Cultura & Attualità
Sebbene il capo del governo italiano abbia perso la sua immunità, la stampa ritiene che, con la ripresa dei processi intentati contro di lui, non corra realmente alcun rischio. Resta il fatto che si apre una fase d’incertezza politica. In un video, Berlusconi denuncia con la sua abituale verve la decisione delle “toghe rosse”.
Ora che la Corte costituzionale ha invalidato la legge che garantiva l’immunità penale a Silvio Berlusconi, il capo del governo italiano corre davvero un rischio? Se, sul piano politico, gli analisti ritengono, giovedì 8 ottobre, che egli si ritrovi in una posizione indebolita a capo del governo e della sua coalizione di centro-destra, e che si apre a causa di questo fatto una fase d’incertezza politica, la stampa italiana, da parte sua, non dà molto valore ai processi a suo carico, non essendo la prescrizione troppo lontana. “Due processi “scongelati” ma senza rischio”, così titola il Corriere della sera.
Il caso Mills “dovrà ripartire di zero”
L’abrogazione, mercoledì, della legge che conferiva l’immunità penale a Silvio Berlusconi avrà come effetto la ripresa di almeno due processi contro di lui, uno per corruzione di testimone (caso Mills), l’altro per falso in bilancio (diritti televisivi Mediaset).
Nel caso Mills, dal nome del suo ex avvocato britannico David Mills sospettato di aver ricevuto una mazzetta da Silvio Berlusconi per testimoniare il falso in suo favore, “il processo dovrà ripartire da zero”, secondo il Corriere della Sera e degli esperti citati in altri media.
Poiché David Mills è stato [già, N.d.T.] condannato a febbraio in prima istanza a quattro anni e sei mesi di prigione, i giudici che gli hanno inflitto questa condanna non sono più considerati imparziali. Per la parte che riguarda Silvio Berlusconi, il processo deve ricominciare con un altro collegio di magistrati.
“Questo annullerà ogni possibilità reale di giungere ad un verdetto (definitivo) della Cassazione prima della prescrizione che, calcolata nel modo più sfavorevole per Silvio Berlusconi, sopraggiungerà in un anno e mezzo”, scrive il Corriere.
Anche il processo sui diritti televisivi minacciato di prescrizione
Quanto al secondo processo, che verte sui diritti televisivi, riavviarlo sarà ugualmente difficile, secondo il giornale. Perché al momento della sospensione della procedura nel luglio 2008 dopo l’adozione della legge sull’immunità, “la prescrizione aveva toccato praticamente tutte le accuse che, all’inizio, riguardavano 276 milioni di dollari sottratti prima del 1999″.
Nel corso delle ultime udienze di questo processo, la difesa di Silvio Berlusconi e la procura discutevano sulla volontà di quest’ultima di includere nei capi d’accusa una presunta frode fiscale commessa fino al 2003, ricorda il giornale.
Anche se il tribunale accettasse questa richiesta della procura, questo porterebbe il termine per la prescrizione al 2012, una data troppo vicina per arrivare ad un verdetto definitivo tenuto conto della lentezza della giustizia italiana, sottolinea il Corriere.
In posizione di debolezza
Resta il fatto che il verdetto della Corte costituzionale sembra aver preso Silvio Berlusconi di sorpresa. Ma, reagendo subito, ha assicurato che andrà avanti e resterà al suo posto.
Noto per le sue sfuriate, se l’è presa violentemente anche con il capo dello Stato Giorgio Napolitano e con la Corte costituzionale, che ha accusato di parzialità.
“La violenza degli attacchi di Berlusconi è un segno di debolezza”, ha analizzato Giacomo Marramao, professore di filosofia politica a Roma, raggiunto dall’AFP.
E secondo questo esperto, la sentenza costituzionale lo indebolirà ancora di più. Senza contare che “la sua immagine pubblica è stata molto intaccata dalla campagna mediatica” sulle sue presunte avventure con una minorenne e alcune escort-girls, ricorda.
E il sostegno degli italiani?
Silvio Berlusconi ha anche dovuto far fronte ad alcune tensioni con la Chiesa cattolica. Ultima preoccupazione in ordine cronologico l’annuncio, sabato, da parte del tribunale di Milano di un’enorme multa (750 milioni di euro) comminata al suo gruppo Fininvest per aver sottratto la casa editrice Mondadori al suo rivale Carlo de Benedetti in condizioni discutibili.
In questo contesto, Silvio Berlusconi farebbe fatica a chiamare gli italiani a scendere in piazza per manifestargli il loro sostegno, secondo Giacomo Marramao. Rimane il fatto che la stampa specula tuttavia sulla prossima organizzazione di una grande manifestazione, sapendo che il Cavaliere, a dispetto dei suoi guai, resta molto popolare. “Questo potrebbe avere un effetto boomerang”, avverte l’esperto.
Secondo Giacomo Marramao, si apre dunque “una fase molto delicata” per Silvio Berlusconi. Si troverà di fronte alla riapertura dei processi giudiziari, mentre l’ex giudice anti-corruzione Antonio Di Pietro, capo del partito Italia dei Valori e bestia nera del Presidente del Consiglio, sarà felicissimo di moltiplicare gli appelli alle dimissioni.
E la reazione della classe politica?
“Il clima politico rischia di diventare incandescente. Si va verso un’esasperazione delle tensioni, tenuto conto delle reazioni molto forti e personalizzate di Berlusconi”, rincara Marco Tarchi, professore di scienze politiche a Firenze.
Se la maggioranza di centro destra potrebbe stringersi attorno al suo capo, “il problema della successione di Berlusconi rischia di essere nuovamente posto in caso di condanna penale nei mesi a venire”, avverte.
Secondo gli esperti, Silvio Berlusconi potrebbe essere contestato all’interno della sua maggioranza, in particolare da Gianfranco Fini, capofila della corrente nazionalista all’interno del suo partito Popolo della Libertà.
Altro problema: che farà la Lega Nord? Il suo capo Umbero Bossi ha detto di non volere elezioni anticipate. Ma, come nota il professor Giacomo Marramao, la Lega e l’Italia dei Valori di Di Pietro sono le due formazioni che avrebbero più da guadagnare in caso di nuove elezioni…
In compenso, Silvio Berlusconi non ha molto da temere dal Partito Democratico (opposizione di sinistra), che si è ben guardato dal chiedere le sue dimissioni o nuove elezioni “in cui sarebbe annientata”, secondo Marco Tarchi.
[Le Nouvel Observateur]

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