Cultura & Attualità

Videocracy
Messaggio del 20-01-2010 alle ore 16:48:54

dopo l'editto bulgaro, quello argentino

p.s. micolao
Messaggio del 20-01-2010 alle ore 16:31:07

Bello Uana!!!!, ma prepariamoci al fuoco incrociato dei portavoce forumiani del nano pelato: Dida, Adonaccio. Conigliaccio, O Professore, Voghe, Justino, Mikemio e compagnia cantate...





e che è? la lista di proscrizione??

Messaggio del 20-01-2010 alle ore 15:54:58
non sapevo l'avesse fatto per te il documentario...
la prossima volta allora mandagli una mail per dirgli che a te non serve, così si evita la fatica
Messaggio del 20-01-2010 alle ore 13:03:39

si dimas, ma quel che voglio dire è che non mi serviva videocracy per sapere cosa sia diventata l'italia...
Messaggio del 20-01-2010 alle ore 12:51:07
Il documentario in sè non è un granchè..il contenuto invece, conosciuto forse a pochi, mette alla fine del filmato un senso di nausea e profonda tristezza, per come sia diventato il nostro amato Paese!
Messaggio del 20-01-2010 alle ore 10:08:19
A ciascuno il suo
Messaggio del 20-01-2010 alle ore 09:57:52
mah, superiore chissà, ma almeno una mente che funziona, che accetta la realtà e che la smette di credere a un ladro mafioso.
Messaggio del 20-01-2010 alle ore 09:07:22
vuoi mettere, Divo: potevi convincerti di essere una mente superiore
Messaggio del 20-01-2010 alle ore 07:31:26
Ai pagliacci elettori rincoglioniti e a chi ha il cervello sfatto da Mediaset, servirebbe vedere questo video, per te, Divo, è inutile, come lo è stato per me.
Nulla che non sapessi già.
Messaggio del 19-01-2010 alle ore 19:29:06

faceva parte di una collana, non volevo averla incompleta
Messaggio del 19-01-2010 alle ore 19:20:20
Divo, è bello sentire che qualcuno a questo paese ha ancora soldi da buttare per ste cazzate
Messaggio del 19-01-2010 alle ore 18:16:19

comprato e visto il dvd, bella cagata come film documentario non dice certo nulla di nuovo, niente a che vedere con l'impatto di un maicol mure, siuper saiz mi o corporescions e poi quando vai troppo al risparmio non va bene: la voce narrante di gandini ti allappa in una maniera inGrediBBile avrebbe dovuto prendere uno dalla voce piu' squillante
Messaggio del 04-09-2009 alle ore 10:24:16

La censura, da parte della televisione pubblica italiana, del trailer di Erik Gandini “Videocracy”, un documentario critico nei confronti di Berlusconi, è ormai diventata una notizia di livello mondiale. La decisione é stata accolta con forti proteste.

”Videocracy”, del documentarista svedese Erik Gandini, è diventato una patata bollente in Italia – già prima della sua première la settimana prossima. Sia la televisione pubblica RAI che la potente Mediaset di Berlusconi si rifiutano di mostrare il trailer, che alterna un sorridente Berlusconi a donne seminude e statistiche che indicano che l’Italia si piazza male nella classifica della libertà di stampa (73° posizione).

La RAI motiva la decisione spiegando che il film danneggia la reputazione di Silvio Berlusconi poiché allude ai recenti scandali sessuali del primo ministro. Erik Gandini respinge questa motivazione e chiarisce che in realtà il film è stato completato molto tempo prima che questi scandali finissero sulle pagine dei giornali.
- Purtroppo sono abituato alla censura, dopo aver girato film in paesi come Iran e Cuba, ma non mi sarei mai immaginato che la situazione fosse così grave in Italia. Sembra proprio che il mio film sia troppo attenuato rispetto alla reale situazione italiana, dice Erik Gandini.

”Videocracy” tratta soprattutto della trentennale ”rivoluzione culturale” berlusconiana, in cui la politica ormai si accompagna con le donne seminude che ballano sullo schermo televisivo. Secondo Gandini, che il film venga bandito non fa altro che confermare i suoi timori circa il fatto che la democrazia e la libertà di espressione italiane siano nei fatti messe da parte. I tre canali della RAI e Mediaset di Berlusconi costituiscono insieme il 90% dell’offerta televisiva italiana.

- È evidente che sulla televisione italiana non si può discutere il contenuto della cultura televisiva italiana. La lettera della RAI è piena di atteggiamenti da Grande Fratello alla Orwell, un linguaggio del potere molto minaccioso e sgradevole, dice Grandini. Il regista italo-svedese sta ricevendo grande sostegno da molti.
- È l’ennesima prova di come in Italia lo spazio della libertà d’espressione si stia riducendo, sostiene il leader dell’opposizione Dario Franceschini, il cui partito PD ha risposto mettendo il trailer sul proprio sito internet.

Il politico di sinistra Giorgio Merlo, vicepresidente della commissione di vigilanza dei servizi radiotelevisivi, si chiede di che cosa abbia paura la RAI:
- Si ha forse paura che “Videocracy” faccia riflettere gli italiani su quello che quotidianamente entra in casa nostra attraverso la televisione?, dice.

Nell’attesa della première del 3 settembre al festival di Venezia, l’interesse mediatico è enorme. Il giorno dopo, il film sarà in 30 cinema di 25 città italiane. In Italia intanto cresce l’onda di protesta attraverso gruppi su Facebook e catene di sms che invitano la gente a vedere il trailer in rete.
- Ovviamente lo scalpore che si è creato è un’ottima pubblicità per il film. Il commento migliore l’ha fatto un italiano: “Fuck tv, let’s go to the movies” [ 'fanculo la TV, andiamo al cinema, NdT], racconta Gandini.





[Dagens Nyheter] SVEZIA.....
Messaggio del 04-09-2009 alle ore 10:05:45

prova a fare un film/documentario su



chi ha la videocrazia nel nostro paese? e se si vuole parlare del modello subeducativo mediatico di questo paese, di chi si dovrebbe parlare?
Messaggio del 03-09-2009 alle ore 10:17:27

La malvagità del banale. Che cosa succede nell’opinione pubblica del regno di Silvio Berlusconi, dove il primo ministro controlla l’intera televisione? Erik Gandini ritrae questo incubo sorridente ed amorale che esce dallo schermo.

Erik Gandini, nato a Bergamo, si è finalmente deciso ad affrontare l’Italia, la sua misteriosa patria il cui presidente del consiglio Silvio Berlusconi si è procurato l’immunità giudiziaria, ha messo i rom in posti simili a campi di concentramento e sempre con il sorriso sulle labbra si è divincolato tra tutti gli scandali grandi e piccoli, all’apparenza con il tacito consenso della maggioranza degli italiani.

Di tempo ce n’è voluto ed è senz’altro stato difficile da portare a termine, ma il suo film “Videocracy” (più o meno ‘governo dello schermo’) ha meritato in pieno quest’attesa.

In Italia, più dell’80% delle persone si informano esclusivamente attraverso la televisione. La televisione è di proprietà del primo ministro Silvio Berlusconi con il suo prosperante impero mediatico Mediaset, oppure è da lui dominata attraverso il suo partito Forza Italia. Il partito di governo italiano esercita sulla radio e sulla televisione pubblica RAI un’influenza ben più grande di quanto sarebbe possibile in Svezia.

Ma Erik Gandini non si sofferma quasi mai su questi dettagli e presenta invece, attraverso un linguaggio visuale, brillante e carico di emotività, qualcosa di ben più difficile da cogliere: le conseguenze e la psicologia di ciò che definisce una “rivoluzione culturale”. Una rivoluzione in cui sono soprattutto le donne ad essere sfruttate e misteriosamente accettano di farsi sfruttare, mentre l’Italia scivola sempre più in basso nella classifica delle pari opportunità.

Gandini passa da inquietanti vie secondarie per entrare in un incubo sorridente ed amorale in cui la parola scritta, l’argomentazione fondata e le realtà sociali non hanno in pratica più alcun significato politico. La strada del successo, che qui è il senso stesso della vita, passa attraverso gli show e i quiz delle televisioni di Berlusconi. Come è stato detto persino in dibattiti svedesi sull’Italia quando si sono discusse le critiche a Berlusconi: che cosa c’è di sbagliato a divertirsi un po’?

Un giovanotto si allena nella lotta libera e nei movimenti alla Ricky Martin, partecipa a concorsi per talenti e sogna il successo spronato dalla mamma. Delle ragazzine puntano a diventare “velina”: ballerine per 30 secondi, “seni abbondanti e perizoma” per mantenere gli spettatori incollati. Una corpulenta donna di mezza età fa uno strip
davanti a cacciatori di talenti. Sono i sognatori più commoventi ed innocenti di Gandini, e si trovano in fondo alla catena alimentare in cui il potere e i media vivono in simbiosi.

L’innocenza va svanendo man mano che Erik Gandini sale in questa catena. Ritrae da vicino lo sgradevole Fabrizio Corona, paparazzo, ricattatore e nihilista da varietà che con successo ha portato l’essenza cinica dell’estetica berlusconiana un passo più avanti. Il famoso agente televisivo Lele Mora, buon amico di Berlusconi e suo
vicino in Costa Smeralda, il paradiso sardo del jet-set, riceve gli ospiti nella sua “casa bianca” e sorridendo passa il suo cellulare da cui svolazza come suoneria “La giovinezza”, canzone di battaglia dei fascisti, tra immagini di simboli del partito, svastiche e Mussolini: ”Bello, eh?”

Un’altra vicina in Sardegna è diventata fotografa di corte del primo ministro e racconta volentieri quali foto sono state approvate e qual’è la sua preferita: quella famosa di Berlusconi con una giovanile bandana.

“Il Presidente”, come Berlusconi chiama sé stesso, appare solo sorridente – e che sorriso! – in contesti ufficiali: sulla tribuna d’onore ad una parata militare, in testa ad una manifestazione di Forza Italia, mentre riceve la cittadinanza onoraria di Olbia, in Sardegna.

“Videocracy” funziona in modo eccellente come misurazione di trent’anni di cambiamento della situazione mentale e politica italiana, soprattutto insieme a “Il divo” di Sorrentino. O come Gandini ha descritto il suo obiettivo: non tanto osservare la banalità del male, quanto la malvagità del banale. Forse non è nemmeno così lontano da noi come ci piace credere.

Messaggio del 28-08-2009 alle ore 16:43:03
Messaggio del 28-08-2009 alle ore 16:29:33
bella idea just, lino banfi protagonista
Messaggio del 28-08-2009 alle ore 16:08:15
tu , esimio sconosciuto , prova a fare un film/documentario su di pietro .

poi vaialla rai e a mediaset e chiedi se te lo mandano in onda o se ti passano i promo
Messaggio del 28-08-2009 alle ore 16:05:34
te lo immagini Ki dopo la morte di Berlusconi, dalla mattina alla sera, che cazzo fa?

Prova a costruire un paese decente? KI???

Messaggio del 28-08-2009 alle ore 16:03:43
cazz mi ero illuso!

giusto, non ci avevo pensato, poi cosa faremo??
ah si lo so, poi si potrà pensare a costruire un paese decente, magari.


Messaggio del 28-08-2009 alle ore 16:00:24
comunque sul serio, c'è da riflettere sulla Grandezza di Silvio, il discorso fatto già a suo tempo su "shooting silvio": produrre qualcosa incentrata sul Berlusca calamita attenzioni che altrimenti questi personaggi non avrebbero mai. Questo addirittura è diventato un simbolo, solo per il trattamento (ridicolo) ricevuto dalla rai, prima ancora di proiettare la pellicola.

Per un regista, un produttore, ecc, queste sono fortune. Berlusconi fa la fortuna di chi lo odia. Senza Silvio troveremmo un sacco di gente che non avrebbe alcun senso, si pensi a Travaglio.

Quando Silvio morirà tutta sta gente si guarderà sgomenta: "...e adesso?". E allora sono loro i primi a urlare in coro:

LUNGA VITA A SILVIO!
Messaggio del 28-08-2009 alle ore 15:51:04

immagino che capolavoro



male che va, c'è sempre buona domenica o una sintesi il lunedì a studio aperto qualora te lo perdessi.
Messaggio del 28-08-2009 alle ore 15:48:34
Ti hanno rubato la password.

Messaggio del 28-08-2009 alle ore 15:47:39

Il documentario Videocracy di Erik Gandini è riuscito a far parlare di sé ancora prima che qualcuno l’abbia visto.



che poi questa mi pare una gran botta di culo
Messaggio del 28-08-2009 alle ore 15:47:27
immagino che capolavoro...
Messaggio del 28-08-2009 alle ore 15:46:10
ne ho sentito parlare su radio 24. Se nella forzaitaliota bologna troverò un cinema tanto folle da trovare il coraggio sovversivo di proiettarlo, lo andrò a vedere con molta curiosità.
Messaggio del 28-08-2009 alle ore 11:34:53
sono curioso di leggere gli acrobatici interventi che difenderanno queste merdacce ... mi dispongo a ridere di gusto
Messaggio del 28-08-2009 alle ore 03:04:01
Io spero vivamente si arrivi ad uno stato di repressione ancora maggiore, e che questa, tocchi in prima persona qualcuno dei sostenitori di Ilvio qua sopra.

Appena si lamenteranno, giù le cinquine mbaccie a la faccie, a ddù a ddù, fino al raggiungimento di un numero dispari.

Messaggio del 27-08-2009 alle ore 19:22:38


che letami.
Messaggio del 27-08-2009 alle ore 19:17:08
La Rai rifiuta il trailer di Videocracy
"E' un film che critica il governo"
di MARIA PIA FUSCO

La Rai rifiuta il trailer di Videocracy "E' un film che critica il governo"
ROMA - Nelle televisioni italiane è vietato parlare di tv, vietato dire che c'è una connessione tra il capo del governo e quello che si vede sul piccolo schermo. La Rai ha rifiutato il trailer di Videocracy il film di Erik Gandini che ricostruisce i trent'anni di crescita dei canali Mediaset e del nostro sistema televisivo.

"Come sempre abbiamo mandato i trailer all'AnicaAgis che gestisce gli spazi che la Rai dedica alla promozione del cinema. La risposta è stata che la Rai non avrebbe mai trasmesso i nostri spot perché secondo loro, parrà surreale, si tratta di un messaggio politico, non di un film", dice Domenico Procacci della Fandango che distribuisce il film. Netto rifiuto anche da parte di Mediaset, in questo caso con una comunicazione verbale da Publitalia. "Ci hanno detto che secondo loro film e trailer sono un attacco al sistema tv commerciale, quindi non ritenevano opportuno mandarlo in onda proprio sulle reti Mediaset".

A lasciare perplessi i distributori di Fandango e il regista sono infatti proprio le motivazioni della Rai. Con una lettera in stile legal-burocratese, la tv di Stato spiega che, anche se non siamo in periodo di campagna elettorale, il pluralismo alla Rai è sacro e se nello spot di un film si ravvisa un critica ad una parte politica ci vuole un immediato contraddittorio e dunque deve essere seguito dal messaggio di un film di segno opposto.

"Una delle motivazioni che mi ha colpito di più è quella in cui si dice che lo spot veicola un "inequivocabile messaggio politico di critica al governo" perché proietta alcune scritte con i dati che riguardano il paese alternate ad immagini di Berlusconi", prosegue Procacci "ma quei dati sono statistiche ufficiali, che sò "l'Italia è al 67mo posto nelle pari opportunità"".

A preoccupare la Rai sembra essere questo dato mostrato nel film: "L'80% degli italiani utilizza la tv come principale fonte di informazione". Dice la lettera di censura dello spot: "Attraverso il collegamento tra la titolarità del capo del governo rispetto alla principale società radiotelevisiva privata", non solo viene riproposta la questione del conflitto di interessi, ma, guarda caso, si potrebbe pensare che "attraverso la tv il governo potrebbe orientare subliminalmente le convinzioni dei cittadini influenzandole a proprio favore ed assicurandosene il consenso". "Mi pare chiaro che in Rai Videocracy è visto come un attacco a Berlusconi. In realtà è il racconto di come il nostro paese sia cambiato in questi ultimi trent'anni e del ruolo delle tv commerciali nel cambiamento. Quello che Nanni Moretti definisce "la creazione di un sistema di disvalori"".

Le riprese del film, se pure Villa Certosa si vede, è stato completato prima dei casi "Noemi o D'Addario" e non c'è un collegamento con l'attualità. Ma per assurdo, sottolinea Procacci, il collegamento lo trova la Rai. Nella lettera di rifiuto si scrive che dato il proprietario delle reti e alcuni dei programmi "caratterizzati da immagini di donne prive di abiti e dal contenuto latamente voyeuristico delle medesime si determina un inequivocabile richiamo alle problematiche attualmente all'ordine del giorno riguardo alle attitudini morali dello stesso e al suo rapporto con il sesso femminile formulando illazioni sul fatto che tali caratteristiche personali sarebbero emerse già in passato nel corso dell'attività di imprenditore televisivo".

"Siamo in uno di quei casi in cui si è più realisti del re - dice Procacci - Ci sono stati film assai più duri nei confronti di Berlusconi come "Viva Zapatero" o a "Il caimano", che però hanno avuto i loro spot sulle reti Rai. E il governo era dello stesso segno di oggi. Penso che se questo film è ritenuto così esplosivo vuol dire che davvero l'Italia è cambiata".

(27 agosto 2009)

Amen...
Messaggio del 19-08-2009 alle ore 11:11:43
Bello Uana!!!!, ma prepariamoci al fuoco incrociato dei portavoce forumiani del nano pelato: Dida, Adonaccio. Conigliaccio, O Professore, Voghe, Justino, Mikemio e compagnia cantate...
Messaggio del 19-08-2009 alle ore 08:58:46

Il documentario Videocracy di Erik Gandini è riuscito a far parlare di sé ancora prima che qualcuno l’abbia visto. E già il giorno dopo la sua première al festival di Venezia si sa che 30 cinema italiani lo mostreranno a partire dal 4 settembre. E la lista di altri paesi che lo faranno è lunga. Erik Gandini non ha mai vissuto un momento così positivo come regista.
In Italia generalmente i documentari non si vedono in TV o nei cinema. Nel migliore dei casi si possono comprare insieme ad un libro in librerie ben fornite.
- È davvero grandioso che il film venga fatto vedere al cinema. A distribuire il film è la stessa casa di produzione di Gomorra. In effetti io non mi ero neanche sognato di arrivare al pubblico italiano, ma adesso la cosa si è ribaltata, vogliono vedere il mio film a tutti i costi!
Incontriamo Erik Gandini presso la casa di produzione Atmo in Götgatan a Stoccolma. Si presenta in jeans e camicia bianca stropicciata, fresco come una rosa nonostante la sera prima abbia festeggiato i 40 anni della moglie Johanna Westman.
- Credo che l’interesse dipenda dal fatto che il film non è aggressivo. Gli italiani sono così stanchi di tutti gli attacchi a Berlusconi come persona. Oltretutto lui vince sempre tutti i dibattiti perché utilizza argomenti emozionali e fa la vittima. Il mio film lo presenta in un modo diverso.
Chi ha visto la televisione italiana non può evitare di sbalordirsi di fronte ad un fenomeno ricorrente. Che si tratti di sport, politica o intrattenimento, seduti a discutere gli svariati temi ci sono sempre anziani e corpulenti uomini in giacca e cravatta, circondati da donne giovani, slanciate e seminude, che ballano e sorridono senza dire niente. Le cosiddette veline, una specie di donne di servizio.
Nel film di Erik Gandini, Videocracy, una società in cui lo schermo ha il potere, otteniamo finalmente una spiegazione del fenomeno.

Erik Gandini è tanto italiano quanto svedese. Parla svedese con una leggera intonazione italiana, ma non posso stabilire se il suo italiano suoni svedese. È il risultato di un padre italiano e di una madre svedese che vivono ancora a Bergamo, dove Erik è nato.
- È una storia carina, ride Erik Gandini quasi imbarazzato.
- Mia madre Kerstin era scout quando aveva 10 anni, così come lo era la sorella di mio padre, e divennero amiche di penna. La famiglia di mio padre era talmente povera dopo la guerra che persino comprare i francobolli per la Svezia era un sacrificio, ma dato che a mia zia sembrava così divertente avere un’amica di penna in Svezia le veniva concesso il denaro.
Quando mia madre compì 20 anni, andò a Perugia a studiare italiano e cercò la vecchia amica di penna. Così incontrò mio padre Nino, se ne innamorò, si sposò e si trasferì a Bergamo, o qualcosa del genere. Si può aggiungere che la moglie di Erik Gandini, Johanna Westman, presentatrice e scrittrice di libri di cucina, è anche lei appassionata dell’Italia con origini italiane.
- Parla italiano perfettamente, dice orgoglioso Erik Gandini, così fanno del resto anche i loro tre bambini.

Da bambini, Erik Gandini e le sue due sorelle maggiori andavano in Svezia ogni estate. Per il padre di Erik la Svezia era un paradiso, la terra promessa, in comparazione con la corrotta Italia. Dopo il diploma, tutti e tre avrebbero dovuto passare un anno in Svezia. Erik Gandini ci è rimasto, e in seguito è entrato nel programma Media e Comunicazione dell’università di Biskops-Arnö. Grazie alle lezioni di conferenzieri come Stefan Jarl e Peter Watkins, sentì di aver trovato la professione giusta – documentarista.
- Fu allora che scoprii che cosa potevano essere i documentari, dice gesticolando con entusiasmo.
- Ricordo come una rivelazione quando nell’autunno dell’86 la televisione svedese trasmise Shoa di Claude Lansmann due sere di fila. Scoprii un modo completamente nuovo di relazionarsi alla realtà. Che con la macchina da presa si potesse davvero creare la piena sensazione di essere altrove. Io avevo visto come la televisione banale era esplosa in Italia, in un modo che già allora era preoccupante. Infatti è stato proprio durante gli anni ’80 che Berlusconi ha costruito Mediaset dal nulla.
Torniamo adesso agli eleganti signori e alle ragazze seminude della televisione italiana.
Ciò che vediamo è insomma, secondo Erik Gandini, il risultato del gusto personale di Silvio Berlusconi. La TV deve intrattenere, e che cosa può intrattenere meglio di ragazze giovani e belle? Che lui la pensi così d’altronde non è un segreto. ”Divertirsi” è il suo mantra. Ma tutto il popolo italiano dovrebbe pensarla allo stesso modo?

Secondo il film di Erik Gandini, tutto cominciò una sera del 1976 quando una stazione televisiva locale trasmise un gioco a quiz in cui gli spettatori potevano chiamare e rispondere alle domande. Alcune casalinghe erano state convinte a lasciare cadere indumento dopo indumento in diretta, ad ogni risposta esatta. Il gioco a quiz ottenne un successo tale da far fermare le fabbriche.
Allora nessuno poteva sospettare che quello show in bianco e nero sarebbe stato l’inizio di una rivoluzione televisiva guidata da Silvio Berlusconi, che oggi possiede l’azienda Mediaset, composta da tre canali TV nazionali che hanno circa la metà degli spettatori del paese. Oggi, per l’80 per cento degli italiani la televisione rappresenta la fonte primaria di informazione e di ispirazione nella loro vita.
Il contenuto dei canali di Berlusconi è stato gestito con molta consapevolezza, con l’intenzione di creare celebrità prendendole tra la gente comune. Il risultato è stato che la giovane generazione di italiani ha l’obiettivo di apparire in TV. È anche il grande obiettivo del tornitore Ricky. Videocracy lo segue mentre lui con ogni mezzo cerca di entrare in uno show della TV, che secondo lui sarà l’inizio di una nuova vita da celebrità. Ma per le ragazzine è più facile far carriera. Vengono scelte tra chi si fa avanti ai concorsi per veline che continuamente si organizzano nei centri commerciali in giro per l’Italia.
- Allora ridevamo di quei programmi, ma oggi non più. Se qualcuno ci avesse detto che quello era l’inizio di una nuova era, non gli avremmo mai creduto.

Il più visto della TV italiana è ancora il Grande Fratello e le celebrità che questo programma crea mantengono un’enorme industria di cronaca rosa, posseduta da Berlusconi. Tra i protagonisti che Erik Gandini ha seguito in Videocracy c’è il superpaparazzo Corona, che si è fatto strada fino a diventare una celebrità, a volte pubblicando e a volte ricattando le persone con le sue foto. Dopo essere stato in prigione, adesso ha lanciato la sua marca di mutande, ha pubblicato un disco e scritto un libro. Forse sarà il successore di Berlusconi.
Erik Gandini ha anche incontrato il superagente Lele Mora, vicino di Berlusconi in Sardegna e suo procacciatore di ragazze. Mora si è arricchito prendendo il 30 per cento degli introiti delle sue celebrità. Erik Gandini lo paragona ad un ecosistema al cui vertice c’è Berlusconi.

Come sei entrato nella vita di queste persone?
- Sono incredibilmente egocentriche e vogliono farsi vedere. Non sanno neanche cosa sia un documentario. È bastato che dicessi che facevo un film per la televisione svedese. Suona bene ed è esotico. Ho potuto essere un osservatore che nessuno notava. Si tratta di un mondo che non è così inaccessibile come si crede, dato che nessuno lo mette in questione. Tutti lo trovano normalissimo tranne me!
Alla Atmo, la casa di produzione di Erik Gandini, lavora anche Tarik Saleh, anche lui presente a Venezia con il suo film Metropia. Gandini e Saleh si sono conosciuti nel programma TV Elbyl, uniti dall’interesse comune nel nostro tempo ma anche da quello di trovare nuovi modi di descrivere cose che sono già state descritte tante volte. Insieme hanno fatto i documentari Sacrificio: chi ha tradito Che Guevara e Gitmo, sulla base di Guantanamo a Cuba.
L’Italia però Erik Gandini l’aveva evitata a lungo. Videocracy è il suo primo film su questo paese.
- Quando andavo in Italia rimanevo deluso soprattutto perché il mio modo di esprimermi là non funzionava. Quando dicevo che facevo documentari replicavano: ah, fai film sulla natura.

Ma da qualche parte cominciava a punzecchiarlo l’idea di riprendersi il suo paese. Racconta dei cosiddetti film Mondo, fatti dagli italiani che viaggiavano in giro per il mondo e filmavano luoghi esotici, tra cui la Svezia in Svezia inferno o paradiso.
- Cominciavo a pensare che fosse venuta l’ora di saldare i conti, ridacchia Erik Gandini. - Di raccontare qualcosa dell’Italia che loro stessi non vedevano. Che il mondo venisse in Italia e di far vedere fino a che punto si è arrivati. È questo genere di cose che dà il la al mio lavoro. Rovesciare le prospettive. Non è necessario essere un regista aggressivo, può essere sufficiente lasciare che le persone raccontino. Io non cerco immagini diffamatorie.
- Ero sconvolto sul serio vedendo gli effetti di questo mondo. I miei amici italiani parlano tutti della TV come di un mostro. Io ho dato la mia versione di questo mostro. Ciò che mi spinge è la volontà di riconquistare la realtà. È così facile rivivere tutto attraverso le immagini degli altri. La realtà però ti sfugge dalle mani. Io invece le cose le voglio vivere di persona. Berlusconi ha creato un mostro che nemmeno lui riesce più a controllare. Il risultato è che l’Italia si trova nella parte bassa della classifica mondiale della parità tra i sessi e della libertà di espressione.
Adesso spera che nasca un dibattito vero sulla televisione in Italia e che il suo film mostri la realtà dietro le promesse di felicità e godimento.
Perché l’Italia di Berlusconi non è qualcosa di cui ridere, si dovrebbe piangere piuttosto – ”non c’è niente da ridere, solo da piangere”, dice.





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