Cultura & Attualità

Troppo tardi !
Messaggio del 30-10-2009 alle ore 15:27:02
Già 800 testimonianze a Repubblica.it. Racconti di chi si vede negata ogni chance.
Dagli stagisti ai piccoli imprenditori, in diretta la condizione giovanile in Italia

Storie dalla generazione perduta

"Ci avete traditi, restituiteci la vita"
di FEDERICO PACE

C'è collera e disincanto. Avvilimento e indignazione. Nelle ottocento email spedite dai giovani, in poco meno di quarantotto ore, a Repubblica.it, si sovrappongono parole rabbiose e spietate analisi. I ragazzi che sono stati mandati a casa con la crisi, sono mortificati per il lavoro che non c'è. Pentiti del tempo e della dedizione riservata agli studi. Arrabbiati per l'assenza di meritocrazia che li tiene ancora fuori da tutto.

Nelle testimonianze arrivate da ogni parte d'Italia ci sono le peripezie quotidiane di quelli ingabbiati nella "trappola dello stage" e il disappunto degli eterni precari appesi alle promesse di un datore di lavoro. Ci sono i docenti e i ricercatori senza alcuna certezza. Ma anche i giovani avvocati e gli architetti che lavorano a "euro zero". I piccoli imprenditori alle prese con affari che vanno in malora. Ci sono quelli che il lavoro non lo hanno mai trovato. C'è chi è partito. E chi non sa più cosa fare.

Il lavoro perduto. Da Ascoli Piceno un ventottenne, che fino a poco tempo fa aveva un contratto a tempo indeterminato, ha spedito quello che sembra un epitaffio o una poesia bruciante di Toti Scialoja: "L'azienda ha chiuso. Sono rimasto a casa." Ogni altra parola sarebbe di troppo. Una ragazza della provincia di Venezia invece il posto c'e l'ha ancora. Ma sa che non durerà. "Sono assistente sociale - racconta la ventisettenne con un contratto a tempo -, lavoro con una cooperativa che mi paga molto meno delle mie colleghe di pari grado. Ora l'amministrazione comunale sta 'ridisegnando l'organico': cioè sta per eliminare il mio posto. A volte non dormo di notte. Tra poco sarò di nuovo a spasso".

In questo labirinto senza via d'uscita, ci sono molti che accettano di ridursi le mansioni. Si fa anche questo per cominciare a vivere e non rimanere senza niente in mano a fine mese. Da Roma arriva una storia esemplare: "Laureato in giurisprudenza - scrive il nostro lettore - dopo tante collaborazioni a progetto, nel 2007 ho deciso di dequalificarmi spinto dal desiderio di creare qualcosa con la mia compagna. Ho accettato un posto da operaio messo a disposizione da un'agenzia per il lavoro presso una multinazionale". Ma purtroppo non è bastato neppure questo. "A giugno scorso l'azienda ha deciso che insieme ad altri novanta colleghi non era più necessaria la mia collaborazione lasciandomi a casa".

Il posto mai trovato. Ma molti un lavoro non l'hanno mai. Da Torino una ragazza scrive: "Sono diplomata in lingue da un anno. Dicevano che era un buon settore per l'impiego. Girando per le varie agenzie della mia città ho scoperto che non era così. Tutti mi chiedono se ho esperienze lavorative e, sentendo la mia risposta negativa, mi guardano con aria scocciata come se in realtà stessi chiedendo l'elemosina". Da Varese una ragazza di venticinque anni confessa la delusione per l'inutilità della laurea. Ha trovato solo qualche lavoretto pagato "250 euro al mese per fare la pendolare da Varese a Milano. Dopo sette mesi speri in qualcosa di meglio. E lo chiedi. Come risposta ti ritrovi senza niente. Niente di niente. La banca mi ha comunicato che il mio conto è a secco. Vivo di 'paghette'".

Troppi stage. Chi riesce a fare il primo passo è costretto ad accettare gli effimeri "surrogati" dell'assunzione. I tirocini soprattutto. Percorsi che difficilmente conducono al lavoro "stabile". Un ventisettenne di Padova racconta: "Dopo una laurea e un master sono caduto nel vortice degli stage. Prima in un'agenzia a Roma ed ora in un ufficio a Milano. Non ci sono prospettive di assunzione di alcun tipo. Non vi è un rimborso spese, non ci sono neppure i buoni pasto". Ma non basta. Il problema, dice il lettore, è che "molto spesso arrivo in ufficio e non mi viene assegnato neppure un compito in tutto il giorno. Non imparo. Perdo tempo."

Professionisti e imprenditori. In questo grande arcipelago della generazione a cui vengono concesse poche chance e nessuna prospettiva non ci sono solo le figure (addetti di call center o precari della scuola) che abbiamo imparato a conoscere. Una trentaduenne pugliese scrive: "Sono laureata in giurisprudenza, non vorrei fare l'avvocato ma non ho altra scelta. Sono sette anni che lavoro presso avvocati. Gratis o quasi perché la condizione dei praticanti e neo avvocati è di dipendenti a tempo pieno senza diritti. Se ti ammali o sei in maternità, sei finita."

A scrivere sono anche quelli che tentano la via della piccola imprenditoria. Da Milano arriva la lettera di un 34enne. "Avevo una mia piccola attività d'erboristeria. Ho deciso di fidarmi di un caro amico. Abbiamo costituito una nuova società. Avevamo un nuovo negozio più grande, c'era l'entusiasmo, la gioia per qualcosa che cresceva e che poteva dare di più. E' trascorso un anno da quell'inizio ed oggi mi ritrovo senza più nulla." Anche a Napoli succede qualcosa di simile: "Disperato, dopo ennesimi mesi di ricerca di lavoro completamente vana, ho tentato l'ultima carta: mettere su un'attività, un piccolo negozio. Con un prestito familiare, ovviamente. Però l'attività non produce altro che debiti. Fra pochi mesi dovrò chiudere".

Lontani da casa. Più della metà di chi ci ha scritto, ha lasciato il posto dove è nato. Il 15 per cento è partito dalla città d'origine. Il 23 per cento ha cambiato regione. A partire sono quasi sempre loro. Quelli che dal Sud vanno al Nord. Qualcuno ha fatto più di 400 chilometri. Altri anche il doppio. Spesso senza ottenere nulla in cambio. Una laureata in ingegneria si è trasferita da Agrigento a Novara, in quello che lei definisce "il ricco Nord. Mi sono ben inserita come precaria. Fino al giugno 2009. Poi la catastrofe. Da un giorno all'altro senza lavoro, a inseguire il titolare per farmi dare quello che mi spetta per progetti fatti ma che non vuole pagare". Un trentunenne racconta, con rabbia, di avere lasciato la Calabria per Milano: "Mi sono laureato in ingegneria credendo di potere trovare un lavoro in modo più semplice. Non è stato così. Lavoro in una società dello Stato che mi sfrutta come un cane". Un ragazzo sardo di ventinove anni scrive: "Sono un giovane che, dopo la laurea, ha deciso di lasciare il Sud per salire a Milano, in cerca di fortuna. Non è che ne abbia trovata molta: contratti a tempo determinato (ho avuto anche un contratto di 1 settimana!!!), zero gratifiche lavorative, zero possibilità di carriera. A fine anno mi scade il contratto. Penso proprio che lascerò l'Italia." Ciascuna parola, scritta da questi ragazzi, chiama in causa un'intera classe politica e un sistema economico che sembra averli dimenticati, prima ancora di averli traditi.

Belpaese addio. Il 17 per cento delle testimonianze è di chi è andato via dall'Italia per riuscire ad avere un'occasione. Molti sono soddisfatti di averlo fatto. Come risulta evidente dal telegrafico messaggio che arriva dall'Austria. "Trasferito a Vienna. Felicissimo, occupato e per nulla nostalgico". Da Siracusa è partita anche una ragazza con laurea e master in nuove tecnologie perché "l'impiegata di un'agenzia interinale del nord mi offrì un posto come commessa in un negozio di alimentari. Così decisi che all'Italia avevo dato l'ultima possibilità e me ne andai all'estero". Dice di parlare correntemente quattro lingue e di avere vinto, "un concorso pubblico non italiano, per il quale ha davvero contato solo il merito" e di avere "un salario più che decente. Oggi guardavo il mio profilo su Linkedin e mi sono accorta che ho scritto il mio cv in inglese, francese e spagnolo e non in italiano...".

Ma c'è anche chi, pure al di là dei confini nazionali, non ha trovato alcun Eldorado. Dal Regno Unito un ragazzo napoletano racconta che all'estero le cose non vanno affatto bene. "Vivo in Inghilterra da più di cinque anni e ho sempre lavorato in ruoli da impiegato per grosse aziende. In cinque anni ho registrato tre redundacies, ovvero licenziamenti per motivi di trasferimento del business. L'ultima a marzo 2009. Adesso ho cominciato a lavorare con un rimborso di appena 100 sterline a settimana. Loro la chiamano probation (prova), io sfruttamento".

La fatica e il sogno. Infine a chi è ancora convinto, in buona o cattiva fede, che alle nuove generazioni manchi la forza per rimboccarsi davvero le mani, sembra rispondere Angelo, 32 anni da Brindisi: "Ho cominciato a lavorare da bambino nella piccola officina meccanica di mio padre. Mi sono diplomato come tecnico delle industrie e ho assolto la leva militare. Studiavo ancora quando ho preso un patentino come conduttore di caldaie a vapore che mi ha permesso di cominciare a lavorare. Ho iniziato con un lavoro stagionale. Dopo una stagione ero nuovamente disoccupato. Da allora è cominciata la mia storia di precario. Da quel momento ho fatto, in nero e non, il caldaista civile, l'operatore macchine utensili, il falegname, il carpentiere, il muratore, il pescivendolo, lo chef, il rappresentante, il letturista di contatori, l'agricoltore, il tubista..." e proprio alla fine, quando l'elenco sembra non finire mai, sintetizza in poche parole tutta l'essenza problematica di una generazione a cui la società non sembra offrire alcuna vera opportunità: "Ormai ho imparato a vivere della giornata e quel sogno del posto fisso, beh... mi sono reso conto che è davvero un sogno"

(30 ottobre 2009)




Messaggio del 21-10-2009 alle ore 12:54:14

Il livello di esasperazione dei precari è palpabile in tutta Italia...eccetto che a Lanciano.it.



è che qui ci sei tu
la gente ti prende ad esempio e pensa che chi ha il posto fisso poi diventa pazzo completamente!
Messaggio del 21-10-2009 alle ore 10:35:24
Adesso, però, voglio vedere quali iniziative verranno prese da Tremonti e Berlusconi. Se dalle parole, da un generico "auspicio" si passerà ai fatti.

Per es. una soluzione potrebbe essere il " contratto unico : che tutti siano a tempo indeterminato con tutele progressive, che sia nei primi tre anni possibile il licenziamento a certe condizioni, con certe garanzie. Ciò garantirebbe il lavoratore e il datore di lavoro.


Per adesso i fatti sembrano smentire le "buone parole" di Tremonti e Bokassa: Ieri alla Camera in una tumultuosa seduta l'opposizione non è riuscita a far passare una modifica alla legge sui precari della scuola: il testo dice «i contratti a tempo determinato non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato», l'opposizione chiedeva che fosse tolto «in alcun caso».

Il livello di esasperazione dei precari è palpabile in tutta Italia...eccetto che a Lanciano.it.









Messaggio del 21-10-2009 alle ore 02:17:23

E basta con le coglionate che vi han stampate in testa sui sindacati e sui conflitti generazionali...dimostrate di non capire davvero un cazzo di niente.



no caro. io coi sindacalisti ho avuto a che fare. li ho visti prendere per il culo i colleghi, facendogli credere che l'azienda "è cattiva" e poi nelle riunioni coi capi mettercisi d'accordo per avere quello che volevano, ma solo per sè stessi. ho visto che su 50 dipendenti i 4 che non facevano un cazzo e creavano problemi ai colleghi e all'azienda erano proprio i rappresentanti dei sindacati. li ho visti fare la guerra all'ingresso di un nuovo sindacato nell'azienda, perchè in quel modo avrebbero perso i loro privilegi e avrebbero dovuto dividere la torta in più fette.

e questo solo nell'azienda più grande in cui ho lavorato. per non parlare delle piccole, dove si comportavano ancora peggio. e guarda caso, le uniche aziende dove si lavora tranquilli sono quelle dove i sindacati non ci sono. chissà come mai.
Messaggio del 20-10-2009 alle ore 21:01:27
"Berlusconi: Brunetta con capisce un cazzo di niente!"



EVVIVA!!



Messaggio del 20-10-2009 alle ore 20:53:41
"BERLUSCONI: Il posto fisso è un valore assoluto"


Evviva, andiamo verso il superamento del caporalato!!!




Messaggio del 20-10-2009 alle ore 15:03:29
La "New economy" con le sue falsità, i suoi imbrogli e la sua avidità dapprima è crollata come "Borsa", riducendo alla fame milioni di esseri umani incolpevoli.

Ora, come è logico, crollano uno ad uno i pilastri su cui si reggeva.



Messaggio del 20-10-2009 alle ore 14:45:55
Tuttobene, no assolutamente!!! Ha ragione a iosa!!

Solo che arriva in grave ritardo e dopo aver procurato danni, ormai irreparabili, con la sua politica economica ultraliberista.



Messaggio del 20-10-2009 alle ore 13:07:40
ki , vaffammocca tu e i babypensionati

Messaggio del 20-10-2009 alle ore 13:04:44
ki, quindi secondo te tremonti avrebbe torto a dire quello che ha detto?
Messaggio del 20-10-2009 alle ore 12:47:27
Tuttobene,
hai letto il Libro bianco sul lavoro? No e si vede.
Messaggio del 20-10-2009 alle ore 10:48:33
concordo.
Messaggio del 20-10-2009 alle ore 10:03:47
saranno pure luoghi comuni, ma...
sinceramente a me non hanno stampato in testa niente, mi è bastato VEDERE quello che ho VISTO


«Questo Paese ha meno bisogno della cogestione e più bisogno della compartecipazione da parte dei lavoratori nelle imprese», ha proseguito Tremonti. «La cogestione, come nascita di figure imprenditoriali miste, mi sembra meno positiva, mentre credo sia più positiva l'informazione sulla gestione dell'impresa. Il meccanismo compartecipativo può anche avere forme diverse. Per esempio, un favore fiscale sulla detassazione degli straordinari».



niente di più vero
Messaggio del 20-10-2009 alle ore 09:08:16
E basta con le coglionate che vi han stampate in testa sui sindacati e sui conflitti generazionali...dimostrate di non capire davvero un cazzo di niente.

Luoghi comuni, luoghi comuni...Just va a prenderla nel culo tu!!





Messaggio del 20-10-2009 alle ore 08:59:15
come prima parlato di mobilità e intendeva nascondere il precariato, così ora parla di precariato per nascondere la mobilità.
ha fatto un passo indietro "coraggioso", che difficilmente in politica (e nella vita) si fa, e ha ammesso francamente un errore valutativo.
io continuo a credere nella flessibilità e boccio il precariato, ma in questo paese è IMPOSSIBILE (a tutti i livelli, dal bar al parlamento) parlare serenamente di lavoro dipendente, di vera flessibilità lavorativa e di contrattualistica, senza scadere in logiche cattive e datate.
Messaggio del 19-10-2009 alle ore 23:03:24
mavaffanculovà


tutto questo discorso nasce sempre dal fatto che la tua generazione (e parlo con ki) si è mangiata tutto quello che si poteva mangiare
Messaggio del 19-10-2009 alle ore 22:26:20
a me mi pare che il lavoro interinale sia stato introdotto tipo da d'alema. magari mi sbaglio...

comunque i sindacati che hanno fatto per evitare tutto ciò? sono semplicemente scesi a patti "col nemico". io li abolirei di corsa, sono la più grande presa per il culo che c'è in questo paese.
Messaggio del 19-10-2009 alle ore 19:13:09
nel resto d'Europa...
Messaggio del 19-10-2009 alle ore 19:09:25
In pratica, si vorrebbe rimettere a nuovo la teoria del salario variabile indipendente, conclamandola non più con 'Bandiera Rossa' , ma con la vergine e melodica 'Meno male che Silvio c'é'

Scherzi a parte, vorrei verificare di quanti punti percentuali é inferiore la disoccupazione giovanile con il resto d'Europa, nonché altri punti di riferimento importanti e poi farò il mio intervento...

At Salut.

Messaggio del 19-10-2009 alle ore 18:12:01
chi non è/non è stato imprenditore in italia è invitato a farlo quanto prima...poi ne riparliamo
Messaggio del 19-10-2009 alle ore 17:54:36
veramente la vera legge biagi è stata stravolta!!! diventando come i decreti legge da necessari e urgenti a pura quotidianità!!!
Messaggio del 19-10-2009 alle ore 17:49:00
Tremonti??? Tremonti???

TREMONTI è sempre stato uno dei più strenui sostenitori del CAPORALATO (questo e non altro è il lavoro a tempo)...altrocheccazzo!!!

Solo oggi, 19.10.2009, dopo che il massacro di giovani è stato compiuto, si rende conto?

Altro che cuori!!!

Deve andare a fare in culo!!!



Messaggio del 19-10-2009 alle ore 17:22:33
tremonti
Messaggio del 19-10-2009 alle ore 17:04:37

Ciò che mi fa più incavolare è che molti di voi hanno creduto oppure ancora credono alle fanfaluche padronali



ma con i padroni a banchettare e sbranare porchette chi è andato?


nel 1997 fu rappresentante del Governo italiano nel Comitato dell'Unione Europea per l'occupazione e il mercato del lavoro;
nel 1998 fu consigliere degli allora ministri Antonio Bassolino e Tiziano Treu;
nel 2001 fu consulente dell'allora ministro del lavoro e delle politiche sociali, Roberto Maroni.



Marco Biagi forse,lui aveva in mente una vera rivoluzione del mercato del lavoro che garantisse pari diritti per lavoratori e padroni, ma come al solito le cose vengono fatte all'italiana maniera......ha collaborato con diversi governi.............e sempre per l'interesse di pochi e contro la volontà di molti....

chi non ha difeso i diritti dei lavoratori sono stati solo i sindacati, se questi difendevano veramente l'interesse di tutti i lavoratori italiani, tante imprese in italia non chiudevano e scappavano con le borse piene di soldi...
Messaggio del 19-10-2009 alle ore 15:58:39
tremonti è l'unico che ci capisce qualcosa,un a grazie biagi!
Messaggio del 19-10-2009 alle ore 15:28:04
Ciò che mi fa più incavolare è che molti di voi hanno creduto oppure ancora credono alle fanfaluche padronali e alle sciocchezze liberali del "lavoro a tempo" nelle sue svariate forme(andate a rivedervi i numerosi post sull'argomento)...ma ormai il danno (irreparabile) è stato fatto e almeno 2 generazioni rovinate per sempre dal cieco egoismo degli imprenditori. SOLO ADESSO SI SCOPRE CHE UN GIOVANE NON POTRA' MAI FARSI UN FUTURO E UNA FAMIGLIA SENZA LA CERTEZZA DI UN LAVORO, CON CONSEGUENZE GRAVISSIME SULLA INTERA SOCIETA' CHE ANDRA' A ROTOLI.



Tremonti: «La mobilità non è un valore, il posto fisso è la base per progetti di vita»

«L'incertezza e la mutabilità lavorativa per alcuni sono un valore in sé, ma non per me»



Giulio TremontiMILANO - Il posto fisso è la base sulla quale costruire un progetto di vita e la famiglia, in quanto la mobilità lavortiva non è un valore di per sé. Lo ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, chiudendo i lavori di un convegno organizzato dalla Bpm. «Non credo che la mobilità di per sé sia un valore, penso che in strutture sociali come la nostra il posto fisso è la base su cui organizzare il tuo progetto di vita e la famiglia», ha affermato Tremonti.
POSTO FISSO - «La variabilità del posto di lavoro, l'incertezza, la mutabilità per alcuni sono un valore in sé, per me onestamente no. C'è stata una mutazione quantitativa e anche qualitativa del posto di lavoro, da quello fisso a quello mobile», ha aggiunto il ministro. «Per me l'obiettivo fondamentale è la stabilità del lavoro, che è base di stabilità sociale».

COMPARTECIPAZIONE - «Questo Paese ha meno bisogno della cogestione e più bisogno della compartecipazione da parte dei lavoratori nelle imprese», ha proseguito Tremonti. «La cogestione, come nascita di figure imprenditoriali miste, mi sembra meno positiva, mentre credo sia più positiva l'informazione sulla gestione dell'impresa. Il meccanismo compartecipativo può anche avere forme diverse. Per esempio, un favore fiscale sulla detassazione degli straordinari».

COMMENTI - Al convegno erano presenti anche i segretari confederali dei tre princiali sindacati italiani. «Sulla mobilità chiedete un commento all Confindustria», ha detto Guglielmo Epifani (Cgil). Luigi Angeletti (Uil): «Tremonti parla come se fosse un nostro iscritto. Non so se gli farà piacere, ma è così».


19 ottobre 2009






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