La Juventus va mandata in serie B. Il caso è colossale e nessuno tifoso fazioso, neanche io dunque, può ignorare i fatti enormi che sono sotto i nostri occhi. Se il fine giustifica i mezzi, Luciano Moggi è il Duca Valentino dei nostri tempi, non meno barbari di quelli in cui Niccolò Machiavelli ci raccontò del Principe. Ho scrutato abbastanza da vicino il potere per sapere che esso è sempre dispotico, claustrofobico, iracondo. Quando diventa anche sguaiato, arriva il suo crollo. Da Romolo Augustolo a Antonio Giraudo, passando per Luigi XVI e Mariolo Chiesa, è sempre così la fine di un impero.

Moggi è stato peggio dello Squalo, di Luparetta e del Cinghialone messi insieme. Geniale nel costruire un sistema, non si può non riconoscerglielo. Ma troppo sguaiato persino per i nostri tempi in cui sa di combine pure il risultato finale de La Fattoria. Tutto è taroccato, prima di tutto le nostre anime. Il rito collettivo dello scarico giù dalla torre di Lucianone non ci restituirà certo la nostra innocenza, ma almeno ci farà sperare che una inversione a U anche qui sia possibile.

Certo, non affiderei queste speranze a quel presidente che regalava i rolex d'oro agli arbitri, a quell'altro che se avesse potuto avrebbe ingaggiato volentieri Lucianone per vincere finalmente qualcosa, a quello che fa il presidente di tutte le società e al tempo stesso il presidente della sua società e piazza i diritti televisivi in chiaro alla televisione amica, a quell'altro che ora grida di aver subito un ricatto e di averne accettato le condizioni per necessità.

Ecco, se mi obbligate a scegliere, tra loro e Luciano Moggi io scelgo Luciano Moggi. Tra Luciano Moggi e l'arbitro Paparesta che si fa chiudere a chiave in uno stanzino di Reggio Calabria e non scrive niente sul referto perchè "loro sono potenti e io voglio arbitrare", perdonatemi ma io sto con Moggi. Perché so troppo bene che se il presidente ricattato avesse utilizzato metà del suo potere anche editorial-mediatico per denunciare il ricatto che dice d'aver subito, non saremmo mai arrivati a tutto questo; perché so troppo bene che se l'arbitro sequestrato avesse scritto nel referto quello che aveva subito, convocando immediatamente dopo la "liberazione" una conferenza stampa, avremmo tutti reagito con lui; perché so troppo bene che questo andazzo faceva comodo a tutti e a ciascuno, in primis ai miei cari colleghi giornalisti embedded che oggi fanno gli scandalizzati e rideremmo tanto se venissero trascritte le loro conversazioni telefoniche con, che so, il politico di riferimento di cui fanno i cantori sui quotidiani "indipendenti".

Tra un pirata bastardo e un pavido, la mia simpatia va al bastardo, perché sono i pavidi con le loro micragnose speranzelle di incasso personale attraverso la cedevolezza alla prepotenza, che consentono alla prepotenza di farsi sistema. Per questo domani sfoggerò per l'ultima volta la mia sciarpa bianconera, celebrerò una vittoria che solo in malafede può essere definita sportivamente immeritata, poi la rimetterò nel cassetto e farò quello che la razionalità impone: invocare la retrocessione e la palingenesi.

La prima arriverà presto, la seconda in questo paese non arriva mai e non è certo colpa di Luciano Moggi.