Musica
4:13 dream
Messaggio del 25-10-2008 alle ore 14:45:09
esce oggi in tutti i negozi l'album nuovo dei Cure,dopo una serie di rinvii ha visto finalmente la luce il loro tredicesimo album in studio se nn sbaglio(nel caso correggietemi)
Cosa apsettarsi dopo 30 anni di onorata carriera? beh un disco di belle canzoni..chiedere ancora qlkosa di "innovativo" o che cambia faccia al loro sound credo sia chiedere troppo,un gruppo che a distanza di anni rimane sempre originale e fresco sotto tutti i punti di vista,anke se ascoltando i primi 4 singoli estrati salvo solo "the perfect boy" ma questi sono solo giudizi soggetivi,mi auguro davvero un bel disco di un grande gruppo che ha fatto e dato tanto negli ultimi 30 anni.
Ecco i pezzi presenti sul disco:
1. Underneath the Stars
2. The Only One
3. The Reasons Why
4. Freakshow
5. Sirensong
6. The Real Snow White
7. The Hungry Ghost
8. Switch
9. The Perfect Boy
10. This. Here and Now. With You
11. Sleep When I'm Dead
12. The Scream
13. It's Over
esce oggi in tutti i negozi l'album nuovo dei Cure,dopo una serie di rinvii ha visto finalmente la luce il loro tredicesimo album in studio se nn sbaglio(nel caso correggietemi)
Cosa apsettarsi dopo 30 anni di onorata carriera? beh un disco di belle canzoni..chiedere ancora qlkosa di "innovativo" o che cambia faccia al loro sound credo sia chiedere troppo,un gruppo che a distanza di anni rimane sempre originale e fresco sotto tutti i punti di vista,anke se ascoltando i primi 4 singoli estrati salvo solo "the perfect boy" ma questi sono solo giudizi soggetivi,mi auguro davvero un bel disco di un grande gruppo che ha fatto e dato tanto negli ultimi 30 anni.
Ecco i pezzi presenti sul disco:
1. Underneath the Stars
2. The Only One
3. The Reasons Why
4. Freakshow
5. Sirensong
6. The Real Snow White
7. The Hungry Ghost
8. Switch
9. The Perfect Boy
10. This. Here and Now. With You
11. Sleep When I'm Dead
12. The Scream
13. It's Over
Messaggio del 25-10-2008 alle ore 14:46:50
Messaggio del 25-10-2008 alle ore 14:47:27
volevo aggiungere il ritorno di Porl Thompson tornato nel gruppo nel 2005 e l'abbandono di Roger O'Donnel(tastierista).Smith in una recente intervista ha dichiarato che quando hai nel gruppo uno come Porl puoi fare a meno anke delle tastiere tanto fa tutto lui..spero sia davvero così...anche perchè nn si discute la sua bravura..un musicista con DUE PALLE COSì!
volevo aggiungere il ritorno di Porl Thompson tornato nel gruppo nel 2005 e l'abbandono di Roger O'Donnel(tastierista).Smith in una recente intervista ha dichiarato che quando hai nel gruppo uno come Porl puoi fare a meno anke delle tastiere tanto fa tutto lui..spero sia davvero così...anche perchè nn si discute la sua bravura..un musicista con DUE PALLE COSì!
Messaggio del 25-10-2008 alle ore 14:55:54
io mi scompiscio dalle risate solo all'idea che ti ascolti i "nuovi" Litfiba
vedi un po chi sta messo peggio...
io mi scompiscio dalle risate solo all'idea che ti ascolti i "nuovi" Litfiba
vedi un po chi sta messo peggio...
Messaggio del 25-10-2008 alle ore 15:01:38
IO mi scompiscio dalle risate per entrambi
IO mi scompiscio dalle risate per entrambi
Messaggio del 25-10-2008 alle ore 15:51:57
Messaggio del 07-11-2008 alle ore 11:33:17
ho ascoltato il disco..e salvo un paio di pezzi...
la migliore tra queste "underneath the stars"...carina anke "the reason why" l'ulitmo sinoglo uscito "the perfect boy" e le ultime due "the scream" e "it's over"..ma per il resto sinceramente mi ha lasciato indifferente.
ho ascoltato il disco..e salvo un paio di pezzi...
la migliore tra queste "underneath the stars"...carina anke "the reason why" l'ulitmo sinoglo uscito "the perfect boy" e le ultime due "the scream" e "it's over"..ma per il resto sinceramente mi ha lasciato indifferente.
Messaggio del 07-11-2008 alle ore 12:08:56
bhè, sto rivalutando qualche pezzo, in fondo non è così male, anzi per me è meglio di Bloodflower, certo qualche ciofeca buttata lì, ma anche dei pezzi non male, tendenzialmente sono d'accordo con questa recensione:
Nel nuovo "4:13 Dream", tredicesimo album della loro carriera, ripropongono la foga dell'episodio precedente del 2004 e si giovano del ritorno del chitarrista Porl Thompson, già coautore del grande successo "Disintegration", uscito dalla band ai tempi di "Wish" per lavorare nientemeno che al fianco di Robert Plant e Jimmy Page dei Led Zeppelin.
Robert Smith, dal canto suo, offre una manciata di buone canzoni: l'atmosferica ouverture di "Underneath The Stars", il crescendo sinistro di "The Scream", la sfuriata isterica di "It's Over", il pop obliquo di "Sleep When I'm Dead" e "Freakshow", su cui Thompson si produce in sfrenati effetti wah wah. Si tratta di brani maturi, dove l'inquietudine che caratterizzava la band come un marchio di fabbrica viene riproposta in forme adulte, misuratamente elettriche, lontane dal giovanilismo di tante band del circuito emo e indie che negli ultimi anni hanno citato i Cure come fonte d' ispirazione.
Purtroppo parte del disco è appannaggio di un pop-rock piuttosto blando e innocuo, anche se non si registrano i passi falsi del precedente "The Cure" (prodotto piuttosto incongruamente da quel Ross Robinson famoso per aver lanciato i Korn), grazie anche agli asciutti arrangiamenti incentrati sulla chitarra, a limitare tastiere e sonorità kitsch. La chitarra di Thompson riesce in ogni caso a conferire al sound una autenticità rock che nei tre dischi precedenti mancava quasi del tutto, e questo vale anche per gli episodi più leggeri e delicati, senza bisogno quindi che ogni brano si trasformi necessariamente in un assalto all'arma bianca, allo scopo di dimostrarci che i Cure ci sono ancora e lottano insieme a noi.
A dare unità e coesione a un album piuttosto vario e disinvolto nello spaziare tra diverse sonorità (dalla dolce lapsteel guitar di "Siren Song" alle ruvide distorsioni di una"The Real Snow White" odorosa di anni Settanta) è la voce del leader, decisamente in forma e coadiuvata da un armamentario di effetti di eco che dimostra anche una certa vena eccentrica e sperimentale.
Dopo trent'anni di carriera è difficile dire cosa spinga ancora Robert Smith a scrivere canzoni e soprattutto a calcare ossessivamente i palchi dei concerti live, quasi che i Cure contendano agli U2 il titolo di "Rolling Stones della new wave". Sicuramente questa è la dimensione nella quale la band ha dimostrato di essere maggiormente a suo agio, registrando successi di pubblico in un periodo difficile per tutta l'industria musicale. Non si può certo quindi rinfacciare loro come un torto il fatto che dischi come questo servano soprattutto a giustificare ulteriori tournée, senza aggiungere niente di particolare al discorso musicale di una band che ha davvero dato, e detto, tutto.
Anche i detrattori dovranno ormai accettare che, mentre la tradizione delle malinconie inglesi continuava oltre di lui (trionfando coi Radiohead), il cantante dei Cure è riuscito a crearsi un mondo a parte tanto inquietante quanto consolatorio, a cui un certo tipo di pubblico sembra continuare a far ritorno per ristoro e conforto.
me sò morte :rotfl.
bhè, sto rivalutando qualche pezzo, in fondo non è così male, anzi per me è meglio di Bloodflower, certo qualche ciofeca buttata lì, ma anche dei pezzi non male, tendenzialmente sono d'accordo con questa recensione:
Nel nuovo "4:13 Dream", tredicesimo album della loro carriera, ripropongono la foga dell'episodio precedente del 2004 e si giovano del ritorno del chitarrista Porl Thompson, già coautore del grande successo "Disintegration", uscito dalla band ai tempi di "Wish" per lavorare nientemeno che al fianco di Robert Plant e Jimmy Page dei Led Zeppelin.
Robert Smith, dal canto suo, offre una manciata di buone canzoni: l'atmosferica ouverture di "Underneath The Stars", il crescendo sinistro di "The Scream", la sfuriata isterica di "It's Over", il pop obliquo di "Sleep When I'm Dead" e "Freakshow", su cui Thompson si produce in sfrenati effetti wah wah. Si tratta di brani maturi, dove l'inquietudine che caratterizzava la band come un marchio di fabbrica viene riproposta in forme adulte, misuratamente elettriche, lontane dal giovanilismo di tante band del circuito emo e indie che negli ultimi anni hanno citato i Cure come fonte d' ispirazione.
Purtroppo parte del disco è appannaggio di un pop-rock piuttosto blando e innocuo, anche se non si registrano i passi falsi del precedente "The Cure" (prodotto piuttosto incongruamente da quel Ross Robinson famoso per aver lanciato i Korn), grazie anche agli asciutti arrangiamenti incentrati sulla chitarra, a limitare tastiere e sonorità kitsch. La chitarra di Thompson riesce in ogni caso a conferire al sound una autenticità rock che nei tre dischi precedenti mancava quasi del tutto, e questo vale anche per gli episodi più leggeri e delicati, senza bisogno quindi che ogni brano si trasformi necessariamente in un assalto all'arma bianca, allo scopo di dimostrarci che i Cure ci sono ancora e lottano insieme a noi.
A dare unità e coesione a un album piuttosto vario e disinvolto nello spaziare tra diverse sonorità (dalla dolce lapsteel guitar di "Siren Song" alle ruvide distorsioni di una"The Real Snow White" odorosa di anni Settanta) è la voce del leader, decisamente in forma e coadiuvata da un armamentario di effetti di eco che dimostra anche una certa vena eccentrica e sperimentale.
Dopo trent'anni di carriera è difficile dire cosa spinga ancora Robert Smith a scrivere canzoni e soprattutto a calcare ossessivamente i palchi dei concerti live, quasi che i Cure contendano agli U2 il titolo di "Rolling Stones della new wave". Sicuramente questa è la dimensione nella quale la band ha dimostrato di essere maggiormente a suo agio, registrando successi di pubblico in un periodo difficile per tutta l'industria musicale. Non si può certo quindi rinfacciare loro come un torto il fatto che dischi come questo servano soprattutto a giustificare ulteriori tournée, senza aggiungere niente di particolare al discorso musicale di una band che ha davvero dato, e detto, tutto.
Anche i detrattori dovranno ormai accettare che, mentre la tradizione delle malinconie inglesi continuava oltre di lui (trionfando coi Radiohead), il cantante dei Cure è riuscito a crearsi un mondo a parte tanto inquietante quanto consolatorio, a cui un certo tipo di pubblico sembra continuare a far ritorno per ristoro e conforto.
me sò morte :rotfl.
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