quel pazzo di Mancini non ha convocato Ibra -.- no comment. già me l'immagino a fine gara.. :"i ragazzi ce l'hanno messa tutta ecc ecc.."

Premetto: sono interista.
Sono interista, se non dalla nascita quasi. In famiglia siamo tutti interisti e, anche chi prima non lo era, si è convertito o è stato opportunamente convertito.
Nei miei 23 anni di vita e di militanza nerazzurra ho visto pochi successi e tante delusioni. Ma ancora più che le delusioni, ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare: le campagne acquisti dell’Inter.
Uruguayani, brasiliani, argentini, inglesi, nigeriani, senegalesi, francesi, rumeni e macedoni: tutte le nazioni sono passate tra le fila nerazzurre, neanche fossimo le Nazioni Unite.
Chi si ricorda di Darko Pancev? Beh, io me lo ricordo. Centravanti macedone presentato come il “bomber dei Balcani”, Darko era caratterizzato dal cosiddetto piede a banana. Non ne azzeccava una: goal mangiati sotto porta, lisci clamorosi e partite da vera e propria comparsa. Ciò che lo ha fatto passare alla storia è stato un tiro a porta vuota, dove Darko, arrivando a tutta velocità dalle retrovie, riuscì nell’impresa di sparare il pallone alto in tribuna. Che bei ricordi!
Con l’avvento della presidenza Moratti gli “acquistoni” si sono succeduti in continuazione e in gran numero.
Tra i primi vi fu la coppia argentina Zanetti-Rambert. Zanetti ora è il capitano e la bandiera indiscussa dell’Inter, ma Rambert?
Sebastián Pascual Rambert, detto “Avioncito”, perché dopo ogni goal come esultanza faceva l’aeroplanino, era stato glorificato come il nuovo fenomeno del calcio argentino, un attaccante dall’istinto micidiale.
I soliti addetti ai lavori avevano addirittura lasciato intendere che l’ingaggio di Zanetti era soltanto un sordido modo per arrivare ad “Avioncito”.
Ma l’esperienza italiana di Rambert fu poco più che un’apparizione. Se non erro, giocò una sola partita in Coppa Italia contro il Fiorenzuola, e non riuscì nemmeno a segnare. E dopo appena un anno la sua avventura con la casacca nerazzurra terminò.
Altra meteora nel panorama interista fu il brasiliano Caio: per i dirigenti di Via Durini un mix esplosivo tra Careca e Pelè, per i tifosi l’ennesimo acquisto sbagliato.
Dopo una stagione in cui frequentò più la tribuna che il campo, il carioca venne scaricato al Napoli, che a sua volta fece di tutto per disfarsene.
Ma la passione dell’Inter per i “brocchi” brasiliani non si esaurì con la vicenda Caio: arrivarono così negli anni anche Vampeta e Gilberto.
Marcos Andrè Batista Santos, in arte Vampeta, il brasiliano dal baffino da sparviero, stimato come regista di centrocampo di livello mondiale (ma chi ca..o fa ‘ste stime, vorrei sapere), è ricordato più per la sua passione per le notti brave milanesi e per certe sue foto alquanto osè, scattate per alcuni giornali pornografici gay brasiliani. E Gilberto, Gilberto? Gilberto da Silva Mello, acquistato direttamente su consiglio di Ronaldo( ‘sto mercenario), ci era stato presentato come il terzino sinistro che avrebbe finalmente salvato le sorti della traballante difesa interista.
Ma c’era un piccolo problema: si scoprì poi che il brasiliano era un giocatore di calcio a 5, fortissimo per carità, ma pur sempre di calcio a 5. Così si spiegarono i suoi problemi di tenuta fisica durante le partite e la sua difficoltà ad entrare negli schemi di gioco. Ed anche lì spese folli per averlo!
E Gonzalo Sorondo ve lo rammentate? Lungagnone uruguyano, sulla carta un centrale difensivo impenetrabile, un vero e proprio mastino, il caro ragazzo si dimostrò più che altro avvezzo a papere madornali e a splendidi autogol. L’entrata in campo di Sorondo era una garanzia di successo per la squadra avversaria.
Per non parlare poi dei vari Gresko, Georgatos, Dabo, Kamara, Dalmat, Keane e di tanti altri.
Concludiamo però con un allenatore.
Stagione 1998-1999, l’Inter in quel momento terza in classifica esonera il proprio mister, Gigi Simoni, vincitore pochi mesi prima della Coppa Uefa.
Da subito si iniziò a pensare a chi lo potesse degnamente sostituire. Alla fine, una mente brillante (indiscrezioni dicono Mazzola), venne fuori con un’ idea geniale: Mircea Lucescu, l’ “Herrera di Romania”.
Lucescu fu una vera e propria e disgrazia per il club nerazzurro e per le sue sorti in classifica: formazioni bizzarre e strane tattiche di gioco dal valore fallimentare.
Il caro Mircea passerà alla leggenda più che altro per una sua singolare affermazione: “Mia squadra gioca bene su bagnato”. E quindi giù a innaffiare San Siro prima di ogni partita.
Dopo questa carrellata di personaggi e situazioni più o meno divertenti, la mia speranza è una sola: che non si ripetano mai più!!!!!!!! Hai capito Moratti!!!!!!

scusa ma questo e' il colmo, gli interisti che dicono imparate alle altre squadre su come fare gli acquisti?