Cultura & Attualità
Tesori proletari
Messaggio del 16-05-2011 alle ore 06:42:34
Fonte: AFFARITALIANI.IT
Il tesoro della Quercia, D'Alema trema. Le carte
Lunedí 04.04.2011 09:13
Le carte sui fondi esteri fanno tremare Massimo D'Alema. E' infatti di dominio pubblico il dossier Oak Fund sul presunto tesoro dei Democratici di Sinistra. Lo rivela il Giornale. Le carte sono rimaste cinque anni segrete negli armadi della Procura e del tribunale di Milano e vengono riportate alla luce per ordine di un giudice. Nel rapporto riservato sul presunto tesoro dell’ex Pci-Pds-Ds che il capo della Security di Telecom, Giuliano Tavaroli, commissionò all’agenzia d’investigazioni private Polis d’Istinto, si parla diffusamente di personaggi, società e conti esteri riconducibili al partito di D’Alema.
Proprio D'Alema, in qualità di presidente del Copasir, il comitato di controllo sui servizi segreti, lo scorso novembre provò a scavalcare il segreto di Stato per mettere le mani sul preoccupante carteggio fin lì definito una "bufala" da lui stesso, da Fassino e dall’ufficio legale del partito. Richiesta respinta. In base al decreto Mastella - varato in fretta e furia dal Parlamento dopo l’esplosione dello scandalo Telecom - tutti i dossier erano destinati a essere distrutti, seppellendo per sempre i loro contenuti, veri o fasulli che fossero.
Ma giovedì scorso una novità inattesa fa irruzione sulla scena del processo in corso a Milano agli uomini accusati di avere realizzato quei dossier. Il presidente della Corte d’assise Piero Gamacchio si vede recapitare in aula l’intero malloppo: a inviarlo è un altro giudice, Giuseppe Gennari, che dovrebbe occuparsi della distruzione del materiale. Ma Gennari dice: non ho trovato alcuna prova che questi dossier siano stati raccolti illegalmente, per cui devono fare parte a pieno titolo del processo. Il segreto, insomma, è tolto sull’intera attività della «Security» di Telecom. Compreso il dossier "Fondo". Quello sul tesoro della Quercia che secondo il quotidiano della famiglia Berlusconi, che è venuto in possesso del malloppo di 300 pagine, ammonterebbe a 3,6 milioni di euro intestato a una società off-shore, paradisi fiscali e documentazioni con macchie ad arte che imparazzano l'ex segretario dei Ds.
All'interno c’è tutta la storia del conto, ci sono ripetuti riferimenti a D’Alema, al suo partito, ai suoi presunti incaricati d’affari. Certo, sono tutte tracce che andrebbero verificate da un’inchiesta ufficiale. Il dossier, messo insieme dall’investigatore privato Emanuele Cipriani su input di Giuliano Tavaroli, a sua volta incaricato della cosa (secondo quanto dichiarato in un’intervista, ma non ai pm) da Marco Tronchetti Provera, racconta la storia del Oak Fund alle Isole Cayman, creato il 22 settembre 1997 con il numero 76524 e gestito dalla Citco, una società fiduciaria con sede anche in Olanda. Il dossier ricostruisce genesi e catena di controllo del fondo attraverso complicati schermi finanziari, con rimbalzi su banche estere, europee e caraibiche e con l’impiego di professionisti del settore off shore simili in tutto a quel James Walfenzao che trattò la casa di Montecarlo del cognato di Gianfranco Fini, mister Giancarlo Tulliani. Tavarol, intervistato da Giuseppe D’Avanzo di Repubblica, aveva a suo tempo spiegato così la vicenda: "I soldi hanno viaggiato in giro per l’Europa, per poi approdare a Londra nel conto dell’Oak Fund cui erano interessati i fratelli Magnoni e dove aveva la firma Nicola Rossi e Piero Fassino. Queste cose le ho dette anche ai pm ma loro mi dicevano: non scriviamo i nomi sul verbale, diciamo esponenti politici". Tutte queste persone citate dall’ex capo della security hanno smentito e annunciato querele.
Ma alcuni nomi nel dossier, ci sono. C’è, ripetutamente, quello di Massimo D’Alema. C’è una sigla che appare due volte, P.F. C’è un non meglio identificato "signor Rossi". C’è persino una telefonata che uno degli emissari di Cipriani fa alla Citco di Nassau, spiegando di voler inviare un bonifico ai proprietari del fondo Oak, e si sente rispondere di contattare la sede dei Ds a Roma, con tanto di numero telefonico, e di contattare il "tesoriere del partito o il noto personaggio “Baffino”. C’è poi un’altra telefonata, sempre alla Citco, in cui l’emissario di Cipriani chiede come dovrebbe rispondere se qualcuno gli facesse domande sul fondo Oak, e gli dicono di fare riferimento genericamente a qualche banca, "è anche possibile accennare alla compagnia assicuratrice Unipol ma non deve essere assolutamente menzionato M.D’A. o gli esponenti del partito italiano". E poi c’è il foglio macchiato citato all’inizio di questo articolo: macchie fatte a bella posta, per nascondere autore e data. È intestato alla Citco Netherlands, indirizzato a tale "mr.Rolle". Cita il nome del fiduciario italiano fino a quel momento indicato come gestore del conto. E lancia l’ammonimento: non citare mai Massimo D’Alema, "as this could cause all sort of complications". Sul conto della Oak, in una data che il dosser non indica, approdano 10 milioni e 775 mila dollari. Perché? Il dossier non lo cita, perché l’indagine si ferma lì: a Cipriani arriva l’ordine di sospendere l’indagine. Ai vertici di Telecom conoscere tutta la verità sul fondo della Quercia non interessa. Alla Procura di Milano, evidentemente, neanche visro che non ha mai aperto un'inchiesta sulla vicenda
Fonte: AFFARITALIANI.IT
Il tesoro della Quercia, D'Alema trema. Le carte
Lunedí 04.04.2011 09:13
Le carte sui fondi esteri fanno tremare Massimo D'Alema. E' infatti di dominio pubblico il dossier Oak Fund sul presunto tesoro dei Democratici di Sinistra. Lo rivela il Giornale. Le carte sono rimaste cinque anni segrete negli armadi della Procura e del tribunale di Milano e vengono riportate alla luce per ordine di un giudice. Nel rapporto riservato sul presunto tesoro dell’ex Pci-Pds-Ds che il capo della Security di Telecom, Giuliano Tavaroli, commissionò all’agenzia d’investigazioni private Polis d’Istinto, si parla diffusamente di personaggi, società e conti esteri riconducibili al partito di D’Alema.
Proprio D'Alema, in qualità di presidente del Copasir, il comitato di controllo sui servizi segreti, lo scorso novembre provò a scavalcare il segreto di Stato per mettere le mani sul preoccupante carteggio fin lì definito una "bufala" da lui stesso, da Fassino e dall’ufficio legale del partito. Richiesta respinta. In base al decreto Mastella - varato in fretta e furia dal Parlamento dopo l’esplosione dello scandalo Telecom - tutti i dossier erano destinati a essere distrutti, seppellendo per sempre i loro contenuti, veri o fasulli che fossero.
Ma giovedì scorso una novità inattesa fa irruzione sulla scena del processo in corso a Milano agli uomini accusati di avere realizzato quei dossier. Il presidente della Corte d’assise Piero Gamacchio si vede recapitare in aula l’intero malloppo: a inviarlo è un altro giudice, Giuseppe Gennari, che dovrebbe occuparsi della distruzione del materiale. Ma Gennari dice: non ho trovato alcuna prova che questi dossier siano stati raccolti illegalmente, per cui devono fare parte a pieno titolo del processo. Il segreto, insomma, è tolto sull’intera attività della «Security» di Telecom. Compreso il dossier "Fondo". Quello sul tesoro della Quercia che secondo il quotidiano della famiglia Berlusconi, che è venuto in possesso del malloppo di 300 pagine, ammonterebbe a 3,6 milioni di euro intestato a una società off-shore, paradisi fiscali e documentazioni con macchie ad arte che imparazzano l'ex segretario dei Ds.
All'interno c’è tutta la storia del conto, ci sono ripetuti riferimenti a D’Alema, al suo partito, ai suoi presunti incaricati d’affari. Certo, sono tutte tracce che andrebbero verificate da un’inchiesta ufficiale. Il dossier, messo insieme dall’investigatore privato Emanuele Cipriani su input di Giuliano Tavaroli, a sua volta incaricato della cosa (secondo quanto dichiarato in un’intervista, ma non ai pm) da Marco Tronchetti Provera, racconta la storia del Oak Fund alle Isole Cayman, creato il 22 settembre 1997 con il numero 76524 e gestito dalla Citco, una società fiduciaria con sede anche in Olanda. Il dossier ricostruisce genesi e catena di controllo del fondo attraverso complicati schermi finanziari, con rimbalzi su banche estere, europee e caraibiche e con l’impiego di professionisti del settore off shore simili in tutto a quel James Walfenzao che trattò la casa di Montecarlo del cognato di Gianfranco Fini, mister Giancarlo Tulliani. Tavarol, intervistato da Giuseppe D’Avanzo di Repubblica, aveva a suo tempo spiegato così la vicenda: "I soldi hanno viaggiato in giro per l’Europa, per poi approdare a Londra nel conto dell’Oak Fund cui erano interessati i fratelli Magnoni e dove aveva la firma Nicola Rossi e Piero Fassino. Queste cose le ho dette anche ai pm ma loro mi dicevano: non scriviamo i nomi sul verbale, diciamo esponenti politici". Tutte queste persone citate dall’ex capo della security hanno smentito e annunciato querele.
Ma alcuni nomi nel dossier, ci sono. C’è, ripetutamente, quello di Massimo D’Alema. C’è una sigla che appare due volte, P.F. C’è un non meglio identificato "signor Rossi". C’è persino una telefonata che uno degli emissari di Cipriani fa alla Citco di Nassau, spiegando di voler inviare un bonifico ai proprietari del fondo Oak, e si sente rispondere di contattare la sede dei Ds a Roma, con tanto di numero telefonico, e di contattare il "tesoriere del partito o il noto personaggio “Baffino”. C’è poi un’altra telefonata, sempre alla Citco, in cui l’emissario di Cipriani chiede come dovrebbe rispondere se qualcuno gli facesse domande sul fondo Oak, e gli dicono di fare riferimento genericamente a qualche banca, "è anche possibile accennare alla compagnia assicuratrice Unipol ma non deve essere assolutamente menzionato M.D’A. o gli esponenti del partito italiano". E poi c’è il foglio macchiato citato all’inizio di questo articolo: macchie fatte a bella posta, per nascondere autore e data. È intestato alla Citco Netherlands, indirizzato a tale "mr.Rolle". Cita il nome del fiduciario italiano fino a quel momento indicato come gestore del conto. E lancia l’ammonimento: non citare mai Massimo D’Alema, "as this could cause all sort of complications". Sul conto della Oak, in una data che il dosser non indica, approdano 10 milioni e 775 mila dollari. Perché? Il dossier non lo cita, perché l’indagine si ferma lì: a Cipriani arriva l’ordine di sospendere l’indagine. Ai vertici di Telecom conoscere tutta la verità sul fondo della Quercia non interessa. Alla Procura di Milano, evidentemente, neanche visro che non ha mai aperto un'inchiesta sulla vicenda
Messaggio del 16-05-2011 alle ore 09:39:08
non ho letto tutto,solo l'inizio,penso che pure Bak è a conocenza del fatto che l'ex PC,i DS di adesso,erano ladri e imbroglioni,almeno quanto la vecchia DC,CON UNA DIFFERENZA,CHE QUELLI DELLA VECCHIA DC tenevene la cocce,e agli italiani l'hanne fatte sta bone
non ho letto tutto,solo l'inizio,penso che pure Bak è a conocenza del fatto che l'ex PC,i DS di adesso,erano ladri e imbroglioni,almeno quanto la vecchia DC,CON UNA DIFFERENZA,CHE QUELLI DELLA VECCHIA DC tenevene la cocce,e agli italiani l'hanne fatte sta bone
Messaggio del 16-05-2011 alle ore 13:21:36
"lo rivela il Giornale"
sarà anche vero ma,aspettiamo,di solito il Giornale non riporta fatti............ma pugnette
"lo rivela il Giornale"
sarà anche vero ma,aspettiamo,di solito il Giornale non riporta fatti............ma pugnette
Messaggio del 16-05-2011 alle ore 13:39:43
A parti invertite, se cioe' le stesse accuse fosse state mosse al PdL, il Giornale avrebbe scritto una lunga filippica contro le intercettazioni (ovviamente illegali), contro la magistratura (ovviamente comunista) e contro la fuga di notizie (ovviamente per screditare il partito).
Una volta quando, occasionalmente, leggevo il Giornale mi ci incazzavo un po'.
Ora invece mi ci faccio un sacco di risate soprattutto da quando sono - sempre piu' spesso in tempi recenti - costretti ad arrampicarsi sugli specchi pur di accontetare il proprio datore di lavoro, anzi padrone.
Il Giornale: il quotidiano dei bananas
A parti invertite, se cioe' le stesse accuse fosse state mosse al PdL, il Giornale avrebbe scritto una lunga filippica contro le intercettazioni (ovviamente illegali), contro la magistratura (ovviamente comunista) e contro la fuga di notizie (ovviamente per screditare il partito).
Una volta quando, occasionalmente, leggevo il Giornale mi ci incazzavo un po'.
Ora invece mi ci faccio un sacco di risate soprattutto da quando sono - sempre piu' spesso in tempi recenti - costretti ad arrampicarsi sugli specchi pur di accontetare il proprio datore di lavoro, anzi padrone.
Il Giornale: il quotidiano dei bananas
Messaggio del 16-05-2011 alle ore 15:01:34
i signori ai vertici del pdl sono gli ultimi a poter parlare di mafiate
i signori ai vertici del pdl sono gli ultimi a poter parlare di mafiate
Messaggio del 16-05-2011 alle ore 15:06:02
Thompson, sei di una chiarezza cristallina, condivido in toto
Thompson, sei di una chiarezza cristallina, condivido in toto
Messaggio del 16-05-2011 alle ore 15:43:37
Da quando è trapelata l'indiscrezione per cui D'Alema avrebbe rivelato a Spogli che in Italia la magistratura rappresenta il più grande pericolo per la democrazia, sono partite a raffica le fughe di notizie contro D'Alema stesso.
Chi ha orecchi per intendere, intenda. Se poi legge Repubblica, allora poverino, bisogna compatirlo.
Da quando è trapelata l'indiscrezione per cui D'Alema avrebbe rivelato a Spogli che in Italia la magistratura rappresenta il più grande pericolo per la democrazia, sono partite a raffica le fughe di notizie contro D'Alema stesso.
Chi ha orecchi per intendere, intenda. Se poi legge Repubblica, allora poverino, bisogna compatirlo.
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