La Piazza

le "tradizioni forti": l'annunziata
Messaggio del 24-03-2009 alle ore 11:31:56
HAAAA.....RI PI CA ROLIIIIIIII
Messaggio del 24-03-2009 alle ore 11:25:10
portati pure il tuo sodale amico se non avete una voce bianca nel coro
Messaggio del 24-03-2009 alle ore 02:44:18
per non parlare di questo.
Messaggio del 21-03-2008 alle ore 03:53:19
frechete che chiove pure st'anne.
Messaggio del 21-03-2007 alle ore 17:47:45
PI CA RO LIIIIIII
Messaggio del 21-03-2007 alle ore 17:20:22
ignoranza killes more than car accidents...
Messaggio del 21-03-2007 alle ore 17:18:12
in occasione della scadenza annuale, rialzo il post.
Messaggio del 24-03-2006 alle ore 15:24:02
secondo una visione più popolare, viene cantata anche la perniciosità e la maleficità dell'invidia, che negli ambienti rurali da sempre è considerata la rovina dell'armonia nei rapporti tra persone, elemento disgregante, sentimento comunque forte al punto di influire materialmente e dannosamente su coloro che lo
suscitano.
Messaggio del 24-03-2006 alle ore 12:46:25
Io ci vedo una trasposizione del "ver sacrum".

 
Il ver sacrum era costituito da tre elementi organicamente uniti. La consacrazione a una divinità ne costituiva il primo elemento, I Sabini avevano consacrato ad Ares, come sua proprietà assoluta, tutta la produzione vegetale, animale, umana della primavera seguente, Ver ha il significato di "annus", nel senso di prodotto dell’ annata: era l’ anno riferito alla stagione più feconda. In tal senso si può parlare di primavera sacra o consacrata. Il secondo elemento dell’anno sacro consisteva nella espulsione dei giovani e nella loro missione colonizzatrice. I bambini, nati nell’anno sacro, non venivano immolati a Marte, ma, divenuti adulti, venivano espulsi e inviati lontano a fondare una nuova colonia. Il rito dell’espulsione sostituiva il sacrificio umano prescritto da un oracolo. Costituiva una specie di deroga concessa da Marte: era anche un segno di evoluzione nei costumi. Il terzo elemento del ver sacrum, contestuale al secondo, era la migrazione della vereia, cioè della giovane leva consacrata sotto la protezione di un animale sacro, in genere attributo di Marte.
------------
Editato da Bruce Wayne il 24/03/2006 alle 12:50:34
Messaggio del 24-03-2006 alle ore 12:40:14
Te ne sarei grato, Bruce. Comunque un breve acenno alla tradizione è presente nel libro "Canti Popolari Abruzzesi", di Emiliano Giancristofaro. Si parla di un canto portato un paio di secoli fa a Villa Pasquini da un cantore girovago, e tramandato per sola via orale. La tematica dell'infanticidio o comunque del fatto di cronaca nera tramandato oralmente in connessione con la celebrazione dell'annunciazione è ampiamente presente nel dramma liturgico medievale Oggi infatti la trascrizione del testo sulla quale si appoggia chi non ha ancora imparato tutte le strofe a memoria, presenta dei particolari e insoliti costrutti grammaticali non tipici del nostro dialetto attuale. Ciò che più mi lega a questa rievocazione, è il fatto che sia tipica e peculiare di Villa Pasquini ormai da secoli. Riguardo alla tematica e al significato intrinseco, Emiliano Giancristofaro parla di una "contaminatio" della tradizione liturgica del tema dell'Anunnciazione, sostenendo che la particolare forma di narrazione dell'Annunziata esca fuori dagli schemi consueti e tradizionali sia del canto popolare si del "ludus"drammatico. Elementi magici si fondono ad elementi religiosi quindi, in un contesto degli avvenimenti difficile da inquadrare. Ciò che risulta chiaro è invece l'intento di trasmettere significati magici, valori mitici profondi ed evocazioni narrative.
Messaggio del 24-03-2006 alle ore 11:02:36
Ora il riferimento è più chiaro. Se non erro a Guardiagrele circola una versione simile ma in cui l'intervento miracoloso avviene da aprte della Madonna della Purità, cioè della candelora.

Credo rientrino cmq nei riti solstiziali di primavera col sacrificio dei bambini che da rituale diventa simbolico.

Cmq Bartam non mi risulta che questa tradizione sia mai stata raccolta per cui forse sarebbe il caso di documentarla meglio.
Se ci riesco ti faccio avere una scheda di rilevamento per i beni culturali immateriali.
Messaggio del 24-03-2006 alle ore 03:24:40
Medea stermina la sua prole per vendicarsi del tradimento da parte del marito.. La "madre scellerata" del canto, invece, sopprime una figlia adottiva per occultare l'unica prova del suo adulterio. la trasposizione sarebbe difficile. Euripide non c'entra quasi nulla in tale frangente, se non per il particolare dell'infante morto.

Ho citato l'Antigone alludendo ad un'altra tematica. quella dello svincolo tra giudizio umano e giudizio divino. la Madonna Annunziata rivela il terribile delitto, ma non allude nemmeno lontanamente alla condanna a morte della donna adultera e della vecchia megera. E' la comunità degli uomini, preda di impulsioni ataviche, a decidere per il rogo. Antigone, offrendo sepoltura al fratello, nonostante il veto imposto da Creonte, sovrano della città, infrange una regola imposta dall'uomo, non dalla divinità. Creonte al contrario, decretando la morte di Antigone, che verrà murata viva, cede al suo istinto commettendo un atto di "Ubris" in sfavore della divinità, pagandone poi le conseguenze.

Nell'annunziata il concetto di "Ubris", ovvero di preponderanza dell'istinto singlare o di massa sui precetti della ragione umana e divina, viene esaltato e mitizzato.
Messaggio del 23-03-2006 alle ore 23:41:39
Ma Medea è prolicida per vendetta
Messaggio del 23-03-2006 alle ore 23:40:11
Credo che il riferimento sia Medea!
Messaggio del 23-03-2006 alle ore 22:35:55
le tematiche forti dell'infanticidio, dell'adulterio, della punizione divina, e della pena capitale sono i punti nevralgici di molta letteratura, sin dagli albori della tragedia greca (vedi ad esempio l'Antigone, l'eroina dell'omonima tragedia di Sofocle, 497-406 a.c.).
Messaggio del 23-03-2006 alle ore 22:20:46
Durante il mese di marzo,nelle nostre contrade vige l'usanza di celebrare un "rituale canoro" in onore della Madonna Annunziata, la modalità della quale usanza è analoga al canto della Passione Pasquale, e, come essa, la ricorrenza è vestita di quel sentore paganeggiante tipico di tutte le cerimonie religiose peculiari della società rurale. La cantata, in tono monotono e maestosamente gioviale, narra di una vicenda di sangue avvenuta in un luogo non citato,(si parla di Mantova, ma taluni sostengono si tratti di un avverbio di tempo arcaico e non codificato), che vede una donna adultera uccidere il figlio (a?) adottivo, miracolosamente giunto nella dimora per opera dell'Annunziata Vergine, al fine di proibire che esso rivelasse al padre del tradimento, e, "tirando più di tiro",farlo a pezzi, e gettarne il cadavere in un fossato."Per ulterior disprezzo", la sacrilega avrebbe poi offerto in pasto al marito parte del fegato dell'infante, secondo le indicazioni di una vecchia megera vicina di casa, che l'aveva tra l'altro indotta tramite una convincente nenia, all'infanticidio. alla richiesta del padre di notiziecirca la sparizione della creatura, la madre si limita ad affermare di non averla vista per l'intera giornata, prima che lui tornasse da lavoro. Lui, preso dal più terribile sconforto si propone di saltare la cena per mettersi alla ricerca del figlio, allorchè uscito di casa, nei pressi di un albero, vede apparire una giovane e bella donna "di bianco vestita", che gli propina la verità."Tua moglie ha ucciso la creatura per coprire la testimonianza del tradimento; provati a tagliare il fegatello, e saprai la verità". Immediatamente l'uomo rincasa ,e, gettato un agghiacciante sguardo alla moglie, si prova a seguire il consiglio della Annunziatrice, rimanendo sbigottito all'apparizione del volto del figliolo che lo prega di non tagliare poichè quel "fegatello non è d'agnello"...In ciò consta il miracolo dell'annunziata, che preserva l'uomo dal tradimento e denuncia il malfattore. La terribile vicenda termina con il rogo in piazza, nel quale vengono spedite all'inferno sia la moglie meretrice che la vecchia malombra. Nel rituale di onorificazione vengono messi in evidenza aspetti misogini, conservatori e primordiali della concezione locale della vita di coppia, nonchè il solito e immortale atteggiamento animalesco e "forzuto" con il quale la popolazione abbruzzese si pone nei confronti di determinati avvenimenti. D'annunzio sarebbe stato contento di aggiungere questa novella tra le sue "Della Pescara"..E come si suol dire, "a buon intenditor, poche parole...".

Un gruppo di cantori, del quale io sono uno dei componenti più "fanatici", in questo periodo, rievoca tutt'oggi fisarmonica e chitarra alla mano l'antica tradizione dell'annunziata girando nottetempo per le case delle contrade di Villa Elce e Pasquini. l'intensità di tali momenti non è descrivibile. non è descrivibile l'animosità con la quale un gruppi di anziani e giovani cantano di tali antichissime vicende. la tradizione pretende che chi riceva il dono del canto, si a obbligato ad offrire un lauto compenso..motivo per cui il consumo di bevande alcoliche e di slaumi, in questo periodo, raggiunge una frequenza estrema.

a presto riporterò il testo della cantata.

Nuova reply all'argomento:

le "tradizioni forti": l'annunziata

Login




Registrati
Mi so scurdate la password
 
Hai problemi ad effettuare il login?
segui le istruzioni qui

© 2025 Lanciano.it network (Beta - Privacy & Cookies)