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X BARTAM...
Messaggio del 04-01-2009 alle ore 13:10:50
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Messaggio del 26-08-2008 alle ore 01:42:06
Non c’è dubbio, gli Spite Estreme Wing si sono ritagliati uno spazio importante nella scena black italiana e non solo. “Kosmokrator”, che non è il nuovo album dei liguri, ci ha mostrato una band comunque in forma e quindi in attesa del nuovo full “Vltra” abbiamo scambiato qualche opinione non solo musicale con il leader maximo della band Argento.

XeS666: Innanzitutto ti ringrazio del tempo concessoci, parliamo subito di Kosmokrator, album che non è altro che il proseguimento di Magnificat il vostro primo lavoro. Come mai questa decisione di stamparlo proprio in questo momento e perchè queste canzoni non trovarono spazio all'interno di Magnificat?

Spite Extrem Wing: I pezzi contenuti in “Kosmokrator” furono composti in momenti di transizione, ovverosia, poco dopo aver effettuato delle registrazioni. Ogni volta che entriamo in studio, per mancanza di tempo e soldi, siamo costretti a registrare solo una parte del materiale disponibile. Solitamente rimangono fuori i pezzi più datati. Ritengo che questi brani meritino comunque la pubblicazione, li sento parte d’una biografia SEW che non può essere taciuta. Non escludo che in futuro possa uscire un “Non ducor, duco – parte II”, anche in questo caso non sono stati registrati diversi pezzi che, a mio giudizio, sono molto validi.
La scelta di ometterne derivò dalla necessità di rendere più omogeneo l’album; i pezzi inediti composti nel periodo “Non ducor, duco” sono abbastanza ‘differenti’ rispetto a quelli utilizzati, ma potrebbero serbare delle sorprese.

Xes: I testi di Kosmokrator si basano per di più sul culto delle divinità solari nella Roma Imperiale, che importanza ha per te la riscoperta delle nostre radici e delle nostre antiche divinità e cosa ne pensi di quei ragazzi che nei loro progetti narrano di divinità nordiche, ritenendole più affascinanti, ma che magari non hanno la minima conoscenza delle nostre tradizioni e del nostro passato?

Sew: Dall’India alla Persia, dalla Grecia all’Italia, dalla Gallia alla Germania, dall’Irlanda alla Scandinavia, siamo tutti discendenti degli Indoeuropei, cioè di quelle popolazioni che, partite da un centro comune (la cui localizzazione è storicamente controversa) , dilagarono in questi territori con impeto, prevalentemente attorno al II millennio a.C. La religiosità e la lingua di questi popoli presentano delle radici così simili da aver portato storici, linguisti e storici delle religioni, (del calibro d’un Eliade e d’un Dumézil) all’utilizzo del metodo comparativo, ovvero: gli aspetti nebulosi d’una tradizione risultano comprensibili se comparati con quelli dei popoli affini. Soltanto per fare un paio d’esempi - i primi che mi vengono in mente: il mito scandinavo della guerra tra gli dèi Asi e Vani è praticamente identico al mito-storia della prima guerra di Roma, quella tra romani e sabini.
I guerrieri-lupo della mitologia germanico-scandinava: gli ùlfhednar, sono incredibilmente simili agli hirpi sorani della Roma arcaica. Potrei andare avanti per centinai di pagine, considerando anche i Veda indiani, l’Avesta iranico ecc… Il simbolismo sacro di questi popoli deriva chiaramente da una comune tradizione primordiale. Dove stanno allora le vere differenze? Queste, ad esempio, riguardano i diversi modi in cui una tradizione è sopravvissuta nel tempo, cioè la sua continuità. E’ chiaro, a questo punto, che noi italici-romani abbiamo la possibilità di risalire in modo più diretto alle nostre sacre fonti, che sono molto più antiche di quelle germanico-scandinave. Per questi ultimi la situazione è più complessa: i più remoti poemi eddici risalgano solo agli ultimi secoli del I millennio d.C., e la maggior parte delle informazioni a riguardo proviene da Snorri, tra XII e XIII secolo. Molti giovani ascoltatori di BM sono vittime passive di spurie ‘fascinazioni mitologiche’, ignari della grandezza della nostra storia che si fa mito e di dèi come Giano, Giove , Marte, Quirino. Uno dei tratti distintivi della religiosità indoeuropea riguarda il mito del centro perduto, il regno originario abbandonato, la dimora artica di cui parlano i Veda (ma si pensi anche alla Tula iperborea…). Questo centro rappresenta il cardine dove passa l’Axis mundi, quindi il fulcro della conoscenze divina, il primo motore immobile. Ebbene, dopo la perdita di quest’omphalos originario, Roma è l’unico luogo che eredita questa funzione d’asse sacra - interna ed esterna – (molto dopo, nel medioevo, questa funzione di Roma si confonderà con un altro centro: la ‘terra santa’ di Gerusalemme, ma questo è un altro discorso…).
Ancora, è interessante notare come dallo studio del tipo romano arcaico emergano appieno le caratteristiche che contraddistinguono la nostra religiosità originaria – dove non vi è salvazione ma liberazione, dove non vi è asservimento ma ‘cameratismo con gli dèi’: “Si è potuto dimostrarlo in diversi casi particolarmente importanti, dove racconti e generi di personaggi, anzi insiemi di racconti e personaggi che gli Indiani o i Germani riferiscono in modo esclusivo o essenziale al mondo divino, sono stati rinvenuti a Roma con la stessa struttura e la stessa lezione, ma riferiti esclusivamente a uomini, e a uomini che portano nomi usuali, che appartengono a gentes autentiche” (G. Dumézil). Per ciò che concerne i culti solari della Roma imperiale – ai quali mi sento molto vicino – vale in parte il discorso già fatto: si tratta d’una dottrina che trova riscontri tra tutti i popoli indoeuropei. E qui, ancora una volta, Roma assurge al suo ruolo di centro sacro: “In tal modo, grazie all’opera mediatrice di Roma, gli adoratori latini del Sol, quelli greci di Apollo, gli orientali fedeli a Dusares o all’Helios di Emesa si trovavano in compagnia di quei soldati di origine germanica, celtica o illirica che si riconoscevano negli stessi simboli, che del resto innalzavano sulle loro insegne (lo stesso Odino e la sua runa sono stati talvolta intesi in senso solare)” (R. Del Ponte). Per ora mi fermo, sperando che queste poche parole bastino per rimettere un po’ d’ordine.


Xes: "Il Tempio Ad Est" secondo me è una delle migliori song scritte dagli Spite Extrem Wing, almeno a mio giudizio, ma come scritto nel booklet questa canzone era nata in principio per un tuo side project.
Come mai questo progetto poi non ha
mai visto la luce e in futuro troveremo ancore influenze più
palesemente thrash nel sound degli S.E.W.?

Sew: Anch’io sono particolarmente affezionato a “Il tempio ad Est”. Il progetto a
cui alludo nel libretto di “Kosmokrator” è decaduto per mancanza di
tempo.Altresì sono convinto siano rimasti ben pochi ascoltatori in
grado di fruire del Black-Thrash. Ritengo si tratti d’una delle poche
interessanti contaminazioni riguardanti il Black Metal – per ovvie
ragioni di filiazione. Ora, con tutta sincerità, i miei obiettivi
musicali vertono verso altri orizzonti.
V’è comunque nel cassetto
ancora un pezzo thrash inedito, risale al periodo de “Il Tempio ad
Est”.Potremmo registrarlo in “NDD - parte II” ma, sicuramente, non
verrà mischiato con il materiale nuovo.

Xes: Anche per Kosmokrator, come per Non Ducor Duco, non ti sei avvalso di studi convenzionali per la registrazione, in passato era stato il Forte Geremia mentre per l'ultimo lavoro ha sfruttato un'antica chiesa gotica. Personalmente ho notato alcune differenze, in poche parole mentre su N.D.D. l'alone mistico e i riverberi delle pietre antiche si ripercuotevano su tutti gli strumenti,su Komokrator ho trovato che a giovarne sia stata soprattutto la voce. Tu che differenze hai riscontrato e cosa pensi che possano dare di più alla tua musica simili registrazioni?

Sew: Le differenze ‘acustiche’ tra i due lavori sono enormi. A Forte Geremia i muri risposero con delle frequenze medio/basse; la chiesa invece restituiva quasi esclusivamente ‘alti’. Inoltre, bisogna tenere presente che “Kosmokrator” è stato registrato in soli due giorni. L’acustica offerta della chiesa è più gestibile, naturale e, se vogliamo, Black Metal. Le stanze di Forte Geremia hanno risuonato in modo molto più invasivo.
Comunque preferisco la registrazione di “Non ducor, duco”. Tutte le pietre del Forte hanno vibrato con noi creando il suono di un’opera che non poteva presentarsi comunemente registrata.
E’ stata un’esperienza magica. Quando si registra un disco si fissa nel tempo un’idea aerea, aleatoria ed effimera. E’ un passaggio alchemico che esige l’aura sacrale del rito.

Xes: A proposito della chiesa in cui hai registrato e di cui non hai voluto svelare il nome perchè penso che sia consacrata al culto cristiano/cattolico, mi togli una curiosita? Come hai fatto ad avere il permesso per registrare in tale luogo?

Sew: Siamo capitati in quell’incredibile chiesa – peraltro consacrata - per circostanze che, sbrigativamente, potrei definire assurde. Grazie ad una serie di incomprensioni reciproche tra noi e un assessore comunale siamo riusciti ad ottenere uno stiracchiato permesso di due giorni. Non posso comunicare apertamente il nome della Chiesa – né divulgare foto che ne permettano il riconoscimento – per un motivo molto semplice: non siamo passati dal vaglio del Vescovo (!). Per poter fare riferimento al luogo era necessario il lasciapassare vescovile. Rinunciammo per evitare problemi. Comunque quella ‘sacra dimora’ non è una chiesa comune, vi sono delle cose all’interno che - pur avendo alcune conoscenze di architettura romanica - non sono riuscito a decifrare. Spero, in futuro, di riuscire a portarvi un esperto. La conoscono in pochi perché non è vicina ad un grande centro e, inoltre, è quasi sempre chiusa, meriterebbe comunque una valorizzazione.

Xes: A breve uscirà "Vltra", vostra nuova fatica, puoi anticiparci qualcosa a riguardo?

Sew: Non posso fare previsioni sulla data d’uscita, ho ancora bisogno di tempo. L’unica cosa che mi sento di affermare con sicurezza è che il materiale su cui stiamo lavorando è notevolmente superiore a quanto fatto in precedenza. Potrebbe trattarsi del mio testamento musicale.

Xes: Ormai siete diventati la punta di diamante della scena black italiana, a mio parere siete fra le migliori formazioni europee al momento, cosa ne pensi della scena del tuo paese, pensi che possa competere con le scena francese e nord europea?

Sew: Non ho una buona opinione dell’attuale situazione mondiale del genere. Penso che vi sia la possibilità che l’Italia sorga con inaspettato vigore. Da alcuni mesi stiamo lavorando – SEW ed altri personaggi della scena nostrana - per creare un qualcosa che potrebbe cambiare le sorti di molti. Per ora non posso dire null’altro a riguardo.

Xes: Domanda extra musicale, chi è Argento nella vita di tutti i giorni? Come ti integri con la realtà della vita?

Sew: Argento è una persona che cerca di andare incontro alla sua essenza, rammentandosi della meta anche nelle piccole cose. La volontà perfora le rocce, la fede sposta le montagne.

Xes: In Italia stiamo vivendo un momento particolare, lo stato è debole e la Chiesa sta approfittando di tale debolezza per far pesare tutto il suo potere temporale e mediatico, basta pensare al peso che ha avuto sul fallimento del referendum sulla procreazine assistita e le continue interferenze e pressioni per far si che venga modificata la legge sull'aborto. Qual'è il tuo pensiero a riguardo?

Sew: Quando non si riesce più a far presa sulle anime ci si dà alla politica. Non è certo un problema novello, la storia della Chiesa è disseminata di queste ‘invasioni di campo’. Comunque, con tutta sincerità, la cosa non mi preoccupa, anche perché, da un certo punto di vista morale, mi sento più vicino ad un Ruini che a qualsiasi altro politico italiano.

Xes: Torniamo alla musica quali sono state le maggiori influenze musicale e letterarie che hanno permesso alla tua musica di svlilupparsi e crescere fino ad arrivare ad adesso?

Sew: Sarebbe lungo e noioso rimembrare tutte le mie influenze. Cerco sempre di scindere ciò che suono da ciò che ascolto. Attualmente sono immerso nell’universo di due lavori che ritengo siano tra le summe massime delle possibilità musicali umane, si tratta di “Theusz Hamtaahk (trianon 2000)” dei Magma e “First Utterance” dei Comus. Ultimamente ascolto molto anche i primi Hawkwind e Battiato. Le maggiori influenze sono comunque giuntemi dalle letture affrontate in questi anni. Il discorso sarebbe lungo e complesso perché riguarda un percorso che, ad eccezione di qualche tappa, non posso condividere con altri.

Xes: Nel booklet compare una frase "Non è per noi importante l'originalità ma l'originarietà". Vuoi spiegarci qual è il significato ha questa frase?

Sew: Di ogni cosa cerco l’essenza, non la contingenza. Non mi interessa ciò che è caduco ma ciò che eterno.

Xes: Sempre sul booklet parli di "alcune imprecisioni dottrinali" dei testi dovuti al fatto che le liriche sono state composte durante un periodo in cui coglievate questi concetti in maniera più oscura e non avendo compreso appieno il significato di quello di cui parlavate. Per questo hai deciso di non mettere i testi all'interno del booklet? E ora in che modo imposteresti le liriche di Kosmokrator?

Sew: I testi non sono stati inclusi nel libretto perché, aldilà delle imprecisioni dottrinali, sono pervasi d’una passiva aura mistica che non mi soddisfa, inoltre, dato il loro carattere ermetico e privato, non hanno nessuna valenza comunicativa. Non reimposterei mai le liriche di “Kosmokrator”, quei pezzi sono nati così, nel bene e nel male, e non possono essere cambiati.

Xes: "Finora ho sempre rifiutato ogni offerta, non voglio svendermi. Mi piacerebbe offrire al pubblico un vero spettacolo, curato nei minimi dettagli. Ho visto molti amici suonare in piccoli festival dove la gente non conosce i tuoi pezzi, l’acustica è così terribile da non distinguere un gruppo dall’altro. Cacofonia e ignoranza. Non mi interessa vendere più copie né andare all’avventura suonando dove capita. Vi prometto che, al momento opportuno, avrete il vostro spettacolo... sempre che il tempo giunga". Ho citato queste tue parole per chiederti se è giunto quel momento o se mai giungerà e in cosa consisterebbe un vostro show?

Sew: L’ipotesi d’un concerto si fa sempre più distante dalla mia mente.

Xes: Siamo arrivati alla fine e come di consueto a te l'ultima parola.

Sew: Grazie per l’intervista.

Messaggio del 26-08-2008 alle ore 01:12:09
Messaggio del 26-08-2008 alle ore 01:11:52
Antò quando apri un post su musica mi devi avvertire perchè non ci vengo mai

cmq stellari, stupendi, meravigliosi.
Messaggio del 24-07-2008 alle ore 02:31:38
Oltre. Vltra. Come Ulisse cerco tra i mari una via. Curiositas et continuitas, donec ad metam. Sole e sale ardono questa pelle. Influssi lunari muovono la mia marea. Oltre. Vltra. Il mio è un viaggio a ritroso per tornare avanti, per ricordare la parola prima delle parole: il primo nome della mia prima vita, il primo ardore di questa storia infinita. Vita somnium est. Oltre. Vltra. Senti la brezza e il suo sussurro. Senti crescere in te l'ebbrezza cosciente degli eroi. Guarda la tua mano, è sì grande da prendere il mondo intero. Come Eracle, con arco e clava, attraverso l'Oceano nella coppa dorata del Sole. Eroe olimpico sospeso tra caos e dèi, riportami alla casa dei padri tra i proci grassi e rei. Vita somnium est. Oltre. Vltra.
Messaggio del 13-07-2008 alle ore 17:03:07
letame, ti li sì ascultete?
Messaggio del 09-07-2008 alle ore 21:53:27

Spite Extreme Wing -> Magnificat

Non è senza una sorta di timore reverenziale che mi sono messo al lavoro su una recensione che si propone di esaltare e sublimare, nei limiti dei miei mezzi, quello che stimo essere una delle migliori uscite Black Metal degli ultimi 10 anni. Se quest’audace affermazione può sembrare pretenziosa, non mi preoccupo di addolcirla con bugie e giri di parole, anche se in quanto opinione posso benissimo capire e finanche approvare lo scetticismo dei più; se però tra questa moltitudine vi fosse qualcuno che mal parla della scena Italiana e che critica aspramente senza aver mai nemmeno prestato orecchio alla magnificenza di questo disco, prego costoro dal profondo del cuore di dare retta almeno a questo mio consiglio: ascoltatelo, perché la penisola, ha ben più da offrire della decadente Norvegia.
Quello che abbiamo tra le mani è lo splendido “Magnificat” (2003), il primo full-lenght del combo di Genova, contenente anche alcuni pezzi facenti parte di un demo che risale ai primi periodi di attività del gruppo, sul quale l’indiscusso leader Argento ha sempre rivendicato un egoistico ma più che giusto dominio. Infatti, testi e musiche sono tutti opera del suo ingegno, come rende manifesto il curato booklet, impreziosito tra l’altro da alcune elucubrazioni dell’ Arcano Incantatore (come lui stesso si definisce) che non mancherò di riportare, vista e considerata la loro bellezza e il loro profondo significato.

Tutto fu ambito
e tutto fu tentato.
Quel che non fu fatto
io lo sognai;
e tanto era l’ardore
che il sogno eguagliò l’atto.

Dolce poesia, che spiega con poche ed enigmatiche parole il concept che sta alle spalle dell’album, il quale ovviamente non fa altro che mettere in musica la genialità del suo patriarca.
L’intro, dal titolo estremamente eloquente (“L’Inizio”), si premura invece di essere elemento di coesione con la scelta del nome “Magnificat”; infatti per tutta la sua breve durata, corrispondente a non più di 40 secondi, l’ascoltatore viene introdotto nell’atmosfera cerimoniale e solenne che contamina l’intera opera grazie a un recitativo monastico di tipo corale. Il “Magnificat” è infatti il gioioso ringraziamento che la Vergine Maria indirizza alla cugina Elisabetta, come riportato nel Vangelo secondo Matteo.
Tale preludio viene letteralmente sovrastato dal maestoso riff iniziale della superba “Acqua Di Fonte Di Gloria”, che col suo incedere cupo e cadenzato ispira nell’ascoltatore un senso di orgoglio e potenza che raramente mi è capitato di provare; questo fino a quando la canzone presa in esame non libera tutta la sua impietosa ferocia, basata principalmente su una batteria impeccabile e incredibilmente veloce, impegnata in partiture che attingono a piene mani dalla scuola svedese, dove tutti i gruppi della scena fanno a gara a chi più martella dietro le pelli (come dice lo stesso Argento in un’intervista che ho avuto modo di leggere). Fantastico il corto assolo di basso, dalla distorsione blasfema e inquietante, e altrettanto bella l’ ancestrale parte parlata che si consuma proprio quando il pezzo è giunto al suo culmine.

“…E così ritrovai i cancelli: alla flebile luce di candele d’autunno, alti fusti s’illuminarono d’argento. Ode alla natura fu la mia parola allora…”

“…Sei solo, in una foresta, hai una visione, ciò che ti viene rivelato non ha parole umane, cominci a correre ma il bosco non ha fine; voli, ma degli alberi non vedi le cime. Piangi, impazzisci e muori…”

Il disco prosegue con la stupefacente “La Stirpe Divina”, traccia che in alcuni istanti è veramente intensa e ricca di pathos, anche grazie alla da me apprezzata decisione di adoperare sia linee melodiche con chitarre dai suoni puliti e agghiaccianti, (riprendendo ancora in parte la scuola svedese, benché vi siano anche evidenti reminescenze darkthroniane), sia di strumenti acustici.
La “Favola D’Ermafrodito”, suddivisa in tre capitoli, si attesta anch’essa su livelli eccelsi, e dimostra come nel black metal ci sia ampissimo spazio per la trattazione filosofica, essendo ispirata al celebre mito platonico.

“…Ai primi vortici invernali: la divina bugia frantumò la mia fede affinché questa venisse ricomposta come intima immagine del mio spirito…”

“…La guerra è in noi e noi siamo in guerra, chi non la combatte muore, chi la combatte vince o perde, chi dice d’essere neutrale mente, è vile e deve morire!…”

Degne di citazione anche ambedue le parti che compongono “Lotusbluthen”, per non parlare della splendida “Reminescenza Di Illusione Lunare”, che insieme a “Acqua Di Fonte Di Gloria” costituisce a mio giudizio il meglio che questo capolavoro ha da offrire. Seguendo il filo logico del concept da lui propugnato, l’Arcano Incantatore inserisce come intermezzo i pezzi facenti parte del demo del gruppo, che pur essendo anch’essi di altissima qualità, a dispetto di una matrice meno personale e più canonica, con quel tocco gelido e scandinavo, peccano leggermente nella registrazione, purtroppo parecchio scarsa; il che rende le canzoni rispolverate, come l’eccellente “In Battle…”, palpabilmente distanti dal disco. Ovviamente questo non va minimamente ad intaccare la bellezza del lavoro, poiché si tratta di una pecca veramente da poco, senza contare che questa manciata di brani è comunque estremamente gradevole.

“… > chiese il Maestro; > rispose l’uomo; >; ; >…”

“…Il tuo volto silvano vidi attraverso i ricordi di folti ginepri; di te sussurravano pini scagliosi e irti, e mirti divini, e ginestre fulgenti. Tu poeta d’estate, io silvano d’inverno…”

L’album trova la sua cessazione nell’evocativa e strepitosa “Viaggio Di Ritorno”, anch’essa suddivisa in tre capitolo che tuttavia risiedono nello stesso brano, restituendo all’intera opera omogeneità e una struttura monolitica. Sentenzio solo ora: sublime. Non è che una parola, ma forse è più eloquente lei dell’intero manoscritto che ho voluto comunque stilare, per rendere manifesta la mia assoluta devozione a coloro che portano alta la bandiera del Black Metal italico. Certo, abbiamo già avuto grandissimi gruppi come Mortuary Drape, Handful Of Hate e molti altri, ma in nessuno mai è così arsa la nera fiamma, senza contare che il cantato in italiano conferisce una patriottica fierezza all’intero lavoro. Pecco ancora di presunzione, per l’ultima volta, visto che sono ormai giunto al termine della recensione, e ripeto con tutta la risoluzione che ho in corpo che gli Spite Extreme Wing sono davvero, nel loro ambito, uno dei più grandi gruppi di sempre. Date loro fiducia; spero riusciate, come auspica Argento, a infrangere il “Silentium” per plasmare come un demiurgo il vostro microcosmo.

Messaggio del 09-07-2008 alle ore 21:48:06


Biografia:
Gli Spite Extreme Wing nascono nel 1998. La line-up iniziale è formata da Argento (chitarra e voce), Azoth (basso e tastiere) e Fog (batteria). Nel 1999 viene registrato un demo omonimo che viene stampato dalla Ordo Obscuri Domini nel 2000 in cassette e in edizione limitata a 500 copie. Grazie al demo, nello stesso anno, ha luogo la firma del contratto con la Beyon... Prod.
Ed ecco che nel 2002 viene rilasciato il primo full-lenght della band, "Magnificat", seguito, nel 2003, dall'uscita dalla band di Fog. Al suo posto entra nella band Rigel (ex batterista dei Detestor e degli Antropofagus).
Nell'estate del 2003 gli SEW registrano il loro secondo full-lenght, "Non Dvcor, Dvco", all'interno di Forte Geremia, una costruzione militare ottocentesca posizionata sui monti liguri del Faiallo.
Nell'estate del 2004 l'album viene rilasciato per Behemot Prod. Subito dopo, Fog rientra in line-up.
Nel marzo del 2005 il gruppo ripete l'esperienza dell'album precedente e "Kosmokrator (Magnificat parte II) vien registrato in presa diretta all'interno di una chiesa romano-gotica del XII secolo nel ponente ligure, costruita dai magistri Antelami. Come in "Non Dvcor, Dvco" vengono utilizzati solo riverberi naturali. L'album è formati da vecchi pezzi composti tra il 1995 e il 2000, ed infatti vien ricollegato a "Magnificat", formando con quest'ultimo un unico lavoro. Kosmokrator viene stampato nel Luglio del 2005.
Il gruppo sta attualmente lavorando al nuovo album il cui titolo sarà "VLTRA".
Messaggio del 09-07-2008 alle ore 21:45:42
LA TORRE DEL SILENZIO

Giunsi sì sulla più alta cima, tra arcane nubi e incontaminati cieli.
Guradai dalla Torre di Babele e vidi regni d'oro e imperi d'avorio,
Re di pietra su eterni troni dello spirito, immortali faraoni con occhi d'abisso.
Allungai allora una mano per cogliere, inglobare in me il divino infinito.
Cercai sì di chiudere nel palmo Il Tutto, possederlo, per diventar lo stesso Dio.
Per questo solo ero giunto fin li. Per questo solo ho dimenticatogli uomini.
Ma ecco che caddi, precipitando lesto, tornando alle rovine dalle quali ero scappato,
credetti sì di essero solo un uomo. Solo un uomo: debole carne.

Ma ora comprendo: ho eretto la Torre per guardar dentro me.
La Torre è il Dio, che non mi vuole svelare l'arcano di questo infinito
Che già, lo sento, mi appartiene.
Dio è Silenzio!
Ma ora conosco la Via: più alto della Torre volerò,
E con un soffio questa crollerà, al battito d'ali di spirito.
Sulle sue rovine nasceranno templi, culti e pianti,
Allora io riderò perché del mondo degli uomini parte più non sarò.
Dio è silenzio!
Messaggio del 09-07-2008 alle ore 21:42:55

Non Dvcor, Dvco

Marcio da solo
Perchè d'altro uomo passi
Non seguo,
Ma guardo lontano:
Oltre il muro che
È il falso limite del vero.
Attraggo corpi le cui menti
Son sole nel liberalismo mero.
Come me: individui assoluti
Che gridano: "Vincere!"
Uniamoci! Sognatori
Dal superbo spirito altero.
Avanziamo! Noi:
Orgogli uniti dal filo spinato!

Legione dove ogniun
Di sè è il più fiero!
"NON DVCOR, DVCO!"
Griderà il condottiero,
Che non è uno e non è più solo!

Ora, uniti, l'ordine diventa:
"Avanti di vada!"
Spiriti arditi coesi dal miracolo
D'un sogno leso.
Capitano è
Chi agisce insieme col pensiero.
Combattere! Il vento s'è alzato,
Lo scontro è iniziato!

Legione dove ogniun
Tien alto il ferro!
"NON DVCOR, DVCO!"
Grideran i condottieri:
"Eia, carne del Carnaro, Alalà!"

Sfondate
I limiti del debole nell'osare!
Celebrata è la cerimonia
Solenne della "Santa Entrata".
"Hic manebimus optime", il motto
Fa paura a chi è stato fermo.
Né più fedele sarà l'uomo forte
Prima incatenato.

Legion dove ogniun
Insorge e risorge.
"NON DVCOR, DVCO!"
Grideran i condottieri:
"Morir ma non rinunziare!"

"Tutto fu ambito
E tutto fu tentato.
Ah perchè non è infinito
Come il desiderio, il potere
Umano?"

Così è finito
Il sogno fiumano.
"NON DVCOR, DVCO!"
Gridiamo ancora Noi,
Per ricordare e per agire!

(... Dedicato all'impresa di Fiume)




Procurati questa band SPITE EXTREME WINGS...come avrai capito, sono Italiani...

Il CD spacca il culo a na fregaccia di band Scandinave...

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