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coscienza delgi ulrtas
Messaggio del 24-06-2003 alle ore 19:00:01
il manifesto, 24 giugno 2003 Domenica a Milano il popolo delle curve è tornato in piazza per protestare contro le derive pericolose del calcio moderno. Ribadendo di voler creare un movimento antagonista ma confermando tutta la propria frammentazione

GUIDO LIGUORI
ANTONIO SMARGIASSE

Apoco più di due mesi di distanza dalla manifestazione nazionale degli ultras tenuta a Roma - e alla quale il manifesto dedicò grande attenzione - il cosiddetto popolo delle curve è tornato a mobilitarsi, questa volta a Milano, contro quelle che ritiene le derive pericolose del calcio moderno: lo strapotere delle televisioni (o meglio delle pay-tv), l'eccessivo potere (ai limiti della incostituzionalità) attribuito alle forze repressive dello Stato nei confronti degli ultras, la trasformazione crescente del calcio in business quasi a farne una semplice derivazione dell'universo economico-finanziario, il senso di impunità che garantisce incapaci e intrallazzatori che governano un calcio sull'orlo della bancarotta a fronte del rigore estremo che colpisce quanti negli spalti e fuori vengono a macchiarsi di reati ben più lievi. Identiche nei contenuti, le due manifestazioni si differenziano soprattutto per le forze che le hanno promosse. A Roma l'egemonia spettò, quasi di diritto, ai due club capitolini, che riuscirono a mobilitare migliaia di persone e decine di gruppi ultras, soprattutto dell'Italia centro-meridionale. Nella manifestazione di Milano invece la prima fila spettava ad alcuni gruppi interisti e milanisti, oltre che ai bresciani e atalantini. Anche qui comunque migliaia di tifosi e più di settanta gruppi organizzati.

Inevitabile chiedersi: perché due manifestazioni separate se l'obiettivo è il medesimo? Le cronache raccontano di due cortei differenti soprattutto nel peso attribuito alla caratterizzazione politica. A Roma abbondavano saluti romani e «boia chi molla», a Milano niente di tutto questo. Anche se occorre dire che i gruppi più caratterizzati a sinistra (quelli di «resistenza ultrà», per intenderci, ma non solo loro) hanno evitato entrambi gli appuntamenti. In effetti, ripercorrendo la genesi della manifestazione romana, che era nata con l'intento di unificare nella lotta contro il «Palazzo» tutto il movimento ultras, al di là dei colori delle squadre e delle appartenenze politiche, non si può non notare che l'irrigidimento all'origine della spaccatura del movimento (episodio mai chiarito fino in fondo) coincide con la riproposizione prepotente di una identità fortemente politicizzata tra i maggiori gruppi biancocelesti e giallorossi. Sono i giorni della repressione poliziesca e dell'uscita di scena di tanti protagonisti della Curva Nord laziale tra cui alcuni di quelli che stavano portando avanti un tentativo di dialogo. Fatto sta che l'ipotesi della nascita di un movimento antagonista unitario venne bloccata sul nascere. E oggi l'indubbia dimostrazione di forza e di capacità nella mobilitazione emersa tra Roma e Milano, deve fare i conti con una frammentazione (sommariamente: i romani, «resistenza ultrà», i promotori di Milano) che rischia di minare alla base ogni ulteriore possibilità di crescita.

Il possibile sviluppo di un movimento ultras forte, unitario, capace di mobilitarsi intorno a un chiaro progetto riformista - su temi come quelli che abbiamo ricordato precedentemente, ma anche la riduzione dei prezzi, il no alla spalmatura eccessiva delle partite nel fine settimana, il ripristino dei treni speciali per le trasferte (questi e altri obiettivi sono tutti contenuti nelle piattaforme di convocazione delle manifestazioni) - resta invece uno degli elementi che più può contribuire a disinquinare quel microcosmo ad alto contenuto tossico che è diventato il campionato di calcio italiano. A condizione però che sappia liberarsi da ogni residua tentazione alla violenza, che sia capace di rafforzare il rifiuto delle spinte razziste, che riesca a negare gli spalti a tribuni e politicanti falliti in cerca di nuove legittimazioni. La riscoperta del calcio come passione, dello stadio come luogo di partecipazione e di divertimento, del tifo come ultimo momento non mercanteggiabile sono gli elementi sui quali si sta consolidando in Italia una forte coscienza del tifo ultras.
Messaggio del 24-06-2003 alle ore 19:02:05
degli Ultras
Messaggio del 24-06-2003 alle ore 21:36:48
no al calcio moderno!
Messaggio del 25-06-2003 alle ore 01:17:37
Si alle grigliate in riva al mare, in montagna, in campagna... purchè sia arrosto!!!! meglio se pecora allo spiedo!!!

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