Cultura & Attualità

SOLO 70 MILIONI
Messaggio del 02-07-2011 alle ore 11:43:45
ma è diventato un post di Estetica? Stefano Zecchi vi ha limonato il cervello?
Messaggio del 02-07-2011 alle ore 00:08:18

è solo una giustificazione
ma non ero responsabile
di quello che ero diventato
perché la gente è cattiva.

adesso è diverso
e sto bene,
ma nessuno è in grado
di percepire il mio sendimendo
sul forum.


mi fà molto piacere che tu stai meglio , il sendimendo sul forum ..sti gran cazzi fregatene ,non devi dimostrare niente a nessuno specie tu ca fi parte a la famije me (gli ANDERGRAUND) te ne devi fregare doppiamente .Regalati il lusso di relazionarti come facevamo da ragazzi , la strada è la salvezza.
Lo conosci il nostro slogan elettorale di vuttemberg NU VINCEM SEMBR
pS: se la gende è cattiva vuol dire ca ni je cunosce ....
Messaggio del 01-07-2011 alle ore 15:01:24

la bellezza non la puoi gestire il fuori è il dentro il dentro è fuori ... le due componenti sono armoniche e proporzionali...




adesso è diverso
e sto bene,
ma nessuno (???) è in grado
di percepire il mio sendimendo
sul forum.



nessuno?
a ri-pensarci bene,
mai dire: nessuno!

c'hai da fare domenica pomeriggio,
diciamo verso le 4?

ti messaggio su ci scti tu!
Messaggio del 01-07-2011 alle ore 14:55:13
se temo il lupo o la capra?
nessuno dei due.
forse sei abituato a giudicarmi
per quello che ero
e non mi giudichi
per quello che sono diventato
(forse dovresti rivedermi
a te basterebbe un attimo):
non sono più il dicembre di una volta.
a volte leggo i miei diari del 2007
e non li trovo miei
comincio ad essere me stesso
dal 2008.
è stato come se prima del 2008
avessi delle piaghe sotto i piedi
e dal 2008 in poi
fossero guarite
e avessi cominciato
a camminare bene.
restano ancora alcuni rancori
che sono sempre più fiochi
sempre più rari
in fondo (me la sono passata brutta)
la depressione è il frutto
delle rabbie che accumuli dentro
(per questo si dovrebbe chiamare: repressione)
la gente non lo sa
e si diverte a farti arrabbiare
senza farti reagire
e diventi un silos
dove accumuli
una quantità spropositata
di idrogeno
senza farlo uscire mai:
che cosa fai
per gestirlo meglio?
o esplodi
o lo fai uscire
piano, piano.

io ho sbagliato strada
e sono esploso di colpo:
sembravo una tigre impazzita
che era scappata dalla gabbia.

i nemici che vedevo fuori
era il nemico che avevo dentro.

è solo una giustificazione
ma non ero responsabile
di quello che ero diventato
perché la gente è cattiva.

adesso è diverso
e sto bene,
ma nessuno è in grado
di percepire il mio sendimendo
sul forum.

sono il mio presente
non sono il mio passato.
Messaggio del 01-07-2011 alle ore 00:32:16
Dicè tu chi temi il Lupo o La capra?
Messaggio del 01-07-2011 alle ore 00:20:25

meglio serbare la mia bellezza dentro,
che farla leggere fuori...

la bellezza non la puoi gestire il fuori è il dentro il dentro è fuori ... le due componenti sono armoniche e proporzionali...
Messaggio del 01-07-2011 alle ore 00:15:51

CHIUNQUE percepire
il nostro disagio
di fronte a queste cose
E SE NE APPROFITTA
PER FARCI CREPARE


Ma saprai anche che esiste la resurrezione per chi da un senso al tutto ...e chi cerca l'odio non conosce l'Amore e si sta perdendo molto della poca vita che avrà ....
Stamme bone DICè e non mollare mai il sentimento.
Messaggio del 01-07-2011 alle ore 00:12:41
quando sono in cammino,
alle volte mi sembra di essere arrivato...
e dopo che sono approdato su uno sperone altissimo,
vedo lo strapiombo e il mare...
mi fermo lo guardo contemplo e riparto...
ma a chi lo dico? a chi lo racconto?
non mi crederebbe nessuno...
è come se avessi visto l'inferno e fossi tornato,
è come se avessi visto il paradiso e fossi tornato:
mi crederebbero un pazzo!
io sono Dioniso e so troppe cose,
non posso correre il rischio di guardarmi nello specchio per piacermi,
altrimenti i Titani mi sgozzerebbero.

meglio serbare la mia bellezza dentro,
che farla leggere fuori...

Vero El Treble?
Messaggio del 30-06-2011 alle ore 23:44:27
non scherzavo affatto e quella non è una battuta
Messaggio del 30-06-2011 alle ore 23:37:18
Hai perfettamente ragione Ciusi,
anche quando sono di pessimo umore,
e (forse) faccio arrabbiare qualcuno
in realtà non disprezzo nessuno,

ma vi voglio un gran bene.

Divo,
ho "dimenticato"
un sacco di cose,
mi pare...

Deleuze,
bella quella sugli animali,
lo so che scherzi (ci mancherebbe)
ma non ho una buona opinione sui sofisti.

Hai presente quegli spacconi
che SORRIDONO sugli spiderini?

Il fatto stesso che vogliono
suscitare le nostre invidie
significa che sono degli INSODDISFATTI.

Per farsi "invidiare"
sfruttano un nostro principio:
sanno che associamo (erroneamente!!!!)
la ricchezza alla felicità ed
etc. etc. etc. alla felicità
e FINGONO di essere
ricchi e felici ed
etc. etc. etc. e felici

Il punto è questo:
visto e considerato
che DI FATTO
sono ricchi, belli, professionisti,
alte, bionde, quinte, bianche,
mussulmani, negri, zingari,
angeliche, giovani, pazzi,
"Deleuze" etc.
che cosa FINGONO?

FINGONO di essere FELICI?


Boh!


CHIUNQUE percepire
il nostro disagio
di fronte a queste cose
E SE NE APPROFITTA
PER FARCI CREPARE


in fondo in fondo,
(nella sua vita)
come si comporta?
e che cosa vale?

Non sono sofisti?
Messaggio del 30-06-2011 alle ore 18:49:01


ammazza che biscione!!

il sogno di parecchie signorine...
Messaggio del 30-06-2011 alle ore 17:16:09

il sedere non è fertile
il guanto neanche
la pillola neanche
la retromarcia neanche
la mano neanche
la spirale neanche












hai dimenticato la bocca
Messaggio del 30-06-2011 alle ore 15:59:21

sesso creativo




è che ci vuole fantasia
Messaggio del 30-06-2011 alle ore 15:37:26

Solo il sesso creativo è normale...



non credi che questa tua frase avvicini un po troppo pericolosamente l'essere umano all'animale???
Messaggio del 30-06-2011 alle ore 02:26:14
ma la retromarcia fusse a zumbà???

eja che serie A
Messaggio del 30-06-2011 alle ore 00:17:33
Nonò, Dicembre: su Deleuze hai perfettamente ragione tu, solo che gli vogliamo bene lo stesso
Messaggio del 30-06-2011 alle ore 00:10:25
Ciusi,
non percepisco se scherzi,
ma chiunque fa sesso per se stesso
(omo, etero, solo, gruppo)
è ghei...

Solo chi lo fa per amore è

normale...

Solo il sesso creativo è

normale...

il sesso come valvola di sfogo

è sempre ghei...

il sesso come pulsione di vita
è normale,
ma il sesso come pulsione di morte
è ghei

in quanto:

il sedere non è fertile
il guanto neanche
la pillola neanche
la retromarcia neanche
la mano neanche
la spirale neanche

il 100% dell'umanità
meno due o tre persone in tutto...
è ghei!

non è uno scherzo!

volevo mettere la faccina della
risata a crepapelle
ma non so come si fa!
Messaggio del 28-06-2011 alle ore 22:59:20


in pratica da Stalin siamo finiti a quel ghei di Deleuze tutto nella norma
Messaggio del 28-06-2011 alle ore 22:37:21
quanto mi volete ben oh!!
Messaggio del 28-06-2011 alle ore 19:17:14
ps: Deleuze, sei anche un ghei!!!!
Messaggio del 28-06-2011 alle ore 19:16:47
Per la prima (e credo di poter affermare con sufficiente certezza, anche l'ultima ) sono costretta a quotare Dicembre 2010:



Tu sei satana, sei un seduttore




deleuze,
sei un servo del male!



ma anche tuttobene ha le sue ragioni

deleuze sei un satanasso, un assatanato ! c'hai la picca facile !





Messaggio del 28-06-2011 alle ore 18:23:50

(Ah! Baby Grace... I pervertiti abboccano sempre: io sarei, quello che sono loro...)



ovverosia...


Due persone apparentemente normali
non sono in grado di capire se hanno gli stessi vizi.
Me se il vizio si chiama: "maglietta"
allora uno (per essere prudente) dice all'altro: "cotone"
e l'altro gli fa cenno, per la prima volta, che ha capito
allora uno gioisce e gli dice: "eja sà! addaver?"
e poi (per essere più sicuro che l'altro fa "maglietta") gli dice:
"gli schiavi in America"
e l'altro per la seconda volta gli fa cenno che ha capito
allora uno gioisce per la seconda volta
(ma non ha ancora capito se l'altro fa"maglietta")
e (per essere ancora più sicuro che l'altro ha lo stesso vizio) gli dice:
"t-shirt!"
e allora l'altro per la terza volta gli fa cenno che ha capito
e uno esulta di gioia (perché ha trovato un complice)
che per essere ancora più chiaro gli risponde:
"sì, fruit of the loom!"
e allora uno (per paura che la gente si sia mangiato il melo)
gioisce fortemente e scappa
per incontrarlo di nuovo lontano da occhi indiscreti
a consumare "maglietta".



Uuuuuuh, che vergogna!
Messaggio del 28-06-2011 alle ore 16:45:47
Uuuuuuuuuuh, il fascino del male... 70 milioni di morti... topic affascinante...

Il sogno dell'ateologia normale

I.

Il giorno del suo 14° compleanno
Little Paul prese la parola e disse:

Jì a Crisct 'ngià cred!

II.

Perché (voi) credete che chi è cattivo sta male?
Una volta mi sono scroccato un litro e mezzo di brandy alla calata
e poi sono stato meglio di prima...

III.

Due persone apparentemente normali
non sono in grado di capire se hanno gli stessi vizi.
Me se il vizio si chiama: "maglietta"
allora uno (per essere prudente) dice all'altro: "cotone"
e l'altro gli fa cenno, per la prima volta, che ha capito
allora uno gioisce e gli dice: "eja sà! addaver?"
e poi (per essere più sicuro che l'altro fa "maglietta") gli dice:
"gli schiavi in America"
e l'altro per la seconda volta gli fa cenno che ha capito
allora uno gioisce per la seconda volta
(ma non ha ancora capito se l'altro fa"maglietta")
e (per essere ancora più sicuro che l'altro ha lo stesso vizio) gli dice:
"t-shirt!"
e allora l'altro per la terza volta gli fa cenno che ha capito
e uno esulta di gioia (perché ha trovato un complice)
che per essere ancora più chiaro gli risponde:
"sì, fruit of the loom!"
e allora uno (per paura che la gente si sia mangiato il melo)
gioisce fortemente e scappa
per incontrarlo di nuovo lontano da occhi indiscreti
a consumare "maglietta".

Che cos'è la cattiveria (affascinante, seducente e apparentemente bella)?
Noooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooia!

IV.

Lou-X (una storia vera):
l'adorazione della bestia comporta delle amare conseguenze...
(ma voi mi dite che non è vero!)

Noooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooia!



V.

Chissà se (il male) ha delle amare conseguenze?
Chissà se è vero?

Boh!

VI.

Una decina di anni fa mi venivano dietro le più belle squilibrate, di Valsecchi...
Secondo me ti venivano dietro, perché pensavano che eri un pervertito, pensavano che tu gli facessi del male... Poi quando si accorgevano che non lo eri, scappavano. Tu non sei un pervertito!

(Ah! Baby Grace... I pervertiti abboccano sempre: io sarei, quello che sono loro...)

VII.

Oddio, i cattolici sono tremendi: non hanno sensi di colpa!
(e perché mai dovrebbero avere dei sensi di colpa? Boh!)

VIII.

Sono invidioso? E di chi? Delle "famiglie" Valsecchi? Gli piacerebbe essere invidiati, eh? Quanto se la ricredono... Se bevo la coca cola e mi fa schifo il vino, che cosa dovrei fare, dovrei essere invidioso di chi beve il vino? Poveracci... Quanto se la ricredono! Per che cosa poi? Per qualcosa che io ho e che loro non riescono ad ottenere (perché l'invidioso vuole essere invidiato...)!

(Ah! Baby Grace... I pervertiti abboccano sempre: io sarei, quello che sono loro...)

Oddio, i cattolici sono tremendi: non hanno sensi di colpa!
(e perché mai dovrebbero avere dei sensi di colpa? Boh!)
Messaggio del 28-06-2011 alle ore 15:10:25

mi incazzo con chi lo pratica con estrema faciloneria (soprattutto con il gentil sesso) perché una ragazza in più che fa la zoccola, è una ragazza in meno con la quale mi potrei realizzare e questo mi delude.

hai capito, adesso, perché mi scaglio contro la zoccolaggine? è un impedimento tra me e la realizzazione.

Zoccolaggine che termine desueto.....la verita' e' che come a nu ummine ji piace la ciuccia a li femmine ji piace lu cazze
Messaggio del 28-06-2011 alle ore 11:38:21
un genio del male vorrai dire
Messaggio del 27-06-2011 alle ore 23:04:21
deleuze,
sei un servo del male!
Messaggio del 26-06-2011 alle ore 20:07:56
sulla zoccolaggine non ha tutti i torti però basta prendere il lato positivo della cosa
Messaggio del 26-06-2011 alle ore 15:42:37


ed aggiungerei anche il classico "gangbanging is not a crime" che ci sta sempre bene!
Messaggio del 26-06-2011 alle ore 15:40:21

mi incazzo con chi lo pratica (il sesso, ndr ) con estrema faciloneria (soprattutto con il gentil sesso) perché una ragazza in più che fa la zoccola, è una ragazza in meno con la quale mi potrei realizzare e questo mi delude.

hai capito, adesso, perché mi scaglio contro la zoccolaggine? è un impedimento tra me e la realizzazione.



zoccolaggine is a stairway to heaven... vero Deleuze??
Messaggio del 26-06-2011 alle ore 12:57:34
deleuze sei un satanasso, un assatanato ! c'hai la picca facile !
Messaggio del 25-06-2011 alle ore 18:21:40
delé,
ma pì piacèr và! Tu sei satana, sei un seduttore, conosci la verità, ma non la dici (così sei in grado di imbrogliare chiunque).

Guarda che scherzo, te le dovessi prendere... Non è colpa tua se la gente abbocca...
Messaggio del 25-06-2011 alle ore 18:03:32
danneggia in entrambi i casi
Messaggio del 25-06-2011 alle ore 17:31:36
certo che il sesso danneggia...soprattutto chi non lo fa...
Messaggio del 25-06-2011 alle ore 01:34:59
Messaggio del 25-06-2011 alle ore 01:32:08

come se tutto ruotasse intorno a questi due valori: soldi e sesso.



Ti sei dimenticato il pallone.
Messaggio del 24-06-2011 alle ore 20:16:03
conosci una brava ragazza che voglia sposarsi con una persona seria per mettere al mondo dei bambini? io no! forse non la so notare, forse non la so sedurre, ma non ne conosco neanche una! e poi non dovrei condannare la zoccolaggine, non le zoccole per carità, quelle sono donne a tutti gli effetti e hanno la loro dignità come tutti, ma il loro comportamento, le loro azioni malvagie.
Messaggio del 24-06-2011 alle ore 20:09:31
le colpe del sesso non sono sue, ma sono mie? vuoi dire che il sesso non danneggia nessuno? perché allora se ha danneggiato me non dovrebbe danneggiare tutti?

non vedi che cosa combina la gente? ovunque vai non si fa altro che parlare di soldi e di sesso, nei luoghi pubblici, nelle chiese, nelle scuole, sui posti di lavoro, nelle università, in televisione, in radio, su internet: è un'ossessione come se tutto ruotasse intorno a questi due valori: soldi e sesso.

io stesso, anche se sono vergine, non sono completamente innocente in chiave sessuale e lo ammetto: ho questo coraggio. ma oggi non sono più quello che ero ieri e da quando ho raggiunto la pace dei sensi mi sento in pace con me stesso e mi incazzo con chi lo pratica con estrema faciloneria (soprattutto con il gentil sesso) perché una ragazza in più che fa la zoccola, è una ragazza in meno con la quale mi potrei realizzare e questo mi delude.

hai capito, adesso, perché mi scaglio contro la zoccolaggine? è un impedimento tra me e la realizzazione.
Messaggio del 24-06-2011 alle ore 19:13:25
Messaggio del 24-06-2011 alle ore 09:23:32
dicè ma ti posso fare una domanda?

ma perchè continui ad ascrivere al sesso delle colpe che non sono sue...semmai...tue?

anzi uà, risponditi da solo sennò se ne va tutto lo spazio virtuale della real network se attacchi a scrivere uno dei tuoi papiri
Messaggio del 24-06-2011 alle ore 05:08:12
sottodotato ovvero dotato sotto
Messaggio del 23-06-2011 alle ore 21:13:00
Messaggio del 23-06-2011 alle ore 08:32:10
clicca
Messaggio del 23-06-2011 alle ore 08:14:18
wikipedia - Tibet

Il XIV Dalai Lama e l'invasione cinese

Dopo la morte del XIII Dalai Lama, avvenuta nel 1933, Tenzin Gyatso venne riconosciuto come la sua reincarnazione nel 1937, all'età di due anni. In una visione profetica un Dalai Lama del passato raccontò che "quando l'uccello di ferro volerà, verrà l'uomo rosso e la distruzione"

Il 1º ottobre del 1949 Mao Zedong proclamò a Pechino la fondazione della Repubblica Popolare della Cina. L'anno seguente l'esercito cinese invase il Kham occidentale, territorio tibetano, ed i reggenti di Lhasa si affrettarono a proclamare ufficialmente XIV Dalai Lama il quindicenne Tenzin Gyatso, facendolo provvisoriamente soggiornare nel sud del paese nel timore di un'invasione integrale. A seguito delle rassicurazioni in merito da parte dei cinesi il Dalai Lama rientrò a Lhasa, sforzandosi negli anni successivi di ottenere condizioni di occupazione meno dure e di gestire gli affari interni del Tibet senza influenze esterne.

Nel 1951 fu stipulato tra i rappresentanti di Pechino e quelli di Lhasa l'accordo dei 17 punti, che sarebbe in seguito stato disconosciuto da entrambe le parti, in base al quale i tibetani riconoscevano la sovranità cinese e permettevano l'ingresso a Lhasa di un contingente dell'esercito per programmare il graduale inserimento delle riforme per l'integrazione del Tibet nella Cina. Le autorità cinesi si impegnarono in cambio a non occupare il resto del paese e a non interferire nella politica interna, la cui gestione veniva lasciata al governo tibetano, ma prendendosi carico di tutte le relazioni tibetane con l'estero.

La grande rivolta del 1959 del popolo di Lhasa contro le violenze e le intolleranze dell'esercito fu duramente repressa nel sangue dalle truppe di Pechino, ed il Dalai Lama fuggì in India insieme al suo governo, a una parte dell'élite feudale e ad alcuni monaci, giudicando rischiosa la permanenza e ritenendo vani ulteriori sforzi di mediazione con i governanti cinesi. La risposta cinese fu l'occupazione integrale del Tibet e la dichiarazione di illegalità del governo tibetano.

Il Tibet fu frazionato, buona parte dei suoi territori fu assegnata alle province cinesi del Qinghai, del Gansu, del Sichuan e dello Yunnan. La parte rimasta divenne nel 1964 la Regione Autonoma del Tibet, una provincia della Cina a statuto speciale.

In seguito un periodo oscuro si abbatté sul Tibet. La rivoluzione culturale che ebbe luogo dal 1966 al 1976 portò studenti ed estremisti cinesi, agitati dal regime comunista, a condannare come anti-rivoluzionaria ogni forma d'opinione diversa dalla loro e gran parte dei monasteri, dei templi e di ogni altra forma d'arte vennero distrutti.

Il Dalai Lama non è più ritornato nell'altopiano ed i vari appelli, le conferenze e gli incontri segreti organizzati dalla comunità in esilio non hanno apportato sostanziali cambiamenti né hanno smosso la comunità internazionale, i cui governi riconoscono la sovranità della Cina sul paese. Nel gennaio del 2000 fuggì dal Tibet anche uno dei due candidati alla carica di Karmapa Lama, la terza più alta personalità del lamaismo dopo il Dalai Lama e il Panchen Lama), che attraversò a piedi l'Himalaya per incontrare il Dalai Lama a Dharamsala in India, sede del governo tibetano in esilio.

Successivamente, nell'aprile del 2008, sono scoppiate dure proteste in alcune città del Tibet che sono state represse dal governo di Pechino con l'uso della forza. Sono stati numerosi i casi rilevati in Tibet di violazioni della dignità umana da parte dell'esercito di occupazione. Secondo il Dalai Lama in Tibet sta avvenendo un genocidio culturale non preso in considerazione dal mondo occidentale.
Messaggio del 23-06-2011 alle ore 08:11:19
e delle violenze dell'esercito e della polizia ateo comunista cinese nei propri confini, e nei territori confinanti, qualche video in inglese su youtube
Messaggio del 23-06-2011 alle ore 07:05:00
C'è un certo silenzio riguardo al mondo cinese se a parlare di spese militari è Il Corriere del Ticino e di clonazione umana Madre Teresa di Calcutta
Messaggio del 23-06-2011 alle ore 06:58:20
Il Corriere Del Ticino

Messaggio del 23-06-2011 alle ore 06:38:03
Alla fine del 2001, si stimava che le dimensioni delle forze militari della Cina avesse 2,5 milioni di soldati, di cui circa 1,8 nell'Esercito Popolare di Liberazione (esercito cinese). Esso è diviso in 27 distretti militari nel Paese. In tali distretti sono presenti 20 Gruppi d'Armata, ognuno con circa 60.000 effettivi. Esse sono suddivise in 44 Divisioni di Fanteria, 5 di Artiglieria e 10 corazzate. Vi sono anche delle brigate in queste unità dell'esercito. Vi sono anche tre divisioni aerotrasportate sotto il diretto comando dell'Aeronautica cinese. Le riserve sono ampiamente composte da divisioni di Fanteria, Artiglieria e Contraerei. Tali forze sono stimate essere composte da 1,1 milioni di effettivi. Vi sono anche le unità paramilitari del Popolo della Cina. La Forza di Polizia Armata del Popolo, le Forze di Difesa della Frontiera e le Forze del Ministero della Difesa Nazionale che comprende un ampio settore delle riserve strategiche della Cina. Esse contano su un totale di 44 divisioni. L’esercito cinese è il più potente dell’Eurasia è composto attualmente di 2.250.000 persone: il 70%, 1.600.000 sono delle Forze Terrestri, il 16%, 470.000 sono dell'Aeronautica e il 10%, 200.000, sono della Marina. Per questo imponente numero di uomini, quelle cinesi, sono le Forze Armate tuttora più consistenti al mondo.
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Editato da El Treble il 23/06/2011 alle 06:39:19
Messaggio del 23-06-2011 alle ore 06:17:21
è saltato fuori sven
Messaggio del 23-06-2011 alle ore 04:49:03
Messaggio del 22-06-2011 alle ore 22:35:08
A volte il sorriso nasconde l'amara verita', mio caro dicembre.

Salute!
Messaggio del 22-06-2011 alle ore 21:06:21
Mat,
vedo con piacere che sei spiritoso... Mi fa piacere! Secondo me è raro, al giorno d'oggi, trovare una persona che sa ridere...
Messaggio del 22-06-2011 alle ore 18:24:43

Infatti la nostra economia funziona in modo tale che una coppia di operai non è in grado di mantenere due figli. E' un caso? Non lo so... Lo dovremmo chiedere a Mat



Sì, hai ragione, è chiaramente un complotto eugenico-economico ordito da pedo-terro-satanisti.
Messaggio del 22-06-2011 alle ore 16:06:00
secondo me non ce l'hanno neanche quelli non clonati

dicembre si vede che si sono stufati dei metodi naturali...
Messaggio del 22-06-2011 alle ore 15:59:21
La clonazione è l'ultima trovata dell'eugenetica.

Qualche giorno fa un appassionato di cani mi ha detto che le razze più forti si sono selezionate da sole, ma le razze di cani selezionate dagli uomini sono le più deboli e non servono a niente. Figuriamoci i bambini nati in provetta o clonati...

E poi c'è gente (senza fare nomi) che gode di fronte a questa incoscienza. Gente senza valore che prima calpesta e poi non vuole essere calpestata. Vedi che contraddizione (leggi: ipocrisia)? Che cosa è veramente importante, calpestare o non essere calpestati? Che persone civili... Poveracci!
Messaggio del 22-06-2011 alle ore 15:47:43
Gli sghiribizzi degli scienziati... E poi Sampeii ci dice che non abbiamo niente da fare (noi?) e gli scienziati? Al posto di trovare il farmaco per l'aids e per le cose serie, pensano a realizzare gli sghiribizzi... Boh! Come direbbe il Piccioso: bone solde!
Messaggio del 22-06-2011 alle ore 15:40:25

parla della clonazione umana ad opera cinese, secondo te ce l'avranno l'anima? i clonati dico



Quando l'occidente ha scoperto l'America, la Chiesa ha visto in che condizioni vivevano gli amerindi, ha riflettuto sulla loro natura e inizialmente ha autorizzato la loro schiavizzazione. Poi dopo 5 anni di abusi da parte degli spagnoli, si è accorta dell'errore e ha decretato che gli amerindi avevano un'anima e una dignità umane come i cristiani e andavano evangelizzati anziché vessati. Ma ormai la frittata era fatta e nonostante la corona spagnola vietasse ai suoi sudditi di praticare la schiavitù, questi a 4000 chilometri dalla Spagna erano fuori dal controllo e facevano quel che volevano con uomini e donne. Altro che lager nazisti o comunisti, erano spagnoli di cultura cattolica che ridacchiavano di fronte ai richiami ufficiali della Chiesa e non applicavano neanche un precetto.

E tu mi vieni a chiedere se i cinesi clonati hanno un'anima? Tu che dici, che non ce l'hanno?

Sai perché le ragazze di oggi guardano i modelli e le targhe e conoscono i prezzi di tutte le macchine nuove e usate sulle quali passano i ragazzi e gli uomini? Gli psicologi dicono che è istinto di protezione per se stesse e per la prole, ma tu ce la vedi una ragazza del genere che accudisce i bambini? Secondo me è cultura eugenetica, (e qui ci rientra anche la clonazione) che agli inizi del 900 andava a braccetto con il femminismo. L'eugenetica galtoniana (da Galton, cugino di Darwin, controlla su wiki) pretendeva di sterilizzare le famiglie povere e di selezionare la razza umana. Per questi poveracci i ricchi erano gli unici che avevano il diritto di riprodursi perché potevano garantire il benessere e la felicità (???) per i propri figli. Prima della seconda guerra mondiale tutto l'occidente applicava le regole dell'eugenetica, ma con la sconfitta del nazismo, quella miserabile "scienza" è caduta in disgrazia, ma l'hanno fatta passare sotto banco con la mentalità lussuriosa sul controllo delle nascite che ha inventato il profilattico, la spirale, la pillola anticoncezionale, la pillola abortiva, la pillola del giorno dopo, la legge sul divorzio, sull'aborto, sul matrimonio gay (che non si riproducono) e tutti questi "diritti" INALIENABILI DELL'UMANITA'. Che cosa c'entra tutto questo con le ragazze che guardano il prezzo delle macchinone su quattroruote? L'ho appena detto: l'eugenetica ha diffuso nella mente delle persone più deboli e superficiali, l'idea che solo i ricchi hanno la dignità di avere una famiglia. Infatti se noti bene (e non è poi così difficile capirlo) le coppie contadine, disoccupate e operaie divorziano e si risposano con una certa frequenza, ma le coppie borghesi (nonostante fanno a piatti in faccia nelle mura di casa) durano molto di più.

L'eugenetica di oggi dice che dobbiamo scopare di più (perché dobbiamo perdere la dignità e dobbiamo essere schiavi della volontà altrui) e dobbiamo fare meno figli, perché non siamo degni di farli, perché non siamo in grado di garantirgli un futuro. Infatti la nostra economia funziona in modo tale che una coppia di operai non è in grado di mantenere due figli. E' un caso? Non lo so... Lo dovremmo chiedere a Mat che fa il commercialista, io ho solo associato questa economia all'eugenetica...
Messaggio del 22-06-2011 alle ore 15:28:19
clicca
clicca
clicca
Messaggio del 22-06-2011 alle ore 15:11:47
... che me ne frega a me delle poltrone, in ambito ospedaliero poi, e a livello locale? clicca
Messaggio del 22-06-2011 alle ore 15:07:06
Il mio modo di parlare è educativo (ma se non lo capisci, ripeto...). Sul comunismo ho appena parlato su Escozul (vai a vedere). E poi ridere del male è una cosa bella, mi rende felice...
Messaggio del 22-06-2011 alle ore 15:03:58
ad esempio dei comunisti parla della clonazione umana ad opera cinese, secondo te ce l'avranno l'anima? i clonati dico
Messaggio del 22-06-2011 alle ore 14:46:57
dicembre però non essere ossessivo.. parla anche di qualcos'altro ogni tanto
Messaggio del 22-06-2011 alle ore 14:43:41
E poi i diversivi servono per distrarre il pubblico, per invitarlo a NON LEGGERE...MA NON CI CASCANO TUTTI (per fortuna!)
Messaggio del 22-06-2011 alle ore 14:40:44
Gipsy,
ho linkato centinaia di volte, ma visto che c'è più di uno che quota (al quale non dice niente nessuno), ho quotato anch'io.

Comunque...

I FINTI SPIRITI LIBERI
Messaggio del 22-06-2011 alle ore 13:55:43
Dice'... mortacci tua... esistono i link
[url=http://www.IL_MIO_LINK.it]IL TESTO CHE VOGLIO MOSTRARE[/url]
Messaggio del 22-06-2011 alle ore 13:43:44
L'hanno letto SOLO gli spiriti eletti... E l'hanno pure CAPITO...
Messaggio del 22-06-2011 alle ore 13:05:38


Messaggio del 22-06-2011 alle ore 13:04:11
ovviamente no
Messaggio del 22-06-2011 alle ore 11:04:52
Mo m'aveta di... sinceramente... se cacchedune di vu s'ha lett addaver tutte que
egliasantaniente
Messaggio del 21-06-2011 alle ore 23:33:42
Perché non mi devo permettere di citare deleuze (mi raccomando, bambini, non toccate niente, eh?)...


Il sogno della farfalla 4 / 2005

«Basta che non mi sposti le cose»

L’ossessione: alcune note sulla diagnosi

Gioia Roccioletti, Marzia Fabi

Una teoria [1] e una prassi [2] di quaranta anni si sono opposte alle vecchie proposizioni della psichiatria organicista e hanno dimostrato l’inconsistenza dell’attuale psicopatologia, che nasconde la negazione della malattia mentale riducendola a semplice disturbo del comportamento [3]. Questo nuovo metodo di pensiero [4] non si limita a considerare il comportamento manifesto e il linguaggio cosciente, ma cerca un’alterazione della realtà psichica non cosciente, una lesione non del corpo ma della mente. Di conseguenza, la diagnosi clinica di malattia mentale non si basa più sull’osservazione del comportamento, sulla sintomatologia, ma si definisce attraverso l’eziopatogenesi, scoprendo le dinamiche latenti non direttamente percepibili con i cinque sensi, per dedurre al di là della fenomenologia evidente le cause di tali manifestazioni, per conoscere dietro il sintomo l’alterazione invisibile.
La metodologia clinica, secondo il modello medico, si articola nei momenti essenziali della diagnosi e della terapia: se non si fa diagnosi, si elimina la cura e si cade nell’assistenza; se si abolisce il concetto di malattia e tutto diventa disturbo - disturbo affettivo, disturbo dissociativo, disturbo ossessivo... - si distrugge qualunque possibilità di intervento reale in psichiatria [5]. Occorre stabilire il limite tra normalità-sanità mentale e malattia, per comprendere quando scatta la patologia e, dopo averne valutato la gravità, impostare una cura adeguata. In medicina la valutazione riguarda il corpo e le sue funzioni, ben misurabili, mentre in psichiatria la valutazione riguarda la realtà psichica dove è impossibile la verifica sperimentale dell’evento ipotizzato, manca la percezione diretta della lesione e non esiste uno strumento che possa far vedere in modo oggettivo la realtà interna dell’individuo. Dobbiamo allora abbandonare anche la medicina, per seguire «un nuovo metodo per il quale noi dobbiamo accettare, a priori quasi, che la possibilità di verificare mediante esperimenti i fatti psichici non esiste e quindi dovremo arrivare alla realtà delle cose seguendo altre vie. E la via è quella della possibilità che ha il pensiero umano di dedurre certe cose anche senza la verifica dei cinque sensi o sperimentale, quasi fossero paradossalmente, mi viene da dire, conseguenze logiche di certe impostazioni, di certe scoperte.» [6]
Seguendo questa impostazione mentale lo psichiatra, pur non potendo sottoporre il paziente ad una serie di analisi chimiche, radiografie, test diagnostici, ha come insostituibile strumento conoscitivo la propria sensibilità, che gli determina un’immediata reazione e gli fa scattare la comprensione. Nella psichiatria classica si definiva Praecoxgefühl un sentimento o vissuto della schizofrenicità, che si stabilisce nello psichiatra e gli permette di distinguere la “schizofrenia vera” [7]. Cogliere il senso delle comunicazioni del malato, «senza avere il normale terrore di essere distrutto dalla malattia mentale. È la situazione controtransferenziale indicata e riassunta nella frase “Comprendo che il paziente mi sta dicendo”» [8]
Ma oggi assistiamo ad una prassi psichiatrica nella quale il momento della diagnosi viene sempre più eluso, come se non ci si volesse assumere la responsabilità di una definizione, come se dietro la diagnosi di certe malattie mentali ci fosse poi la condanna all’incurabilità. Il problema viene superato quando nella mente dello psicoterapeuta esiste l’idea di una cura delle psicosi attraverso la psicoterapia; in tal caso egli pone la diagnosi immediatamente come terapia, in quanto essa rappresenta la sua risposta iniziale allo stato di malattia del paziente, e la userà in modo dinamico [9], dal momento che, durante il processo terapeutico, aggiusterà la valutazione in relazione ai miglioramenti del paziente. Infatti, in psicoterapia, la diagnosi si basa sulla realtà interna e sul pensiero non cosciente del paziente, per valutare il livello di violenza e di distruttività della negazione presente nelle sue immagini oniriche [10].
Nella situazione attuale il primo rifiuto per lo psichiatra nel suo approccio con il paziente è riuscire a sfuggire alle lusinghe della moderna psicodiagnostica del DSM, che come il canto falso delle Sirene ci allontana dall’obiettivo della cura. Il gorgo pericoloso nel quale lo psichiatra potrebbe naufragare sarebbe il fallimento della diagnosi, cucire addosso ai propri pazienti un’etichetta finta. Per costruire una diagnosi esatta si deve allora ritrovare un’impostazione metodologica medica, partendo dalla classica nosografia psichiatrica.
Ma dopo aver fatto questa considerazione, ci rendiamo conto che dobbiamo in parte smentirla, affermando che in psichiatria non basta, come in chirurgia, limitarsi ad una corretta metodologia medica, ma occorre guardare il fenomeno della malattia oltre il quadro clinico, a livello storico-sociale. Come ci è stato più volte ricordato [11], per fare una ricerca reale sulla psicopatologia bisogna partire dal fatto teorico fondamentale che la malattia mentale non è una malattia biologica, ma è una malattia di rapporto interumano: di conseguenza, se la malattia organica rimane sempre la stessa in contesti socioculturali diversi, la malattia mentale cambia se cambia la società, se cambia la cultura. Poiché la malattia mentale dipende completamente dall’ambiente, la stessa sindrome potrebbe assumere altre forme nel tempo, per l’influenza di dinamiche sociali e culturali della storia dell’uomo.

La definizione di pensiero ossessivo
Già a livello della definizione c’è il problema di scoprire che ci muoviamo in un arco molto ampio di situazioni: da un pensiero normale alla nevrosi ossessiva fino al delirio, alla psicosi.
Che cos’è l’ossessione? Tornare indietro quando si è già lontani da casa per vedere se si è chiusa la luce o se si è girato l’interruttore del gas; lasciarsi tormentare dal dubbio di aver perso le chiavi di casa e rovesciare angosciati tutto il contenuto di una borsa, cercando affannosamente un oggetto che si ha paura di aver dimenticato:

«(...) piccoli annullamenti o quelle dimenticanze che dovrebbero essere giuste: uno esce di casa e poi non ci pensa più, dimentica la luce, il gas, le finestre, eccetera. Quello invece ci ripensa... non sa dimenticare!» [12].

Perché non sa dimenticare e ha l’esigenza interna di sapere se uscendo ha spento le luci, ha chiuso il gas, le finestre? Pensieri inutili che ci tormentano, ma ci lasciano vivere un’esistenza normale, forse un po’ angosciata.

«L’ossessivo deve fare sempre quelle certe cose, e se non le fa entra in angoscia, ma c’è un certo margine di normalità e, io direi, anche di esigenza dell’Io; non puoi fare una realtà creativa ogni volta che ti alzi e vai a fare il caffè: è per forza un rituale ossessivo, è sempre la stessa macchinetta. Non puoi comprare una macchinetta al giorno, o metterti a impastare il caffè, come se facessi il pane... Fare la creazione artistica del caffè! L’importante è vedere quando inizia la patologia, considerare le situazioni, direbbe Binswanger, esagerate, per cui al limite c’è la normalità un po’ particolare e c’è la nevrosi ossessiva. Magari finché uno va a toccare la maniglia del gas due volte prima di uscire perché sta pensando alla ragazza va bene, ma quattro volte no: deve andare dallo psichiatra perché è malato. Da questa necessità dell’ordine, di mettere le cose a posto, si passa addirittura al delirio: sotto c’è un’angoscia panica. Bisogna vedere qual è il limite. Quando scatta che, se non si fanno certe cose, succede la fine del mondo?» [13]

Quando dalla normalità si passa alla patologia, l’ossessione si rivela più complessa: invade totalmente lo spazio della mente e diventa un pensiero prioritario, paralizzante, grottesco e raccapricciante, quasi sempre vergognoso: un segreto da nascondere agli altri, che limita le proprie azioni e i propri rapporti. L’ossessivo si sente costretto a compiere atti iterativi di carattere simbolico, che in certi casi costituiscono un vero cerimoniale.
Un caso clinico:

Una adolescente è impegnata quotidianamente in una serie di rituali, che restringono il suo tempo vitale e la coinvolgono in un folle rapporto sadomasochistico con la madre, basato su giochi linguistici, che vietano di pronunciare certe frasi o certi numeri. Inoltre la presenza della madre le impedisce di passare da una stanza all’altra, facendola sostare sulla soglia anche per un’ora, finché non riesce a identificarsi - come lei dice - con una sua compagna di scuola.

Talvolta l’idea ossessiva si amplifica, perdendo qualsiasi rapporto con la realtà fino alla disgregazione psicotica; l’angoscia diventa panico e depersonalizzazione; il soggetto si smarrisce nell’esperienza del delirio.

«[Raskol’nikov] improvvisamente trasalì: un pensiero, anch’esso del giorno prima, gli attraversò di nuovo il cervello. Ma non trasalì perché quel pensiero gli era tornato in mente. Egli sapeva, egli aveva il presentimento che di sicuro sarebbe tornato e già l’aspettava; e poi quel pensiero non era affatto del giorno avanti. Ma la differenza era questa: che un mese prima, e anzi ancora il giorno prima, esso non era che un sogno, mentre ora... Ora gli si era presentato all’improvviso non più come un sogno, ma sotto un nuovo, minaccioso e ignoto aspetto, ne aveva avuto coscienza» [14].

L’ossessione viene definita come l’intrusione di un’idea nel pensiero cosciente del soggetto [15], una rappresentazione che lo invade, lo assedia (dal latino obsidere) e diventa per lui un’imposizione, una coercizione interna della quale non si può liberare. Nonostante l’assurdità e l’estraneità di questo pensiero, l’ossessivo ha coscienza dell’origine mentale della sua idea fissa ed escogita rituali, comportamenti magici ripetuti che dovrebbero scongiurare la ricomparsa del pensiero compulsivo.
L’ossessivo è perseguitato da rappresentazioni che gli appaiono estranee, o addirittura insensate; ad esse però deve obbedire, perché se non lo fa lo colpisce un’ansia senza limiti. Egli fonda i propri pensieri su un sistema di significati e le sue azioni su un sistema di cerimonie e di rituali. Ma ogni azione lascia il dubbio, anche se la compie giustamente e completamente, e il dubbio lo costringe a ricominciare tutto da capo [16]. Raggruppa i suoi pensieri intorno ad un’idea fondamentale, che gli ritorna in mente incessantemente e la cui realtà gli si impone contro la sua volontà. Svolge i suoi riti e le sue cerimonie, come se dovesse difendersi da una sventura che si abbatte costantemente su di lui; in preda ad una frenetica agitazione, controlla e ripete all’infinito certe azioni, come se dovesse lottare contro un nemico che lo incalza. C’è un mondo magico al quale il malato ossessivo è condannato, mentre uno pseudomagico mondo contrario [17] lo può contrastare e togliergli ogni potere, come negli incantesimi delle favole.

«Il livello da valutare è l’autodistruzione, quando seguire questi rituali porta dei danni; se uno si alza mezz’ora prima per controllare tutto, non succede niente, anzi farà carriera perché sarà un bravo impiegato, ordinato. Ma dietro il rituale c’è l’obbedienza ad un’entità sovrumana, non ci si limita a seguire l’immagine o il ricordo della madre...»

Da queste considerazioni sul pensiero ossessivo emerge chiaramente come un primo problema sia fare la diagnosi e scoprire quando si tratta di normalità e quando di malattia; un secondo problema potrebbe essere collocare tale tipo di pensiero nelle sue gradazioni patologiche a livello socioculturale.
Possiamo pensare che la personalità ossessiva non sia frustrata nella società attuale; ricerche condotte su medici, per esempio, suggeriscono che alcune caratteristiche di tipo ossessivo li aiutano a raggiungere il successo professionale e sono premiate dalla società [19]. Il soggetto che ha tratti ossessivi mostra una grande attenzione per le regole e l’ordine, una tendenza al perfezionismo, una dedizione al lavoro e alla produttività che sacrifica il tempo libero e le relazioni sociali, una certa rigidità sul piano morale [20] accetta le istituzioni, non si ribella e può diventare una «marionetta obbediente alle identificazioni» [21]. La cultura dominante quindi non mette in crisi questa dimensione ossessiva, perché è utile, funzionale al sistema; possiamo dire anzi che la sostiene, nella misura in cui non sviluppa un’idea trasformativa dell’essere umano, ma propone come normalità una situazione di schizoidia, di negazione della realtà umana resa oggetto inanimato, e privilegia un’identità basata sulle cose materiali, di per sé ripetitive.
Una società di uomini razionali, che vivono nella scissione tra cosciente e non cosciente e collocano la follia nell’irrazionale, giustifica la nevrosi ossessiva e non aiuta ad eliminarla. Così la psicoanalisi freudiana, che di questa cultura è una espressione manifesta nel negare le possibilità trasformative del non cosciente, nel destinare l’essere umano all’identificazione e alla rassegnazione, non è in grado di affrontare nella teoria e nella prassi, fondata su un preciso cerimoniale, il pensiero ossessivo: «la personalità morale è il conscio, il male è l’inconscio» [22]; «per dominare intellettualmente il mondo (...) si devono scoprire (...) regole e leggi che mettono ordine nel caos» [23].
La necessità dell’ordine, di mettere tutte le cose a posto, perché nulla sia spostato o cambiato, si presenta quindi oggi come un comportamento socialmente approvato, sebbene possa nascondere una grave patologia ossessiva. Il giudice di Salto nel vuoto potrebbe rappresentare perfettamente questa situazione clinica: dietro un’apparente normalità, il protagonista del film di Bellocchio cela un pensiero lucido e anaffettivo, dietro l’ossessione dell’ordine propone una dinamica psicotica, che mira a distruggere la mente altrui; la sua logica fredda e perversa, la sua totale assenza di emozioni dissocia la sorella, «spezzettandola nell’angoscia di una camicia stirata male.»

«Lui, troppo attaccato alle piccole cose materiali che sono tutta la sua vita, non riesce mai a pensare ad altro al di là dei piccoli oggetti quotidiani. In camicia, in poltrona (...). Nella rappresentazione iniziale dei rapporti tra sorella e fratello c’è tutta la storia di decenni di non vita trascorsa a tenere tutte le cose al loro posto, a mantenere una immobilità assoluta, unica garanzia per la sopravvivenza del fratello (...). Anche il guardare è pericoloso. “Basta che non mi sposti le cose”» [24].

Dalla monomania alla nevrosi ossessiva
Tornando al problema più strettamente clinico della diagnosi, vorremmo sottolineare come una grossa confusione si ritrovi in tutta la storia della ricerca psichiatrica sul pensiero ossessivo. Tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento il pensiero ossessivo era considerato una forma di follia.
La psichiatria francese da Pinel a Morel scoprì l’esistenza di una malattia mentale nella quale è conservato l’aspetto della coscienza e il ragionamento non sembra intaccato; si può essere malati mentali mantenendo intatte l proprie facoltà intellettuali: la follia non è quindi solo disintegrazione della coscienza, confusione, esplosione dell’irrazionale. Esquirol definisce monomania uno stato mentale caratterizzato dal predominio di un’idea “insana”, mentre il resto della mente rimane normale [25] lo stesso termine “monomania“ verrà usato da Dostoevskij nel 1856 per descrivere la malattia del protagonista di Delitto e castigo [26].

«Raskol’nikov (...) s’era completamente appartato da tutti, come una tartaruga nel suo guscio, e perfino il viso della fantesca che aveva l’incarico di servirlo, e che gettava di tanto in tanto un’occhiata nella sua camera, gli eccitava la bile e il convulso. Così accade a certi monomani che troppo si sono riconcentrati in qualche pensiero» [27].

«Il delitto non poteva che essere stato commesso se non in uno stato di temporanea alienazione mentale, per dir così, in un accesso di monomania dell’assassinio e del furto, senza scopi né calcoli più lontani.» [28]

Anche psichiatri inglesi come Prichard e Tuke parlano di una pazzia senza disordine intellettuale, senza deliri e allucinazioni e la chiamano insania morale e insania inibitoria [29], dove quest’ultima allude ad un tratto tipico della personalità ossessiva, bloccata nel comportamento e nei rapporti sociali, incapace di prendere decisioni e di agire. Ma è ancora un clinico francese, il Falret [30], che nella sua accurata ricerca linguistica scopre la dinamica sottostante all’inibizione e la chiama follia del dubbio, quel dubbio angosciante che non permette la possibilità della scelta, quel dubbio originario che confonde tra ciò che è e ciò che non è, tra bello e brutto, buono e cattivo, sano e malato, che invade ogni sfera della realtà e impedisce l’agire. Sembra scontato ricordare Amleto, che vive la situazione permanente del pensiero ossessivo, travagliato nel dubbio tra essere e non essere, «nella lotta tra due certezze, quella derivata dall’istinto di morte e quella derivata dalla speranza confermata dalla realtà» [31].
Alla fine dell’Ottocento i sintomi ossessivi descritti da tempo furono attribuiti a quadri nosografici diversi [32], sostenendo che l’ossessione si sviluppava su una degenerazione della personalità o su uno stato deficitario, un’alterazione negativa; l’ossessivo dissipa le sue energie in una agitazione mentale e psicomotoria sterile [33]. Janet la chiama psicastenia e centra la sua analisi psicologica sulle idee fisse, sulle stigmate psicasteniche: l’attività mentale di questi malati è compromessa dal pensiero parassita che esprimono con interminabili interrogazioni, ripetizioni di parole e di cifre (aritmomania) senza poter sbagliare, altrimenti ricominciano tutto da capo.
Ciò che si deve sottolineare è che la malattia ossessiva diventò con Janet e poi con Freud nevrosi. Mentre Kraepelin aveva messo ordine nel grande gruppo delle psicosi, Freud pensò di fare altrettanto con le nevrosi annettendo quadri clinici come le fobie e le ossessioni, che precedentemente erano state classificate tra i deliri, ossia tra le psicosi; ma soprattutto, con la psicoanalisi, egli propose la coppia nevrosi-psicosi in senso oppositivo: la psicoanalisi si sarebbe dovuta occupare solo delle nevrosi e non delle psicosi. «Così facendo, accettava aprioristicamente la scissione e si precludeva, in partenza, qualsiasi possibilità di un discorso scientificamente coerente sulla realtà psichica umana» [34]. Freud rinunciava alla cura della malattia mentale con la psicoterapia, come se la psicoterapia fosse possibile solo con le nevrosi che non sono malattia vera [35], mentre per le psicosi non c’era cura o era cura di una situazione organica, in quanto non si trattava più di malattia della mente, ma di malattia del cervello. All’inizio del Novecento, sia per gli psichiatri (Kraepelin) che per gli psicoanalisti (Freud), le psicosi diventavano malattie esclusivamente biologiche e quindi incurabili [36].
Per quanto riguarda la nevrosi ossessiva, Freud analizzò il meccanismo delle idee, le Zwangsvorstellungen, sostenendo che der Zwang è una forza interna costrittiva dalla quale il soggetto si sente costretto ad agire o a pensare in un determinato modo e contro la quale lotta; il termine Zwang viene tradotto come “ossessione”, per indicare i pensieri che il soggetto si sente costretto ad avere, e come “coazione”, quando si tratta di comportamenti, condotte ripetitive. Lo stesso termine Zwang è poi usato per indicare il processo della coazione a ripetere (Wiederholungszwang), «che procede dai moti pulsionali e (...) fornisce a determinati aspetti della vita psichica un carattere demoniaco» [37].
Il concetto di coazione a ripetere [38] diventa rilevante nel 1920 con Al di là del principio del piacere, ma rimane confuso e mai sufficientemente chiarito in ambito psicoanalitico. Nell’osservazione clinica la ripetizione è un fenomeno frequente, basti pensare ai sintomi e, in particolare, a quelli ossessivi la cui caratteristica è la ritualità. Tali fenomeni ripetitivi non possono essere ricondotti al principio del piacere: secondo Freud sarebbero legati alla tendenza fondamentale di ogni essere vivente a ritornare allo stato inorganico, all’istinto di morte. Le manifestazioni della coazione a ripetere (...) rivelano un alto grado di pulsionalità e, quando sono in contrasto col principio di piacere, possono far pensare alla presenza di una forza “demoniaca” [39].
Sotto tali affermazioni si cela un pensiero religioso, che poi cade inevitabilmente nella banalità di legare la pulsione di morte al sadismo, alla violenza e alla distruzione fisica. Facendo finta di cercare la realtà psichica, Freud propone l’imbroglio di un determinismo biologico e di una religiosità che nel cosiddetto inconscio colloca il Male, il demoniaco, il perturbante.
L’istinto di morte come tendenza a tornare allo stato precedente è stato invece legato da Fagioli alla pulsione di annullamento, che rende non esistente la realtà: «Il “ristabilire uno stadio anteriore” comprende (...) un’altra realizzazione di senso diverso e addirittura diametralmente opposto, vale a dire quella del rendere non esistente la situazione attualmente vissuta» [40]. Nell’istinto di morte si comprende quindi non solo la tendenza a ritornare allo stato precedente, ma anche una perdita della situazione attualmente vissuta, realizzando una pulsione di annullamento contro l’oggetto esterno. Conseguentemente, potremmo fin da ora ipotizzare che dietro la ripetizione, il reiterarsi dei pensieri e dei rituali ossessivi ci sia, non visibile, un annullamento dei rapporti interumani vissuti.
La totale incomprensione freudiana dell’istinto di morte rende impossibile qualunque tentativo di ricerca sulla malattia mentale e sul pensiero ossessivo; inoltre, l’inesistenza teorica parte da una prassi dissociata e confusa, come nel caso clinico dell’uomo dei topi. L’impostazione metodologica si rivela scorretta a cominciare dalla diagnosi e dalla prognosi: una psicosi manifesta viene diagnosticata come nevrosi ossessiva e poi considerata guarita dopo soli sei mesi di trattamento [41]. Incompetenza o deliberata menzogna? Forse ambedue.

«Dottor Lorenz, ventinove anni e mezzo, soffre di rappresentazioni ossessive particolarmente intense dal 1903, risalgono però all’infanzia. Contenuto essenziale: timori che accada qualcosa a due persone che gli sono molto care, il padre e una signora di cui è ammiratore. Inoltre impulsi ossessivi, ad esempio di tagliarsi la gola con un rasoio, e divieti che si riferiscono anche a cose insignificanti. Egli ha perduto anni durante i suoi studi a lottare contro le sue idee, ed è diventato perciò solo ora praticante procuratore» [42].

Questo paziente è in realtà un malato grave, che fin da piccolo, a sette anni, aveva l’idea che i suoi genitori potessero leggere nel suo pensiero; aveva impulsi suicidi e omicidi, come quello di tagliarsi la gola e di buttarsi di sotto, di fare del male al padre e alla donna che dichiarava di amare, o di ammazzare la vecchia nonna di lei e il cugino inglese, e perfino la fidanzata del fratello minore per impedirle di sposarlo. Nonostante il padre fosse morto da tempo, pensava e parlava di lui come se fosse vivo; sentendo bussare alla porta, pensava “c’è il babbo”, ed entrando in una stanza, si aspettava di trovarlo lì; inoltre, benché non avesse dimenticato che il padre era morto, egli attendeva di vederne riapparire lo spirito; in seguito, le sue costruzioni mentali cominciarono ad estendersi al mondo dell’aldilà con grande menomazione delle sue capacità lavorative; una delle sue idee ossessive più antiche e predilette era: «se io sposo la donna, accade una disgrazia a mio padre (nell’aldilà)» [43].

«Tra mezzanotte e l’una s’interrompeva (nello studio), apriva la porta che dava sul vestibolo esterno, come se il padre fosse stato là, e poi, dopo essere rientrato, denudava il pene e lo rimirava davanti allo specchio dell’ingresso. Questa assurda condotta diventa comprensibile supponendo ch’egli attendesse una visita del padre all’ora dei fantasmi» [44].

Il caso clinico ha come elemento centrale il grande timore ossessivo che una terribile tortura cinese - un topo s’infilava nell’ano del condannato - potesse accadere alla signora da lui ammirata e al padre morto da parecchi anni. Al di là dell’interpretazione di Freud in base ai ricordi infantili del paziente - il dottor Lorenz ravvisava nel topo il suo sosia e quindi avrebbe fantasticato di avere un rapporto anale con la donna e con il padre -, sembra evidente che l’onnipotenza del pensiero dell’uomo dei topi fosse quella di un delirante, piuttosto che di un nevrotico. Così come psicotico e delirante si rivela il transfert da lui manifestato attraverso sogni e fantasticherie nei confronti dell’analista e dei suoi familiari, transfert che non viene minimamente affrontato, anzi verso il paziente si usano rassicurazioni e sostegno [45]. Forse Freud non riesce a fare diagnosi di psicosi perché, come lui stesso dice, «il male è nell’inconscio» [46]. Ovvero non riesce a cogliere la dimensione psicotica, quando non c’è disturbo del comportamento, perché non ha mai compreso la malattia dell’inconscio, ma ha sempre avuto l’ossessione di legare la follia alla perdita della coscienza e della ragione.

Diagnosi differenziale
La confusione e l’incompetenza diagnostica freudiana non vengono superate dalla nosografia del DSM-IV-TR [47], che tenta di sganciarsi dal riferimento teorico psicoanalitico e, in totale sintonia con il punto di vista biologico, tratta l’ansia come una sindrome piuttosto che come un sintomo, senza individuarne l’eziopatogenesi. Gli stessi criteri diagnostici del disturbo ossessivo compulsivo possono essere validi per forme gravissime chiaramente psicotiche e per quadri clinici di nevrosi: in ambedue i casi si fa, senza nessuna distinzione, diagnosi di DOC [48]. Inoltre, in un’altra sezione del manuale dedicata ai disturbi di personalità, è previsto il disturbo ossessivo compulsivo di personalità i cui criteri non sono affatto discriminanti a livello patologico, anzi descrivono situazioni che possiamo considerare nell’ambito della normalità [49].
Pertanto riteniamo che questo diffusissimo manuale americano sia insufficiente per fare una diagnosi corretta, che voglia scoprire al di là del sintomo il pensiero latente che si nasconde dietro l’ossessione e la coazione. Dovremmo sempre chiederci, infatti, se dietro l’ossessione c’è una fantasticheria, una masturbazione mentale, oppure la dissociazione, il delirio; allo stesso modo, è necessario decidere ogni volta quando certi rituali ossessivi - come camminare sempre sulla stessa fila di mattonelle - siano semplicemente comportamenti magico-superstiziosi e quando assumono l’aspetto strano del manierismo.
I pensieri ossessivi e gli atti compulsivi sono vissuti sempre come obblighi personali, ai quali si cerca di resistere e dei quali si ha totale consapevolezza. Queste caratteristiche li rendono diversi dagli atti ripetitivi volontari e dalle cerimonie sociali come i riti religiosi, ma anche dai deliri. Se l’ossessione infatti è un pensiero alterato, occorre distinguerla innanzitutto dal delirio, poiché ambedue possono essere dominati da un’idea o da un gruppo di idee fisse, coercitive, mentre per il resto il pensiero sembrerebbe funzionare normalmente. L’ossessione però è ancora suscettibile di critica: anche se il soggetto non riesce a liberarsene, tenta tuttavia di resistere e di respingerla, anzi la vive con angoscia e organizza uno “psichismo di difesa” per controllare questa idea parassita. L’ossessivo cioè «riconosce la sua idea come assurda, morbosa, erronea e sembra lottare contro essa; il delirante se lotta lo fa con la sua idea che spesso è in sintonia con la sua personalità» [50]. Quanto poi l’ossessivo voglia veramente liberarsene è altra cosa, per cui Kretschmer [51] avanza l’ipotesi che magari non c’è una differenza di qualità tra ossessione e delirio, ma solo di gradi, poiché correggere l’ossessione sarebbe difficile come criticare il delirio. «Considerare, per una distinzione, il fattore quantitativo è un assurdo logico, in verità non c’è nessuna distinzione» [52].
Il mondo dell’ossessivo è stato paragonato a quello del paranoico [53]: entrambi vedono significati in avvenimenti privi di significato, facendo diventare tutto intenzionale; ma l’ossessivo è cosciente, il paranoico no. La sicurezza e la tranquillità del paranoico sono in totale contrasto con l’irrequietezza dell’ossessivo, con la sua anima lucida che ha coscienza del proprio stato.
Secondo Jaspers, la coazione è la forma del pensiero ossessivo, mentre a livello del contenuto si possono presentare pensieri sensati e adeguati alla personalità del soggetto e pensieri assolutamente insensati e vissuti come estranei all’Io del soggetto. Nell’ambito dei processi coatti quindi, in alcuni la patologia sarebbe rappresentata solo dalla forma ripetitiva del pensiero, in altri a questo elemento formale si aggiungerebbe l’estraneità del contenuto [54]. Sintomi ossessivi compulsivi possono presentarsi nella depressione e caratterizzare l’esordio e il decorso della schizofrenia; talvolta questi stessi sintomi invece sembrano proteggere alcuni pazienti dalla crisi psicotica [55]. In conclusione, è fondamentale, per una diagnosi differenziale, distinguere la nevrosi ossessiva dalla sintomatologia anancastica; infatti «una sintomatologia del genere può essere interpretata in vari modi, perché possiamo ritrovarla sia nell’anoressia nervosa, sia nei casi borderline, sia nelle psicosi giovanili incipienti di tipo schizofrenico» [56].
Al di là del fascino delle descrizioni e della sottigliezza delle disquisizioni, la psicopatologia classica ha il limite di non cogliere mai il pensiero non cosciente dell’ossessivo; si ferma alla coscienza, che non ci spiega, che non è in grado di giustificare la dinamica della coazione. Come mai, per esempio, l’ossessivo ha la necessità dell’ordine, e perché dal bisogno di mettere le cose a posto passa in certi casi al delirio, alla catastrofe interna?

Un’ipotesi sulla psicodinamica
L’interpretazione psicoanalitica classica [57] sulla personalità anancastica ha legato i tratti del carattere e in particolare l’ordine (mettere le cose a posto e non poter spostare nulla), il collezionismo (conservare tutti gli oggetti e non eliminare nemmeno quelli inutili, come i barattoli vuoti), la pulizia (l’eccessiva meticolosità dei lavaggi e la paura della contaminazione che coprono la tendenza alla sporcizia) a pulsioni sadico-anali. I pazienti ossessivi sarebbero caratterizzati da fissazione e regressione ad uno stato di organizzazione libidica anteriore alla fase edipica con caratteristici meccanismi difensivi come l’isolamento dell’affetto, l’intellettualizzazione, la formazione reattiva, lo spostamento e l’annullamento retroattivo. Lo sviluppo psicosessuale viene quindi considerato alla base della manifestazione della nevrosi. Interpretazioni successive, tentando di superare tale ipotesi, hanno sottolineato invece il ruolo delle dinamiche interpersonali nell’eziopatogenesi del disturbo ossessivo-compulsivo, e hanno messo in evidenza fattori quali la dipendenza, la scarsa stima e fiducia di sé, il controllo eccessivo, la rabbia.
La particolare ferocia del Super-Io nel paziente ossessivo deriverebbe da esperienze reali di freddezza e distanza con le figure genitoriali; in particolare, si deve pensare all’identificazione con una madre deludente, sempre insoddisfatta e svalutante nei confronti del bambino. Il Super-Io tirannico dell’ossessivo giustifica il bisogno di ordine (mettere tutte le cose a posto) e gli eccessivi rituali di controllo (con il gas, con le luci, le porte, le finestre, eccetera), attribuendoli spesso anche coscientemente alle esplicite raccomandazioni della madre, che lo hanno perseguitato per anni e che poi si sono trasformate in istanze interiorizzate. E possiamo anche supporre che i rimproveri e le frustrazioni materne fossero vissute nel passato come giuste punizioni per le proprie disattenzioni e imperfezioni; di qui il dubbio, l’esagerata attenzione per i dettagli, l’assurda ricerca di una perfezione impossibile, e quindi l’insicurezza e l’angoscia di separazione. Così ipotizziamo che l’introiezione di una madre razionale e povera negli affetti, che rende parziale il rapporto interumano, spinga poi l’ossessivo a controllare le sue emozioni, a sentirsi minacciato dai sentimenti e travolto dalla possibilità del desiderio, costretto a perseguire in modo masochistico modelli morali eccessivamente severi, essendo perennemente tormentato dai propri rigidi supervisori interni.
La cecità nei confronti della madre, la negazione della realtà del padre - «Mio padre è buono. Ma non è vero» - non permettono il rifiuto e i genitori diventano cibo per sopravvivere; l’introiezione non fa più essere se stessi e porta alla masturbazione.

«Volendo cercare il primum movens di questa dinamica così complessa (...) la prima realtà alla quale dobbiamo sempre riferirci è la realtà del rapporto interumano (...). La crisi nella soddisfazione del desiderio, ovvero la frustrazione del desiderio, trasformano l’investimento sessuale incerto in investimento di morte che fa l’alone nero intorno all’altro e lo rende oggetto parziale. Il primo momento della crisi è quindi una fantasia di sparizione nei riguardi della totalità dell’altro» [59].

Allo svezzamento la separazione dalla madre si costituisce come castrazione, quando l’istinto di morte rende l’altro oggetto parziale da divorare, da introiettare [60]. La realtà esterna viene negata in una dinamica di invidia; il pensiero modificato dagli affetti dell’odio e della rabbia cade nella masturbazione mentale, nell’angoscia della nevrosi ossessiva. Prevale una dimensione superegoica di obbedienza alla madre che altera, ma non esclude il rapporto e, quindi, non elimina completamente la realtà. La presenza dell’altro frustra l’astrazione e l’indifferenza.
La separazione si può costituire come delirio del soggetto, quando attraverso una pulsione di annullamento che fa diventare l’altro oggetto da ammirare si realizza «un rapporto religioso con l’oggetto parziale circondato dal nulla (...) un rapporto paralizzante perché è il rapporto con dio» [61].
Ciò che diventa quindi discriminante per cogliere la patologia del pensiero è la presenza o l’assenza del rapporto interumano; l’annullamento totale del mondo umano porta alla morte psichica, determina il vuoto e la dissociazione, l’anaffettività e l’autismo. I sintomi ossessivi servono per cancellare la realtà, percepita come minacciosa e persecutoria, vissuta nel panico, in un’atmosfera di catastrofe imminente. È un inganno ritenere che la lucidità e la consapevolezza dell’ossessivo siano indicatori di un rapporto conservato con la realtà; talvolta, dietro la razionalità di questo paziente, si può scoprire un pensiero paranoico e violento, che solo durante la psicoterapia viene elaborato nel sogno:

Concentrandomi con la mente, con la sola forza del pensiero faccio crollare il palazzo di fronte alla mia casa [62].

Dietro la coazione a ripetere dei rituali, il “fare e disfare”, la fissità di certe idee, la pulsione invisibile è l’annullamento del rapporto interumano, della vitalità e dell’affettività dell’altro, perché tutto diventi inerte, immobile, senza vita, per ridurre anche il mondo animato ad un mondo di oggetti inanimati, che possono essere dominati e controllati come cose. L’onnipotenza del pensiero ossessivo sta nel credere di poter rendere morto tutto ciò che è vivo e vitale; fermare con un incantesimo il mondo, avvolgendolo in un sonno apparentemente mortale, come nella favola della Bella Addormentata.
Basta che non mi sposti le cose: qualunque cambiamento spaventa, mette in crisi chi non accetta la separazione e attacca il movimento dell’altro. E, dal momento che alla parola movimento è stato dato un senso diverso dal semplice spostamento nello spazio legandola alla parola trasformazione, intendiamo per movimento «quel movimento naturale che è proprio della mente umana che sorge insieme alla vita del corpo, alla nascita» [63]. Potremmo quindi ipotizzare che l’ossessivo non sopporta il movimento perché annulla la nascita, e crede delirantemente di poterla impedire tenendo ferme le cose inanimate; lo terrorizza il movimento della realtà umana e cerca magicamente di fermarlo con l’immobilità degli oggetti.
Ciò che ha movimento è la realtà mentale umana non cosciente, che compare con la prima immagine della nascita e si sviluppa nelle immagini senza parole del primo anno di vita: nell’ossessivo c’è un problema di perdita, alterazione, scissione di queste immagini? Sulla base della teoria della nascita di Massimo Fagioli, possiamo sostenere che l’assenza di immagini interiori è il fondamento di ogni malattia mentale la perdita della prima immagine della nascita significa smarrimento schizofrenico, frammentazione interna, “morte” psichica; se questa immagine, che fa l’identità, l’Io dell’uomo, viene invece alterata, negata nel rapporto interumano dei primi mesi di vita, pensiamo ad una situazione di dissociazione, di “confusione” mentale, di delirio [65]. Una terza possibilità è stata individuata in un difetto di fusione, al momento della visione nitida degli oggetti intorno al primo anno di vita, tra la realtà psichica non cosciente fatta dalle immagini indefinite dei primi mesi e la realtà cosciente degli oggetti definiti dalla visione retinica: a questa dinamica possiamo forse legare la nevrosi ossessiva, così come l’isteria e la depressione senza dissociazione:

«Potremmo pensare, che allorché dovesse prevalere la visione fisica degli oggetti definiti, si avrebbe una subordinazione del mondo delle immagini inventate, con conseguente prevalenza e dominanza di una realtà razionale ed astratta e probabilmente di anaffettività ed atteggiamento schizoide nei riguardi del mondo» [66].

Una magnifica ossessione
Una donna racconta di essersi liberata dell’idea ossessiva di un amore infelice: un ricordo cosciente, un’immagine mentale della veglia eliminava le immagini mentali non coscienti del sonno:

Al risveglio una sensazione di libertà, la mia mente e i miei pensieri non sono più disturbati, accerchiati dall’idea ossessiva di quell’uomo, idea che cancellava i miei sogni e si presentava improvvisa, tra sonno e veglia, spegnendo al mattino la speranza di quelle vaghe immagini notturne, lasciando il deserto arido della mia coscienza senza affetti.

Nel rapporto con l’essere umano diverso, si può cadere nell’ossessione? Ci si può ammalare diventando deliranti e perdendo il rapporto con la realtà?
L’innamoramento, la passione, il tormento per una donna non possiamo considerarli un’idea folle, ossessiva, anche se è l’illusione di un amore inesistente; piuttosto li definiamo un pensiero che ha senso, è adeguato all’identità sessuale di un uomo, è una sua realizzazione. Il problema potrebbe stare nella forma coattiva, ripetitiva di questo pensiero, che può diventare masturbazione mentale, quando non funziona la separazione dopo il rapporto.

«Swann si vestiva pensando ad Odette e così non si sentiva solo, giacché il pensiero costante di Odette rivestiva i momenti in cui era lontano da lei dello stesso incanto particolare di quelli in cui ella era presente. Saliva in carrozza, ma sentiva che quel pensiero vi era balzato contemporaneamente e gli si accoccolava sulle ginocchia come un animale amato che portiamo dovunque e che lui aveva tenuto con sé a tavola, all’insaputa dei commensali (...). E questa malattia ch’era l’amore di Swann s’era così moltiplicata, era avvinta così strettamente ad ogni consuetudine di lui, ad ogni suo atto, alla sua mente, alla sua salute, al suo sonno, alla sua esistenza, perfino a ciò ch’egli desiderava dopo la morte, aveva finito ormai col formare una cosa sola con lui a tal punto che non sarebbe stato possibile strappargliela senza distruggere lui stesso quasi per intero: come si dice in chirurgia, il suo amore non era operabile» [67].

Certamente, come psichiatri, dobbiamo fare la diagnosi e distinguere il pensiero malato, la fantasticheria, da ciò che è libera espressione, fantasia dell’essere umano; pertanto non siamo d’accordo con Cassano, che confonde il disturbo ossessivo compulsivo con l’innamoramento perché, in ambedue i casi, nel cervello umano ci sarebbe la produzione di serotonina e, allo stesso modo, rifiutiamo Freud che fa coincidere il sogno con l’allucinazione e chiama delirio la ricerca dell’immagine femminile nella Gradiva di Jensen [69]:

«Norbert Hanold scoprì un bassorilievo da cui fu particolarmente attratto (...). L’immagine riproduceva, a un terzo delle dimensioni naturali, una completa figura femminile nell’atto di camminare (...). Col capo lievemente reclinato tratteneva la veste assai ampia che le scendeva dalle spalle alle caviglie, così che erano visibili i piedi nei sandali. Il piede sinistro era avanti, e il destro sul punto di seguirlo toccava appena con le punte delle dita il terreno, mentre la pianta e il calcagno si alzavano quasi verticalmente. Questo movimento dava una doppia impressione: sopra tutto quella di una lieve agilità nel passo, ma insieme quella di una stabilità, Questo librarsi quasi in volo, congiunto alla sicurezza dell’incedere, conferiva all’immagine la sua grazia specifica (...). Per dare un nome all’immagine l’aveva chiamata per proprio conto, Gradiva, “l’Avanzante”» [70].

Ciò che aveva tanto impressionato l’archeologo era il movimento della Gradiva, quel modo di camminare in punta di piedi, con il suo passo agile e tranquillo, attraverso le pietre che segnavano il passaggio fino all’altro lato della strada. Egli allora cerca “ossessivamente”, nella realtà, un corpo femminile che abbia lo stesso movimento, e vive questa affannosa ricerca, come avvolto in una nebbia, trasognato:

«Non sapeva se realmente era là seduto interamente sveglio, o se non piuttosto si trovasse nel suo studio e, sopraffatto dal sonno durante la contemplazione dell’immagine della Gradiva, avesse sognato.» [71].

Ma il suo non è un delirio, la sua mente non è in preda ad una autentica follia, ma ad una magnifica ossessione, quella che assedia qualunque uomo quando cerca fuori di sé la sua immagine femminile e la rintraccia nel volto di una sconosciuta o nel movimento di un corpo di donna, che gli fa riecheggiare sensazioni antichissime e dimenticate. Costretto così a regalare a qualcuno la sua immagine interiore, comincia un gioco pericolosissimo, con il quale diventa indifeso e feribile, continuamente esposto al rischio della delusione e dell’idealizzazione.
L’immagine femminile, il primo amore perduto che si può ritrovare nel sogno e che qualcuno fa ricomparire anche nella realtà della veglia, quando dipinge un ritratto ancora riconoscibile nelle fattezze morbide del corpo o quasi invisibile nelle linee di un affresco. Una storia infinita di immagini proposte dagli artisti nella letteratura, nella pittura, nella scultura, nel cinema, nella musica disegna una ricerca incessante e irrinunciabile sull’essere umano diverso, che ci fa vivere, non impazzire.
Il desiderio per una donna porta alla follia colui che non ha l’identità psichica, perché ha perduto quell’Io interno che gli permette di fare la separazione dopo il rapporto, realizzando il passaggio fondamentale dalla nascita allo svezzamento, dinamica che si rivive ogni giorno quando ci si sveglia al mattino, dopo aver dormito e sognato, e si abbandonano le immagini oniriche per tornare alla coscienza e al comportamento [72].
Qualcuno non si limita a cercare per sé all’esterno un’immagine femminile, ma la rappresenta, la crea e sfida altri a confrontarsi con una continua ricerca e proposizione di un’immagine nuova, assolutamente sconosciuta. Egli ha scoperto “l’affascinante legame” tra questa “magnifica ossessione” e la realtà psichica non cosciente dei primi mesi di vita, quel legame che permette all’uomo di non perdere “la parte femminile di sé” e di non ammalarsi, ma di continuare a sognare e a pensare [73].

«Se l’immagine della nascita si perde è malattia, se viene lesa, ovvero negata, è malattia. Ma ancora di più, può essere vista all’esterno di sé ma non è scissione. Può accadere, speriamo che accada, che la realtà dell’immagine della nascita diventi realtà visibile di un essere umano diverso da se stessi» [74].

[1] Fagioli, Istinto di morte e conoscenza, Nuove Edizioni Romane, Roma 2005 [11]; M. Fagioli, La marionetta e il burattino, Nuove Edizioni Romane, Roma 2002 [8]; M. Fagioli, Teoria della nascita e castrazione umana, Nuove Edizioni Romane, Roma 2005 [8].
[2] Dalla psicoterapia di gruppo nelle istituzioni alla “cura, formazione e ricerca” dell’Analisi collettiva,
[3] La seconda tragedia: la negazione della malattia mentale. Intervista a Massimo Fagioli, in “Il sogno della farfalla”, 2, 2003, pp. 5-12; Intervista di Giancarlo Santalmassi a Massimo Fagioli, in “Il sogno della farfalla”, 4,
2004, pp. 5-14.
[4] Cfr. Bìos e Psyché. Interviste e conversazioni con Massimo Fagioli, a cura di D. Colamedici, G. Carpinelli, G. Cigliana, R. Nicolai, in “Il sogno della farfalla”, 4, 2004, pp. 15-51.
[5] Cfr. D. Armando, Postfazione, in AA.VV., Analisi Collettiva. Incontri. 5 novembre 2004, Nuove Edizioni Romane, Roma 2004, pp. 129-130.
[6] Bìos e Psyché cit., p. 16.
[7] H. C. Rümke (1958), La differenziazione clinica all’interno del gruppo delle schizofrenie, in “Il sogno della
farfalla”, 2, 1996, pp. 71-72.
[8] M. Fagioli, Premessa all’edizione francese, in Istinto di morte e conoscenza cit., p. 33.
[9] Marcella Fagioli, Medicina e psicoterapia: un problema di metodo, in N. Lalli, Manuale di psichiatria e psicoterapia, Liguori, Napoli 2001, pp. 20-21.
[10] M. Fagioli, L’interpretazione dei sogni è compito dello psichiatra, in “Il sogno della farfalla”, 1, 2003, pp. 33-52.
[11] Ritorno a Fabriano. “Una nuova realtà della mente?” Incontro con Massimo Fagioli, in “Il sogno della farfalla”, 3, 2005, p. 19.
[12] Intervento di M. Fagioli in A. Masini, Dalla percezione delirante all’Analisi collettiva, in “Il sogno della farfalla”, 1, 2004, p. 17.
[13] Intervento di M. Fagioli all’incontro del comitato editoriale de “Il sogno della farfalla”, 14.11.2004 (registrazione audio inedite).
[14] F. Dostoevskij, Delitto e castigo, Einaudi, Torino 1993, p. 93.
[15] E. Pewzner, Introduzione alla psicopatologia dell’adulto, Einaudi, Torino 2002.
[16] K. Jaspers, Psicopatologia generale, Il Pensiero scientifico, Roma 1994, p. 310.
[17] Cfr. V. von Gebsattel, Die Welt der Zwangskranken, in “Monatschrit fur Psychiatrie und Neurologie”, 1938.
[18] Intervento di M. Fagioli cit.
[19] Cfr. O. O. Gabbard, Psichiatria psicodinamica, Raffaello Cortina, Milano 2002, p. 569; A. Sims, Introduzione alla psicopatologia descrittiva, Raffaello Cortina, Milano 1995, p. 362.
[20] Sono tutti criteri diagnostici del DSM-IV-R per il disturbo ossessivo compulsivo di personalità.
[21] M. Fagioli, La marionetta e il burattino cit. p. 91.
[22] S. Freud (1909), Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva (Caso clinico dell’uomo dei topi), in Opere, vol. VI, Boringhieri, Torino 1989, p. 23.
[23] S. Freud (1937), Analisi terminabile e interminabile, in Opere, voi. XI, Boringhieri, Torino 1989, p. 511. È interessante notare che mettere ordine nel caos, l’imperativo categorico del padre della psicoanalisi, è diventato nei tempi attuali un obiettivo politico violento, per giustificare la guerra preventiva di alcune superpotenze.
[24] M. Fagioli, Una storia una ricerca un film, in M. Bellocchio, Salto nel vuoto, Feltrinelli, Milano 1980, pp. 30-33.
[25] G. Zilboorg, G. W. Henry, Storia della psichiatria, a cura di Marcella Fagioli, Nuove Edizioni Romane, Roma 2002, pp. 442-443.
[26] Qui si imporrebbero subito alcune diagnosi differenziali e in primo luogo quella tra ossessione e delirio: Raskol’nikof sarebbe inizialmente solo un ossessivo che poi cade nel delirio? Riprenderemo in seguito questo punto fondamentale per la psicopatologia dell’ossessione.
[27] F. Dostoevskij, Delitto e castigo cit., p. 35.
[28] Op. cit., p. 636.
[29] G. Zilboorg, G. W. Henry, Storia della psichiatria cit., pp. 444-445.
[30] Op. cit., p. 420.
[31] M. Fagioli, La marionetta e il burattino cit., p. 177.
[32] La degenerazione di Magnan e la costituzione emotiva di Dupré Cfr. J. Laplanche, J. B. Pontalis, Enciclopedia della psicoanalisi, Laterza, Roma-Bari 1993, p. 381.
[33] P. Janet, Les obsessions et la psychasténie, Alcan, Paris 1903.
[34] M. Fagioli, Bambino donna e trasformazione dell’uomo, Nuove Edizioni Romane, Roma 2003 [6], p. 289.
[35] A. Masini, in AA.VV., Aula Magna 29 gennaio 2005, Nuove Edizioni Romane, Roma 2005, p. 100.
[36] Paolo Fiori Nastro continua a parlare del rapporto della libera ricerca in psichiatria con l’Università, in
AA.VV., Aula Magna 15 maggio 2004, Nuove Edizioni Romane, Roma 2004, pp. 41-42.
[37] S. Freud (1919), Il perturbante, in Opere, vol. IX, Boringhieri, Torino 1989, p. 99.
[38] Tale concetto compare già in Ricordare, ripetere e rielaborare, del 1914.
[39] S. Freud (1920), Al di là del principio del piacere, in Opere, vol. IX, Boringhieri, Torino 1989, p. 221.
[40] M. Fagioli, Istinto di morte e conoscenza cit., pp. 102-103.
[41] Secondo Sulloway, nonostante Freud affermasse di aver seguito il paziente per più di undici mesi, dagli appunti dello stesso Freud non risulta affatto che il trattamento fosse continuato dopo i primi sei mesi. F. J. Sulloway, Rivalutando i casi clinici di Freud: la costruzione sociale della psicoanalisi, in “Psicoterapia e scienze umane”, XXVI, 1, 1992, pp. 27-28.
[42] S. Freud, Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva cit., p. 76.
[43] Op. cit., p. 13.
[44] Op. cit., p. 43.
[45] «28 dicembre. Ha fame e viene nutrito.» (Op. cit., p. 112). «(...) gli esprimo la buona opinione che mi son fatta di lui, e questo visibilmente gli fa piacere.» (p. 24). «Egli aveva deciso che una fanciulla incontrata un giorno per caso sulle scale di casa mia fosse mia figlia. La ragazza gli era piaciuta ed egli si era figurato ch’io ero tanto amabile e tanto incredibilmente paziente con lui solo perché desideravo averlo come genero (...). Uno dei sogni che fece in quest’epoca (...). Vede mia figlia davanti a sé, ma ella ha due pillacchere di sterco al posto degli occhi.» (pp. 39-40). «Corpo di mia madre nudo; due spade infilate lateralmente nel seno (...). La parte inferiore del corpo, e particolarmente i genitali completamente divorati da me e dai bambini.» (p. 95). «Egli sa che nella mia famiglia è accaduta una grande disgrazia: un fratello, che faceva il cameriere, ha commesso un omicidio a Budapest ed è stato giustiziato.» (p. 97).
[46] Op. cit., p. 23; cfr. C. Anzilotti, M. Sneider, Relazione terapeutica, transfert e pulsione di morte, in “Il sogno della farfalla”, 2, 1996, p. 23.
[47] Psychiatric Association, DSM-IV-TR, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Masson, Milano 2001.
[48] G. O. Gabbard, Psichiatria psicodinamica cit., p. 260.
[49] La distinzione tra DOC e disturbo ossessivo compulsivo di personalità è basata sulla differenza fra sintomi e
tratti di carattere: mentre i sintomi sono un problema per il paziente, che desidera liberarsene, i tratti di personalità sono in genere schemi di comportamento adattivi in sintonia con l’Io del soggetto. Cfr op. cit., p. 569.
[50] G. De Simone, «“Aaaah” mi disse ed io risposi: “Aaaah”.» Sulla comprensione e i confini del delirio, in AA.VV., La medicina abbandonata. Atti degli “Incontri di ricerca psichiatrica” 1997, a cura di Marcella Fagioli, Nuove Edizioni Romane, Roma 2003 [2], p. 119.
[51] E. Kretschmer (1927), The sensitive delusion of reference, in A. R. Hirsch, M. Shepherd (a cura di), Themes
and variations in European Psychiatry, J. Wright, Bristol 1974.
[52] A. Masini, in AA.VV., Aula Magna 29 gennaio 2005 cit., p. 108.
[53] V. E. von Gebsattel (1938), Il mondo dell’anancastico, in D. Cargnello, Antropologia e psicopatologia, Bompiani, Milano 1967, pp. 9597.
[54] K. Jaspers, Picopatologia generale cit., p. 146.
[55] Cfr. P. Sarteschi, G. Maggini, Manuale di psichiatria, SBM, Noceto 1989, p. 817.
[56] A. Hirschmüller, Ellen West: tre tentativi di cura e il loro fallimento, in “Il sogno della farfalla”, 1, 2005, p. 65.
[57] Freud (1908), Carattere ed erotismo anale, in Opere, vol. V, Boringhieri, Torino 1989; K. Abraham (1921), Supplementi alla teoria del carattere anale, in Opere, vol. I, Boringhieri, Torino 1975; E. Jones, Anal-erotic character traits, in Papers on Psychoanalysis, Williams and Wilkins, Baltimore 1948 [5].
[58] D. Shapiro. Stili nevrotici, Astrolabio, Roma 1969; H. S. Sullivan, Studi clinici, Feltrinelli, Milano 1965; G. O. Gabbard, Psichiatria psicodinamica cit., p. 571.
[59] M. Fagioli, Teoria della nascita e castrazione umana cit., pp. 230, 235-236.
[60] Op. cit., p. 237.
[61] Op. cit., p. 236.
[62] Sogno di una giovane paziente ossessiva.
[63] M. Fagioli, Premessa, in AA.VV., Aula Magna 19 giugno 2004, Nuove Edizioni Romane, Roma 2004, p. 14.
[64] Marcella Fagioli, «Era l’inizio degli anni Sessanta...» in AA.VV., Atti degli “Incontri di ricerca psichiatrica” 2001, a cura di F. Fagioli, Nuove Edizioni Romane, Roma 2002, p. 91.
[65] Cfr. I. Calesini, C. Di Agostino, F. Magherini, La dissociazione: aspetti storici e psicopatologici, in “Il sogno della farfalla”, 1, 2004, pp. 62-63.
[66] Marcella Fagioli, La parola dell’inconscio. Ipotesi che legano gli studi linguistici alla realtà psichica, Tesi di laurea in medicina e chirurgia, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, a.a. 1992-93, p. 129.
[67] M. Proust, Alla ricerca del tempo perduto. La strada di Swann, Einaudi, Torino 1967, pp. 3 13-330.
[68] D. Marazziti H. S. Akiskal, A. Rossi, G. B. Cassano, Alteration of the Platelet Serotonin Transporte in Romantic Love, in ”Psyhological Medicine”, XXIX, 3, 1999, pp. 741-745. Cfr. B. Gigli, M. Montibeller, Quando la medicina uccide il pensiero: miseria dell’organicismo, in “Il sogno della farfalla”, 1, 2005, pp. 76-78.
[69] S. Freud (1906), Il delirio e i sogni nella “Gradiva” di Wilhelm Jensen, in Opere, vol. V, Boringhieri, Torino 1989.
[70] W. Jensen (1903), Gradiva, fantasia pompeiana, in S. Freud, Saggi sull’arte, la letteratura e il linguaggio, Bollati Boringhieri, Torino 2002, pp. 383-384.
[71] Op. cit., p. 440.
[72] Cfr. Elena Pappagallo parla della sua ricerca, in AA.VV., Aula Magna 15 maggio 2004, Nuove Edizioni Romane, Roma 2004, pp. 57-81.
[73] Cfr. Marcella Fagioli, in AA.VV., Aula Magna 19 giugno 2004, Nuove Edizioni Romane, Roma 2004, pp. 4 1-50.
[74] M. Fagioli, Premessa, in AA.VV., Aula Magna 5 febbraio 2005, Nuove Edizioni Romane, Roma 2005, p. 16.

Messaggio del 21-06-2011 alle ore 23:27:07

[url=http://www.pmli.it/testovideostalin.htm]L'esemplare vita di Stalin[/url]
Messaggio del 21-06-2011 alle ore 23:25:14
[url=http://www.pmli.it/testovideostalin.htm]L'esemplare vita di Stalin[/url]

"Testo del video dal titolo "Con Stalin per sempre", realizzato dalla Commissione per il lavoro di stampa e propaganda del CC del PMLI in occasione del 50° Anniversario della morte del grande maestro del proletariato internazionale

Ecco perché noi marxisti-leninisti italiani riaffermiamo: Con Stalin per sempre!"


prendiamo esempio da stalin


PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

NO COMMENT
Messaggio del 21-06-2011 alle ore 23:15:11

Io stesso ho subito milioni di sfregi, poi ho cominciato a prenderci gusto (masochismo, ma non era quello che volevo) e alla fine stavo per scadere nell'aggressività più totale, stavo per diventare una belva assetata di sangue (sadismo).



Sai qual è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso? Sai perché sono arrivato a questo punto? Pè nà femmna bella, agg pers pur jì la libbertà! Perché mi ero innamorato di una pervertita ultrasquallida che si voleva sistemare con me (?????), di una misera squilibrata che non aveva né capo né coda... Stavo per rischiare grosso, ancora un passo e andavo in tilt... E tu mi vieni a dire che non posso essere né d'accordo né in disaccordo con deleuze? Ma và, và!
Messaggio del 21-06-2011 alle ore 23:02:35

tu non puoi comprendere deleuze...non puoi essere o non essere d'accordo...semplicemente non lo puoi comprendere...quindi perchè citarlo?



Non l'ho letto e non pretendo di comprenderlo, ma conosco bene la teoria (freudiana?) sul sadismo secondo la quale, l'uomo prima c'abbusca, poi aspetta per abbuscare perché gli piace (masochismo) e poi comincia a menare con gusto (sadismo). Siccome ho fatto una ricerca sul sadismo su wikipedia, ho fatto copia incolla sul forum. Il nome deleuze era lì, puoi anche andare a controllare. In ogni caso concordo di più con la teoria (freudiana? non lo so!) che ho presentato che con la teoria di deleuze. Io stesso ho subito milioni di sfregi, poi ho cominciato a prenderci gusto (masochismo, ma non era quello che volevo) e alla fine stavo per scadere nell'aggressività più totale, stavo per diventare una belva assetata di sangue (sadismo). Ma poi ho avuto un rifiuto, una sorta di disgusto generale per quello che ero diventato e mi sono curato, sono stato ripreso per la punta dei capelli e mi sono salvato. Quindi per me masochismo e sadismo sono direttamente collegati, sono l'uno la conseguenza dell'altro, perché l'ho riscontrato anche su di me! Ecco perché non sono d'accordo con deleuze... con tutto il rispetto che ho per lui, naturalmente...
Messaggio del 21-06-2011 alle ore 22:02:48
tu non puoi comprendere deleuze...non puoi essere o non essere d'accordo...semplicemente non lo puoi comprendere...quindi perchè citarlo?
Messaggio del 21-06-2011 alle ore 21:44:03
Per la cronaca i tre valori assoluti (???) che quoto qui sotto, ci permettono di calpestare chiunque (e poi ci lamentiamo quando la gente non rispetta le regole!!!)


1. il denaro
2. il denaro
3. il denaro



Mmm? Tuttacocc!
Messaggio del 21-06-2011 alle ore 21:39:53
A proposito di:

- 70 milioni di morti
- 80 milioni di morti
- 1.000 milioni di morti
- 6 milioni di morti
- comunismo
- nazismo
- dittaturismo
- totalitarismo
- culturismo
- cubbismo
- cerchismo
- triangolismo
- puntinismo
- liinismo
- ecceterismo ecceterismo...

Avete mai osservato a fondo il cuore del forum?

Quali sono i tre valori assoluti del forum (quello in cui crediamo)?

I tre valori assoluti del forum sono questi:

1. il denaro
2. il denaro
3. il denaro

Proviamo ora a guardare più a fondo nel cuore del forum e osserviamo i nostri tre (contro?) valori assoluti (quello di cui ci lamentiamo).

I tre (contro?) valori assoluti del forum sono questi:

a. il rispetto delle regole
b. il rispetto delle regole
c. il rispetto delle regole

E meno male che crediamo tutti nel denaro, perché altrimenti...

Poi dovremmo prendere in considerazione un altro inismo che è questo:

- il nonammettismo!

Sò parlat!

Messaggio del 21-06-2011 alle ore 20:53:47

"la gente che viene qui a perdere il tempo è la stessa gente che gode per il male altrui, è la stessa gente che gode quando viene a sapere che è successo un macello ed è la stessa gente che farebbe di tutto perché l'Europa intera sia vittima delle dittature ancora più sanguinarie di quelle che ci sono state. Hanno il coraggio di drogarsi, di ubriacarsi, di andare con uomini e donne, di picchiare le ragazze, le mogli e i figli, hanno il coraggio di minacciare di morte un anziano che sta attraversando la strada, hanno il coraggio di entrarti in casa di tuo nonno per rubargli la pensione per puro divertimento, hanno il coraggio di scassinare le offerte in chiesa, sputano sul crocifisso, si riportano l'eucarestia a casa (e non si sa che cosa ci fanno), fanno passare una montagna di guai ai genitori che li hanno messi al mondo, ai professori, ai carabinieri, ai giudici, hanno il diritto di fare del male a chiunque e passare pure impuniti"
EGLIASANTANIENTE!!!!!!!!!!



Una volta ho detto ad alcune persone che mi avevano fatto degli sfregi, e queste (NATURALMENTE) mi hanno risposto che non era vero. Poi gli ho portato i testimoni e gli ho fatto dire che cosa mi avevano fatto, e queste in un primo momento hanno detto che non era vero, poi stretti dalla morsa delle circostanze hanno cambiato versione e hanno usato quest'altra giustificazione:

NONERAVAMOCONSAPEVOLICHETISTAVAMOFACENDODELMALE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Che persone civili!!!

Quindi...

Messaggio del 21-06-2011 alle ore 18:10:26
"la gente che viene qui a perdere il tempo è la stessa gente che gode per il male altrui, è la stessa gente che gode quando viene a sapere che è successo un macello ed è la stessa gente che farebbe di tutto perché l'Europa intera sia vittima delle dittature ancora più sanguinarie di quelle che ci sono state. Hanno il coraggio di drogarsi, di ubriacarsi, di andare con uomini e donne, di picchiare le ragazze, le mogli e i figli, hanno il coraggio di minacciare di morte un anziano che sta attraversando la strada, hanno il coraggio di entrarti in casa di tuo nonno per rubargli la pensione per puro divertimento, hanno il coraggio di scassinare le offerte in chiesa, sputano sul crocifisso, si riportano l'eucarestia a casa (e non si sa che cosa ci fanno), fanno passare una montagna di guai ai genitori che li hanno messi al mondo, ai professori, ai carabinieri, ai giudici, hanno il diritto di fare del male a chiunque e passare pure impuniti"
EGLIASANTANIENTE!!!!!!!!!!
Messaggio del 21-06-2011 alle ore 00:13:54
Messaggio del 20-06-2011 alle ore 23:13:11

dicembre, tu non dovresti proprio permetterti di quotare un articolo dove è citato deleuze



Non credo nello studio di Deleuze sul sadismo...

Ah, sì? Furbo Adonai...
Messaggio del 20-06-2011 alle ore 22:19:21
Visto che io sono uno di quelli cui piace ricordare quelle cose che " non hanno importanza" , ci aggiungiamo anche questo, in calce al post.

Pol Pot: Cambogia Genocidio 1975 -1979



Nessuno se ne duolerà, tanto non ha importanza.
Messaggio del 20-06-2011 alle ore 18:37:18
Io, molto semplicemente, non capisco che cosa possa spingere certe persone a chiedere conto di azioni commesse da Stalin ad utenti di questo forum, di qualsiasi schieramento politico siano (ha importanza? Non credo...).
Mah.
Messaggio del 20-06-2011 alle ore 17:20:14
veramente, dicembre2010, monique non è ricomparsa... è stata "evocata"
il post è dell'anno scorso l'ha ricacciato adonai
Messaggio del 13-06-2011 alle ore 13:13:28
dicembre, tu non dovresti proprio permetterti di quotare un articolo dove è citato deleuze
Messaggio del 13-06-2011 alle ore 12:15:17
Monique è Monique.

Monk78 non sono io.
Messaggio del 12-06-2011 alle ore 23:02:26
Dicembre,cmq si dice FATTUCCHIERA
Messaggio del 12-06-2011 alle ore 18:36:12
Gli schiavi del male
-Ismi
Messaggio del 12-06-2011 alle ore 18:32:18
Wikipedia...


Il sadismo è una parafilia consistente nel trarre piacere dall'infliggere dolore fisico o umiliazioni psicologiche ad altri soggetti.
Tradizionalmente combinato con il masochismo è chiamato, complessivamente, sadomasochismo (SM). In realtà, secondo alcuni studi, fra cui quelli del filosofo francese Gilles Deleuze,[1] la relazione fra sadico e masochista è impossibile, essendo il primo coinvolto in una sorta di operazione destrutturante del potere nella relazione (quindi facendo saltare ogni possibile accordo), laddove il secondo è piuttosto attratto dalle forme di istituzionalizzazione della relazione all'interno di una cornice contrattuale.
Pertanto il sadico, tendenzialmente, al di fuori di una cornice minima regolamentare come quella detta del SSC (sano sicuro e consensuale, tipica delle relazioni BDSM) può spingere la sua azione fino a soprassedere o rinunciare al consenso esplicito della "vittima" dei suoi gesti, o addirittura, nei casi di sadismo patologico, fino a oltrepassare i limiti della legalità rendendosi responsabile di atti lesivi dell'integrità psicofisica o addirittura della vita di colui o colei sul quale agisce.
Il termine deriva da Donatien-Alphonse-François de Sade, meglio conosciuto come Marchese de Sade (1740 - 1814), aristocratico francese autore di diversi libri erotici e di alcuni saggi filosofici, in cui è evidenziata la figura del sadico come individuo capace di compiere, con scientifica razionalità, ogni sorta di azione volta al male, rifiutando ogni limitazione imposta dalla morale comune e riconoscendo come unica legge il perseguimento e l'accrescimento del proprio personale piacere.
Molto cospicui sono gli studi sulla correlazione fra sadismo, masochismo e devianza, traumi, autolesionismo, attaccamento e abusi.[2][3] Dalla letteratura psicologica e psichiatrica si evince come, al di là dei complessi profili psicologici degli interessati e delle motivazioni profonde che li possono condurre alla perversione, queste pratiche sono più spesso frequenti in soggetti di tipo borderline.[4][5][6]

Messaggio del 12-06-2011 alle ore 18:27:14
Monk,
la gente che viene qui a perdere il tempo è la stessa gente che gode per il male altrui, è la stessa gente che gode quando viene a sapere che è successo un macello ed è la stessa gente che farebbe di tutto perché l'Europa intera sia vittima delle dittature ancora più sanguinarie di quelle che ci sono state. Hanno il coraggio di drogarsi, di ubriacarsi, di andare con uomini e donne, di picchiare le ragazze, le mogli e i figli, hanno il coraggio di minacciare di morte un anziano che sta attraversando la strada, hanno il coraggio di entrarti in casa di tuo nonno per rubargli la pensione per puro divertimento, hanno il coraggio di scassinare le offerte in chiesa, sputano sul crocifisso, si riportano l'eucarestia a casa (e non si sa che cosa ci fanno), fanno passare una montagna di guai ai genitori che li hanno messi al mondo, ai professori, ai carabinieri, ai giudici, hanno il diritto di fare del male a chiunque e passare pure impuniti, e mi vieni a raccontare che qui dentro nessuno riabilita stalin? E quello che stiamo vivendo che cos'è? Non vedi quanto sadismo c'è in giro? Non è una questione di stalin, mussolini, napoleone, hitler, cesare, alessandro magno e via dicendo: è che non ci sono valori e ti calpestano ovunque, ti calpestano anche i medici e gli infermieri del pronto soccorso e dell'ospedale... tanto vale prenderla alla leggera e scherzarci su, ma se ti fai male ti conviene andare alla fattucchiara, perché se vai in ospedale non si sa che cosa ti succede... e la gente che ci gode è la stessa gente che viene qui a fare il moralista. è gente malata!
Messaggio del 11-06-2011 alle ore 17:34:23
Messaggio del 11-06-2011 alle ore 17:10:18
Messaggio del 11-06-2011 alle ore 17:02:22
Messaggio del 11-06-2011 alle ore 14:48:29
E' ricomparsa Monique e si è risvegliato il forum. Affascinanti questi cattolici...
Messaggio del 11-06-2011 alle ore 13:59:36
difficilmente intervengo in post così posti, piuttosto arroganti, ma le risposte lette mi impediscono di non dire la mia:
- nessuno, e dico nessuno, giustifica Stalin, tutti sappiamo chi era, i crimini da lui commessi, e nessuno cerca un revisionismo storico...c'è voluto tempo, d'altronde in russia c'era la censura ed arrivavano solo notizie distorte (tipo -va tutto bene-) ma nessuno vorrebbe un simil-Stalin, al limite si può discutere sul fatto che il "suo" comunismo propio comunismo non era, ma che lui fosse un criminale siamo tutti d'accordo
- invece in Italia cerchiamo di riabilitare la figura del duce, golpista (marcia su roma), assassino (matteotti ad esempio), censore (la stessa censura di cui parlavo prima), dittatore (sostituzione di cariche elette con cariche di partito sindaco potestà), razzista (leggi razziali promulgate prima dell'alleanza col nazismo), incurante della reale situazione (siamo entrati in guerra del tutto impreparati e ci hanno travolto dovunque)criminale di guerra (campi di concentramento ed uso di gas vietati in ex jugoslavia ed eritrea ad esempio), alleato dei nazisti (!!!!!!), vigliacco (ad esempio quando ignorò la richiesta di intervento per 5000 soldati italiani a lui fedeli che stavano per essere fucilati dai nazisti solo perchè non avevano sterminato donne e bambini -leggasi eccidio di cefalonia-) ed infine traditore, visto che mentre i suoi ultimi uomini combattevano lui fuggiva travestito....

Indubbiamente, in 20 anni di dittatura, qualcosa di buono è stato fatto (molto è solo frutto di bugie coadiuvate dalla succitata censura ad esempio l'inps, che esisteva già da fine 800) ma davvero può giustificare tutto quello che è successo??? no, perchè se la risposta è affermativa, allora si può riabilitare hitler (le sue leggi per la tutela degli animali sono innovative ancora oggi) e stalin (la famosa riforma sociale magari ci fosse oggi), e continuando così altri dittatori minori (pinochet, ceaucescu ecc. ecc.)....e cmq faccio notare un'ultima cosa: se ci fosse un dittatore (qualunque, li ho citati di ogni parte politica) non staremmo qui a parlare delle nostre opinioni, perchè ci sarebbe una sola parte, e le altre parti sarebbero già state messe a tacere!
------------
Editato da Monk78 il 11/06/2011 alle 14:01:26
Messaggio del 10-06-2011 alle ore 20:23:33
Messaggio del 10-06-2011 alle ore 19:14:25
UP
Messaggio del 28-03-2010 alle ore 22:57:03

TORNANDO A MONIQUE E AL SUO ARGOMENTO BISOGNA DIRE CHE SE LA RUSSIA è LA RUSSIA LO è PRINCIPALMENTE PER QUEGLI ASSASSINI CHE PER QUANTO TALI HANNO FATTO DI UNA NAZIONE FEUDALE UNA NAZIONE MODERNA.
SENZA SANGUE NON SI CAMBIA...
IL DISCORSO VALE ANCHE PER L'ODIERNA iTALIA: SE LA VOGLIAMO NUOVA MOLTO SANGUE DEVE SCORRERE SOTTO I PONTI

Quanto mi tira
Messaggio del 25-03-2010 alle ore 14:41:31
Si fa' un calderone come nelle migliori tradizioni da bar dello sport...

Stalin è andato...e con lui il comunismo, Mussolini è andato... e con lui il fascismo.

...cioè dov'è la questione? perchè questa discussione dovrebbe continuare?...qualcuno vuole fare del revisionismo?...non so.
Ho scritto perchè la dietrologia mi fa vomitare. La storia no anzi, quella servirebbe farla studiare a tutti, partendo dal presente però....abbiamo la memoria breve un po' contorta mi pare!
Messaggio del 25-03-2010 alle ore 13:35:36

dimmi daz,
quale politica laica?
e poi, perché paragonare una politica laica ad una dittatura sarebbe una manovra?
perdipiù di cui vergognarsi?




Fare riferimento a proposte di "area laica" e accostarle ad una dittatura ( sinceramente poi non ho capito neanche la motivazione, dato che allo stato attuale non credo che i cattolici possano preoccuparsi quantomeno sui temi più importanti: ricerca sugli embrioni, aborto, coppie di fatto ecc ecc ) che ha portato morte e repressione delle libertà individuali è come mettere un articolo sull'inquisizione spagnola e mettere al bando la religione.
Messaggio del 25-03-2010 alle ore 13:16:58
Stalin si faceva chiamare "il piccolo padre", Ratzinger "il santo padre", vedete un po' voi
Messaggio del 25-03-2010 alle ore 13:03:05
quotando questa frase


La dittatura è una forma autoritaria di governo in cui il potere è accentrato in un solo organo, se non addirittura nelle mani del solo dittatore,



mi viene da fare una precisazione: quella che viene definita dittatura, sistema totalitario, o quello che volete, è un totalitarismo imperfetto e questa definizione scaturisce proprio dalla frase quotata. in italia, durante il ventennio fascista, c'erano comunque tre poteri: quello del duce, quello del re e quello, molto più preponderante, della chiesa, alla quale anche il duce si piegava. infatti il fascismo non ha mai messo fuori dai giochi nè il re nè la chiesa e fu arrestato per ordine del re. la differenza con i due veri totalitarismi del ventesimo secolo è questa, hitler e stalin concentravano nelle loro mani tutto il potere. mussolini no.

non sono mie congetture, ci sono degli storici e dei politologi che lo affermano.
Messaggio del 25-03-2010 alle ore 12:50:13
confrontato a Ratzinger, Stalin è certamente un campione di democrazia e libertà individuale
Messaggio del 25-03-2010 alle ore 12:11:24
dimmi daz,
quale politica laica?
e poi, perché paragonare una politica laica ad una dittatura sarebbe una manovra?
perdipiù di cui vergognarsi?
Messaggio del 23-03-2010 alle ore 15:25:05
Invocare il paragone tra una politica laica e ciò che è successo sotto una dittatura è una manovra bieca e vergognosa , adesso sappiamo che Monique conosce le lingue ( evviva evviva) tuttavia ci sono tantissimi scritti nella nostra lingua madre ( comprendi noi cafoni), copiarlo solo perchè proviene da un sito di ipirazione cattolica è alquanto puerile. Infine per cortesia la storia dovrebbe servire per non commettere gli errori del passato non comparare quale dittatura è stata peggiore .
Messaggio del 22-03-2010 alle ore 12:04:48

il laico Stalin, prototipo delle libertà individuali oggi invocate in Italia



in effetti la bonino e pannella si rifanno fortemente alla tradizione stalinista
credo che qualcuno abbia dimenticato di aggiornare il calendario dalla fine dei 50's :loop:

ad animanera stavolta devo dare ragione nel senso che nulla di nuovo si partorisce senza dolore...ciò non implica necessariamente fiumi di sangue, ma è necessaria cmq una morte almeno metaforica e pricologica...ad esempio, abbiamo voluto stà seconda repubblica senza fare i conti con la prima? e mo' teniamoci qs coacervo di incapaci e ladri che ci governa o che aspira a farlo

Messaggio del 22-03-2010 alle ore 11:57:44

TORNANDO A MONIQUE E AL SUO ARGOMENTO BISOGNA DIRE CHE SE LA RUSSIA è LA RUSSIA LO è PRINCIPALMENTE PER QUEGLI ASSASSINI CHE PER QUANTO TALI HANNO FATTO DI UNA NAZIONE FEUDALE UNA NAZIONE MODERNA.
SENZA SANGUE NON SI CAMBIA...
IL DISCORSO VALE ANCHE PER L'ODIERNA iTALIA: SE LA VOGLIAMO NUOVA MOLTO SANGUE DEVE SCORRERE SOTTO I PONTI



in questo ha ragione...nzi` tosce...e ripeto...purtroppo...
Messaggio del 22-03-2010 alle ore 11:50:55
Dele' ma li sti prende pure seriamente?

ma pi piacere

Messaggio del 22-03-2010 alle ore 11:41:35
animamundi..animanera, su questa cosa, ha perfettamente ragione...purtroppo...
Messaggio del 22-03-2010 alle ore 11:31:38
mha...

e poi dicono che la TroKa non fa fottere i cervelli...

Messaggio del 22-03-2010 alle ore 11:28:17
TORNANDO A MONIQUE E AL SUO ARGOMENTO BISOGNA DIRE CHE SE LA RUSSIA è LA RUSSIA LO è PRINCIPALMENTE PER QUEGLI ASSASSINI CHE PER QUANTO TALI HANNO FATTO DI UNA NAZIONE FEUDALE UNA NAZIONE MODERNA.
SENZA SANGUE NON SI CAMBIA...
IL DISCORSO VALE ANCHE PER L'ODIERNA iTALIA: SE LA VOGLIAMO NUOVA MOLTO SANGUE DEVE SCORRERE SOTTO I PONTI
Messaggio del 22-03-2010 alle ore 11:24:16
si anima io capisco benissimo cio` che dici, ed in parte posso anche essere d`accordo...ma non credo che cio` che e` successo nella prima meta` del secolo scorso opssa riprodursi nella contemporaneita`...ti ripeto...basta con gli errori del passato...basta...le palle piene ne ho...

ancora piu` le palle piene ho di coloro che dicono che bisogna andare a votare...ma andate a cagare voi ed il vostro infimo voto di merda...

vabbo` stamattina sto incazzatissimo...
Messaggio del 22-03-2010 alle ore 11:23:29
Deleuze
IO ME NE FREGO
Messaggio del 22-03-2010 alle ore 11:21:34
Ti sbagli Animamundi. basta leggersi i giudizi sul Duce e l'Italia di churchill di hitler del'intellighenzia americana dei russi dei grandi generali ed ammiragli giapponesi per capire con facile chiarezza che quello che dici è falso.
Messaggio del 22-03-2010 alle ore 11:16:29
Deleuze io ero in un ipotetica dittatura quello che goering è stato nella germania nazionalsocialista: libero nell'uso di sostanze psicotrope e fedele servitore di una giusta ideologia.
Devi sedere in alto per fare quello che vuoi e poi l'uso di droghe non allontana ma avvicina allo spirituale che permea la mia idea di vita.
insomma come dire noi facciamo quello che ci pare gli altri si attaccano al cazzo....non tutti meritano la liberta che sostengono di meritare ma noi si perchè noi siamo noi.
Non si puo accusare Goering di non essere un vero nazionalsocialista solo perche consumava quantita enormi di cocaina morfina ed affini.....non è corretto.
Messaggio del 22-03-2010 alle ore 11:11:00

se l'italia è stata una nazione autonoma rispettata moderna



E infatti e' proprio questo l'errore.

l'Italia NON E" MAI STATA QUEL CHE DICI.

O per lo meno lo e' stata ma solo per un brevissimo periodo di tempo, ovvero quello che va dall'Unificazione al 1928, primo anno dell'era fascista.

la PROPAGANDA e l'IGNORANZA (nel senso di non conoscenza delle vicende storiche e socio-politiche) fa' prendere di questi abbagli.
Messaggio del 22-03-2010 alle ore 11:04:51
prof, questo è come l'hai letto tu.
Mentre scrivevo quella frase pensavo a ben altro, perdonami ma adesso non ho tempo.
Messaggio del 22-03-2010 alle ore 11:02:35
allore anima...

le verita` assolute NON esistono...senno` j`attuccehsse a crede alle barzellette di una vergine ingravidata dallo spirito santo...ed altre...e per fortuna non e` questo il caso...

poi...anima fatti l`esamino di coscienza...sotto la dittatura ne` io ne` tu ji putasseme fa le nostre gentili cannette, ne` esprimere il nostro dissenso in caso qualcosa non ci vada a genio...

che poi NON siamo tutti uguali e` vero...ma non e` con un errore del passato che risolvi questa questione...io mi sono rotto il cazzo degli errori del passato...tu forse no...ma io si...

per cui che si fottano tutti i vari duce e dittatori, e anche questo scempio di forma di governo che appare essere democrazia...

io mi sono rotto il cazzo di tutto...
Messaggio del 22-03-2010 alle ore 10:48:52
p.s.
al sensibile ciuc ja:

3: la dittatura è SEMPRE motivo di vergogna.

...quindi non serve a nulla rispondere... é una cosa che già si sa... vero?

...azz la prossima giornata della memoria "per non dimenticare"... spero di ricordarmi sta frase!
Messaggio del 22-03-2010 alle ore 10:46:14
appunto Deleuze, appunto!

Non hai affrontato l'argomento perché non daresti mai del sottodotato a qualcuno...

La mia domanda é proprio questa... perché si interviene (E POCO: solo 11 interventi!) e non sull'argomento.... ma solo sulla forma con la quale è stato introdotto un post che meriterebbe interessanti dialoghi?

Forse.... sarà perché è un tantinello scomodo parlarne?

Con ciò non dico che Monique non abbia dato il fianco a ... maliziose letture di maliziosi lettori...
ma mi chiedevo come mai il riassumere in italiano un testo riportato in spagnolo anche per coloro che sono "meno dotati" ....potesse far passare in secondo piano L'ENORMITA' di questo post!

Misteri di "Cultura ed attualità"!

Messaggio del 22-03-2010 alle ore 10:42:08
uguaglianza? non esiste l'uguaglianza ne in natura ne in nessun contesto storico e sociale. è un concetto inventato dai mistificatori del vero per poter dominare il mondo.
se l'italia è stata una nazione autonoma rispettata moderna lo è certamente stata sotto l'egida del Duce......questo puo darti e darvi fastidio caro Deleuze ma purtroppo per te questa non è un opinione è un dato di fatto incontrovertibile ed una verità assoluta
Messaggio del 22-03-2010 alle ore 10:21:04



La dittatura è una forma autoritaria di governo in cui il potere è accentrato in un solo organo, se non addirittura nelle mani del solo dittatore, non limitato da leggi, costituzioni, o altri fattori politici e sociali interni allo Stato.
In senso lato, dittatura ha quindi il significato di predominio assoluto e perlopiù incontrastabile di chi o di un ristretto gruppo di persone detentore di un potere imposto con la forza. In questo senso la dittatura coincide spesso con l'autoritarismo e con il totalitarismo. Sua caratteristica è anche la negazione della libertà di espressione e di stampa



quando ad un uomo vengono a mancare libertà, diritti ed uguaglianza può fare solo una cosa:
VERGOGNARSI.
Messaggio del 22-03-2010 alle ore 10:17:05
e quale fusse ssu meje in italia mo anima, famme capi`...

e cmq io personalmente non ho risposto perche`, sebbene parli 4 lingue straniere, mai mni sognerei di dare del sottodotato a chi non ne parla nemmeno una (risposta a O` professore...)
Messaggio del 22-03-2010 alle ore 10:03:41
parlami di quale forma di governo dovrebbe servirsi un corpo sociale per vivere in un cosidetto optimun e dimmi per quale motivo il comando di uno o di pochi dovrebbe sempre come tu sostieni allontanare l'uomo da questo optimun
il comando di Cesare era forse per roma motivo di vergogna? o forse quello di Federico II lo è stato per il casato di Svevia? il magnifico comando di Napoleone ha forse portato vergogna e disonore alla storia di francia?
SOLO IN ITALIA CI VERGOGNAMO DEL MEGLIO.....
Messaggio del 22-03-2010 alle ore 09:54:29
Brava Monique....la prossima volta sii piu arrogante e strafottente.
non so chi sei ma mi tiri forte......

Messaggio del 22-03-2010 alle ore 08:48:20
perchè?

1erchè, visto il modo di presentare la questione, non merita risposta e commento da un sottodotato come me.

2: i numeri sono sparati a cazzo

3: la dittatura è SEMPRE motivo di vergogna.
Messaggio del 22-03-2010 alle ore 08:35:39
una domandina però potremmo porcela:

come mai uno streminio di massa da 70 milioni (stando alle cifre del post... che io ni limito a riportare)
HA SOLTANTO 11 INTERVENTI... che peraltro di tutto parlano tranne che dell'argomento?

giammai fare paragoni... ma se lanci un post sullo spostamento dell'insegna di un lager... gli interventi si sprecano... e nessuno si lamenta dell'arroganza di chi introduce il discorso...

... non è una critica... è semplice statistica
Messaggio del 20-03-2010 alle ore 17:17:31
Complimenti per l'arroganza e la strafottenza, Monique...
Davvero un bel modo di porsi, nel commentare sarcasticamente una persona che non mi risulta essere l'idolo di qualcuno sopra a sto forum...
Se il tuo scopo era quello di fare sapere che conosci le lingue estere, ne prendo atto, anche se nin me ne freche niend; se invece era quello di farci sapè che Stalin ha sterminato milioni di persone, si perse soltamente temp (beata a te ca li tì...), a meno che tu non sia davveroc onvinta di avere a che fare, qui sopra, con persone mini-dotate (a livello intellettivo: meglio precisare onde evitare fraintendimenti...).

PS: dal nick dovresti essere una donna, per cui mi scuso in anticipo per i toni sgarbati, ma non sopporto la supponenza altrui (maschile o femminile fa lu stess...)
Messaggio del 20-03-2010 alle ore 10:45:37

i meno dotati? sempre a quello pensate.. ma su via volevo scrivere quelli che purtroppo non conoscono quella lingua.... una sintesi sbagliata la mia? stai a far caso ar capello bimbomix, leggi e ragiona!



Ribadisci il concetto precedentemente da me espresso:
1) stai a far caso ar capello bimbomix
2) leggi e ragiona

Le due cose sono un po' in antitesi, no? Per ragionare devo analizzare, o come dici tu 'far caso' (non so chi sia bimbomix... suppongo io, anche se non sono mica sicuro che tu sia tanto vecchia da potermi chiamare bimbo)

Secondo: l'invito a leggere e ragionare é piuttosto sprecato con me, visto che ragiono sempre.

Terzo punto: avevo capito benissimo, che si parlava di conoscenza della lingua, e non di lunghezza del membro.

Quarto: il fatto che mi dici 'leggi e ragiona' lo troverei offensivo se a dirmelo fosse qualcuno che lo fa. Cosa che non avviene, infatti ho parlato di un'altra lingua pure io, ma tu non hai capito che non mi riferivo affatto alle dimensioni.

Quinto: passo e chiudo perché per me é tempo sprecato .
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Editato da Gipsy il 20/03/2010 alle 10:46:18
Messaggio del 19-03-2010 alle ore 17:48:53
monique, ti giuro che non riesco a seguire il tuo ragionamento
Messaggio del 19-03-2010 alle ore 17:20:12

l'ho ritrovata


«Una morte è una tragedia, un milione di morti è statistica.»

Messaggio del 19-03-2010 alle ore 17:17:08
Monique,
la domanda era molto semplice e scritta in italiano: da quando Stalin è il campione delle libertà individuali?
Messaggio del 19-03-2010 alle ore 17:04:53
i meno dotati? sempre a quello pensate.. ma su via volevo scrivere quelli che purtroppo non conoscono quella lingua.... una sintesi sbagliata la mia? stai a far caso ar capello bimbomix, leggi e ragiona!

x il Piccioso
Il 5 marzo 1953, alle ore 21,50, moriva Giuseppe Stalin. Per causa sua, e dell'ideologia comunista, milioni di uomini furono processati, torturati, imprigionati, condannati ai lavori forzati ed infine sterminati. Naturalmente i credenti di ogni religione, specialmente gli ortodossi ma anche milioni di cattolici subirono atroci persecuzioni. Notizie note anche a quell'epoca. L'Unità, giornale dell'allora Partito Comunista Italiano, appresa la morte del dittatore sovietico, ha così scritto: "I comunisti e i lavoratori italiani, inchinano le loro bandiere dinanzi al Capo dei lavoratori di tutto il mondo, al difensore della pace, al costruttore della società socialista, all'Uomo che più di tutti ha fatto per la liberazione e per il progresso del genere umano".
LA CHICCA (cioè la perla Piccioso...) Anche il senatore Sandro Pertini, poi Presidente della Repubblica, è intervenuto il 6 marzo per commemorare la morte di Stalin. Sono sue molte espressioni che oggi farebbero semplicemente rabbrividire (ma mai il "Primo Greganti", duro e puro della politica della vostra Lanciano). Eccone una: "Amici ed avversari debbono oggi riconoscere l'immensa statura di Giuseppe Stalin. Egli è un gigante della storia e la sua memoria non conoscerà tramonto".
Auguri e brindisi per tutti. Poi sarei io, donniciuola,c he non conosce la filosofia politica. Merda. La testa manco sotto la sabbia. Nel cesso.
Messaggio del 19-03-2010 alle ore 16:47:23
Monique,
posso capire che tu non comprenda quasi nulla di filosofia politica ma da quando Stalin è un campione delle libertà individuali?
Messaggio del 18-03-2010 alle ore 22:55:46
Ma se io riportassi un articolo in tedesco e scrivessi un sintesi sottotitolata "per i meno dotati" come ti sentiresti?

Con queste premesse manco lo voglio leggere l'articolo (e bada bene che posso ma non voglio)

Cia'
Messaggio del 18-03-2010 alle ore 22:32:43

non fu lui a dire qualcosa tipo "un morto ammazzato è un omicidio, un milione è una statistica"??
Messaggio del 18-03-2010 alle ore 20:41:21

per i meno dotati



W l'aristocrazia
Messaggio del 18-03-2010 alle ore 16:58:55
Culminada en 1932-1933, la colectivización del agro soviético es uno de los grandes crímenes del siglo XX. En torno a unos siete millones de personas, de entre los cuales unos cinco millones eran ucranianos, murieron de inanición a causa del proceso, mientras la Unión Soviética exportaba en ese mismo 1933 dos millones de toneladas de trigo. Como todas las grandes matanzas de la Historia, este brutal episodio de exterminio ostenta el dudoso honor de contar con un nombre propio que ha pasado a los anales de la infamia: el Holodomor.

El más terrible de los crímenes vendría precedido por negras pesadillas en las que, en el imaginario bolchevique, los Estados capitalistas cercaban a la joven nación revolucionaria soviética, prestos a saltar sobre ella a la menor oportunidad. Stalin, su líder, les había recordado la fragilidad rusa en el pasado y cómo ésta había sido la causa de su tradicional sumisión. Pero los comunistas estaban creando un mundo nuevo: había que modernizar el país de modo que fuese lo suficientemente fuerte como para enfrentarse a cualquier amenaza proveniente del exterior. Sin embargo, para ello no se disponía más que de unos pocos años.

Los planes comunistas pasaban por transformar la URSS rápidamente mediante la electrificación, la industrialización y la colectivización del campo. En un país mayoritariamente rural (en 1926, aún vivía del campo el 82% de la población) el sector agrario debía aprovisionar a las ciudades para que éstas pudieran abordar los procesos de modernización en condiciones aceptables. Pero como la industria estaba enteramente dedicada a la fabricación de bienes industriales -con la consiguiente escasez de bienes de consumo-, el campo carecía de estímulos para producir, ya que no había nada que comprar. A comienzos de 1928, se había llegado al punto en que los campesinos almacenaban su grano sin ponerlo en el mercado.

En 1929, Stalin decidió que había sonado la hora de terminar con esa situación. Hasta ese momento, los comunistas habían permitido la pervivencia de la propiedad privada rural; ahora colectivizarían el campo y obligarían a los campesinos a abandonar sus antiguas formas de vida, atrasadas y supersticiosas, para incorporarse a la corriente general de la modernidad.

Naturalmente, y aunque de forma inconexa, los campesinos se resistieron. El que aquello se simultanease con la puesta en marcha de un incipiente proceso de rusificación de la URSS provocó que el Estado soviético reaccionara con la máxima brutalidad en las principales regiones no rusas de la unión, en las que la represión del campesinado fue extremadamente cruel. Entre todas, la que pagó un precio más alto fue Ucrania. El número de campesinos asesinados es extraordinariamente alto, asomándose a los siete millones si sumamos los de todas las repúblicas.

Desde Moscú se denominó kulaks -que significa ‘puños’, lo que sugiere una imagen agresiva de los mismos- a los campesinos teóricamente ricos, a los que se iba a expropiar para favorecer las granjas colectivas, atizando de este modo la luchas de clases en el campo. La campaña, en realidad, incluyó a cualquier campesino que poseyese siquiera una vaca o un cerdo. Y algo parecido al infierno se desató en el campo soviético, en especial en Ucrania.

Los ‘kulaks’

Los cuadros del Partido de las zonas rurales movilizaron a los sectores que les eran más propicios, como los asalariados y los campesinos más pobres, y agitaron el odio a lo largo de toda la URSS. Un año después, los bolcheviques habían conseguido impregnar de su vocabulario estigmatizador al conjunto de la sociedad. Deliberadamente, la noción de kulak había sido dejada en la indefinición, de modo que los miembros del Partido podían identificar al kulak con los grupos o individuos que más les conviniesen; y así, kulak pasó a no tener más que apenas una muy vaga connotación socio-económica, significando en adelante simplemente “enemigo del pueblo”.

En el campo se forzó la integración de los campesinos en las granjas colectivas; las palizas a los kulaks refractarios propinadas por los miembros del Partido se convirtieron en actos de tumultuoso regocijo popular. Se obligó a que los campesinos integrasen sus pequeñas parcelas en las granjas colectivas, y se destruyeron los restos de mercado que quedaban. Entre octubre y diciembre de 1929, Stalin dio finalmente la orden de quebrar el espinazo del campesinado, como complemento del proceso de industrialización masivo en los centros urbanos: el terror en el campo tendría también la virtud de propiciar la emigración del campo a la ciudad.

Las autoridades comunistas lanzaron una gigantesca campaña por todo el país para injertar en la población el odio a los kulaks. Se celebraron miles de asambleas hasta en las más recónditas latitudes de la URSS, en las que se aleccionaba sobre la maldad intrínseca de los kulaks.

A los niños se les enseñó a temer a los kulaks; a los adultos a odiarlos. El kulak se convirtió en una especie de ser metafísico a la vez que perfectamente palpable, causante de todos los daños habidos y por haber. Los kulaks eran culpables de todo lo malo que estaba pasando en la Unión Soviética; los kulaks eran saboteadores; los kulaks quemaban el trigo mientras la gente moría de hambre; los kulaks eran los enemigos del pueblo. Lo decían las consignas a todas horas; lo escribían los periódicos, lo repetía el Partido. En las células comunistas locales se insistía abiertamente: había que levantar a las masas contra los kulaks.

“Yo caí embrujada: todo el mal viene de los kulaks -recordaba una militante bolchevique muchos años después. Tan pronto como queden exterminados empezará una vida feliz para todo el campesinado (…) ¡Nada de piedad! No son seres humanos (…) Era horrible verlos. Marchaban en columnas, se volvían para ver sus casitas, aún impregnados del calor del hogar ¡Cómo sufrieron! Las mujeres lloraban sin atreverse a gritar…”.

* Reportaje íntegro en el número 269 del semanario, desde el 18 de marzo en los quioscos.


SINTESI (per i meno dotati): Le meraviglie del democratico comunismo: come il laico Stalin, prototipo delle libertà individuali oggi invocate in Italia, faceva morire (o "vivere in modo diverso") volontariamente 7 (leggasi sette) milioni di cittadini per fame.

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SOLO 70 MILIONI

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