La Piazza
Inceneritori a Treglio ? bella idea
Messaggio del 09-12-2010 alle ore 17:59:34
Caro Hendrix,
ecchenonlosai... ci sta sempre qualcuno che adda parlà...
lo stadio non ci azzecca niente ....
una differenza c'è:
i maio il progetto l'hanno presentato...
a Treglio, invece, stando a quanto raccontate e letto... il progetto non l'hanno nemmeno presentato....
Caro Hendrix,
ecchenonlosai... ci sta sempre qualcuno che adda parlà...
lo stadio non ci azzecca niente ....
una differenza c'è:
i maio il progetto l'hanno presentato...
a Treglio, invece, stando a quanto raccontate e letto... il progetto non l'hanno nemmeno presentato....
Messaggio del 09-12-2010 alle ore 17:04:04
lo stadio è un progetto presentato dai Maio e siamo d'accordo ma non capisco il nesso con la biomassa a Treglio!! vorrei capirlo!!
lo stadio è un progetto presentato dai Maio e siamo d'accordo ma non capisco il nesso con la biomassa a Treglio!! vorrei capirlo!!
Messaggio del 09-12-2010 alle ore 13:58:54
era un progetto presentato dai maio tempo fa
era un progetto presentato dai maio tempo fa
Messaggio del 07-12-2010 alle ore 11:59:05
non ho capito il nesso con lo stadio!!
non ho capito il nesso con lo stadio!!
Messaggio del 07-12-2010 alle ore 00:52:13
ALLA DERIVA!!!!!!!!!!!!!!!
ALLA DERIVA!!!!!!!!!!!!!!!
Messaggio del 06-12-2010 alle ore 02:28:18
Messaggio del 01-12-2010 alle ore 16:18:44
mo ho capito perche' stanno girando un film a Palombaro "lost " ............ futuristici
mo ho capito perche' stanno girando un film a Palombaro "lost " ............ futuristici
Messaggio del 01-12-2010 alle ore 15:48:46
non ci dimentichiamo del turbogas a bomba e dell'elettrodotto che squarcera' l'abruzzo!!!
non ci dimentichiamo del turbogas a bomba e dell'elettrodotto che squarcera' l'abruzzo!!!
Messaggio del 01-12-2010 alle ore 14:59:13
Inceneritore a Treglio.....centro olii ad Ortona.....centrale nucleare a Termoli......ci tocchera' emigrare....ci trasferiremo tutti a Chernobyl per respirare un po' d aria pura....
Inceneritore a Treglio.....centro olii ad Ortona.....centrale nucleare a Termoli......ci tocchera' emigrare....ci trasferiremo tutti a Chernobyl per respirare un po' d aria pura....
Messaggio del 01-12-2010 alle ore 12:38:51
ma onestamente, ci sono così tanti agricoltori/proprietari di terreni agricoli che avranno tutta sta fantasia di andare a bruciare i ceppi in questo inceneritore? (ovvero raccoglierli e poi portarli all'inceneritore)
non so
ma onestamente, ci sono così tanti agricoltori/proprietari di terreni agricoli che avranno tutta sta fantasia di andare a bruciare i ceppi in questo inceneritore? (ovvero raccoglierli e poi portarli all'inceneritore)
non so
Messaggio del 01-12-2010 alle ore 10:41:33
Il progetto presentato la prima volta al Consiglio Comunale di Treglio, non è stato accolto dalla amministrazione di allora, quando la carica di sindaco era ricoperta dal dott. Marco D’Alessandro ( guarda caso un oncologo!).
Nella successiva compagine è arrivato in giunta il Vice Sindaco di Nunzio, il progetto è stato ripresentato e successivamente approvato. Chi è stato più lungimirante?
La legge. E’ vero, il danno è stato causato da Pecoraro Scanio e da P. Bersani l’amico dei petrolieri e degli inceneritori.
Da una parte si sancisce che i finanziamenti e gli incentivi detti “cip 6/92” sono concessi ai soli impianti “realizzati ed operativi” ma dall'altra si prevede che una procedura di deroga sia completata dal Ministero dello sviluppo economico (Bersani) “inderogabilmente” entro tre mesi dall’entrata in vigore della finanziaria. E non è finita qui: la finanziaria 2008 prevede che sia incentivata la quota di produzione di energia elettrica ricavata da energie rinnovabili anche se realizzata in impianti che impiegano fonti energetiche non rinnovabili. In pratica: verrà incentivata la quota di energia riferibile ai rifiuti biodegradabili e alle biomasse prodotta dagli inceneritori. Tale quota riguarderà tutti gli inceneritori che verranno costruiti, anche quelli a tutt’oggi non “operativi e realizzati”.
Le emissioni.
Non pretendiamo e non vogliamo che si dia ascolto alle sirene di Nuovo Senso Civico, ma nemmeno a quelle di Di Nunzio e Vecere.
Noi ci limitiamo a riportare quello che la scienza dice in merito a queste emissioni e a questi tipi di impianti.
Non possiamo fare riferimento alla scienza e alla ricerca solo quando ci conviene.
Cosa si brucia.
Dalle dichiarazioni di Di Nunzio e adesso di Vecere si capisce che tutto si brucerà tranne che il cippato perche non ne esiste una quantità simile nelle vicinanze della centrale e che sono alla disperata ricerca in tutto Abruzzo ed oltre di materiali da bruciare, aumentando l’inquinamento dovuto al via vai di autotreni.
Un giorno si dichiarano 200 poi 300 oggi siamo a 400 quintali al giorno, 144.000 all’anno.
I rifiuti.
Sono obbligati a non bruciare rifiuti per cinque anni: dopo si vedrà. Sempre che non ci sia una emergenza rifiuti in Abruzzo e come al solito una deroga potrà chiederà “per favore” alla centrale di incenerirli.
L’invito.
Probabilmente a gennaio insieme ad altri comitati, promuoveremo un convegno su queste tematiche con la partecipazione di illustri scienziati di fama internazionale che possano chiarire le idee a cittadini, amministratori e imprenditori. Di Nunzio e Vecere sono già ufficialmente invitati.
A chi chiedereste quanto faccia male il fumo di sigaretta: ai produttori di tabacco o al vostro medico di famiglia?
Chi fuma sa di subire un notevole danno alla propria salute , eppure spende 5/10 euro al giorno per comprare le sigarette.
Resta il fatto che se è tutto perfettamente lecito, se si sta fornendo un servizio a cittadini ed alle imprese agricole, perché un impianto del genere non è stato pubblicizzato a dovere? perché solo dopo al nostro intervento oggi si parla di questo impianto e lo si giustifica?
Il confronto avviene di solito prima che si realizzi un’opera del genere, magari qualcuno avrebbe potuto proporre che questo impianto fosse realizzato dal Comune, che fosse un impianto di teleriscaldamento che avrebbe permesso di spegnere 600 caldaie a metano nelle case e nelle aziende dei tregliesi, riducendo veramente l’inquinamento.
Con gli utili dalla vendita dell’energia si sarebbero realizzati infrastrutture comunali, asili, palestre, strade ecc., e soprattutto il controllo del pubblico che avrebbe garantito una gestione… limpida dell’impianto.
Il progetto presentato la prima volta al Consiglio Comunale di Treglio, non è stato accolto dalla amministrazione di allora, quando la carica di sindaco era ricoperta dal dott. Marco D’Alessandro ( guarda caso un oncologo!).
Nella successiva compagine è arrivato in giunta il Vice Sindaco di Nunzio, il progetto è stato ripresentato e successivamente approvato. Chi è stato più lungimirante?
La legge. E’ vero, il danno è stato causato da Pecoraro Scanio e da P. Bersani l’amico dei petrolieri e degli inceneritori.
Da una parte si sancisce che i finanziamenti e gli incentivi detti “cip 6/92” sono concessi ai soli impianti “realizzati ed operativi” ma dall'altra si prevede che una procedura di deroga sia completata dal Ministero dello sviluppo economico (Bersani) “inderogabilmente” entro tre mesi dall’entrata in vigore della finanziaria. E non è finita qui: la finanziaria 2008 prevede che sia incentivata la quota di produzione di energia elettrica ricavata da energie rinnovabili anche se realizzata in impianti che impiegano fonti energetiche non rinnovabili. In pratica: verrà incentivata la quota di energia riferibile ai rifiuti biodegradabili e alle biomasse prodotta dagli inceneritori. Tale quota riguarderà tutti gli inceneritori che verranno costruiti, anche quelli a tutt’oggi non “operativi e realizzati”.
Le emissioni.
Non pretendiamo e non vogliamo che si dia ascolto alle sirene di Nuovo Senso Civico, ma nemmeno a quelle di Di Nunzio e Vecere.
Noi ci limitiamo a riportare quello che la scienza dice in merito a queste emissioni e a questi tipi di impianti.
Non possiamo fare riferimento alla scienza e alla ricerca solo quando ci conviene.
Cosa si brucia.
Dalle dichiarazioni di Di Nunzio e adesso di Vecere si capisce che tutto si brucerà tranne che il cippato perche non ne esiste una quantità simile nelle vicinanze della centrale e che sono alla disperata ricerca in tutto Abruzzo ed oltre di materiali da bruciare, aumentando l’inquinamento dovuto al via vai di autotreni.
Un giorno si dichiarano 200 poi 300 oggi siamo a 400 quintali al giorno, 144.000 all’anno.
I rifiuti.
Sono obbligati a non bruciare rifiuti per cinque anni: dopo si vedrà. Sempre che non ci sia una emergenza rifiuti in Abruzzo e come al solito una deroga potrà chiederà “per favore” alla centrale di incenerirli.
L’invito.
Probabilmente a gennaio insieme ad altri comitati, promuoveremo un convegno su queste tematiche con la partecipazione di illustri scienziati di fama internazionale che possano chiarire le idee a cittadini, amministratori e imprenditori. Di Nunzio e Vecere sono già ufficialmente invitati.
A chi chiedereste quanto faccia male il fumo di sigaretta: ai produttori di tabacco o al vostro medico di famiglia?
Chi fuma sa di subire un notevole danno alla propria salute , eppure spende 5/10 euro al giorno per comprare le sigarette.
Resta il fatto che se è tutto perfettamente lecito, se si sta fornendo un servizio a cittadini ed alle imprese agricole, perché un impianto del genere non è stato pubblicizzato a dovere? perché solo dopo al nostro intervento oggi si parla di questo impianto e lo si giustifica?
Il confronto avviene di solito prima che si realizzi un’opera del genere, magari qualcuno avrebbe potuto proporre che questo impianto fosse realizzato dal Comune, che fosse un impianto di teleriscaldamento che avrebbe permesso di spegnere 600 caldaie a metano nelle case e nelle aziende dei tregliesi, riducendo veramente l’inquinamento.
Con gli utili dalla vendita dell’energia si sarebbero realizzati infrastrutture comunali, asili, palestre, strade ecc., e soprattutto il controllo del pubblico che avrebbe garantito una gestione… limpida dell’impianto.
Messaggio del 01-12-2010 alle ore 10:34:31
non trasformati....
ma addirittura utilizzati come...
(Uana, il concetto è lo stesso... è solo per sottolineare quanto hai detto )
non trasformati....
ma addirittura utilizzati come...
(Uana, il concetto è lo stesso... è solo per sottolineare quanto hai detto )
Messaggio del 01-12-2010 alle ore 10:34:03
Ma lo stadio... ce lo fanno lo stadio?
centrale a biomasse
nuovo stadio
------------
Editato da Bruce Wayne il 01/12/2010 alle 10:34:35
Ma lo stadio... ce lo fanno lo stadio?
centrale a biomasse
nuovo stadio
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Editato da Bruce Wayne il 01/12/2010 alle 10:34:35
Messaggio del 01-12-2010 alle ore 10:23:39
Alex, sai quante centrali di biomassa si sono trasformate, con qualche carta, in veri e propri inceneritori??
Alex, sai quante centrali di biomassa si sono trasformate, con qualche carta, in veri e propri inceneritori??
Messaggio del 01-12-2010 alle ore 09:21:01
Sono perfettamente d'accordo con il contenuto dell'articolo.
Ma che c'entra il termovalorizzatore con l'impianto che sta nascendo a Treglio?
Sono perfettamente d'accordo con il contenuto dell'articolo.
Ma che c'entra il termovalorizzatore con l'impianto che sta nascendo a Treglio?
Messaggio del 01-12-2010 alle ore 01:58:47
non necessita chiarimenti conferenzisti.
non necessita chiarimenti conferenzisti.
Messaggio del 01-12-2010 alle ore 01:56:31
koms se ho capito chi sei.......dovresti essere di treglio giusto?......cmq nn ancora riesco a capire come sia possibile che la discussione sulla costruzione dell'inceneritore non sia passata x il comune!!! qua la situazione si fa sempre piu seria........e l'abruzzo finisce in merda!!!
koms se ho capito chi sei.......dovresti essere di treglio giusto?......cmq nn ancora riesco a capire come sia possibile che la discussione sulla costruzione dell'inceneritore non sia passata x il comune!!! qua la situazione si fa sempre piu seria........e l'abruzzo finisce in merda!!!
Messaggio del 01-12-2010 alle ore 01:52:07
Caso: INCENERITORI E NANOPATOLOGIE
Ormai non esiste più alcun dubbio a livello scientifico: le micro- e nanoparticelle, comunque prodotte, una volta che siano riuscite a penetrare nell’organismo innescano tutta una serie di reazioni che possono tramutarsi in malattie. Le nanopatologie, appunto.
Se è vero che le manifestazioni patologiche più comuni sono forme tumorali, è altrettanto vero che malformazioni fetali, malattie infiammatorie, allergiche e perfino neurologiche sono tutt’altro che rare. A prova di questo, basta osservare ciò che accade ai reduci, militari o civili che siano, delle guerre del Golfo o dei Balcani o a chi sia scampato al crollo delle Torri Gemelle di New York e di quel crollo ha inalato le polveri.
“Comunque prodotte”, ho scritto sopra a proposito di queste particelle che sono inorganiche, non biodegradabili e non biocompatibili. E l’ultimo aggettivo è sinonimo di patogenico. Il fatto, poi, che siano anche non biodegradabili, vale a dire che l’organismo non possieda meccanismi per trasformarle in qualcosa di eliminabile, rende l’innesco per la malattia “eterno”, dove l’aggettivo eterno va inteso secondo la durata della vita umana.
Le particelle di cui si è detto hanno dimensioni piccolissime, da qualche centesimo di millimetro fino a pochi milionesimi di millimetro, e più queste sono piccole, più la loro capacità di penetrare intimamente nei tessuti è spiccata; tanto spiccata da riuscire perfino, in alcune circostanze e al di sotto di dimensioni inferiori al micron (un millesimo di m millimetro), a penetrare nel nucleo delle cellule senza ledere la membrana che le avvolge. Come questo accada sarà il tema di un incipiente progetto di ricerca europeo che vedrà coinvolto come coordinatore il nostro gruppo.
Se è vero che la natura è una produttrice di queste polveri, e i vulcani ne sono un esempio, è pure vero che le polveri di origine naturale costituiscono una frazione minoritaria del totale che oggi si trova sia in atmosfera (atmosfera significa ciò che respiriamo) sia depositato al suolo, ed è pure vero che la loro granulometria media è, tutto sommato, relativamente grossolana.
È l’uomo il grande produttore di particolato, soprattutto quello più fine. Questo perché la tecnologia moderna è riuscita ad ottenere a buon mercato temperature molto elevate a cui eseguire le più svariate operazioni, e, in linea generale e a parità di materiale bruciato, più elevata è la temperatura alla quale un processo di combustione avviene, minore è la dimensione delle particelle che ne derivano. A questo proposito, occorre anche tenere conto del fatto che ogni processo di combustione, nessuno escluso, produce particolato, sia esso primario o secondario. Per particolato primario s’intende quello che nasce direttamente nel crogiolo, per secondario, invece, quello che origina dalla reazione tra i gas esalati dalla combustione (tra gli altri, ossidi di azoto e di zolfo) e la luce, il vapor d’acqua e i composti principalmente organici che si trovano in atmosfera.
Al momento attuale, la legge prescrive che l’inquinamento particolato dell’aria sia valutato determinando la concentrazione di particelle che abbiano un diametro aerodinamico medio di 10 micron - le ormai famose PM10 - e prescrive che la valutazione avvenga per massa. Nulla si dice ancora, invece, a proposito delle polveri più sottili: le PM2,5 (cioè particelle con un diametro aerodinamico medio di 2,5 micron), le PM1 (diametro da 1 micron) e le PM0,1 (diametro da 0,1 micron). Sono proprio quelle le polveri realmente patogene, con una patogenicità che cresce in modo quasi esponenziale con il diminuire del diametro. E per avere un’idea degli effetti sulla salute di queste poveri occorre che le particelle siano non pesate ma classificate per dimensione e contate. Dal punto di vista pratico, la massa di una particella da 10 micron corrisponde a quella di 64 particelle da 2,5 micron, oppure di 1.000 da un micron, oppure, ancora, a quella di 1.000.000 di particelle da 0,1 micron. Perciò, valutare il particolato in massa e non per numero e dimensione delle particelle non dà indicazioni utili dal punto di vista sanitario e può, anzi, essere fuorviante.
Venendo al problema dell’inquinamento da rifiuti, è ovvio che questi debbano, in qualche modo, essere smaltiti.
A questo punto, è necessario ricordare la cosiddetta legge di Lavoisier o della conservazione della massa. Questa recita che in una reazione chimica la massa delle sostanze reagenti è uguale alla massa dei prodotti di reazione. Il che significa che, secondo le leggi che regolano l’universo, noi riusciamo solo a trasformare le sostanze, ma non ad annullarne la massa.
Ciò che avviene quando s’inceneriscono i rifiuti, dunque, altro non è se non la loro trasformazione in qualcosa d’altro, e questa trasformazione è ottenuta tramite l’applicazione di energia sotto forma di calore.
Stante tutto ciò che ho scritto sopra e che è notissimo sia tra gli scienziati sia tra gli studenti delle scuole medie, se noi bruciamo l’immondizia, altro non facciamo se non trasformarla in particelle tanto piccole da farle scomparire alla vista e, con i cosiddetti “termovalorizzatori” – una parola che esiste solo in Italiano e che evoca l’idea ingenuamente falsa che si ricavi valore economico dall’operazione – la trasformazione produce particelle ancora più minute e, dunque, più tossiche.
Malauguratamente, non esiste alcun tipo di filtro industriale capace di bloccare il particolato da 2,5 micron o inferiore a questo, ma, dal punto di vista dei calcoli che si fanno in base alle leggi vigenti, questo ha ben poca importanza: il “termovalorizzatore” produce pochissimo PM10 (peraltro, la legge sugl’inceneritori prescrive ancora la ricerca delle cosiddette polveri totali ed è, perciò, ancora più arretrata) e la quantità enorme di altro particolato non rientra nelle valutazioni. Ragion per cui, a norma di legge l’aria è pulita. Ancora malauguratamente, tuttavia, l’organismo non si cura delle leggi e le patologie da polveri sottili (le PM10 sono tecnicamente polveri grossolane), un tempo ignorate ma ora sempre più conosciute, sono in costante aumento. Tra queste, le malformazioni fetali e i tumori infantili.
Tornando ala legge di Lavoisier, uno dei problemi di cui tener conto nell’incenerimento dei rifiuti è la quantità di residuo che si ottiene. Poiché nel processo d’incenerimento occorre aggiungere all’immondizia calce viva e una rilevante quantità d’acqua, da una tonnellata di rifiuti bruciata escono una tonnellata di fumi, da 280 a 300 kg di ceneri solide, 30 kg di ceneri volanti (la cui tossicità è enorme), 650 kg di acqua sporca (da depurare) e 25 kg di gesso. Il che significa il doppio di quanto si è inteso “smaltire”, con l’aggravante di avere trasformato il tutto in un prodotto altamente patogenico. E in questo breve scritto si tiene conto solo del particolato inorganico e non di tutto il resto, dalle diossine (ridotte in quantità ma non eliminate dall’alta temperatura), ai furani, agl’idrocarburi policiclici, agli acidi inorganici (cloridrico, fluoridrico, solforico, ecc.), all’ossido di carbonio e quant’altro.
Affermare, poi, che incenerire i rifiuti significa non ricorrere più alle discariche è un ulteriore falso, dato che le ceneri vanno “smaltite” per legge (decreto Ronchi) in discariche per rifiuti tossici speciali di tipo B1.
Si mediti, poi, anche sul fatto che l’incenerimento comporta il mancato riciclaggio di materiali come plastiche, carta e legno. I “termovalorizzatori” devono funzionare ad alta temperatura e, per questo, hanno bisogno di quei materiali che possiedono un’alta capacità calorifica, vale a dire proprio le plastiche, la carta e il legno che potrebbero e dovrebbero essere oggetto di tutt’altro che difficile riciclaggio.
Tralascio qui del tutto il problema economico perché non rientra nell’argomento specifico, ma il bilancio energetico è fallimentare e, se non ci fossero le tasse dei cittadini a sostenere questa forma di trattamento dei rifiuti, a nessuno verrebbe mai l’idea di costruire impianti così irrazionali.
Rimandando per un trattamento esaustivo dell’argomento ai numerosi testi che lo descrivono compiutamente, compresi i siti Internet dell’ARPA e di varie AUSL, la conclusione che qualunque scienziato non può che trarre è che incenerire i rifiuti è una pratica che non si regge su alcun razionale. Ma, al di là della scienza, il sensus communis del buon padre di famiglia che per i Romani era legge può costituire un’ottima guida. Usare i cosiddetti “termovalorizzatori” spacciandoli per un miglioramento tecnico, poi, non fa che peggiorare la situazione dal punto di vista del nanopatologo, ricorrendo questi a temperature più elevate.
Perciò, una pratica simile non può essere in alcun modo presa in considerazione come alternativa per la soluzione del problema legato allo smaltimento dei rifiuti, se non altro perché i rifiuti non vengono affatto smaltiti ma raddoppiati come massa e resi incomparabilmente più nocivi.
Stefano Montanari – Direttore Scientifico del laboratorio Nanodiagnostics
Via E. Fermi, 1/L – 41057 San Vito (Modena)
www.nanodiagnostics.it
Caso: INCENERITORI E NANOPATOLOGIE
Ormai non esiste più alcun dubbio a livello scientifico: le micro- e nanoparticelle, comunque prodotte, una volta che siano riuscite a penetrare nell’organismo innescano tutta una serie di reazioni che possono tramutarsi in malattie. Le nanopatologie, appunto.
Se è vero che le manifestazioni patologiche più comuni sono forme tumorali, è altrettanto vero che malformazioni fetali, malattie infiammatorie, allergiche e perfino neurologiche sono tutt’altro che rare. A prova di questo, basta osservare ciò che accade ai reduci, militari o civili che siano, delle guerre del Golfo o dei Balcani o a chi sia scampato al crollo delle Torri Gemelle di New York e di quel crollo ha inalato le polveri.
“Comunque prodotte”, ho scritto sopra a proposito di queste particelle che sono inorganiche, non biodegradabili e non biocompatibili. E l’ultimo aggettivo è sinonimo di patogenico. Il fatto, poi, che siano anche non biodegradabili, vale a dire che l’organismo non possieda meccanismi per trasformarle in qualcosa di eliminabile, rende l’innesco per la malattia “eterno”, dove l’aggettivo eterno va inteso secondo la durata della vita umana.
Le particelle di cui si è detto hanno dimensioni piccolissime, da qualche centesimo di millimetro fino a pochi milionesimi di millimetro, e più queste sono piccole, più la loro capacità di penetrare intimamente nei tessuti è spiccata; tanto spiccata da riuscire perfino, in alcune circostanze e al di sotto di dimensioni inferiori al micron (un millesimo di m millimetro), a penetrare nel nucleo delle cellule senza ledere la membrana che le avvolge. Come questo accada sarà il tema di un incipiente progetto di ricerca europeo che vedrà coinvolto come coordinatore il nostro gruppo.
Se è vero che la natura è una produttrice di queste polveri, e i vulcani ne sono un esempio, è pure vero che le polveri di origine naturale costituiscono una frazione minoritaria del totale che oggi si trova sia in atmosfera (atmosfera significa ciò che respiriamo) sia depositato al suolo, ed è pure vero che la loro granulometria media è, tutto sommato, relativamente grossolana.
È l’uomo il grande produttore di particolato, soprattutto quello più fine. Questo perché la tecnologia moderna è riuscita ad ottenere a buon mercato temperature molto elevate a cui eseguire le più svariate operazioni, e, in linea generale e a parità di materiale bruciato, più elevata è la temperatura alla quale un processo di combustione avviene, minore è la dimensione delle particelle che ne derivano. A questo proposito, occorre anche tenere conto del fatto che ogni processo di combustione, nessuno escluso, produce particolato, sia esso primario o secondario. Per particolato primario s’intende quello che nasce direttamente nel crogiolo, per secondario, invece, quello che origina dalla reazione tra i gas esalati dalla combustione (tra gli altri, ossidi di azoto e di zolfo) e la luce, il vapor d’acqua e i composti principalmente organici che si trovano in atmosfera.
Al momento attuale, la legge prescrive che l’inquinamento particolato dell’aria sia valutato determinando la concentrazione di particelle che abbiano un diametro aerodinamico medio di 10 micron - le ormai famose PM10 - e prescrive che la valutazione avvenga per massa. Nulla si dice ancora, invece, a proposito delle polveri più sottili: le PM2,5 (cioè particelle con un diametro aerodinamico medio di 2,5 micron), le PM1 (diametro da 1 micron) e le PM0,1 (diametro da 0,1 micron). Sono proprio quelle le polveri realmente patogene, con una patogenicità che cresce in modo quasi esponenziale con il diminuire del diametro. E per avere un’idea degli effetti sulla salute di queste poveri occorre che le particelle siano non pesate ma classificate per dimensione e contate. Dal punto di vista pratico, la massa di una particella da 10 micron corrisponde a quella di 64 particelle da 2,5 micron, oppure di 1.000 da un micron, oppure, ancora, a quella di 1.000.000 di particelle da 0,1 micron. Perciò, valutare il particolato in massa e non per numero e dimensione delle particelle non dà indicazioni utili dal punto di vista sanitario e può, anzi, essere fuorviante.
Venendo al problema dell’inquinamento da rifiuti, è ovvio che questi debbano, in qualche modo, essere smaltiti.
A questo punto, è necessario ricordare la cosiddetta legge di Lavoisier o della conservazione della massa. Questa recita che in una reazione chimica la massa delle sostanze reagenti è uguale alla massa dei prodotti di reazione. Il che significa che, secondo le leggi che regolano l’universo, noi riusciamo solo a trasformare le sostanze, ma non ad annullarne la massa.
Ciò che avviene quando s’inceneriscono i rifiuti, dunque, altro non è se non la loro trasformazione in qualcosa d’altro, e questa trasformazione è ottenuta tramite l’applicazione di energia sotto forma di calore.
Stante tutto ciò che ho scritto sopra e che è notissimo sia tra gli scienziati sia tra gli studenti delle scuole medie, se noi bruciamo l’immondizia, altro non facciamo se non trasformarla in particelle tanto piccole da farle scomparire alla vista e, con i cosiddetti “termovalorizzatori” – una parola che esiste solo in Italiano e che evoca l’idea ingenuamente falsa che si ricavi valore economico dall’operazione – la trasformazione produce particelle ancora più minute e, dunque, più tossiche.
Malauguratamente, non esiste alcun tipo di filtro industriale capace di bloccare il particolato da 2,5 micron o inferiore a questo, ma, dal punto di vista dei calcoli che si fanno in base alle leggi vigenti, questo ha ben poca importanza: il “termovalorizzatore” produce pochissimo PM10 (peraltro, la legge sugl’inceneritori prescrive ancora la ricerca delle cosiddette polveri totali ed è, perciò, ancora più arretrata) e la quantità enorme di altro particolato non rientra nelle valutazioni. Ragion per cui, a norma di legge l’aria è pulita. Ancora malauguratamente, tuttavia, l’organismo non si cura delle leggi e le patologie da polveri sottili (le PM10 sono tecnicamente polveri grossolane), un tempo ignorate ma ora sempre più conosciute, sono in costante aumento. Tra queste, le malformazioni fetali e i tumori infantili.
Tornando ala legge di Lavoisier, uno dei problemi di cui tener conto nell’incenerimento dei rifiuti è la quantità di residuo che si ottiene. Poiché nel processo d’incenerimento occorre aggiungere all’immondizia calce viva e una rilevante quantità d’acqua, da una tonnellata di rifiuti bruciata escono una tonnellata di fumi, da 280 a 300 kg di ceneri solide, 30 kg di ceneri volanti (la cui tossicità è enorme), 650 kg di acqua sporca (da depurare) e 25 kg di gesso. Il che significa il doppio di quanto si è inteso “smaltire”, con l’aggravante di avere trasformato il tutto in un prodotto altamente patogenico. E in questo breve scritto si tiene conto solo del particolato inorganico e non di tutto il resto, dalle diossine (ridotte in quantità ma non eliminate dall’alta temperatura), ai furani, agl’idrocarburi policiclici, agli acidi inorganici (cloridrico, fluoridrico, solforico, ecc.), all’ossido di carbonio e quant’altro.
Affermare, poi, che incenerire i rifiuti significa non ricorrere più alle discariche è un ulteriore falso, dato che le ceneri vanno “smaltite” per legge (decreto Ronchi) in discariche per rifiuti tossici speciali di tipo B1.
Si mediti, poi, anche sul fatto che l’incenerimento comporta il mancato riciclaggio di materiali come plastiche, carta e legno. I “termovalorizzatori” devono funzionare ad alta temperatura e, per questo, hanno bisogno di quei materiali che possiedono un’alta capacità calorifica, vale a dire proprio le plastiche, la carta e il legno che potrebbero e dovrebbero essere oggetto di tutt’altro che difficile riciclaggio.
Tralascio qui del tutto il problema economico perché non rientra nell’argomento specifico, ma il bilancio energetico è fallimentare e, se non ci fossero le tasse dei cittadini a sostenere questa forma di trattamento dei rifiuti, a nessuno verrebbe mai l’idea di costruire impianti così irrazionali.
Rimandando per un trattamento esaustivo dell’argomento ai numerosi testi che lo descrivono compiutamente, compresi i siti Internet dell’ARPA e di varie AUSL, la conclusione che qualunque scienziato non può che trarre è che incenerire i rifiuti è una pratica che non si regge su alcun razionale. Ma, al di là della scienza, il sensus communis del buon padre di famiglia che per i Romani era legge può costituire un’ottima guida. Usare i cosiddetti “termovalorizzatori” spacciandoli per un miglioramento tecnico, poi, non fa che peggiorare la situazione dal punto di vista del nanopatologo, ricorrendo questi a temperature più elevate.
Perciò, una pratica simile non può essere in alcun modo presa in considerazione come alternativa per la soluzione del problema legato allo smaltimento dei rifiuti, se non altro perché i rifiuti non vengono affatto smaltiti ma raddoppiati come massa e resi incomparabilmente più nocivi.
Stefano Montanari – Direttore Scientifico del laboratorio Nanodiagnostics
Via E. Fermi, 1/L – 41057 San Vito (Modena)
www.nanodiagnostics.it
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