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per lo straniero...
Messaggio del 11-03-2004 alle ore 15:18:09
Freca, Henry la pensa esattamente come me: "Se VUOLE, Cassano può diventare uno dei migliori al mondo".
Il problema è che nghe che la coccia matta che s'aritrova, non lo so se ci riuscirà...
Messaggio del 11-03-2004 alle ore 13:20:00
leggi leggi... che dice il tuo mito sul pibe de Bari..

Da: Corriere della Sera
LONDRA - Thierry Henry è uno che pensa positivo. Tanto da riuscire ad avere un buon ricordo persino dei suoi sei mesi juventini: 16 partite, 3 gol e tanti sacrifici sulla fascia sinistra. E poi è un ragazzo che conosce il significato della parola gratitudine, uno che si affeziona alle persone, alle squadre, alle città. Un ragazzo che sembra più grande dei suoi 26 anni, sarà perché ha vinto un Mondiale quando ne aveva 21 e un Europeo a 23, due grandi gioie separate da un momento difficile, quello juventino appunto. Uno a cui piace parlare di calcio, capace di appassionarsi tanto da usare il termine «joy», nel senso di gioia per gli occhi, ben quattro volte facendo riferimento alla ROMA. L’Arsenal in Champions League non è mai andato oltre i quarti di finale. Quest’anno però siete in gran forma.
«Anche l’anno scorso dopo la vittoria all’Olimpico con la ROMA (3-1, tripletta di Henry, n.d.r. ) sembravamo imbattibili. E infatti da allora non abbiamo vinto più, una striscia negativa di cinque gare. Nella storia della Champions League l’Arsenal non è tra le grandi. Se giochi con il Milan o il Real Madrid tutti si aspettano che tu vinca in Europa, ma all’Arsenal è diverso. Le favorite sono le solite: il Milan, con i suoi 0-0, 1-0, e naturalmente il Real. Ogni anno però c’è una sorpresa: spero che quest’anno il ruolo di sorpresa tocchi a noi. Mi spiace per l’eliminazione della Juventus».
Chi vince il campionato italiano?
«Con il cuore rispondo Juventus, da spettatore neutrale dico ROMA. Alla Juve ho ancora tanti amici, Trezeguet, Thuram, Del Piero, Montero, Iuliano. Ragazzi eccezionali. Quando sono arrivato ero un po’ preoccupato, intimorito. Mi sbagliavo. Mi hanno fatto sentire subito a casa. L’esempio migliore è Del Piero, non solo un grandissimo giocatore, ma una persona stupenda. A Torino in campo è andata male, ma fuori è andata benissimo. Conservo ricordi belli di quei sei mesi. Ecco perché tifo ancora Juve».
Ma la ROMA...
«Ah (sospiro, n.d.r.), la ROMA è una gioia da guardare. Un piacere puro. C’è qualcosa nell’aria, nello stadio, nella maglia persino, che la rende unica. E poi hanno sempre qualche grande giocatore brasiliano. E Totti? Vogliamo parlarne? Direi che è inutile, tanto è bravo».
Nel premio di calciatore dell’anno della Fifa, dove lei è arrivato secondo, Totti non ha preso neanche un voto.
«Difficile da credere. Mi viene in mente Raul: non riesco a capire come sia possibile che con tutto quello che ha vinto nessuno abbia ancora pensato di dargli il Pallone d’oro. Il calcio è strano. A parte Totti, comunque è Cassano a colpire la mia immaginazione. Se vuole può diventare uno dei migliori al mondo. So che ha un carattere forte, ma questo è un tratto che distingue tanti campioni. In campo è super intelligente. Non è alto, non è velocissimo, non è forte fisicamente, ma quando ha il pallone... Ha doti fuori dal comune. Poi hanno Dacourt, Emerson, Samuel, il mio amico Zebina, con il quale giocavo insieme da bambino nella banlieu parigina. E Mancini: il simbolo di cosa vuol dire giocare con la ROMA. Si migliora, per forza, o non si trova posto. Giocano sempre la palla a terra, se non sei dotato tecnicamente non ce la fai».

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