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grande Moriero
Gli faccio i complimenti, ma certamente non lo rimpiango.............
se era al 100% bravo ci avrebbe fatti salvare, anche con la penalizzazione conseguita avevamo buoni margini, e non vale nessuna gustificazione quale, la salvezza l'avevamo conquistata, eravamo scoppiati, la situazione societaria etc.etc......... Ven, 03 Apr 2009 11:39:00
Lega Pro 1, per uscire dalla crisi
La crisi finanziaria incombe. Minaccia di investire il sistema calcio dalla serie A alla Lega Pro, passando per la B. Occorrono interventi urgenti e mirati alla salvaguardia del prodotto. La Prima Divisione nazionale, guidata per il prossimo quadriennio da Mario Macalli, potrebbe uscirne solo grazie a una serie di provvedimenti ormai ineludibili.
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Il presidente della Lega Pro, Mario Macalli
Pubblicato da:
Sergio Mutolo
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(CALCIOPRESS) - Venti di crisi soffiano sul sistema calcio. In Italia la serie A e la serie B non hanno certo ragioni di stare tranquille, ma l’anello più debole della catena resta la Lega Pro. Una categoria nella quale convivono con grande difficoltà, tra Prima e Seconda Divisione, ben 90 società professionistiche.
Se si analizza la situazione dei 36 club della Prima Divisione, il quadro che ne esce è assai preoccupante. Due società (Pescara e Pro Patria) sono già fallite in corso di campionato. Quella abruzzese è rinata dalle sue ceneri grazie a norme civilistiche e federali fin troppo generose. Le crisi societarie (Crotone, Legnano, Sambenedettese e Venezia i primi nomi che vengono alla mente) sono in aumento. Due (Juve Stabia e Venezia) i club già penalizzati per illeciti amministrativi, mentre sono partiti dalla Procura federale altri cinque deferimenti su impulso della Covisoc (Crotone, Potenza, Pro Patria, Pro Sesto, Venezia). Il peggio, verisimilmente, deve ancora venire.
La Lega Pro, dunque, viaggia in acque procellose. Si può salvare, certo, come è avvenuto (faticosamente) negli ultimi lustri. Tuttavia, alla luce della grave crisi finanziaria incombente, ciò potrà verificarsi a una sola condizione. Vale a dire smettere di scimmiottare la serie A (in cui solo poche società sono davvero al sicuro) e la serie B (da tempo alla canna del gas). Il che può avvenire riconoscendo i propri errori e mettendoci un rimedio.
E’ innanzitutto prioritario per i vertici federali - il presidente Mario Macalli e il Consiglio di Lega - decidersi a promuovere una riforma tanto dolorosa quanto necessaria. Una volta ridimensionato il format del campionato di terza serie, preliminare a qualsiasi altro intervento, la strada da seguire è tracciata. Tortuosa e difficile. E però l’unica in fondo alla quale si trova la possibilità di non andare alla deriva.
Proviamo a sintetizzare le tappe salienti di questo itinerario. Partendo dal presupposto che la terza serie è fortemente radicata nel contesto e di questo vantaggio deve assolutamente approfittare. Ne viene fuori un percorso che implica alcune tappe obbligate. Tante (troppe) volte suggerite. Mai, finora, messe in atto.
1. Costituzione - pilotata da rigorosi regimi normativi - di società forti, organizzate e motivate nei cui CdA trovino obbligatoriamente posto elementi di spicco dell’imprenditoria locale e definitiva messa al bando - grazie a regole altrettanto precise - di imprenditori senza troppi scrupoli paracadutati da chissà dove (che, nel recente passato, hanno condotto alla rovina molti club dalla lunga e nobile storia).
2. Potenziamento ai massimi livelli dei settori giovanili, dai quali la prima squadra possa attingere costantemente, finalizzati alla scoperta e alla valorizzazione di talenti. I vivai dovranno diventare la principale fonte di autofinanziamento delle società. Grazie anche alle sinergie con i club di serie A, che potrebbero trasferire presso le società della terza serie una parte dei propri settori giovanili.
3. Riorganizzazione delle strutture logistiche (centri sportivi, foresterie, etc.) in funzione, essenzialmente, di una strategia che faccia fulcro sui giovani.
4. Attivazione di iniziative promozionali dirette ad incrementare il numero di presenze allo stadio, con il contributo di sponsors che favoriscano soprattutto l’accesso di un pubblico giovane grazie a tagliandi d’ingresso distribuiti a prezzi speciali e ad un’azione capillare all’interno delle scuole secondo programmi predisposti (e controllati) a livello federale.
5. Coinvolgimento delle istituzioni locali (Regione, Provicia, Comune, Fondazioni bancarie, Associazioni industriali e di categoria, etc.) per raccogliere le risorse economiche necessarie alla realizzazione di questo complesso di iniziative e fare in modo che gli investimenti restino comunque ancorati al territorio.
6. Allargamento dell’azionariato ai tifosi, primi sostenitori della squadra cittadina.
questo, per tornare a dire perchè alla fine moriero resta con un pugno di mosche?
a lui non interessa portare il crotone in serie b o salvare il lanciano dalla retrocessione in c2 a causa di penalizzazioni, a lui interessa avere visibilità per poi sperare l'anno successivo di essere contattato da una grossa società, sono tutti così gli allenatori cosiddetti emergenti capaci di lavorare gratis pur di arrivare nel calcio che conta
Scusa F.C., ma mi dici che cazzo c'entra Moriero con quello che hai postato?
Anche se in parte ti ha risposto Kaiser Soze...Moriero sta' primo in classifica con il Crotone, per il momento starebbe in serie B (per il momento)..
Gli danno 10 punti di penalizzazione?? Be' stai sicuro che una squadra di prima fascia l'anno prossimo la trova... (se non in serie B)...

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