Cultura & Attualità

UN LANCIANESE CON LE PALLE...
Messaggio del 24-07-2011 alle ore 19:02:10

De Cecco: la decadenza
dell'Abruzzo
inizia dalla scuola
pescara
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di Loris Zamparelli

«PESCARA. Lancianese, 73 anni, una laurea in giurisprudenza all'università di Parma e un'altra in economia a Cambridge in Inghilterra. Questo è l'identikit di Marcello De Cecco, economista, da otto anni docente di Storia della finanza e della moneta alla Scuola Normale di Pisa. De Cecco è stato uno dei relatori dell'incontro Gloc Notes Maiella ieri a Guardiagrele.
Professor De Cecco, secondo lei qual è la situazione del Paese in questo momento dal punto di vista economico?
«L'Italia è ferma da dieci anni. Non ha saputo mostrarsi capace di competere con un Euro forte in termini di altre monete e con la concorrenza di altri produttori europei come Germania e Francia. I governi in carica in questo periodo non hanno capito di dover lavorare in regime di moneta unica e quindi hanno pensato di poter condurre prima una folle politica di detassazione e di incoraggiamento dell'evasione, ad esempio con i condoni valutari. Poi, sommersi dallo squilibrio dei conti pubblici, hanno stretto i freni riducendo la domanda interna e insieme ad essa, tagliando drasticamente gli investimenti pubblici. Siamo così ora in una situazione di radicale invecchiamento di tutte le infrastrutture, a cominciare da quelle educative. Il che vuol dire, distruggere la semente che ci dà il reddito futuro. Da quando l'euro sale nei confronti di dollaro e yuan cinese, anche gli imprenditori italiani hanno ridotto gli investimenti. La crisi è intervenuta quando tutte queste tendenze si erano già manifestate e le ha solo aggravate».
Lei è nato in Abruzzo. Dall'agricoltura al boom economico dell'industrializzazione, dai debiti della sanità al terremoto. Oggi che regione vede lei?
«Una regione che ha seguito fedelmente i destini dell'intero paese. Quando l'Italia si è fatta spazio nel mondo, così ha fatto anche l'Abruzzo nei confronti del resto d'Italia. E quando il paese ha cominciato a fermarsi e poi a perdere posizioni in Europa, lo stesso ha fatto l'Abruzzo nei confronti del resto d'Italia. Siamo ancora anni luce lontani dai livelli della fine dell'Ottocento a anche degli anni cinquanta del novecento, per fortuna. Ma viviamo, come l'Italia, di riserve accumulate. E queste si assottigliano e stanno per finire».
Come può tornare a essere attrattivo l'Abruzzo per le imprese?
«Il tempo eroico della politica industriale fatta da un uomo deciso e lungimirante come Remo Gaspari è totalmente finita. Purtroppo, questo tipo di politica industriale, che in altri luoghi combinò disastri e da noi ebbe risultati fortemente positivi per le singolari caratteristiche politiche e antropologiche dello stesso Gaspari, non può essere istituzionalizzata e quindi gestita da una pluralità di persone. Mancando un rimpiazzo per Gaspari, bisogna creare istituzioni che assumano il suo ruolo. Questo, come si è visto, è difficilissimo. Specie perché lo stesso Gaspari non è riuscito a farlo. D'altronde, se ci fosse riuscito, sarebbe stato quasi un miracolo. Questa è la sfida che si pone alla classe dirigente attuale e a quella del futuro, nella nostra regione».
Come la si affronta?
«Con una dose super di modestia, guardando a realtà simili alla nostra, in Italia e all'estero e cercando di imitarle in quello che sono riuscite a fare meglio di noi. In generale, ci vuole una iniezione massiccia di cosmopolitismo, a tutti i livelli. E un forte balzo in avanti impresso alla qualità della educazione, a tutti i livelli».
I conti malandati della Regione Abruzzo non hanno permesso finora una ripresa economica. E' sufficiente puntare sui fondi europei?
«Non è certo la panacea, ma il punto di partenza è talmente basso che un impegno veramente efficace per sfruttare al meglio le risorse che offre l'Europa può fruttare risultati veramente notevoli. E serve anche per educare una classe di amministratori, un po' ruspante, a standard assai superiori a quelli attuali».
Spesso imprenditori e industriali criticano i tempi della politica, troppo lenti rispetto a quelli delle imprese. In un momento come questo c'è bisogno di scelte radicali e immediate?Siamo certi che il modo di amministrare che allunga i tempi e crea le difficoltà non convenga veramente anche ad alcune categorie di imprenditori, che sono più interessati alla rendita che al profitto? Bisognerebbe che gli imprenditori veri scindessero definitivamente i loro destini da quelli di coloro che, tramite la politica, si creano comode posizioni di rendita, eliminando il rischio».
In Abruzzo si assiste da anni alla dismissione di grandi insediamenti industriali che trasferiscono l'attività in paesi con un costo del lavoro più basso. Rischiano la scomparsa aree industriali importanti come quella Peligna a Sulmona o il polo elettronico dell'Aquila. Come si argina questa fuga?
«Credo che più che di pericolo si tratti di catastrofe già avvenuta, in quelle aree. Resta solo, per ora, il grande stabilimento elettronico di Avezzano. E minacciano di andarsene anche le industrie farmaceutiche. Ora il pericolo esiste per la valle del Sangro e per le altre zone delle province di Pescara e Chieti. La situazione va affrontata col massimo del realismo e col minimo della demagogia. Ad esempio, risolvendo lo scandalo dell'insabbiamento dei porti abruzzesi, che richiede solo qualcuno che voglia veramente agire con decisione, togliendo le fonti dell'insabbiamento, che spesso sono il risultato di interventi profondamente errati avvenuti in anni recenti. E anche intervenendo sulle autorità centrali per impedire il decadimento della linea ferroviaria adriatica, senza perdere tempo a dedicarsi a impossibili progetti sulla Pescara Roma e sulla Sangritana, che dovrebbero invece essere trasformate in ferrovie turistiche, come quelle svizzere (magari vendendo il settore gestione merci della Sangritana a qualche importante realtà anche straniera, che garantisse di mantenere il centro delle operazioni in Abruzzo). Sarebbe opportuno che la classe dirigente abruzzese si recasse più spesso a studiare la Svizzera e l'Austria, prima di progettare il miglioramento delle proprie infrastrutture viarie e ferroviarie, ma anche sanitarie. O, se vogliono, possono andare anche a Trento e a Bolzano, a vedere come si amministrano realtà simili alla nostra».
Confindustria Abruzzo vorrebbe che si puntasse maggiormente sull'innovazione e sulla ricerca dove il costo del lavoro incide molto meno. E' la strada giusta da seguire?
«Certo che è la strada giusta. Ma, una volta indicata, bisogna riempirla di proposte e progetti esecutivi, cominciando da una riqualificazione drastica delle scuole medie superiori a indirizzo tecnico, incentivando verso di loro studenti di qualità elevata. Una piccola regione come la nostra deve badare soprattutto all'eccellenza del suo capitale umano. Invito i nostri educatori e imprenditori a studiare la realtà del Trentino, da tutti i punti di vista, per vedere come si fa a migliorare la qualità di scuole, ospedali, strade e livello di tecnologia delle imprese».
Si parla da qualche mese di Marca Adriatica, un progetto con il quale creare una macroregione con Molise, Marche e Abruzzo utile a sfruttare sinergie produttive. In questo modo sarebbe più facile intercettare le risorse europee?
«Credo sarebbe opportuno concentrare gli sforzi per catturare le risorse europee e spenderle in maniera efficiente, invece di fare queste fughe in avanti che spesso si rivelano essere più degli slogan che dei veri progetti e che fanno solo perdere tempo».
Secondo lei si riuscirebbe a far passare da qui anche i traffici del cosiddetto corridoio adriatico?
«Bisognerebbe innanzitutto che tali traffici da ipotetici divenissero reali. Alcuni di essi, poi, sono di natura tale che varrebbe la pena fare ogni sforzo per tenerli lontani dalle nostre coste».
Infine, secondo lei qual è il principale problema che l'Abruzzo deve risolvere?
«La decadenza della qualità del capitale umano, quindi la qualità degli studenti che escono dagli istituti di educazione della scuola media superiore e dell'università. E' meglio, invece di puntualizzare che le cose non stanno così, come qualcuno certamente si affretterà a fare dopo aver letto queste righe, cercare, al più presto, di porre rimedio a questo che ormai è ben più di un pericolo».

Messaggio del 25-07-2011 alle ore 11:46:19
Forse non vi rendete conto, ma Lanciano, con tutti i suoi limiti, è la città abruzzese a piu alta densità di professori universitari sparsi per il mondo..... ne sono 24 / 25 soprattutto economisti...... De Cecco è uno di loro... e ha colto nel segno (V. Articolo su Il CENTRO)
Messaggio del 25-07-2011 alle ore 12:26:29
De Niro, come avrai potuto leggere, De Cecco ha detto che ci sarebbe bisogno di una massiccia dose di "Cosmopolitanismo". Questo significa abbattere definitivamente quel becero campanilismo che tutti sono più fregni di tutti solo per appartenenza ad un comune con più di qualche mila abitante rispetto agli altri. L'ho detto migliaia di volte qui su questo forum: fintanto che continueremo a pensare che quelli del mare so pesciaroli, quelli della montagna son montanari, quelli della campagna son cafoni, quelli delle contrade son cafonetti, i pescaresi fanno cagare, i chietini purtroppo son chietini, gli aquilani che se ne vadano a pascere le pecore a campo imperatore e coi teramani ngi si po parlà... beh, allora sarà catastrofe. E questo vale non solo per i lancianesi, ci mancherebbe.
Messaggio del 25-07-2011 alle ore 12:39:16

De Niro, come avrai potuto leggere, De Cecco ha detto che ci sarebbe bisogno di una massiccia dose di "Cosmopolitanismo". Questo significa abbattere definitivamente quel becero campanilismo che tutti sono più fregni di tutti solo per appartenenza ad un comune con più di qualche mila abitante rispetto agli altri. L'ho detto migliaia di volte qui su questo forum: fintanto che continueremo a pensare che quelli del mare so pesciaroli, quelli della montagna son montanari, quelli della campagna son cafoni, quelli delle contrade son cafonetti, i pescaresi fanno cagare, i chietini purtroppo son chietini, gli aquilani che se ne vadano a pascere le pecore a campo imperatore e coi teramani ngi si po parlà... beh, allora sarà catastrofe. E questo vale non solo per i lancianesi, ci mancherebbe.


Sci naturalmente escluso te che sei di lanciano sud.
Messaggio del 25-07-2011 alle ore 14:30:03
Io sono "cosmolpolita" il problema è che gli altri non lo sono, quindi devo necessariamente e quotidianamente difendermi... capisci????

Cmq... se per campanilismo si intende la salvaguardia dei valori e delle tradizioni culturali e storiche della propria citta allora io sono il primo ad esserlo... inoltre, dal di fuori, non mi sembra che il campanilismo lancianese sia poi cosi becero ed infondato.

Lanciano sud ???????? dò stà? sia non sono abituato ad uscire fuori da Piazza Plebiscito e Corso trento e Trieste...... al massimo arrivo a Santa Chiara ma solo quando è bel tempo e non grandina ....
Messaggio del 25-07-2011 alle ore 17:23:37
A Briscula, ugne addò cazz ti pari truve sembre lu fregne, lu ciucce, lu cuscìccuscì, lu spranzone, lu fatijatore, lu scustumate e cullù di bbona crianze. Ni je na questione di territorio. Forze puteve esse cinquand'anne fa. Ma oggi, a lu 2011, ni je cchiù cuscì. Oggi c'è sendimento e il vuttemberg globalizzato.

A Brì... ma tu sei a favore del MosFet (MonOxyde Field effect transistor) o sei un fan della valvola?
Messaggio del 26-07-2011 alle ore 02:12:35

Oggi c'è sendimento e il vuttemberg globalizzato.


Mr Hom quando ti impegni ci riesci quasi.... a ridiventare umano


parliamo di cose serie MonOxyde Field effect transistor..... i jess rumpen tutte le strumentazioni analogiche altrui per ristabilire l'ordine da me costituito...il Sentimento.
Messaggio del 26-07-2011 alle ore 02:14:32

Lanciano sud ???????? dò stà? sia non sono abituato ad uscire fuori da Piazza Plebiscito e Corso trento e Trieste...... al massimo arrivo a Santa Chiara ma solo quando è bel tempo e non grandina


De Niro lascia stare è un postaccio

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