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DOPATI!
Messaggio del 15-10-2005 alle ore 16:28:59
ROMA, 15 ottobre 2005 - Giuliano Taccola morì subito dopo una iniezione fatta negli spogliatoi dello stadio Amsicora di Cagliari. A rivelarlo, a 36 anni di distanza, è l'allora capitano della Roma Giacomo Losi, che in un'intervista trasmessa oggi da 'Dribbling', la rubrica sportiva del sabato di Raidue, ha rievocato il dramma di Taccola. Nell'intervista Losi racconta quei momenti in base a quanto gli riferirono poi alcuni compagni di squadra presenti al momento della morte di Taccola (fa i nomi di D'Amato, Scaratti e Cordova), non essendo lui tra i convocati di quella partita. "Giuliano era stato da poco operato per una brutta tonsillite e dopo quell'operazione in genere dopo ogni allenamento gli si alzava la febbre, così gli facevano un'iniezione, non so di che, e stava meglio. È andato avanti così per parecchio". Losi ricorda inoltre che il chirurgo che lo operò alle tonsille "gli proibì di prendere certe sostanze, sembra per disfunzioni cardiache". Poi il racconto delle ultime ore di Taccola a Cagliari. "I miei compagni mi hanno raccontato che Giuliano fece un provino al mattino, ma disse a Herrera che non ce la faceva, così andò in tribuna. Ma dopo la partita scese negli spogliatoi per festeggiare con la squadra. Mi dissero che era felice, però dopo cinque minuti ha cominciato a dire 'Mi sento male, mi gira la testa'. Così l'hanno sdraiato sul lettino e gli hanno fatto la solita iniezione, credo il massaggiatore Minaccioni. Appena gli hanno messo l'ago e iniettato il liquido ha fatto alcuni sobbalzi e non si è più mosso".
ROMA, 15 ottobre 2005 - Giuliano Taccola morì subito dopo una iniezione fatta negli spogliatoi dello stadio Amsicora di Cagliari. A rivelarlo, a 36 anni di distanza, è l'allora capitano della Roma Giacomo Losi, che in un'intervista trasmessa oggi da 'Dribbling', la rubrica sportiva del sabato di Raidue, ha rievocato il dramma di Taccola. Nell'intervista Losi racconta quei momenti in base a quanto gli riferirono poi alcuni compagni di squadra presenti al momento della morte di Taccola (fa i nomi di D'Amato, Scaratti e Cordova), non essendo lui tra i convocati di quella partita. "Giuliano era stato da poco operato per una brutta tonsillite e dopo quell'operazione in genere dopo ogni allenamento gli si alzava la febbre, così gli facevano un'iniezione, non so di che, e stava meglio. È andato avanti così per parecchio". Losi ricorda inoltre che il chirurgo che lo operò alle tonsille "gli proibì di prendere certe sostanze, sembra per disfunzioni cardiache". Poi il racconto delle ultime ore di Taccola a Cagliari. "I miei compagni mi hanno raccontato che Giuliano fece un provino al mattino, ma disse a Herrera che non ce la faceva, così andò in tribuna. Ma dopo la partita scese negli spogliatoi per festeggiare con la squadra. Mi dissero che era felice, però dopo cinque minuti ha cominciato a dire 'Mi sento male, mi gira la testa'. Così l'hanno sdraiato sul lettino e gli hanno fatto la solita iniezione, credo il massaggiatore Minaccioni. Appena gli hanno messo l'ago e iniettato il liquido ha fatto alcuni sobbalzi e non si è più mosso".
Messaggio del 08-10-2005 alle ore 16:19:44
per torricelli ci vuole cicciolone,è più preparato di me sui miracoli!
comunque se il calcio di oggi è tutto fisico,è proprio dovuto al doping,poichè queste sostanze possono migliorare il rendimento fisico ma non la tecnica e la classe di un giocatore!
per torricelli ci vuole cicciolone,è più preparato di me sui miracoli!

comunque se il calcio di oggi è tutto fisico,è proprio dovuto al doping,poichè queste sostanze possono migliorare il rendimento fisico ma non la tecnica e la classe di un giocatore!
Messaggio del 08-10-2005 alle ore 11:11:27
Ate li ho letti ...in libreria
Ate li ho letti ...in libreria
Messaggio del 08-10-2005 alle ore 11:09:25
in cina non ci dopiamo mai!
in cina non ci dopiamo mai!
Messaggio del 08-10-2005 alle ore 11:03:18
Pigro, e di Torricelli (un asino) che mi dici?
Pigro, e di Torricelli (un asino) che mi dici?
Messaggio del 08-10-2005 alle ore 10:17:04
io stavo scherzando,non sono così idiota da credere che solo alla juventus ci si dopa,quel post l'ho aperto il giorno dopo la sconfitta con la juve quindi ancora sotto choc
qualcuno invece ha scritto che in quei tempi non esisteva il doping!
era solo diverso,prima si andava con gli eccitanti ora si basa più sugli ormoni,parlano di creatina,ma la creatina è acqua!
quando zeman parlava di del piero non credo si riferiva alla creatina,comunque il discorso è troppo lungo,e una cosa è certa,
un asino lo puoi dopare quanto vuoi ma non diventerà mai un cavallo da corsa,su questo penso possa dare più informazioni phar lap
io stavo scherzando,non sono così idiota da credere che solo alla juventus ci si dopa,quel post l'ho aperto il giorno dopo la sconfitta con la juve quindi ancora sotto choc

qualcuno invece ha scritto che in quei tempi non esisteva il doping!
era solo diverso,prima si andava con gli eccitanti ora si basa più sugli ormoni,parlano di creatina,ma la creatina è acqua!
quando zeman parlava di del piero non credo si riferiva alla creatina,comunque il discorso è troppo lungo,e una cosa è certa,
un asino lo puoi dopare quanto vuoi ma non diventerà mai un cavallo da corsa,su questo penso possa dare più informazioni phar lap
Messaggio del 08-10-2005 alle ore 09:50:12
hai i libri della kaos di petrini dean? me ne presti qualcuno?
grassssssie
hai i libri della kaos di petrini dean? me ne presti qualcuno?
grassssssie
Messaggio del 07-10-2005 alle ore 17:53:43
Quelle erano pillole di bromuro!!
Ecco Agricola :
Quelle erano pillole di bromuro!!

Ecco Agricola :
Messaggio del 07-10-2005 alle ore 15:36:53
Ho letto i libri di petrini sono agghiaccianti
Ho letto i libri di petrini sono agghiaccianti
Messaggio del 07-10-2005 alle ore 15:35:54
io la metto sullo scherzo riferendomi alla frase di Pigro:
"13 scudetti puliti"
ma il problema è gravissimo, tantissimi ex giocatori stanno morendo!
La guerra di Mazzola junior all’Inter «Pillole nel caffè, così ci dopava HH»
Le accuse le aveva già lanciate un anno fa, quando pubblicò il libro «Il terzo incomodo»: la biografia del calciatore meno famoso di una famiglia che produsse due campioni, ma soprattutto un dito puntato contro le pratiche di doping negli anni in cui giocava, in particolare nella grande Inter di Helenio Herrera. Per le sue affermazioni, Ferruccio Mazzola è stato querelato per diffamazione dalla società nerazzurra, che ha richiesto 500mila euro di risarcimento. Con la prima udienza del processo fissata per il 19 novembre, il figlio di Valentino e fratello di Sandro torna ora alla carica, con un'intervista pubblicata oggi da L'Espresso. E conferma tutto.
«Sono stato anch'io in quell'Inter – dice –. Il mister ci dava delle pasticche, credo anfetamine, da mettere sotto la lingua. Fu mio fratello a dirmi: se non vuoi ingoiarla vai in bagno e buttala. Ma Herrera se ne accorse, e iniziò a farcele sciogliere nel caffè». Mazzola, che nell'Inter di Herrera giocò solo una partita in campionato, ricorda le conseguenze di quel caffè bevuto prima di una gara con il Como, nel 1967. «Dopo la partita sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico».
Il j'accuse di Mazzola contenuto nel libro portò l'autore a comparire davanti al pm di Torino Giuseppe Guariniello, che ha indagato sul doping dando il via al processo contro la Juventus. Mazzola trovò spazio anche in una puntata di Domenica In. L'ex giocatore di Fiorentina e Lazio, che a carriera finita ha allenato e per due anni fatto l'osservatore proprio per l'Inter, crede però che il mondo del pallone non voglia farsi un esame di coscienza. «Oggi tutti negano, anche mio fratello Sandro, che da quando ho tirato fuori questa storia non mi parla più. Quelli che stanno nel calcio non vogliono esporsi per paura di rimanere tagliati fuori dal giro», accusa.
Mazzola dice di aver vuotato il sacco perché vuole tutelare i giovani: «Il doping esiste ancora, soprattutto tra i dilettanti dove non esistono controlli. Lì si bombano come bestie», sostiene. E sbaglia l'Inter ad avercela con lui, aggiunge. «Io non ho niente contro di loro, non ci si dopava solo lì. Nella Fiorentina ci somministravano flebo, nella Lazio davano il Villescon per non sentire la fatica». Quell'Inter ha registrato negli anni varie morti sospette, come quelle di Picchi e Tagnin. E proprio nella Fiorentina degli anni '70 militavano tre calciatori – Beatrice, Ferrante, Saltutti – morti prematuramente, nonché altri oggi costretti sulla sedia rotelle e con gravi problemi di salute.
Solidarietà a Mazzola arriva da Carlo Petrini, un ex calciatore operato per un tumore al cervello e anche lui autore di libri sul problema. «Di queste cose non si può parlare, quando si menziona il doping il calcio respinge. Si cerca sempre di nascondere il più possibile i danni che portano questi prodotti, che si prendevano e che si prendono. Si continua a negare anche l'evidenza».
io la metto sullo scherzo riferendomi alla frase di Pigro:
"13 scudetti puliti"

ma il problema è gravissimo, tantissimi ex giocatori stanno morendo!
La guerra di Mazzola junior all’Inter «Pillole nel caffè, così ci dopava HH»
Le accuse le aveva già lanciate un anno fa, quando pubblicò il libro «Il terzo incomodo»: la biografia del calciatore meno famoso di una famiglia che produsse due campioni, ma soprattutto un dito puntato contro le pratiche di doping negli anni in cui giocava, in particolare nella grande Inter di Helenio Herrera. Per le sue affermazioni, Ferruccio Mazzola è stato querelato per diffamazione dalla società nerazzurra, che ha richiesto 500mila euro di risarcimento. Con la prima udienza del processo fissata per il 19 novembre, il figlio di Valentino e fratello di Sandro torna ora alla carica, con un'intervista pubblicata oggi da L'Espresso. E conferma tutto.
«Sono stato anch'io in quell'Inter – dice –. Il mister ci dava delle pasticche, credo anfetamine, da mettere sotto la lingua. Fu mio fratello a dirmi: se non vuoi ingoiarla vai in bagno e buttala. Ma Herrera se ne accorse, e iniziò a farcele sciogliere nel caffè». Mazzola, che nell'Inter di Herrera giocò solo una partita in campionato, ricorda le conseguenze di quel caffè bevuto prima di una gara con il Como, nel 1967. «Dopo la partita sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico».
Il j'accuse di Mazzola contenuto nel libro portò l'autore a comparire davanti al pm di Torino Giuseppe Guariniello, che ha indagato sul doping dando il via al processo contro la Juventus. Mazzola trovò spazio anche in una puntata di Domenica In. L'ex giocatore di Fiorentina e Lazio, che a carriera finita ha allenato e per due anni fatto l'osservatore proprio per l'Inter, crede però che il mondo del pallone non voglia farsi un esame di coscienza. «Oggi tutti negano, anche mio fratello Sandro, che da quando ho tirato fuori questa storia non mi parla più. Quelli che stanno nel calcio non vogliono esporsi per paura di rimanere tagliati fuori dal giro», accusa.
Mazzola dice di aver vuotato il sacco perché vuole tutelare i giovani: «Il doping esiste ancora, soprattutto tra i dilettanti dove non esistono controlli. Lì si bombano come bestie», sostiene. E sbaglia l'Inter ad avercela con lui, aggiunge. «Io non ho niente contro di loro, non ci si dopava solo lì. Nella Fiorentina ci somministravano flebo, nella Lazio davano il Villescon per non sentire la fatica». Quell'Inter ha registrato negli anni varie morti sospette, come quelle di Picchi e Tagnin. E proprio nella Fiorentina degli anni '70 militavano tre calciatori – Beatrice, Ferrante, Saltutti – morti prematuramente, nonché altri oggi costretti sulla sedia rotelle e con gravi problemi di salute.
Solidarietà a Mazzola arriva da Carlo Petrini, un ex calciatore operato per un tumore al cervello e anche lui autore di libri sul problema. «Di queste cose non si può parlare, quando si menziona il doping il calcio respinge. Si cerca sempre di nascondere il più possibile i danni che portano questi prodotti, che si prendevano e che si prendono. Si continua a negare anche l'evidenza».
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