commissario, che vorrebbe comunicare soltanto a mezzo stampa, sarà costretto a vederci e sentirci; gli suoneremo la democrazia, quella che Costa non riconosce perché si batte contro decisioni che egli vorrebbe imporre.
Ci chiediamo come vorrebbero attuare lo sminamento; in passato Vicenza è stata evacuata per il disinnesco di una sola bomba. Ora, per mantenere tutto segreto, metteranno a rischio gli abitanti dell’area intorno al Dal Molin?
Messaggio del 27-09-2007 alle ore 13:02:20
Tasto destro: Copia... Tasto sinistro.
Tasto destro: Incolla... Tasto sinistro. :0)
Copia...
...poi...
...Incolla.
OoooOoOOOOooOoOOOOOlaaaaaaa !!!!!!!!!!!!!!
Copia e incolla... :0)
Non uso le faccine preconfezionate...
Sarebbe come fare sempre e solo...
Copia e incolla. :0)
EHEHEHEHHEHEHH !!!!
@ Libertas:
Quote:
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impara a leggere...
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Beh... non posso che risponderti... Impara a scrivere... Magari qualcosa di tuo pugno. :0)
Intanto... copia e incolla...
EHEHEHEEHHEEEHEHEH !!!!!!!!!!! :0)
Libertad e Gentile...
...Dicono la stessa cosa.
E litigano... Perché sostengono la stessa idea... Ma ognuno di loro è convinto di farlo per il motivo giusto, mentre l’altro è un povero mentecatto (nel migliore dei casi)... :0)
Signori... Vi presento gli estremisti politici. :0)
Una sola, grande famiglia. :0)
Ovviamente... L’unica cosa più futile degli sproloqui di un estremista politico sono... Gli sproloqui di un politico moderato. ;0)
Messaggio del 27-09-2007 alle ore 13:51:32
Libertad, qualche giorno stampo tutto e ti vengo a trovare. Se non mi ripeti tutto per filo e per segno...ti sputtano per bene
Messaggio del 28-09-2007 alle ore 17:23:08
DAL MOLIN. Il parere finale verrà dato solo tra due mesi, ma di fatto c’è stata la svolta per il trasloco al posto delle strutture militari attuali
Base Usa, c’è il progetto ovest Ed è quello che vuole Costa
Ieri la riunione del Comipar ha analizzato le carte: ora verrà chiesto il parere dei Comuni Marino Smiderle
Erano settimane che Paolo Costa stava organizzando un pressing asfissiante, non disdegnando la tattica del fuori gioco nei confronti dei manifestanti più riottosi e studiando, nel frattempo, la sostituzione decisiva in grado di fargli vincere la partita. E ieri, davanti all’arbitro Comipar, ha potuto mandare in campo il suo asso nella manica, vale a dire il progetto che consentirebbe il trasferimento della base americana prevista al Dal Molin da est a ovest, da strada Sant’Antonino a viale Ferrarin. Il risultato ufficiale della partita si saprà tra due mesi, ma c’è chi dice che il commissario abbia già tolto lo champagne dal frigo, pronto a festeggiare con tutti coloro che, grazie a questo cambiamento, passeranno dalle file del No Dal Molin e quelle del Così si può fare.
Comipar sta per Commissione mistoparitetica ed è l’ente che deve valutare ogni variazione di cui si chiede l’adozione per le servitù militari. Costa stava lavorando praticamente fin da quando è arrivato a Vicenza su questa soluzione di compromesso, che magari non basterà ai pacifisti, no global, disobbedienti, ma permetterà di ridurre di molto l’impatto ambientale della nuova base. Andando a sostituire palazzine che già ci sono, infatti, non si potrà più parlare di nuova colata di cemento: semplicemente, là dove c’era (c’è ancora, per la verità, ma ancora per poco) l’Aeronautica militare, ci sarà la 173a Brigata americana, le cui nuove palazzine sostituiranno quelle vecchie. Facile a dirsi, non tanto a farsi. Detto che il pronunciamento ufficiale del Comipar arriverà tra due mesi, per rendere digeribili a tutti il nuovo progetto serviranno modifiche mica di poco conto. Per portare il tutto a ovest si dovrà, per cominciare, prevedere una nuova pista per l’aeroporto, con torre annessa. I volumi previsti dagli americani implicano una diversa dislocazione delle strutture aeroportuali, qualora si passi sul versante di viale Ferrarin.
Non solo. Tutte le ditte che si sono fatte avanti con preventivi e offerte per i singoli contratti, dovranno per forza di cose prendere atto delle variazioni e verificare se e quanto il cambio incida sui costi. Costi che, considerati gli interventi su pista e dintorni, sono in ogni caso destinati a lievitare. Di quanto? Si vedrà. E comunque dovranno farsene carico gli americani. Per i rappresentanti vicentini questa opzione sembra risolutiva. Anche dal punto di vista politico, questo coniglio dal cilindro tirato fuori dal mago Costa contribuirebbe a mettere un po’ di pace tra gli esponenti politici vicentini del centrosinistra che fanno riferimento al partito democratico (come lo stesso Costa, del resto), che nel corso della lunga protesta erano entrati in rotta di collisione con il governo Prodi e con alcuni suoi ministri (Parisi, D’Alema) dopo la decisione presa all’inizio dell’anno. Non si può dire lo stesso per la sinistra radicale, composta da Verdi, Pdci, Prc e Sinistra democratica, contraria alla base senza se e senza ma. Quei se e quei ma che adesso porterebbero il Sì Dal Molin a una maggioranza netta in consiglio comunale, a differenza di quella risicata e contestata dell’ottobre scorso.
Già, il consiglio comunale. Le eventuali nuove valutazioni del Comipar porterebbero ad un altro passaggio davanti alle assemblee dei comuni interessati (oltre a Vicenza, c’è anche Caldogno), che, una volta definita la West option, non dovrebbero riservare sorprese.
Da segnalare, però, l’irritazione di palazzo Trissino. A chi chiedeva a Hüllweck notizie sull’esito della riunione del Comipar, il sindaco rispondeva gelido: «Ho saputo di quella riunione solo dai giornali». Certo, il Comune di Vicenza non è membro di diritto del Comipar ma in altre circostanze un suo rappresentante era stato invitato come osservatore. Stavolta no, e Hüllweck l’ha presa malissimo.
«Domani un sit-in contro il commissario»
«Altro che trasparenza. Il commissario Costa - dice un comunicato del No Dal Molin - sta facendo di tutto per nascondere ai vicentini la verità sul Dal Molin. Tanto che i progetti statunitensi esaminati dal Comipar non sono disponibili ai cittadini; e il commissario comunica soltanto con conferenze stampa ed incontri chiusi, evidentemente impaurito dalla possibilità di ricevere domande scomode. Il Comipar si riunisce nel chiuso delle proprie stanze, senza far conoscere ai cittadini temi e atti delle proprie discussioni. Nel frattempo Costa tenta di nascondere la data di inizio della bonifica dell’area del Dal Molin, così come ha nascosto per mesi che l’appalto era già stato affidato, senza alcuna gara. Non si smentisce, il commissario: dopo Venezia e dopo la Val Susa, anche Vicenza diventa terreno nel quale favorire le lobby eco- nomiche contro i bisogni delle comunità. Domani ci saremo anche noi, alle 12 sotto la Pre- fettura. Il commissario, che vorrebbe comunicare soltanto a mezzo stampa, sarà costretto a vederci e sentirci; gli suoneremo la democrazia, quella che Costa non riconosce perché si batte contro decisioni che vorrebbe imporre. Ci chiediamo come vorrebbero attuare lo smina- mento; in passato Vicenza è stata evacuata per il disinnesco di una bomba. Ora metteranno a rischio gli abitanti dell’area?».
Messaggio del 01-10-2007 alle ore 16:09:19
Il Manifesto: Base Usa a Vicenza: un occhio al Dal Molin e miliardi su Ederle
venerdì 28 settembre 2007
Base Usa a Vicenza: un occhio al Dal Molin e miliardi su Ederle
Venerdì il commissario Paolo Costa, responsabile per il governo di quanto accadrà all'aeroporto Dal Molin terrà una conferenza stampa sulla prima operazione di bonifica dell'area. Che tradotto significa: i lavori per la nuova base militare americana stanno per cominciare. Ieri le parlamentari Lalla Trupia, Elettra Deiana e Tiziana Valpiana hanno visitato nuovamente la caserma Ederle e sono uscite da lì anche con questa conferma. Non solo. Come racconta Elettra Deiana, della commissione difesa del Senato, «gli americani stanno spendendo miliardi per lavori di ristrutturazione della caserma Ederle. Si tratta - aggiunge - di lavori che evidentemente servono a rendere la Ederle il loro avamposto in Italia». Seguendo criteri architettonici moderni e molto funzionali, gli Usa dunque stanno attrezzando la Ederle per il futuro, con un occhio al Dal Molin. «Anche se le nostre interlocutrici americane - dice Deiana - ci hanno detto che solo a ottobre sarà approvato in via definitiva il progetto Dal Molin».
Intanto, dopo la settimana di mobilitazione organizzata dal presidio con il festival e il campeggio No Dal Molin attraversato da diverse migliaia di persone, già si pensa al prossimo appuntamento. La tre giorni di mobilitazione europea è la scadenza su cui già al festival si è cominciato a ragionare. Le date sono già state decise nella assemblea del Patto di mutuo soccorso che si è riunito al festival: il 14, 15 e 16 dicembre. Da ieri ha cominciato anche a circolare l'appello per costruire assieme ad altre realtà italiane la mobilitazione. «Difesa dei beni comuni e del territorio, no alla guerra e nuove forme di democrazia e partecipazione ai processi decisionali, piena autonomia rispetto alla "politica" - spiega Marco Palma del presidio, riassumendo l'appello - questi sono stati, per noi del presidio permanente contro il Dal Molin, i punti cardinali per mantenere la rotta dentro questa vicenda. Insieme a molti altri uomini e donne di tutta Italia, abbiamo dato vita a manifestazioni imponenti, a cui hanno partecipato centinaia di migliaia di persone». Marco Palma ricorda che «eravamo partiti dai nostri quartieri, nel silenzio, con poche forze, siamo riusciti a portare la contraddizione sul piano nazionale. Abbiamo appena concluso un festival, a cui hanno partecipato almeno 30 mila persone, per rilanciare la nostra lotta contro questo progetto di guerra. Siamo convinti che si debba però andare oltre, che anche questi stretti confini vadano superati». E poiché in questi mesi di mobilitazione i vicentini sono entrati in contatto con realtà in lotta in tutta Europa è stato quasi naturale pensare a un appuntamento europeo. «Abbiamo incrociato - si legge nell'appello - forme di resistenza e di difesa dei beni comuni, del territorio e delle risorse naturali, così come comitati, associazioni e movimenti che lottano per impedire l'installazione di nuove strutture militari funzionali alla guerra permanente e contro un folle processo di riarmo, e con tutte queste esperienze abbiamo condiviso l'assoluta mancanza di democrazia nei processi decisionali. Come un copione unico, abbiamo sentito le storie di chi, da Venezia con il Mose alla Val di Susa con l'Alta Velocità, da Napoli con i rifiuti a Cameri con la costruzione degli F-35, dalla Repubblica Ceca alla Germania, ha impattato con un potere che si allontana sempre più dai bisogni dei cittadini». La proposta del presidio ora è quella di costruire un primo momento di discussione europeo, da tenersi a fine ottobre, per preparare la tre giorni di dicembre.
Messaggio del 21-10-2007 alle ore 20:22:25
Lettera di un disertore della Ederle
Il mio nome è James Circello. Ero nello fanteria aviotrasportata degli Stati Uniti. Ho prestato servizio con gli stessi uomini e donne che inondano le strade delle vostre città ogni giorno.
Come rappresentante dell’America, mi sono sentito fortemente imbarazzato quando ho visto girovagare centinaia di Americani ubriachi per le strade di Vicenza e nei dintorni.
Ho tratto ispirazione dalla gente italiana che ho visto organizzarsi e scendere in piazza. Pronti a scioperare pressocchè ogni settimana per i diritti dei lavoratori. Non tanto tempo fa ho assistito a migliaia e migliaia di manifestanti riempire le strade di Vicenza per mandare un messaggio ai politici italiani e americani e ai leader militari, un messaggio contro l’acquisto e l’utilizzo della base Dal Molin da parte degli Americani. Parliamoci chiaro, questa base verrà usata per perpetuare la guerra, per continuare a occupare il Medio Oriente, e mi congratulo con la gente europea e del mondo che ha opposto la forza della verità alla forza del potere, per alzarsi in piedi e dire no.
Attualmente sono negli USA ma solidale con la vostra lotta e vorrei poter esser con voi nelle strade.
Proprio in questo momento sto vivendo personalmente questa stessa lotta. Una lotta che è cominciata quasi sei anni fa, quando mi sono arruolato nelle forze armate americane. Sembravo un ingenuo di soli 23 anni quando mi sono arruolato, ma mi sono ben presto reso conto che qualcosa non andava nell’ America e nella costante necessità di costringere altri popoli a piegarsi al nostro volere e alle nostre esigenze.
Oggi come negli anni passati l’America necessita petrolioQuesto costante bisogno alimenta e guida la nostra economia, portando le famiglie al lavoro, i bambini a scuola e gli eserciti alle terre innocenti.
Questo è il motivo per cui gli Americani continuano ad occupare le terre dei poveri del Medio Oriente: instaurando governi fantoccio ed emanando costituzioni prefabbricate. Non è questo il paese per cui mi sono arruolato volontariamente per la difesa. L’America non è il paese per cui voglio dare la mia vita. I pochi al potere si arricchiscono sulle spalle di tanti.
E quei tanti sono i poveri.
Vi chiedo, se pensate agli Americani non ci identificate con George W. Bush o Dick Cheney. Questi non hanno l’appoggio della gente, e non ce l’ha neanche il Congresso che continua a consolidare e appoggiare questa Guerra al Terrorismo.
Abbiamo fatto tutto quello che potevamo per pronunciarci contro questa guerra. A volte si fa orecchie da mercante. Altre il tutto viene riportato in modo inappropriato dai Media, che continuano a supportare questa strategia. Altre volte ancora sembra che non si possa far nulla per fermare questa occupazione illegale e immorale del Medio Oriente. Ci sono piccole vittorie, ma niente che abbia fatto svegliare gli Americani. A oggi, la maggior parte degli Americani vuole che le truppe ritornino a casa subito. Circa il 75% degli Americani si oppone alla guerra, si tratta di circa 200 - 220 milioni di persone.
Sebbene vi siano 200 milioni contro la guerra è estremamente difficile mobilitare 100 mila persone per marciare sul Campidoglio in un fine settimana. Gli Americani sono stanchi. Abbiamo accumulato questa stanchezza attraverso i pessimi stipendi e la mancanza di cure sanitarie per milioni di lavoratori. Ci sono persone che devono fare due o tre lavori per rimanere a galla.
Altre che non ce l’hanno fatta quando gli uragani Katrina e Rita hanno distrutto New Orleans e la costa sud degli Stati Uniti. Americani senza tetto. Rifugiati. Mentre le compagnie assicurative traggono profitto. Ancora una volta il Governo ha tradito la fiducia del suo popolo. E ancora una volta sono i poveri che soffrono e muoiono.
A tutt’oggi si può notare appena qualche miglioramento da cui tuttavia sono rimaste completamente escluse alcune comunità. Lo so perché sono stato lì fino a pochi mesi prima. Ho visto il disastro che rimane lì ancora oggi.
Dov’è il nostro Governo?
Continuano a fare la guerra ai poveri dell’America e ai poveri del mondo.
La vera ragione per cui sto scrivendo questa lettera è informarvi tutti pubblicamente che al momento si sta affermando una resistenza all’interno delle forze armate statunitensi. Non è ancora grande quanto il Vietnam, ma sta crescendo. Migliaia di soldati Americani si stanno rifiutando di combattere e prendere parte a queste occupazioni. Migliaia si allontanano senza permesso (AWOL - Absent without leave). Molti fuggono in altri paesi, come Canada e Europa. Questi soldati hanno bisogno del vostro appoggio. Hanno bisogno di tutto l’appoggio possibile dall’Europa. Si tratta di una questione fondamentale occultata dai Media.
Io stesso chiedo il vostro appoggio, da persona che ha deciso di non restare impalato di fronte all’Impero Americano e di opporsi. Per ribadirgli che mi rifiuto di combattere e fare la guerra contro i poveri e gli innocenti nel Medio Oriente, solo perché i loro paesi hanno il petrolio e il colore della loro pelle e la loro religione è diversa dalla mia.
Il regime di Bush non può parlare a nome del popolo Americano.
Io sono stato un sergente nella 173esima brigata aerotrasportata e dal 10 Aprile 2007 mi sono allontanato senza permesso (AWOL) dalla Caserma Ederle. Da allora ho partecipato a molte manifestazioni, conferenze e ho fatto molte interviste pronunciandomi contro l’occupazione. Continuo a girare il Paese per dare il mio supporto al movimento di resistenza tra i militari (GI Resistance movement). Per parlare con la gente dei crimini che si stanno compiendo in Iraq. Per parlare con i ragazzini che hanno intenzione di arruolarsi e spiegare a loro come sarebbe esattamente la loro vita.
La guerra in Iraq è una guerra di aggressione, sotto lo slogan "Non dimenticheremo mai"; la famosa dichiarazione dell’11 Settembre 2001. Bene, ho qualcosa da dire alla gente del mondo e alla gente di questa amministrazione, così come ai membri del Congresso Americano:
Non dimenticheremo mai. Assolutamente.
Non dimenticheremo mai che gli uomini che hanno dirottato quegli aerei l’11 Settembre 2001 non erano Iracheni.
Non dimenticheremo mai che l’Iraq non aveva armi di distruzione di massa quando noi li abbiamo invasi.
Non dimenticheremo mai che quelle armi di distruzione di massa che l’Iraq effettivamente aveva anni prima, gli erano state vendute dal Governo Americano.
Non dimenticheremo mai i milioni di Iracheni: uomini, donne e bambini che hanno sofferto a causa della dittatura di Saddam Hussein, la Guerra Iraq-Iran, la Guerra del Golfo, l’Uranio impoverito, anni di sanzioni illegali, la strategia "Shock and Awe" (terrore e sgomento), la "liberazione" dai tiranni, tutto questo solo per trovare un altro tiranno che lo sostituisca.
Non dimenticheremo mai 2 milioni di Iracheni: uomini, donne e bambini oggi profughi nel loro stesso paese.
Non dimenticheremo mai 1,5 milioni di rifugiati in Siria, 775 mila rifugiati in Giordania e circa 200 mila rifugiati in Egitto.
Non dimenticheremo mai 1 milione di morti Iracheni: uomini, donne e bambini dal Marzo del 2003.
Non dimenticheremo mai i circa 100 mila Iracheni fuggiti dal paese ogni mese dal Marzo del 2003.
Non dimenticheremo mai vedove, vedovi e orfani di questi morti.
Non dimenticheremo mai gli effetti dell’Uranio impoverito delle munizioni Americane che hanno ricoperto i paesi del Medio Oriente.
Non dimenticheremo mai l’aumento del tasso di mortalità infantile. Le fogne a cielo aperto. La violenza settaria che non si è mai vista in Iraq prima che noi insediassimo un Governo filoamericano.
Non dimenticheremo mai la distruzione "Shock and Awe" che ha distrutto tutte le infrastrutture Irachene.
Non dimenticheremo mai Abu Ghraib.
Non dimenticheremo mai gli uomini e le donne scomparse a Guantanamo e le altre carceri segrete americane.
Non dimenticheremo mai gli Iracheni che quotidianamente vengono freddati da stanchi adolescenti americani ai posti di blocco stradali.
Non dimenticheremo mai i suoni di IED (dispositivi esplosivi improvvisati) diretti non ai soldati americani ma bensì alla politica americana.
Non dimenticheremo mai le donne e i bambini colpiti indiscriminatamente dopo un’esplosione IED perché stavano lavorando negli orti, e che spaventati hanno iniziato a correre.
Non dimenticheremo mai che la Guerra è di fatto Terrorismo. E l’America è il più grande promotore del terrorismo.
Non dimenticheremo mai che gli uomini, le donne e i bambini del Medio Oriente possono essere dello stesso colore di Saddam Hussein, ma non hanno la sua faccia. Loro non sono lui. Loro non meritano quello che hanno dovuto subire.
Non so cosa succederà quando mi consegnerò alla polizia, ma accetterò serenamente qualunque conseguenza.
Non chiedo Congedo Onorevole dal Governo e dall’Esercito che non sono loro stessi onorevoli. Dunque vi chiedo ancora una volta di stare dalla parte di questi Uomini e Donne Americani che rifiutano l’occupazione e la guerra.
Messaggio del 21-10-2007 alle ore 22:24:00
domenica 21 ottobre 2007
BASE USA VICENZA:
FERMEREMO LA BONIFICA DEL TERRENO
Sabato 27 ottobre fiaccolata
Resoconto conferenza stampa
«Se la bonifica dagli ordigni bellici in corso all’aeroporto Dal Molin non sarà finalizzata alla realizzazione del parco pubblico, ma alla nuova base Usa, metteremo in atto azioni creative di boicottaggio e rallentamento dei lavori»; questo, in sintesi, il messaggio del Presidio Permanente No Dal Molin, esposto durante una conferenza stampa alla quale hanno partecipato circa 200 persone. «Il commissario Costa ha definito la bonifica un regalo ai vicentini: lo è soltanto se poi quel territorio sarà dei vicentini, cioè diventerà un parco pubblico».
Mentre da un furgone parcheggiato all’esterno della recinzione dell’aeroporto si innaffiavano gli alberelli piantati lo scorso settembre al termine di una manifestazione, con un megafono alcuni portavoce del Presidio hanno commentato le ultime notizie. A partire, per l’appunto, dall’avvio dei lavori di bonifica, iniziati in gran segreto all’alba di mercoledì 17 ottobre. «Il commissario Costa, presentatosi a Vicenza come l’uomo della trasparenza, sta ingannando i vicentini nascondendogli la verità sul Dal Molin. Cosa accadrà quando dovranno brillare gli ordigni rinvenuti, visto che non è stato reso pubblico alcun piano di evacuazione?», ha chiesto Francesco Pavin, che ha anche ricordato che non esiste alcun atto di cessione del terreno da parte del governo italiano a quello statunitense, e quindi si prefigurerebbe un vero e proprio abuso edilizio da parte dell’amministrazione a stelle e strisce.
Decisa anche la risposta alla Giunta comunale, che ha ventilato ancora una volta lo sgombero e la demolizione del Presidio Permanente ; «il Presidio non si tocca – ha dichiarato Cinzia Bottene – e noi abbiamo in progetto di ampliarlo e raddoppiarlo per far diventare il luogo simbolo della lotta dei vicentini più grande ed accogliente»
La prossima iniziativa è prevista per sabato 27 ottobre, quando si svolgerà una fiaccolata contro le bonifiche e in difesa del Presidio Permanente. Al tendone di Ponte Marchese ci si prepara ad una resistenza di lungo periodo.
Presidio Permanente, Vicenza, 21 ottobre 2007
Messaggio del 22-10-2007 alle ore 17:49:50
Si avvicina il 2008. E con il nuovo anno si avvicina pure il momento in cui inizieranno a costruire lo stabilimento per l'assemblaggio dei nuovi cacciabombardieri americani F35.
Entro la cinta dell'aeroporto militare di Cameri (a pochi chilometri da Novara) Lockheed Martin ed Alenia avvieranno a breve le operazioni necessarie per cominciare la produzione dei micidiali cacciabombardieri di nuova generazione.
I prototipi degli F35 già volano nei cieli degli USA: i primi collaudi hanno lasciato molto soddisfatti i militari, felici, evidentemente, di poter disporre di un nuovo ipertecnologico strumento di morte.
Il nostro Paese non è voluto restare indietro nella corsa agli armamenti: sono aumentate le spese per l'acquisto di nuovi sistemi d'arma e diverse missioni cosiddette di pace vengono disseminate qua e là nel mondo, a seconda della fantasia guerrafondaia dei governi che si succedono negli anni che passano. Governi di diversa composizione politica e purtuttavia simili nel concepire una politica estera di aggressione nei confronti di territori altrui e di asservimento alla politica di potenza degli Stati Uniti d'America e della Grande Europa.
Noi, che da sempre rifiutiamo la guerra come pure ogni altro strumento di dominio, non possiamo evitare di alzare alta la nostra voce contro l'ennesima impresa militare che, tra l'altro, stravolgerà pure il nostro territorio compreso entro i confini del parco del Ticino. Ad ogni modo, al di là di ogni questione relativa all'impatto ambientale, costruire cacciabombardieri significa senza dubbio preparare strumenti di sterminio di massa, significa preparare gli attrezzi per la conquista di territori “nemici”, a sostegno della predazione di risorse economiche sempre più scarse e sempre più contese.
Il Coordinamento contro gli F35 ha già organizzato, il 19 maggio scorso, un grande corteo per le strade del centro di Novara. Più di un migliaio di persone hanno percorso la città in modo festoso e deciso, urlando a più riprese un'opposizione intransigente contro tale nuova impresa di morte.
Ma non possiamo fermarci: dobbiamo continuare a contrastare il progetto F35, dobbiamo dimostrare che la gran maggioranza della popolazione italiana si oppone ad ogni guerra ed allo sperpero di denaro pubblico nella costruzione e nell'acquisto di strumenti di morte.
Il 22 ed il 23 settembre, a poca distanza dal recinto dell'aeroporto militare di Cameri, ci siamo riuniti per discutere sulle prossime iniziative da porre in atto.
Prima tra tutte la grande marcia antimilitarista verso l'aeroporto militare di Cameri: il 4 novembre (proprio nel giorno sacro ai militaristi di casa nostra), ci dirigeremo a migliaia verso il luogo dove vogliono costruire l'ennesima fabbrica di morte. E ancora una volta urleremo chiaro e forte il nostro no agli F35.
partenza da P.zza Garibaldi (Stazione F.S. - Novara) ore 12.00
Messaggio del 22-10-2007 alle ore 18:19:22
Roma, 27 ottobre
Fuori le truppe dall´Iraq
No ad azioni militari contro l´Iran
Sit-in per ricordare oltre un milione di morti civili in Iraq
Roma, Piazza Navona, sabato, 27 ottobre, ore 17.30-19.30
Sabato, 27 ottobre, per la prima volta, si organizzano manifestazioni di
massa contemporaneamente in 11 città negli Stati Uniti per esigere il ritiro
immediato delle truppe dall´Iraq ed opporsi ad azioni militari contro l´Iran. La
gente scenderà in piazza nelle grandi città come Boston, Chicago, Los
Angeles, New York, Orlando, Philadelphia, San Francisco e Seattle ma
anche a New Orleans, anch´essa vittima di politiche devastanti, a
Jonesborough nel Tennessee, dove si trova la sede di uno dei più grandi
produttori di armi a base di uranio impoverito e a Salt Lake City nello Utah,
l´unico stato dove Bush mantiene un indice di consenso sopra il 50%.
A Roma, gli Statunitensi per la pace e la giustizia organizzano un sit-in di
solidarietà per sostenere le manifestazioni negli Stati Uniti, ma sopratutto
per richiamare l´attenzione su oltre un milioni di morti civili,
(http://tinyurl.com/27egyu), oltre due milioni di sfollati interni e oltre due
milioni di iracheni che hanno lasciato il paese. (http://tinyurl.com/24g3ny).
Un paese dove è diventato tragicamente comune il detto "oggi è meglio che
domani".
Sulla piazza, "nastri del ricordo" rappresenteranno solo una piccola parte
delle tante vittime civili in Iraq mentre l´occupazione continua a seminare
morti e distruzione.
E con l´escalation di minacce di guerra contro l´Iran, ci sarà anche una
raccolta di firme per opporsi a qualsiasi azione militare.
Invitiamo tutte e tutti ad unirsi a noi questo sabato per chiedere la fine
dell´occupazione dell´Iraq e per dire no ad azioni militari contro l'Iran e di aggiungere un nastro del ricordo per tenere vivo il nome di un civile
innocente.
Messaggio del 06-11-2007 alle ore 08:52:28
REPORT SULLA MARCIA NOVARA - CAMERI CONTRO GLI F35 U.S.A.
2.000 attivisti NoWar hanno impedito la “festa” delle Forze Armate all’aeroporto di Cameri.
A Novara insieme al corteo contro gli F35 è partita la raccolta di firme sulla Legge d’Iniziativa Popolare contro trattati internazionali, basi e servitù militari
Per la prima volta dal 1946, quest’anno a Cameri il 4 novembre non si è potuto festeggiare. L’aeroporto è stato chiuso dalle autorità militari per timore della pacifica invasione degli oltre 2.000 manifestanti contrari alla costruzione dei bombardieri nucleari U.S.A. F35
Gli 11 chilometri che distanziano Novara da quest’insediamento militare, sono stati percorsi dai novaresi insieme a moltissime delegazioni provenienti dal Veneto, dalla Lombardia, dalla Toscana, dalla Liguria, dal Lazio.
Dietro lo striscione d’apertura del Coordinamento contro gli F35 i No Dal Molin, i NO TAV, le bandiere del sindacalismo di base, i vari comitati contro le basi e la guerra presenti nelle varie città del Nord e del centro Italia. Tra gli altri, anche lo striscione della Rete nazionale Disarmiamoli!
Presenze importanti, che hanno trasformato la marcia - com’era nelle intenzioni dei promotori - in una scadenza di carattere generale, parte integrante della battaglia contro le devastazioni economiche, sociali, ambientali e culturali determinate dalle politiche militariste dell’attuale governo di centro sinistra.
La manifestazione del 4 novembre segue l’altrettanto riuscita mobilitazione del 19 maggio, quando il Coordinamento novarese, con un corteo che attraversò tutto il centro storico, ha lanciato l’allarme sul progetto di cooperazione economica Italia/USA firmato a Whashington dal sottosegretario alla Difesa Lorenzo Forcieri.
Da allora ad oggi l’esecutivo Prodi non ha assolutamente cambiato orientamento, a riprova della totale inconsistenza dell’opzione “pacifista” interna al suo esecutivo.
Il movimento contro la guerra, forte di una unità costruita intorno a mobilitazioni indipendenti da questo desolante quadro politico, si prepara ora alle prossime mobilitazioni, l’assemblea nazionale del 25 novembre, la due giorni del 7 – 8 dicembre in Val Di Susa, la tre giorni del 14 – 15 – 16 dicembre a Vicenza .
La campagna per la Legge d’Iniziativa Popolare su Trattati internazionali, Basi e Servitù militari s’inserisce appieno in questo percorso, come momento di coagulo e coordinamento nei vari Comitati promotori locali, strumento utile a costruire legami di massa nelle grandi metropoli, nelle città come nei paesini che costellano una penisola prigioniera di una fittissima rete di basi militari italiane e straniere, fabbriche d’armi, porti nucleari e poligoni di tiro.
Nella piazza di fronte alla stazione di Novara, prima della partenza del corteo e per tutta la giornata, sono stati allestiti due banchetti per la raccolta di firme sulla Legge.
A Novara come a Lecce, a Cagliari come a Catania ed in altri centri minori, nonostante il vergognoso black out della stampa “bipartisan”, migliaia sono state le firme raccolte nel giorno di lancio della Legge d’Iniziativa Popolare su Trattati internazionali, Basi e Servitù militari .
Il 4 novembre a Novara il movimento contro la guerra ha segnato un altro punto a suo favore.
Messaggio del 06-11-2007 alle ore 14:31:39
@ Libertad:
Le mie sono opinioni e valutazioni, basate sul mio punto di vista, frutto del ragionamento e della deduzione figlia dell'osservazione del mondo... :0)
Quando si hanno delle argomentazioni, le si illustra e le si motiva...
...Quando non si ha altro che una giovane età, tanta voglia di fare ma senza nessuna cognizione o velleità reale... Si fa propaganda, si copia e si incolla, si scrive in maiuscolo, si odia e si strepita, si cantano cori, si scandisono inni... :0)
Insomma, si fa i coglioni... :0)
Poi si cresce, e magari si fa altro, qualsa di più intelligente e costruttivo...
...Verrà il tuo tempo, non temere.
La frustrazione e l'impotenza sono sentimenti leciti, quando si è nella tua condizione... :0)
Messaggio del 06-11-2007 alle ore 15:10:08
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REPORT SULLA MARCIA NOVARA - CAMERI CONTRO GLI F35 U.S.A.
2.000 attivisti NoWar hanno impedito la “festa” delle Forze Armate all’aeroporto di Cameri.
A Novara insieme al corteo contro gli F35 è partita la raccolta di firme sulla Legge d’Iniziativa Popolare contro trattati internazionali, basi e servitù militari
Per la prima volta dal 1946, quest’anno a Cameri il 4 novembre non si è potuto festeggiare. L’aeroporto è stato chiuso dalle autorità militari per timore della pacifica invasione degli oltre 2.000 manifestanti contrari alla costruzione dei bombardieri nucleari U.S.A. F35
Gli 11 chilometri che distanziano Novara da quest’insediamento militare, sono stati percorsi dai novaresi insieme a moltissime delegazioni provenienti dal Veneto, dalla Lombardia, dalla Toscana, dalla Liguria, dal Lazio.
Dietro lo striscione d’apertura del Coordinamento contro gli F35 i No Dal Molin, i NO TAV, le bandiere del sindacalismo di base, i vari comitati contro le basi e la guerra presenti nelle varie città del Nord e del centro Italia. Tra gli altri, anche lo striscione della Rete nazionale Disarmiamoli!
Presenze importanti, che hanno trasformato la marcia - com’era nelle intenzioni dei promotori - in una scadenza di carattere generale, parte integrante della battaglia contro le devastazioni economiche, sociali, ambientali e culturali determinate dalle politiche militariste dell’attuale governo di centro sinistra.
La manifestazione del 4 novembre segue l’altrettanto riuscita mobilitazione del 19 maggio, quando il Coordinamento novarese, con un corteo che attraversò tutto il centro storico, ha lanciato l’allarme sul progetto di cooperazione economica Italia/USA firmato a Whashington dal sottosegretario alla Difesa Lorenzo Forcieri.
Da allora ad oggi l’esecutivo Prodi non ha assolutamente cambiato orientamento, a riprova della totale inconsistenza dell’opzione “pacifista” interna al suo esecutivo.
Il movimento contro la guerra, forte di una unità costruita intorno a mobilitazioni indipendenti da questo desolante quadro politico, si prepara ora alle prossime mobilitazioni, l’assemblea nazionale del 25 novembre, la due giorni del 7 – 8 dicembre in Val Di Susa, la tre giorni del 14 – 15 – 16 dicembre a Vicenza .
La campagna per la Legge d’Iniziativa Popolare su Trattati internazionali, Basi e Servitù militari s’inserisce appieno in questo percorso, come momento di coagulo e coordinamento nei vari Comitati promotori locali, strumento utile a costruire legami di massa nelle grandi metropoli, nelle città come nei paesini che costellano una penisola prigioniera di una fittissima rete di basi militari italiane e straniere, fabbriche d’armi, porti nucleari e poligoni di tiro.
Nella piazza di fronte alla stazione di Novara, prima della partenza del corteo e per tutta la giornata, sono stati allestiti due banchetti per la raccolta di firme sulla Legge.
A Novara come a Lecce, a Cagliari come a Catania ed in altri centri minori, nonostante il vergognoso black out della stampa “bipartisan”, migliaia sono state le firme raccolte nel giorno di lancio della Legge d’Iniziativa Popolare su Trattati internazionali, Basi e Servitù militari .
Il 4 novembre a Novara il movimento contro la guerra ha segnato un altro punto a suo favore.
Messaggio del 06-11-2007 alle ore 15:11:18
@ Libertad:
Quote:
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4-non c'e un limite di apertura di post,cioè un qualsiasi mentecatto puo'
aprirne centinaia al giorno.
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Beh... La cosa dovrebbe farti piacere... In quale altro luogo verresti trattato con tanto rispetto e comprensione?
:0)
Cmq ti ricordo che:
Le mie sono opinioni e valutazioni, basate sul mio punto di vista, frutto del ragionamento e della deduzione figlia dell'osservazione del mondo... :0)
Quando si hanno delle argomentazioni, le si illustra e le si motiva...
...Quando non si ha altro che una giovane età, tanta voglia di fare ma senza nessuna cognizione o velleità reale... Si fa propaganda, si copia e si incolla, si scrive in maiuscolo, si odia e si strepita, si cantano cori, si scandisono inni... :0)
Insomma, si fa i coglioni... :0)
Poi si cresce, e magari si fa altro, qualsa di più intelligente e costruttivo...
...Verrà il tuo tempo, non temere.
La frustrazione e l'impotenza sono sentimenti leciti, quando si è nella tua condizione... :0)
Messaggio del 06-11-2007 alle ore 15:16:01
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REPORT SULLA MARCIA NOVARA - CAMERI CONTRO GLI F35 U.S.A.
2.000 attivisti NoWar hanno impedito la “festa” delle Forze Armate all’aeroporto di Cameri.
A Novara insieme al corteo contro gli F35 è partita la raccolta di firme sulla Legge d’Iniziativa Popolare contro trattati internazionali, basi e servitù militari
Per la prima volta dal 1946, quest’anno a Cameri il 4 novembre non si è potuto festeggiare. L’aeroporto è stato chiuso dalle autorità militari per timore della pacifica invasione degli oltre 2.000 manifestanti contrari alla costruzione dei bombardieri nucleari U.S.A. F35
Gli 11 chilometri che distanziano Novara da quest’insediamento militare, sono stati percorsi dai novaresi insieme a moltissime delegazioni provenienti dal Veneto, dalla Lombardia, dalla Toscana, dalla Liguria, dal Lazio.
Dietro lo striscione d’apertura del Coordinamento contro gli F35 i No Dal Molin, i NO TAV, le bandiere del sindacalismo di base, i vari comitati contro le basi e la guerra presenti nelle varie città del Nord e del centro Italia. Tra gli altri, anche lo striscione della Rete nazionale Disarmiamoli!
Presenze importanti, che hanno trasformato la marcia - com’era nelle intenzioni dei promotori - in una scadenza di carattere generale, parte integrante della battaglia contro le devastazioni economiche, sociali, ambientali e culturali determinate dalle politiche militariste dell’attuale governo di centro sinistra.
La manifestazione del 4 novembre segue l’altrettanto riuscita mobilitazione del 19 maggio, quando il Coordinamento novarese, con un corteo che attraversò tutto il centro storico, ha lanciato l’allarme sul progetto di cooperazione economica Italia/USA firmato a Whashington dal sottosegretario alla Difesa Lorenzo Forcieri.
Da allora ad oggi l’esecutivo Prodi non ha assolutamente cambiato orientamento, a riprova della totale inconsistenza dell’opzione “pacifista” interna al suo esecutivo.
Il movimento contro la guerra, forte di una unità costruita intorno a mobilitazioni indipendenti da questo desolante quadro politico, si prepara ora alle prossime mobilitazioni, l’assemblea nazionale del 25 novembre, la due giorni del 7 – 8 dicembre in Val Di Susa, la tre giorni del 14 – 15 – 16 dicembre a Vicenza .
La campagna per la Legge d’Iniziativa Popolare su Trattati internazionali, Basi e Servitù militari s’inserisce appieno in questo percorso, come momento di coagulo e coordinamento nei vari Comitati promotori locali, strumento utile a costruire legami di massa nelle grandi metropoli, nelle città come nei paesini che costellano una penisola prigioniera di una fittissima rete di basi militari italiane e straniere, fabbriche d’armi, porti nucleari e poligoni di tiro.
Nella piazza di fronte alla stazione di Novara, prima della partenza del corteo e per tutta la giornata, sono stati allestiti due banchetti per la raccolta di firme sulla Legge.
A Novara come a Lecce, a Cagliari come a Catania ed in altri centri minori, nonostante il vergognoso black out della stampa “bipartisan”, migliaia sono state le firme raccolte nel giorno di lancio della Legge d’Iniziativa Popolare su Trattati internazionali, Basi e Servitù militari .
Il 4 novembre a Novara il movimento contro la guerra ha segnato un altro punto a suo favore.
Messaggio del 06-11-2007 alle ore 15:20:51
@ Libertad:
Quote:
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4-non c'e un limite di apertura di post,cioè un qualsiasi mentecatto puo'
aprirne centinaia al giorno.
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Beh... La cosa dovrebbe farti piacere... In quale altro luogo verresti trattato con tanto rispetto e comprensione?
:0)
Cmq ti ricordo che:
Le mie sono opinioni e valutazioni, basate sul mio punto di vista, frutto del ragionamento e della deduzione figlia dell'osservazione del mondo... :0)
Quando si hanno delle argomentazioni, le si illustra e le si motiva...
...Quando non si ha altro che una giovane età, tanta voglia di fare ma senza nessuna cognizione o velleità reale... Si fa propaganda, si copia e si incolla, si scrive in maiuscolo, si odia e si strepita, si cantano cori, si scandisono inni... :0)
Insomma, si fa i coglioni... :0)
Poi si cresce, e magari si fa altro, qualsa di più intelligente e costruttivo...
...Verrà il tuo tempo, non temere.
La frustrazione e l'impotenza sono sentimenti leciti, quando si è nella tua condizione... :0)
Messaggio del 06-11-2007 alle ore 15:50:14
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REPORT SULLA MARCIA NOVARA - CAMERI CONTRO GLI F35 U.S.A.
2.000 attivisti NoWar hanno impedito la “festa” delle Forze Armate all’aeroporto di Cameri.
A Novara insieme al corteo contro gli F35 è partita la raccolta di firme sulla Legge d’Iniziativa Popolare contro trattati internazionali, basi e servitù militari
Per la prima volta dal 1946, quest’anno a Cameri il 4 novembre non si è potuto festeggiare. L’aeroporto è stato chiuso dalle autorità militari per timore della pacifica invasione degli oltre 2.000 manifestanti contrari alla costruzione dei bombardieri nucleari U.S.A. F35
Gli 11 chilometri che distanziano Novara da quest’insediamento militare, sono stati percorsi dai novaresi insieme a moltissime delegazioni provenienti dal Veneto, dalla Lombardia, dalla Toscana, dalla Liguria, dal Lazio.
Dietro lo striscione d’apertura del Coordinamento contro gli F35 i No Dal Molin, i NO TAV, le bandiere del sindacalismo di base, i vari comitati contro le basi e la guerra presenti nelle varie città del Nord e del centro Italia. Tra gli altri, anche lo striscione della Rete nazionale Disarmiamoli!
Presenze importanti, che hanno trasformato la marcia - com’era nelle intenzioni dei promotori - in una scadenza di carattere generale, parte integrante della battaglia contro le devastazioni economiche, sociali, ambientali e culturali determinate dalle politiche militariste dell’attuale governo di centro sinistra.
La manifestazione del 4 novembre segue l’altrettanto riuscita mobilitazione del 19 maggio, quando il Coordinamento novarese, con un corteo che attraversò tutto il centro storico, ha lanciato l’allarme sul progetto di cooperazione economica Italia/USA firmato a Whashington dal sottosegretario alla Difesa Lorenzo Forcieri.
Da allora ad oggi l’esecutivo Prodi non ha assolutamente cambiato orientamento, a riprova della totale inconsistenza dell’opzione “pacifista” interna al suo esecutivo.
Il movimento contro la guerra, forte di una unità costruita intorno a mobilitazioni indipendenti da questo desolante quadro politico, si prepara ora alle prossime mobilitazioni, l’assemblea nazionale del 25 novembre, la due giorni del 7 – 8 dicembre in Val Di Susa, la tre giorni del 14 – 15 – 16 dicembre a Vicenza .
La campagna per la Legge d’Iniziativa Popolare su Trattati internazionali, Basi e Servitù militari s’inserisce appieno in questo percorso, come momento di coagulo e coordinamento nei vari Comitati promotori locali, strumento utile a costruire legami di massa nelle grandi metropoli, nelle città come nei paesini che costellano una penisola prigioniera di una fittissima rete di basi militari italiane e straniere, fabbriche d’armi, porti nucleari e poligoni di tiro.
Nella piazza di fronte alla stazione di Novara, prima della partenza del corteo e per tutta la giornata, sono stati allestiti due banchetti per la raccolta di firme sulla Legge.
A Novara come a Lecce, a Cagliari come a Catania ed in altri centri minori, nonostante il vergognoso black out della stampa “bipartisan”, migliaia sono state le firme raccolte nel giorno di lancio della Legge d’Iniziativa Popolare su Trattati internazionali, Basi e Servitù militari .
Il 4 novembre a Novara il movimento contro la guerra ha segnato un altro punto a suo favore.
Messaggio del 12-11-2007 alle ore 20:07:16
sabato 10 novembre 2007
Vicenza. I No Dal Molin festeggiano la sospensione dei lavori
Sono da poco passate le sei di mattina, e piove. Fuori è ancora buio e per le strade non c’è traffico; raggiungiamo il blocco no Dal Molin all’entrata militare dell’aeroporto in tempo record. Strano vedere che il traffico inizia proprio sul viale dell’aeroporto. L’appello di ieri, lanciato dai presidianti alla comunità vicentina, è servito: in questa ultima giornata di azione, in molti si sono mobilitati per essere ai blocchi la mattina presto, prima di andare a lavoro. Il cattivo tempo non ha scoraggiato nessuno.
La lettura della rassegna stampa è ormai un rito. Guido sale su una panca e legge ad alta voce per tutti. Una folla di persone lo circonda per ascoltare con attenzione cosa si dice dell’iniziativa contro i lavori di bonifica, mentre chi ancora dorme nelle tende, viene svegliato dal clamore. Paolo esce dalla tenda un po’ contrariato e ancora avvolto nella coperta, ma subito una signora gli porge un bicchiere di caffè caldo e una brioches. In molti, prima di recarsi in ufficio, approfittano dell’abbondante colazione apparecchiata ai blocchi. Pass anche Paolo Cacciari, deputato del Prc. «Malgrado le recenti vicende, tra la popolazione, le categorie economiche e perfino tra le forze dell’ordine ho trovato un clima disteso e pacifico, vissuto dai manifestanti con la determinazione di chi sa di essere nel giusto ed è consapevole della valenza civile della propria protesta».
Nel frattempo, iniziano ad arrivare anche alcuni studenti. Qualche rappresentante dei movimenti – sia di quello studentesco, che di quello contro la nuova base militare – è comunque in viaggio verso Venezia, per aderire allo sciopero generale indetto dai sindacati di base. Ma in molti hanno deciso di rinunciare al corteo per restare ai blocchi. Gli studenti portano con loro la musica e il sole. Le note delle canzoni di Bob Marley si fanno trasportare dal vento come le nuvole. C’è il solito via vai di auto che entrano ed escono dall’aeroporto, ma la mattina trascorre tranquilla, senza problemi né agitazioni. E gli operai addetti alla bonifica non si fanno vedere nemmeno oggi.
Per il terzo giorno di seguito i lavori all’interno del Dal Molin sono sospesi. «Non avevo mai fatto prima una cosa simile e me ne pento – confida Anna, del gruppo Donne no Dal Molin – Questi tre giorni di blocchi sono stati un’esperienza speciale, che mi ha dato forza e speranza».
L’ora di pranzo si avvicina. Gianna inizia a preparare il fuoco con l’aiuto di Vittorino. Paola taglia la polenta da abbrustolire e Pino prepara le salsicce. Il menù trova l’appoggio di tutti, per i vegetariani c’è del formaggio da far sciogliere sul fuoco. Mentre al blocco di viale Ferrarin si prepara da mangiare, dall’altra parte, sul lato civile, è in corso la conferenza stampa indetta dal Presidio Permanente per aggiornare i giornalisti della stampa locale sullo stato dei blocchi e sulle prossime iniziative in programma. Marco diventa per l’occasione il portavoce del movimento, è supportato da molti dei presidianti che gli danno man forte di fronte alle domande della schiera di giornalisti con il taccuino in mano. Una telefonata interrompe la conferenza stampa. La notizia arriva da Firenze: sembra che la ditta fiorentina Abc General Engineering, vincitrice dell’appalto per la bonifica dell’area del Dal Molin abbia deciso di rinunciare all’incarico. Un applauso accoglie la notizia.
Secondo quanto riportato da Sole 24 Ore di oggi, Gianfranco Mela, titolare di Abc, avrebbe deciso di ritirare il personale addetto alle bonifiche dopo le proteste del movimento vicentino e quelle dei gruppi toscani che hanno risposto all’appello dei No Dal Molin. L’appalto era stato vinto dalla ditta Abc in associazione con l’azienda Strago di Portici (Napoli) e il contratto stipulato con le forze armate statunitensi sarebbe dovuto durare nove mesi. La conferenza stampa si conclude tra le speranze e i sorrisi dei manifestanti. Stasera, alle 21, una festa davanti all’ingresso civile dell’aeroporto concluderà i tre giorni di blocchi. Musica, castagne e vin brulè per un’altra notte in bianco. Per recuperare il sonno c’è tempo. Stasera si festeggia.
BLOCCHI BONIFICHE: ABBIAMO VINTO! Ditta incaricata si ritira dalla bonifica
Se ricominciano le bonifica, nuovi blocchi
L’ABC di Firenze, ditta incaricata dagli statunitensi per la bonifica dell’aeroporto Dal Molin, ha comunicato la propria decisione di interrompere i lavori e ritirarsi dalle bonifiche.
Abbiamo vinto; questi tre giorni di blocco dei lavori hanno dimostrato la forza del movimento vicentino, capace di impedire pacificamente l’accesso all’aeroporto a coloro che avrebbero dovuto realizzare la bonifica; ma hanno dimostrato anche la forza politica di un movimento che in poche ore ha ricevuto la solidarietà da tante città italiane, a partire da Firenze dove è stata contestata l’ABC.
Fermare la realizzazione della nuova installazione militare è possibile. A Vicenza siamo sempre più determinati a raggiungere questo obiettivo.
Un ringraziamento a quanti, in questi giorni, ci hanno dimostrato da tutta Italia la propria solidarietà e il proprio sostegno.
Se i lavoratori della aziende incaricate della bonifica torneranno al Dal Molin, noi torneremo a presidiare gli ingressi dell’aeroporto e ad impedir loro l’ingresso. I primi tre giorni di blocco sono stati molto positivi; la bonifica è stata sospesa ed i lavoratori sono stati richiamati dal l’azienda che ora dichiara di non voler continuare il lavoro in quando non vi sono le condizioni necessarie. Noi non siamo contrari alla bonifica in sé, bensì alla nuova base militare che si vuole realizzare e per la quale è in corso la bonifica.
Abbiamo scritto una lettera aperta al titolare dell’ABC di Firenze, azienda che stava svolgendo le bonifiche, per spiegare le nostre ragioni e motivare le nostre iniziative. Ci auguriamo che il titolare dell’azienda specializzata voglia confermare la propria determinazione a non proseguire nei lavori di bonifica per non rendersi complice della costruzione di un’opera devastante imposta alla comunità locale.
Messaggio del 15-11-2007 alle ore 19:32:51
BASE USA VICENZA
BONIFICHE, MOBILITAZIONE CONTINUA
Iniziative a Firenze e Napoli
La bonifica del Dal Molin è ricominciata e non si fermano le iniziative di quanti vogliono impedire la realizzazione della nuova base Usa a Vicenza. Quest’oggi le sedi delle due ditte che si occupano della bonifica – a Firenze e Pozzuoli – sono state presidiate dai movimenti fiorentini e napoletani che appoggiano la lotta del movimento vicentino.
La mobilitazione continua: non solo a Vicenza, ma anche in altre città d’Italia. La bonifica è funzionale ai progetti statunitensi, ed è per questo che continueremo a mettere in campo iniziative di blocco e di boicottaggio dei lavori e delle aziende coinvolte.
Durante il presidio di fronte all’ABC di Firenze sarebbe emerso che la ditta del sig. Mela non avrebbe ancora ricominciato i lavori. Dunque, la bonifica del Dal Molin, attualmente, proseguirebbe a ritmi dimezzati per l’assenza di gran parte degli addetti.
Nei prossimi giorni costruiremo, insieme, nuove iniziative, mentre il 15 dicembre, giornata di mobilitazione europea, sfileremo insieme per le strade di Vicenza.
Messaggio del 22-11-2007 alle ore 08:18:06
«La festa "No Dal Molin" del 2 dicembre ci sarà e sarà grande». Lo assicura Oscar Mancini della Cgil Vicenza. Il no del Comune all'utilizzo del Palasport aveva spinto gli organizzatori dell'evento (Coordinamento comitati, Rete Lilliput, sindacato e altri ancora) a bussare alla porta del Centro Sport Palladio.
Sembrava cosa fatta ed invece il direttore dell'impianto Luca Milocco ha sorpreso tutti mettendo in forte dubbio la possibilità di ospitare la manifestazione. «È successo qualcosa di straordinario - commenta Mancini con una vena d'ironia - Milocco ha scoperto l'acqua calda, ovvero che la festa del 2 dicembre è una festa di parte. Forse pensava che avessimo la presunzione di rappresentare l'intera città. Abbiamo sottoscritto il contratto dieci giorni fa e poi ci sono stati sopralluoghi per verificare l'idoneità della struttura. Penso che tra i cinquemila iscritti del centro sportivo molti non avranno gradito questa retromarcia. Non esistono le iniziative neutrali, ma se Milocco non l'ha capito penso che avrà difficoltà in futuro ad affittare il suo centro sportivo. Possibilità di ricucire? Mi sembra difficile, visto che il direttore del Centro Sport Palladio non è stato cortese nei nostri confronti». Su Milocco è arrivato anche il commento della parlamentare vicentina Lalla Trupia: «È sintomo di un clima da caccia alle streghe, che sindaco e giunta stanno alimentando in modo irresponsabile e privo di fondamento». «Non ho subìto alcun clima - ribatte Milocco - Semplicemente ci era stata propinata un'altra cosa, cioè un convention con ospiti importanti come già è successo in passato con la Cgil. Mi sono sentito preso in giro: in quattro volte che ci siamo parlati non è mai venuta fuori la parola Dal Molin. Il contratto comunque non l'avevo ancora firmato: certo che stavo per firmarlo, quando casualmente ho appreso le vere intenzioni degli organizzatori. E adesso? Oggi (ieri per chi legge, ndr) aspettavo da questi signori una chiamata che non è arrivata. Penso che puntino ancora sul Centro Sport Palladio e forse chiamerò per avere un chiarimento».
Anche secondo Giancarlo Albera, portavoce del Coordinamento dei comitati, «c'è bisogno di un chiarimento, magari attraverso un incontro diretto», quello che sembra essere mancato nella trattativa tra la struttura di via Cavalieri di Vittorio Veneto e i movimenti vicentini contro la base.
Messaggio del 27-11-2007 alle ore 00:39:30
Lo scorso giugno 170 Parlamentari avevano promesso al movimento vicentino di
promuovere una moratoria sui lavori di realizzazione della nuova base Usa a
Vicenza.
La moratoria non è ancora stata discussa dal Parlamento mentre al Dal Molin sono
iniziate le bonifiche belliche funzionali alla militarizzazione di Vicenza. I
Parlamentari, dopo aver promesso per mesi questo atto, ora vorrebbero che siano
i cittadini, attraverso una raccolta firme, a farsi promotori della moratoria.
Vicenza non si prende in giro: chi si dichiara contrario al Dal Molin deve
essere coerente con le proprie dichiarazioni e sfidare Prodi sul tema della
moratoria, portando in Parlamento il dibattito; qualunque scelta diversa sarebbe
un escamotage per nascondere l'abbandono nei confronti della comunità vicentina
e di quanti si battono contro la guerra e per la difesa della terra.
La moratoria è un compito di chi siede in Parlamento, e da loro la pretendiamo.
Non si può essere contrari alla nuova base Usa senza poi fare i doverosi atti
per impedirne la realizzazione: la richiesta di dibattito sulla moratoria va
presentata in Parlamento subito, entro e non oltre la mobilitazione europea di
dicembre.
Di seguito il documento sottoscritto dai 170 parlamentari lo scorso giugno.
28 giugno 2007
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ROMANO PRODI
I sottoscritti chiedono che:
- si attivino al più presto le procedure per la convocazione della seconda
conferenza nazionale sulle Servitù militare già all'attenzione della Commissione
Difesa della Camera, come previsto dal programma dell'Unione;
- si attui una Moratoria in merito all'inizio dei lavori per la costruzione di
una nuova base militare americana nel sito "Dal Molin" di Vicenza, alla luce
dalla discussione di merito della sopraindicata conferenza e in attesa
dell'attivazione delle procedure relative alla V.I.A., come richiesto dal
Ministro dell'Ambiente;
- il Commissario di governo, On. Paolo Costa, si impegni a favorire lo
svolgimento del referendum consultivo sull'impatto ambientale richiesto dai
Comitati dei cittadini "No Dal Molin".
On. Lalla Trupia (Sd)
On. Laura Fincato (Ulivo)
On. Elettra Deiana (Prc-Se)
On. Luana Zanella (Verdi)
Sen. Tiziana Valpiana (Prc-Se)
Sottosegretari:
Paolo Cento
Alfonso Gianni
Famiano Crucianelli
Gruppo Sinistra Democratica Camera:
Titti Di Salvo (Capogruppo)
Spini Valdo (Vice capogruppo)
Attili Antonio
Aurisicchio Raffaele
Bandoli Fulvia
Barbatella Fabio
Buffo Gloria
D'Antona Olga
Fumagalli Marco
Grillini Franco
Leoni Carlo
Lomaglio Angelo
Maderloni Claudio
Nicchi Marisa
Pettinari Luciano
Rotondo Antonio
Sasso Alba
Scotto Arturo
Zanotti Katia
Gruppo Sinistra Democratica Senato:
Salvi Cesare (Capogruppo)
Pisa Silvana (Vice capogruppo)
Angius Gavino
Battaglia Gianni
Bellini Giovanni
Brutti Paolo
Di Siena Piero
Galardi Guido
Iovene Nuccio
Mele Giorgio
Montalbano Accursio
Villone Massimo
Gruppo Prc-Se Camera:
Migliore Gennaro (Capogruppo)
Giordano Francesco
Sperandio Gino
Falomi Antonello
Mascia Graziella
Acerbo Maurizio
Burgio Alberto
Cacciari Paolo
Cannavò Salvatore
Cardano Anna Maria
Saverio Caruso Francesco
Cogodi Luigi
De Cristofaro Peppe
De Simone Titti
Raschid Alì
Dioguardi Daniela
Duranti Donatella
Farina Daniele
Ferrara Ciccio
Folena Pietro
Forgione Francesco
Frias Mercedes
Luxuria Vladimir
Iacomino Salvatore
Locatelli Ezio
Lombardi Angela
Mantovani Ramon
Mungo Donatella
Olivieri Sergio
Pegolo Gian Luigi
Perugia Maria Cristina
Provera Marilde
Ricci Andrea
Ricci Mario
Rocchi Augusto
Russo Franco
Siniscalchi Sabina
Smeriglio Massimiliano
Zipponi Maurizio
Gruppo Prc-Se Senato:
Russo Spena Giovanni (Capogruppo)
Gagliardi Rina
Sodano Tommaso
Albonetti Martino
Alfonzi Daniela
Allocca Salvatore
Boccia Maria Luisa
Bonadonna Salvatore
Menapace Lidia
Capelli Giovanna
Caprili Milziade
Confalonieri Giovanni
Del Roio Josè
Di Lello Giuseppe
Emprin Erminia
Giuliani Heidi
Giannini Fosco
Grassi Claudio
Liotta Santo
Martone Francesco
Nardini Maria
Palermo Anna Maria
Tecce Raffaele
Vano Olimpia
Zuccherini Stefano
Gruppo Verdi-Pdci Senato:
Palermi Manuela
Ripamonti Natale
Bulgarelli Mauro
Cossutta Armando
De Petris Loredana
Donati Anna
Pecoraro Scanio Marco
Pellegatta Maria Agostina
Tibaldi Dino
Gruppo Pdci Camera:
Giuseppe Sgobio
Katia Berillo
Luigi Cancrini
Rosalba Cesini
Silvio Crapolicchio
Giacomo De Angelis
Oliviero Diliberto
Severino Galante
Orazio Licandro
Franco Napoletano
Giovanni Pagliarini
Fernando Pignataro
Roberto Soffritti
Nicola Tranfaglia
Elias Vacca
Iacopo Venier
Gruppo Verdi Camera:
Bonelli Angelo
Trepiccione Giuseppe
Balducci Paola
Boato Marco
Boco Stefano
Cassola Arnold
De Zulueta Tana
Francescato Grazia
Fundarò Massimo
Lion Marco
Pellegrino Tommaso
Piazza Camillo
Poletti Roberto
Altri senatori:
Oskar Peterlini (Aut)
Franca Rame (Idv)
Felice Casson (Ulivo)
Fernando Rossi (Misto)
Deputati Ulivo:
Cinzia Fontana
Giuseppe Giulietti
Teresa Bellanova
Marilena Samperi
Laura Froner
Cinzia Dato
Dorina Bianchi
Gianni Cuperlo
Maura Leddi
Leopoldo Di Girolamo
Maria Grazia Fortugno
Andrea Colasio
Francesco Amendola
Maran Alessandro
Martella Andrea
Gabriele Frigato
Adriano Musi
Pertoldi Flavio
Strizzalo Ivano
Viola Giuliano
Mariani Raffaella
DAL MOLIN
MORATORIA: SE NON ORA, QUANDO?
I Parlamentari che si dichiarano contrari alla realizzazione della nuova base
Usa a Vicenza sono 170; dicono di voler impedire, attraverso il proprio impegno
nelle istituzioni, la costruzione dell'installazione militare che vede contraria
gran parte della comunità locale.
La scorsa estate avevano promesso al movimento vicentino una moratoria sui
lavori di realizzazione, in attesa della seconda Conferenza sulle servitù
militari, prevista dal programma con il quale l'Unione si è presentata agli
elettori nel 2006. «Convinceremo Prodi ad interrompere l'iter della
realizzazione», avevano promesso. Ora, a quanto pare, si tirano indietro.
Alcune settimane fa sono iniziati i lavori di bonifica bellica dell'aeroporto
Dal Molin, funzionali alla realizzazione dei progetti statunitensi. Li abbiamo
bloccati per alcuni giorni e abbiamo chiesto ai Parlamentari di mantenere le
proprie promesse: portare subito in Parlamento la richiesta di dibattito sulla
moratoria e bloccare la realizzazione di un'opera che coniuga la condivisione
delle politiche di guerra dell'Amministrazione Usa con la distruzione del
territorio e dei beni comuni da un lato, il disprezzo per la democrazia e la
partecipazione delle comunità locali, dall'altro: il peggio del governo Prodi.
Ieri, 21 novembre, ci siamo recati a Roma per partecipare ad un incontro
promosso da questi Parlamentari, convinti di discutere di come mettere in atto,
nei tempi più brevi possibili, la moratoria. Abbiamo scoperto che i Parlamentari
non proporranno più la moratoria, ma che dovremmo essere noi cittadini,
attraverso una raccolta firme nazionale, a promuoverla; come se i compiti di chi
siede nelle istituzioni dovessero essere assolti dai movimenti e da coloro che,
in tutti questi mesi, hanno sopportato il peso maggiore dell'opposizione alla
militarizzazione di Vicenza.
Vicenza non si prende in giro: chi si dichiara contrario al Dal Molin deve
essere coerente con le proprie dichiarazioni e sfidare Prodi sul tema della
moratoria, portando in Parlamento - che tra l'altro non ha mai affrontato il
nodo Vicenza - il dibattito; qualunque scelta diversa sarebbe un escamotage per
nascondere l'abbandono nei confronti della comunità vicentina e di quanti si
battono contro la guerra e per la difesa della terra. Abbiamo già visto il
Governo promettere di ascoltare la comunità vicentina e poi tradirla: c'è
qualcuno che vuol seguire il solco tracciato da Prodi? Non portare subito in
Parlamento la moratoria, infatti, significa comportarsi nello stesso modo del
Presidente del Consiglio che, dopo aver promesso di voler considerare la vicenda
alla luce della volontà della comunità locale, dichiarò dall'estero di non
opporsi alle richieste statunitensi svendendo la nostra città.
Gran parte delle donne e degli uomini vicentini e molti cittadini di questo
Paese hanno già espresso in mille forme la propria contrarietà alla
militarizzazione del territorio e alla presenza di strutture funzionali alla
guerra. Ora è compito dei 170 parlamentari che si dichiarano contrari alla
realizzazione della nuova base Usa di Vicenza trasformare questa contrarietà in
fatti concreti all'interno delle istituzioni nelle quali operano grazie al
mandato dei cittadini.
La moratoria è un compito di chi siede in Parlamento, e da loro la pretendiamo.
Non si può essere contrari alla nuova base Usa senza poi fare i doverosi atti
per impedirne la realizzazione: la richiesta di dibattito sulla moratoria va
presentata in Parlamento subito, entro e non oltre la mobilitazione europea di
dicembre.
Messaggio del 03-12-2007 alle ore 08:40:55
Da Vicenza all’Europa
14, 15, 16 dicembre:
3 giorni di mobilitazione europea a Vicenza
Da oltre un anno, uomini e donne della città di Vicenza stanno lottando contro la costruzione di una nuova, immensa struttura militare statunitense, che non vogliamo sia costruita né nella nostra città nè altrove. Una lotta che vede accomunate persone di diversi orientamenti politici, con culture, linguaggi e storie diverse tra loro. Questa battaglia affonda le proprie radici nella difesa della terra e nel no determinato alla guerra, fonte di lutti e tragedie, nella richiesta di pace. La politica “ufficiale” ha mostrato, in tutta questa vicenda, il peggio di sé, tentando d’imporre una scelta del genere ad una comunità fortemente contraria. Senza alcuna differenza, i governi italiani di centrodestra e centrosinistra hanno deciso di passare sopra le teste dei cittadini.
Difesa dei beni comuni e del territorio, no alla guerra e nuove forme di democrazia e partecipazione ai processi decisionali, piena autonomia rispetto alla “politica”: questi sono stati, per noi del Presidio Permanente contro il Dal Molin, i punti cardinali per mantenere la rotta dentro questa vicenda. Insieme a molti altri uomini e donne di tutta Italia, abbiamo dato vita a manifestazioni imponenti, a cui hanno partecipato centinaia di migliaia di persone. Eravamo partiti dai nostri quartieri, nel silenzio, con poche forze, siamo riusciti a portare la contraddizione sul piano nazionale. Abbiamo appena concluso un festival, a cui hanno partecipato almeno 30.000 persone, per rilanciare la nostra lotta contro questo progetto di guerra. Siamo convinti che si debba però andare oltre, che anche questi stretti confini vadano superati. Abbiamo conosciuto, in questo nostro percorso, realtà in tutta europa molto simili alla nostra. Abbiamo incrociato forme di resistenza e di difesa dei beni comuni, del territorio e delle risorse naturali, così come comitati, associazioni e movimenti che lottano come noi per impedire l’installazione di nuove strutture militari funzionali alla guerra permanente e contro un folle processo di riarmo, e con tutte queste esperienze abbiamo condiviso l’assoluta mancanza di democrazia nei processi decisionali. Come un copione unico, abbiamo sentito le storie di chi, da Venezia con il Mose alla Val di Susa con l'Alta Velocità, da Napoli con i rifiuti a Cameri con la costruzione degli F-35, dalla Repubblica Ceca alla Germania, dall'Olanda a Heathrow, da Varsavia a Londra, ha impattato con un potere che si allontana sempre più dai bisogni e dalle volontà dei cittadini, imponendo dall’alto scelte non condivise.
Ora vogliamo superare nuovi confini. Siamo convinti che oggi sia possibile costruire uno spazio comune dei movimenti che, nelle loro differenze e peculiarità, portano avanti istanze di democrazia reale. Non vogliamo proporre forme di sintesi o semplificazione, non vogliamo costruire un movimento europeo che annulli le specificità di ognuno. Al contrario, vogliamo ragionare sulla costruzione di una rete in grado di far risaltare la ricchezza di questi movimenti. Per quel che ci riguarda abbiamo sempre preferito lavorare per allargare la partecipazione, per costruire spazi d’inclusione.
Siamo convinti che oggi l’Europa possa essere, allo stesso tempo, uno spazio attraversabile da queste istanze e una dimensione praticabile dai movimenti, nella loro autonomia, per produrre risultati effettivi, per misurare nel concreto la forza delle lotte. Abbiamo indetto, come Presidio Permanente contro il Dal Molin, un’iniziativa europea nei giorni 14, 15 e 16 dicembre, a Vicenza, con una grande manifestazione dei cittadini europei sabato 15 dicembre contro il progetto Dal Molin. Vogliamo, in quei giorni, far convivere queste complessità, metterle in relazione, con momenti di discussione e iniziative sul terreno della pace e del no alla guerra, della difesa del territorio e dei beni comuni, per ripensare assieme alle forme di partecipazione di fronte alla crisi della democrazia rappresentativa, sempre più autoreferenziale e lontana dai bisogni e dalle istanze dei cittadini. La proposta che facciamo è quella di costruire assieme un primo momento di discussione europeo, da tenersi a fine ottobre, per preparare nel migliore dei modi la scadenza di dicembre.
mercoledì 12 maggio 2004
Ecco le adesioni all'appello "Da Vicenza all'Europa" per la mobilitazione del 14, 15 e 16 dicembre.
Vi ricordiamo che per adesioni, info, proposte, contributi, l'indirizzo email a cui scrivere è [email protected] e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo
ADESIONI NAZIONALI
- Sinistra Critica - Associazione nazionale per la sinistra alternativa
- Rete nazionale Disarmiamoli!
- Attac Italia
- Rete Nazionale di Sempre contro la Guerra
- Rete 28 aprile
- Cobas
- Campo Antimperialista
- Pmli
- Associazione Umanista "Mondo Senza Guerre"
- Emergency
- Movimento No Tav
- FdCA
- Donne in nero
- Comitati No Tav della Val Susa
- Associacione Chiama l'Africa
- Unione Sindacale Italiana
- Critica Sindacale
- Socialismo Rivoluazionario
- Forum Ambientalista
ADESIONI LOCALI
- U.S. Citizens for Peace & Justice - Rome
- Statunitensi contro la Guerra (Firenze)
- RSU Ateneo fiorentino
- FLC-CGIL Università di Firenze
- coordinamento di associazioni per i diritti dei migranti "Baobab" (Cosenza)
- gruppo No Dal Molin di Lonigo (Vicenza)
- CSA dordoni (Cremona)
- Comitato difesa del territorio (Cremona)
- Centro ligure di documentazione per la pace
- C.A.T. Comitato Ambientale Territoriale (Roma)
- Comitato Spontaneo per la pace di Faenza
- Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella
- Comitato antielettrosmog Alberi non antenne di Bologna
- Comitato Una strada per Peppino Impastato
- Movimento civico "NO DISCARICA COLUMBRA" (Crotone)
- Rete controg8 per la globalizzazione dei diritti
- meetup Amici di Beppe Grillo di Treviso
- Associazione EQuiStiamo (Vicenza)
- Movimento Zero (Veneto e Vicenza)
- Umbria contro la guerra
- Comitato difesa del Litorale Carsico di Trieste/Monfalcone
- Comitato No Tav Isontino
- Cagliari Social Forum
- Comitato Tutela Territorio Orgiano e Asigliano Veneto (Vicenza)
- Comitato Intercomunale Tutela Territorio Area Berica (Vicenza)
- Collettivo non violento uomo ambiente Bassa Reggiana di Guastalla
- Medicina democratica (Milano)
- Progetto sulla Soglia (Vicenza)
- Insieme Società Cooperativa Sociale a r.l.(Vicenza)
- Tangram Società Cooperativa Sociale a r.l.(Vicenza)
- Associazione Rete Famiglie Aperte (Vicenza)
- centro sociale Sos Fornace di Rho ( Mi)
- MantovAntagonista
- Collettivo studentesco 'Aca Toro (Mantova)
- Legittima Difesa Umbra
- Rete di Ecologia Sociale-Verdi di Messina
- Comitato fiorentino di Fermiamo la guerra
- Città Partecipata (Genova)
- Comitato di Arcugnano contro la guerra e le basi militari (Vicenza)
- Meetup Beppe Grillo di Creazzo (Vicenza)
- Gruppo Emergency Firenze
- Gruppo Emergency di Sesto Fiorentino (FI)
- Idee di Futuro (Novara)
- Giovani Comuniste/i brescia
- comitato No dal molin - beni comuni Valle Agno (VI)
- Giovani Comunisti/e di Battipaglia (SA)
- Comitato Via Le Bombe (Aviano-Pordenone)
- Comitato Unitario Contro Aviano 2000 (Pordenone)
- Verdi (Ravenna)
- Partito della Rifondazione Comunista, Federazione di Vicenza
- Coordinamento Emergency Toscana
- Associazione Universitaria 360 gradi di Chieti e Pescara
- Circolo Universitario del Partito della Rifondazione Comunista (Chieti)
- Tavola della Pace vallebrembana
- Tavolo STOP precarietà (Como Social Forum)
- Comitato Lavoratori contro la guerra (Como)
- Circolo Ambiente "Ilaria Alpi" (Merone)
- Circolo Fumagalli (Albate)
- Coordinamento comasco Marcia Mondiale delle Donne
- Arci (Como)
- Attac (Como)
- Giovani Comunisti (Como)
- Circolo Rosa Luxemburg sinistra europea (Como)
- Rete 28 aprile (CGIL Como)
- Lavoro e società (CGIL Como)
- Funzione Pubblica (CGIL Como)
- CLAS (CGIL Como)
- NIDIL (CGIL Como)
- PRC (Como)
- PRC (Erba)
- Verdi (Como)
- Luciano Muhlbauer - Consigliere regionale della Lombardia, Prc
- gruppo Isolon-Chiuppano
- associazione TerradiNessuno (Vicenza)
- Farfalle Rosse (Firenze)
- circoloculturale LEFT “VIBRA” (Modena)
- c.s.a Officina Sociale Rebelde di Jesi (AN)
- L'associazione LUNA E L'ALTRA di Vicenza
- Spazio Libero 51 (L'Aquila)
- Comitato Intercomunale per la Pace del Magentino (MI)
- Csa Intifada (Empoli)
- l'Orda Precaria (Empoli)
- centro sociale SOS FORNACE di Rho
- Circoscrizione dei Soci di BANCA ETICA Vicenza
- SudPontino SocialForum
- Laboratorio Metropolitano
- Pistoia, Collettivo Liberate gli orsi (Pistoia)
- Presidio Permanente "G. Maccacaro" Montale (Pistoia)
- Comitato di Firenze per il 15 dicembre
- Comitato contro il rigassificatore Off-Shore Pisa-Livorno
- Comitato per la chiusura e la riconversione a fini esclusivamente civile della base di Camp Darby
- Confederazione Cobas (Pisa)
- Coordinamento dei Collettivi Universitari(Pisa)
- Coordinamento per l’Unità dei Comunisti (Pisa)
- Giovani Comunisti (Pisa)
- Laboratorio delle Disobbedienze Rebeldia (Pisa)
- Partito della Rifondazione Comunista (Pisa)
- Sinistra Critica (Pisa)
- Spazio Antagonista Newroz (Pisa)
ADESIONI INTERNAZIONALI
- Patricia Walsh, diputada de la Ciudad (Argentina)
- Vilma Ripoll, diputada de la Ciudad (mc) MST-Nueva Izquierda (Argentina)
- Héctor Bidonde, diputado de la Ciudad (Argentina)
- Marcelo Parrilli, presidente del CADHU (Centro de Abogados por los DDHH) (Argentina)
- María Damasseno, copresidenta de la FUBA (Federazione Universitaria de
Buenos Aires) (Argentina)
- Agustín Vanella, consejero superior de la UBA (Universidad de Buenos
Aires) (Argentina)
- Néstor Segovia, delegado del subte (subterraneo Buenos Aires) (Argentina)
- Claudio Carreño, directivo Unión Ferroviaria - Victoria (Argentina)
- Matteo Raschietti (Brasile)
- Cebrapaz - Brazilian Center of Solidarity with Peoples and Struggle for
Peace. http://www.cebrapaz.org.br (Brasile)
- Civil Movement for the Mecsek and Association for the community of
Istenkut (Ungheria)
- Alex Solyom, Civil Movement for the Mecsek - Ungheria
- Socialisticka solidarita (Repubblica Ceca)
- Antiimperialistische Koordination (AIK) (Austria)
- Collettivo bellaciao (Grecia)
- Social Forum Greco
- Australian Anti-Bases Campaign Coalition www.anti-bases.org (Australia)
- Bombspotting http://www.bombspotting.org (Belgio)
- Vredesactie http://www.vredesactie.be (Belgio)
- Nätverket mot krig www.motkrig.org (Svezia)
- German Network against Military Facilities (Germania)
- Plataforma contra la militarización de Albacete http://conmilab.blogspot.com (Spagna)
- Paloma Valverde, translator, Madrid, Spain
- Peggy Albert
- Global Network Against Weapons & Nuclear Power in Space http://www.space4peace.org (USA)
- IPS – Institute for Policy Studies www.ips-dc.org (USA)
- International Action Center www.iacenter.org (USA)
- John Catalinotto, International Action Center, USA
- Transnational Institute www.tni.org (Olanda)
- Comité Pro Rescate y Desarrollo de Vieques - http://www.prorescatevieques.org (Portorico)
- Focus on the Global South (Filippine, Thailandia, India) http://www.focusweb.org/ (Filippine)
- On behalf of Campaign Against Militarism http://www.fridur.is (Islanda)
- Inicjatywa Stop Wojnie - Stop the War Initiative Poland- http://www.isw.w.pl (Polonia)
ADESIONI PERSONALI
- Giorgio Cremaschi, Segretario nazionale Fiom e coordinatore Rete 28 aprile
- Piero Bernocchi, Confederazione Cobas
- Hatami Abolhassan, Architetto
- Teresa Sarti, Presidente di Emergency
- John Gilbert, presidente Direttivo FLC-CGIL toscana
- Stephanie Westbrook, U.S. Citizens for Peace & Justice - Rome
- Marco Sironi (già Segretario federazione di Bergamo del Prc)
- Cesare Semovigo , Valentina Distante ; Autori documentario " La Ragione dei Vinti "
- Antonella Zarantonello (Lonigo)
- Norma Bertullacelli (Genova)
- Risa Sanna (Milano)
- Antionio Mazzeo
- Ettore Lomaglio Silvestri
- Massimo De Santi, Fisico Nucleare, Comitato Unfuturosenzatomiche, Livorno
- Maurizio Timitilli
- Gildo Colombo
- Virginio Giovanni Bertini resp. CGIL Zona di Lucca
- Monica Porro
- Daniele Pagliarini - Verona - Giornalista, Direttore Mensile Commercio Oggi (Verona)
- Chiara Volpato, Dipartimento di Psicologia (Milano)
- Paola Manduca, donne del forum sociale mediterraneo e newweapons
- Nunzio Basile
- Mauro Saterini (Vicenza)
- Antonio Bruno,capogruppo Sinistra europea Comune Genova
- Nando Simeone Consigliere Provincia di Roma PRC-Sinistra Critica.
- Claudia Berton (Verona)
- Massimo Arrigoni - sound poet (Milano)
- Doriana Goracci (Capranica, Vt)
- Cesare Semovigo
- Valentina Distante
- Carlo Corbellari, Rdb Cub Comune Verona
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- Piero Maestri - Guerre&Pace
- Dante Bedini, membro direttivo provinciale Cgil scuola di Treviso
- Elio Rindone
- Silvia Manderino - Liberacittadinanza sede Venezia
- Gianni Palumbo, Segretario Provinciale Federazione PRC/SE (Matera)
- Gaetano Stella Cobas Toscana
- Volpato Sandra, statistico-epidemiologa
- Alberto Pacelli (Novara)
- Marco Borin (Vicenza)
- Michele Basso, Università degli Studi di Padova
- Francesca Lillia (Como)
- Bottene Massimo
- Marcante Maddalena
- Bottene Raffaele
- Alessandro Fanton (Vicenza)
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Ultimo aggiornamento ( domenica 02 dicembre 2007 )
9 dicembre: «sarà contestazione» «Vogliamo essere chiari: non andremo a Roma in delegazione per incontrare i Parlamentari; ci andremo in centinaia, con pentole e tamburi, per contestarli, perché le promesse che ci hanno fatto sulla moratoria devono essere mantenute»; con queste parole si è aperta la conferenza stampa con cui il Presidio Permanente ha presentato l’iniziativa del 9 dicembre. [...]
«Vogliamo essere chiari: non andremo a Roma in delegazione per incontrare i Parlamentari; ci andremo in centinaia, con pentole e tamburi, per contestarli, perché le promesse che ci hanno fatto sulla moratoria devono essere mantenute»; con queste parole si è aperta la conferenza stampa con cui il Presidio Permanente ha presentato l’iniziativa del 9 dicembre.
Il “popolo delle pentole” sarà a Roma, alla convention della sinistra radicale, con modalità molto simili a quelle adottate il 3 giugno quando Prodi fu contestato all’auditorium di Trento; obiettivo della trasferta dei vicentini è «pretendere ciò che ci è dovuto, ovvero la moratoria sui lavori al Dal Molin – che i parlamentari avevano promesso mesi fa e che ora vorrebbero scaricare sui cittadini – sia realtà entro il 15 dicembre, giornata in cui Vicenza sarà attraversata da un grande corteo».
«Alle parole devono seguire i fatti. – hanno proseguito i No Dal Molin – Noi vogliamo che chi si dice al fianco del movimento vicentino ponga con chiarezza la discriminante del Dal Molin a Prodi: o la moratoria subito, oppure non saranno votati alcuni emendamenti della Finanziaria». Da oltre un anno donne e uomini dedicano la propria quotidianità a contrastare la realizzazione della nuova base Usa; «ora il tempo delle parole è finito, vogliamo fatti concreti; e su questo siamo convinti di trovare la condivisione della platea che parteciperà alla convention organizzata da PRC, PdCI, Verdi e SD».
Ministri, sottosegretari e Parlamentari della sinistra, dunque, saranno accompagnati dal rullo di pentole e tamburi, come è accaduto a Rutelli lo scorso settembre a Vicenza; «porteremo la nostra voce dentro e fuori la Fiera di Roma», promettono da Presidio Permanente.
Messaggio del 20-12-2007 alle ore 18:06:45
No Dal Molin - Oltre 80.000 persone in piazza il 15 dicembre 2007
In migliaia oggi per le strade di Vicenza per la manifestazione contro il Dal Molin.
Lo striscione di apertura è tenuto dalle donne del No dal Molin che indossano una maschera bianca. "Su Vicenza è calato il silenzio", hanno denunciato nei giorni scorsi i cittadini. Questa lotta e questa città sembramo infatti essere invisibili per il Governo e i media mainstream. Proprio mercoledì il presidente della Repubblica Napolitano ha espresso la sua posizione sull’ampliamento dell’aeroporto: "nessun ripensamento" da parte del governo italiano.
L’appello lanciato nei giorni scorsi ad unirsi tutti dietro all’unica grande bandiera simbolo di questa battaglia è stato accolto dai manifestanti.
Subito dopo lo striscione di apertura sfilano i comitati del Patto del Mutuo soccorso, i cittadini che si battono a livello territoriale come i No Tav, i No Mose, No Ponte ed alcune delegazioni dei comitati europei e gli attivisti statunitensi che si battono contro la guerra che ieri sera hanno partecipato all’apertura dei lavori di questa 3 giorni europea.
In testa al lungo e colorato corteo anche Don Gallo della Comunità San Benedetto al Porto. Dal palco mobile della manifestazione si alternano gli interventi.
Nel corteo anche un grande striscione con la scritta "Genova: la storia siamo noi! Liberi tutti" dopo la sentenza di ieri che condanna 24 imputati a 102 anni di pena.
Dopo circa due ore la testa del corteo è arrivato nel Piazzale della Stazione ferroviaria. Dal palco mobile i primi interventi sono stati di Cinzia Bottene del Presidio permanente, il premio Nobel Dario Fò e Don Gallo. Poi hanno preso parola il Comitato NoF35 di Novara, i No tav, la rete Campana rifiuti zero, e le delegazioni dei comitati europee che si battono contro le basi.
"Dobbiamo gridare forte il nostro no anche alle vittime delle guerre che non hanno voce" - ha detto Cinzia - "dire No al Dal Molin, significa dire un forte sì al futuro. Noi continueremo a urlare le nostre ragioni, la strada srà lunga ma i grandi cambiamenti non sono mai immediati [...] Un futuro diverso è possibile se tutti noi ci battiamo insieme per realizzarlo".
"Col sole che è venuto per cancellare la neve siete arrivate tutti voi, voi siete stati veramente il sole perché ci date speranza" - sono le parole del premio Nobel Dario Fò, che riferendosi al Governo ha detto "un governo che fa di tutto per essere disprezzato, assente, non ascoltate la gente, figli di puttana che hanno distrutto la nostra fiducia, siete dei bugiardi e ci ricorderemo di questo vostri atteggiamenti nel futuro".
Occupata la Prefettura di Vicenza Una trentina di persone del Presidio No Dal Molin ha occupato la Prefettura di Vicenza nell’anniversario dell’editto di Prodi [...] Una trentina di persone del Presidio No Dal Molin ha occupato la Prefettura di Vicenza nell’anniversario dell’editto di Prodi: il 16 gennaio di un anno fa, infatti, il Presidente del Consiglio annunciava dall’estero di “non opporsi” ai progetti statunitensi per la realizzazione di una nuova base Usa.
L’occupazione è iniziata negli stessi minuti in cui Prodi, l’anno scorso, pronunciò il suo via libera agli statunitensi; contemporaneamente, all’esterno hanno iniziato ad affluire altre persone a sostegno dell’iniziativa. Donne e uomini del Presidio si sono incatenati all’interno della Prefettura per dare un segnale chiaro al Governo: la vicenda vicentina non è chiusa e la maggioranza della comunità locale continua ad opporsi alla militarizzazione, nonostante il silenzio che ha avvolto la città berica.
L’occupazione è anche una risposta alla ripresa delle bonifiche belliche propedeutiche alla realizzazione della base Usa e si inserisce all’interno di una campagna di lungo periodo: il 26 gennaio parteciperemo alla giornata nazionale di mobilitazione contro le basi indetta dal Patto contro la guerra mentre nelle prossime settimane torneremo a contestare Prodi - a Bologna come a Roma - e a costruire iniziative di blocco e boicottaggio dei lavori di bonifica.
Messaggio del 17-01-2008 alle ore 15:00:32
'Ogni verità rivela il suo contrario, e se non sei daccordo mi dispiace per te...' Caparezza.
Brava(o) Libertad, continua così e, tienici informati...è un tuo diritto/dovere; continua a non barattare la tua capacità intellettuale con nessuno (copia/incolla vari, figli del dio danaro, neoplatonici, nazifascisti, cattocomunisti e democristiani, socialisti, tuttologi, liberticidi e libertari, libertini e liberisti, liberalisti, ecc. ecc.).
Messaggio del 22-01-2008 alle ore 08:12:36
VICENZA: DOMENICA 27 GENNAIO VOLANTINAGGIO ANTI DAL MOLIN DAVANTI ALLE CHIESE
Domenica 27 gennaio nelle chiese della diocesi di Vicenza all'uscita dalle messe verranno distribuiti 50 mila volantini dal titolo «Una resistenza nel segno dell'amore», una lettera aperta ai cristiani sulle motivazioni dell'opposizione alla costruzione della nuova base Usa al Dal Molin da parte del Coordinamento Cristiani per la Pace di Vicenza (promosso da Famiglie per la Pace di Vicenza e Costabissara, Agesci Vicenza-Berica, Ass.papa Giovanni XXIII, Beati i Costruttori di Pace, Commissioni Giustizia e Pace della Famiglia Servi/e di Maria Lombardia-Veneto e delle parrocchie di S.Lazzaro e Cuore Immacolato di Maria di vicenza, Pax Christi, Mir Vicenza, Acli vicentine, Traiettorie di Pace e Giovani Impegno Missionario dei Comboniani). Le motivazioni teologiche di tale scelta saranno presentate dal teologo Carlo Molari, domani nel corso di una conferenza stampa in programma alle 11,45 alla Casa per la Pace di Vicenza, mentre i rappresentanti del coordinamento lanceranno un appello a chi volesse mettersi a disposizione per favorire la diffusione del documento.
Messaggio del 22-01-2008 alle ore 08:13:52
Dal Molin: rimosso il filo spinato [...] Nella giornata di mobilitazione del Patto di Mutuo Soccorso in solidarietà con le popolazioni campane, i vicentini hanno scelto l’aeroporto Dal Molin come luogo in cui realizzare la propria iniziativa [...] Parte della recinzione dell’aeroporto Dal Molin di Vicenza è stata bonificata dagli operai dell’Altrocomune di Vicenza. E’ stato eliminato tutto ciò che ha a che fare con il militare: il filo spinato è stato rimosso, i cartelli “zona militare” sono stati sostituiti. Proseguono, dunque, i lavori di realizzazione del nuovo Parco della Pace che il Presidio Permanente vuole realizzare al posto della base militare Usa.
Nella giornata di mobilitazione del Patto di Mutuo Soccorso in solidarietà con le popolazioni campane, i vicentini hanno scelto l’aeroporto Dal Molin come luogo in cui realizzare la propria iniziativa; «il miglior modo per portare solidarietà alle altre comunità in lotta – è stato detto al megafono – è quello di portare avanti la propria lotta; le basi militari, del resto, rappresentano le nostre discariche». «Siamo al fianco delle donne e uomini – hanno proseguito i manifestanti – che in Campania si battono contro maxidiscariche e inceneritori».
All’iniziativa hanno partecipato circa 200 persone; alcune persone hanno tagliato e rimosso il filo spinato, altre hanno sostituito i cartelli militari, altri ancora hanno affisso uno striscione raffigurante il futuro parco pubblico con la scritta “stiamo lavorando per voi”. La bonifica della recinzione dagli strumenti militari rappresenta anche la prima risposta all’annunciata ripresa delle bonifiche belliche propedeutiche alla realizzazione della nuova base Usa. Una spropositata presenza di forze dell'ordine è stata schierata all'interno e all'esterno dell'aeroporto.
Messaggio del 23-01-2008 alle ore 22:40:57
COMUNICATO STAMPA
BASE USA VICENZA
26 GENNAIO: SPENTOLATA AL VILLAGGIO USA
Nella giornata internazionale contro le basi militari
Le pentole del popolo No Dal Molin torneranno a suonare sabato 26 gennaio in occasione della giornata internazionale di mobilitazione contro le basi militari. I decibel di pentole, fischietti, e quant’altro produce rumore saranno diretti al villaggio residenziale Usa dove vivono i soldati statunitensi e le famiglie.
Avevamo già annunciato la scorsa settimana la nostra adesione alla giornata di mobilitazione indetta dal Patto contro la guerra; vogliamo far sentire all’esercito statunitense che la sua presenza, nel nostro territorio, non è gradita e che non permetteremo la realizzazione del progetto al Dal Molin. Vicenza non diventerà il nuovo avamposto militare per le guerre a stelle e strisce.
La mobilitazione del movimento che si batte contro la nuova base Usa non si ferma; l’appuntamento è alle ore 15.00 all’ingresso del villaggio residenziale statunitense (“Villaggio della Pace”) nei pressi del Foro Boario.
E in Italia il movimento sarà no war. Il 26 gennaio anche per l’Italia è Global action day. Nel mirino il rifinanziamento della missione in Afghanistan, le spese militari e le basi Usa-Nato.
Il 26 gennaio anche per l’Italia è Global action day, la giornata di lotta indetta al Forum sociale mondiale di Nairobi dello scorso anno. Ma se nel mondo si privilegeranno i temi sociali, il filo rosso che accomunerà tutte le manifestazioni del sabato italiano sarà la lotta alla guerra.
In tutti i suoi aspetti e in tutte le sue forme: dal ritiro delle truppe nelle zone «calde» del mondo alla chiusura delle basi militari, dall’opposizione a che se ne costruiscano di nuove (a partire da Vicenza con il Dal Molin) alla riduzione delle spese militari, fino alla chiusura di caserme e fabbriche d’armi, «magari riconvertendole in unità abitative», propone il portavoce dei Cobas, Piero Bernocchi.
A prendere parte alle diverse iniziative ci saranno tutte le anime del social forum (e del movimento pacifista di qualche anno fa), dall’Arci alla Rete Lilliput fino a quelle più radicali che il 9 giugno scorso scesero in piazza contro la visita di Bush a Roma: Action, Cobas, Global meeting network, Partito comunista dei lavoratori, RdB, Red Link, Rete dei Comunisti, Rete Disarmiamoli, Sinistra critica.
Tutti a manifestare il 26, ma con lo sguardo rivolto un po’ più in là, alla scadenza di marzo dove il parlamento sarà chiamato al voto sul rifinanziamento delle missioni militari all’estero.
Al proposito c’è anche in previsione la possibilità di una manifestazione nazionale a Roma. Ci si domanda però quale parlamento dovrà gestire la «patata bollente».
La crisi di governo aperta in queste ore fa prefigurare gli scenari più diversi. O forse no, visto che sulle missioni internazionali il Palazzo ha sempre partorito un «sì» largamente bipartisan. «Vorrei sapere come Rifondazione si porrà a marzo», scuote i suoi Elettra Deiana del Prc, vicepresidente alla commissione Difesa.
«Il giudizio sulla politica estera di questo governo - aggiunge - è altamente negativo, direi un fallimento totale nonostante Prodi continui a dire il contrario». Afghanistan, ma non solo. «Ora ci chiederanno - continua - anche di votare per il finanziamento del Kosovo, stiamo proprio varcando ogni limite di buon senso. Certo che se il governo non cade ora a marzo rischia davvero grosso». Comunque, indipendentemente da chi ci sarà da qui a un mese a guidare il paese, il messaggio del 26 gennaio non cambia. «Dovrà essere una giornata contro l’insieme della politica militarista italiana», dicono gli organizzatori. E gli elementi di dissenso non mancano.
Le spese militari che sono aumentate (del 24%) «a tutto danno delle spese sociali, di quelle destinate al lavoro e al reddito dei settori popolari», aggiunge Bernocchi. Così come sono aumentati i siti bellici disseminati nel territorio. Fitto il programma di mobilitazioni.
I No Dal Molin saranno a manifestare davanti alla base di Vicenza. A Brescia ci sarà un presidio all’area militare di Ghedi. A Milano si terrà un «Girotondo impertinente» per manifestare contro la decisione del sindaco Moratti di vietare l’asilo ai figli degli stranieri senza permesso di soggiorno. Due i sit-in in programma a Roma: uno davanti al ministero della Difesa, l’altro all’Ambasciata Usa. Mentre al campo rom di via Cantoni in un «Giorno di ordinaria memoria» si ripercorreranno storia e tradizioni della cultura rom. Mobilitazioni anche in Sicilia con un’azione intorno alla base americana di Sigonella.
Si potrà inoltre firmare per la proposta di legge di iniziativa popolare che chiede la desecretazione di tutti gli accordi militari, la riconversione delle strutture militari in strutture civili e la sospensione dei progetti di nuove basi in corso.
Corsa agli armamenti: Finanziaria e i miliardi a Finmeccanica Il bilancio pubblico per investimenti nella difesa è aumentato, per il 2008, del 25% attestandosi sopra i 5 miliardi di euro. A beneficiarne le imprese del settore. Gli affari africani dell’holding italiana. [...] di Gianni Ballarini
Il bilancio pubblico per investimenti nella difesa è aumentato, per il 2008, del 25% attestandosi sopra i 5 miliardi di euro. A beneficiarne le imprese del settore. Gli affari africani dell’holding italiana.
Lo spiega bene, nei dettagli, un articolo pubblicato dal Sole 24ore, il 17 gennaio. La spesa pubblica per gli investimenti nel settore difesa, prevista nella Finanziaria 2008 approvata a fine dicembre, supera i 5 miliardi di euro. Il 25% in più rispetto al 2007. Se in politica, la percezione è realtà, i numeri lo sono ancora di più. Le lamentazioni continue del mondo armiero italiano e del ministro Parisi su una Finanziaria che disarma i militari non sembrano, quindi, giustificate. O, meglio, non possono stracciarsi le vesti le imprese italiane del settore che di quell’aumento sono le beneficiarie. Finmeccanica, in testa.
Secondo il resoconto del quotidiano confindustriale, la spesa statale effettiva per investimenti sarà di circa 3.300 milioni. A questa somma «vanno aggiunti i fondi che il governo ha reso disponibile presso il ministero dello sviluppo economico. Tra gli impegni pluriennali spalmati in 15 anni, sono stati messi a disposizione ulteriori 6 miliardi di euro». Per il 2008 equivalgono a uno stanziamento di circa 1,4 miliardi. Tra gli impegni da mantenere ci sono anche le “rate” per l’Eurofighter e per le fregate Fremm.
E che questa “finanziaria in divisa” abbia delle ripercussioni anche in Africa, lo si può constatare pure in questi giorni. Finmeccanica ha comunicato, il 10 gennaio scorso, di aver vinto un contratto del valore di 230 milioni di euro (337,3 milioni di dollari), per fornire sistemi di sicurezza alle forze di polizia paramilitari algerine. Per il vertice dell’holding è «un impulso positivo alla crescita del business legato ai sistemi elettronici di difesa». Di fatto, la società amministrata da Pier Francesco Guarguaglini realizzerà per la Gendarmeria nazionale d’Algeria un grande sistema per la sicurezza e attrezzature per la sorveglianza, sostenute da una rete di comunicazioni. Per il direttore generale Giorgio Zappi, «si tratta di un primo vero significativo successo estero di Finmeccanica» nel campo della homeland security. Il sistema coprirà il sud dell’Algeria e sarà consegnato entro 30 mesi dalla firma del contratto.
Un paio di mesi fa, nel novembre scorso, Finmeccanica aveva già firmato con la polizia ugandese un contratto di 5 milioni di euro per un elicottero Koala Agusta Westland. Contratto che seguiva quelli della Selex Communications per 4 motoscafi intercettori superveloci e del sistema di comunicazioni “Tetra”per il pattugliamento del lago Vittoria (valore complessivo 6 milioni di euro) e grazie al quale il gruppo italiano era entrato a pieno titolo tra le aziende che avrebbero curato la sicurezza del vertice del Commonwealth, aperto il 21 novembre a Kampala.
All’inizio di gennaio, poi, l’ Alenia Aeronautica, sempre società di Finmeccanica, ha siglato con il ministero dell’interno libico un contratto di oltre 31 milioni di euro per la fornitura di un velivolo da pattugliamento marittimo ATR-42MP Surveyor. Il contratto include l’addestramento dei piloti e degli operatori di sistema, supporto logistico e parti di ricambio. L’aereo sarà consegnato nel corso del 2009 e sarà utilizzato dal corpo della General security libica per il controllo delle acque territoriali, la lotta al traffico illegale di beni e persone, la ricerca e soccorso e la tutela dell’ambiente marino.
Sempre l’Alenia ha stipulato con la Nigeria, l’estate scorsa, un contratto del valore di 73 milioni di dollari per la fornitura di due esemplari del velivolo da pattugliamento marittimo Atr42Mp Surveyor. I due aerei saranno consegnati a partire dal 2009 e utilizzati dalla Nigerian Air Force per il controllo del traffico marittimo nelle acque territoriali, per la ricerca e soccorso e per la tutela dell’ambiente marino. Il contratto prevede anche l’addestramento dei piloti e degli operatori di sistema, supporto logistico nella base operativa dei velivoli - che sarà Benin City, a circa 400 km da Lagos - e parti di ricambio per assicurare alle macchine un’elevata efficienza operativa.
Pochi esempi, per dire come l’holding italiana abbia ormai puntato il suo mirino anche sul continente africano. Operando spesso borderline. Sul confine. Con i vincoli posti dalla legge 185 del 1990 che, talvolta, si scansano per lasciarla passare. Degli esempi? L’articolo 1 della legge vieta il trasferimento di armi a paesi coinvolti in conflitti e responsabili di accertate violazioni di convenzioni internazionali sui diritti umani. Gli ultimi contratti dovrebbero essere sanzionati. Invece…riceve gli “aiuti” della Finanziaria 2008, che rappresentano un sostegno innegabile alle sue attività.
Messaggio del 02-02-2008 alle ore 16:07:51
...E allora vieni con me, amore,
sur grande raccordo anulare, che circonda la capitale,
e nelle soste faremo l'amore,
e se nasce una bambina poi la chiameremo: "rrrrrrrooooomaa"
all'uscita 25 c'è "a laurentinaaaaaa",
bruno l'infame ha cambiato gestione,
er prosciutto è più bono da sergio, dietro la piazza,
ma nun te fà lo scontrinoooooo
all'uscita dell'aurelia c'è: "casalotti-bocceaaaaaa",
fai la conversione e c'è er tabakki notturno,
se è chiuso giù ar controviale,
c'è er distributore che te frega er restoo,
er distributoreeeeee, ma te frega er restoooo.
...e allora vieni con me, amore, sur grande raccordo anulare,
che circonda la capitale,
e nelle soste faremo l'amore,
e se nasce una bambina poi la chiameremo: "rrrrrrrooooomaa"
all'uscita 29 c'è: "acilia-casal paloccooooooo",
dietro ar bar de enzo ce sta 'n centro commerciale,
dice tiziana che nun ce sta a mucca pazza,
ce sta er cartelloooooo, vatte a fidà,
sò boni tutti a mettece 'na scrittaaa,
sur cartellooo, sò boni tuttiiiiii
adesso c'è sabrina che lavora all'autogrill
dove faccio er pieno de benzina pe fà 'n metro sulla tiburtina,
e se nasce una bambina poi la chiameremo: "rrrrrrooomaaa"
all'uscita dar flamino c'è: "a cassia bisseeeeeeeeee",
pe via due ponti c'è 'n pezzo contromano,
mejo 'na murta dell'ingorgo,
c'è 'npo de ghiaia ce poi morì de vekkiaiaaaa
l'amore finisce sur grande raccordo anulare,
la storia finisce sur grande raccordo anulare,
il mondo finisce sur grande raccordo anulare..
ma pe' fortuna poi rientrà dar laurentinooooooooooo,
ce ripasso ar bretellone,
quello che nun hanno asfaltato, cor brecciolino,
non sai che voli che fai cor motorinooooo,
sur brecciolinoooooo
...e allora vieni con me, amore, sur grande raccordo anulare, che circonda la capitale,
e nelle soste faremo l'amore,
e se nasce una bambina poi la chiameremo: "rrrrrrrooooomaa"
er fratello lo chiamamo: "cuppoloneeeeeeeeeeeeeee"
me sò liberato, e ora sò tornato,
per cantare il raccordo anulare,
e con cinzia faremo l'amore.
e se nasce 'na bambina poi la chiameremo: "rrrrrrrroooooomaaa"
all'uscita 24 c'è, "santa palombaaaaaaaa",
dall'ardeatina c'è 'n travestito,
dice che j'hanno sbagliato l'ormone,
c'ha i baffi in fronteeee e vò un mijoneeee,
aho c'ha i baffi in fronteee, e vò un mijoneee
no la prima, no la seconda, a terza a destra,
a via dell'acqua bullicanteeeeee,
occhio all'incrocio, c'è er pizzardone,
quello co' la mania delle ganasce,
je le farei magnààà, quelle ganasceeeeee
se rientri da mentana c'è: " a bufalottaaaaaaa",
e se sente già a puzza dell'anieneeeeeeeee.
no la prima, no la seconda, no la terza, dalla quarta
poi pijà a circolareeeeeeee,
nun dì niente, devi solo obliterareeeeee!!
na-na-nananaaaa-nana-nannanaaaa
Messaggio del 03-02-2008 alle ore 02:56:48
Giuro, più volte ho provato a leggere tutto ma è più soporifero dell’interpretazione dei sogni di Freud
Cmq, quando cominciò la campagna contro gli inceneritori pensai che la loro linea era molto simile alla linea seguita dal No Dal Molin e infatti ora trovo questo: quote:
in solidarietà con le popolazioni campane, i vicentini hanno scelto
l’aeroporto Dal Molin come luogo in cui realizzare la propria iniziativa; «il miglior modo per portare solidarietà alle altre comunità in lotta – è stato detto al megafono – è quello di portare avanti la propria lotta; le basi militari, del resto, rappresentano le nostre discariche». «Siamo al fianco delle donne e uomini – hanno proseguito i manifestanti – che in Campania si battono contro maxidiscariche e inceneritori».
Allora arrivo a fare questa riflessione:
no alle basi militari americane (se un domani malauguratamente andiamo in guerra chi ce lo risalva il culo: voi Del No Dal Molin?)
no alle discariche e agli inceneritori (eh si, facciamo scoppiare una bella epidemia di colera oltre alle super multe che stanno per fioccare dall’UE, chi le paga ste multe? Sempre voi del No Dal Molin insieme ai compagni campani, o le paghiamo TUTTI?)
no alla TAV (…mah!Non capirò mai il perché non si vuole questa linea però poi ci si lamenta dei mal servizi delle nostre ferrovie)
no alle antenne dei telefonini (allora, io sarei curiosa di vedere quanti sono quelli del movimento vostro che non usano e non hanno il telefonino. Scommetto che ce ne sono anche più di uno a testa)
Quindi mi sembra lecito chiedere: voi in Italia non volete niente? Volete rimanere l’ultima ruota del carro dell’UE? Volete davvero che l’Italia rappresenti il suo “cancro”? E’ questa l’immagine che volete far raggiungere ad un paese che è già sulla bocca del mondo intero per una crisi politica,economica e…di nervi?
E in ultimo: non pensate che le pentole che fate “suonare” un domani potranno servirci per chiedere un SOS? E come reagirete quando i NO che andate urlando vi ritorneranno indietro come eco dalla vallata e vi diranno “mo il NO mettitelo nel deretano e le pentole metteteveli come cappelli”?
Il racconto del viaggio della delegazione No Dal Molin in Chiapas, in occasione dell'incontro internazionale delle donne organizzato dalle comunità zapatiste. Venerdì 15 febbraio, 21.00 al Presidio Permanente
Mentre al Presidio si festeggiavano il Natale e il Capodanno, una delegazione di No Dal Molin era in Chiapas (Messico) per partecipare all’incontro internazionale della donne organizzato dalle comunità zapatiste.
Sarà questo viaggio il tema dell’incontro pubblico che si terrà venerdì 15 febbraio alle ore 21.00 al Presidio Permanente. Voci, suoni e immagini che raccontano di difesa della terra e democrazia dal basso; se ne parlerà con Wilma Mazza (Associazione Ya Basta!), Roberto Marinello (pediatra che ha partecipato alla carovana) e la delegazione No Dal Molin che per più di 15 giorni ha soggiornato nella Selva Lacandona.
Dal 1994, in Chiapas, le comunità indigene hanno deciso di organizzarsi in comunità autonome, riprendendosi la propria dignità e la propria vita e combattendo contro la repressione dell’esercito; la serata di venerdì 15 febbraio sarà l’occasione per conoscere questa splendida esperienza di democrazia e partecipazione.
Durante la serata verrà offerto uno spuntino messicano e il caffè zapatista.
no alle basi militari americane (se un domani malauguratamente andiamo in guerra chi ce lo risalva il culo: voi Del No Dal Molin?)
no, l'Italia da sola non facente parte di una forza internazionale non andrà mai più in guerra a meno che non veniamo letteralmente INVASI da un esercito di un'altra nazione o in caso di guerra civile.... tutt'al più
c'è un articolo della costituzione che espressamente dice: L'Italia ripudia la guerra.
E se proprio un giorno dovesse succedere, ricordati che le prime (solitamente) che non imbragano un'arma e il più delle volte non sanno neanche come si usa (visto che al volante poi siete un vero spasso) sono proprio le signorine
Oh, per il resto sono pienamente d'accordo con te eh
Quindi al posto di parlare di guerra, che non sapete neanche cosa sia e spero non avvenga mai più...vi consiglio di coltivare di più la vostra passione per i pizzi e i merletti, in quello ve la cavate decisamente meglio
Quindi le basi yankee dall'europa occidentale, se ne devono andare a fanculo a casa. Qui il loro compito è finito dalla fine della guerra fredda, non c'è più bisogno di loro...
no, l'Italia da sola non facente parte di una forza internazionale non andrà mai più in guerra a meno che non veniamo letteralmente INVASI da un esercito di un'altra nazione o in caso di guerra civile.... tutt'al più è/quote]
Bodhi guarda, io me lo auguro di cuore che l'Italia non debba MAI più trovarsi in uno stato di guerra, e so che la ripudia perchè la storia l'ho studiata anche io, ma come si suol dire? Mai dire mai...
Io infatti ho sottolineato "malauguratamente". Forse ho sbagliato solo ad usare il verbo "andare". quote:
ricordati che le prime (solitamente) che non imbragano un'arma e il più delle volte non sanno neanche come si usa
quote:
vi consiglio di coltivare di più la vostra passione per i pizzi e i merletti, in quello ve la cavate decisamente meglio
Per il fatto di deridere l'accostamento donna/guerra mi duole farti notare che le cose dall'ultima guerra a mo so cambiate, e parecchio
Mi sembra che le donne nell'esercito italiano ci stanno e come, così come alcune sono arrivate anche a pilotare jet lanciarazzi. Quindi... voi rimanete anche all'accostamento donna/pizzi&merletti che intanto il mondo per fortuna va avanti lo stesso. quote:
non c'è più bisogno di loro
...eh, speriamolo di cuore davvero...perchè, per come si sta mettendo quella cosa chiamata Terra, io a volte penso il contrario...
Messaggio del 16-02-2008 alle ore 20:55:23
E ricordiamo, perchè mi sa che c'è ne è bisogno ogni tanto, che durante una guerra non servono solo le donne-soldato
ma c'è bisogno anche di loro
perchè in guerra non serve solo chi sa prendere in mano un'arma...ricordatevelo!
Siamo tutti No Dal Molin: tantissime firme [...] Le firme raccolte in città e provincia sono tantissime; i dati definitivi saranno presentati lunedì prossimo durante una conferenza stampa [...] L'"operazione mille firme" è stata un successo; non perchè ha raggiunto il proprio obiettivo - raccogliere mille firme in una sola giornata - ma perchè questo obiettivo è stato raddoppiato, triplicato, quantomeno quadruplicato.
Le firme raccolte in città e provincia sono tantissime; i dati definitivi saranno presentati lunedì prossimo durante una conferenza stampa; ma da ogni banchetto arrivano cifre che vanno al di là di ogni aspettativa. Un esempio? Nel solo punto di raccolta di Corso Palladio sono state raccolte 433 firme; ma nel raggio di 500m erano presenti altri 4 banchetti.
Ventotto i gazebo allestiti in città; altri nei comuni di tutta la provincia; scopo della petizione ribadire che "siamo tutti No Dal Molin" e che "se il reato è sognare un mondo migliore e difendere la nostra città, anche io sono colpevole". Una risposta, dunque, agli avvisi di garanzia che hanno raggiunto alcune/i donne e uomini del Presidio Permanente a causa delle azioni e delle iniziative di opposizione alla realizzazione della nuova base militare statunitense. Ma anche una promessa per il futuro: continueremo a batterci contro il progetto statunitense nel solco tracciato in questi mesi.
"Il 2 dicembre 2006, il 17 febbraio 2007 e il 15 dicembre 2007 in decine di migliaia sfilammo in corteo contro la nuova base Usa al Dal Molin; tre grandi cortei - recita la petizione - per dire No alla nuova base militare, per rivendicare il diritto a decidere del nostro futuro". "Ma la nostra opposizione - continua il testo sottoscritto da tanti vicentini - non è soltanto una testimonianza: vogliamo bloccare la militarizzazione di Vicenza. E' per raggiungere questo obiettivo che, in questi mesi, è stata occupata la Basilica Palladiana, sono stati tagliati i cavidotti funzionali alla nuova base, sono stati piantati 150 alberi all'interno del Dal Molin e bloccati gli ingressi dell'aeroporto impedendo il proseguimento delle bonifiche propedeutiche all'apertura dei cantieri. Ed è per dimostrare la nostra determinazione a raggiungere questo obiettivo che, il 16 gennaio scorso, è stata occupata la Prefettura vicentina". Opporsi, nelle forme e nei modi decisi collettivamente, è legittimo. Tanto che, conclude la petizione, "se il reato è sognare un mondo migliore e difendere la nostra città, anche io sono colpevole; anche se non ero presente a tutte le iniziative, ne condivido i fini e le pratiche: difendere la nostra terra, la nostra città e il futuro dei nostri figli è un diritto".
Chi voleva ridurre il movimento No Dal Molin ad un centinaio di estremisti arroccati nel tendone di Ponte Marchese è stato smentito per l'ennesima volta; dopo i 1500 che hanno partecipato alla fiaccolata dello scorso 14 febbraio, i numeri della raccolta firme di oggi dimostrano la popolarità di questa lotta; che, proprio per questa ragione, non si ferma.
Messaggio del 25-02-2008 alle ore 06:50:16
Firenze, Sabato 1 marzo
MANIFESTAZIONE
ore 15.00 PIAZZA SAN MARCO
in solidarietà ai condannati per il 13 maggio '99
7 anni di carcere per Resistenza alla Guerra
Questa è la sentenza che il Tribunale di Firenze ha emesso il 28 gennaio 2008 per 13 manifestanti che il 13 maggio 1999, in occasione dello sciopero generale del sindacalismo di base contro la guerra della Nato nella ex Jugoslavia, “resistettero” alle cariche sotto il Consolato Usa.
7 anni per resistenza aggravata. E’ chiaro che l’unica aggravante in una sentenza così vergognosa è quella politica. La stessa volontà di vendetta presente nella sentenza di Genova per il G8 del 2001 e nelle richieste dell’accusa per il processo di Cosenza contro il Sud Ribelle, come il processo di Milano per gli antifascisti e per latri numerosi casi meno visibili.
Queste sentenze vogliono sancire lo slittamento del conflitto sociale all'interno della normativa penale. Una normativa ed un diritto penale, che rimane legato al Codice Rocco del ventennio fascista, e prevede di fatto tali pene (fino a 15 anni) così pesanti per reati connessi all’ordine pubblico, come quello di resistenza a pubblico ufficiale. Per lo stato la conflittualità politica non è ammessa, e l’incompatibilità con il sistema istituzionale si paga a caro prezzo. Declinare e rinchiudere 10 anni di movimento nelle aule giudiziarie, questo crediamo sia il senso di questa come di innumerevoli altre storie giudiziarie. E’l’altra faccia del delirio che avvolge le città e che si presenta come tema principale della prossima scadenza elettorale.
Sperimentare la tenuta di "nuovi" reati, quali devastazione e saccheggio, mantenendo i "vecchi" resistenza e danneggiamento. Dal 1999 in poi, anno della guerra nei Balcani, innumerevoli sono le inchieste e le condanne per reati che vanno dai danneggiamenti ai blocchi contro le grandi opere, dall’associazione sovversiva alla resistenza, dalle occupazioni di case e spazi sociali. I provvedimenti legislativi servono a qualificare tutte le forme di insorgenza come emergenza ed a dettare continui stati di eccezionalità.,
La vera emergenza riteniamo sia quella dell’agibilità dell’iniziativa politica. Ed in questo senso questa è una sentenza che parla a tutti. Non c’è più spazio per una critica al sistema. Non si deve manifestare, tanto meno contro la guerra. E poi, se al governo c'è il centrosinistra è ancora più grave, viene meno ogni "giustificazione politica".
Quella di Firenze è una sentenza che va oltre ogni misura e rappresenta uno strappo nello stesso tessuto giuridico-repressivo del paese. E’ una sentenza che lancia un messaggio preciso: tutti da punire severamente e simbolicamente, in questo caso con 7 anni di carcere per avere manifestato contro la guerra.
Di fronte a quello che sta succedendo a Firenze e non solo, crediamo non si possa e non si debba stare zitti. Crediamo necessaria una mobilitazione forte e continuativa che sappia far vivere questo processo in città e nei movimenti. Una mobilitazione che sappia rispondere al significato politico delle sentenze e nello stesso tempo costruisca e faccia crescere il movimento: per rispondere ai tentativi di criminalizzare con una generalizzazione delle pratiche conflittuali e con la capacità di mettere davanti la solidarietà alle divisioni. Un movimento capace di tenere alta la testa e di rovesciare la sentenza di Firenze e le altre analoghe.
SABATO 1 MARZO
ad un mese dalle condanne
GIORNATA DI MOBILITAZIONE
MATTINA CONVEGNO NAZIONALE
del Patto contro la guerra
MANIFESTAZIONE ORE 15.OO PIAZZA SAN MARCO
Cantiere Sociale K100fuegos, Movimento Antagonista Toscano, Cpa Firenze sud, Collettivo Politico di Scienze Politiche, Collettivo FuoriLOGO di Economia, Voci dalla Macchia, Rete dei Collettivi Studenti Medi Fiorentini
6178 firme: siamo tutti No Dal Molin “Se il reato è sognare un mondo migliore e difendere la nostra città, anche io sono colpevole”: 6178 donne e uomini hanno sottoscritto, sabato scorso, la petizione del Presidio Permanente [...] “Se il reato è sognare un mondo migliore e difendere la nostra città, anche io sono colpevole”: 6178 donne e uomini hanno sottoscritto, sabato scorso, la petizione del Presidio Permanente; “siamo tutti No Dal Molin”, recitava il volantino dell’iniziativa volta a dimostrare la popolarità del movimento che si batte contro la costruzione della nuova base Usa a Vicenza.
«Un risultato di sei volte superiore al nostro obiettivo che dimostra quanto questo movimento sia radicato tra la cittadinanza»; la giornata di banchetti che si è tenuta sabato 23 febbraio era stata chiamata “operazione mille firme”: «lo ritenevamo un obiettivo raggiungibile – hanno commentato al Presidio Permanente – invece Vicenza ci ha sorpreso ancora una volta con la sua disponibilità».
Sono bastate 8 ore e una trentina di banchetti sparsi tra il capoluogo e la provincia per dimostrare, ancora una volta, la «volontà della comunità locale di difendere la propria terra dalla militarizzazione».
“Anche se non ero presente a tutte le iniziative – recita la petizione – ne condivido i fini e le pratiche: difendere la nostra terra, la nostra città e il futuro dei nostri figli è un diritto”: una prova di solidarietà alle donne e agli uomini raggiunti da avvisi di garanzia per l’occupazione della Prefettura vicentina, ma anche la dimostrazione della condivisione di un percorso che, nell’ultimo anno, ha visto l’occupazione della Basilica Palladiana, il taglio dei cavidotti funzionali alla nuova base, la piantumazione di 150 alberi all'interno del Dal Molin e il blocco degli ingressi dell'aeroporto per impedire il proseguimento delle bonifiche propedeutiche all'apertura dei cantieri.
«Qualcuno – hanno dichiarato al Presidio – voleva dipingere questo movimento come isolato e arroccato nel tendone di Ponte Marchese; la raccolta firme di sabato scorso è la miglior risposta che potevamo dare: i No Dal Molin sono ovunque».
«Italiani qui a scuola di guerra» Truppe speciali, alpini, carristi e uomini della Folgore si addestrano con i parà americani di Vicenza «È importante per noi comprendere le procedure degli Stati Uniti, perché potremmo avere bisogno di di lavorare insieme con i soldati americani». Parla il sergente maggiore Gennaro “Hoena” Noviello, sottufficiale italiano di collegamento tra il Southern European Task Force delle forze armate Usa e la 173° brigata aerotrasportata statunitense, con sede a Vicenza. Noviello, militare italiano inserito nel comando americano Setaf di Vicenza, è l'uomo che cura l'addestramento delle nostre truppe che si preparano ad andare in Afghanistan. Lagunari, paracadutisti, reparti speciali: i nostri ricevono lezioni dai paracadutisti Usa della 173°, esperti di combattimento in Afghanistan. Lo dimostrano le foto pubblicate in questa pagina e in quella di fronte. Scatti diffusi di recente proprio dal comando Setaf insieme alle spiegazioni delle esercitazioni, all'indicazione dei reparti che vi partecipano, alle dichiarazioni degli ufficiali che illustrano il senso del lavoro comune.
Ufficialmente la Ederle e il Dal Molin non sono basi di guerra. Questo sostiene il governo italiano - con Berlusconi con
con Prodi - questo sostiene il Comune di Vicenza. Ma realtà è diversa. I parà della Ederle sono tra i più impegnati nei combattimenti nel paese asiatico, tanto che ogni settimana commemorano almeno due o tre camerati caduti in battaglia. Ufficialmente, i compiti dei soldati italiani in Afghanistan sono ben diversi da quelli degli americani: i nostri stanno nelle retrovie e non attaccano, gli statunitensi conducono le offensive. Differenti anche le cosiddette “regole di ingaggio”: gli americani possono muovere per primi, sparare per primi, gli italiani sono autorizzati a far fuoco sono in caso di pericolo. Ma mai a muovere battaglia per primi. Eppure, alla Ederle, nelle giornate del 14 aprile 2007, del 14 e del 18 gennaio 2008 (documentate dalle foto, ma non sono state le uniche) le operazioni di addestramento sono state le stesse. Ospiti dei veterani di guerra della 173° brigata, i reparti d'élite dei Lagunari, i carristi del 132° di Pordenone, gli alpini del Quarto reggimento e i paracadutisti della Folgore, impegnati in lanci congiunti (il friuli, decollo da Aviano) e in addestramento, svolto il 18 gennaio tra le nevi del Tonale insieme agli americani del Setfa e della Ederle.
Lo scopo di questi giornate è molto chiaro. «Alla fine di questo addestramento i soldati avranno meglio compreso come muoversi nelle montagne afghane», spiega il capitano Davide Maghini, ufficiale di collegamento tra Setaf, Nato e gli italiani. La Ederle, dunque, è una grande scuola di guerra. «Qui noi addestriamo circa 300, 400 soldati al mese», racconta Paul McLenzie, incaricato degli aspetti tecnici del blocco est della caserma, in una dichiarazione al settimanale americano
“The Outlook”. «Noi prepariamo la gente a combattere in Afghanistan», spiega nelle note della Setaf Domenico Greggio, sottufficiale italiano in congedo ma attualmente istruttore di sci per gli alpini.
Tecniche sul campo ma anche uso delle armi più sofisticate. Come la carabina M-4, adoperata da molti reparti speciali
(tra i quali gli italiani del Col Moschin): in una delle foto, nella pagina di fronte, la didascalia fornita dal comando americano spiega che si tratta del «sergente Christian Cash che assiste gli Alpini ad identificare le varie parti di un M-4». Alla Ederle. Dove i parà della 173° insegnano agli italiani come si fa la guerra in Afghanistan.
Messaggio del 06-03-2008 alle ore 05:40:41
8 MARZO GIORNATA INTERNAZIONALE DI LOTTA
VOGLIA DI LOTTARE
Sono trascorsi cento anni da quando a New York, le operaie dell´industria tessile Cotton scioperarono chiedendo migliori condizioni di lavoro. Lo sciopero durò alcuni giorni, finché l´8 marzo il proprietario Mr. Johnson, bloccò tutte le porte dell´opificio e imprigionò le scioperanti nella fabbrica alla quale venne appiccato il fuoco. Le 129 operaie morirono, arse dalle fiamme.
Fu Rosa Luxemburg a proporre, in ricordo della tragedia, la data dell´8 marzo come giornata di lotta internazionale.
Non una festa, dunque, ma un giorno per riflettere sulla condizione femminile e per organizzare lotte per migliorare le condizioni di vita della donna: in questo modo la data dell´8 marzo assunse col tempo un´importanza mondiale, diventando il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli e il punto di partenza per il proprio riscatto.
Soprattutto negli ultimi anni, però, si è perduto il vero significato di questa ricorrenza, e, mentre la maggioranza delle donne occidentali, approfitta di questa giornata per uscire da sola con le amiche per concedersi una serata diversa, magari all´insegna della "trasgressione", i commercianti ne approfittano per sfruttarne le potenzialità commerciali.
Le militanti del sindacato RdB Cub di Vicenza respingono il tentativo perpetrato anno dopo anno dai mass media in mano padronale e dai rappresentanti politici (uomini e donne) di far diventare questa data una data infarcita di luoghi comuni, spensieratezza e soprattutto assenza di una lettura di classe.Oggi come cent’anni fa a pagare la mancanza o lo smantellamento dei servizio sociali e dei diritti sul lavoro sono soprattutto le donne delle classi lavoratrici.
Le spese per guerre, per armamenti, per le privatizzazioni hanno come effetto quello di abbassare i salari e riportare sulle spalle delle donne il lavoro di cura di bambini, anziani e malati.
I recenti fatti di Napoli e la nuova ondata oltranzista delle gerarchie cattoliche, non sono che la punta dell´iceberg di una realtà fatta di quotidiani attacchi ai diritti e alla salute delle donne. Realtà della cui esistenza sono parimenti responsabili i due schieramenti, di centrodestra e centrosinistra con la difesa e il mantenimento delle leggi sulla precarietà, con gli ingenti contributi economici a scuole e servizi privati e confessionali, con gli attacchi alla legge 194 fatti non solo in modo plateale da Ferrara, ma anche, in modo subdolo nei fatti, dal ministro Livia Turco con disposizioni (3 agosto 2007) che impongono alle donne neo-comunitarie, solitamente le più precarie e indifese dal punto di vista economico e sociale, il pagamento in caso di aborto, parto, o altre prestazioni mediche,
Mentre si propongono detassazioni sui profitti del padronato che sono in crescita, si chiede a chi è immigrato e non ha lavoro di sborsare soldi per ricevere i servizi basilari. Qui emerge tutta l´ipocrisia degli appelli alla vita: come non accorgersi che in questo modo si favorirà l´aborto clandestino?
Le militanti del sindacato RdB CUB invitano tutte le donne ad una seria e radicale battaglia per il potenziamento dei servizi pubblici a supporto delle donne, come asili nido, lavanderie e mense sociali di quartiere, centri per anziani e disabili, consultori e ambulatori . Una battaglia per l’abolizione di ogni finanziamento ai servizi privati e del privato sociale.Siamo state sempre presenti nel movimento contro la costruzione di una nuova base militare a Vicenza, per la conversione dei siti militari presenti nel territorio, siamo state sempre presenti nel movimento contro la guerra. Siamo a fianco delle donne palestinesi che sono vittime priome dell’agressione /occupazione israelo/americana della Palestina.
Stiamo collaborando, attraverso il nostro sindacato, con i giovani ragazzi disertori dell’ esercito USA e con le loro madri, sorelle, compagne.
Oggi vogliamo ricordare a tutti che festeggiare l’8 marzo significa soprattutto lottare per la difesa dei nostri diritti e per la conquista di nuovi, nella consapevolezza che guerre, smantellamento dei servizi e della sanità pubblica e le connesse politiche di esternalizzazione e privatizzazione – rappresentano un grave peggioramento per le condizioni di vita delle donne.
Messaggio del 06-03-2008 alle ore 23:40:30
COMUNICATO STAMPA
BASE USA VICENZA
ALLE ELEZIONI PER ROMPERE GLI SCHEMI
La chiocciola si è messa in cammino
Rompere i meccanismi della rappresentanza; sostituire la delega con la partecipazione diretta; costruire forme di condivisione che evidenzino l’ipocrisia degli spot elettorali. Una lista di donne e uomini per aprire un nuovo percorso politico di partecipazione: sarà questa la presenza all’interno della campagna elettorale di coloro che a Vicenza hanno scelto la mobilitazione contro l’imposizione.
Una lista che non è un fine, bensì un mezzo: non corriamo per conquistare il Palazzo, ma per sperimentare forme altre di autogoverno e autogestione. In queste settimane, per descriverci il percorso che abbiamo fatto, abbiamo usato la metafora della chiocciola: lenti, ma sempre in movimento; riflessivi, ma con un grande bagaglio di esperienze, sensibilità, diversità che ci portiamo sempre sulle spalle.
Abbiamo discusso in modo permanente, trovandoci la sera e riconvocandoci il giorno successivo; abbiamo ascoltato cosa aveva da dirci Vicenza, senza costruire eventi mediatici ma sfruttando i gazebo della raccolta firme: perché ascoltare è diverso dal fare propaganda. Ci siamo chiesti che significato ha la crisi della rappresentanza, come dovrebbe comportarsi un consigliere comunale, quali contenuti dovrebbe avere un programma.
Ne abbiamo concluso che un programma non è un testo, ma un percorso; che la crisi della rappresentanza nasce dai processi di delega; che un consigliere comunale dovrebbe essere al servizio di molti e non in rappresentanza di alcuni. Abbiamo deciso di metterci in gioco ancora una volta, dicendoci che abbiamo ancora tanto da imparare, una lunga strada da fare. Vogliamo provare a costruire collettivamente pratiche di gestione collettive della nostra comunità; la nostra non sarà una lista di persone, ma un intreccio di pensieri.
Abbiamo saputo dar vita al Presidio Permanente, spazio di diversità e confronto, ma soprattutto di partecipazione; abbiamo dimostrato che condividere è possibile: ora portiamo la nostra sfida nel campo di coloro che più ci sono lontani. Vogliamo mettere in discussione il monopolio del potere decisionale fondato sulla delega: perché partecipare non solo è democrazia, ma è anche vita.
BASE USA VICENZA: VELTRONI, LAVORIAMO PER MINORE IMPATTO L'accordo internazionale per l'ampliamento della base Usa a Vicenza non può essere disatteso, ora si deve lavorare per ridurne l'impatto urbanistico e sulla qualità della vita dei vicentini. Lo sostiene il candidato premier del Pd Walter Veltroni in un passo dell'intervista al «Corriere del Veneto», che affronta anche temi politici, alla vigilia del suo tour in Veneto. «L'Italia ha assunto già al tempo del governo Berlusconi un impegno a livello internazionale siglando un preciso accordo in tal senso - afferma Veltroni -, e il governo Prodi ha mantenuto come doveroso questo impegno». «L'attenzione di tutti - rileva - deve spostarsi ora dal 'sè al 'comè, e cioè alla limitazione dell'impatto urbanistico e sulla qualità della vita dei cittadini di tutta l'area». «La priorità è questa - conclude Veltroni -, sarebbe bene passare dalle polemiche alla costruzione condivisa di scelte che tengano insieme il rispetto degli impegni presi e le esigenze concrete della popolazione».
8 marzo: blitz in “rosa” all’aeroporto Dal Molin LA MANIFESTAZIONE. Delegazione di donne del Presidio “giardiniere” nel Parco della pace di Alessandro Mognon
Parcheggiano il furgone sotto i due grandi cartelloni elettorali con il “Rialzati Italia” di Berlusconi: «Entriamo per prenderci cura delle piante del nostro parco» dice Cinzia Bottene, badile in mano. Con lei ieri alle 13.30 un altro centinaio di donne del Presidio No Dal Molin, tutte davanti all’entrata dell’aeroporto civile. Tema: “8 marzo: 194 motivi per dire no alla base”. Perché in occasione delle festa della donna la battaglia contro la Ederle 2 va a braccetto con la difesa della legge 194 sull’aborto.
L’operazione-aeroporto prevede di entrare per concimare gli alberi del Parco della pace, piantati l’anno scorso dentro il Dal Molin. C’è il solito cordone di polizia e vigili urbani ma l’accordo è semplice: alle 14 una ventina di donne entra e cura gli alberelli, le altre restano fuori dalla rete a cantare. E, mistero, la polizia tiene fuori anche giornalisti, fotografi e cameramen.
C’è una celebrazione speciale: un albero da piantare nel nome di Maria Silvia Lucido, la ricercatrice di Grisignano morta pochi giorni fa in un incidente e fedelissima del Presidio No Dal Molin: «È quello che lei avrebbe voluto». Segue lancio dei semi dalla strada, sono fiori ed erba che vengono poi sparsi dentro l’aeroporto: «Fiori per la vita e il pensiero - dicono - per un progetto diverso di futuro della città». Patricia Zanco legge un passo dell’Antigone, altre donne appendono nastrini colorati sulla rete. Poi appuntamento in Campo Marzo per il corteo con le Donne per la pace.
Intanto scoppia una mini-lite politica. Tutto nasce da una proposta dei presidenti delle federazioni provinciali dei Verdi di Verona e Vicenza, Claudio Magagna ed Erasmo Venosi, che contestano la candidatura di Luana Zanella nella circoscrizione Veneto1: «Candidiamo invece Stefania Stefani dei No Dal Molin» dicono. Apriti cielo, arriva la replica secca del Presidio: «Il Presidio Permanente non ha nulla a che fare con queste diatribe e non c'è nessun esponente del Presidio che abbia mai dato la disponibilità a candidarsi alle elezioni politiche».
L'otto Marzo 2007 noi donne del presidio No Dal Molin
eravamo davanti al consiglio comunale, a rivendicare il
diritto di poter difendere la nostra terra. Quest'anno, la
terra, abbiamo deciso di andare a riprendercela.
Noi donne del presidio No Dal Molin siamo entrate dentro
all'aeroporto, al Parco pubblico inaugurato con una grande
manifestazione nazionale in settembre, per concimare le
piante che insieme avevamo piantato.Siamo entrate per
dire che non siamo l'anello debole della catena; che non
fermeranno i nostri corpi con le denunce, la
militarizzazione della città. Siamo solidali con i
denunciati per l'occupazione della prefettura del 16 gennaio
e non accettiamo la logica per cui, individuando due donne
come prime responsabili, si tenti di intimidire il
movimento.
Siamo solidali con le donne che in questa stessa giornata
stanno manifestando a Chioggia in favore della 194; abbiamo
194 buoni motivi per opporci alla nuova base militare al dal
molin; 194 buoni motivi pervincere la logica del controllo
che si vuole imporre con la costruzione di nuove basi come
con la negazione del diritto delle donne
all'autodeterminazione. In questo anno abbiamo incrociato
molte altre donne che lottano, si organizzano, usano la
propria sensibilità e la loro rabbia per costruire un
mondo migliore. E' per loro e per tutte le altre che oggi
siamo nuovamente entrate all'aeroporto. Un solo nuovo albero
è stato piantato, il più bello: è per Silvia, che da
pochi giorni ci ha lasciato. E' a lei che va il nostro
pensiero: le compagne di strada non si dimenticano.Mentre il
nostro percorso continua.
VICENZA: DONNE NO DAL MOLIN PIANTANO ALBERO ALL'AEROPORTO «L'otto Marzo 2007 noi donne del presidio No Dal Molin eravamo davanti al consiglio comunale, a rivendicare il diritto di poter difendere la nostra terra. Quest'anno, la terra, abbiamo deciso di andare a riprendercela. Oggi siamo entrate all'aeroporto. Un solo nuovo albero è stato piantato, il più bello: è per Silvia, che da pochi giorni ci ha lasciato. È a lei che va il nostro pensiero: le compagne di strada non si dimenticano. Mentre il nostro percorso continua». Lo scrivono in una nota le donne del Presidio Permanente 'No Dal Molin' che oggi hanno piantato un albero all'aeroporto Dal Molin di Vicenza. «Siamo entrate - continua la nota - per dire che non siamo l'anello debole della catena; che non fermeranno i nostri corpi con le denunce, la militarizzazione della città. Siamo solidali con i denunciati per l'occupazione della prefettura del 16 gennaio e non accettiamo la logica per cui, individuando due donne come prime responsabili, si tenti di intimidire il movimento».
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I No Dal Molin alle amministrative [...] Una lista che non è un fine, bensì un mezzo: non corriamo per conquistare il Palazzo, ma per sperimentare forme altre di autogoverno e autogestione [...] Rompere i meccanismi della rappresentanza; sostituire la delega con la partecipazione diretta; costruire forme di condivisione che evidenzino l’ipocrisia degli spot elettorali. Una lista di donne e uomini per aprire un nuovo percorso politico di partecipazione: sarà questa la presenza all’interno della campagna elettorale di coloro che a Vicenza hanno scelto la mobilitazione contro l’imposizione.
Una lista che non è un fine, bensì un mezzo: non corriamo per conquistare il Palazzo, ma per sperimentare forme altre di autogoverno e autogestione. In queste settimane, per descriverci il percorso che abbiamo fatto, abbiamo usato la metafora della chiocciola: lenti, ma sempre in movimento; riflessivi, ma con un grande bagaglio di esperienze, sensibilità, diversità che ci portiamo sempre sulle spalle.
Abbiamo discusso in modo permanente, trovandoci la sera e riconvocandoci il giorno successivo; abbiamo ascoltato cosa aveva da dirci Vicenza, senza costruire eventi mediatici ma sfruttando i gazebo della raccolta firme: perché ascoltare è diverso dal fare propaganda. Ci siamo chiesti che significato ha la crisi della rappresentanza, come dovrebbe comportarsi un consigliere comunale, quali contenuti dovrebbe avere un programma.
Ne abbiamo concluso che un programma non è un testo, ma un percorso; che la crisi della rappresentanza nasce dai processi di delega; che un consigliere comunale dovrebbe essere al servizio di molti e non in rappresentanza di alcuni. Abbiamo deciso di metterci in gioco ancora una volta, dicendoci che abbiamo ancora tanto da imparare, una lunga strada da fare. Vogliamo provare a costruire collettivamente pratiche di gestione collettive della nostra comunità; la nostra non sarà una lista di persone, ma un intreccio di pensieri.
Abbiamo saputo dar vita al Presidio Permanente, spazio di diversità e confronto, ma soprattutto di partecipazione; abbiamo dimostrato che condividere è possibile: ora portiamo la nostra sfida nel campo di coloro che più ci sono lontani. Vogliamo mettere in discussione il monopolio del potere decisionale fondato sulla delega: perché partecipare non solo è democrazia, ma è anche vita.
Messaggio del 10-03-2008 alle ore 15:30:47
Secondo nome
E comunque di sicuron non mi sono letto tutto quello che hai scritto...
per dirla alla Guccini: "godo molto di più nell'ubriacarmi, oppure a masturbarmi, al limite a scopare"
Messaggio del 10-03-2008 alle ore 15:50:31
Infatti nessuno ti ha chiesto quello che preferisci fare, ma ti ripeto che questo e' un forum di cultura e attualita',
quindi se hai voglia di bere ci sono i bar,
se hai voglia di masturbarti o altro, fallo pure dove vuoi,a me non
interessa.
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Son morto con altri cento
Son morto ch'ero bambino
Passato per il camino
E adesso sono nel vento,
E adesso sono nel vento.
Ad Auschwitz c'era la neve
Il fumo saliva lento
Nel freddo giorno d'inverno
E adesso sono nel vento,
E adesso sono nel vento.
Ad Auschwitz tante persone
Ma un solo grande silenzio
È strano, non riesco ancora
A sorridere qui nel vento,
A sorridere qui nel vento
Io chiedo, come può un uomo
Uccidere un suo fratello
Eppure siamo a milioni
In polvere qui nel vento,
In polvere qui nel vento.
Ancora tuona il cannone,
Ancora non è contenta
Di sangue la belva umana
E ancora ci porta il vento,
E ancora ci porta il vento.
Io chiedo quando sarà
Che l'uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà,
E il vento si poserà.
Io chiedo quando sarà
Che l'uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà,
E il vento si poserà.
«Un vero e proprio disastro ambientale»: se lo dice l’assessore provinciale alle risorse idriche Paolo Pellizzari, c'è da crederci. L'incidente all'oleodotto Nato che da Pisa porta il cherosene ad Aviano ha compromesso i fiumi Astichello e Bacchiglione; e nessuno aggiunge che il luogo dell'incidente, avvenuto a Monticello C.Otto, è un territorio di ricarica della falda acquifera vicentina, quella che dà da bere alle province di Vicenza e Padova: uno tra i bacini idrici sotterranei più grandi d'Europa.
Decine di ettolitri di cherosene riversati nella acque dell'Astichello: sono queste le dichiarazioni delle fonti ufficiali. L'incidente, avvenuto questa mattina alle 7, è stato segnalato dalle agenzie di stampa solo in serata, alle 20. Nel frattempo migliaia di cittadini hanno avuto il tempo di allarmarsi, pur non sapendo cosa era successo, sentendo l'intenso odore di cherosene in prossimità dei due corsi d'acqua vicentini; in poche ore la chiazza inquinante ha raggiunto la città attraversando Ponte degli Angeli e si è spinta almeno fino alla Riviera Berica.
Ma non dicevano che gli impianti militari sono sicuri? L'oleodotto di cui si parla, infatti, serve a portare il cherosene da Pisa ad Aviano, dove viene imbarcato sugli aerei militari in partenza per i loro voli di guerra e di addestramento. Una struttura che, a detta dei militari, non dovrebbe procurare alcun danno al territorio, ma che oggi si è resa responsabile di «un vero e proprio disastro ambientale».
Nei prossimi giorni conosceremo esattamente le dimensioni di questo disastro; per ora registriamo le prime voci che parlano di un miliardo di euro soltanto per le valutazioni del danno. Nel frattempo il cherosene è filtrato nel terreno, si è mescolato con l'acqua dei nostri fiumi, ha iniziato la sua opera di distruzione della fauna e della vegetazione fluviale.
Nessuno provi più a darci false rassicurazioni: le installazioni militari sono pericolose per gli abitanti dei territori nei quali sono situate. Se verrà realizzata, lo sarà anche la base statunitense al Dal Molin, situata proprio sopra la nostra falda acquifera e nei pressi di una zona naturale protetta; cosa potrebbe avvenire se, in un giorno disgraziato, dovesse verificarsi un incidente ad una delle cisterne di carburante? O agli edifici in cui saranno accatastati gli armamenti della 173° Brigata Aereotrasportata e magari - chi può escluderlo? - proiettili all'uranio impoverito? Potremmo fare una lista infinita dei rischi legati alle basi militari: ci fermiamo qui perchè ognuno può identificarli da se; e perchè tutti sanno che una base militare, per la sua semplice presenza, è già dannosa.
Seguiranno aggiornamenti
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Presidio Permanente No Dal Molin
Messaggio del 11-03-2008 alle ore 19:11:25
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10/03/2008 19.50 fonte: ANSA
FALLA IN OLEODOTTO MILITARE A VICENZA, CHEROSENE NEI FIUMI Una falla di dimensioni ancora da precisare si è aperta aperta oggi vicino a Vicenza nell'oleodotto che trasporta il cherosene alla base militare di Aviano (Pordenone). La rottura dell'impianto è avvenuta in Comune di Monticello Conte Otto, nella frazione Cavazzale, a poche centinaia di metri dal punto in cui l'estate scorsa lo stesso condotto era stato oggetto di un attentato terroristico poi fallito. I tecnici della ditta incaricata della gestione dell'infrastruttura militare sono da ore al lavoro per arginare la perdita, che tuttavia sta provocando un «disastro ambientale», come lo ha definito l'assessore provinciale alle risorse idriche Paolo Pellizzari. A finire nelle acque dell'Astichello e quindi del Bacchiglione una grande quantità di idrocarburi che stanno emanando un forte odore nell'aria. Sono partiti gli interventi di vigili del fuoco e della squadra antinquinamento della Provincia che ha posizionato barriere a Cavazzale e a Vicenza, nella zona dell'ospedale. La macchia di cherosene è arrivata in città, interessando anche la zona di Ponte degli Angeli e viale Giuriolo, nei pressi dello stadio. Sull'episodio stanno indagando anche gli uomini della Digos: per ora il caso viene trattato come un incidente, ma visti i precedenti sono in corso accertamenti per stabilire l'eventualità di sabotaggi o manomissioni.
Incidente all'oleodotto: disastro militare [...] Siamo esterrefatti che la notizia sia stata diffusa soltanto dodici ore dopo l’incidente e non sia stata mobilitata la Protezione Civile [...] «Un vero disastro ambientale», l’ha definito l’assessore provinciale alle risorse idriche; dimenticandosi di specificare che questo disastro – la fuoriuscita di una quantità enorme di cherosene dall’oleodotto Nato – è stato prodotto da un’installazione militare.
Due fiumi gravemente inquinati, il terreno di ricarica della falda acquifera più grande del nord Italia imbevuto di cherosene, fauna e vegetazione minacciati dalla chiazza inquinante rilasciata dall’oleodotto che porta il carburante per gli aerei militari da Camp Darby ad Aviano. Ma non dicevano che le installazioni militari sono sicure e non danneggiano il territorio?
Più di qualcuno deve delle spiegazioni ai cittadini; a partire dal commissario Costa, che ha lasciato Vicenza per le sue “vacanze elettorali” ribadendo che le installazioni militari Usa non hanno alcun impatto sul territorio. E ora, cosa ha da dire il primo sponsor della nuova base Usa al Dal Molin? E tutti coloro che hanno sempre sbeffeggiato le paure e le preoccupazioni dei vicentini?
Nessuno venga più a portarci rassicurazioni: le installazioni militari sono pericolose per l’ambiente e la salute pubblica. Se verrà realizzata, lo sarà anche la base statunitense al Dal Molin, situata proprio sopra la nostra falda acquifera e nei pressi di una zona naturale protetta; cosa potrebbe avvenire se, in un giorno disgraziato, dovesse verificarsi un incidente all’interno della nuova base o della Ederle?
Siamo esterrefatti che la notizia sia stata diffusa soltanto dodici ore dopo l’incidente e non sia stata mobilitata la Protezione Civile; come è avvenuto per l’approvazione della nuova base Usa al Dal Molin, si è agito nella più totale oscurità. Ora più che mai è chiara la pericolosità delle installazioni militari: Vicenza libera dalle basi Usa.
Incidente all'oleodotto militare: disastro ambientale L'incidente all'oleodotto Nato che da Pisa porta il cherosene ad Aviano ha compromesso i fiumi Astichello e Bacchiglione; il cherosene disperso nell'acqua ha già superato Vicenza «Un vero e proprio disastro ambientale»: se lo dice l’assessore provinciale alle risorse idriche Paolo Pellizzari, c'è da crederci. L'incidente all'oleodotto Nato che da Pisa porta il cherosene ad Aviano ha compromesso i fiumi Astichello e Bacchiglione; e nessuno aggiunge che il luogo dell'incidente, avvenuto a Monticello C.Otto, è un territorio di ricarica della falda acquifera vicentina, quella che dà da bere alle province di Vicenza e Padova: uno tra i bacini idrici sotterranei più grandi d'Europa.
Decine di ettolitri di cherosene riversati nella acque dell'Astichello: sono queste le dichiarazioni delle fonti ufficiali. L'incidente, avvenuto questa mattina alle 7, è stato segnalato dalle agenzie di stampa solo in serata, alle 20. Nel frattempo migliaia di cittadini hanno avuto il tempo di allarmarsi, pur non sapendo cosa era successo, sentendo l'intenso odore di cherosene in prossimità dei due corsi d'acqua vicentini; in poche ore la chiazza inquinante ha raggiunto la città attraversando Ponte degli Angeli e si è spinta almeno fino alla Riviera Berica.
Ma non dicevano che gli impianti militari sono sicuri? L'oleodotto di cui si parla, infatti, serve a portare il cherosene da Pisa ad Aviano, dove viene imbarcato sugli aerei militari in partenza per i loro voli di guerra e di addestramento. Una struttura che, a detta dei militari, non dovrebbe procurare alcun danno al territorio, ma che oggi si è resa responsabile di «un vero e proprio disastro ambientale».
Nei prossimi giorni conosceremo esattamente le dimensioni di questo disastro; per ora registriamo le prime voci che parlano di un miliardo di euro soltanto per le valutazioni del danno. Nel frattempo il cherosene è filtrato nel terreno, si è mescolato con l'acqua dei nostri fiumi, ha iniziato la sua opera di distruzione della fauna e della vegetazione fluviale.
Nessuno provi più a darci false rassicurazioni: le installazioni militari sono pericolose per gli abitanti dei territori nei quali sono situate. Se verrà realizzata, lo sarà anche la base statunitense al Dal Molin, situata proprio sopra la nostra falda acquifera e nei pressi di una zona naturale protetta; cosa potrebbe avvenire se, in un giorno disgraziato, dovesse verificarsi un incidente ad una delle cisterne di carburante? O agli edifici in cui saranno accatastati gli armamenti della 173° Brigata Aereotrasportata e magari - chi può escluderlo? - proiettili all'uranio impoverito? Potremmo fare una lista infinita dei rischi legati alle basi militari: ci fermiamo qui perchè ognuno può identificarli da se; e perchè tutti sanno che una base militare, per la sua semplice presenza, è già dannosa.
Messaggio del 14-03-2008 alle ore 08:33:38
12/03/2008 17.37 fonte: AdnKronos
VICENZA: GUASTO A OLEODOTTO MILITARE, SI VALUTANO I DANNI ALL'AMBIENTE
I tecnici dell'Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente) di Vicenza stanno facendo gli accertamenti per verificare l'entità dell'inquinamento dell'acqua e del terreno in conseguenza allo sversamento di gasolio dall'oleodotto che parte da La Spezia e arriva ad Aviano, in provincia di Pordenone, dove rifornisce la base militare. Sul posto anche i tecnici della ditta di Roma, la I.G. Gestione Infrastrutture, che ha in appalto la manutenzione dell'oleodotto per conto dei militari. Lo confermano i carabinieri della compagnia di Thiene, che ieri hanno segnalato il guasto. Ma quanto gasolio sia stato sversato, ancora non si sa con esattezza. Lo sversamento è avvenuto in un piazzale della zona industriale di Vicenza, che si trova nel Comune di Monticello Conte Otto, all'esterno della ditta R.G. Porcellane di via dell'Industria. Proprio in via dell'Industria si trova un pozzetto di ispezione dell'oleodotto, intorno al quale sono stati eseguiti degli scavi per trovare da dove è fuoriuscito il gasolio. Lo sversamento non ha provocato alcun pericolo per la popolazione della zona -affermano i carabinieri- disturbata solo dal forte odore. Purtroppo il gasolio si è riversato in una roggia e poi in un torrente che confluisce nel Bacchiglione, il fiume che scorre a Vicenza. Già ieri i tecnici dell'Arpa, dei vigili del fuoco e della manutenzione dell'oleodotto sono intervenuti per recuperare il carburante fuoriuscito e collocare delle barriere assorbenti per bloccare lo sversamento. Stamattina il pm della Procura di Vicenza, Vartan Giacomelli, ha effettuato un sopralluogo sul posto.
Messaggio del 14-03-2008 alle ore 08:38:08
La protesta del comitato “No Dal Molin”
durante il tour elettorale di Veltroni.
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VICENZA - Una falla nell’oleodotto che porta il kerosene alla base di Aviano, in provincia di Pordenone, riapre il dibattito sulla sicurezza delle basi Usa sul territorio italiano. Un incidente, quello accaduto ieri, dovuto a un guasto accidentale, secondo i primi accertamenti, ma in seguito al quale grandi quantità di idrocarburi si sono riversate nel fiume Astichello e quindi nel Bacchiglione. Un “disastro ambientale”, l’ha definito l’assessore provinciale vicentino alle risorse idriche, Paolo Pellizzari. E i comitati “No Dal Molin”, che hanno anche cercato di salire sul pullman di Veltroni (in questi giorni in tour elettorale nel Nord-est), accusano: “Ma non dicevano che le installazioni militari sono sicure e non danneggiano il territorio?”.
L’oleodotto è il Pol-Natio Nord Italia, conduttura che dalla Spezia, passando per il vicentino, rifornisce gli aerei americani di stanza nella base del Friuli Venezia Giulia. Una rottura della condotta nella zona
industriale di Vicenza, un guasto dovuto probabilmente a un traliccio dell’alta tensione, ha provocato lo sversamento di migliaia di litri di kerosene nelle acque dei fiumi Astichello e Bacchiglione. Un disastro ben visibile: l’acqua si è colorata, in tutta la città si è sparso un odore acre di carburante che ha messo a disagio gli abitanti.
Il luogo dell’incidente è il piazzale di un’industria di ceramica a Monticello Conte Otto, in provincia di Vicenza, nel cui sottosuolo scorre l’oleodotto. Ad accorgersi del problema è stato il titolare dell’azienda, che ha trovato il piazzale completamente allagato dal carburante. Ieri l’intervento per arginare il disastro, con la chiusura dei rubinetti a monte e l’opera dei pompieri e delle squadre dei tecnici per l’ambiente del Comune. Dopo i primi rilievi, l’inquinamento da kerosene sarebbe sotto controllo, anche perché le barriere assorbenti, posizionate ieri sul fiume Bacchiglione, a sud di Vicenza, hanno impedito che la chiazza oleosa proseguisse verso Padova. Tuttavia non è ancora stato stabilito quanto carburante sia finito nei corsi d’acqua del vicentino.
E scoppiano le polemiche con la richiesta, da più parti, di un’indagine approfondita sull’accaduto. Intanto, sono partite varie interrogazioni dei Verdi veneti in Parlamento, in Regione e in Provincia a Padova. “A complicare la vicenda - osservano i Verdi - c’è il ritardo con cui sono partiti i lavori di tamponamento e di messa in sicurezza, la mancanza di un protocollo per questi tipi di eventi, la confusione, insomma la mancanza di piani di sicurezza per strutture come queste”.
“L’incidente - si legge ancora nelle interrogazioni dei Verdi - è avvenuto in una zona di ricarica della falda acquifera vicentina che fornisce di acqua potabile oltre alla provincia di Vicenza anche quella di Padova. Uno dei bacini idrici sotterranei più grandi d’Europa. Quale grado di penetrazione avrà avuto lo sversamento di kerosene nel sottosuolo, e quale impatto inquinante può essersi determinato? Ad oggi non si conosce ancora l’entità dell’incidente ma chiediamo da subito che non si proceda come per l’incendio alla De Longhi di Treviso, tentando di minimizzare la gravità di quanto avvenuto”.
“Non dicevano che le installazioni militari sono sicure e non danneggiano il territorio - incalza il presidio No Dal Molin - più di qualcuno deve spiegazioni ai cittadini, a partire dal commissario Costa, che ha lasciato Vicenza per le sue ‘vacanze elettorali’, ribadendo che le installazioni militari Usa non hanno alcun impatto sul territorio. Ora cosa ha da dire il primo sponsor della nuova base al Dal Molin? E tutti coloro che hanno sempre sbeffeggiato le paure e le preoccupazioni dei vicentini? Nessuno venga più a portarci rassicurazioni: le installazioni militari sono pericolose per l’ambiente e la salute pubblica”.
Sull’incidente, la Procura di Vicenza ha aperto un fascicolo d’inchiesta. Le ipotesi formulate dal pm Vartan Giacomelli sono di inquinamento delle acque e sversamento di materiali inquinanti. Al momento non vi sono indagati. Secondo il magistrato c’è da chiarire soprattutto il perché del pesante ritardo con cui è stato dato l’allarme, che si è ripercosso sull’avvio degli interventi per fronteggiare l’inquinamento.
Dove è finito il cherosene? Miracolo a Vicenza: decine di ettolitri di cherosene sono fuoriusciti dall’oleodotto militare che collega Livorno ad Aviano inzuppando i terreni di ricarica della falda acquifera [...] Miracolo a Vicenza: decine di ettolitri di cherosene sono fuoriusciti dall’oleodotto militare che collega Livorno ad Aviano inzuppando i terreni di ricarica della falda acquifera e finendo nei fiumi Astichello e Bacchiglione, ma secondo le istituzioni locali non ci sarebbe traccia di inquinamento.
Che sia intervenuta la Madonna di Monte Berico a risparmiare i vicentini dal disastro naturale? Forse, più realisticamente, il cherosene che ha viaggiato per chilometri lungo i fiumi – visto che gli sbarramenti sono stati predisposti fino alla riviera berica – è stato assorbito dai terreni che li circondano, è filtrato fino alla falda acquifera, ha inquinato i campi agricoli e avvelenato la fauna locale.
Non risulta, del resto, che il cherosene possa scomparire nel nulla; alcuni vorrebbero far diventare un disastro naturale un semplice fatto di cronaca senza conseguenze per il territorio e la salute degli abitanti: ancora una volta si gioca sulla pelle dei vicentini, nascondendo la verità e facendo disinformazione.
Pochi giorni fa l’incidente all’oleodotto; chi può assicurare ai vicentini che incidenti simili non possano avvenire nelle tante installazioni militari presenti nel territorio? Se il commissario Costa può escludere in assoluto un incidente alle strutture militari lo metta nero su bianco: è ora che ognuno si assuma le proprie responsabilità.
Presidio, ecco la lista nata sotto il tendone ELEZIONI. Presentata ieri davanti all’oleodotto di Polegge “Vicenza libera-No Dal Molin” di Alessandro Mognon
L’inizio è quasi scontato: un battibecco con i carabinieri che arrivano con tre pattuglie (più due auto dei vigili urbani) alla presentazione della lista civica del Presidio di Rettorgole “Vicenza libera-No Dal Molin”. Motivo: il luogo scelto è la stazione di pompaggio dell’oleodotto militare di Polegge, quello da dove lunedì scorso è fuoriuscito il kerosene. «Perché tutto questo schieramento per noi e non per gli altri?» chiede Olol Jackson. Così Cinzia Bottene, annunciando ieri lista e simbolo del Presidio alle amministrative, ha anche la battuta servita: «Beh, fa piacere essere l’unica candidata sindaco con la scorta».
E così “l’allegra brigata” dei No base pronta per la discesa in campo presenta la sua lista Vicenza libera: «Libera dalla politica degli interessi - spiega la Bottene -, dalle installazioni militari, libera di sognare il proprio futuro. Come dice lo slogan “Una lista fuori dal comune”. È stato un anno di contatti stretti con la politica e di profonde delusioni. In fondo il Dal Molin è la sintesi di molte problematiche: la difesa del territorio, il futuro dei nostri figli, la democrazia partecipativa. Vogliamo una politica diversa, per la pace».
Insomma «la politica non deve servire per gestire il potere ma come strumento per farsi interpreti in Consiglio comunale dei bisogni dei cittadini. La nostra parola d’ordine sarà ascolto e condivisione, vogliamo sentire sempre la gente. Gli altri partiti si sono sbranati prima sul “chi” e solo dopo sul come. Noi abbiamo discusso per oltre un mese del come e in un quarto d’ora abbiamo deciso chi candidare. E in ordine alfabetico, senza gerarchie, con la presenza di giovani, quasi il 50 per cento di donne, anziani. Perché votarci? Perché siamo onesti e indipendenti. E più che dire, vogliamo fare».
Enzo Ciscato precisa: «L’incidente di Cavazzale è come il Dal Molin: tutti minimizzano ma la difesa del territorio è importante». Poi l’intervento di alcuni candidati. Martina Vultaggio: «Non abbiamo ricette pronte per tutto, ma abbiamo creato una comunità. E anche se non siamo nati esperti, lo siamo diventati in molti campi...». Michele Ronconi: «Io sono l’anziano del Presidio. Voglio lottare per i miei figli e per i miei nipoti». Antonella Cunico ricorda «il contributo importante delle donne No dal Molin». Infine Claudio Lupo: «Libera è una bella parola. E poi non abbiamo una presidente - dice guardando Cinzia Bottene -, ma una “presidiante”».
Dieci le pagine del programma. Dalla “città come spazio pubblico” alla “qualità della vita da non misurare solo in termini economici”. Fioriscono citazioni da Dante a Calvino, si parla di civitas, res publica e agorà. Sorride Francesco Pavin: «Visto? E poi dicono che siamo ignoranti...».
Incidente all’oleodotto: un silenzio scandaloso [...] il cherosene continua a scorrere sulla superficie delle rogge e dei canali della zona, superando filtri e barriere predisposte dai servizi di protezione ambientale [...] Decine di ettolitri di cherosene inzuppano il terreno di ricarica della più grande falda acquifera del nord Italia e si riversano nei fiumi Astichello e Bacchiglione, ma i media ufficiali ci raccontano che, a detta delle “Autorità”, l’inquinamento non è significativo.
«Un vero disastro ambientale», aveva sentenziato l’Assessore provinciale all’ambiente una settimana fa; «il più grave disastro ambientale degli ultimi anni a Vicenza», aveva aggiunto il PM incaricato dell’inchiesta. Eppure la stampa nazionale tace, la stampa locale minimizza.
Nel frattempo, come testimoniato dalle foto scattate da alcuni cittadini, il cherosene continua a scorrere sulla superficie delle rogge e dei canali della zona, superando filtri e barriere predisposte dai servizi di protezione ambientale. E decine di operai lavorano alacremente, giorno e notte, per rimuovere il terreno imbevuto di cherosene e caricarlo su camion che lo portano chissà dove.
Non ci vuole un geologo, ma semplicemente del buon senso, per capire che se quello è un terreno di ricarica della falda, il cherosene non può che finire per contaminare l’acqua che beviamo a Vicenza, ma anche a Padova e in moltissimi comuni del Veneto. Nessun giornalista o commentatore politico, però, ha osato trarre così banali considerazioni. Chi vuole imporre il bavaglio sulla vicenda?
Nessuno, poi, si è permesso di collegare l’incidente all’oleodotto militare con la presenza di installazioni militari nel territorio vicentino; come se il cherosene fosse in quel tubo corroso per caso, e non funzionale alle attività di chi oggi risiede alla Ederle e, in un domani prossimo, vorrebbe allargare la propria sovranità fino al Dal Molin. Evidentemente a Vicenza c’è chi si sente di mettere la mano sul fuoco per quel che riguarda la sicurezza delle installazioni militari, escludendo nella maniera più assoluta che simili incidenti possano verificarsi, magari ad un deposito di armamenti o di carburanti. Che abbiano la dignità, questi signori, di mettere questa sicurezza per iscritto perché noi, di fronte al disastro che sta interessando la nostra terra, abbiamo paura.
Paura di bere cherosene anziché acqua; paura di mangiare cibi contaminati; paura di veder l’equilibrio naturale della nostra terra compromesso per rifornire di carburante gli aerei da combattimento che decollano da Aviano.
Di fronte ad un disastro come quello avvenuto ci aspettavamo notizie certe e un’informazione capillare; la politica e le sue dinamiche elettorali, però, hanno avuto il sopravvento sulla dignità di chi, invece di leggere e trascrivere bollettini, dovrebbe fare inchiesta e informazione.
Acqua al profumo di cherosene: i No Dal Molin lanciano l'allerta La sfida alle autorità. A Monticello Conte Otto si sente ancora l'odore di carburante nell'aria e nell'Astichello. di Mattia Sopelsa
L'acqua “profuma” di cherosene. È limpida, sembra pulita, ma basta immergere una mano e annusarla per sentire l'odore acre dell'idrocarburo.
Lo stesso dicasi se si riempie una semplice bottiglia di acqua minerale di quelle che si comprano nei supermercati. Come se non bastasse, anche con il vento di ieri, l'odore del combustibile si avverte ancora forte nell'aria. È questa la situazione del canale Astichello a Monticello Conte Otto a dieci giorni dallo sversamento di cherosene causato dalla rottura dell'oleodotto militare che da La Spezia trasporta carburante alla base Usa di Aviano. Lo si può constatare con naso e occhi, avvicinandosi al corso d'acqua interessato primariamente dalla perdita di cherosene. «Le autorità sono in assordante silenzio», denuncia il Presidio No-Dal Molin. «Continuano a ripetere che non c'è più allarme - dice Cinzia Bottene - Quando secondo noi la situazione non è affatto sotto controllo». La schiuma usata per assorbire il cherosene sembra infatti non diminuire e «le paratie usate per bloccare il deflusso non garantiscono sicurezza». Tanto che a tratti la schiuma esce dai blocchi e si riversa a valle. «Continuiamo a vedere tecnici che portano via montagne di terra contaminata - dice Enzo Ciscato - E idrovore che pompano acqua fuori dai tombini». Per questi motivi il Presidio ha pronto un pacchetto d'iniziative. A partire da domani quando in città saranno allestiti dei gazebo informativi per i cittadini. «La situazione non deve passare sotto silenzio - ricorda Marco Palma - Faremo annusare l'acqua ai vicentini per fargli capire come sta succedendo». Oltre a questo, il No-Dal Molin ha già prelevato dei campioni di acqua che farà analizzare con una perizia di parte per rendere pubblici i risultato. «Dato che dalle autorità non abbiamo ancora ricevuto nulla». Non solo, visto il divieto di utilizzare l'acqua dei pozzi artesiani, ma «le continue rassicurazioni delle autorità che dicono che dai propri rubinetti si può bere tranqillamente», il movimento preleverà campioni anche dall'acqua dei pozzi e la offrirà ai politici e a tutti coloro che parlano di assenza di problemi e di emergenza ambientale. «Siamo curiosi di vedere - afferma Marco Palma - se gli amministratori avranno il coraggio di bere davanti a tutti la stessa acqua per cui dicono che non ci sono pericoli per la salute dei cittadini». La questione Astichello resta aperta, come persisite l'odore di cherosene nell'aria di Monticello.
Assemblea in piazza il Presidio in centro per dare voce a tutti Al posto del tendone di Ponte Marchese lo scenario è quello di piazza dei Signori. Ieri sera è andata in scena l'assemblea settimanale del Presidio No-Dal Molin ma in un contesto più diverso [...] di Luisa Santinello
Al posto del tendone di Ponte Marchese lo scenario è quello di piazza dei Signori. Ieri sera è andata in scena l'assemblea settimanale del Presidio No-Dal Molin ma in un contesto più diverso.
Il motivo è semplice: movimento e la lista ad esso collegata, Vicenza libera - hanno il loro fulcro nella partecipazione dal basso. Quella che arriva direttamente dal popolo. Ecco allora il motivo dell'assemblea in centro storico. «Vogliamo portare il Consiglio in piazza - diceva Marco Palma - e portare i problemi e le soluzioni per la città davanti a tutti i vicentini». Si sono ritrovati almeno in 200 ieri in piazza dei Signori, in maggioranza militanti del presidio, ma anche vicentini attirati dalla novità dell'assemblea in pieno centro. «Siamo qui per riattivare il meccanismo vero della democrazia - spiega Olol Jackson - Il cittadino deve essere protagonista e non un burattino». Megafono in mano e uno schermo per proiettare un filmato sulle basi americane di Vicenza. per poi portare una relazione sull'incidente dell'Oleodotto di Monticello Conto Otto. Così si sono presentati ai cittadini i No-Dal Molin. Portando ai vicentini un pacchetto d'iniziative in atto nei prossimi giorni. In primis un esposto alla magistratura sempre sull'oleodotto militare. Poi alle 17.30 di venerdì il Presidio arriverà davanti alla prefettura. Per due motivi: portare le seimila fime di solidarietà raccolte in città riguardo all'occupazione della prefettura. E poi per portare nella stessa prefettura, poi in Provincia ed infine in Comune i campioni d'acqua raccolti dall'astichello.
Quegli stessi campioni che odorandoli sanno di puro cherosene e non sono inodori come dovrebbe essere l'acqua. Le ampolle saranno fatte bere a tutti coloro che nei giorni scorsi «hanno abbassato i toni allarmistici sul disastro ambientale dell'oleodotto e minimizzato dicendo che non c'è alcun pericolo per l'acqua». Sempre venerdì, in serata, si svolgerà invece un'assemblea per portare la democrazia e la partecipazione nei quartieri della città. Infine due appuntamenti: domenica dalle 15.30 una “Bicifestazione” da piazza Matteotti per denunciare l'inquinamento da Pm10 di Vicenza. Domenica 6 i No-Dal Molin saranno invece in concerto davanti all'ingresso della caserma Ederle.
Lasciateci dormire: noi dobbiamo sognare Stamattina le perquisizioni nelle case di tre militanti del Presidio. Questa sera l'affollata assemblea straordinaria; vorrebbero rubarci i sogni dal cassetto: noi li vogliamo realizzare. E' stata una lunga giornata per il Presidio Permanente, conclusasi questa sera con l'assemblea straordinaria: centinaia di persone si sono ritrovate a Ponte Marchese. Solidarietà e indignazione. Rabbia e determinazione. Stamattina tre abitazioni sono state perquisite: gli agenti cercavano prove di colpevolezza per l'attentato avvenuto lo scorso 5 luglio all'oleodotto militare La Spezia - Aviano.
Quella notte una pentola a pressione era stata fatta esplodere nel pozzetto d'ispezione dell'infrastruttura militare; qualche giorno dopo, l'azione era stata resa nota da un video inviato alla stampa e firmato "Team antimperialista". Nove mesi dopo, arrivano le perquisizioni a carico di attivisti del Presidio Permanente. Le ragioni che motivano l'iniziativa della Magistratura sono definite "molto significative" dal mandato che viene consegnato ai perquisiti: aver visitato un sito internet per la prima persona, aver fatto una chiamata col cellulare all'interno di un raggio di 10 km dal luogo dell'avvenimento per la seconda, essere il compagno della prima persona per la terza. Insomma, se non fosse per la gravità dell'accaduto, le ragioni adotte dal PM sarebbero quanto meno esileranti. Invece non possiamo riderci sopra, ma di certo possiamo dire che sono ridicole. Chi si batte contro la costruzione della nuova base Usa a Vicenza non ha mai avuto paura di mostrare in pubblico il proprio viso, nelle occupazioni come nei blocchi, nel taglio dei cavidotti e in quello delle reti del Dal Molin. Perchè difendere la nostra terra è una responsabilità che ci assumiamo fino in fondo; ma soprattutto perchè il nostro viso esprime il nostro amore verso Vicenza e la nostra determinazione contro la guerra e l'imposizione.
Guardacaso, dopo 270 giorni di silenzio, la pentola a pressione posta nel pozzetto dell'oleodotto ritorna di attualità; lo fa diciotto giorni dopo l'incidente allo stesso oleodotto che ha provocato un disastro ambientale, inzuppando di kerosene il terreno di ricarica della falda acquifera e inquinando i fiumi Astichello e Bacchiglione. In questi diciotto giorni, mentre tutti tentavano di minimizzare, il Presidio denunciava l'avvenuto, mostrando ai vicentini le foto dell'inquinamento e facendo annusare a chiunque l'acqua aromatizzata con il carburante prelevata dai corsi d'acqua di Monticello Conte Otto.
Con la paura si governano i popoli: è una vecchia massima che nel contrastare il movimento che si batte per impedire la militarizzazione di Vicenza è sempre stata tenuta in considerazione. Ed ecco che si mette all'indice un movimento che, nonostante tutto, ha mantenuto il suo radicamento nella comunità locale: le perquisizioni di questa mattina dicono ad ognuno di noi che chi si oppone può essere accusato. Chi non accetta l'imposizione può essere svegliato all'alba, perquisito e sbattuto sulle pagine dei giornali. E non importa se l'impianto accusatorio non si regge in piedi; quel che conta è il messaggio: fate una vita normale, anonima, qualunquista. Dedicatevi al vostro mondo privato, ma non metteteci i bastoni tra le ruote. Un ricatto.
Ma se pensavate di impaurirci avete sbagliato; perchè questa sera, al Presidio, ci siamo guardati in faccia, e ci siamo visti incazzati. Voi, che vorreste coprire l'imposizione con il sopruso; voi, che vorreste far passare l'ingiustizia con la calunnia; voi, che vorreste una città zitta a accondiscendente; a voi diciamo: il futuro è nelle nostre mani. E vi sorprenderemo ancora una volta: perchè torneremo a far le iniziative di tutti i giorni con la nostra determinazione e il nostro sorriso. Vorreste far scendere la nebbia su Vicenza; ma, come dice Don Gallo, "a Vicenza è primavera": e a primavera il sole è abbastanza forte per dissipare ogni nebbia.
Ci chiamiamo Marta, Stefano, Daniele; ci chiamiamo No Dal Molin. Denunciateci pure e copritevi di ridicolo: noi domani saremo ancora qui a difendere la nostra terra dalle basi di guerra. Ma ora, lasciateci dormire in pace: abbiamo dei sogni da fare. Perchè Vicenza sarà diversa: sarà il nostro sogno che diventa realtà.
Gli Usa assegnano l'appalto per la costruzione della base di Vicenza a una joint venture composta dalla Cmc e dal Consorzio cooperative costruzioni di Ravenna. Due cooperative. Costo totale: 245 milioni di euro di Orsola Casagrande
Sarà la Cmc di Ravenna a costruire la nuova base militare americana all'aeroporto Dal Molin di Vicenza. Il comando Setaf ieri ha reso noto il vincitore dell'appalto per la progettazione e la costruzione delle nuove strutture presso l'aeroporto. Oltre alla Cmc (Cooperativa muratori e cementisti) vincitore dell'appalto è anche il Ccc (Consorzio cooperative costruzioni), entrambi di Ravenna. Immediata la replica del presidio permanente no Dal Molin: «Cari Prodi, Costa, Bersani, D'Alema, Veltroni: quella base non si farà mai, perché le vostre bugie hanno le gambe corte, perché migliaia di uomini e donne lo impediranno, in maniera pacifica ma determinata».
Non è una sconosciuta, la coop «rossa» Cmc, al Patto di mutuo soccorso che lega il movimento di Vicenza a quelli contro le grandi opere in Italia. Perché la Cmc, oltre a partecipare agli appalti per la base americana di Sigonella, è anche la cooperativa che avrebbe dovuto costruire la Tav in Val Susa, in particolare il contestatissimo tunnel di Venaus. Quell'opera devastante, e non solo dal punto di vista del territorio ma anche della salute, che la resistenza dei valligiani ha impedito. «Inutile ricordare i legami stretti tra queste cooperative rosse e molti membri del governo Prodi e del commissario Costa - dicono dal presidio - Il ministro Bersani era stato presidente della Cmc di Ravenna, l'inaugurazione della nuova sede della Ccc di Bologna venne fatta in pompa magna da Massimo D'Alema». Insomma il dubbio è lecito. Tanto lecito che qualcuno, in tempi non sospetti, aveva scherzato sui nomi dei vincitori dell'appalto per la base americana. «Non sarà mica il Cmc?», si diceva ridacchiando (e il manifesto lo aveva anche scritto, un anno fa).
Il comando della Setaf ha reso noto in un comunicato che la commissione giudicatrice ha scelto il progetto presentato dall'impresa joint venture Cmc-Consorzio Cooperative Costruzioni. L'appalto, si apprende sempre dalla nota, è stato aggiudicato dal comando genio della marina degli Stati Uniti per un importo complessivo di 245 milioni di euro circa. I lavori saranno avviati quest'estate e la consegna della nuova installazione è prevista entro la metà del 2012. La nota della Sitaf sottolinea che «l'impresa si assume l'onere di costruire presso l'aeroporto Dal Molin, distante circa cinque chilometri dalla caserma Ederle, le strutture di supporto necessarie al consolidamento della 173ma brigata aviotrasportata, attualmente dislocata in tre sedi separate tra l'Italia e la Germania».
Si spiega inoltre che l'area dell'aeroporto del Dal Molin è stata «offerta dal governo italiano perché è l'area di proprietà del demanio militare più vicina alla Ederle che risponde ai requisiti di spazio necessari per la riunificazione della brigata a Vicenza». Infine la nota ribadisce che «il Dal Molin è un'installazione militare italiana già utilizzata dalla Nato e dall'aeronautica militare italiana. La nuova installazione resterà territorio italiano, sotto il controllo delle autorità militari italiane nel rispetto delle leggi italiane e regolata dagli accordi internazionali vigenti».
Alle manifestazioni organizzate ieri sera dal presidio permanente contro le perquisizioni di giovedì mattina e per consegnare le ampolle di acqua al cherosene (risultato dell'incidente all'oleodotto militare di qualche settimana fa), i giovani del presidio hanno gridato tutta la loro rabbia. «Altro che inderogabili impegni internazionali, altro che rispetto dei patti: hanno svenduto la nostra città per garantire un lucroso affare alle cooperative rosse loro amiche. Le stesse cooperative impegnate nella costruzione della Tav in val Susa, giusto per gradire. Ecco perché il buon Walter Veltroni, nel suo recente viaggio elettorale a Vicenza ha detto: la base si farà. Non vorrete mica far perdere un sacco di soldi ai nostri amici, vero?»
La lotta contro il Dal Molin entra dunque in una nuova fase. Dal presidio promettono: «A Monopoli giocherete un'altra volta, e non sulle nostre teste».
«Le coop rosse hanno vinto l’appalto per la messa in opera della base militare Usa del Dal Molin. È una vittoria, questa, che corrisponde a una dura sconfitta per la storia del mondo del lavoro. È doveroso ricordare che nel loro statuto le coop si impegnano a contribuire in modo costruttivo alla tutela del patrimonio ambientale; ma a Vicenza, aggiudicandosi questo appalto, si impegnano invece a realizzare un impianto militare, con depositi d’armi all’uranio impoverito e forse anche atomiche, (D’altra parte non c’è da meravigliarsi, nel nord Italia sono depositate 90 bombe atomiche fra Ghedi e Aviano!) sopra la più grande falda acquifera del nord Italia. È una dura mortificazione per tutti coloro che da sempre lottano per il rispetto dei diritti civili e la gestione libera dei popoli, compreso quello italiano.
Delude e indigna rendersi conto come associazioni nate per consorziare e difendere i lavoratori dallo sfruttamento di arroganti speculatori, si ritrovino oggi coinvolte in prima persona dentro azioni di profitto spregiudicato e privo di ogni codice etico. Ogni cittadino, appena cosciente e informato, ha bene chiaro in mente che la macchina che si sta realizzando in questa nostra terra, ha il solo scopo di creare una piattaforma non certo di difesa della pace ma di aggressione nel progetto di controllo e conquista delle fonti di energia presenti in tutto il Mediterraneo orientale e oltre. Una macchina del genere non può che produrre conflitti, distruzione e rovina.
Non è assolutamente piacevole vedervi coinvolte strutture che alla loro origine rappresentavano l’orgoglio del mondo operaio.”
A dichiararlo è il premio Nobel Dario Fo che sarà a Vicenza lunedì 7 aprile per sostenere la candidatura di Cinzia Bottene e della lista ‘Vicenza Libera – No Dal Molin’ alle elezioni amministrative.
COMUNICATO STAMPA
NO DAL MOLIN
VENERDI’ ANDIAMO ALLA CMC di RAVENNA
«Vogliamo chiedere agli scalpellini, agli elettricisti, ai muratori della Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna se sono d’accordo nel costruire una nuova base di guerra. Per questo venerdì 11 aprile andremo presso la sede della cooperativa». Ad annunciarlo Francesco Pavin, ieri, durante lo spettacolo di Dario Fo e Don Gallo in Piazza delle Poste a Vicenza.
«È doveroso ricordare – aveva appena sottolineato il Premio Nobel Dario Fo – che nel loro statuto le coop si impegnano a contribuire in modo costruttivo alla tutela del patrimonio ambientale». E i No Dal Molin andranno a Ravenna proprio per ricordare ai soci della cooperativa questo codice etico. «Non crediamo – ha aggiunto Pavin – che tutti questi lavoratori vogliano svendere la loro storia per diventare complici della realizzazione di un nuovo strumento di guerra, lutti e distruzioni».
Nei prossimi giorni verrà anche costruita una campagna di boicottaggio delle cooperative; «Il mondo delle cooperative – ha sottolineato Cinzia Bottene – deve dire qualcosa e prendere le distanze da chi si appresta, per i profitti, a devastare il territorio vicentino mettendo a rischio la più grande falda acquifera del nord Italia».
Presidio Permanente, Vicenza, 8 aprile 2008
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Presidio Permanente No Dal Molin
Messaggio del 10-04-2008 alle ore 00:15:35
ADESSO IO ESIGO CHE TU MI DICA PER QUALE MOTIVO TIENI AGGIORNATO QUESTA SPECIE DI DIARIO DI BORDO. NON ACCETTI COMMENTI DA NESSUNO, NESSUNO RIESCE A LEGGERE I TUOI KILOMETRICI COPIA&INCOLLA E CON TUTTA PROBABILITà A NESSUNO INTERESSA. ORA, TU HAI SPECIFICATO CHE QUESTO E' UN FORUM DI CULTURA E ATTUALITA'. BENE, SUI FORUM SI DISCUTE E CI SI CONFRONTA, GLI ALTRI UTENTI NON POSSONO ESSERE COSTRETTI A VEDERE LA TUA VOGLIA DI RIVOLUZIONE TUTTI I GIORNI SENZA AVERE MAI UNA RISPOSTA.
RISPONDI A TUTTI E POI ANCHE A ME. POSSIBILMENTE CON FRASI TUE, AMMESSO E NON CONCESSO CHE TU SIA IN GRADO DI FORMULARNE.
Messaggio del 10-04-2008 alle ore 11:20:16
...i tuoi commenti (ziomitch)non mi interessano...nessuno ti ha chiesto la tua opinione,e soprattutto non devo rispondere nè a te nè a nessun altro.
n.b.=quello che hai scritto tu non interessa nessuno ...
Messaggio del 10-04-2008 alle ore 12:01:52
09/04/2008 19.28 fonte: AdnKronos
ELEZIONI: A VICENZA CONTESTAZIONI 'NO DAL MOLIN' PRIMA DELL'ARRIVO DI BERLUSCONI
Prima dell'arrivo del leader del Pdl Silvio Berlusconi a Vicenza per un incontro elettorale, i contestatori della base Usa Dal Molin hanno protestato vivacemente di fronte all'hotel dove è previsto l'incontro con il leader del Pdl. A fatica le forze dell'ordine hanno tenuto lontano dall'hotel i sostenitori del presidio contro la base Usa e ci sono stati due fermi da parte delle forze dell'ordine per altrettanti esponenti dei comitati. I manifestanti hanno scandito più volte 'No Dal Molin, vergogna, vergognà. Di fronte a loro i sostenitori del Pdl con le bandiere azzurre. Al momento è tornata la calma.
Messaggio del 10-04-2008 alle ore 12:11:33
9\4\2008
Berlusconi visita Vicenza e la democrazia assume una nuova forma: la claque. Contestarlo? Vietato.
Guai a chi li fischia: in democrazia si può solo applaudire. Succede a Vicenza, dove da alcuni mesi il clima politico sta cambiando. La partecipazione si trasforma in claque, mentre i cittadini sono invitati a stare il più lontano possibile; meglio ancora, davanti alla televisione, dove possono inveire liberamente contro il politico di turno, tanto nel chiuso delle proprie case nessuno li vede.
E così ti capita a Vicenza Silvio Berlusconi, che porta sulle spalle il fardello di aver promesso all’amico Bush il Dal Molin e la città intera, ma chi vuol sventolargli in faccia la bandiera con l’aereo sbarrato viene prontamente allontanato; senza troppi complimenti, s’intende, perché la festicciola – non era certo una massa oceanica quella che attendeva il re di Arcore – che deve accogliere il candidato premier non può essere sporcata dai canti delle donne e dai cartelli dei giovani.
Manganelli ben in vista sotto gli occhi delle signore, spintoni e minacce non troppo velate. «Signora, noi eseguiamo solo gli ordini»; e via un’altra spinta. Alle domande sul perché di un comportamento del genere, risposte secche: «non potete stare qui, dovete andarvene». La piazza trasformata in palcoscenico privato.
Poi, un paio di fermi: giusto per dire a tutti che chi contesta potrebbe passare qualche guaio e la serata in Questura. Un giovane, tanto per cambiare, perché è più facile etichettarlo; e un cinquantenne che passava di lì per caso e ha deciso che voleva vedere Berlusconi per urlargli la propria indignazione: non ha fatto in tempo, lo hanno caricato su una volante e portato via sotto gli occhi esterrefatti di alcuni giornalisti.
Quando poi Berlusconi arriva, la messa in scena finale, ridicola quanto offensiva: i blindati schierati in fila davanti ai manifestanti – ormai distanti 30 metri – in modo da far muro visivo: sua signoria deve sentirsi a proprio agio nella città del Palladio, i contestatori vanno nascosti.
L’altra sera, in una piazza delle Poste affollata, Dario Fo diceva che «il potere ha paura di chi non si arrende alle imposizioni»; non sono passate ventiquattrore per averne una dimostrazione pratica. Non solo chi fischia perché non accetta deve essere allontanato, spintonato, marginalizzato, ma ora anche nascosto: the show must go on, il comizio deve essere una messa in scena di applausi e flash fotografici.
Dopo Veltroni, anche Berlusconi ha conosciuto la Vicenza che non si arrende; quella stessa Vicenza che in due anni ha ripetutamente riempito piazze e strade e che ora qualcuno vorrebbe spazzar via col ricatto e la paura. Avete fatto “bau” e non ci siamo spaventati; arriverà il giorno in cui deciderete che ascoltare è più sensato che imporre? Probabilmente no; ma ormai è chiaro a tutti: la vicenda Dal Molin si chiude soltanto stracciando i progetti di militarizzazione. Non lo avete deciso voi, lo hanno deciso i cittadini; ed è questo che noi chiamiamo democrazia.
NO COPYRIGHT !!
NO COPYRIGHT !!
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fonte il giornale di vicenza
Insulti e spinte. In questura due persone
LA PROTESTA. Tensioni tra i circa 200 No Dal Molin in attesa del Cavaliere e le forze di polizia che cercano di spostarli lontano dall’hotel e dai fedelissimi del Pdl
di Alessandro Mognon
I fedelissimi del Cavaliere nell’aiuola davanti all’Hotel Campo Marzio in via Roma sono circa 400, i No dal Molin, più o meno 200, dall’altra parte, verso il supermercato. Blindati dalla polizia in assetto antisommossa prima e dalle jeep dei carabinieri poi che hanno fatto da scudo. Ma prima davanti all’hotel c’erano loro. E tutto succede poco dopo le 18 quando gli agenti decidono che è meglio spostarli più distante: parapiglia, insulti, un mini-inseguimento, volano calci e manate. Risultato finale: due persone portate in questura (ma solo uno è dei No Dal Molin) e tre agenti con lievi contusioni.
Il giovane No base placcato a terra dopo la mezza lite è Matia Meneguzzo, 18 anni. La sua posizione è al vaglio della polizia: nei suoi confronti potrebbero essergli contestati i reati di resistenza e violenza. L’altro è Diego Lazzari, 65 anni, e non sembra far parte dei Dal Molin. Anzi, forse è un sostenitore del Cavaliere che indispettito dalle misure di sicurezza ha avuto un battibecco con alcuni agenti. E potrebbe finire nei guai per resistenza. Comunque ieri ancora a mezzanotte una settantina di manifestanti erano fuori dalla questura a protestare e chiedere di far uscire i due fermati.
Èra iniziato nel più classico dei modi, il Berlusconi-day di Vicenza. Come una tappa del Giro d’Italia: i camper con gli striscioni, le staffette della polizia, i fans con le bandiere. C’è il questore, i suoi vice, la digos, il capitano dei carabinieri Lerario. In mezzo il drappello dei No base, anche se l’impressione è quella di una manifestazione organizzata all’ultimo momento. La ricostruzione di quello che è successo come spesso succede ha due facce. Secondo la questura quando gli agenti cercano di spostare i No Dal Molin una decina di metri più in là Meneguzzo reagisce con calci e pugni. Alcuni poliziotti lo indicano: «È quello lì, prendetelo». Il giovane scappa ma viene bloccato subito a terra. Poi lo portano via.
L’altra versione la racconta Marco Palma, uno degli esponenti del Presidio: «Ci hanno spostati dall’angolo dell’hotel con la forza. Poi prima ci mandavano via dalla strada, poi dal marciapiede, poi di nuovo dalla strada. Abbiamo sentito urlare “È quello là”, lo hanno inseguito, buttato a terra e preso a botte. “Ci ha insultati”, dicevano...».
E Berlusconi ritarda: «È arrivato a Verona»; «Viene in elicottero»; «No, è in macchina». Quando lo annunciano alle porte di Vicenza le jeep dei carabinieri si piazzano di traverso in via Roma davanti ai No Dal Molin. Nuovo battibecco tra dirigenti della questura e manifestanti. «È questa la vostra democrazia?» dice Olol Jackson; «Sei troppo agitato» risponde il vicequestore De Leo. «Siamo qui per servizio» dice un agente; «E noi non vi abbiamo tirato addosso niente» ripete Palma.
Compaiono dei cartelli azzurrini che fanno la parodia agli slogan del Pdl: «Viagra: rialzati Italia». Tra i berluscones entusiasmo per la comparsa degli “apripista” Fabio Testi ed Elisabetta Gardini. Poi arriva il Cavaliere, da una parte sale il “Silvio, Silvio”, dall’altra “Vergogna”. Berlusconi davanti all’hotel sale sul predellino dell’auto e parla al megafono. Due infiltrate del Presidio sono a pochi metri e cominciano “No dal Molin, no dal Molin”. Battibecchi con i presenti «E basta ’sta storia del Dal Molin..». Tanto di quello che dice Berlusconi si sente poco.
Inizia la conferenza stampa e i fedelissimi se ne vanno, alla fine quando esce dopo le 21 sono rimasti un centinaio. Anche i No base se ne sono andati, ma poco prima si è rischiato un altro mezzo contro, stavolta tra “tifoserie”. Un gruppetto di giovani del Pdl con bandiera si allontana e passa in mezzo ai manifestanti, parte qualche insulto poi una rincorsa con fuga e dietro gli agenti che cercano di evitare il contatto. «Ragazzi, non accettate provocazioni» urla un No base.
Poi via tutti. È buio quando il leader del Pdl lascia l’hotel, non prima dell’ennesimo mini-comizio dall’Audi blindata agli ultimi resistenti armati di cellulari per le inevitabili foto. Un 20enne si allontana urlando al telefonino: «Uhe, sai che ho visto il Berlusca?».
Messaggio del 10-04-2008 alle ore 16:34:14
hai detto tu che è un forum, quindi tutti possono esprimere opinioni su tutto quello che vogliono. l'educazione, al contrario, non è di tutti, a prescindere dal forum. in secondo luogo se pretendi di scrivere su un forum rispondi anche a quello che ti dicono gli altri utenti, altrimenti il tuo diario puoi scriverlo per fatti tuoi.
ah, scusa, dimenticavo, sul diario segreto chiuso col lucchetto è complicato fare copia e incolla...
Messaggio del 11-04-2008 alle ore 10:19:49
Vicenza 9 aprile 2008.
Oggi dalle 15 una delegaziione della CUB, dei comitati contro la base Dal Molin e la militarizzazione della città, della rete Lilluput, del M.I.R. e della rete Disarmiamoli! ha occupato per un'ora l'area di un cantiere in via Aldo Moro, a ridosso di Camp Ederle, dove la ditta Thiene Costruzioni sta allungando la pista automobilistica d'ingresso alla base. I manifestanti hanno esposto due striscioni con le scritte "LA GUERRA E' CONTRO I LAVORATORI" e "VICENZA CITTA' D'ARTE E DI PACE". I motivi dell'azione di protesta unitaria sono stati spiegati in una conferenza stampa stampa.
Come al solito, anche qui l'allargamento della base (circa 200 m. x 10, portando la recinzione fino al ciglio della strada, con relativi cartelli "zona militare") è avvenuto senza alcuna autorizzazione da parte dell'amministrazione comunale: sembra che il terreno sia stato concesso dal governo D'Alema agli Usa nel 1999, in base a uno dei tanti accordi bilaterali "segreti" per motivi di "difesa nazionale".
Questo si aggiunge ad altri progetti già in fase di attuazione o previsti, oltre nell'area del famoso aeroporto Dal Molin, anche all'interno della stessa caserma Ederle, nel villaggio residenziale americano di Vicenza est, nella base "Pluto" di Longare e altrove, per una spesa complessiva di oltre 800 milioni di euro (a cui si devono aggiungere quelle per le infrastrutture esterne e i servizi a carico dei contribuenti italiani). Vicenza sta diventando un'enorme caserma e deposito di armamenti, sulla testa dei cittadini tenuti all'oscuro di tutto.
Chi ci guadagna è la lobby militare-industriale protagonista dell'economia di guerra (imperialista) di cui fanno parte, oltre alle grandi compagnie nazionali (ENI, FINMECCANICA, FIAT AVIO ecc.), anche le cosiddette cooperative rosse (CMC di Ravenna, CCC di Bologna) che si sono aggiudicate l'appalto della base Dal Molin (per 245 mil. di euro), e a livello locale i vari "ras" vicentini come Maltauro, Zonin, Calearo (ex vicepresidente di Confindustria ora candidato col PD) ecc.
Chi ci rimette invece, oltre alle vittime dei bombardamenti, delle occupazioni e delle "guerre civili" indotte nei Paesi di nuova colonizzazione (con le scuse della "lotta al terrorismo", del "peacekeeping" e della "esportazione della democrazia"), sono i lavoratori e i ceti deboli che vedono restringersi sempre più i salari, la sicurezza, i servizi sociali e le condizioni di vivibilità anche nei nostri territori.
Per questo c'è bisogno della massima unità e mobilitazione dei movimenti di base per la difesa dei beni comuni e contro la guerra, senza lasciarci ingannare dalle sirene della "competitività" e delle deleghe opportunistiche.
Messaggio del 11-04-2008 alle ore 14:11:10
...Tarzanello... io direi che è una pazza invasata!
E va bene le opinioni, ma tu pensi che le abbia? ...quando si è espressa a parole sue (quelle 4 o 5) mi è sembrato di vedere uno sbocco di bile...
Ad ogni domanda non risponde e continua a copiaincollare senza tregua... questo è un forum di "discussione", se voleva parlare solo lei ci sono i blog,son fatti a posta eccheccavolo!!
Senza contare che se altri avessero voluto discuterne con i suoi papiri di mezzo era impossibile!
Son d'accordo sul fervore giovanile ma temo per lei che questa strada di cazzutismo senza se e senza ma possa portare ad una conseguenza drammatica per lei e la comunità: la mancanza di autoironia e del senso dell'umorismo (cosa che tra l'altro apprezzo molto in te e colgo l'occasione per manifestare la mia simpatia nei tuoi confronti! )
Saluti Libertad (altrimenti detta Logorricidad) e sorridi un po' di più alla vita!:d
Messaggio del 11-04-2008 alle ore 14:27:45
Carissima Ja, la tua simpatia mi onora... :0)
Comprendo il fastidio provocato da un atteggiamento "unilaterale" come quello di Libertad, ma sinceramente io rimango sempre affascinato dal diverso agire, e ancor di più mi intriga cercare di comunicare con chi invece non accetta alcun tipo di dialogo... :0)
Questo trhead è uno strano mini-mondo all' interno dell' universo Lanciano.it, una sorta di minuscolo pianeta abitato da una sola, piccola, incazzatissima alienetta... eheheh...
Le astronavi passano, magari atterrano, trovano milioni di iscrizioni scolpite nella roccia ovunque, e alcuni tentano un dialogo...
...Ma al massimo ricevono una pernacchia... eheheh...
Messaggio del 12-04-2008 alle ore 19:20:49
12\4\2008
Circa cento persone sono partite alle 7,30 di questa mattina da Vicenza, con due pullman, per raggiungere la sede della Cmc di Ravenna. L’intento, avevano spiegato dal Presidio Permanente, era quello di «chiedere agli scalpellini, agli elettricisti, ai muratori della cooperativa se sono d’accordo nel costruire una nuova base di guerra». Anche il premio nobel Dario Fo, in visita a Vicenza lo scorso lunedì, aveva commentato la vittoria delle «cooperative rosse» dell’appalto al Dal Molin definendola «una dura sconfitta per la storia del mondo del lavoro».
Arrivati davanti alla sede della Cmc scortati dalle volanti delle forze dell’ordine che li aspettavano in autostrada, i vicentini sono stati accolti da un ingente ed incomprensibile schieramento di polizia. «Fanno paura le parole dei cittadini che vogliono dialogare con quanti lavorano nella cooperativa che, stracciando il proprio statuto, accetta appalti milionari per la realizzazione di basi militari?», si chiedono dal Presidio Permanente.
«Oggi siamo qui – ricorda Olol Jackson – per aprire una contraddizione nel mondo della cooperazione e per lanciare una campagna nazionale di boicottaggio della lega delle cooperative. Chiediamo – continua Jackson – che i soggetti vincitori dell’appalto al Dal Molin siano estromessi dalla lega stessa, coerentemente con i valori che dovrebbero ispirare l’operato di queste cooperative. In caso contrario, riterremo tutti corresponsabili e inizieremo una campagna nazionale di boicottaggio delle cooperative aderenti alla lega».
Il confronto è stato inizialmente negato ai no base, ma dopo una breve trattativa, una delegazione di venti persone ha ottenuto di poter entrare e dialogare con i lavoratori e il presidente della Cmc, Massimo Matteucci.
«Abbiamo ottenuto di parlare con i lavoratori come speravamo – racconta Olol Jackson –, per chiedere direttamente a loro cosa ne pensassero delle scelte dei loro dirigenti. Durante la conversazione hanno sottolineato l’importanza di agire nel rispetto della loro ‘mission’ e del loro dovere di costruire, indipendentemente da cosa e per quali fini. Il presidente della cooperativa, Matteucci, ha affermato con insistenza l’importanza del fornire lavoro a oltre cinquemila dipendenti».
Leggendo meglio la ‘mission’ che sta tanto a cuore ai dirigenti della Cmc, si scopre però un altro punto che sembra essere stato dimenticato dal presidente e dai lavoratori: «dimostrare la consapevolezza e la responsabilità di costruttori che hanno a cuore la sicurezza dell’ambiente fisico e sociale». Lo aveva già ricordato in piazza Dario Fo, rendendo esplicita questa contraddizione: «nel loro statuto le coop si impegnano a contribuire in modo costruttivo alla tutela del patrimonio ambientale – aveva detto il premio nobel – ma a Vicenza, aggiudicandosi questo appalto, si impegnano invece a realizzare un impianto militare, con depositi d’armi, sopra la più grande falda acquifera del nord Italia»
Dopo questo confronto, il Presidio Permanente ha dato quindi appuntamento ai lavoratori della Cmc al momento di inizio dei lavori di costruzione della nuova base a Vicenza: «ci rivedremo davanti alle ruspe – ha affermato Olol Jackson – Noi ci saremo».
Nel frattempo, parte la campagna nazionale di boicottaggio delle cooperative da parte dei vicentini che lottano contro la costruzione della nuova base. «Il mondo delle cooperative – ha sottolineato Cinzia Bottene – deve dire qualcosa e prendere le distanze da chi si appresta, per i profitti, a devastare il territorio vicentino. Le coop sappiano che il silenzio del mondo delle cooperative sull’aggiudicazione degli appalti equivale alla complicità».
Messaggio del 30-04-2008 alle ore 10:32:20
Vicenza, vince il movimento.
E chi lo ha ascoltato [...] «Se sarò sindaco – precisava Variati a pochi giorni dal ballottaggio – promuoverò in consiglio comunale una delibera di segno opposto a quella che ha dato il via libera al progetto [...] A metà marzo, avevano presentato la loro lista “Vicenza Libera”. I No dal Molin erano scesi in campo per costruire una città libera «dai disastri naturali, dalla cementificazione, dalle servitù militari, da coloro che vogliono svenderla», insomma una «Vicenza libera di poter costruire da sè il proprio futuro». A guidare la lista come candidata sindaco c’era Cinzia Bottene, una dei leader del movimento che da oltre un anno si batte contro l’ampliamento dell’aeroporto militare Dal Molin.
Al primo turno avevano raccolto un risultato più che dignitoso, un 5 per cento che aveva marcato a chiare lettere il fatto che a Vicenza la protesta del comitato No Dal Molin ha messo radici. E infatti, in controtendenza con il voto di pancia, il voto di appartenenza e le strumentalizzazioni delle altre campagne elettorali, a Vicenza ha vinto chi ha parlato di contenuti veri.
Achille Variati, vicentino, 55 anni, una laurea in matematica e un lavoro in banca, è in politica dagli anni Ottanta, già sindaco della città dal 1990 al ’95, è diventato consigliere regionale, prima nelle fila del partito Popolare poi in quelle della Margherita, ora del Pd. Vince al ballottaggio con il 50,5%, beneficiando dell’appoggio dei No Dal Molin che hanno riversato su di lui le speranze di vedere lo stop allo sciagurato progetto della base. Ma certo, non si sono ammorbiditi. E cinque minuti dopo la proclamazione di Variati sulla poltrona di primo cittadino, gli mandano un messaggio. Tanti auguri, in sostanza, ma ora si rispettino i patti.
«Se sarò sindaco – precisava Variati a pochi giorni dal ballottaggio – promuoverò in consiglio comunale una delibera di segno opposto a quella che ha dato il via libera al progetto e organizzerò una consultazione popolare per dare alla città la possibilità, fin qui negata, di dire sì o no a questo progetto di costruzione della nuova base militare americana al Dal Molin. E per far sì che questa operazione abbia un senso, chiederò con fermezza allo Stato e alle autorità americane una sospensione nell’esecuzione dei lavori, così da rispettare i tempi – il più possibile brevi – dell’espressione della volontà vicentina». Insomma, un referendum, e il rispetto della volontà popolare.
Ora i No Dal Molin non perdono tempo a ricordargli quelle parole: «La vicenda Dal Molin – scrivono sul www.nodalmolin.it – è stata determinante nel risultato delle elezioni amministrative vicentine. Ha vinto chi, in campagna elettorale, si è dichiarato contrario al progetto statunitense. Ora ci aspettiamo il rispetto del patto che Achille Variati ha fatto con la città: il nuovo consiglio comunale dovrà immediatamente annullare l’ordine del giorno che esprimeva parere favorevole all’installazione militare».
Dopo due mandati saldamente nelle mani di Lega e Forza Italia, dopo le decisioni «che la giunta passata ha accettato supinamente», Vicenza finalmente cambia rotta. Il Tar del Veneto, nel frattempo, ha stabilito che il ministero della Difesa dovrà mettere a disposizione degli avvocati delle associazioni che si battono contro l’ampliamento della base tutto il carteggio tra il governo italiano e il Pentagono. Documenti che finora nessuno aveva mai potuto vedere.