La Piazza

Referendum Antidemocratico.
Messaggio del 14-01-2011 alle ore 01:00:54
grazie Marchionne, per il tuo essere davvero granDemocratico...
grazie per voler abolire i diritti duramente conquistati con lotte e sacrifici...
grazie per voler togliere la libertà di SCIOPERO! grazie per volerci far lavorare 8 ore su di una catena di montaggio, con pause ridotte...
grazie per l'intesione di mettere la "mensa" a fine turno, "Accuscì cascheme n'derr subbete subbete"
grazie per il tuo stipendiuccio, circa 1000 volte più del nostro..
grazie per esserti definito "METALMECCANICO"...
grazie per aver finito di distruggere il marchio "FIAT"!

Tanto :
non è più "FIAT", ma CRYSLER,

non è più "ITALIANA", Americana.

non saranno più solo automobili..

e come ha detto il buon Travaglio... TORINO ORA STA IN PROVINCIA DI DETROIT!

VAFFANCULO!



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Editato da Fante il 14/01/2011 alle 01:02:26
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Editato da Fante il 14/01/2011 alle 01:03:18
Messaggio del 14-01-2011 alle ore 01:04:47
Messaggio del 14-01-2011 alle ore 08:42:30
concordo quasi tutto all' infuori di questo

*grazie per aver finito di distruggere il marchio "FIAT"!*


Messaggio del 14-01-2011 alle ore 10:20:56
Perchè non è vero?

C'è solo l'emblema... ma l'acronimo è morto da un pezzo.
Messaggio del 14-01-2011 alle ore 11:17:43
Fante come tutti i sindacati, eccetto la fiom, hanno firmato per questo contratto, io mi auguro che gli operai non pagheranno più la quota sindacale, per cosa? andate a mangiare una pizza con quei 14,58 euro!
Messaggio del 14-01-2011 alle ore 11:20:37
opinione mia personale ora ovviamente.

Perchè mi vien da ridere ora che tutti piangono per la Fiat,compresi gli operai che hanno sputato sul piatto fin' ora,anche comprando macchine straniere.

In Italia non esiste un senso di nazionalismo, di unità,quindi inutile meravigliarci della politica dello Stato italiano.

purtroppo questa è la verità

p.s.: e non bestemmiate solo Marchionne,iniziate dai sindacati che vi hanno inculato peggio di Berlusconi
Messaggio del 14-01-2011 alle ore 11:27:28
giovedì 13 gennaio 2011
FIAT verso il Sudamerica. Adesso riceve aiuti dal Brasile e da Obama, domani se ne andrà...
C’era una volta la Fiat, simbolo italiano, che volava in Brasile, Argentina, America Latina dove moltissimi emigranti italiani lavoravano insieme con argentini e brasiliani e ne erano orgogliosi. C’è oggi la Fiat “americana” che i discendenti di quegli emigranti, che oggi sono argentini e brasiliani a tutti gli effetti, considerano paradossalmente un’ancora di salvezza, che investe in America Latina, ma contemporaneamente uccide le sperenze della terra da cui nacque tutto. Ma l'industria non funziona con il cuore, ma con macchine e soldi e di questo parleremo.
Ciò che va detto agli italiani è che Marchionne andrà via dall’Italia comunque, oggi o fra tre anni o poco più. “L’Italia ha molto da imparare dal Brasile, dalla sua volontà di adattarsi e mutare rapidamente”, ha detto il capo Fiat

lo scorso 10 settembre in Brasile ed è la chiara testimonianza di un amore, fatto ovviamente di interessi. Mentre Termini Imerese è destinata a chiudere alla fine di quest’anno e si discute del futuro di Mirafiori e Pomigliano, in cui la Fiat conta di investire totalmente 1,7 miliardi di euro, subordinando la somma ad un referendum scontato e penalizzante per gli operai, la Fiat ha già programmato, senza compromessi, di investire in Brasile circa 5 miliardi di euro nei prossimi quattro anni, di cui una grossa somma (1,5 miliardi di euro) già nel nuovo stabilimento che sorgerà nel Nordeste in Pernambuco, nella zona portuale di Suape, proseguendo negli investimenti Fiat a Betim, Iveco a Sete Lagoas, New Holland a Contagem e di Campo Largo a Paranà per una somma di circa 200 milioni di dollari. Non è tutto.

La Fiat ha già stanziato 200 milioni di dollari per la futura produzione a Cordoba in Argentina, una fabbrica che avrebbe dovuto chiudere due anni fa e che è incredibilmente rinata (Cordoba può, Termini Imerese non potrà mai). Inoltre l’Italia non ha visto e non vedrà mai la produzione di Chrysler nel suo paese (che pure frutterebbe molto lavoro) ma solo un semplice supporto di assemblaggio a Mirafiori per l’auto americana che la Fiat produrrà comodamente in Messico, nel quartier generale di Toluca, a Ramos Arizpe, dove la Chrysler (leggasi Fiat) prevedeva di chiudere solo un anno fa ed a Saltillo già ribattezzata la “Detroit dell’America Latina” aperta lo scorso settembre con un investimento di 570 milioni di dollari. E’ qui che la Fiat investe sulle auto elettriche, sul biodiesel, sulle energie alternative, così sconosciute in Italia.

E’ difficile prevedere anche quale sarà il futuro di ciò che oggi è Fiat Industrial (camion, mezzi agricoli ecc.) dopo l’apertura a marzo, con 500 milioni di dollari di investimento, di un grande stabilimento New Holland a Sorocaba, che si aggiunge a quelli di Curitiba, Piracicaba e del già citato impianto di Contagem. Per non parlare dei futuri investimenti su Iveco La Miranda in Venezuela ed a Bogotà, dove la Fiat è pronta a ritornare.

Si potrebbe aggiungere che in Sudamerica la Fiat sponsorizza campionati e squadre mentre qui ha rinunciato perfino alla sua creatura, la Juventus; che esistono megastore, manifestazioni, fiere, laboratori tecnologici, progetti di finanziamento per giovani creatori…E pensate che veramente Marchionne se volesse, non potrebbe mantenere qui gli investimenti o che un SI possa cambiare la sua opinione? Basterebbe 1/4 degli investimenti latinoamericani per sollevare la Fiat in Italia senza perdere nulla in America Latina. Non accadrà.

Ciò che non sanno argentini, brasiliani, messicani è che la Fiat che ringrazia Lula, CFK, Calderon per gli investimenti statali, che assume facilmente con stipendi modici e che sistema i propri quartieri generali a Betim e Cordoba, è che fra qualche decennio Betim sarà come Torino oggi, Cordoba come Termini Imerese e la Fiat volerà in Russia, Cina ed India. Così, dopo i loro avi italiani, anche i figli o i figli dei figli conosceranno l’amaro destino ideato da tale Sergio Marchionne che tutti chiamano “il profeta del nuovo sistema industriale”. E spero con tutto il cuore di sbagliarmi.

di Angelo D'Addesio – fonte il sole24ore
fonte
Messaggio del 14-01-2011 alle ore 11:52:21
chi se la prende con marchionne chi con i sindacati, ma nessuno dice che tutto qs è figlio della totale incapacità della classe politica italiana nel suo complesso.

1. perchè dopo che la Fiat ha preso miliardi dallo stato nessuno che prenda marchionne per il collo e che glielo rammenti
2 perchè in Italia c'è una tassazione assurda, e quindi il lavoratore prende poco e lavora scazzato
3. perché in italia si tassa più il lavoro e l'investimento produttivo che non le rendite, quindi conviene comprare appartamenti e affittarli piuttosto che gestire un'impresa
4. qui ci sono lavoratori non licenziabili anche se incompetenti, e tutta una serie di precari che sono sfruttati come schiavi
5. la ricerca non è incentivata nè premiata, per cui si producono oggetti che si possono fare in polonia,in cina o vietnam senza problemi guadagnando di più.
6. in tutto qs schifo, perchè mai marchionne non dovrebbe approfittare e andare a costruire dove costa di meno e si produce di + una merce di non particolare pregio tecnologico?
7 in germania marchionne nn l'hanno fatto nemmeno entrare. sarà un caso che loro crescono a 3,4 % annui e noi allo 0,4 loro con stipendi altissimi e noi al 23° posto in europa con un costo della vita simile al nostro?

Messaggio del 14-01-2011 alle ore 13:18:28
Bak
Messaggio del 14-01-2011 alle ore 14:12:40
Bak mi sono permesso di rispondere a una domanda rivolta a te in questo thread
Messaggio del 14-01-2011 alle ore 18:20:29
fa' bbone....ngule a tutte chi li mirdune chi la tuta chi ji vote........acchiappeteve quesse
Messaggio del 15-01-2011 alle ore 03:12:50

p.s.: e non bestemmiate solo Marchionne,iniziate dai sindacati che vi hanno inculato peggio di Berluscon



Ma infatti , bestemmiamo anche i sindacati come la CISL , UIL, FISMIC.. Ovviamente tutti servi del padrone..

Non di certo la Fiom, che è l'unica a rappresentarci.

x BAKUNIN, concordo in pieno.


X lucacanali: saranno tutti ignoranti tifosi del Milan evidentemente.
Messaggio del 15-01-2011 alle ore 11:45:27
A referendum concluso ho letto questo commento (Gianfrancesco Turano per L'Espresso) che ritengo estremamente interessante e condivisibile.

Marchionne vince con la panchina lunga

Nel dopo-partita se ne sentono sempre di ogni. Fatto sta che alle carrozzerie di Mirafiori la Fiom ha perso. Marchionne e gli altri sindacati hanno vinto. Anche se certo non come pensavano. Nei giorni scorsi, i trionfalisti si auguravano l’80% e i più prudenti parlavano di sì al 60%, invece del 54% ottenuto grazie ai voti degli impiegati e dei capi.

Non per fare lo Sconcerti del sindacato ma vorrei riflettere su qualche statistica. Alle carrozzerie di Mirafiori la Fiom ha iscritti pari al 13% dell’intera forza lavoro e un 22,4% in termini di rappresentanza Rsu.

Se prendiamo il primo dato (13%) c’è un’osservazione molto semplice. Non solo la posizione della Fiom non è isolata, non è massimalista, né vanamente barricadera. Il referendum dice che il 46% dei lavoratori di Mirafiori (e hanno votato quasi tutti) condivide le posizioni della Fiom.

Insomma, se la Fiom al referendum vale circa il quadruplo dei suoi iscritti e il doppio dei suoi voti, gli altri sei sindacati sono stati in larga parte sconfessati dalla loro stessa base. Quindi, sono molto meno rappresentativi di quanto credono di essere.

Più chiaramente ancora. Hanno preso una direzione che oltre la metà degli operai di linea non condivide.

Per chi in questi giorni ha sostenuto che la Fiom è antidemocratica è una bella contraddizione. Democrazia significa che i rappresentanti rappresentano i rappresentati, non se stessi. Fim, Uilm, Fismic, etc, hanno quanto meno interpretato con ampia autonomia il loro ruolo rispetto alla delega ricevuta dalla base. Che, all’incirca per metà delle forze, ha respinto questo accordo.

Quindi Marchionne ha vinto. Ma ha vinto risicato. Ha vinto male, grazie agli impiegati e ai capi. Adesso si ritrova con metà dello spogliatoio scontenta. Difficile che una squadra funzioni bene, date queste premesse.

Messaggio del 15-01-2011 alle ore 12:25:23
x gipsy
la tua risposta è anche la mia.

Messaggio del 15-01-2011 alle ore 13:33:23

Torino, 15 gen. (Adnkronos/Ign) - La lunga notte di Mirafiori si è conclusa una manciata di minuti dopo le sette di questa mattina, dopo uno scrutinio durato quasi 10 ore. I lavoratori delle Carrozzerie hanno detto di sì all'accordo siglato lo scorso 23 dicembre da azienda, Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri con 2735 voti favorevoli, pari a una percentuale del 54,05%. Il no ha invece ottenuto 2325 voti, il 45,95%. Le schede nulle e bianche sono state 59. Scongiurato, dunque, il rischio che il Lingotto passi al 'piano B'. ''Con il 51% dei consensi resteremo'', ha infatti ribadito più volte in questi giorni l'ad Sergio Marchionne.

Determinanti per ribaltare l'esito che per metà dello spoglio ha visto il no in vantaggio, i consensi all'intesa ottenuti nei seggi degli impiegati e del terzo turno, dove i voti a favore sono stati rispettivamente 421 e i no 20, e 262 contro 111. L'accordo invece è stato bocciato nei seggi 6, 7, 8 e 9 dove hanno votato gli addetti al montaggio, e dove la Fiom è tradizionalmente forte: i voti contrari sono stati complessivamente 1576 (il 53,2%) contro i 1386 voti favorevoli (il 46,8%).

Via libera al piano di rilancio di Marchionne che prevede un miliardo di investimenti e nuove regole su orari, flessibilità e rappresentanza, anche dalla verniciatura dove nei due seggi interessati i sì sono stati rispettivamente 140 e 113, i no 93 e 102. Nel reparto lastratura, dove si è fatta sentire la componente Cobas, invece, in un seggio ha vinto il sì con 212 voti a favore e 205 voti contrari, nell'altro i no sono stati 218, i sì 202. Senza gli impiegati dove il sì è prevalso per 401 voti, tra gli operai il giudizio favorevole all'intesa ha superato il no di 9 schede.

A ritardare le operazioni di spoglio, cominciate poco dopo le 21, il giallo che ha interessato il secondo seggio scrutinato, il numero otto dove avevano votato 768 addetti al montaggio. Dai primi conteggi sembravano mancare all'appello una cinquantina di schede, l'esito pertanto è stato congelato per un paio d'ore, fino a quando la commissione elettorale non ha verificato una ad una le firme e i voti validi, considerando poi il voto regolare.

Quando mancava un seggio alla fine dello scrutinio, poi, l'esultanza di un esponente del fronte del sì per il quorum raggiunto ha scatenato un parapiglia tra i componenti della commissione elettorale e un rappresentante della Fiom si è sentito male. Le operazioni di spoglio sono state quindi sospese fino a quando non è arrivata l'ambulanza per i soccorsi.

Il referendum ha fatto registrare un'affluenza record: nei tre turni (il terzo ha votato nella notte di giovedì, il primo e il secondo nella giornata di venerdì) alle urne si sono recati complessivamente oltre 5119 lavoratori su 5431 aventi diritto, pari al 94,2%. Intanto, secondo alcune fonti sindacali, mentre era in corso lo scrutinio, davanti ai cancelli della porta due alcune bandiere delle sigle firmatarie dell'intesa sarebbero state date alle fiamme da persone non identificate.

LE REAZIONI - ''L'esito del referendum apre un'evoluzione nelle relazioni industriali soprattutto nelle grandi fabbriche che dovrebbe consentire un migliore uso degli impianti e una effettiva crescita dei salari'' commenta ai microfoni del Gr2 il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi.

"Come per tutti i veri cambiamenti, la decisione è stata sofferta - sottolinea il leader della Uil, Luigi Angeletti - Alla fine hanno vinto le ragioni del lavoro. Il sì all'accordo ci fa vedere, con più ottimismo, il futuro di Mirafiori e dell'industria automobilistica nel nostro Paese".

Per il segretario della Fim di Torino, Claudio Chiarle, ''oggi è una giornata importante per Mirafiori e per Torino. La cosa più importante è fare in modo che l'intesa si realizzi, per questo, fin da lunedì saremo impegnati ad incalzare l'azienda perché si vada in questa direzione''.

Mentre Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom, ci tiene a rimarcare che "la maggioranza degli operai ha detto no. E' un atto di coraggio eccezionale e una colossale sconfitta politica e morale per Marchionne e i suoi sostenitori. E' chiaro a tutti, ora, che c'è la forza per andare avanti e rovesciare l'accordo della vergogna".



Ed ora spazio all'anarchia



Non di certo la Fiom, che è l'unica a rappresentarci.



Caro Fante guarda a 360 gradi e non fare il tifoso quando si parla di difese; oltre alla Fiom in questa vertenza ci sono anche i Cobas (USB) che hanno presieduto davanti ai cancelli di Mirafiori durante questo Referendum farsa e la Failms.
Troppo comodo schierarsi con chi ha spazio mediatico e appoggio politico

PS: Personalmente non darò mai il mio appoggio alla Fiom visto che è stata l'organizzazione che insieme ai suoi compari Fim e Uilm in tutti questi anni ha svenduto accordo dopo accordo diritti e dignità dei lavoratori.

Verba volant, scripta manent

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Editato da Sojit_e_sorvnut il 15/01/2011 alle 13:38:28
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Editato da Sojit_e_sorvnut il 15/01/2011 alle 13:39:03
Messaggio del 15-01-2011 alle ore 14:47:34

Il sì passa al 54 % grazie al voto decisivo di impiegati e capetti.

E' stata una lunga notte, quella passata ai cancelli di Mirafiori. Non solo operai/e e strutture sindacali e dell'attivismo politico ma tanti uomini e donne, anche da fuori Torino, per stare e sentirsi vicini a quanti in questi giorni sono stati al centro di un ricatto che vuole estendersi come norma sociale al resto del paese.

Il risultato del test referendario, costruito contro gli operai chiamati al voto con "un offerta che non potevano rifiutare", non è quello che l'ad fiat e la dirigenza di corso Marconi si aspettavano. Le percentuali del No sono ancora più alte di quelle espresse a Pomigliano poco più di sei mesi fa. Certo vedersi soffiare la vittoria per soli 4 punti principali fa incazzare per un esito che sembra sfumare quando era lì a portata di mano ma ci sono sconfitte che valgono più di tante vittorie. Sono quelle in cui si è combattuto. La battaglia di Mirafiori è certamente una di queste.

Il risultato del referendum lo hanno deciso in sostanza gli impiegati perche' gli operai hanno detto di no in modo rilevante. Può dirlo con ragione il segretario nazionale della Fiom responsabile dell'auto, Giorgio Airaudo, che chiosa: 'gli operai delle linee di montaggio - ha aggiunto - hanno detto di no. Di fatto sono stati decisivi gli impiegati che a Mirafiori sono in gran parte capi e struttura gerarchica''.
Sono loro gli ultimi seggi scrutinati, un pezzo di azienda che occupa 441 persone. Lì i voti per il Sì sono stati oltre il 90%. Certo, anche tra gli operai molti hanno votato No, come nota con non celato compiacimento Imarisio sul Corriere della Sera, ma non dobbiamo certo ricordare qui le pistole alla tempia puntate in questi giorni contro questi lavoratori e queste lavoratrici. Una pressione cui si sono prestati tutti i pezzi che contano della politica nazionale e locale, con particolare impegno profuso "a sinistra".

Tra le mille dichiarazioni rituali per un risultato che certo non faciliterà la vita ai supporters del si, el loro sostanziale isolamento - morale oltre che politico - non si capisce quale entusiasmo vantino i vari cani da guardia di casa-Fiat: Ugl, uilm, film e fismic.
Ha ragione la Fiom a rivendicare a sé il senso politico di una vittoria che è sua e dei pezzi di società che l'hanno accompagnata in questa battaglia, dal 16 ottobre a oggi: studenti, precari, uomini e donne che hanno chiaro in testa quali siano i responsabili della crisi e soprattutto quali non siano le strade giuste per uscirne fuori.

Ha ragione soprattutto chi dice, per ora sommessamente ma con una consapevolezza che guarda lontano, che la partita non si chiude qui. Sei mesi fa la "sconfitta" di Pomigliano aprì bene o male uno spazio politico che ci ha portati ad un autunno intenso e alle giornate di oggi. Fu una rottura inaspettata che nei mesi seguenti ha rilegittimato il conflitto sociale e la lotta di classe come pratiche e narrazioni condivise.

Quali conseguenze produrrà il risultato di Mirafiori?
Verso e oltre il 28 gennaio chi non accetta i ricatti proverà a costruirlo insieme!
Messaggio del 15-01-2011 alle ore 14:53:17
Secondo me il funerale è solo rinviato.....se nel nostro paese non cambiano le politiche industriali nessun imprenditore verrà più ad investire!!
Colpa della globalizazione....io da imprenditore in Italia non investirei nemmeno 1€.
Abbiamo la pressione fiscale più alta d'europa.....i servizi peggiori d'europa.....le mafie più potenti del mondo.....la corruzione più alta....mo fatevi 4 conti e ditemi voi che fareste!!
Però rispondetemi se volete portando SOLUZIONI e no puntando sempre il dito!!
Quà servono idee e non bestemmie e chiacchiere!
Messaggio del 15-01-2011 alle ore 15:12:36
A questo momento non c'è nessun piano industriale.
Ci sono solo promesse marinaie di Marchionne.
Chi gli ha chiesto chiarezza sulle strategie Fiat in Italia ha sempre risposto che "O si fa come di Io o investiamo da un'altra parte"
Dopo questo referendum farsa e le tante minacce esternate, vediamo se tramuterà quelle chiacchiere in fatti.
Resto sempre del parere che la Famiglia Agnelli ha diviso la Fiat in "Fiat Auto" e Fiat Industrial" perchè vuole dedicarsi esclusivamente a trattori, camion ecc...ecc.... abbandonando Fiat Auto che tra qualche anno andrà a sparire perchè Loro non lo ritengono più redditizio; in questo momento è solo speculativo ed in borsa vola che è una bellezza
Questi "Accordi Minaccia" serve loro per rispettare l'accordo fatto con Crysler per poter restituire 7,5 miliardi di dollari al governo americano, se riuscirà in questa impresa (secondo me assai improbabile) vedrete che fine farà Fiat Auto.
Intanto i primi passi (Pomigliano e Mirafiori) sono andati a segno.........avanti i prossimi (Melfi che in parte è già operativo questo accordo minaccia, Cassino e Sevel)

Finchè l'orticello non verrà smembrato, questo popolo anestetizzato non si sveglierà mai da questo torpore.
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Editato da Sojit_e_sorvnut il 15/01/2011 alle 15:16:16
Messaggio del 15-01-2011 alle ore 16:15:45
HANNO VINTO CON IL 54%.......CIOE' GRAZIE AL VOTO DEI CAPI REPARTO CANI DA GUARDIA DEL PADRONE E' CON LE SEGRETARIE POMPINARE DA SOTTOSCRIVANIA
Messaggio del 18-01-2011 alle ore 23:33:54

Intanto i primi passi (Pomigliano e Mirafiori) sono andati a segno.........avanti i prossimi (Melfi che in parte è già operativo questo accordo minaccia, Cassino e Sevel)

Editato da Sojit_e_sorvnut il 15/01/2011 alle 15:16:16



Come volevasi dimostrare, e non è mica finita così

Attacco a Melfi e Cassino

Lui lavora per lo scontro sociale e si sta meravigliando perchè non ancora arriva

Non arriva perchè siamo un POPOLO DI PECORONI
Messaggio del 19-01-2011 alle ore 02:11:51

CIOE' GRAZIE AL VOTO DEI CAPI REPARTO CANI DA GUARDIA DEL PADRONE E' CON LE SEGRETARIE POMPINARE DA SOTTOSCRIVANIA



stupisce invero la ragionata e approfondita analisi.
Messaggio del 19-01-2011 alle ore 23:37:12
dal quotidiano "Il Mattino" di Napoli (Edizione Nazionale)

Luciano Costantini Diodato Pirone ROMA. Dopo il referendum di Mirafiori e prima di far scattare l’operazione Cassino e Melfi, Sergio Marchionne in un’intervista a ”Repubblica” lancia una nuova sfida al sindacato. Punto a salari tedeschi e alla partecipazione dei lavoratori agli utili, dice l’amministratore delegato di Fiat. E già le varie sigle si vanno posizionando. «Per la prima volta - risponde il leader Cisl Bonanni - Marchionne parla con forte chiarezza». E ricorda come la questione della partecipazione agli utili sia un vecchio cavallo di battaglia della sua confederazione. «La partecipazione è d’obbligo ma non si può avanzare con l’antagonismo. Riteniamo che serva alle aziende dove si mira alla qualità e alla quantità, ad un maggior salario e a far star bene impresa e lavoratori». «E’ un bene l’apertura del top manager di Fiat - conferma il segretario generale dell’Ugl Centrella - ma sarebbe indispensabile anche un sindacato unito e democratico, dunque maturo e pronto per una sfida del genere, cosa che ancora non è». Susanna Camusso non entra nel problema specifico, ma preferisce leggere nelle parole di Marchionne la debolezza del nostro sistema produttivo. «Il manager - sottolinea il numero uno della Cgil - ripropone un tema noto. Il cuore mi pare quello dei Paesi che fanno una politica industriale e attraggono investimenti e invece c’è una dichiarazione Fiat che dice che in questo Paese non c’è una politica industriale. E’ un Marchionne molto difensivo e come sempre non racconta qual è il piano di Fabbrica Italia». Intanto sta per partire la terza tappa della ristrutturazione degli stabilimenti italiani di Fiat. Il Lingotto sta valutando tempi e modalità dell’uscita dal contratto nazionale della SEVEL in Abruzzo, la più grande fabbrica italiana del gruppo con i suoi 6.100 dipendenti che nel 2010 hanno assemblato 190 mila furgoni. I sindacati si attendono l’avvio dell’operazione per la fine del mese o i primi di febbraio. Con ogni probabilità se ne saprà di più già nei prossimi giorni, al termine di un incontro fra i responsabili Fiat e le autorità regionali. Per ora dal Lingotto trapela solo la volontà di sviluppare ulteriormente l’impianto, considerato fra i gioielli del gruppo. Sevel, frutto di una joint venture con Peugeot, è uno stabilimento in condizioni molto migliori di Mirafiori e Pomigliano poiché ha già superato la crisi. L’anno scorso ha prodotto oltre il 60% di pezzi in più rispetto al 2009 lavorando su tre turni, dunque anche di notte, per cinque giorni. La domanda però sembra superiore alle attuali cadenze produttive. In fabbrica gira voce che Fiat abbia ricevuto grosse commesse e c’è qualcuno che si spinge a parlare di export verso gli Usa poiché Chrysler dovrebbe fermare la produzione dei suoi furgoni di derivazione Daimler. «Vedremo cosa proporrà Fiat - dice Domenico Bologna, segretario della Fim-Cisl - Se Marchionne vuole flessibilità deve però accettare lo scambio con posti di lavoro e aumenti salariali». Nel 2008, la SEVEL sfornò 250 mila pezzi utilizzando però oltre ai dipendenti "fissi" altri 1.000 lavoratori interinali e 300 circa con contratto a termine che però non si videro rinnovare il contratto a causa della crisi. Solo nei prossimi giorni si saprà se per l'Abruzzo si apriranno nuove occasioni lavorative.




Qualcuno inizia a fare anche il nome della Sevel vedremo tra pochi giorni gli sviluppi che ci saranno.
Intanto la direzione Sevel istruisce i propri preposti su come inculcare ai propri dipendenti la necessità di fare lo stesso accordo di Pomigliano e Mirafiori.
Con tutti i metalmezzadri che ci sono e gli scambi di favori in atto, non ci sarà nemmeno bisogno del referendum, passera di tutto e di più con la buona pace anche di chi ha ancora una dignità da difendere.
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Editato da Sojit_e_sorvnut il 19/01/2011 alle 23:39:55

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Referendum Antidemocratico.

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