Cultura & Attualità

Sempre più solo....
Messaggio del 02-10-2009 alle ore 07:59:20
solo, ma sereno con se stesso.
sta recuperando tanti punti persi per strada
Messaggio del 02-10-2009 alle ore 07:52:27

il presidente
della Camera Gianfranco Fini
riuscirà a tener fede a una promessa
solenne fatta un anno fa: a differenza di
Silvio Berlusconi rinuncerà al Lodo Alfano
e si farà processare come un cittadino
qualunque.
Con questa decisione, formalizzata solo
dopo un articolo del nostro giornale,
Fini si smarca da Berlusconi nella partita
più delicata per il premier. Tra una
settimana la Corte Costituzionale deciderà
il destino della legge Alfano, nata
per evitare al Cavaliere il processo per
la corruzione del testimone David Mills,
ma contrabbandata come presidio per
tutte le cinque alte cariche dello Stato.
Alla vigilia della decisione, Gianfranco
Fini, l’unica carica a rischio processo
(oltre a Berlusconi ovviamente) priva il
Cavaliere dell’ultima foglia di fico.
La scelta, pur annunciata, non era affatto
scontata, soprattutto per i modi e i
tempi. Dopo il gran rifiuto di Fini è ancora
più evidente che il Lodo ha un unico
promotore e “utilizzatore finale”. Il
procedimento contro Fini nasce da una
querela del pm Henry John Woodcock
per le parole pronunciate dall’ex leader
di An a “Porta a Porta” il 18 giugno
2006: “Woodccok è un signore che in
un paese serio avrebbe già cambiato
mestiere, è noto per una certa fantasia
investigativa e il Csm avrebbe già da
tempo dovuto prendere provvedimenti”.
Parole provocate dalla rabbia per
l’indagine contro la moglie, Daniela di
Sotto, ma ingiustamente diffamatorie
almeno secondo il pm di Roma Erminio
Amelio. Il 7 maggio del 2008, il Gip,
Mariella Finiti, approvando la tesi
dell’accusa, aveva ordinato di spedire le
carte alla Camera per l’autorizzazione a
procedere. Allora Fini disse: “non mi
avvarrò del lodo Alfano”. Di fatto però il
fascicolo è rimasto in sonno per 16 mesi.
La situazione grottesca di un giudice
che impediva a Fini di esercitare il suo
diritto di imputato era stata denunciata
da Il Fatto Quotidiano (“Fini non riesce
a farsi processare”) il 29 settembre. L’articolo
e le telefonate precedenti alla sua
stesura, hanno sortito l’effetto di una
scossa sulla giustizia capitolina.
“Il 30 settembre, dopo avere letto Il fatto
Quotidiano”, racconta l’avvocato di
Fini, l’onorevole Giulia Bongiorno, “mi
sono presentata nella cancelleria del
gip e ho scoperto che il fascicolo era
bloccato. Solo quel giorno ho appreso
l’esistenza di un provvedimento, mai
notificato alle parti, datato 24 settembre
2009, che sospendeva il procedimento
per l’entrata in vigore della legge
Alfano. Immediatamente, come mi è
stato richiesto dal presidente”, prosegue
l’avvocato-onorevole Bongiorno,
“ho depositato un’istanza nella quale Fini
rinuncia alla sospensione della legge
Alfano e chiede di essere processato come
un cittadino comune”.
E così la cancelleria del Gip Mariella Finiti
ha finalmente trasmesso il fascicolo
alla Camera. Prima del processo però
c’è un altro possibile ostacolo: la Giunta
per le autorizzazioni potrebbe bloccare
tutto se riterrà “insindaca bili” le parole
pronunciate a “Porta a porta”, perché
connesse all’attività politica (tesi difficile
da sostenere visto che Fini parlava
degli affari personali e penali della moglie).
“Anche se si tratta di una prerogativa
della Camera e non del singolo
deputato”, dice l’avvocato Bongiorno,
“il presidente chiederà di votare contro
l’insindacabilità e ritengo che i deputati
seguiranno la sua indicazione”. Sarebbe
meglio per tutti. Altrimenti l’atto di coerenza
di Fini, il primo segno di distensione
e normalizzazione dei rapporti tra
politica e magistratura, si trasformerebbe
di colpo da gesto nobile nella solita
“a m mu i n a ” all’italiana.



Il Fatto Quotidiano. 2 Ottobre 2009

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