La Piazza

Sabato. Ogni giorno ti è regalato.
Messaggio del 29-04-2009 alle ore 13:30:55
dopo una giornata così torni rigenerato...


una rinascita.


quando hai questa necessità di "cambiare aria" prendi e vai,senza esitare...e vieni ripagato con una giornata a dir poco fantastica.


ARH!
Messaggio del 28-04-2009 alle ore 17:09:14
come hai ragione...
Messaggio del 28-04-2009 alle ore 13:19:04
fantastico!
Messaggio del 27-04-2009 alle ore 23:06:24
Sono come un astronauta quando vi scrivo qui.
Vi vedo dal monitor. mi mancate.
Da Bologna, note di un astronauta.



Vi ricordate i gioco libri? Quei libretti che trovavate dal cartolibrario con opzioni di scelta sull'inizio, sul finale di una storia etc ("vai a pagina 4 se vuoi che Conan uccida la selvaggia Clitoride")? Ecco, è come il sabato:
come è stato questo sabato.

OPZIONE 1 del sabato mattina.
Mi sveglio.
E' sabato. Sabato. Potrei starmene a casa e godermi il suo torpore:
caffè amaro guardando gli alberi dalla finestra, riflettere in modo depresso e melanconico sulla vita, essere un due coglioni di uomo. Magari di mezzo anche una doccia. Fumare, fumare tanto, per casa. Per casa sbattere a destra e a sinistra come un pipistrello, ma con quel pò di radar darwiniano necessario a prender la pentola e farsi unl risottino ai funghi industriale, sapete, quelli chimici nei sacchetti che nelle mensole dei single non mancano mai.

Ah, nessuna donna ce la fa a tenermi la mano, solo a prendermela. E questo non è amore. Amore.
Ecco, pensieri come questi, mentre guardo gli alberi che si fanno gli affari loro, "mah, vegetiamo, vedi tu".

Perchè è sabato.
SABATO.

OPZIONE 2 - Sabato mattina
Oppure.
Vago in Via Indipendenza in pantofole e arrivo in stazione. Guardo il cartellone ancora una volta come se stessi buttando una pallina in una roulette. Rosso nero, rosso nero, pari e dispari, Venezia Milano Genova Pescara. Dove vado, dove vado?
Parto.
PARTO.


Bè, è andata così. Ho scelto la 2.
Sabato sono partito.
Vado in stazione. Passo dal giornalaio. Non sapevo cosa leggermi in treno. Rolling Stones? Ma non mi piace. Max? Ma andiamo. GQ? Una volta mi piaceva ora no, uno di noi due è cambiato. O entrambi. Mi fermo a sbirciare.
"To', il libro di Marco Travaglio che ho impaginato, "Promemoria" . Non sapevo si trovasse anche dal giornalaio.
"Mi dà quel volumetto su Idro Montanelli?" Fa un tipo affianco a me.
Mi giro. Indovinate chi era?
Marco Travaglio.
Ma pensa te, alla stazione lo incontro. Dei ragazzi gli stringono la mano. Io lo fermo, gli dico che non ci siamo mai conosciuti di persona e che se il suo libro non gli dovesse essere piaciuto come impaginato e grafica è tutta colpa mia, mentre corriamo per un tratto tutti e due ai relativo binari.
"Ah. L'hai impaginato tu. Ma guarda dove ci dovevamo incontrare - mi fa. - Quindi sei il grafico?"
"Si" gli dico
"E ora che fai?"
"Il grafico"
Ciao ciao.
Che incontri bizzarri in stazione.


Parto, arrivo in quell'incantevole paesino tra Mantova e Brescia, Castiglione Delle Stiviere.
Gli amici della Gattogrigio editore stavano trascorrendo un sabato pomeriggio promuovendo libri dentro questo splendido cortiletto dal sapore "post guerra, metà novecento" (sarà che ieri era il 25 della Liberazione): mura vecchie, edera che vi scende, resti di portici in mezzo ai quali c'era un biliardino. L'orario era perfetto: appena dopo pranzo, quando c'è quella quiete da paesino mediterraneo.
Guardavo incantato questo cortiletto sentendomi fortunato di essere lì.
Regalati una giornata. Se fossi rimasto a casa, mi dicevo...Questa giornata ti è stata regalata.
Mi trovo della carnazza da mangiare, un piattino di plastica sulle ginocchie. E mi fumo la mia paglia, oh si, mentre i musicisti iniziano a suonare. Musica da post guerra, in quel cortiletto da post guerra: violino contrabbasso etc, come se vedessi davanti a me il Maresciallo (mio nonno) danzare con la Contadina (mia nonna). E c'era la violinista, una creatura dolce, rosea.
La guardavo, la amavo in silenzio, sotto l'edera.
Quando sono rimasto da solo non volevo perdere l'attimo; prendo un foglio e una penna, la guardo, mi appunto quelle emozioni, perchè in città è diverso quando lo riscrivi, si. Non hai i polmoni gonfi.
Le vele son sporche.

La città è grigia.

Scrivo queste poche righe su un foglio volante, come se avessi rubato qualcosa da quell'aria e me lo volessi riportare a casa:

Come sfiori
la mia attenzione, violinista.
Mi emozioni.
Il modo che hai di levigare la mia percezione di te,
liutaia.
Olio, ruvido, suoni, seghi via il resto di cui non abbiamo bisogno.
Scultrice, pittrice,
cuoca.
Le tue guance rosee, di quel rosato mi bagno e mi immergo
se inspiro mentre ti guardo
potrei annegar.
Saliva.

Guance rosee, rosa
è il tramonto,
e se avanzo sei notte umida
e avanzo ancora come un soldato, principessa fatti far prigioniera: sei mattina;
nuda rugiada in nude vallate da scoprire
curioso voglio azzardare e baciarti scendendo:
spiegati, fiore.

Tutto trascini, imbranata,
sedie, panche, strade e piazze
tutto il mondo come in un buco nero
un burrone infinito;
dolce è il pensiero di non toccar mai il fondo.
Ti voglio toccar con un dito.

Porco. Ripiego il foglietto. Nello zaino, il mio zaino borchiato storico dei viaggi.
Gli amici propongono di andare a Parma.
Andiamo a Parma. Bellissima, una crema.
Il parco immenso, aironi che facevano due passi.
Locali colmi di universitari, carichi di fanciulle e di ormoni profumati
come dinamite: arriva maggio, eh.

Poi.
Poi andiamo in piazza.
E chi troviamo in piazza?
Vincio Capossela. E Bergonzoni ospite. Fantastico.

Tutto questo non puoi programmarlo, capisci.
Non puoi.
Regalati una giornata.
Opzione 2.

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