Sport
infatti chino, sotto il sole, pioggia, la neve, sotto i palazzi, ... ovunque. passaci mo' e guarda la desolazione totale, neanche un lampione rotto per una pallonata, zero.
grande ate...cirte partitune
è vero, sotto casa mia giocavamo mattina e sera, ora le nuove leve si siedono sulle panchine consumate color verde e non pensano altro che alle ricotte con la bardascelle dei palazzi vicini, ai messaggini, ecc oltre che playstation e co. il wrestling non è vero, anche noi eravamo fissati con altre cose eppure il pallone era sempre al primo posto.
non credo che poi si svuotano per la crisi economica, in brasile ed argentina ( senza parlare degli stadi africani ) i settori scoppiano per la troppa gente e in italia anche negli anni bui ci si andava sempre allo stadio. il discorso è più complesso penso e le cause tante, in primis scandali e sovraesposizione mediatica.
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Editato da Atelkin33 il 08/10/2005 alle 17:22:06
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Editato da Cavallo Pazzo il 08/10/2005 alle 16:38:13
anche io pigro
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Editato da Cavallo Pazzo il 08/10/2005 alle 16:37:21
smetterò di seguire il calcio quando l'inter vincerà la champions e scudetto nello stesso anno!
quale cervello, scusa!?

hai appeso pure il cervello al chiovo?
ho smesso con il calcio più o meno dal 2000
Perchè l'uomo si evolve,e i ragazzi di adesso cominciano a capire che è una stronzata.
Dopo le cifre sul crollo degli spettatori
Penso che ci sia un eccessivo bombardamento mediatico!
Mi sta quasi rompendo le pall* anhe me!

Buona Domenica , quelli che....le vacche sul prato, quei pagliacci la domenica ad ora di pranzo con Maurizio Mosca, la Gialappa's, Bonolis, Contro....cazzi, Studio Sporch, Decoder di qua, decoder di la ecc. ecc.
Perchè non si gioca domani

Ridatemi il calcio, chi se ne frega della nazionele
La domenica senza pallone è un obbrobrio

Il Wrestling è formato da Star
abbassino i prezzi dei biglietti, delle magliette, di tutto il merchandising.
e facciano meno le star.
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Editato da Mao Tse Tung il 08/10/2005 alle 13:56:53
Dopo le cifre sul crollo degli spettatori, parla l'allenatore azzurro
"I ragazzini sono appassionati di videogame, pensano al wrestling
Allarme del ct Lippi: "Calcio
non si gioca più per strada"
di ENRICO CURRÒ
PALERMO - "Io ho un riscontro oggettivo del disamore per il calcio nel nostro paese. Avete più visto i bambini giocare a pallone per le strade o nelle piazze delle grandi città? Noi ci passavamo le giornate". Secondo l'autorevole opinione del ct più ct tra i classici 56 milioni di ct italiani - il commissario tecnico della nazionale Marcello Lippi - l'Italia non è più una repubblica fondata sul calcio. Gli stadi si svuotano per lo strapotere della tv e per gli scandali, i bambini non giocano più a pallone e si appassionano ad altri svaghi.
Il processo rischia di diventare irreversibile, a tutto vantaggio dei paesi poveri, dove lo sport popolare per antonomasia continua a reclutare ogni giorno nuovi adepti proprio tra i ragazzini sprovvisti di playstation e computer e abituati a vivere all'aria aperta.
Alla vigilia dell'appuntamento più importante del suo primo anno da ct, la partita di stasera contro la Slovenia che, in caso di semplice pareggio, garantirà agli azzurri la qualificazione anticipata al Mondiale 2006, Lippi ha evitato, anche per scaramanzia, qualunque altro tema. Ma una vistosa eccezione se l'è voluta concedere: l'allarme sulla disaffezione degli italiani per il loro tradizionale giocattolo.
L'analisi era iniziata già martedì, nelle prime ore del raduno di Totti&c a Coverciano: "Dobbiamo cercare di capire al più presto perché gli stadi sono sempre più vuoti". Nell'argomento si è cimentato nei giorni successivi anche il trentacinquenne portiere Peruzzi: "Mi ha molto colpito il racconto del sindaco Veltroni, dopo una visita alle scuole romane. Ci ha detto che i bambini, ormai, hanno le figurine dei lottatori di wrestling appiccicate al banco, non più quelle dei calciatori".
Lippi ci ha riflettuto su e ieri ha lanciato di nuovo l'allarme, con tanto di approfondimento: "Le cause degli stadi vuoti sono tante e il fenomeno non è fine a se stesso. Io noto che i bambini che giocano a pallone per strada non ci sono più. E non crederete mica che questo gioco si impari in due ore a settimana in una scuola calcio".
Il pericolo, insomma, è che crescano generazioni di italiani disinteressati allo sport nazionale? Di sicuro, insiste il ct, la tv non aiuta. "Per anni, nel nostro paese, è esistito soltanto il pallone. In tv andava col contagocce: ricordo quando il campionato cominciava con una sintesi della partita della squadra campione d'Italia alle 19. Ora l'offerta è sproporzionata. Le televisioni hanno portato tanti soldi e qualche problema. Intanto i bambini si sono appassionati anche al computer, ai videogiochi, al wrestling: magari vanno in palestra e provano ad imitare i loro nuovi idoli".
Le sole oasi monocalcistiche, è il seguito del ragionamento, sopravvivono nei paesi poveri: "Vi pare un caso che la percentuale maggiore di giocatori che sfondano provenga dalle zone dove non c'è una lira? Dove non c'è consumismo, dove si gioca per strada, dove per andare a scuola si cammina per campagne e i greti di fiume, c'è una diversa crescita fisica. Ho partecipato a un convegno sull'Africa e lì ho appreso di studi medici che dimostrano come tendini e muscoli dei ragazzi, in quei paesi, siano più forti. La supremazia fisica dei calciatori africani: è un dato di fatto. Ditemi un calciatore italiano che festeggi un gol con le capriole di Martins".
Morale: il calcio in Italia rischia l'estinzione? "Per carità. Se gli stadi si svuotano, secondo me, è soprattutto per la crisi economica generale. In fondo da 20 anni parliamo di disamore per questo gioco, eppure non è mai morto. Certo, però, sta cambiando. E il tempo non si può fermare".
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Calcio & consumismo
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