Cultura & Attualità

SUI FRENTANI
Messaggio del 30-05-2012 alle ore 20:02:04
Fierissimi secondo il greco Strabone2, annoverati tra legentes fortissimae Italiae da Plinio3, i Frentani derivanodalla schiatta sannitica dei Sabini e, più segnatamente,da quegli sciami votivi che, offerti agli dei durante il versacrum, si dipartirono verso il V sec a.C. dalla tribù dei Sabinistanziata sulle alture dell’Appennino nella contradasottostante al Gran Sasso, e poi estesa verso la pianuralatina. La derivazione dai Sabini è di secondo grado dunque:diretta quella dai Sanniti.Tali origini si spiegano adducendo cause storiche, geografichee linguistiche. Se per le prime vale la testimonianzadi Strabone, che parla dei Frentani come di una“filiazione della gente sannitica”, e di Scilace che ne alludenel Periplo, per le seconde vale una semplice osservazionecorografica: la colonizzazione delle pianure Frentane apartire dai monti del Sannio, che le dòminano, dové infattiessere discretamente agile rispetto all’ipotetica migrazioneattraverso le lunghe catene di montagne ricopertedi estesissimi boschi e disseminate, in quei tempi, di varietribù di popoli, che si interpongono tra il territorio Sabinoe il Frentano. Ma sono le ultime, le linguistiche, le causeche meglio spiegano l’origine etnica dei Frentani.La lingua di questi, rinvenuta in larga misura per via epigraficae numismatica (reperti tratti dall’agro delle anticheAnxanum e Histonium), non partecipa del Sabino(che rientra nei dialetti sabellici o osco-settentrionali),ma dell’Osco, quale era parlato dai Sanniti: se coi Sabinii Frentani non ebbero in comune la lingua, traccia inesorabile,non ne ebbero neppure l’origine diretta. È inevitabile,del resto: quando un popolo emigra da un luogo aun altro, porta con sé il linguaggio originario, nel qualeè il patrimonio non solo delle sue conoscenze, ma dellesue tradizioni: la fonte della sua vita. Questo linguaggiosubisce delle alterazioni allorché il popolo emigrato vienea trovarsi a contatto con la popolazione esistente nelnuovo territorio occupato. Ma di solito quello rimane immutatoo quasi nel caso che la nuova tribù s’imbatta inindigeni di cultura ad essa inferiori, o rimanga in intimerelazioni con la madre patria. Ed è quello che capitò aiFrentani colle genti che preesistevano nei luoghi del loroinsediamento.Nel corso degli studi recenti si è dissipato ogni dubbiocirca la loro provenienza: fino a qualche decennio fa c’erachi, attraverso affrettate analisi linguistiche, parlava dietruschi, e chi, altrettanto erroneamente, fraintese la persistenteinfluenza culturale che le colonie greche esercitaronoanche su questi popoli italici – notevole ma distantesecoli rispetto al loro iniziale stanziamento (un’influenzatanto duratura e tenace da corroborare la tradizione dileggendarie fondazioni, come quella diomedea di Histonium,dovuta ai contatti coi greci della Campania, ma ancheai commerci instaurati coi siracusani e con l’Apulia);oggi si può affermare che a popolare quelle contrade fosseroi Liburni, un popolazione marittima di origine illirica,già abitante una parte della coste dalmate. Da un cantoPlinio attesta che la città di Castrum Truentum, a pocadistanza dal fiume Tronto, era stata fondata proprio daiLiburni (e altre attestazioni più antiche indicano i Peligni– tribù dell’entroterra – come originati dagli Illirici); d’altraparte, affinità etniche non di poco conto si riscontranotra i medesimi Illirici e gli Iapigi (antichi abitatori dellaparte settentrionale della Puglia). Ulteriori dimostrazionisi traggono dalla toponomastica, che una volta di piùconferma l’uso invalso dei colonizzatori di affibbiare allaregione colonizzata nomi arieggianti l’antica patria: di unmonte Liburno parla Polibio, mentre a oriente di Epidaurosi trova il monte Gargano; a Larinum fa riscontro Larìne,paese d’Epiro; in correlazione ad Adria, città del Piceno,sempre Strabone registra un mone chiamato Adrio, chedivideva in due parti la Dalmazia, la quale giungeva sinoal Saro, che rammenta, appunto, il Sagrus o Sarus, fiumeFrentano.Quanto a una sistemazione cronologica, al termine postquem si è accennato: il V secolo a.C. Il Mommsen, che intal senso è un’autorità, fa rimontare le emigrazioni deiSanniti all’epoca in cui Roma era retta dai Re (anche perragioni empiriche: la parziale rozzezza dei costumi e dellaciviltà sannitica prima del V sec., che difficilmente avrebbeconcesso una colonizzazione la quale coincide, in genere,per le varie civiltà, con un certo grado di perfezionamentonegli usi e nei costumi); d’altro canto, la presenzadelle iscrizioni sabelliche o paleo-sabelliche (attribuibiliagli Illirici) rinvenute negli agri Frentani è difficile datarlaanteriormente al V sec. Per il termine ante quem, è Scilaceche ci viene in soccorso: descrivendo l’aspetto dell’Italia,dice che il Sannio nella prima metà del IV sec. “si estendevadall’uno all’altro mare” (dal Tirreno all’Adriatico).4Il legame dei Frentani coi Sanniti da un canto e i Romanidall’altro, è ben sintetizzato nelle parole del Mommsen:“Tutta la storia di quei due popoli egemonici della stirpeitalica [Romani e Sanniti] è contenuta in germe nel lorosistema diametralmente opposto di ordinare le colonie:le terre che i Romani guadagnavano erano conquistateallo Stato, i paesi che i Sanniti occupavano diventavanoproprietà di quello sciame di volontari che li avevano conquistati i quali, abbandonati dalla patria alla lorobuona o mala sorte, predavano e guerreggiavano perloro proprio conto”.5 Tanto allentato il legame coll’anticapatria, dunque, quanto durevole e saldo fu quello conRoma, almeno a partire dal 304 a.C., data fondamentale,fino a giungere al vero spartiacque della civiltà Frentana,quell’88 a.C. che segna la concessione della cittadinanzaromana e ne decreta un rapido stravolgimento interno.Ma andiamo con ordine.L’agro Frentano era diviso in centri cantonali, che con leloro compagini, detti “agri”, costituivano delle comunitàpolitiche: ciascuna di essa formava un dominio separatoe distinto, aveva propri statuti e magistrati, identici aquelli che si trovano presso le altre città osche. Magistratosupremo era il meddix (MEDDIS), seguito da due magistratureminori: quella del quaestor (KVAISSTUR) e quelladegli aediles (AÎDILIS), entrambe importate da Roma emenzionate in lapidi sannitiche. E se è vero che è statarinvenuta un’iscrizione osca che testifica la presenza diun censore (KENZSUR), come lo stesso Beloch ritiene lecito,tale carica – creata in Roma nel V sec. con l’ufficio disovrintendere all’operazione del censo, alla formazionedelle liste delle varie classi dei cittadini e all’amministrazionedel dominio pubblico e dei pubblici lavori – è da farrisalire al tempo della Confederazione Frentana, poichéprima di essa le piccole comunità non ne avrebbero avutobisogno, e i suoi compiti erano con ogni probabilità assorbitida altre cariche non specifiche. Ogni incarico pubblico,annuale, era conferito per pubblico voto in appositicomizi popolari. Fra l’assemblea popolare e i magistrativi era l’assemblea dei cittadini più distinti, che deliberavasulle cose più importanti dell’amministrazione comunalee rispondeva, dal momento in cui la lega Frentana sipulòil patto di alleanza con Roma alla fine delle guerre sannitiche,al senato romano. Non c’era, all’interno delle comunitàFrentana, una considerevole diseguaglianza sociale,e mancava la schiavitù. La varie città erano congiunte fraloro da vincoli di carattere politico-sacrale: dell’esistenzadi una Confederazione Frentana, infatti, non v’è dubbio, ele prove le si ricavano soprattutto dai testi degli storici edei geografi (Florio e Polibio su tutti; il primo parla di unaturma frentana, il secondo ricorda il contingente Frentanodurante la guerra gallica): solo i Larinates vengono nominatiseparatamente, perché Larinum formava uno Stato asé. E benché i documenti attestanti tale confederazionesiano posteriori all’alleanza frentano-romana cui si è fattocenno, è facile comprendere che se una confederazioneesisteva in tale epoca, doveva rimontare ad età anteriore,giacché Roma aveva interesse a indebolire e distruggerele antiche leghe (come farà con la latina) e non permettereche se ne creassero di nuove. È probabile che fossela città di Buca a ospitare le periodiche riunioni dei confederati(la stessa etimologia di Buca, peraltro, pare esseredi chiara origine Frentana, e derivare dalla radice BOV oBOVIS: BOUCAS>BOUCA>BUCA, che richiama il VITELIV, iltoro, animale totem della schiatta sannitica).Il capo della lega era il meddix tutticus; la lega, soprattuttoai primordi, aveva base essenzialmente religiosa, e solo incaso di difesa contro un comune nemico assumeva importanzapolitica; e questo sembra essere stato il cementoche fece la lega tanto resistente: a dispetto dei debolivincoli politici, il concorde culto religioso, inseparabile daldiritto delle antiche genti. D’altro canto, il senso di indipendenzapolitica, rese vano ogni tentativo o possibilitàdi unificazione della tribù Frentana, o un accentramentocome era avvenuto per Roma (fino al caso estremo di Larinumche, da stato autonomo, coniava monete proprie).In correlazione a tale situazione politico-amministrativa,i Frentani entrano per la prima volta nella storia nel 319,quando i Romani, dopo aver vendicata in Lucera l’ontadelle Forche Caudine, si studiavano di indebolire e assoggettarei renitenti alleati dei Sanniti (tutti quei popoli cheavevano preso parte alla potente Confederazione sannitica,tra i quali, già a partire dai primi anni del IV secoloa.C., i Frentani); la guerra, come riferisce Livio (IX, 16), fugovernata dai consoli, uno dei quali, Quinto Aulo Cerretano,marciò contro i Frentani e con una sola battaglia felicementecombattuta li debellò.Altra menzione risale al 304 a.C. I Romani aveva allora stipulatola pace coi Sanniti, e nel frattempo avevano portatoguerra agli Equi, assediando contemporaneamente 31città: in trenta giorni furono tutte date alle fiamme. Taleeccidio fu tanto grande e clamoroso da indurre i Marrucini,i Marsi, i Peligni e i Frentani, appunto, che già temevanouna seconda invasione nel proprio territorio ed eranospossati da una sì lunga e sanguinosa guerra e stanchidi inviare aiuti militari sotto la bandiera confederata, amandare a Roma oratori per chiedere pace e alleanza,che fu loro accordata (Livio, IX, 45). I Frentani furono liberidi conservare le proprie istituzioni, ma si obbligarono didare presìdi a Roma in caso di guerra e di mantenerli aproprie spese, e di riservare alla città sovrana l’alto dirittodella pace e della guerra.Nel 280 a.C., in forza di quei trattati, i Frentani prestaronoil loro aiuto contro Pirro, alleato dei Tarantini e dei Sanniti,e combatterono con valore sotto le mura di Eraclea. La ritiratadi Pirro, il cui cavallo fu ferito tanto che la battaglia,scorati gli eserciti, volse a favore dei Romani, è attribuitadalla tradizione al “prefetto della turma frentana” (Plutarco,Pirro, 16, 9 – Floro, I, 18, 7).Altro teatro di guerra che vide i Frentani partecipi fu quellodella guerra Gallica Cisalpina: è Polibio (II, 24), stavolta,a darne conto. Ancora Livio e Polibio descrivono la fedeltàa Roma, anche in un frangente come quello della rottadell’esercito romano a Canne negli scontri con Annibale.E, prima di arrivare alla guerra sociale, in un’altra occasione i Frentani si distinsero per fedeltà all’alleato romano:nella guerra contro Perseo, re di Macedonia, quando partedel contingente romano, pronto al soccorso, fu stanziatoin accampamenti larinati.Ma nel 90 a.C., la guerra sociale.6 Scoppiata la rivolta degliItalici, seppure tra gli ultimi, anche i Frentani brandironole armi contro Roma. In più occasioni, infatti, il territorioFrentano era stato teatro di guerre sanguinose, erastato orrendamente saccheggiato dai nemici di Roma edaveva dovuto fare le spese ai medesimi eserciti romani.E certamente non senza piccoli sforzi aveva mandatopuntualmente alla potente alleata contribuzioni in denaroe in viveri, dando prova di fedeltà anche nei momentipiù critici, quando in pericolo era stata la stessa Roma laquale, mercé gli aiuti e i sacrifici dei confederati italici, erariuscita a superare qualunque ostacolo che si opponesseal suo ingrandimento. Dalla condizione di alleati, a quelladi dipendenti e poi sudditi, l’antica federazione comunaleFrentana, lasciata sussistere, non conservava tuttavial’antica libertà. Fu ugualmente rispettato l’ordinamentointerno dei singoli centri; ma Roma si riserbò sempredi esercitare, sui dipendenti comuni italici, così come lasuprema direzione degli affari di guerra, così anche lasovrintendenza cittadina, compresa la giurisdizione amministrativa.E tale sovrintendenza si era venuta estendendoin modo che gli Italici non meno dei provinciali sivedevano abbandonati all’arbitrio di qual si fosse degliinnumerevoli impiegati romani.La morte di Druso,7 ucciso da ignoti sicari, fece alfine perdereagli Italici ogni speranza di ottenere per via bonariala concessione dell’agognata cittadinanza. I Marsi, primifra gli altri, diedero di piglio alle armi, e in un batter d’occhiola ribellione si dilatò in tutta la penisola. Appiano,nel De bello civili, fa l’elenco di tutti i popoli insorti (Marsi,Peligni, Vestini, Marrucini – dietro l’esempio di costoro iPicentini, gli Irpini, i Frentani, e così via tutti i popoli dellapenisola). Dal passo di Appiano si evince che i Frentaninon furono tra i primi ad imbracciare le armi: è probabileperché al loro interno forte era il partito di coloro chesperavano di ottenere la cittadinanza per vie pacifiche:solo in un secondo momento prevalse la fazione bellicosa,quando peraltro sembrava che la guerra volgessepositivamente per gli Italici. Ma la disfatta dei ribelli nontardò, e fu totale, come la resa dei più fra gli Italici.Grazie alle leggi Giulia e Plauzia Papiria, i cittadini Frentanifurono ammessi alla cittadinanza romana: l’antica leggesi sciolse, e le città Frentane divennero altrettanti Municipi.8 Cicerone descrive Larinum, che più aveva risentito dei danni delle passate guerre, ormai florida e ricca. Conestrema rapidità, si persero gli usi e i costumi dell’anticaciviltà, in favore di quelli romani: la lingua dei padri fupresto sostituita col latino. Ogni città si dotò delle terme:a Larinum si andava edificando un magnifico anfiteatro; aHistonium si organizzavano naumachie.Amministrativamente, sotto l’Impero si verificarono varimutamenti. La regione Frentana venne divisa in dueparti, Trastifertina (Larinum e il suo territorio, da Frentoal Tifernus) e Cistifernina (il resto del territorio, dal Tifernusall’Arielli) ed incorporata quella nell’Apulia, questanel Samnium. A partire poi dagli ultimi anni del III secolod.C. tutto il territorio da Larinum ad Epineion fu riunito eaggregato prima alla provincia Campania et Samnium, epiù tardi a quella del Samnium. In questo periodo le tribùsabelliche perdettero le antiche denominazioni e assunseroquella complessiva di Sanniti.Sotto i Longobardi, il territorio Frentano venne smembratoe ripartito in castaldati e allora, tanto i Frentani che lepiccole popolazioni osco-settentrionali, cominciarono achiamarsi Abruzzesi, e le regioni loro Abruzzi.

Note
1 L’etimologia del nome deriva dal fiume “Frento”, anticonome del Fortore, probabilmente di origine illirica, ilquale, assieme al fiume Foro, costituiva il primo confineFrentano.
2 Strabone, Geografia, V, 4.2.
3 Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, III, 11.106.
4 Scilace, Periplo, Europa, 15.
5 Mommsen, Storia Romana, II, VIII, pag. 106.
6 La guerra sociale (o guerra marsica, dal nome del popoloche per primo si mosse), così detta perché a muoverlafurono i socii di Roma, ovvero gli antichi alleati.
7 Druso era un tribuno il cui peso politico era rilevante;favorevole ad appoggiare le pretese del ceto equestre,inclinava per l’estensione della cittadinanza romana agliItalici, proponendo così un compromesso con le esigenzedella nobilitas senatoriale, e allo stesso tempo tentandodi ampliare le basi dello Stato mediante concessioniagli Italici. In seguito ai rumores che lo davano a capo diuna generale sollevazione degli Italici contro Roma, l’assassinioa colpi di pugnale.
9 L’elenco delle città Frentane che furono fatte municipi:Larinum, Anxanum, Juvanum, Histonium, Epineion, CaretiaSupernas e Caretia Infernas, mentre su Cliternia e Buca nonvi sono testimonianze epigrafiche o d’altro tipo sul fattoche furono Municipes.

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