Sport

la curva del milan..
Messaggio del 28-05-2009 alle ore 22:39:00
Ma perchè ve la prendete con le curve??? se non sbaglio la monetina in testa all'arbitro è arrivata dalla tribuna Montemario... quella della "Roma per bene"
Messaggio del 26-05-2009 alle ore 18:00:55
dai freca! non puoi far passare la curva della roma come quella buona, etica e di buon gusto e le altre (in questo caso del milan) come curve di animali che tirano fuori striscioni indegni!

cioè, tutte le curve sono posti in cui spesso si vedono striscioni e si sentono cori improponibili.

poi, oh, se tu che ci vai (come ti dic cor?? ) mi dici che a roma avete il tatto di non tirare fuori più i morti, non posso fare altro che crederci e dire bravi
Messaggio del 26-05-2009 alle ore 16:23:01
no, non si canta più da un pezzo. invece gabriele uno di noi si. Non fare tu la faziosa
Messaggio del 26-05-2009 alle ore 11:19:23
freca non essere ipocrita e il fazioso so che ti chiedo molto, vista la tua fede calcistica

che fa? nella sud non si canata più "28 ottobre, giornata storta? saluti a baci a paparella e prima porta"?

Purtroppo gli stadi, tutti, non sono teatri dell'opera. striscioni e cori bastardi ci sono ovunque.
Messaggio del 26-05-2009 alle ore 08:48:48
.
Messaggio del 26-05-2009 alle ore 01:26:57
non posso che quotare freca nella circostanza.
Messaggio del 26-05-2009 alle ore 00:15:42
il senso del post era un altro,non stiamo facendo una gara a chi è più o meno idiota.

diverse tifoserie si sono macchiate di un omicidio , o meglio il più delle volte è stato un singolo individuo a macchiarsene .

quello che però diventa ancora più assurdo dell'omicidio stesso, è che si arriva a rimarcarlo con striscioni infami a distanza di anni esposti con il benestare di una curva intera.

il rispetto dei morti mi sembra doveroso. tanto è che vero che ogni domenica la curva della roma inneggia a Gabriele Sandri, tifoso laziale e non capo dei fedayn roma.


Messaggio del 25-05-2009 alle ore 21:44:39
perchè quella della roma...
28 ottobre 1979, Roma-Lazio, una stracittadina che nelle ultime occasioni aveva già fatto registrare allarmanti segnali di alta tensione tra gli opposti schieramenti. [...] Le opposte fazioni si scontrano passando per la tribuna Tevere, con le forze dell'ordine a rinforzare i punti più caldi, e quando tutto sembra tornare alla calma... arriva il dramma!
Dalla Sud una scia nera sibillante parte nei pressi dello striscione "Club Somalia" verso la Curva Nord, ma la traiettoria cambiata dal vento fa slittare il mortaio sopra il tabellone. Poi un altro "fischio". Parabola diversa. Va fuori lo stesso. Infine un terzo, sempre un razzo antigrandine. Questa volta con traiettoria tesa, senza parabola. Fa un percorso di 150/160 metri nell'aria... "Ho visto arrivare il razzo dalla Sud con la scia nera, lunghissima, filava veloce, credevo che andasse in alto come gli altri, ma all'improvviso è arrivato verso di noi. Istintivamente mi sono scanzato e in quell'istante m'è arrivato del sangue in faccia", racconta rabbrividito un testimone dell'atroce domenica, quando un razzo va ad infilarsi proprio nella testa di un tifoso della Curva Nord. "Quell'uomo aveva un panino tra le mani e lo stava mangiando; poi la moglie ha cominciato a urlare, e lui, rosso di sangue, cominciò a rotolarsi mentre tutti scappavano". I primi a soccorrerlo sono dei medici: "Quel razzo era entrato nell'occhio sinistro dell'uomo. Metà razzo gli fu tolto da un ragazzone. Pensate che dalla testa continuava ad uscirgli il fumo, una scena orribile". Sulle verdi panchine ora macchiate di rosso sangue s'odono per un attimo solo le strazianti grida di una donna sconvolta: "No, non morire, non puoi morire, abbiamo due figli!", è la moglie dell'uomo. "Corsi subito nella parte alta della curva dove la gente s'agitava freneticamente, andai verso quell'uomo, vidi il razzo nel suo occhio e lo tolsi nella speranza di salvarlo: s'era conficcato proprio dentro la testa. Non dimenticherò mai di che colore diventò la mia camicetta. Uno spettacolo assurdo, straziante... non si può morire così!" Arriva l'urlo lacerante di una sirena. La corsa al Santo Spirito. Un inutile battaglia contro il tempo, per un responso scritto sul registro dell'ospedale: quell'uomo arrivato dallo stadio è registrato con il numero 6220, l'atto di una fredda fase burocratica che gli sancisce la morte dinnanzi alla legge. Sono le 13.45 quando la prima fila della gradinata Nord, sopra l'ingresso 57 nell'angolo accanto al passaggio, viene piantonata da 4 carabinieri con elmetto e fucile intenti a proteggere gli addetti che effettuano i rilevamenti sul luogo ove la morte s'è fermata. Quell'uomo si chiamava VINCENZO PAPARELLI, 33 anni, di professione meccanico, abitante a Mazzalupo, vicino Casalotti. Era venuto allo stadio in compagnia della moglie Wanda, ma un razzo per imbarcazioni, gli stronca la vita[...]. Le reti di Zucchini e Pruzzo passano inosservate, anche se la Sud continua ostinata nei suoi "ROMA, ROMA", mentre la Nord si accanisce persino su un pallone che erroneamente arriva in curva, rigettato in campo squarciato dalla lama di un coltello. Al fischio finale le violenze si riversano per le vie della città[...]. "Ad incitare chi sparò addosso a Paparelli -scrisse il "Il Corriere dello Sport" riportando le testimonianze dei tifosi presenti in Sud- furono in molti. A pochi metri c'era anche un servizio d'ordine con tanto di fascette di riconoscimento legate al braccio, ma nessuno disse niente, anzi tutti l'applaudirono, e tutti hanno visto quel razzo finire tra la gente della Nord. Qualcuno urlava ai Laziali "MORIRETE", invece altri alzavano bare di cartone, poi quando si seppe che una persona era morta, tutti gridarono a quel ragazzo "ASSASSINO, ASSASSINO" e lui è scappato piangendo".
Messaggio del 25-05-2009 alle ore 20:07:43







“Orgoglioso di non essere uno di loro” ha detto Paolo Maldini al termine della partita Milan-Roma riferendosi agli Ultras del Milan che hanno rovinato la sua festa d’addio. Ed in silenzio, invece, è passato uno striscione esposto dalle Brigate Rossonere ("Il nostro arresto è in flagranza, il vostro è cardiaco") che faceva riferimento ad Antonio De Falchi,

il tifoso romanista morto il 4 giugno del 1989 proprio in occasione di un Milan-Roma, deceduto a causa di un infarto.

Ecco il racconto di quella giornata:

Antonio De Falchi, non ancora diciannovenne, arriva alle 8:30 di mattina alla Stazione Centrale di Milano assieme ad altri tre amici. I quattro decidono di raggiungere San Siro per conto proprio, staccandosi dal gruppetto dei quaranta con cui avevano condiviso il viaggio.

Comprato il biglietto i quattro si avviano verso il cancello 16, con le sciarpe giallorosse nascoste sotto al giubbotto. Sono le 11:35 (la partita sarebbe iniziata alle 16:00). Improvvisamente compare una persona. "Avete una sigaretta?" gli chiede. E poi: "sapete che ore sono?". L'accento romano tradisce Antonio e i suoi amici: un cenno e da dietro una struttura di cemento (c'erano i lavori per Italia 90), sbucano una TRENTINA (!!) di persone. I quattro scappano. Antonio non ce la fa, inciampa (forse per per uno sgambetto) e cade a terra. Lo massacrano a calci a pugni.


Dopo una trentina di secondi gli aggressori si mettono in fuga per l'arrivo della polizia. Antonio prova a rialzarsi, è cianotico e respira a fatica; cade nuovamente a terra. Uno degli agenti cerca di rianimarlo con la respirazione bocca a bocca e con il massaggio cardiaco. Inutile. Viene immediatamente caricato sull'ambulanza ma arriva all'Ospedale San Carlo già morto. Intanto la polizia ferma, nei pressi del cancello 16 tre persone. Si tratta di Daniele F. (29 anni), uno dei capi del "gruppo brasato" e tesserato con pass del "Servizio d'ordine" del Milan, di Luca B. (20 anni) e Antonio L. (21 anni). Il funerale (a spese della Roma) viene celebrato il 7 giugno 1989 nella Chiesa di San Giovanni Leonardi a Torre Maura davanti a oltre diecimila persone commosse.

Sono presenti Dino Viola (che alla fine della cerimonia abbraccia commosso la madre di Antonio), Peruzzi, Nela (che parla commosso con un fratello di Antonio), Giannini e l'intera Squadra dei Giovanissimi della Roma.

Il 7 giugno 1989 l'autopsia sul corpo di Antonio stabilisce che la causa del decesso è avvenuta per infarto.
Il 13 luglio 1989 il tribunale di Milano stabilisce il verdetto. Luca B. viene condannato a sette anni di reclusione con relativa libertà provvisoria. Daniele F. e Antonio L. sono assolti per insufficienza di prove.
Da La Repubblica del 14 luglio 1989. - Pallida e addolorata la madre di Antonio alla sentenza dice: "E' questa la giustizia? E' uno schifo". E poi: "A me questa sentenza non sta bene. Loro dovevano pagare, anche se nessuno mi può riportare il mio povero Antonio".

Paolo Maldini aveva ragione...PEZZENTI

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