Cultura & Attualità
Ieri ho ricevuto il cortese invito della redazione di Annozero a partecipare alla puntata di domani dedicata ai fatti di Milano. Ho altrettanto gentilmente risposto di no. E la ragione è una sola: la presenza in quel programma di Marco Travaglio. Penso infatti sia giunta l’ora in cui anche chi di noi non ha fatto del moralismo una professione debba cominciare a sollevare qualche pregiudiziale morale. E io ne ho molte nei confronti di Travaglio.La prima è che si tratta di un sedicente combattente per la libertà di infomazione che sta facendo una campagna di stampa il cui obiettivo dichiarato è la chiusura di un giornale, quello che dirigo (lui pensa che sia possibile, abrogando solo per noi i contributi all’editoria). Trovo la cosa moralmente ributtante.
Del resto Travaglio è lo stesso cattivo maestro che, citando un suo sodale, ha scritto l’altro giorno sul blog di Grillo un elogio dell’odio: «Chi l’ha detto che non posso odiare un uomo politico? Chi l’ha detto che non posso augurarmi che il Creatore se lo porti via al più presto?». Con uno così non vorrei mai trovarmi nella stessa stanza.
Tutto ciò sempre ammesso che Travaglio sia davvero e ancora un giornalista, visto che si esercita ormai apertamente nella fiction, recitando da attore testi le cui fonti le sa solo lui, ma ciò nonostante la tv pubblica lo paga sempre come giornalista. Evitare ogni contatto è dunque anche questione di deontologia professionale. In più c’è un problema di civiltà; lui non è una persona civile, vive di insulti, come quello che ha rivolto ieri ai giornalisti di Speciale Tg1: «Chiunque ha avuto lo stomaco di vedere quella merda di trasmissione…».
Io non credo, come ha detto ieri Cicchitto a Montecitorio, che Travaglio sia un «terrorista mediatico», perché paura non ne fa a nessuno. Ma un parassita mediatico certamente lo è. E, per dirla con Togliatti, sarebbe bene che nessun destriero offrisse più a questa cimice ospitalità nella sua criniera.
chiacchiere, ha solo paura del confronto perchè travaglio lo smonta e lo rimonta


Chi???

Antonio Polito???

e meno male che non c'è andato.
Gente che scrive articoli così, si permette pure di criticare gli altri???

E chissà perchè, poi!!

SUPER

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Editato da Ciuc Ja il 16/12/2009 alle 14:21:03
ma perchè, è vietato odiare qualcuno? sia esso un politico o un tossico (anche se le due cose coincidono) o un ladro (ancora...scusate...) o un assassino, o semplicemente uno che mi sta sulle palle? ma non è che sti politici pensano di essere al di sopra anche dei sentimenti della gente?
la dimostrazione vivente dei disastri prodotti da Travaglio
papi ma fammi capire


no tanto pe sapè

non leggo il giornale.
Leggo solo Il Foglio e appunto il Riformista di Polito.
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Editato da Papi il 16/12/2009 alle 16:46:56
ah bene adesso so

devo dire però che una volta in stazione a Pescara comprando il Foglio una mezza sega brufolosa che era lì in edicola mi s'è girato e m'ha fatto: "io con quello mi ci pulisco il culo".
Io ovviamente sul fatto che lui avesse sotto braccio una copia dell'Unità non ho avuto niente da ridire. Ma non per la qualità del quotidiano, su quello non c'è proprio storia.
figurati

io sto disimparando a leggere

quest'estate però a pensarci bene sotto l'ombrellone ho comprato spesso il Giornale. La direzione era già passata a Feltri. In effetti non è che fosse un granchè, nettamente meglio Libero di Belpietro oggi come oggi.
Delè, un paio di settimane fa ho trovato in pronto soccorso il Fatto Quotidiano, avrei preferito mi avessero sparato in petto

Na roba immonda.
ma il fucile è sempre caldo, no?! circa trecentomila.
parlando seriamente sai cosa penso? che davvero ho le palle piene dell'informazione. mi trovo a dovermi informare per forza di cose, ma mi faccio ribrezzo nel momento che lo faccio, perchè una informazione giusta, pesata, democratica, non esiste. quindi mi informo fino a quando gli antiemetici mi fermano il conato di vomito, poi mi fermo.
non esistono giornali, almeno qui in italia, ma forse neppure altrove, che assomiglino al tipo di infomazione che mi piacerebbe.Qquindi per me è tutta solo carta straccia, dove delle persone (i giornalisti) scrivono esprimendo i loro punti di vista, non scrivono "i fatti".

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Editato da Deleuze il 16/12/2009 alle 17:12:25
>Polito..correggetemi se sbaglio ...iospite semifisso di vespa e matrix
dimmi di hi sei ospite e ti dirò chi sei
il problema di sempre : di fronte a hitler c'erano i chamberlain e i churchill...chi ci ha visto meglio allora?
Delè, ma infatti parliamo di quotidiani d'opinione
appunto...a me che cazzo me ne freca delle opinioni degli altri, gia ho le mie che mi bastano e mi avanzano.
io vorrei semplicemente essere informato sui fatti, a me delle opinioni altrui non me ne fotte (o perlomeno mi scelgo con cura la persona le cui opnioni mi interessano

mi sa che ti devi accontentare del sito di Reuters allora

vorrei una informazione per così dire, porno

Bakunin,lu problema principale di HITLER,è stato CHE ERA ALLEATO DELL 'ITALIA

quindi, papi, è vietato odiare
Per renderla piu' attuale .... ''Odio, oltre ad amare e tollerare, quando mi portano ad odiare''
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Editato da Lo Zar il 17/12/2009 alle 00:52:54
ma Travaglio faccia quello che gli pare, tanto male che vada ste stronzate lo qualificano per l'esserino che è...
Non vorrei dir nulla ma..."l'esserino" è stato premiato in germania...premio libertà di stampa....il signor antonio polito quanti ne ha vinti di questi premi così importanti a livello internazionale???NESSUNO...fatevi due conti....non aggiungo altro....
vi metto l'articolo....
A Travaglio il premio “libertà di stampa” dei giornalisti tedeschi
Berlino, il discorso di Travaglio alla stampa tedesca
Marco Travaglio ha ricevuto oggi a Berlino il "Premio per la libertà
di stampa" dell'associazione dei giornalisti tedeschi Djv.
Travaglio è stato premiato "per il suo coraggioso e instancabile
impegno per la libertà di stampa in Italia" e "per la sua tenacia nel
continuare a criticare anche là dove gli altri hanno rinunciato da
tempo" a farlo, ha spiegato il presidente del Djv, Michael Konken.
"In questo modo vogliamo anche incoraggiare altri giornalisti in
Italia a non lasciarsi intimidire", ha aggiunto.
"Penso di essere un giornalista normale in un Paese che non è più
normale da diversi anni", ha commentato Travaglio, che ha dedicato il
premio a Indro Montanelli. In un lungo discorso il giornalista ha
ricordato come la libertà di stampa in Italia "esiste sulla carta, ma
non molto sulla carta stampata e quasi per nulla sulla televisione".
Il caso italiano "viene molto sottovalutato a livello internazionale
e soprattutto viene sottovalutato il pericolo di contagio" anche in
altri Paesi, perché "il modello che si sta costruendo o che forse è
già stato costruito in Italia", sbarazzandosi di tutti i poteri di
controllo, "è un modello che fa molto comodo alle classi dirigenti e
politiche", ha sostenuto. "Prima o poi qualcun altro in qualche altro
Paese avrà la stessa tentazione di provare a imitare quello che è
successo disgraziatamente in Italia con Berlusconi".
Il giornalista ha criticato l'accentramento di potere nelle mani del
premier, ma anche il "servilismo dilagante e il conformismo
imbarazzante" in Italia, seguiti alle "epurazioni" di giornalisti
scomodi e la creazione di una "agenda unica quotidiana" imposta dal
presidente del consiglio.
Travaglio si è poi soffermato sul modo in cui i media italiani hanno
riferito delle mosse del premier dopo il terremoto in Abruzzo: "I
giornali sono riusciti in quei giorni a superare per conformismo e
servilismo i giornali del Ventennio fascista", ha detto. "Non vedo
alcuna possibilità che si inverta la rotta", ha concluso. In passato
il premio del Djv era andato tra l'altro al giornalista serbo Miroslav
Filipovic e alla giornalista russa Olga Kitowa.
le chiacchiere di sti cessi che vanno dietro al berlusca se le porta il vento....caduto lui cadranno anche si leccaculi finiti....il tempo è galantuomo (con chi se lo merita)....
ssociazione dei giornalisti tedeschi Djv
Polito è uno sciacallo anzi un irresponsabile squadrista

Vi consiglio di leggere questo bellissimo articolo di Giuseppe D'Avanzo
NEMMENO il più ostinato pessimismo poteva attendersi che sarebbe durato un sol giorno lo sbigottimento e il dolore per il volto insanguinato di Silvio Berlusconi. Poche ore per sbarazzarsi, come di un ostacolo ingombrante, di ogni solidarietà umana, pensiero autocritico, reciproco invito a evitare il dissolversi di ogni legame comunitario, ad accettare una responsabilità collettiva in ordine alla promozione del bene comune.
Il volto di Berlusconi, contorto dalla sofferenza inflittagli dalla violenza di un matto, avrebbe potuto (e dovuto) sollecitare ciascuno di noi a sentirsi communis, "colui che condivide un carico", e tutti noi communitas allegata da un dovere, da un debito, dalla promessa di un reciproco dono (munus) che nessuno può tenere per sé. Quando è durato quest'incanto? Dieci ore, quindici? Appena i luoghi pubblici (il Parlamento, i talk-show televisivi) si sono riaperti, è ritornata la notte abitata dallo spirito di intolleranza, esclusione, violenza che appaiono il segno distintivo di questa cultura di governo. Chi ha armato la mano del matto? Chi è il mandante? Di chi è la colpa? E quindi chi deve essere sorvegliato, punito, imbavagliato, espulso? Quali sono i giornali, i giornalisti, i social network che devono ammutolirsi? Quali regole e controlli dare alle manifestazioni pubbliche? Quali sono i "padri" di quella "cultura responsabile del clima d'odio" da mettere all'indice (e c'è chi già elenca, incauto: Gobetti, Bobbio, Gramsci, Dossetti)?
Sono domande che ripropongono con un'eco funesta "una lotta politica recitata come una parodia dell'eterna guerra civile". Esaltato da un rancore cieco, da un'inimicizia assoluta e irreparabile, il coro berlusconiano - animato in Parlamento da Fabrizio Cicchitto e, in Rai, da Bruno Vespa - elimina ogni differenza tra la critica legittima e l'aggressione violenta, tra il disaccordo ragionato e la destabilizzazione. Trasforma l'avversario politico in un criminale, il dissenziente in un terrorista. Il mestiere d'informare di Repubblica diventa "disegno eversivo", minaccia per il legittimo governo del Paese, un intero gruppo editoriale - il nostro - agenzia ostile all'interesse nazionale, più o meno un'association politico-criminelle.
I toni, gli argomenti che si ascoltano hanno molto in comune a una caccia alle streghe. Chiunque in questi mesi si è sottratto alla nobilitazione dell'esistente, al racconto unidimensionale e autocelebrativo del soggetto centrale unico, detentore della verità e del potere, viene iscritto in una black list. Accade al Gruppo Espresso, al Fatto, a Santoro e ad Annozero, ai pubblici ministeri che hanno avuto la sventura di incontrare sulla loro strada il capo del governo o qualche suo amico. Per tutti si annunciano adeguati castighi.
Si distingue in questo lavoro prepotente Bruno Vespa, dimentico di quanta solidarietà e comprensione abbia circondato il premier. Estrapola, da un lungo ragionamento, una frase di Marco Travaglio e lo indica all'opinione pubblica come il mandante morale della violenza subita da Berlusconi. Con un'ipocrita sfrontatezza lo chiama al telefono, durante la trasmissione, per chiedergli se ha qualcosa da dire in quel processo ingiusto, improvvisato alle spalle di un imputato ignaro e assente, non sostenuto da alcuno dei presenti. È la mossa più barbarica cui si è assistito in queste ore. Il metodo e il giornalismo di Marco Travaglio sono discutibili come quelli di chiunque altro - e qui sono stati discussi con severità - , ma egli è soltanto un giornalista. Non ha alle spalle un partito o un'organizzazione qualsiasi. Non è protetto da una scorta. Può contare soltanto sulla credibilità del suo lavoro, sul consenso che ne ricava tra chi lo legge e lo ascolta. Abbandonarlo così indifeso e solitario al conflitto che divide il Paese, è un'irresponsabilità tanto più grave perché matura da una tribuna che dovrebbe mostrare equilibrio e moderazione, essere l'interprete migliore del monito pacificatorio del presidente della Repubblica.
La violenza e l'intolleranza di queste ore smascherano l'insincerità dei falsi pacificatori e ripropongono il paradigma di una politica che si alimenta non di unità, ma di divisione; non di ordine, ma di disordine. È un dispositivo di governo che giustifica e potenzia se stesso nell'eccitare i conflitti più aggressivi che circolano nella società, tra la società e lo Stato, nello Stato. Lungo queste continue "linee di frattura" che di volta in volta individuano un "nemico" (quanti ne possiamo contare dall'inizio della legislatura, dai "negri", ai "froci", ai "fannulloni"?), si potenzia un progetto politico che pretende di esercitare la sovranità senza limiti, in nome del "potere costituente del popolo", con una "decisione" che lascia indistinto il diritto e l'arbitrio, l'eccezione e la regola. Il pazzo gesto di Massimo Tartaglia, rafforzato dalle emozioni che hanno smosso, appare al coro berlusconiano un'eccellente occasione per rilanciare l'obiettivo di ridurre i poteri plurali e diffusi a vantaggio di una forma politico-istituzionale accentrata nella figura di un premier che può fare a meno di ogni contrappeso, di ogni controllo di garanzia, di ogni soggezione alla legge. La follia di un uomo diventa addirittura l'opportunità per riscrivere il pactum societatis che definisce le condizioni del nostro stare insieme. Non si comprende che cosa c'entri il gesto di un matto con la necessità di una riforma costituzionale. Si comprende benissimo come, in questa metamorfosi della nostra democrazia, l'informazione possa essere un inciampo da rimuovere, un attore da minacciare, un "nemico" da indicare con nome, cognome e società di appartenenza alla vendetta del "popolo sovrano". Già lo si è letto, purtroppo: "In una democrazia non spetta ai giornali giudicare chi governa". Al contrario, noi crediamo che, quale che sia l'idea di democrazia che si ha in testa, tutti i modelli prevedono l'esistenza di uno spazio al quale i cittadini accedono attraverso lo scambio di informazioni e il confronto degli argomenti, per farsi un'opinione delle questioni di interesse generale.
Alimentare di informazioni la sfera pubblica, arricchirla di notizie, ragioni e argomenti è il nostro lavoro. Piaccia o non piaccia al piduista Cicchitto, al servizievole Vespa, al coro che si dice "della libertà", continueremo a farlo.

Travagilo non è un terrorista mediatico,è solo nu pezzo di merda qualsiasi

e su D'Avanzo scrive peggio di Ki

Farlappe...e smettila di fare il farfallone! Vorresti dirmi che in 6 minuti sei riuscito a leggere tutto l'articolo? Non ci credo!!!


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Editato da Ki il 17/12/2009 alle 11:32:24
ANSA: La procura di Roma chiede l'arresto di Bruno Vespa per istigazione alla violenza: durante l'ultima puntata di porta a porta il noto giornalista televisivo maneggiava una statuetta del duomo davanti a 10 mln di telespettatori, tra cui molti iscritti al Pd e quasi tutti con evidenti disturbi psichici.
l'ho letto veramente


Se un centesimo degli scritti dei suoi (Travaglio) libri fosse falso, sarebbe in carcere da un decennio
Papi e Professore, è molto curioso leggere come vi scagliate contro Travaglio...
Uno di DESTRA!!!!, come voi...
Ramblert, pure Craxi era di sinistra, come te
Nuova reply all'argomento:
Polito su Travaglio
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