Messaggio del 16-10-2008 alle ore 18:40:43
Ho un nuovo fan: Donatello. Il 90% dei suoi interventi sono volti a farmi rompere; se non mi può dire male, non si sente realizzato.
Oppure è un clone, nato apposta per rompermi i marroni.
Messaggio del 16-10-2008 alle ore 19:15:16
Lo scocciatore
Me ne andavo a zonzo per la via Sacra, com’è mia abitudine, meditando non so che poesiole, tutto assorto in esse. Mi viene incontro un tale noto a me solo di nome, mi afferra la mano e dice: << Come va, carissimo?>> << Bene, per ora >>, gli rispondo, << e ti auguro tutto ciò che desideri >> Poiché mi viene dietro, lo prevengo: << Ti serve qualche cosa?>> E lui: << Dovresti conoscermi >>, dice, << siamo letterati >> << E allora per questo >>, dico io, << hai tutta la mia stima >> Cercando disperatamente di squagliarmela, ora cammino più veloce, ora mi fermo e sussurro non so che cosa all’orecchio del mio servo e il sudore intanto mi cola fino ai calcagni. O Bolano, beato te, dicevo tra me e me, che t’incazzi facile, mentre quello chiacchierava di qualsiasi cosa, mi lodava Roma e le strade. Siccome non gli rispondevo una parola, disse: << Tu hai una voglia matta di andartene, lo vedo da un pezzo; ma non la spunti, ti tratterrò fino alla fine: ti verrò dietro da qui fin dove devi andare >> << Non c’è motivo >>, gli rispondo, << che tu faccia un giro così lungo; vado a trovare uno che non conosci, che sta lontano, ammalato, al di là del Tevere, vicino ai giardini di Cesare >> << Non ho nulla da fare e passeggiare mi piace: ti accompagnerò fin là >> Abbasso le orecchie come fa l’asinello contrariato, quando deve portare sul dorso una soma troppo pesante. E quello attacca: << Se mi conosco bene, non stimerai più di me l’amico Visco o Vario. Chi infatti sa scrivere più versi di me e più alla svelta? Chi danzare con più grazia? Quando io canto poi, mi invidierebbe persino Ermogene >> Questo era il momento di interromperlo: << Ma non hai una madre o parenti che abbiano bisogno della tua assistenza?>> << Non ho più nessuno, li ho seppelliti tutti >> << Beati loro. Ora resto io: ammazzami, poiché pende su di me un triste destino, che mi rivelò quando ero fanciullo una vecchia Sabina, scuotendo l’urna profetica: “Questo qui non lo faranno fuori né crudeli veleni, né spada nemica, né la pleurite o la tosse o la podagra che fa camminare lentamente; prima o poi lo distruggerà un chiacchierone. Se ha testa, eviti i loquaci appena sarà cresciuto”>> Eravamo arrivati al tempio di Vesta e già la quarta parte del giorno se n’era andata; e lui, guarda caso, doveva presentarsi in tribunale, avendo già pagata la cauzione: se non lo avesse fatto, perdeva la causa. << Se mi vuoi bene >>, dice, << assistimi un momento >> << Mi venga un accidente se ce la faccio a stare in piedi o se so qualche cosa di diritto civile; e poi ho fretta di andare dove sai >> << Sono indeciso >>, dice, << sul da farsi, se lasciare te o la causa >> << Me, per favore! >> << Non sia mai >> dice lui, e si mette a precedermi. Siccome è duro lottare col vincitore, lo seguo. << E Mecenate >>, ricomincia, << come si comporta con te? Ha pochi amici ed ha una testa fina. Nessuno ha saputo sfruttare la fortuna più abilmente di te. Avresti un grande aiutante, mi accontenterei infatti di stare al secondo posto, se tu volessi presentargli il sottoscritto; possa io crepare, se con me non avresti già eliminato tutti >> << Lì non si vive come tu pensi; non c’è casa più pura di quella, né più lontana da questi intrighi; lì non mi dà fastidio, ti dico, se qualcuno è più ricco o più colto di me: per tutti c’è posto >> << Gran cosa mi racconti, a mala pena credibile >> << Eppure è così >> << Ancor di più mi spingi a desiderare di essergli amico intimo >> << Basta volere: con il tuo valore lo conquisterai. E’ un uomo che si lascia vincere e per questo rende difficili i primi approcci >> << Non mi scoraggerò; corromperò i servi con regali; se oggi sarò respinto, non mi darò per vinto; sceglierò il momento, mi presenterò a lui agli incroci, gli farò da scorta. Senza grande fatica la vita non ha mai dato niente agli uomini >> Mentre così parla, ecco che mi capita davanti Aristio Fusco, un amico mio che certo conosceva bene quel tale. Ci fermiamo. << Da dove vieni >>, e << dove vai?>>: chiede e risponde. Cominciai a pizzicargli e a stringergli le braccia (e lui faceva l’indifferente), ammiccavo, storcendo gli occhi perché mi togliesse dall’impiccio. Ma lui, burlone a sproposito, rideva facendo finta di non capire; il fegato mi bruciava dalla bile. << Mi avevi detto che volevi parlarmi a quattr’occhi non so di che >> << Me lo ricordo bene, ma te lo dirò in un momento più opportuno: oggi è il trenta ed è sabato; vorresti dileggiare i Giudei circoncisi?>> << Non ho scrupoli superstiziosi >>, gli rispondo. << Ma io sì: sono un po’ debole, uno dei tanti. Scusami: te ne parlerò un’altra volta >> Che giornata nera era spuntata per me! Fugge il disgraziato e mi lascia sotto il coltello. Per fortuna viene verso di lui l’avversario, e << Dove vai, carogna?>>, grida a gran voce, e a me: << Vuoi farmi da testimone?>>. Gli porgo subito l’orecchio. Lo trascina in tribunale: schiamazzo da ambo le parti, gente che accorre da tutte le parti. Così mi salvò Apollo.
(Orazio, Satire, Libro primo, IX, traduzione di Lorenzo De Ninis)