Cultura & Attualità

proprio un bel amico
Messaggio del 05-09-2009 alle ore 15:14:29
Viscidus de Viscidis
Messaggio del 05-09-2009 alle ore 15:27:14
Le tue sono solo malignità
Messaggio del 05-09-2009 alle ore 15:28:56
malignità documentate adeguatamente
Messaggio del 05-09-2009 alle ore 16:05:08
Cinghialo', ... peggio di Littorio Feltri!!!







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Editato da Ki il 05/09/2009 alle 16:05:34
Messaggio del 05-09-2009 alle ore 16:22:26
perchè la pubblicazione di una notizia vera su una violazione di deontologia professionale da parte di un libero professionista in un Paese libero è vietata?
Messaggio del 05-09-2009 alle ore 16:27:38

notizia vera




Conoscendo Littorio, ho tantissimi dubbi sulla onestà del "il Giornale".




Messaggio del 05-09-2009 alle ore 16:33:59
Piccio, comprendilo, lui appartiene alla corrente «Obbedienza cieca, pronta e assoluta»
Messaggio del 05-09-2009 alle ore 16:51:18
Ki,
controlla la veridicità o meno della notizia sui motori di ricerca, la troverai non solo su Il Giornale, e poi torna qui.
Messaggio del 05-09-2009 alle ore 17:41:32

Vittorio Feltri e una mandria di bufale

Posted By Redazione On 4 settembre 2009 @ 09:17 In Disinformazione, Politica italiana | 2 Comments

Alessandro Gilioli

La prima patacca accertata è del 1990, ai tempi in cui Vittorio Feltri dirige “L’Europeo”: un’intervista sul rapimento Moro a tale Davide, “carabiniere infiltrato nelle Br” che avrebbe fatto irruzione nel covo di via Montenevoso.

E’ un racconto “esplosivo” su presunti memoriali e audio di Moro dalla prigionia, con tanto di dettagli erotici sui brigatisti Franco Bonisoli e Nadia Mantovani sorpresi nudi a letto. Peccato che sia tutto falso, dalla prima all’ultima riga, e il “Davide” in questione non esista neppure.

Nasce così, quasi vent’anni fa, il fenomeno Feltri: un misto di bufale (come quella su Alceste Campanile “assassinato da Lotta Continua”, mentre è stato ucciso da Avanguardia nazionale), rivalutazioni del fascismo (”Peccato che a scuola si continui a studiare la Resistenza”) e linguaggio da bar (vale per tutti il titolo sul calcio negli Usa: “Agli uomini piace, alle donne no, ma i negri non lo sopportano”, da cui si deduce che i “negri” non appartengono alla categoria né degli uomini né delle donne.

Nel ‘92 Feltri è contattato da Andrea Zanussi, editore de “L’indipendente”, al quale spiega che il quotidiano “ha bisogno di una bella iniezione di merda”. Detto, fatto. è il periodo di Mani Pulite e lui lo cavalca proponendo titoli come “Cieco, ma i soldi li vedeva benissimo”, riferito a un presunto tangentista non vedente.

Segue un falso scoop sulla morte di Pinelli, un attacco a Indro Montanelli (”è arrivato il tuo 25 luglio”), e il linciaggio di Norberto Bobbio (”mandante morale dell’omicidio Calabresi”), più un po’ di insulti alla Guardia di Finanza (che in quel periodo sta indagando sul Cavaliere).

Quasi inevitabile nel ‘94 la promozione al “Giornale”, appena lasciato da Montanelli. Qui Feltri si fa riconoscere subito per i titoli farlocchi tra cui un mitico “La lebbra sbarca in Sicilia, contagiati a Messina quattro italiani” (vero niente). Notevole anche “Berlusconi vende la Fininvest”, così come la patacca sui miliardi di Milosevic “trasportati in sacchi di juta dalla Serbia all’Italia”.

Altrettanto sballate le accuse ai giudici Piercamillo Davigo e Francesco Di Maggio di essere soci in una cooperativa edilizia con Curtò e Ligresti. Non mancano nuove “inchieste” revisioniste sul fascismo, come quella sull’attentato di via Rasella corredata da una foto falsificata della testa di un bambino staccata dal tronco: la cosa arriverà alla Cassazione, che nell’agosto 2007 condannerà il direttore parlando di un “quadro di vere e proprie false affermazioni”.

Avanti così, e nel ‘95 Feltri si inventa che “la scorta del presidente Scalfaro ha sparato a un elicottero dei pompieri” (ovviamente è il periodo dello scontro politico fra il Quirinale e Berlusconi).

Di due anni dopo è un’intervista taroccata a Francesco De Gregori contro il Pci, un pezzo per cui il cantante porta Feltri in tribunale ottenendone la condanna. Sempre nel ‘97 una nuova – più grave – patacca costa a Feltri il posto: è quella sul presunto “tesoro” di Antonio Di Pietro, cinque miliardi di lire che l’ex pm è accusato di aver preso da Francesco Pacini Battaglia. Dopo parecchie querele, alla fine è lo stesso direttore a dover ammettere che si tratta di “una bufala”.

Segue per Feltri un periodo al “Borghese” e al gruppo Riffeser, fino alla fondazione di “Libero”, dove chiama a scrivere il puparo di Calciopoli Luciano Moggi e l’ex agente del Sismi Renato “Betulla” Farina.

Per lanciarsi, il quotidiano ha bisogno di fuochi artificali: di qui la falsa notizia che un centro sociale milanese è un covo dell’Eta basca, di qui uno “scoop” su Donna Rachele titolato “Mussolini era cornuto”. Poi arrivano le accuse trasversali a Sergio Cofferati per l’omicidio Biagi (”La Cgil indica i bersagli da colpire”) e un altro falso scoop su Berlusconi (”Vuole lasciare la politica”).

Ma non basta, e allora Feltri parla di pedofilia pubblicando cinque foto di preadolescenti nudi in pose inequivocabili (con conseguente radiazione dall’Ordine, poi tramutata in “censura”). Di questa fase resta però ai posteri soprattutto l’elegante prima pagina con un disegno di Prodi nudo a quattro zampe e con il sedere alzato, pronto a farsi sodomizzare da un tappo di champagne con la faccia di Berlusconi.

Richiamato in agosto al “Giornale”, Feltri parte subito con la campagna più desiderata dal suo editore, puntando a tre obiettivi: intimidire i giornalisti non allineati (occhio che se critichi il premier ma poi paghi la colf in nero o non versi gli alimenti all’ex moglie, io lo scrivo in prima pagina); livellare tutti nel fango per provare che Berlusconi non è peggiore di chi lo attacca, in base al “così fan tutti” autoassolutorio; far fuori quanti nella Chiesa osano criticare il premier.

Così in poche settimane “il Giornale” diventa una fabbrica di linciaggi in serie: da Eugenio Scalfari a Enrico Mentana, da Gustavo Zagrebelsky a Concita De Gregorio, da Dino Boffo a Ezio Mauro, fino a Ted Kennedy e Gianni Agnelli (a Feltri infatti piace sparare anche sui morti).

A proposito: negli ultimi anni di vita, Indro Montanelli diceva che non riconosceva più il suo “Giornale”, gli sembrava “un figlio drogato”. Adesso pare entrato in un’overdose senza ritorno.

http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/09/03/vittorio-feltri-e-una-mandria-di-bufale/ [1]

Messaggio del 05-09-2009 alle ore 18:07:49
amen.....
Messaggio del 05-09-2009 alle ore 20:04:05


http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/09/03/vittorio-feltri-e-una-mandria-di-bufale

Uno di Repubblica che parla di bufale? Parere autorevole di un vero esperto del campo
Messaggio del 05-09-2009 alle ore 20:07:17
non è un parere, ma una realtà.
un grande giornalista ah ???
Messaggio del 05-09-2009 alle ore 20:16:35
Cinghiale, Vergognati!!!! per la tua fonte autorevolissima!!!!...
Messaggio del 05-09-2009 alle ore 20:20:03

L’ESTRATTO DELLA SENTENZA DEL CNF
(conferma la decisione del COA di Bergamo)
II Consiglio nazionale forense, riunito in seduta pubblica nella sua sede presso il ministero della Giustizia (...) ha emesso la seguente decisione sul ricorso presentato dall’avv. Antonio Di Pietro avverso la decisione (...) con la quale il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bergamo gli infliggeva la sanzione disciplinare della sospenzione dall’esercizio dell’attività professionale per la durata di mesi tre.
FATTO E DIRITTO
Con esposto (...) il sig. Pasqualino Cianci (...) a quel tempo imputato nel procedimento penale (....) pendente davanti alla Corte d’Assise di Campobasso per l’omicidio di D’Ascenzio Giuliana, in vita moglie dell’esponente, riferiva quanto segue:
1) di aver perduto la moglie assassinata nella casa di abitazione della famiglia, subendo al tempo stesso un’aggressione che ne aveva determinato il ricovero all’Ospedale di Termoli, dal quale era stato dimesso il giorno successivo;
2) di essere stato sentito, qualche ora dopo il ricovero, a sommarie informazioni testimoniali e di essere stato al tempo stesso raggiunto dall’avv. Antonio Di Pietro, appositamente accorso da Milano, in ragione di un antico rapporto di amicizia, tale che subito lo stesso avvocato aveva redatto, di suo pugno, la nomina a difensore dello stesso Cianci, a quel tempo individuato come parte offesa;
3) di essere stato indotto dall’amico difensore, che nel frattempo aveva provveduto alla nomina di un CT di parte per presenziare all’autopsia sul corpo della moglie, ad alloggiare nella sua casa di Montenero di Bisaccia, dove lui stesso si era trattenuto per diversi giorni, parlando con l’assistito ed assumendo una serie di notizie sui rapporti familiari, sui suoi movimenti e sulla situazione economica della famiglia;
4) che dopo alcuni giorni, senza preavviso, l’avv. Di Pietro gli aveva comunicato la volontà di non più assisterlo, senza dare alcuna giustificazione alla sua decisione e trasferendo la sua difesa ad altro difensore con il consenso dell’assistito, che aveva cieca fiducia in lui;
5) che alla prima udienza davanti alla Corte d’Assise di Campobasso l’avv. Di Pietro si era presentato come difensore delle parti civili, costituito contro l’esponente (Cianci, ndr);
6) che l’avv. Di Pietro aveva fatto uso di informazioniacquisite dall’assistito contro lo stesso e che emblematico di tale situazione era il fatto che, all’udienza del 17 maggio 2005, era stato sentito il teste Antonio Sparvieri, escusso dallo stesso avv. Di Pietro, quale difensore di Pasqualino Cianci, al tempo parte offesa;
7) che dopo l’escussione dello Sparvieri da parte dell’avv. Di Pietro, quest’ultimo si era fatto conferire il mandato dalle altre parti offese ed aveva depositato (...) memoria, con la quale, in qualità di difensore dei familiari della deceduta Giuliana D’Ascenzo, aveva depositato la nomina di nuovo difensore di fiducia del Cianci, contestuale alla sua rinuncia (...).
L’esponente (Cianci, ndr) ravvisava nella condotta del professionista (Di Pietro, ndr) la violazione dei doveri di lealtà e probità e dei doveri imposti dagli artt. 35, 36 e 37 del codice deontologico forense e chiedeva l’apertura di procedimento disciplinare a carico dell’avv. Di Pietro.
(...) L’avv. Di Pietro contestava la fondatezza dell’esposto; ribadiva di non avere mai difeso il Cianci in qualità di imputato; precisava di essere stato designato difensore delle parti civili; escludeva che la sua condotta potesse integrare violazione delle norme (...); escludeva che si fosse determinato un conflitto di interesse fra le parti assistite, avendo egli assunto la difesa delle parti lese ed essendo venuto meno l’incarico del Cianci prima che si verificasse formalmente un qualsiasi conflitto; escludeva, infine, di avere appreso dal Cianci informazioni per lui compromettenti e sosteneva che una sua eventuale rinuncia al mandato processuale avrebbe potuto determinare pregiudizio alle parti lese.
Con delibera (...) il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Bergamo disponeva l’apertura di procedimento disciplinare nei confronti dell’avv. Antonio Di Pietro. (...) Dopo alcuni rinvii, acquisita la documentazione prodotta dall’incolpato e svolta l’istruttoria dibattimentale, il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Bergamo (...) ritenuta la responsabilità disciplinare dell’incolpato, gli irrogava la sanzione disciplinare della sospensione dall’esercizio dell’attività professionale per mesi tre.
1) L’avv. Di Pietro aveva assunto la difesa di Pasqualino Cianci il giorno stesso dell’omicidio della moglie di questi e che, in costanza di tale mandato, egli aveva espletato attività difensiva nel suo interesse (...);
2) (...) L’Avv. Di Pietro aveva cessato di assistere il suo difeso (lo stesso Cianci, ndr), per formale revoca del mandato, continuando ad assistere gli altri congiunti della defunta (...);
3) (...) La revoca del mandato celava, in realtà, una rinuncia al mandato da parte del difensore, come emergeva dall’esposto e dalle dichiarazioni rese dall’avv. Di Pietro (...) che si era reso conto della possibilità che il Cianci potesse essere indiziato dell’omicidio della moglie;
4) (...) In entrambi i casi (revoca o rinuncia) il disposto dell’art. 51 dei c.d.f. fa divieto all’avvocato di assumere incarico contro un ex cliente (...);
5) Irrilevante e comunque infondata è la tesi che il difensore avrebbe assunto un mandato collettivo delle parti civili (...)
Il Consiglio dell’Ordine riteneva la condotta del professionista di rilevante gravità, anche in ragione dei rapporti stretti e confidenziali che egli aveva con il Cianci (...).
Avverso la decisione (...) l’avv. Di Pietro ha proposto tempestivo ricorso (...) che non merita accoglimento (...).
È pacifico (...) che:
1) l’avv. Di Pietro ha assunto il mandato di Pasqualino Cianci (...) lo stesso giorno in cui era avvenuto l’omicidio della signora Giuliana D’Ascenzo, quando l’assistito era ancora ricoverato all'ospedale di Termoli;
2) il successivo giorno l’avv. Di Pietro (...) dava incarico al prof. Armando Colagreco di partecipare agli accertamenti di carattere medico legale (...);
3) (...) l’avv. Di Pietro, nella qualità di difensore del Cianci, nella masseria di Michelino Bozzelli, procedeva a richiedere informazioni al sig. Antonio Sparvieri consuocero di Pasqualino Cianci (...);
4) il giorno successivo (...) l’avv. Di Pietro acquisiva il mandato, redigendolo di suo pugno, dei genitori e dei fratelli della defunta;
5) (...) l’avv. Di Pietro, quale avvocato di fiducia dei familiari della signora D'Ascenzio, depositava agli atti del procedimento penale memoria difensiva (...) e chiedeva che fossero acquisiti alcuni documenti specifici che si trovavano presso l’abitazione della defunta e del suo precedente assistito Pasqualino Cianci e che fossero svolte presso istituti di credito e nei confronti di privati.
(...) Non vi è dubbio, quindi, che il ricorrente abbia dapprima assunto il mandato dei Cianci e che, solo dopo le prime risultanze istruttorie (...) abbia rinunciato al mandato (...).
Non è dubbio che la condotta tenuta dall’avv. Di Pietro integri violazione del disposto dell’art. 51 del codice deontologico forense, che vieta all’avvocato di assumere un mandato professionale contro un proprio precedente assistito.
(...) La condotta del professionista integra certamente la violazione dei doveri di lealtà, di correttezza e di fedeltà (artt. 5, 6, 7 del codice deontologico forense) nei confronti della parte assistita (...).
All’accertamento della sussistenza degli illeciti contestati, pur nei limiti di cui alla pronuncia, non può che conseguire la sanzione disciplinare. Quanto alla determinazione della sua misura, ritiene questo Consiglio che la sospensione dall’esercizio dell’attività professionale per mesi tre, irrogata con la decisione impugnata, sia adeguata alla gravità dell’illecito compiuto.

Messaggio del 05-09-2009 alle ore 20:26:33
Ramblert,
la mia fonte autorevolissima è il Consiglio Nazionale Forense che ha confermato la condanna a 3 mesi di sospensione dall'ordine degli avvocati emessa dall'Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Bergamo nei confronti dell'avvocato Antonio Di Pietro per gli illeciti deontologici a lui ascritti nella sentenza di cui sopra.
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Editato da Il Piccioso il 05/09/2009 alle 20:27:30
Messaggio del 05-09-2009 alle ore 20:35:23
La Repubblica è una fogna, non può impartire lezioni né distribuire giudizi su alcun essere vivente nell'universo
Messaggio del 05-09-2009 alle ore 20:45:38
Cinghiale, la tua, ormai è diventata una crociata patetica contro Di Pietro...
Adonaccio, è una fogna perchè parla sempre dello stronzo del tuo padrone????...
Messaggio del 05-09-2009 alle ore 21:11:12
Non ho padroni, perché non devo ringraziare nessuno. Chi deve ringraziare qualcuno, ha padroni.
Messaggio del 05-09-2009 alle ore 22:00:36
Secondo me Di Pietro ha fatto il suo dovere di avvocato nell'abbandonare la difesa di Pasqualino Cianci quando si è reso conto che questi era un volgare imbroglione ed anche assassino della moglie.
Certo a Cinghiale piace altro tipo di avvocato: quello della mafia o dei politici corrotti.
Per quanto riguarda il Giornale ...fa il suo mestiere: denigrare e calunniare.


p.s. sul sito del consiglio nazionale forense non c'è alcuna condanna riguardante Di Pietro.




Messaggio del 05-09-2009 alle ore 22:22:51
Per te è giusto perché non ci hai ancora avuto a che fare
Messaggio del 06-09-2009 alle ore 01:15:08
ammazza Feltri che gran bel curriculum
cazzate e condanne a iosa.
Messaggio del 06-09-2009 alle ore 08:21:40
A QUANTO IL TUO PASSAGGIO AL PDL PICCIO'?
Messaggio del 06-09-2009 alle ore 11:07:56
Etna,
tu sei stato in passato un uomo di destra ed hai votato a destra. Io non ho mai superato le colonne d'Ercole dell'Internazionale socialista e del partito del socialismo europeo.
Messaggio del 06-09-2009 alle ore 12:17:27
Effettivamente il Piccioso è l'unico coerente. Io nemmeno ci riesco; pensavo di essere un fascista, invece non sono abbastanza fascista da seguire Di Pietro
Messaggio del 06-09-2009 alle ore 13:22:44
adonà puoi dirlo forte (su di pietro)
Messaggio del 06-09-2009 alle ore 20:36:34
Allora, socialista europeo e internazionalista, come prosegue la vicenda Di Pietro?





Messaggio del 06-09-2009 alle ore 22:30:06
L'ex magistrato pugliese Emiliano ha detto che tutti i corrotti pugliesi del PD si raccolgono intorno a D'Alema
Messaggio del 07-09-2009 alle ore 21:45:52

Effettivamente il Piccioso è l'unico coerente. Io nemmeno ci riesco; pensavo di essere un fascista, invece non sono abbastanza fascista da seguire Di Pietro



quoto
Messaggio del 08-09-2009 alle ore 13:11:23

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