Cultura & Attualità
prese conun voto inferiore al 110 e lode,hanno un valore?secondo me no,perchè potrebbe significare 2 cose,una,ecchetele,per la serie basta che ti levi dai coglioni



dimenticavo
P.S Ogni riferimento a qualche forumiano è puramente casuale

pure il 110 non vale niente mo come mo!!!!
si d'accordo,però dentro di te qualcosa vale


sci e dopo pensi................se facè la parrucchiere era meglio!!!

Si hai ragione però pensare che i ciucci incapaci vanno avanti ti fa na rabbia!!!!!!
E allora chi non riesce a laurearsi è sotto zero?

io ho smesso di studiare, perchè mi sono rotto il cazzo e perchè con quel pezzo di carta mi ci sarei pulito il culo.
(e avevo la media del 29 (lavorando) e mi mancavano pochi esami)
avrò fatto una cazzata?
bhè alla luce della situazione lavorativa di oggi non credo, ma soprattutto alla luce del fatto che se si è laureato uno come Adonai, sarà pur vero che l'università italiana ha davvero toccato il fondo e che si laureano cani e porci, e allora, che senso avrebbe avuto?
aneddoto:
-Roma, Università la Sapienza
-una mia amica del corso di Storia Medievale all'esame con un esimio e conosciutissimo professore di questa materia di cui non faccio il nome
-domanda: come è morto Carlo Magno?
-risposta: gli hanno sparato....

risultato: 30
se pò jì nnenze cuscì?

Poveri noi, anni persi a studiare sui libri, a pagare rette salatissime, a cercare di crescere culturalmente.
Il lavoro non c'è proprio in Italia, soprattutto per i laureati in materie umanistiche.
Ciò non toglie che l'università mi ha fatto crescere come uomo, lo rifarei sicuramente!
Si sente una grande differenza quando si parla con qualcuno che non ha frequentato l'università (salvo doverose eccezioni...), perchè spesso non possiedi gli strumenti critici per leggere,vedere ed interpretare le cose che gli accadono attorno.
* possiede
che ci sia un basso livello di difficoltà quotidiana nel sistema universitario italiano è cosa palese e ampiamente discussa, anche qui, ma da qui a denigrare un intero corpo studenti sulla base di presunte "ai tempi miei era diverso" ed aneddotti strettamente personali, credo si commetta un grosso errore di massificazione.
la selezione è sempre più scadente e il sistema crediti ha trasformato larga parte dei corsi in veri e propri laureifici, ma ritengo ancora indispensabile un sistema formativo strutturato e monolitico nel suo vivere per certificare le professionalità (teoriche) del singolo.
questo, senza dimenticare che necessitiamo di una riforma vera ed ampia del sistema che vada oltre il gioco delle parole in atto da decenni nei ministeri, che cambiano corsi e metodi facendo restare, gattopardiamente, tutto uguale (buon ultima la riforma della bresciana made in reggio calabria m.s. gelmini).
primo punto, per chiudere: eliminare il valore legale della laurea.
Secondo me la laurea oltre al pezzo di carta è una specie di obiettivo da raggiungere per la propria soddisfazione personale.

Micolao, queste sono cose che si sentono però solo in un certo tipo di facoltà..come ad esempio Filosofia all'Orientale a Napoli. Domanda da superiori sulla critica della ragion pratica di Kant e la risposta è stata una sintesi del pensiero di HEGEL...promosso con 23. Oppure diritto internazionale a scienze politiche..domanda sull'autodeterminazione dei popoli e la risposta è stata una chiacchiera sul Tibet libero di 10 min..25. A sentire certe cose mi verrebbe voglia di fare una strage.
Credo che i voti si distinguano in 110 e lode, 110 e il resto. La differenza tra la lode o meno spesso dipende alla "luna" del professore verso un ragazzo (dato che ci vuole l'unanimità della commissione) ed è in fondo solo una soddisfazione personale. Gli altri voti secondo me pesano solo per i concorsi..se fossi un datore preferirei un 95 in 6 anni di un ragazzo che si è goduto la vita piuttosto che un 110 e lode in 5 anni di una persona che si è chiusa a studiare e si è spinta ai limiti dell'autismo, ad esempio. Che poi esistono i 90 di gente che è andata avanti a "sculate" le lodi di persone che hanno avuto una vita equilibrata..
L'universita', specialmente se fatta fuori sede, aiuta a crescere sotto diversi aspetti al di la' di quello prettamente accademico e del voto che si ottiene.
A me personalmente l'universita' ha insegnato a studiare, a selezionare quello che era necessario per l'esame e quello che invece era superfluo, ad approfondire gli argomenti e ad appassionarmi ad alcune materie che a scuola non mi piacevano.
In altre parole mi ha insegnato un medoto di analisi che mi e' servito (e mi serve di continuo) per affrontare la vita ed il lavoro.
A questo si aggiungono la capacita' di concentrazione, di sintesi, di collegamenti logici tra un argomento e l'altro, di esposizione scritta ed orale ed il rispetto per le scadenze temporali.
Inoltre, durante quegli anni ho dovuto imparare a cucinare, pulire casa, abitare con altri e a gestirmi finanziariamente con i soldi che avevo a disposizione.
Non contento della laurea presa in Italia me ne sono presa un'altra (triennale) in Inghilterra da lavoratore-studente.
Oggi, circa vent'anni dopo la laurea italiana, sono in grado di capire a volo se una persona e' laureata o meno leggendo l'introduzione di una relazione, oppure basta una chiacchierata di cinque minuti.
Con le dovute ed inevitabili eccezioni, direi che ci sono differenze sostanziali tra chi ha fatto l'universita' e chi no.
Secondo me la laurea oltre al pezzo di carta è una specie di obiettivo da raggiungere per la propria soddisfazione personale
ti faresti operare da una persona non laureata?
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Editato da Atelkin33 il 01/10/2009 alle 13:50:16
(lavorando)

infatti non sto lavorando


quindi ho tutto il tempo che voglio per prenderti per il culo come meriti, topo di fogna

vedi? fai solo figure di merda

cosa? una laurea?





























vabbè in Italia se è per questo si possono fare tante cose che non si dovrebbero fare e poi dire che non sono mai successe...
sono disoccupato ora...
ma tu non potresti mai essere un vegetale, a parte che i vegetali non hanno le orecchie, ma fai già parte del regno animale in quanto ratto, famiglia dei roditori:

D'accordo con Pharlap... Io Mat adesso seleziono come collaboratori solo curricula da 110 in un tempo max di 5 anni...ma questo solo perchè ritengo (ma preciso che è solo un mio pensiero) che se affronti una cosa (la laurea così come qualunque cosa nella vita) o la fai dando il massimo o è meglio che la eviti. Certo generalizzare non ha senso... Io comunque vi inviterei, all'interno della categoria dei "dottori" (e vi parla uno che considera tali solo i medici e nn i possessori di fogli di carta) a distinguere tra quelli che riescono a scrivere in italiano (pochi) e gli altri...

per non parlare dei concorsi tipo "se hai 107 puoi fare domanda, altrimenti no"...
Sauron, considera ora però che con la rivoluzione degli ordinamenti (prima del 99, dm 509 e dm 270) tantissimi studenti sono rimasti invischiati in passaggi (forzati) di corso che fanno perdere almeno un anno

Ok lo porto a 6 anni l'intervallo di tolleranza

altro che lauree...
nu steme sott a Thailandia e Barbados a livello di competitività dei paesi, secondo il World Economic Forum
cumijete a produrre, atre che lauree

ora come ora la migliore cosa da fare guardando al futuro, sarebbe procurarsi un pezzo di terra ed un kalashnikov.
per chi spera in altro, i miei migliori, disincantati auguri.
quoto bartam.
quanda ni fa l'invidia
…confermo, infatti per elaborare questa scheggia di genio la laurea è superflua…
il voto misura la prestazione, poi dietro il voto alto troviamo un individuo con la sua storia unica ed irripetibile... cmq nel lavoro vanno avanti i raccomandati e quelli che hanno molti amici, gli altri rimangono indietro anche se hanno 110 e lode... ho visto gente neolaureata 110 e lode superare professionisti con anni ed anni di esperienza

Cmq gran bella soddisfazione il 110 e lode, se uno ci tiene davvero...
il voto e` una cosa veramente inutile...non qualifica e non misura...
pero` m`avesse fatte sanghe a fa l`universita` con phar lap

ma 110 e lode un paio di palle, che a Cagliari danno 13 punt per la tesi

bella soddisfazione si!!!


effettivamente, leggendo un intervento più sopra, scritto da un sedicente laureato, non posso che aderire all'opinione di sir Phar Lap.

Deleuze,io al quinto suoeriore feci una gita a bologna,gia avevo detto che non ne volevo sapere dell'università,appena sono tornato i so ditte a pedreme ca vulè i all'università a Bologna



Deleuze,cmq anche per me il voto non ha nessun valore,so aperte il post solo perchè sono arcisicuro che Ki na piate 110 e lode,ANZI SO SICURO CA NA PIATE MANCO 100

Pharlap è come ser Ciappelletto. Non nel senso che è ricchione, ma che è un paraculo.
x Atelkin: se mi devo operare voglio il meglio ed è normale che mi faccio operare dal TOP che c'è in circolazione



non so gli altri laureati che sono intervenuti, ma questo post mi offende profondamente. e chi parla di università senza esserci mai entrato...beh...
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Editato da Ziomitch il 01/10/2009 alle 19:14:13
hai ragione Zio,io però posso parlare ,ci sono entrato


Adonai,pensavo come Sir Mark Prescott

cmq nel lavoro vanno avanti i raccomandati e quelli che hanno molti amici
Cintamani,aggiungerei,specie tra i politici ( DS )

LA VOLPE e L'UVA
Un giorno una volpe affamata passò accanto a una vigna e vide alcuni bellissimi grappoli d'uva che pendevano da un pergolato.
- Bella quell'uva! - esclamò la volpe e spiccò un balzo per cercare di afferrarla, ma non riuscì a raggiungerla, perchè era troppo alta. Saltò ancora e poi ancora e più saltava più le veniva fame.
Quando si accorse che tutti i suoi sforzi non servivano a nulla disse: - Quell'uva non è ancora matura e acerba non mi piace! - E si allontanò con la rabbia nel cuore.
La favola è scritta per coloro che disprezzano a parole ciò che non possono avere.

Minchia che originalità

« Quod natura non dat, Salamanca non prestat »
penso sia stato detto tutto.
Ki,mo mi si piaciute,ecco perchè ce l'hai tanto con Berlusconi


Ki,cmq se scrivi qualcosa anche sullo scudo fiscale, togli i dubbi a tutti quelli che iniziano a pensare,e sono tanti,che sei un para..

cmq anche in me rivedo la volpe e l'uva,anch'io vorrei imboscarmi,solo ca fino a mo, nessuno mi ha imboscato

in te devi "rivedere" la volpe e basta!!!


del deserto



Pharlap, tu sei imboscato alla sala perdite.

senti, sullo scudo poi vedremo...mo' nì romp lu cazz, devo vede' 'na cosa in tv

non posso che crogiolarmi nell'equità di questo post.
suum cuique tribuere.
Bene dicis, amice, qui inter istos praestas
Adonai,se capite,taia minà proprie


Ki,vedi,aspetto con ansia il tuo parere sullo scudo,no lu ristorante però

phar lap, essere entrati in una università non rende migliori le persone.
comunque io dicevo un'altra cosa
L'importante è smettere

all'universita si nzakka na frega

cmq non ho capito perchè mi hai fatto questa domanda
perchè avevi affermato che un titolo di laurea è per pura soddisfazone personale, mentre volevo semplimente porre l'attenzione sul fatto che è un percorso formativo necessario per determinate, anzi tante, situazioni di vita.
Personalmente credo che il voto non sia determinante ai fini di un impiego...o meglio...penso che siano tutta una serie di fattori a rendere più o meno utile questo titolo di studio quali ad esempio la richiesta nel settore in cui ci si è specializzati, la disponibilità a spostarsi, ecc.
Però sicuramente, ad esempio, le lauree umanistiche hanno molto meno sbocchi rispetto a quelle scientifiche o economiche; anche se spesso pure in questi ambiti si può arrivare alla saturazione.
Sicuramente sono dell'avviso che l'università va fatta con il massimo dell'impegno poiché:
è una scelta libera che si fa ad un'età (diversa dal passaggio medie-superiori) che presuppone una certa maturità
dovrebbe formarci per il futuro (oltre che, ovviamente, accrescere ilnostro bagaglio culturale e possibilmente renderci meno ottusi)
spesso chi studia non lavora (per chi ci riesce tanto di cappello) e quindi non dovrebbe approfittare di chi lo mantiene mettendoci un'eternità
Quanto al voto credo sinceramente che sia più che altro riguardi la soddisfazione personale (lasciando perdere le varie polemiche sulla corrispondenza ad esmpio di un 30e lode rispetto alla preparazione dello studente)
Zio,avevo capito che volevi dire



Adonai,tu non hai diritto alla parola,mica si piate 110 e lode




Il problema maggiore dell'università è la sua autorefenzialità. Fioriscono corsi solo per aumentare le immatricolazioni e ampiare il target.
Detta in altre parole i corsi non vengono progettati su determinate esigenze del mondo lavorativo.
Questo crea due problemi:
1) La spendibilità del titolo, e con ciò anche del voto finale. Se uno esce con 90 al corso di laurea in Scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace (L-37) troverà mai un lavoro attinente? Mentre se prende lo stesso voto un ingegnere meccanico?...
2) Si amplia il divario tra due concetti fondamentali nella valutazione del personale. Le conoscenze e le competenze. L'università ha il compito principalmente di elargire conoscenza, ma se ciò non viene integrato successivamente con la competenza che solo il mondo del lavoro riesce a generare ciò crea una massa di colti anche con 110 e lode che di fatto non sono richiesti dal mercato.
L''Università è andata in declino nel momento in cui si è diffusa la cultura del pezzo di carta necessario per trovare lavoro, così che tutti cominciavano ad optare per i corsi con "più sbocchi", spesso e volentieri sacrificando i propri interessi e il proprio talento. In quest'ottica l'Università diventa solo un background culturale che però, di fatto, rimane ben distante dal mondo del lavoro.
domanda seria:
conosco persone laureate e magari a pieni voti che al liceo erano non dei caproni, ma proprio dei somari senza appello, e non parlo di gente che non studiava, parlo di persone che non azzeccavano un congiuntivo manco a pagamento (e non lo fanno tuttora) persone che all'ultimo anno di liceo ammettevano candidamente di non aver mai letto un libro per intero (non scherzo)
persone che non sapevano rispondere alle domande più banali di cultura generale alle quali risponderebbe persino mio nipote che non è neanche italiano (ma che però erano capaci di memorizzare qualsiasi cosa necessaria per una interrogazione senza capirne NULLA)
Gente che con queste credenziali ha finito le superiori e poi all'università si è laureata con facilità e con ottimi voti.
allora mi domando (è una domanda seria, davvero)
è l'università che è sbagliata e diventa un meccanismo? serve solo dedizione "formale" per affrontarla?
è il liceo che è castrante? forse l'indipendenza e l'autonomia che si ha all'università fa cambiare la testa delle persone?
poi mi chiedo, ma quanto vale la laurea di un ingegnere con 110 e lode che ancora dice "se io potrei" e che ha una cultura generale pari a zero e magari non riesce neanche a non parlare in dialetto risultando imbarazzante?
sicuramente nel suo settore sarà un ottimo professionista, ma è solo questo che si richiede all'università o l'innalzamento del livello generale di cultura ed istruzione del paese potrebbe portare maggiori benefici a tutti i livelli della società?
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Editato da Micolao il 02/10/2009 alle 11:19:00
Ti sembrerà strano, ma vale perchè comunque c'è la sostanza dietro (anche se fa ribrezzo non sapere parlare e scrivere nella propria lingua). Ah, a parte che nel settore oggi non sapere l'inglese è anche peggio di non conoscere l'italiano.
Pensa anche a quanti ci sono laureati o studenti in millemila altre "superfacoltà" che non sanno spezzare le espressioni lunghe (il + per andare a capo in una sottrazione per intenderci, mi è capitato con una economista), non sanno fare percentuali, calcoli semplici ed elementari?
L'ignoranza è una malattia trasversale, e non c'è pezzo di carta che la ricopra.
Scusa Micolao, ma io conosco chi da dislessico è diventato ingegnere nucleare... senza fare il tipico esempio su einstein

Che poi la scuola serve solo ad insegnare il metodo, non ad acculturare... cosa ben diversa dall'università dove in teoria dovresti trovare non pedagogisti ma i massimi esperti di una data disciplina.
micola' l'amica tua ha detto che hanno sparato a carlo magno e le hanno messo trenta e lode, conosci gente che si laurea a pieni voti senza saper parlare e non avendo mai letto un libro, ma non e' che ti sparano le cazzate e ci caschi?

Tuttobene, in entrambi i casi ero presente.
Non è che sei tu quello che spara un pò troppe cazzate?
Io penso che l'Universita' debba preparare ad una professione. E basta.
Non necessariamente questa professione richiede, per esempio, di essere anche un fine oratore (es. ing. meccanico, agronomo, veterinario, etc...) al contrario di un avvocato o un insegnante o un giornalista che con la lingua "ci campano".
Non e' l'universita' che e' sbagliata.
Sono le scuole dell'obbligo e quelle secondarie che - a mio modesto parere - preparano poco e male.
Se a 18-19 anni lasci il liceo e confondi ancora il condizionale con il congiuntivo, beh stai sicuro che questi errori te li porti dietro tutta la vita.
Se da giovane non ti sei mai appassionato a tal punto di leggere un libro intero (per puro piacere), stai sicuro che all'universita' gli unici libri che leggerai saranno quelli di testo. Talvolta aridi e nozionistici (es. matematica, fisica) al contrario delle opere nelle facolta' piu' umanistiche.
Se la scuola non ti da' gli strumenti per capire dove sbagli la tua esposizione grammaticale, non saranno certo gli esami universitari a migliorare la tua esposizione sia scritta che orale. Sempre che tu non faccia facolta' umanistiche o dove la conoscenza della lingua e' un requisito importante.
In sostanza: se esci ignorante dalle superiori lo resti per tutta la vita, a meno che non decidi che ti vuoi migliorare. Ma e' una decisione tua, non certo del professori universitari.
Basti pensare ai tanti giornalisti professionisti che fanno errori di grammatica da terza media. E non sono solo sviste, sono frutto di una ignoranza di base.
Ultima considerazione: spesso si sceglie una facolta' per cui non si e' portati.
Conoscevo una ragazza di Tollo quando ero all'universita' che studiava lingue ma era incapace di esporre un pensiero compiuto in un italiano accettabile e senza errori. Quella ragazza non si e' mai laureata perche' non aveva gli strumenti adatti per affrontare quella facolta'. Magari (ipoteticamente) se avesse scelto ingegneria avrebbe avuto piu' possibilita' di laurearsi.
E' incredibile come si continui ancora a misurare il grado di cultura in funzione delle performances scolastiche.
Tempo fa un noto saggio forumiano scrisse: la scuola mi ha solo tolto il tempo per dedicarmi alla filosofia.
ecco Thompson, il tuo è già un punto di vista interessante e col quale sono anche d'accordo.
Credo infatti anche io che gran parte delle colpe sia nella scuola superiore che sforna pecoroni in gran numero e dici bene quando affermi che non sarà l'università a cambiarli.
Sono anche d'accordo sul fatto che l'università debba preparare ad una professione (anche se non è accettabile che chi si laurea in materie umanistiche possa avere la cultura generale di una capra)
quindi preferirò (se dovessi per forza scegliere) sempre e ovviamente un ingegnere che non sappia parlare ma faccia in maniera egregia il suo lavoro ad un sapientone che non sapendo fare il suo mestiere magari mette a repentaglio delle vite.
MA, la mia domanda era diversa e ora è un pò più specifica:
appurato che a una laurea anche a pieni voti, non sempre corrisponde un livello adeguato di cultura generale,
e appurato di contro, che non è l'università la causa di questa mancanza, l'innalzamento della cultura generale di chi esce dalle scuole dell'obbligo oggi porterebbe benefici a questo paese?
O avere migliaia di laureati ma in gran parte pecoroni piuttosto che laureati (in qualsiasi campo) con una buona cultura non fa alcuna differenza?
Perchè se così fosse, di laureati ne sforniamo abbastanza mi pare (per poi farli stare a spasso) e quindi non c'è nulla di sbagliato nel sistema scolastico...
O forse sarebbe il caso davvero di alzare i livelli e sfornare comunque buoni professionisti che però non siano caproni ma anche semplicemente dei maturandi che davvero siano culturalmente maturi e non solo ragazzi che "l'hanno sfangata"?
Micolao,
ho poco tempo per risponderti. Magari sull'argomento ci torno su questa sera.
Ti posso pero' anticipare che in Italia il numero di laureati rispetto alla popolazione e' tra i piu' bassi d'Europa (anche se i laureati mediamente hanno la stessa preparazione finale che nel resto d'Europa) e che le scuole dell'obbligo e la preparazione che esse danno e' piuttosto scadente al pari di Portogallo, Grecia e Spagna. E questa tendenza verso lo scadente e' in aumento.
Un esempio: io e mio fratello (piu' giovane di 13 anni) abbiamo frequentato lo stesso liceo.
Bene, quello che io sapevo di matematica, fisica, chimica e latino al terzo anno era molto di piu' di quello che sapeva lui alla maturita'.
In linea generale direi che sono stato, con le dovute eccezioni, fortunato ad avere professori piu' esigenti e competenti di quelli che ha avuto lui. E che la scuola 20 anni fa era piu' selettiva di quella attuale.
sì jena ma qui parliamo di persone a cui la scuola toglieva solo il tempo da dedicare al truccaggio del motorino piuttosto che all'afterhour in discoteca...altro che filosofia...
o invece è vero come si diceva in quel film, che la scuola funziona solo per chi non ne ha bisogno?
va be micolao, ma gli amici tuoi nn fanno testo

primo: non si può dire fossero miei "amici", ma conoscenti, a volte anche io uso la parola amici a sproposito
secondo: tu gli amici miei non li conosci, e quindi, ancora una volta, che cazzo parli a fare?
guarda che io conosco animanera

io no però

io uso la parola amici a sproposito

Per me fate un po' di confusione....
L'università con la cultura generale con centra na cippa. Leggere quotidiani, libri o ...che so un viaggio in oriente...è cultura generale. E poi scusate con l'attuale sistema dei circa 3000 corsi triennali ecc??....oddio forse a mia insaputa c'è anche un corso di CULTURA GENERALE!
Il sistema scolastico va' riformato. Sono d'accordo ma l'argomento è fuori dal post.
L'università e la scuola, dell'obbligo o quella superiore, sono mondi diversissimi....l'unica relazione è cronologica.
L'università deve formare per una professione. Su questo quoto Thompson e Jena, aggiungendo che essa è un nuovo punto di partenza, ossia un ponte per la tua futura professione.
Non esaurisce il compito di formarti ma anzi ti da una base di CONOSCENZE che ti permetterrano con il lavoro e l'esperienza di acquisire COMPETENZE professionali. Un individuo in europa è in media in formazione continua fino a 60 anni con o senza università, con o senza scuola....per cui mettere nello piatto unversità e scuola genera solo confusione.
la tua intera esistenza è a sproposito.
il giorno in cui la università italiana ha perso lo ultimo residuo di dignità...

e cmq, se mi sono laureato io, può farcela chiunque


cmq il voto è relativo

Divo, sei un idiota
premesso che sto post è nato per un inzummo che mi ha fatto proprio ridere

Esatto Berto

(!)
...carne da macello per tanti "professori" universitari che vivono solo di insegnamento e non sanno esercitare la loro professione, pero' da come scrivono i libri sembrano davvero geniali!
si sta facendo un discorso sulle competenze, sulle professionalità, ecc. citando tutti come sempre "gli amci miei", "ho sentito", "quelli che", "mi ha detto un progessore che". credo che non sia il modo corretto di confrontarsi, se non per sagre esperenziali.
detto questo, ribadisco quanto espresso prima e dimenticato nel proseguo: l'università è formativa di una professione, in primis, perchè la casa me la progetta chi ha studiato e superto statica, perchè mi opera chi sa com'è fatto il mio corpo, ecc. e questa sicurezza operativa la si può ottenere soltanto attraverso delle "certificazioni" standard di conoscenza quali appnto una laurea, o un diploma, ecc.
oltre a ciò, c'è quall'ampo discorso formativo parallelo che riguarda, ad es., il metodo, l'applicazione, l'approccio al problema, ecc. che sono singolarmente (caso per caso) importanti, come lo sono stati per il sottoscritto ad es. che li utilizza quotidianamente a lavoro e nella vita privata.
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Editato da Atelkin33 il 02/10/2009 alle 15:05:05
il valore di un "laureato" è dato da quanto riesce a nasconderlo...non da un voto del cazzo...90%fortuna 10% studio.
Punto.Dimostratemi il contrario..
Punto.Dimostratemi il contrario
dimostrami tu la tua tesi, ed io proverò a smentirla.

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Editato da Uanasgheps il 02/10/2009 alle 15:13:52
dimostrami tu la tua tesi, ed io proverò a smentirla.
evidentemente non sei mai stato a Chieti.
La tesi si dipana su 2 punti fondamentalmente...La fortuna e l'impegno.
L'impegno è relativo alla fortuna e non viceversa...il ruolo del caso si può esplicitare in 10mila modi e varianti altrettanto diverse.Non c'è un caso, o forse nemmeno mille.
La fortuna nelle università è come la fortuna dentro la Snai, come la fortuna che si ha con un grattaevinci,
L'acquisti una volta, becchi tutto, lo compri giorno dopo giorno ed investi nel nulla.
C'è chi dice che la fortuna va creata, non sono convinto di questo...anzi.Credo che sia una componente del tutto estranea alla volonta umana.
Puoi impegnarti nella vita , ma devi fare sempre i conti con quella percentuale (che cambia sempre), sulla quale le tue decisioni non poggiano ma vengono dirottate dal volere altrui.
Sarà più soddisfatto chi magari la laurea se l'è guadagnata sudando, sarà soddisfatto lo stesso chi la laurea l'ha trovata per terra come una moneta da 10 centesimi.Entrambi, andranno avanti, ma anche lì la fortuna decreterà sucessi e insucessi.
Nessuno mi farà cambiare idea, finquando non comparirà sulla carta d'identità un post scriptum...
p.s.: meritocrazia.
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Editato da Il Solipsista il 02/10/2009 alle 15:30:41
Nessuno mi farà cambiare idea
allora non puoi esporre un assunto con scritto "dimostratemi il contrario". ciò che hai espresso è una tua (lodevole) opinione, ma in questo sola opinione completamente ribaltabile da chi, banalmente, pensa il contrario.
L'impegno è relativo alla fortuna
a mio avviso, ad esempio, no: è maledettamente a priori, ed esclude categoricamente "nel prima" qualsiasi altro fattore, interno (es. emotività) ed esterno (es. caso o fortuna).
allora non puoi esporre un assunto con scritto "dimostratemi il contrario". ciò che hai espresso è una tua (lodevole) opinione, ma in questo sola opinione completamente ribaltabile da chi, banalmente, pensa il contrario.
a questo punto invito te ad esplicitarmi il contrario.
ma anche lì la fortuna decreterà sucessi e insucessi
io non credo.
al momento, ogni mio singolo atto di vita, si è sviluppato senza nessun fatto di (s)fortuna, ma è puro contesto applicativo.
90%fortuna 10%studio
la realtà...
10%fortuna 90%studio

Il Solipsista, ma che ti dì
secondo te quindi uno si va a sedere per fare l'esame e si affida alla fortuna indipendentemente dallo studio fatto?
ovvero uno che ha studiato ed uno che non ha studiato hanno le stesse probabilità di passare l'esame?
ma va.
io non credo.
al momento, ogni mio singolo atto di vita, si è sviluppato senza nessun fatto di (s)fortuna, ma è puro contesto applicativo.
potrei spararti il classico luogo comune dell'eccezione e della regola...ma non voglio scendere a becere conclusioni di dubbio gusto.mettiamola cosi.mi complimento ampiamente per i tuoi successi e mi deprimo per gli insucessi del restante 99% della popolazione mondiale che ha buttato impegno e tempo nel cesso.
secondo te quindi uno si va a sedere per fare l'esame e si affida alla fortuna indipendentemente dallo studio fatto?
avviene di continuo.
ovvero uno che ha studiato ed uno che non ha studiato hanno le stesse probabilità di passare l'esame?
esatto.
Aggiungo.Il voto è collegato solo ed esclusivamente al culo.
Di un caso non ne faccio teoria.Di un insieme di casi però ne posso fare ricerca.Se diventa empirica e poi posso falsificarla, evidentemente ho chiuso il quadro teorico...2+2
Karl Popper.
La mia non è mera attitudine induttivista, ma è collegata esclusivamente a una constatazione.Non abbiamo un laboratorio dove poter osservare tutto ciò, ma i calcoli statistici forse una mano possono darcela.Se poi volete fare la vostra selezione naturale e volete scartare la mia teoria, siete liberi di farlo.
successi
mai parlato di successi, ma solo di vita che comprende tanto i primi quanto i fallimenti, è su questo che non mi incide il caso, la fortuna, ecc.
Karl Popper
sicuramente uno dei padri del '900 ma, fortunatamente, oramai decisamente criticato e, in molti casi, superato.
so che non stai facendo di un caso o di un insieme di casi una teoria, ma stai comunque portando a livello di assunto quella che, in realtà, resta solo un aspetto personale ed esperenziale.
anche "io" ho visto un solo cigno in vita mia, ed era nero.
Mah.
La fortuna come in tutte le cose della vita, e gli esami non fanno eccezione, gioca il suo ruolo.
Pero' dire che hai le stesse possibilita' di passare un esame sia che conosci l'intero programma sia che ne conosci meta' mi sembra una forzatura enorme.
Se fai un esame scritto con problemi, calcoli, equazioni, schemi elettrici, etc... e hai 3 ore per completare l'esame credimi (Solipsista), l'esame lo passi solo se -prima di andarti a sedere- ti sei fatto decine e decine (se non centinaia) di esercizi/problemi simili a casa.
Poi magari capita che i tre esercizi d'esame siano molto simili a quelli che hai gia' fatto e quindi sei fortunato nel senso che passi l'esame beccando anche un ottimo voto.
Pero', se a casa non hai mai fatto un esercizio o sei preparato solo su meta' del programma, la vedo dura passare l'esame (cosa che pero' puo' succedere) e ancora piu' difficile passarlo con un voto alto.
Questo per esperienza personale.
Beh, mettiamola così, e parlo per esperienza personale e riferendomi principalmente all'aspetto tecnico: magari l'università serve, magari no, ad ognuno la sua opinione. Se parliamo dell'aspetto puramente didattico molti avranno sperimentato a proprie spese che spesso lo studio di un testo può sicuramente rilevarsi più utile delle noiosissime elencazioni di un docente (quando c'è o quando trattasi di geni sulla carta), così come è vero che le applicazioni pratiche della teoria, tranne in alcuni casi, non fanno parte del programma. In molti casi mi è sembrato che si tratti di un prolungamento delle scuole superiori, non di una sorta di "specializzazione" di competenze, come credo dovrebbe essere. Ho parlato con ragazzi reduci dalle cosiddette "lauree brevi", presentate all'epoca come nuove opportunità e mi sono reso conto che non si sentono nè carne nè pesce proprio perchè le aspettative erano ben altre rispetto ad un programma di studi apparentemente interessante ma di fatto povero di contenuti concreti o, se volete, astratto. Un aspetto positivo invece è che, al contrario di quello che pensano in molti, si studia, lo sottolineo, e si acquisisce una "forma mentis" grazie al confronto con l'ambiente che ti circonda, nel bene e nel male; questo ti aiuta più avanti, fermo restando che comunque quello che acquisisci è minima parte in confronto a quello che ti serve nel mondo del lavoro, dove se vuoi andare avanti devi comunque continuare a “studiare”. Spesso mi è capitato durante un esame di ragionare con i docenti anche su aspetti non propriamente legati all'esame, così come mi è capitato di avere a che fare con i pazzi di turno. Mi è anche capitato di avere "culo", e a chi non è capitato nella vita alzi la mano, mi aspetto pochissime mani alzate e del resto una partita secca la puoi anche vincere per culo ma se vinci il mondiale o il campionato lo vinci per culo o per bravura? Non per questo uno deve sentirsi più "fregno" di un altro ed io meno di tutti. Quanto alla cultura personale certo, un livello di studi particolare può aiutare ma non incide più di tanto, come dice il termine stesso infatti è "personale" e non è certo l'unico parametro con cui giudicare una persona. Un ultimo appunto lo voglio fare su raccomandazioni, conoscenze, favori, mazzette: non sono fattori che riguardano il sistema università, purtroppo riguardano il sistema Italia.
cmq laura pausini me la scoperei

Sulla fortuna il Solip non ha torto





Zio,avevo capito che volevi dire cmq io ho aperto il post solo per inzummo anche se ora ho pensato che come spunto per una riflessione non è male
infatti non è quello che scrivi tu ad offendermi, ormai l'ho capito che quando scrivi difficilmente non inzummi, quindi mi ci faccio pure una risata e volendo anche una battuta.
una riflessione ce l'ho anch'io, ma non mi va di mettere in piazza i fatti miei, quindi taccio e lascio la gente alle sue nobili convinzioni.
...rileggendo questa pagina vedo solo adesso il banner in alto:
"Tesi di Laurea. Serve un Consiglio? Te ne Diamo 110, con La Lode"

Pensate un po'.... lui ha la terza media.
Nuova reply all'argomento:
Secondo voi,le lauree....
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