La Piazza
tornare a parlare di 'sta merda no??
Perchè tu le giustifiche queste malefatte oppure sei per la polizia che difende i valori e principi costituzionali?
hai appoggiato un partito che per 50 anni ha RUBATO (o malefatte)...adesso che non lo può fare più vede come rubano (o fanno malefatte) gli altri....che tristezza....
Cosa c'entra la copertura politica e amministrativa sui ripetuti episodi di violenza ai danni dei cittadini inermi dai tempi di Scelba? Questa è la domanda?
Piè ma serio, che cazzo c'entra?
La storia della Polizia Italiana è questa da ben prima dell'arrivo del "Manettaro".
Sul 2007 e la commissione d'inchiesta sul G8, che avrebbe potuto segnare una svolta EPOCALE proprio per questo, Piero ha ragione, ce lo dicono i fatti.
3 anni e 6 mesi... ma davvero state dicendo? che schifo. Penso ai genitori di Federico che hanno scelto un profilo di battaglia, non si sono arresi alle INTIMIDAZIONI RICEVUTE a tutti i livelli, alle PROVOCAZIONI DELLE FORZA DELL'ORDINE, ai NON VEDO, NON PARLO NON DICO in divisa...per arrivare finalmente al processo e poi? VEDRANNO GLI ASSASSINI DEL FIGLIO NON FARSI UN CAZZO DI GIORNO DI PRIGIONE.
e tutte le PUTTANATE dette in sede di interrogatorio e PROCESSUALE, non contano come aggravante??
sono davvero basito ed incazzato.
Qui si sta parlando della violenza nelle forze di polizia. Di chi è la colpa, solo dei diretti interessati o anche di chi li copre ogni volta?
infatti picciò..ma che dici?

ma smettila di dire scemenze qui si sta parlando di tutt'altro.
La commissione d'inchiesta sul G8 fu insabbiata nel 2007 in Parlamento perchè gli uomini del Manetaro votarono contro insieme al centrodestra, proprio per non andare a toccare il comportamento di quelli che nella polizia si comportarono alla maniera dei colleghi che pestarono a morte Federico. I fatti e non le chiacchiere a volte sono dei macigni inamovibili.
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Editato da Il Piccioso il 07/07/2009 alle 12:55:13
Per la cronaca..uno dei 4 poliziotti processati è già a L'Aquila a prestare servizio per il G8...e che servizio!
certa gente fa così nella polizia perchè ha il consenso di personaggi come il Manettaro
CHE IMMENSA CAZZATA.
No, certa gente fa così nella polizia perchè ha il consenso di personaggi come il Manettaro, vedi quello che disse dopo il G8 di Genova 2001 e ricrediti

per una volta esprimi un pensiero, quale che sia e se ce l'hai, e smettila di fare propagando ai 40 ladroni, che Alì Babà è morto.
sei proprio a senso unico...e veramente squallido
riesci a mettere in mezzo i tuoi soliti discorsi del cazzo anche ora
a te ovviamente di questa vicenda ciò che interessa è quello che pensa Di Pietro..e questo è il massimo del pensiero che sei riuscito a mettere giù...
che schifezza...
perfavore smettila di fare politica, a qualsiasi livello, fallo per il bene dei miei e dei tuoi figli che è meglio...

Perchè non chiedete al Manettaro di commentare questo processo e questa vicenda? Ne sentirete delle belle

neanche un giorno di carcere (ed era previsto tanto)
ma comunque una pena RIDICOLA e nessuna conseguenza per quegli assassini che sono ancora in servizio.
Lo Stato della VERGOGNA.
Una condanna (se così si può chiamare) RIDICOLA!!!!!!
Chi ora ha giudicato, ha condannato con certezza: 3 anni e 6 mesi a ciascuno degli imputati.
okkio che se scaricate un film rischiate di più.
sono gli alti vertici che sono stati ACCUSATI di istigazione alla menzogna durante il g8 di genova...lì funziona così, dal basso all'alto; io copro il culo a te e tu lo copri a me.
E' una merda.
Ultimamente stanno facendo troppi casini,spero che gli alti vertici,diano una strigliata a tutto il personale.
sul nostro portale linka anche questo video ... a dir poco allucinante
questa storia la seguiamo sin dall'inizio...
qui deve essere ancora aggiornato
il vecchio sito dove linka il blog di Aldrovandi
Emilia RomagnaAccolte le richieste dei Pm
Ferrara, condannati quattro poliziotti per la morte di Federico Aldrovandi
Federico Aldrovandi ultimo aggiornamento: 06 luglio, ore 20:33
Ferrara, 6 lug. (Adnkronos/Ign) - Tre anni e sei mesi per i quattro agenti accusati di eccesso colposo nell'ambito dell'omicidio del 18enne avvenuto nel 2005 durante un intervento di polizia. Alla lettura della sentenza i genitori del ragazzo si sono abbracciati piangendo e in aula sono partiti applausicommenta 0 vota 2 invia stampa
Ferrara, 6 lug. (Adnkronos/Ign) - Condanna di 3 anni e sei mesi per i quattro poliziotti accusati di eccesso colposo nell'ambito dell'omicidio di Federico Aldrovandi, il ragazzo di 18 anni morto il 25 settembre 2005 a Ferrara. Lo ha deciso nel pomeriggio di oggi il Tribunale della città estense chiudendo dopo quattro anni e 32 udienze un processo dai risvolti drammatici.
Gli agenti sono stati giudicati colpevoli di avere infierito sul giovane Aldrovandi - come ha sostenuto l'accusa - nonostante questi continuasse a chiedere aiuto, ammanettandolo con la mani dietro alla schiena e steso per terra a faccia in giù, in una posizione che secondo alcuni periti avrebbe causato un'asfissia posturale.
Il pm Nicola Proto aveva chiesto condanne per tre anni e otto mesi a ciascuno dei quattro agenti sottolineando la concausalità del loro comportamento del "tutto imprudente e sproporzionato", non raccogliendo le richieste d'aiuto del ragazzo e infierendo su di lui in una collutazione imprudente usando i manganelli. Per la difesa, concausa della morte di Aldovrandi era invece l'assunzione di droghe dello stesso giovane.
I quattro sono anche stati condannati a pagare un risarcimento di 100.000 euro alla madre di Federico, altri 100.000 al padre, cinquantamila ciascuno al fratello e al nonno. Alla lettura della sentenza i genitori del ragazzo si sono abbracciati piangendo e in aula sono partiti applausi.
La storia di Federico divenne nota dopo la notte del 25 settembre 2005, quando, dopo dopo ripetute chiamate al 113 che segnalavano la presenza di un ragazzo agitato, dal comportamento autolesionista, presso l’ippodromo di Ferrara, una pattuglia della polizia intervenne a fermare il giovane Aldrovandi. La ricostruzione della questura aveva sostenuto che stava tornando a casa dopo una serata con gli amici, si era sentito male e dava in escandescenze. Il rapporto della Questura parla di una colluttazione tra il ragazzo ed i quattro agenti (tre uomini ed una donna), che dovettero procedere alla sua immobilizzazione. Ma una volta ammanettato era svenuto ed era poi deceduto prima che arrivassero i soccorsi. La famiglia Aldrovandi venne avvertita solamente alle 11 del mattino, quasi cinque ore dopo la constatazione del decesso. Inizialmente si era parlato di droga, poi di un malore. Ipotesi che i genitori, di fronte alle numerose lesioni ed ecchimosi presenti sul corpo del ragazzo, ritennero poco credibile. Nel 2006, una foto choc, pubblicata da Liberazione, mostrava i segni di percosse sul corpo del ragazzo e riapriva il caso
da http://www.adnkronos.com/IGN/Regioni/EmiliaRomagna/?id=3.0.3513222490
il caso aldrovandi è un fatto di cronaca dai risvolti molto contrastanti. Infatti da un lato c'è una madre che non crede (a ragione) nella morte "accidentale" del figlio e dall'altra l'arma dei carabinieri.
il caso è ancora aperto e si può seguire anche attraverso il sito de "la repubblica" (www.repubblica.it), infatti il blog è sviluppato in kataweb e il giornale ha molto sostenuto la famiglia in questi mesi.
aspetto con ansia un verdetto che dia una risposta alla tragica fine di questo ragazzo, perchè non è giusto morire in questo modo
in caso di condanna dei carabinieri, spero che l'arma faccia almeno mea culpa. anche nel caso contrario credo.
non si può ridurre un ragazzo in quelle condizioni...
mi ha fatto venire in mente la mattanza di genova
Per chi vuole ci si può iscrivere al Comitato Verità per Aldro
http://www.veritaperaldro.it/comitato.php
Comunque che grinta la Mamma di Federico!
Solo una mamma può essere così determinata nel ricercare la verità sulla morte del proprio figlio!
«Federico a terra colpito da quattro agenti»
«Ogni volta che acquisiamo particolari nuovi sulla morte di nostro figlio risultano sempre più agghiaccianti. E sono sempre peggio rispetto a ciò che avevamo capito fino a quel momento». Patrizia Moretti, la madre di Federico Aldrovandi, ha ricostruito ieri pomeriggio davanti ai giornalisti la testimonianza chiave di una residente che avrebbe assistito allo scontro tra i poliziotti e il giovane morto in via Ippodromo il 25 settembre 2005. «Abbiamo pianto - ha detto - di fronte a cose di tale crudezza».
«Ma siamo grati alla signora che ha testimoniato», ha aggiunto. La residente, che ha raccontato ieri mattina in tribunale davanti a tutte le parti in causa (accusa, difese, parti civili, gip) ciò che ha visto quella tragica notte, era già stata sentita dall’accusa come persona informata dei fatti. Ieri ha ricostruito quei drammatici minuti di nove mesi fa. Patrizia Moretti era presente assieme al marito Lino all’incidente probatorio e ha offerto ai giornalisti una sua sintesi della deposizione.
«E’ stata una testimonianza molto dettagliata e precisa - ha dichiarato ai giornalisti - resa con grandissima dovizia di particolari. La testimone ha detto di essere stata svegliata dalle luci dei lampeggianti di due auto ferme in strada, di essersi avvicinata alle finestre e di aver visto due auto della polizia; fuori c’erano quattro poliziotti in piedi. L’unica cosa che ha affermato di avere sentito con chiarezza era la frase “Apri il baule, apri il baule”. Poco dopo ha visto Federico che si avvicinava agli agenti con passo deciso e, camminando, proveniva dalla parte a fondo chiuso di via Ippodromo. Quando Federico è arrivato in mezzo ai quattro agenti ha fatto una sforbiciata senza toccare nessuno. Ma loro hanno iniziato a picchiarlo tutti e quattro. Lo hanno atterrato e picchiato con i manganelli e hanno continuato a picchiarlo anche quando Federico si dibatteva a terra trattenuto da tre persone.
La testimone ha detto anche di aver sentito una voce di donna che proveniva da dove Federico aveva i piedi, un secondo poliziotto era appoggiato sulle sue cosce, un terzo agente gli gravava sul torace, un quarto era in piedi in corrispondenza della testa e la testimone ha detto di averlo visto calciare. Il quarto poliziotto si allontanava da lì e si avvicinava ad una auto, poi tornava e ricominciava a calciare. Una voce di donna ad un tratto ha detto: “Ahi, mi ha dato un calcio”, quindi gli agenti hanno aumentato la pressione fisica su Federico fino a quando ha smesso di dibattersi. Ma i poliziotti non hanno interrotto quello che stavano facendo, hanno allentato la pressione solo quando uno dei quattro agenti ha detto “Attenzione, stanno accendendo le luci”. Poi sono arrivati i carabinieri, ma a quel punto era già tutto finito».
«La testimone - ha concluso Patrizia Moretti - era tranquilla e decisa e ha sostenuto qualsiasi domanda posta dal pm e dagli avvocati senza esitazioni. La signora, pur essendo straniera, parla e capisce bene l’italiano». (gi.ca.)
(17 giugno 2006)
Dopo averlo letto la prima volta non ho trovato le parole giuste.La seconda volta un senso di vendetta.Ma adesso mi chiedo : chi può essere capace di tutto questo e poi continuare a vivere senza un minimo di rimorso? Come si fà a credere ad una testimonianza così assurda degli assassini?Come si può ottenere giustizia se gli assassini sono poliziotti?

X Frentanodoc : possiamo fare qualcosa anche noi perchè questo atroce delitto non resti impunito?


....no comment....

Per chi ne vuol sapere di più il blog di Federico:
clicca qui
è allucinante come si possa morire a 18 anni!
Sono veramente senza parole!
Mio Dio
Avvertenza
foto da vedere solo per i forti di cuore...
Ecco la foto di Federico, morto per un malore....
clicca qui
Non ne sapevo niente di questo sfortunato ragazzo.... ho letto un pò di cose e sono sinceramente raccapriccianti.... non voglio aggiungere altro per adesso
Scrivo la storia di quel che è successo a Federico, mio figlio.
Non scriverò tutto di lui, non si può raccontare una vita, anche se di soli 18 anni appena compiuti.
È morto il 25 settembre, il giorno di natale sono stati tre mesi…
Ho sempre pensato che sopravvivere ad un figlio fosse un dolore insostenibile. Ora mi rendo conto che in realtà non si sopravvive. Non lo dico in senso figurato. È proprio così. Una parte di me non ha più respiro. Non ha più luce, futuro…
Perché il respiro, la luce e il futuro sono stati tolti a lui.
Sabato 24 settembre è stato un giorno sereno, allegro…
Dopo la scuola il pranzo insieme, chiacchiere, risate. Era ancora estate, faceva caldo. Ha portato a spasso il suo amico cane. Non lo faceva spesso, ma quel giorno è andato con la musica in cuffia. Tutto in quel giorno aveva un’aura speciale.
Pensandoci ora è come se avesse voluto salutare tutti noi. Ha avuto sorrisi per tutti… la gioia era lui.
Ha incontrato la compagnia, ha fatto il suo lavoretto di consegna pizza.
Il programma della sera prevedeva un concerto a Bologna.
Prima di partire è passato da casa per cambiarsi le scarpe, rotte giocando a pallone…
È stata l’ultima volta che l’ho visto vivo.
Ha salutato tutti, compreso il fratello che dormiva già, chiedendomi perché Stefano non avesse risposto al suo saluto.
Anche una sua amica mi ha confermato che quella sera era sereno, che l’ha salutata sorridente con la solita pacca sulla spalla e l’appuntamento al giorno dopo…
Non è mai esistito il giorno dopo.
Al Link il concerto era stato annullato. Quindi la serata è trascorsa lì dentro.
L’hanno detto i compagni che erano con lui, non posso definirli amici, e le analisi lo hanno confermato. Uno dei ragazzi gli ha venduto una sostanza, una pasticca o simili.
Lo definiscono lo sballo del sabato sera. È sbagliato si. Ma non si muore di questo…
Federico lo sapeva bene. Era stato partecipe di un progetto scolastico di ricerca e informazione promosso dalla provincia. So che la sua era una conoscenza approfondita con ricerche sui siti delle asl, conosceva le sostanze e gli effetti. Ed era a suo modo un igienista. Aveva grande cura del suo corpo, di quel che mangiava. Era uno sportivo. Una ragazzo splendido pieno di salute.
E di progetti: pensava alla musica, al suo futuro, lo studio serviva a costruire il futuro.
Nell’immediato c’erano le cose semplici: la patente dopo pochi giorni, il karate, un band musicale da organizzare con gli amici, e la vita di tutti i giorni cercando di stare bene…
Trascorsa la serata il gruppo era rientrato a Ferrara, tornati al punto di incontro dove i più avevano lasciato le macchine o i motorini.
Federico era a piedi. Era partito da casa in macchina con Michy, che poi non era andato a Bologna.
Erano ormai le cinque del mattino. I ragazzi hanno raccontato che gli hanno offerto un passaggio ma Federico non aveva voglia di rientrare subito. Sarebbe tornato a piedi. Era vicino a casa…
Dal suo cellulare si vede che ha chiamato diversi altri amici. Specialmente i suoi migliori amici, un paio di volte ciascuno. Forse per chiedergli se erano ancora fuori… sembra che nessuno gli abbia risposto. I ragazzi che conosco mi hanno detto che avevano già spento il cellulare per dormire.
E poi non so cosa sia successo esattamente. A quell’ora mi sono svegliata, forse non del tutto, chiedendomi se Federico fosse rientrato. Avevo una stanchezza invincibile non riuscivo a muovermi. Poi ho sentito un rumore nella sua stanza ed ero sicura che fosse lì…
Mi sono risvegliata che erano quasi le otto.
Ho cominciato a chiamarlo e ad inviare messaggi. Nulla…
Non era possibile che non rispondesse. Se tardava mi avvisava sempre. Diceva che lo stressavo ma non voleva farmi stare in pensiero. Mi aggrappavo all’idea che avesse solo perso il cellulare…
Poi l’ha chiamato anche suo padre. Sul cellulare di Federico il padre è memorizzato col solo nome, Lino.
Una voce ha risposto.
Ha imperiosamente chiesto chi fosse al telefono, ed ha chiesto di descrivere Federico.
Poi si è qualificato come agente di polizia, ed alle nostre domande ha risposto che avevano trovato il cellulare su una panchina dalle parti dell’ippodromo e che stavano facendo accertamenti. Ed ha riattaccato.
Immediatamente ho cercato in Questura, e ho cercato anche ripetutamente un amico che ci lavora.
Nulla.
Il centralinista rispondeva: c’è il cambio di turno… non sono informato…, appena avremo notizie chiameremo noi…
Niente per altre tre ore!!!! Passate nell’angoscia e nelle telefonate frenetiche agli ospedali, ai suoi amici e di nuovo ripetutamente alla questura.
Nel frattempo Stefano è accorso in bicicletta alla ricerca del fratello. Ringrazio il cielo che non sia andato nel posto giusto.
La polizia è venuta ad avvisarci solo verso le 11. dopo che lo avevano portato via.
Il suo corpo è rimasto sulla strada dalle 6 alle 11.
E non mi hanno chiamata. Era mio figlio. Nessuno ha il diritto di tenere una mamma lontana da suo figlio!
E mi hanno detto che lo hanno fatto per me… perché era meglio che non vedessi.
In quel momento gli ho creduto.
La polizia ha detto che un’abitante della zona aveva chiamato perché sentiva delle urla.
Dicevano anche che si era ferito sbattendo da solo la testa contro i muri.
Questo si è rivelato falso. Smentito dalle verifiche. Federico era sfigurato dalle percosse.
Molto tempo dopo ho riavuto i suoi abiti. Portava maglietta, una felpa col cappuccio e il giubbotto jens. Sono completamente imbevuti di sangue.
Hanno detto che non voleva farsi prendere. Che ha lottato ed è salito anche in piedi sulla macchina della polizia. I medici hanno riferito che aveva lo scroto schiacciato, una ferita lacero-contusa alla testa e numerosi segni di percosse in tutto il corpo. Ho potuto vedere solo quella sul viso, dalla tempia sinistra all’occhio e giù fino allo zigomo, e i segni neri delle manette ai polsi. L’ho visto nella bara. Il suo corpo non sembrava più allineato e simmetrico. Il mio bambino era perfetto, e stupendo. L’hanno distrutto…
E la polizia mi raccontava che era drogato. Che si era fatto male da solo. Che tutto questo era successo perché era un povero tossico e noi sfortunati…
Lo vogliono uccidere due volte. Le analisi hanno confermato che quel che aveva preso era irrilevante. Non certo causa di morte né di comportamenti aggressivi. Semmai il contrario.
Quel che penso è che Federico fosse terrorizzato in quel momento. Gli stava crollando il mondo addosso. La vergogna di essere fermato dalla polizia, la patente allontanata perché aveva preso una pasticca. E aveva dimenticato la carta di identità.
Quella mattina nel vicinato dicevano che era morto un albanese. Nessuno si preoccupava più di tanto…
Ha certo cercato di scappare. Di non farsi prendere. Visto com’era ridotto si capisce come lo abbiano fermato. Quando lo hanno immobilizzato, ammanettato a pancia in giù non ha più avuto la forza di respirare.
Chissà quando se ne sono accorti?
L’ambulanza è stata chiamata quando ormai non c’era più niente da fare. E nemmeno allora lo hanno portato all’ospedale per provare un intervento estremo. Lo hanno lasciato lì sulla strada. Cinque ore. Poi lo hanno portato all’obitorio. E solo allora sono venuti ad avvisarci.
Perché?
Se fosse vero che dava in escandescenze da solo perché non è stata chiamata subito l’ambulanza?
Perché atterrarlo in modo tanto violento e cruento? Era solo. Non c’era nessuno. Era disarmato. Non era una minaccia per nessuno.
Perché aspettare tanto prima di avvisare la famiglia? Chiaro. Per non farcelo vedere…
Se lo avessimo visto così cosa sarebbe successo? Che risonanza avrebbe avuto?
Sul giornale del giorno dopo un articolo che dichiarava che era morto per un malore… tratto dal mattinale della questura.
Il giorno dopo sull’altra testata cittadina “Federico sfigurato”. Immediate controdeduzioni del Capo Procura: “non è morto per le percosse”… questa è stata la prima ammissione di quanto successo.
Ad oggi ancora non sono stati depositati ufficialmente gli esiti degli esami medici. Sono emersi solo alcuni dettagli che ho citato prima.
Quel che non mi da pace è il pensiero del terrore e del dolore che ha vissuto Federico nei suoi ultimi minuti di vita. Non ha mai fatto male a nessuno. Credeva nell’amicizia che dava a piene mani. Era un semplice ragazzo come tanti. Come tutti i ragazzi di quell’età si credeva grande ma dentro non lo era ancora. Aveva tutte le possibilità di una vita davanti, e una gran voglia di viverla…
Nuova reply all'argomento:
IL CASO ALDROVANDI
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